25 December, 2025

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«La comunità studentesca universitaria è stata messa in ginocchio dall’emergenza Coronavirus, gli studenti universitari sardi vanno aiutati, adesso.»

Il grido d’allarme arriva da Roberto Deriu, consigliere regionale del Partito democratico.

«Siamo di fronte ad una situazione di profonda criticità che abbiamo messo all’attenzione della Regione per tempoaggiunge Roberto Deriu ma a distanza di mesi dalle nostre proposte, è a dir poco allarmante il silenzio della Giunta e dell’assessore Andrea Biancareddu. Fin dal principio dell’emergenza, infatti, abbiamo chiesto che venissero attuate misure urgenti per assicurare a tutti – studenti ed insegnanti – gli strumenti essenziali per la didattica digitale e per affrontare con l’adeguato equipaggiamento la fase d’emergenza e la successiva ripartenza, come sostenuto nelle lettere rivolte all’assessore Andrea Biancareddu il 20 marzo ed il 7 maggio.»

«Abbiamo chiesto – attraverso diverse mozioni ed interpellanze presentate in Consiglio – la rimodulazione dei criteri per l’accesso ai bandi Ersu per l’anno accademico 2020/2021 (mozione n. 213), il rimborso dei pasti mensa (mozione n. 190), degli alloggi delle Case dello studente e degli affitti dei fuori sede relativi ai mesi in cui gli studenti non beneficiano del servizio (interpellanza n. 98/C) – sottolinea Roberto Deriu -. Senza tralasciare l’ampliamento dell’indennità Covid-19 per coloro che svolgono tirocini extracurriculari (interpellanza n. 99/A) e la conversione del materiale didattico cartaceo in formato digitale. Tutte iniziative rimaste inevase dal centrodestra e ribadite nell’ordine del giorno del Consiglio lo scorso 9 giugno. Da parte della Giunta, però, ancora una volta nessuna risposta.»

«Io e i colleghi del Gruppo del Partito democratico ci siamo resi protagonisti, e continueremo a farlo, di una condotta delle iniziative politiche, di grande consapevolezza e responsabilità, a favore delle Scuole e delle Università della Sardegna. Mentre il tacere della Giunta e dell’assessore Andrea Biancareddu si è ormai fatto tristemente assordanteconclude il consigliere regionale del Partito democratico -. Per salvaguardare gli studenti, è necessario intervenire subito con i fatti. Non permetteremo che ad essere sacrificato sia il futuro dei nostri giovani.»

