25 December, 2025

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Oltre 3,2 milioni di mascherine monouso sono state distribuite dalla Regione ai 377 Comuni sardi: due per ogni abitante, complessivamente ‪3.255.200 dispostivi. La distribuzione è stata coordinata dal Centro logistico della Protezione civile allestito nell’area fieristica di Cagliari, in collaborazione con le associazioni di volontariato e l’agenzia regionale Forestas.

«Un impegno straordinario dell’intera macchina regionale ha sottolineato il presidente Christian Solinascon il prezioso supporto delle associazioni di volontariato, al quale va il ringraziamento mio e della Giunta.»

Alle parole di apprezzamento del Presidente, si sono aggiunte quelle dell’assessore della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, che ha la delega alla Protezione civile, «per l’operato svolto in questo periodo emergenziale nell’interesse primario di tutela della salute pubblica – ha scritto in una lettera inviata ai Sindaci -. Il Dpcm del 26 aprile ha disposto l’obbligo di indossare le mascherine negli spazi chiusi o in quelli all’aperto in cui non è possibile mantenere il distanziamento fisico e le mascherine ‘monouso’, consegnate dalla Protezione civile nazionale, rappresentano una misura preventiva per ridurre la diffusione del virus e mettere in sicurezza gli altri e se stessi».

«Abbiamo ritenuto di metterle a disposizione di ciascun Comune, affinché siano distribuite ai cittadini e ai servizi essenziali pubblici e privati, al fine di favorirne l’utilizzo da parte degli operatori e dei fruitori dei servizi», ha concluso l’assessore Lampis.

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La Giunta regionale ha approvato le linee di indirizzo per la riprogrammazione delle attività ambulatoriali e di ricovero ospedaliero programmato. Il provvedimento trae spunto dalla necessità di contenere i contagi da Covid-19 tenendo conto del carattere particolarmente diffusivo della pandemia ha obbligatoriamente modificato le modalità di erogazione dei servizi sanitari, sia sul versante dei ricoveri ospedalieri che delle attività ambulatoriali. L’attuale scenario epidemiologico, caratterizzato da una riduzione della diffusione della pandemia e dal conseguente allentamento delle misure restrittive, implica una fase di convivenza con il virus che richiede la definizione di misure adeguate ed omogenee in tutte le strutture sanitarie regionali, tali da orientare i comportamenti di tutti i soggetti interessati nei processi di erogazione delle prestazioni sanitarie, utenti, operatori sanitari, fornitori, visitatori e altri. In questo contesto epidemiologico si rende necessaria la riprogrammazione delle attività sanitarie con la massima allerta organizzativa, gestionale ed operativa, attraverso la predisposizione di apposite linee di indirizzo regionali comuni, a tutela della sicurezza degli utenti, degli operatori sanitari e dei cittadini che frequentano le strutture sanitarie e sociosanitarie, al fine di contenere il rischio di trasmissione del virus assicurando i servizi essenziali.

L’obiettivo è delineare le linee di indirizzo da applicare per la ripresa delle attività sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e territoriali, nei diversi spazi comuni e setting assistenziali delle strutture: ingresso, sale d’attesa, Pronto Soccorso, reparti di degenza ospedaliera, attività chirurgica, DS, DH, specialistica ambulatoriale, etc.

Sono indicate le misure generali di prevenzione, il coordinamento della gestione della catena di approvvigionamento dei DPI , le modalità generali di accesso alle strutture sanitarie e sociosanitarie, previa prenotazione privilegiando, quando possibile, le attività da remoto.

Vediamo alcune delle numerose prescrizioni.

«L’accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite (RSA), hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, è limitata ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione». Gli ingressi per gli utenti vanno presidiati da personale incaricato che dovrà:

  • verificare la dotazione di idonea mascherina, in assenza della quale ne viene fornita una alla persona;
  • verificare la reale necessita di accesso comprese le eventuali prenotazioni;
  • verificare le condizioni di salute della persona (temperatura corporea e altre condizioni che controindichino l’ingresso secondo apposito protocollo di gestione aziendale);
  • far eseguire l’igiene delle mani, fornendo il gel alcolico.

Il Pronto Soccorso deve essere un punto di filtro per determinare il grado di rischio di contagio. Per tutti gli accessi non diretti o spontanei, quindi attraverso il 118, medici di medicina generale, medici di continuità assistenziale, pediatri di libera scelta, lo screening deve essere avviato precedentemente, in modo tale da indirizzare i casi sospetti direttamente nei PS dei presidi Covid-19. Per quanto concerne gli accessi per prestazioni urgenti al PS verranno separati i flussi di attività ordinaria e l’attività di valutazione Covid-19, mantenendo funzionalmente distinti i percorsi di gestione e cura dei pazienti senza e con sintomi sospetti Covid-19 (percorso pulito e percorso sporco), al fine di ridurre al minimo le possibilità di contagio intraospedaliero. Il ricovero dei casi confermati sarà concentrato nelle 4/12 strutture Covid-19. A tal fine, in prossimità di ciascun Pronto Soccorso aziendale è stata allestita una tenda da parte della Protezione Civile Regionale con funzione di pre-triage, attiva H24. Anche nelle aree comuni del PS devono essere rispettate le norme del distanziamento sociale, dell’igiene delle mani e dell’uso di idonee mascherine protettive. L’utente che accede per una prestazione urgente di PS non potrà essere, di norma, accompagnato all’interno dei locali del PS da terze persone, eccezion fatta per minori, disabili, utenti non autosufficienti e persone con difficolta linguistiche-culturali.

Il paziente che deve essere sottoposto ad intervento chirurgico in emergenza, data l’impossibilita di attendere l’esito del tampone che deve comunque essere effettuato, viene gestito come se fosse un paziente Covid positivo.

Il paziente che accede al PS e necessita di un intervento chirurgico in urgenza esegue il tampone in Pronto Soccorso. L’attesa del risultato dovrà avvenire in un’area dedicata. Qualora, per motivi clinici, non sia possibile effettuare il test o attenderne il risultato, dovrà essere gestito come se fosse Covid positivo, con l’utilizzo dei DPI adeguati.

I pazienti affetti da patologie onco-ematologiche sono particolarmente suscettibili alle infezioni, per cui è auspicabile l’attivazione di percorsi e di modalità di gestione della presa in carico separati e dedicati. Per quanto attiene alle modalità di accesso alle strutture, alla gestione delle sale di attesa e degli spazi comuni, dovranno essere messe in atto le opportune misure di prevenzione di carattere generale, tali da garantire il distanziamento sociale e un’adeguata distribuzione degliaccessi. Per ogni paziente si deve effettuare un “triage” telefonico o in telemedicina per la valutazione del rischio di infezione SARS-CoV-2 il cui esito sarà annotato nella cartella clinica. Al suo ingresso in struttura (ambulatori, DH, ricovero, ecc.) deve essere effettuato un ulteriore “triage” per la valutazione del rischio di infezione da SARS-CoV-2. Per la gestione delle attività di follow-up andrà valutata la possibilità di esecuzione da remoto, quali la televisita o il teleconsulto. La prestazione da remoto dovrà essere tracciata e andrà fornito al paziente il referto. L’accesso del paziente alla struttura dovrà avvenire con tutte le precauzioni già indicate. Per i pazienti in trattamento oncoematologico attivo in regime ambulatoriale o DH, sarà eseguito il tampone nasofaringeo.

La ripartenza del 1° livello dei tre Programmi di screening oncologico organizzato dovrà avvenire secondo le indicazioni che si basano sulle “Raccomandazioni ad interim dell’Osservatorio Nazionale Screening alle Regioni e province autonome in corso di emergenza Covid-19”.

È di fondamentale importanza garantire adeguate coperture vaccinali pediatriche a tutti i nuovi nati e i richiami pediatrici e all’adolescenza, nonché le vaccinazioni rivolte alle altre fasce di età, soprattutto gli ultrasessantacinquenni, e ai soggetti fragili. I servizi vaccinali dovranno quindi prioritariamente pianificare rapidamente azioni di recupero dei bambini e degli adolescenti non vaccinati a causa dell’emergenza Covid-19, in particolare per le vaccinazioni obbligatorie per l’accesso ai servizi educativi per l’infanzia e la scuola (esavalente, morbillo, parotite, rosolia, varicella), ma anche per le vaccinazioni raccomandate.

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La città di Iglesias è tra i primi trenta Comuni interessati dal progetto “Reti intelligenti”, curato da Abbanoa S.p.A. che si svolge a partire da un’indagine sulla rete idrica con l’installazione di misuratori portatili per l’esecuzione di prove idrauliche diurne e notturne, e con ispezioni mirate.
La strategia del gestore di rete prevede un cambiamento radicale delle tradizionali tipologie di intervento, concentrando gli interventi per rendere più “intelligenti” le reti, ed agendo sulle cause che generano le dispersioni, come gli sbalzi di pressione e la presenza di aria nelle condotte.
Sugli ottanta chilometri di rete idrica di Iglesias, divisi in distretti telecontrollati e dotati di apparecchiature che regoleranno portate e pressioni, Abbanoa sta realizzando gli interventi di ingegnerizzazione del sistema, dando seguito a quanto effettuato l’anno scorso con una campagna di monitoraggio dei principali snodi e dei serbatoi.
La rete idrica cittadina sarà divisa in sette distretti idraulici, ed ognuno avrà una propria regolazione in base alle reali esigenze di portata ed alle pressioni.
Grazie all’installazione di particolari apparecchiature, la distrettualizzazione delle reti consentirà, nel caso di guasti, di isolare la sola zona interessata senza creare disservizi nel resto del centro abitato.
Nella giornata di domani, mercoledì 10 giugno, i tecnici di Abbanoa saranno al lavoro nel nodo all’incrocio tra Corso Colombo e Via Santa Barbara, dove saranno installate le nuove apparecchiature idrauliche.
Gli interventi saranno effettuati dalle ore 8.00 alle ore 16.30, e durante questa fascia oraria si verificheranno temporanee interruzioni di fornitura nelle Vie Lussu. Caduti sul Lavoro, Galilei, Via e Piazza del Minatore, Via e Vico Santa Barbara, nei tratti di Via Crocifisso e Corso Colombo, da Via XX Settembre all’incrocio con Via Flavio Gioia, come comunicato nei giorni precedenti sui canali del comune di Iglesias.