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La Sanità di Iglesias e Carbonia del dopoguerra fu il prodotto professionale di Medici illustri.
Iglesias eccelleva nella Pneumologia, nella Pediatria, nell’Ortopedia, nella Ostetricia e Ginecologia e nella Chirurgia Generale. Aveva un’ottima Medicina Interna e una Radiologia di altissimo livello.
L’Ospedale di Carbonia prese ad esistere per effetto dello studio e del sacrificio quotidiano di medici versati in tutte le branche della Medicina.
Questo fu il primo periodo. Poi negli anni ’70 arrivarono altri professionisti illustri come il professor Lionello Orrù, cattedratico di Anatomia Umana Normale all’Università di Cagliari e docente di Anatomia Chirurgica nella scuola di specializzazione di Chirurgia.
Alla direzione del reparto di Ostetricia e Ginecologia, dopo il dottor Renato Meloni, venne nominato il dottor Giommaria Doneddu. Questi aveva perfezionato la sua specializzazione in Francia ed aveva introdotto in Italia il professor Kos di Lubiana, esperto nelle tecniche di isterectomia senza taglio addominale.
Questi Medici illustri sono tutti scomparsi. Hanno lasciato come eredità alle due città, insegnamenti di Medicina e di Chirurgia che ancora si tramandano.
L’Ospedale Comunale di Carbonia aveva come Presidente il Sindaco. L’apparato amministrativo era costituito da 5 impiegati.
La Direzione Sanitaria era condotta da un Primario nominato dal Sindaco su indicazione del Consiglio dei sanitari. La parte politica interveniva per ratificare le indicazioni date dal Consiglio
dei Sanitari. L’armonia tra parte laica e parte sanitaria era perfetta. Successivamente questo ordine di cose venne stravolto.
Attualmente la Direzione Generale della ASL viene nominata dal Presidente delle Giunta Regionale. I Sindaci sono esclusi dalla scelta.
Oggi il Direttore Sanitario viene nominato dal Direttore Generale. Anche in questo caso i Sindaci sono esclusi dalla scelta. Ne sono esclusi anche i Primari Ospedalieri.
Questo nuovo sistema di gestione ha una scala gerarchica in cui i Sindaci e i Medici non esistono. In sostanza esiste un rapporto semplificato fra due soggetti: nel gradino superiore c’è chi comanda, e nel gradino inferiore c’è chi obbedisce (i Medici) senza potere di replica. In questo modo le intelligenze sanitarie sono escluse del pianeta Sanità e non esiste possibilità che emergano personalità illustri.
Questo stato di cose dura da almeno 20 anni, cioè da quando si attuarono le revisioni della legge di Riforma Sanitaria n. 833/78. Con la revisione in senso burocratico degli Ospedali, il lavoro dei Medici fu regolato secondo schemi di “efficienza ed efficacia” che ricordano gli schemi della macchina produttiva industriale descritta magistralmente da Charlie Chaplin nel film “Tempi Moderni”. Il risultato fu la demotivazione dei medici, esclusi dalla programmazione, trasformati in “meccanici” esecutori in uno “stabilimento” dove si produce sanità come si producono “bulloni” a vantaggio di pazienti che vengono trattati come “clienti”.
L’ultimo dei Medici illustri dell’era dei “Comitati di Gestione” fu il dottor Paolo Pettinao. Fu il più grande Direttore Sanitario ed il più straordinario Primario di Anestesia. Lasciò in eredità una scuola di altri Primari Anestesisti. Non tutti sanno che egli fu il vero fondatore della Rianimazione che dette il via all’era dei trapianti. Negli anni ’80 esisteva un problema nel campo dei trapianti d’organo: il coma irreversibile deteriorava gli organi interni. Pertanto i reni, il cuore ed il fegato non erano utilizzabili. Ciò avveniva per il degrado metabolico del paziente comatoso. Il dottor Pettinao, a Carbonia, mise a punto tecniche per inserire i cateteri da alimentazione a livello dell’atrio destro del cuore. Tali cateteri servivano per misurare la “pressioni venosa centrale” e capire se il circolo arterioso fosse efficiente. In caso contrario si correggeva. Quei cateteri, sistemati all’imbocco del cuore, erano anche utili per infondere soluzioni  concentrate di Sali, Zuccheri, Aminoacidi, e Lipidi. Nessuno, fino ad allora, utilizzava questi metodi di “cateterismo venoso centrale” e “alimentazione parenterale” in Sardegna.
Ma non tutto era ancora chiaro sul perché si deteriorassero quei corpi.
Nel 1981 avvenne un fatto di politica internazionale che contribuì a gettare luce sul come mantenere efficiente il metabolismo degli organi mantenuti vivi con l’“alimentazione parenterale totale”. A Marzo era morto, in carcere a Londra, Bobby Sands. Costui era un affiliato all’IRA (Irish Republican Army) di Belfast. Catturato dagli inglesi, fu detenuto a Londra e tenuto in cattività per anni senza processo. Nel 1980 si svolsero le elezioni nel Regno Unito ed egli venne eletto parlamentare per la parte cattolica dell’Irlanda del Nord, vincendo sul candidato protestante. Nonostante ciò Margareth Tatcher non lo liberò. Allora Bobby Sands iniziò lo sciopero della fame. Dopo 50 giorni di digiuno, venne sottoposto ad alimentazione con sondino gastrico, tuttavia le sue condizioni metaboliche peggiorarono, finché morì nel 66° giorno dall’inizio dello sciopero della fame. Questo dimostrò che se un paziente fa un digiuno troppo prolungato, si verificano negli organi interni lesioni metaboliche irreversibili e, seppure si pente e riprende a mangiare, muore comunque. Il suo corpo venne sottoposto ad autopsia e studiato a fondo. Si scoprì che un digiuno prolungato altre i 40 giorni, provoca un danno irreversibile delle cellule. In particolare, crollano le strutture lipidico-proteiche che formano i pilastri portanti dell’edificio cellulare. La perdita dei grassi strutturali non è riparabile, ed è mortale.
Fu illuminante. Si capì l’importanza dei grassi nella dieta. I lipidi (grassi) non sono solo importanti per l’apporto energetico ma anche come elemento strutturale degli organi. I corpi in coma, in uno stato di restrizione dietetica prolungata senza grassi si deterioravano. In tutto il mondo, si approfondirono gli studi sull’alimentazione parenterale nei comatosi candidati al prelievo d’organi.
Il dottor Pettinao, a Carbonia, seguendo quegli studi, mise a punto schemi di alimentazione parenterale totale di soluzioni contenenti tutto ciò che serve alle cellule per sopravvivere.