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Poste Italiane rafforza la flotta green e continua a viaggiare ad energia pulita anche a Cagliari. Sono, infatti, entrati in funzione in città 18 nuovi motocicli elettrici a tre ruote, per rendere ecologica, agevole e sicura la consegna dei pacchi e della corrispondenza.

Sale così a 31 il numero dei motocicli elettrici a disposizione dei portalettere della città di Cagliari, se si considerano i 13 mezzi già operativi sulle strade cittadine dal mese di Dicembre del 2018.

I nuovi tricicli sono alimentati elettricamente al 100%, hanno una potenza di 4 kW che garantisce una velocità massima di 45km/h, in linea con i limiti imposti dal codice della strada nei centri abitati e sono dotati di un’autonomia energetica di circa 60 km, tale da permettere ai portalettere di consegnare la corrispondenza giornaliera con una sola ricarica.

La particolare conformazione del veicolo a tre ruote, inoltre, ne aumenta la stabilità e la sicurezza per il conducente e permette l’installazione di uno speciale baule che aumenta la quantità di pacchi e lettere trasportabili: fino a 270 litri, contro i 76 dei motocicli tradizionali, caratteristica ancora più importante visto il costante aumento dei pacchi da consegnare grazie allo sviluppo importante dell’e-commerce registrato a seguito del lockdown.

Per ogni nuovo mezzo, inoltre, Poste Italiane metterà in funzione anche una nuova colonnina elettrica per la ricarica, confermando la volontà di garantire una maggiore sostenibilità ambientale su tutto il territorio e permettere una sempre maggiore diffusione della propria flotta elettrica su tutte le regioni italiane.

Il rinnovo della flotta aziendale è uno degli obiettivi di Poste Italiane che vuole ridurre in maniera significativa le emissioni inquinanti, come ha ribadito l’amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante, in occasione dell’incontro con i Sindaci d’Italia dello scorso 28 ottobre. Anche per questo le forniture dei nuovi tricicli elettrici proseguiranno nel corso di tutto il 2020, coinvolgendo numerose località su tutto il territorio nazionale.

Con i nuovi tricicli elettrici, inoltre, la mobilità di Poste Italiane diventa ancora più sostenibile, in linea con l’ESG – Environmental Social and Governance, il piano d’azione in materia di sostenibilità ambientale e sociale che ha l’obiettivo di garantire la definizione degli indirizzi del Gruppo con ricadute positive per l’ambiente e per il territorio.

 

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Con l’inizio della campagna antincendio 2020, ritorna in primo piano nell’agenda politica sarda, la vertenza legata ai lavoratori di Forestas.
E sono proprio loro al centro della nuova lettera inviata da Anci Sardegna, da tempo ormai a sostegno della causa dei dipendenti, all’Assessore regionale all’Ambiente, Gianni Lampis, e al presidente della quarta commissione del Consiglio regionale, Giuseppe Talanas.
«Arrivano dai territori, dai comuni e dalle comunità – ha dichiarato il presidente Emiliano Deiana – costanti segnalazioni e grida di allarme circa la drastica riduzione del personale dell’Agenzia da impiegare per la campagna Antincendi 2020 con gravissimi rischi per la pubblica incolumità e per l’ambiente naturale.»
A detta dell’Associazione dei sindaci sardi, «la mancanza di figure di operai qualificati; l’impossibilità di assegnare mansioni superiori; il mancato passaggio dei dipendenti al comparto regionale con la definizione del percorso tracciato dalle leggi regionali 43/2018 e 6/2019 e lo stallo in seno al Coran stanno determinando una situazione complicata per chi, a livello locale, dovrà gestire la campagna antincendio 2020 sui territori: comuni, sindaci, servizi territoriali di Forestas, Corpo Forestale e Protezione Civile».
Anci Sardegna chiede il superamento di questa situazione di stallo ed una soluzione definitiva a questa delicata situazione.