Nel 1987 il dottor Pettinao vinse il primariato al Brotzu e, lì giunto, applicò le nuove tecniche di alimentazione in Rianimazione. I pazienti in coma, candidati al prelievo d’organi per trapianto, migliorarono il loro trofismo; gli organi nobili (reni, fegato, cuore) non si deteriorarono più ed iniziò l’era dei trapianti d’organo a Cagliari.

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Negli anni successivi, gli Ospedali entrarono nell’“era grigia” del nuovo modo di gestire la Sanità pubblica, caratterizzato dall’esclusione dei rappresentanti politici delle città, dei Sindaci, e dei Primari.
Il ruolo dei Primari venne sottoposto a restrizione incompatibili con l’autostima. Fino a metà degli anni ’90, una volta vinto il concorso pubblico nazionale, i nuovi Primari sottoscrivevano con lo Stato un contratto a tempo indeterminato. Dopo la metà degli anni ’90 la nuova leva di riformatori di stampo “bocconiano” escogitarono un sistema che mise i “ceppi” al cervello dei Primari, inventando un modo opprimente di rapportarsi con loro: le nomine primariali potevano, da allora in avanti, durare solo 5 anni. Poi, dopo una valutazione della parte amministrativa, gli incarichi potevano essere rinnovati o dichiarati scaduti. Era come dire: «Tu mi appartieni».

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Dato questo stato di precarietà dei ruoli è difficile far esporre pubblicamente i Medici illustri dei nostri Ospedali. Comunque, ci sono, ma nell’ombra e nel silenzio. Possiamo trovare traccia dei nostri concittadini illustri in altri luoghi. Faccio due esempi.
Primo esempio.
Il professor Nicola Perra proviene dal Liceo scientifico di Sant’Antioco; oggi è un Fisico teorico prestato alla Sanità. Studia gli algoritmi che governano la diffusione delle notizie, delle idee politiche, della pubblicità, e delle epidemie.
Già il 31 gennaio, nella versione cartacea di questo giornale, parlammo del libro scritto dal professor Nicola Perra intitolato “CHARTING THE NEXT PANDEMIC”. Si tratta di una pubblicazione edita a Boston nel 2017 in cui venne prevista una Pandemia disastrosa da Coronavirus a partenza dalla regione di VUHAN in Cina. Aveva azzeccato i tempi della diffusione, le vie, i danni e l’ipotetica durata (imprevedibile).
Pochi giorni fa Nicola Perra ci ha inviato, dall’Università di Seattle, dove si trova per un contratto di studio, uno scritto che aveva già pubblicato nell’anno 2011 negli Stati Uniti. Ce lo invia a proposito della fine del lockdown e del pericolo ipotetico di seconda ondata, e dice: «L’ho scritto nel 2011…».

La paura si rafforza, fino a quando non riduce gravemente il serbatoio di individui sensibili, causando un declino di nuovi casi. Di conseguenza, le persone vengono attirate in un falso senso di sicurezza e tornano al loro normale comportamento (recupero della paura) causando un secondo picco epidemico che può essere ancora più grave del primo. Alcuni autori credono che si sia verificato un processo simile durante la pandemia del 1918, portando molteplici “CIME EPIDEMICHE”.
Suona familiare? Attenzione gente, non è ancora finita.

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Secondo esempio.

Riguarda il dottor Massimo Medda. Anche lui è un prodotto dei nostri licei del Sulcis Iglesiente. E’ un illustre Medico che ha dimostrato doti eccezionali nella gestione della epidemia di Coronavirus a Milano.
Laureato a Cagliari in Medicina e Chirurgia, ha poi studiato Cardiologia a Milano e oggi è Primario Cardiologo del reparto di Emodinamica dell’Ospedale Sant’Ambrogio del Gruppo San Donato.
Domenica 7 giugno, alle ore 11,30, è stato intervistato dal Direttore della rete televisiva RAI 3. Perché ne ha suscitato la curiosità? Perché durante il peggior periodo dell’epidemia, quando non si sapeva dove smaltire i tanti morti perché i forni crematori non bastavano, il dottor Massimo Medda continuava ad operare giorno e notte, senza paura per la sua vita, organizzando il reparto in modo tale da curare anche gli infartuati affetti da Coronavirus in fase acuta. Ha spiegato: «Ho diviso il reparto e la sala operatoria in 3 settori. Nel primo settore trattiamo i pazienti senza virus. Nel secondo settore trattiamo i Covid positivi infartuati, con angioplastica e stent, poi li trasferiamo in un reparto a loro dedicato. La parte più importante è il terzo settore. In questo vengono trattati con angioplastica tutti i pazienti di cui non si sa se siano o no affetti dal virus. A tutti viene eseguito, all’ingresso, il tampone rinofaringeo per estrarre l’RNA virale. Non aspettiamo neppure un minuto per la risposta di laboratorio. Portiamo subito il paziente in sala operatoria e lo operiamo per l’infarto, perché l’infarto non può attendere neanche un minuto. Poi, finito l’intervento, il paziente viene trasferito in una “zona grigia” e viene curato come seavesse il Coronavirus. Quando arriva il referto del tampone decidiamo la destinazione definitiva del paziente».
Questo oggi è il cardiologo emodinamista interventista più illustre della Lombardia e, dato che la Lombardia è la regione più colpita d’Europa, questo è il cardiologo interventista più illustre d’Europa.
Questi due casi servono a dimostrare che noi produciamo sempre Scienziati e Medici illustri e che ne abbiamo ancora molti altri. Gli altri, i locali, sono condannati al silenzio e all’ininfluenza.
Chiunque stia soffrendo per il clima di respingimento che si subisce all’ingresso dei nostri ospedali e, soprattutto, coloro che, avendo un infarto dopo le ore 16.00, vengono respinti perché il reparto di Emodinamica è aperto solo di mattina, dalle 8.00 alle 16.00, guardi l’intervista del dottor Massimo Medda.
Guardatela, commuovetevi davanti a questi giovani meravigliosi e pensate a tutti coloro che, avendo un infarto tra il venerdì sera ed il lunedì mattina, trovano le porte del reparto di Emodinamica di Carbonia chiuse.
Per Massimo Medda la vita di un vecchio, con l’infarto, vale come la sua vita. Per questo, corre il rischio di morire anche lui di Coronavirus. Ma qui a Carbonia, per motivi puramente amministrativi, avviene il contrario e questa propensione dei Medici, di dare se stessi per la salvezza del malato, non può essere espressa.
Questa lunghissima premessa serve a porci una domanda: «Perché siamo così vili da consentire tanto disprezzo per le nostre vite?»

Mario Marroccu

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Egregio Direttore,
sono Ivan Melis, ho 44 anni e vivo a Iglesias. Sono portavoce del Gruppo Sorrisi Multipli composto da persone affette da patologie invalidanti e faccio parte della Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica.
Convivo con la sclerosi multipla che mi ha costretto a stare in una carrozzina. La vita per me non è facile ed il sistema sanitario di certo non mi aiuta. Nel mio territorio il depotenziamento degli ospedali pubblici ha effetti drammatici. Siamo poveri e con il più alto indice di sclerosi multipla d’Europa, tanto che la nostra terra viene chiamata l’Isola della Sclerosi.
Tutti i giorni si registrano nuovi casi sotto l’indifferenza generale, un’indifferenza che ci condanna alla solitudine. Spesso dovrei fare analisi del sangue, ma già prima del lockdown sono stato rimandato a casa con altri ammalati, perché mancavano i reagenti. Il trasferimento del laboratorio di analisi fuori Iglesias ci complica la vita. Le provette devono essere trasferite a 25 chilometri di distanza, passando in varie mani e con la paura che vengano smarrite o confuse.
La stessa farmacia territoriale apre solo il lunedì, eppure le terapie salvavita sono reperibili solo lì. Se sgarriamo con i conti siamo costretti ad andare a Carbonia o a Cagliari e per chi non può muoversi è un dramma.
Da quando a Iglesias hanno sospeso la fornitura di un farmaco indispensabile per chi come me soffre di SM, per reperirlo bisogna andare a Cagliari. Per le patologie neuro-degenerative come la SM è importante rispettare i tempi con la risonanza magnetica sia per monitorare i possibili aggravamenti che per nuove diagnosi. Ma mentre cresce la necessità di nuove macchine RM, vengono chiuse quelle esistenti. E’ incredibile che in grandi città come Iglesias e Carbonia non ci sia una Risonanza che tratti il mezzo di contrasto.
Subiamo addirittura i tagli alla riabilitazione: terapia indispensabile per la nostra sopravvivenza. La persona affetta da patologia cronica del S.N.C. deve essere trattata per rallentare l’aggravamento. La fisioterapia oltre a darci una vita più dignitosa sicuramente incide sul bilancio sanitario, facendo spendere molti meno soldi per ausili e assistenza domiciliare.
Sono seguito dal 2011 al centro sclerosi del Binaghi. L’equipe è straordinaria ma la lista d’attesa è di almeno 4 mesi. Il personale sanitario è sempre più ridotto mentre crescono i nuovi casi. Anche lo spazio per le nuove terapie infusionali è inadeguato e contribuisce ad allungare la lista d’attesa.
Siamo esausti e impauriti per ciò che i nostri occhi di malati vedono. Ma con noi soffre tutta la popolazione dell’Iglesiente per la difficoltà di accesso alle cure. Ci manca tutto. Il Covid da noi, ha la “colpa” di essere stato l’alibi per accrescere i tagli alla sanità pubblica e la nostra disperazione, oltre ad aver cancellato l’esistenza delle “emergenze ordinarie”, di cui il mio caso è solo un esempio.

Ivan Melis

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«Giovedì 11 giugno 2020, la Sesta Commissione Regionale ha convocato le audizioni di Anci, Funzione Pubblica Sindacati, sindacati autonomi, Università e Ordini professionali per la discussione del D.L. 112 – P.L. 121, ovvero la Riforma del Sistema Sanitario Regionale. Colgo questa occasione per parlare della proposta del comune di Villamassargia che per un anno ha lavorato alla candidatura di questo comune per ospitare il nuovo ospedale unico del Sulcis Iglesiente.»

Il sindaco di Villamassargia, Debora Porrà, rilancia la candidatura di Villamassargia a sede del nuovo ospedale unico del Sulcis Iglesiente.

«La nostra Amministrazione avrebbe voluto presentare alla cittadinanza il progetto nel secondo degli incontri pubblici organizzati a Casa Fenu, ma l’emergenza #coronavirus ci ha obbligato ad annullare il dibattitoaggiunge Debora Porrà -. Premesso che la costruzione di un nuovo ospedale nel Sulcis iglesiente è un obiettivo dichiarato dall’Amministrazione regionale e che questa Amministrazione comunale si è candidata l’anno scorso individuando un’area del proprio territorio libera da vincoli, penso che non si possa approcciare al tema senza inquadrarlo qui ed ora.»

«Ci può essere una buona riforma sanitaria senza una riforma degli enti locali? Penso di no: le istanze del nostro territorio, incoraggiate anche dagli incontri dell’assessore Quirico Sanna e dell’assessore Mario Nieddu (in separate sedi) con i sindaci del Sulcis Iglesiente che hanno sempre annunciato, per le rispettive competenze, che la provincia del Sulcis Iglesiente sarebbe stata ripristinata (nonostante le leggi nazionali e i referendum…) e la costruzione del nuovo ospedale unico nel Sulcis Iglesiente fosse prioritariasottolinea il sindaco di Villamassargia -. Nel frattempo, a piccole dosi ma con costanza, condivisa in maniera trasversale da tutte le amministrazioni regionali, il sistema sanitario del Sulcis Iglesiente ha subito un lento depauperamento che ha originato un’emorragia di mobilità passiva verso Cagliari. Ciò sta portando alla saturazione anche il sistema cagliaritano e progressivamente potrebbe addirittura causare il futuro smantellamento complessivo dei servizi sanitari del nostro territorio, giustificato dal basso numero di prestazioni. Ma i numeri non sono bassi, perché nel Sulcis Iglesiente regna la salute, al contrario, occorre ripensare una sanità sui numeri delle patologie esistenti ed individuare uno o più settori di eccellenza su cui puntare, in modo da poter attrarre mobilità sull’eccellenza da altri territori.»

«Occorre puntare sull’eccellenza, il dimensionamento, la territorialità, la specializzazione e la complementarietà col Sistema Sanitario Regionale per riprogrammare la sanità nel Sulcis Iglesiente. Serve, soprattutto, una sanità territoriale, superando con l’organizzazione e la rifunzionalizzazione delle strutture il termine di sostituzione (termine letterale da DL 112), attraverso lo studio di complementarietà delle strutture, tra nuove ed esistenti, le quali potrebbero diventare ospedali di comunità e centri per le acuzie, a disposizione dei territori più lontani, perché NESSUNO VIVE IN PERIFERIA SE IL CITTADINO È IL CENTRO DEI SERVIZI PUBBLICI. Dobbiamo anche salvaguardare gli investimenti finora fatti e qualificare il servizio con un nuovo ospedale di eccellenza, per cui Villamassargia risulta il primo e unico comune candidato per costruire una struttura secondo il DM 70/2015 e, quindi, non inferiore ai 300-400 posti lettoconclude Debora Porrà -. Non conosciamo ancora la versione finale del nuovo testo legislativo regionale, ma IN ATTESA CHE SI COMPIA LA RIFORMA, NESSUN SERVIZIO DEVE ESSERE PIÙ SMANTELLATO O SOTTRATTO AL TERRITORIO, ALTRIMENTI RESTERÁ BEN POCO DA RIFORMARE!»

 

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L’Ordine delle Professioni Infermieristiche Carbonia Iglesias interviene sul progetto dell’assessorato regionale della Sanità che prevede l’attivazione di 6 posti di terapia intensiva pediatrica al Santissima Trinità di Cagliari.

«Sul solco delle sollecitazioni della Consulta Pediatrica, abbiamo già più volte sottolineato, anche direttamente alla sua attenzione, che non possiamo più permetterci che il Servizio Sanitario Regionale non garantisca agli utenti in età pediatrica la RIANIMAZIONE PEDIATRICA: se la prospettiva della sua attivazione strutturata e non occasionale pone una volta per tutte fine alla lotteria dei voli d’urgenza per il continente, non abbiamo che da essere soddisfatti e possiamo finalmente investire nei Medici Pediatri, nei Rianimatori, nelle Infermiere Pediatriche e sarà una sfida vinta», scrive in una nota il presidente dell’OPI Carbonia Iglesias Graziano Lebiu -.

Ricordando, sinteticamente, che a prescindere dall’emergenza CoViD.19:

– I tassi di mortalità da arresto cardiaco extraospedaliero variano dall’80 al 97% nei lattanti e nei bambini;

– Il tasso di mortalità per l’arresto cardiaco in H. per neonati e bambini oscilla tra il 40% e il 65%, Il tasso di mortalità dal 20 al 25% in caso di arresto respiratorio isolato;

– Gli esiti neurologici sono spesso gravemente invalidanti;

– I protocolli di rianimazione pediatrica si applicano ai bambini di età inferiore ad un anno e ai bambini fino all’età della pubertà o ai bambini di peso < 55 kg;

– Circa il 50-65% dei bambini che richiedono una rianimazione cardiopolmonare è < 1 anno. Di questi, la maggior parte ha < 6 mesi;

– Circa il 6% dei neonati richiede la rianimazione al momento del parto. L’incidenza aumenta significativamente se il peso alla nascita è < 1.500 g;

– Circa il 10% nei neonati richiede assistenza respiratoria al momento della nascita. Meno dell’1% ha bisogno di una rianimazione prolungata;

conclude Graziano Lebiu – chiediamo di essere rassicurati che la Rianimazione Pediatrica possa essere garantita ed entrare a pieno titolo e sine die nel Servizio Sanitario Regionale, e non solo nella fase attuale di controllo e lotta alla diffusione del CoViD-19: i diritti degli utenti pediatrici non vanno in lock down.»

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In vista del prossimo Consiglio comunale di lunedì 15 giugno, i gruppi consiliari Genti Noa e Sant’Antioco Attiva hanno depositato una mozione congiunta già portata all’ordine del giorno, sulla situazione degli impianti cittadini.
«L’intento dei consiglieri di opposizione è quello di persuadere la maggioranza a risolvere nel più breve tempo possibile la situazione di crisi nella quale versano gli impianti sportivi cittadini, alcuni dei quali inagibili ed altri inutilizzabili da circa un anno, con grave disagio per le società sportive e gli atletisi legge in una nota di Genti Noa -. Le società calcistiche si sono quindi trovate costrette, dallo scorso autunno, ad emigrare nella vicina Calasetta dove si sono svolti allenamenti e competizioni agonistiche. Questa sgradevole situazione ha portato allo stremo le società sportive e ben 400 atleti circa che, obbligati ad accollarsi oneri organizzativi e finanziari, aggravati inoltre dallo stop Covid-19, non potranno iscriversi alle prossime competizioni. Non sono mancate ancora una volta, da parte dell’amministrazione Locci, le promesse non mantenute sulla disponibilità del campo di via Trilussa, ancora privo dei minimi presidi di sicurezza, e del palazzetto dello sport chiuso in pieno campionato, dei campi da tennis divenuti estremamente onerosi per gli sportivi e del campo bocce, peraltro già ultimato dalla precedente amministrazione, ma non ancora agibile, nonostante le inaugurazioni in pompa magna del sindaco Ignazio Locciconclude la nota -. Per il gruppo Genti Noa lo sport è uno spazio educativo e un’occasione di crescita sociale, ma anche un irripetibile ed importante motore del lavoro e dello sviluppo della comunità.»

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Martedì 16 giugno, si terrà a Cagliari la manifestazione delle associazioni e cooperative sociali convenzionate con il sistema 118.
Ci sarà un momento di incontro per tutti pervenuti con le ambulanze di proprietà delle organizzazioni, a partire dalle ore 10.00, presso il parcheggio cuore di via Amerigo Vespucci, nel piazzale dello Stadio Sant’Elia.
Alle ore 10,30 si terrà una conferenza stampa, nella quale verranno spiegate le motivazioni e le finalità dell’incontro.
«Non essendoci stato consentito il corteo delle ambulanze si legge in una nota di Rappresentanti Soccorso di Ermergenza 118 – Sardegna la manifestazione si concluderà con la conferenza stampa e le ambulanze si avvieranno, insieme, per il rientro alle proprie postazioni. Lo svolgimento di tale raduno non intende pregiudicare la prosecuzione, su tutto il territorio regionale, del normale servizio di soccorso svolto ordinariamente dalle organizzazioni partecipanti.»
Al fine di garantire l’esito favorevole, è raccomandato il massimo rispetto delle regole sul
distanziamento, imposte dall’epidemia Covid-19 e di quanto opportunamente indicato dagli
organizzatori.

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Si è svolta all’interno della “Portovesme s.r.l.” una grande iniziativa di solidarietà che ha visto protagoniste l’azienda di Portoscuso e le Associazioni di volontariato del 118 e delle medicalizzate del Sulcis Iglesiente. Durante la manifestazione è stato consegnato, ad ogni associazione, un generatore d’ozono per la sterilizzazione delle autoambulanze. Presenti alla manifestazione 23 ambulanze in rappresentanza di altrettanti paesi del territorio, da Narcao fino a Fluminimaggiore e San Gavino Monreale. Un forte segnale di sensibilità, oltre che di solidarietà, quello giunto dalla Portovesme s.r.l., che vede l’azienda di Portoscuso fortemente attiva nel sostegno al volontariato, in questa fase di crisi dovuta al Covid – 19.
Davide Garofalo, Amministratore Delegato della Portovesme s.r.l. parla della bella iniziativa: «Siamo partiti con l’idea di aiutare il territorio iniziando dagli ospedali, in particolare da quelli che operano nell’area in cui siamo presenti noi: Carbonia, Iglesias e San Gavino Monreale. Quando sono scoppiati i casi nelle case di cura per anziani abbiamo deciso di allargarci anche a loro. In seguito, abbiamo voluto aiutare chi è sul fronte immediato della crisi, ovvero i 118. Abbiamo preso contatto col dottor Fois che coordina il settore per il Sud Sardegna e insieme abbiamo concordato un progetto comune che riguardasse tutte le strutture».
Da sempre molto sensibile alle problematiche del territorio, la Portovesme s.r.l. questa volta ha deciso di partecipare in prima linea sul fronte della crisi.
«Abbiamo dato in donazione alle strutture sanitarie del territorio e di volontariato tutti i dispositivi di sicurezza per poter andare avanti, visto il momento di crisiafferma Salvatore Zuddas, Rsu della Cgil e dipendente della Portovesme s.r.l. -, Abbiamo distribuito guanti, mascherine, sanificatori e quant’altro.»

Un momento di solidarietà, di coesione sociale, tra il territorio e l’industria, che si manifesta non soltanto come esempio di virtù lavorativa, con i suoi 1.500 dipendenti, ma anche come grande esempio di sensibilità. Prosegue Salvatore Zuddas: «Sì, unione sociale tra noi e queste grandi realtà che ogni giorno sono con noi».
In questo momento, in cui la pressione della crisi si fa particolarmente pesante, il volontariato e la solidarietà diventano un punto di riferimento fondamentale. Vincenzo Lai, segretario Femca (Cisl) Sulcis Iglesiente, ribadisce questo concetto.
«Il mondo del lavoro si sposa con tutto il resto. Siamo tutti cittadini di questo territorio ed è un atto doveroso cercare di dare una mano per combattere questo disastro. Nel nostro piccolo siamo forse riusciti a fare qualcosa. La Portovesme s.r.l. ha partecipato a braccia aperte e ci ha aiutato moltissimo ma il ringraziamento va a tutti, in primo luogo ai lavoratori, che sono stati partecipi dell’iniziativa ed alla Portovesme s.r.l. che non si è mai tirata indietro.»
Anche dalla sede distaccata di San Gavino Monreale arriva il sostegno al gesto di solidarietà. Durante la pandemia, l’azienda del Medio Campidano ha subito la perdita di un proprio dipendente.
«Abbiamo partecipato a questa bellissima iniziativa per poter aiutare le associazioni di volontariato che sono state molto attive durante quest’emergenza sanitariaspiega Cristiano Lixi, Rsu della sede di San Gavino -. Siamo contenti dei risultati ottenuti. Nel nostro stabilimento siamo stati colpiti dal Covid, col decesso di un nostro caro collega. Quindi, per noi, questo rappresenta anche un momento di ricordo in onore del collega venuto a mancare.»

Al termine della cerimonia, i volontari del 118 e delle medicalizzate hanno ringraziato per il gesto di solidarietà azionando tutti insieme le sirene delle ambulanze.

Federica Selis

 

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Anche oggi in Sardegna è stato registrato 1 nuovo caso positivo (ieri erano stati 2), nella provincia di Sassari, ma il bilancio delle azioni di contrasto e prevenzione al Covid-19 continua a migliorare, anche se con scarti minimi. Nelle ultime 24 ore è stato effettuato un numero di tamponi sostanzialmente identico a quello del giorno prima (oggi 936, ieri 858), il numero dei ricoverati è rimasto invariato sia per quelli con sintomi, 10, sia per quelli in terapia intensiva, 1.

Il numero delle persone in isolamento domiciliare è sceso da 32 a 31, quello degli attualmente positivi da 43 a 42. I pazienti dimessi/guariti sono 1.190, 2 più di ieri . Rimane invariato il numero delle vittime, 131.

 

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Le segreterie FIOM, FSM. UILM e CUB del Sulcis Iglesiente, rilanciano la mobilitazione a sostegno della vertenza per il rilancio dello stabilimento ex Alcoa, oggi Sider Alloys.

«Sider Alloys ha annunciato che i 20 lavoratori a tempo determinato non saranno riconfermati perché non è stato ancora firmato l’accordo con Enel che fissa la tariffa energeticasi legge in una nota delle quattro organizzazioni sindacali -. FIOM FSM UILM e CUB territoriali, dopo aver incontrato l’azienda, hanno tentato invano, di far modificare la decisione aziendale, di conseguenza hanno incontrato stamane i lavoratori della Sider Alloys e GMS, in assemblea-sciopero, ai cancelli dello stabilimento.»

«E’ fondamentale non perdere più tempo. BENE, la convocazione del tavolo ministeriale al Mise per lunedì. La politica a tutti i livelli, inchiodi l’azienda alle proprie responsabilità. Si confermino i lavoratori in scadenza di contratto, il governo Regionale e quello Nazionale si attivino perché si firmi il contratto con ENEL SUBITO concludono le segreterie FIOM, FSM, UILM e CUB -. Si chiarisca in che modo e in che tempi si dovrà attuare revamping e piano industriale, in che modo si prevede il rilancio produttivo ed occupazionale fondamentale per il polo industriale. Basta continuare a tergiversare.»