Antonio Caria

 

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L’attualità di questi giorni evidenzia, ancora una volta, come scienza e ricerca siano risorse importanti per il futuro.  Da 9 anni l’associazione torinese Centro Scienza Onlus organizza il Premio Giovedì Scienza, dedicato ai ricercatori under 35 di tutti gli enti di ricerca italiani.

Il premio è nato nel 2011 per incoraggiare i protagonisti della ricerca alla comunicazione della scienza, per offrire loro risorse e strumenti per divulgare le proprie ricerche.

Le nove edizioni hanno coinvolto 494 candidati con le loro ricerche, dalla Biologia alla Neurologia, dall’Astrofisica all’Ingegneria e all’Informatica.

64 le candidature pervenute per l’edizione 2020, 35 ricercatrici e 29 ricercatori, provenienti dalle principali università e centri di ricerca italiani. 101 referees hanno valutato i candidati e selezionato in base al merito scientifico la rosa dei dieci finalisti.

L’assegnazione del Premio è in programma il 23 settembre a Torino, presso la sede di Unimanagement – Unicredit.

I 10 finalisti saranno chiamati a raccontare in poco più di 6 minuti il proprio progetto. Una competizione a suon di dati scientifici e suggestioni in cui vincerà il merito ma rivestirà un ruolo cruciale anche la dote comunicativa. A giudicare gli interventi una Giuria Tecnica, composta da 5 professionisti, Accademici ed esperti della comunicazione scientifica, ed una Giuria Popolare, composta da 5 classi delle scuole secondarie di secondo grado.

Per il vincitore è previsto un premio in denaro del valore di 5000 euro e l’opportunità di raccontare la propria ricerca al pubblico di GiovedìScienza con una conferenza dedicata nell’edizione 2020/2021.

I dieci Finalisti 2020 sono:

  1. Giovanni Baccolo, Università degli Studi di Milano – Bicocca
  2. Matteo Bertagni, Politecnico di Torino
  3. Eleonora Conca, Università degli Studi di Torino
  4. Erika Dematteis, Università degli Studi di Torino
  5. Veronica Ferrero, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – sezione di Torino
  6. Marilena Marraudino, NICO Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi – Università di Torino
  7. Marco Miniaci, Politecnico di Torino
  8. Emanuele Penocchio, Scuola Normale Superiore di Pisa
  9. Arianna Sala, Università Vita – Salute San Raffaele di Milano
  10. Livia Soffi, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – sezione di Roma

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La RAI Radiotelevisione Italiana, società del servizio pubblico radiotelevisivo ed una delle più grandi aziende di comunicazione, assumerà 80 impiegati ed operai, in qualità di Tecnici della Produzione. I candidati, ai quali è richiesto il possesso del diploma, dovranno occuparsi della realizzazione, installazione e manutenzione di tutti gli impianti e di tutte le apparecchiature; della regolazione di apparati e del montaggio dei prodotti operando direttamente alla realizzazione di produzioni radio televisive; della collaborazione, in fase di impostazione dei programmi, sulla scelta e sull’impiego dei mezzi, anche per gli aspetti artistici delle produzioni stesse; di provvedere all’esercizio tecnico della trasmissione, svolgendo tutte le attività strumentali che si rendano necessarie sia in interno che in esterno; di provvedere a tutte le operazioni relative alla realizzazione e messa in onda di produzioni televisive o di produzioni radiofoniche; di effettuare la messa a punto delle telecamere ed il loro posizionamento, etc. Le risorse individuate saranno assegnate, sulla base delle esigenze produttive dell’Azienda, nella Sede Regionale aziendale prescelta dal candidato e indicata nella domanda di partecipazione.

La selezione sarà effettuata tramite due fasi…

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://suntini.it/diariolavoro_rai_6_20.html .

 

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Nonostante l’appello alla collaborazione del presidente Christian Solinas, la maggioranza in Consiglio regionale non ha ammesso la discussione sugli ordini del giorno presentati dai consiglieri regionali del PDcontenenti alcune proposte sulla ripartenza e sulla ricostruzione post Covid nei settori sanitari, economici e della scuola. Per questo motivo, preso atto dell’indisponibilità della maggioranza a discutere nel merito le questioni proposte, gli ordini del giorno sono stati trasformati in mozioni urgenti.

I temi sonole risorse necessarie per fronteggiare la ripartenza e la ricostruzione; gli strumenti finanziari presentati dalla Commissione europea per contenere gli effetti della pandemia e sostenere la ripartenza e la ricostruzione nei paesi membri dell’area euro; le iniziative politiche ed istituzionali da assumere.

Gli strumenti finanziari proposti sono il Recovery Found ed il MES, per l’accesso ai quali la Commissione europea e l’Eurogruppo impongono tempi rapidi e progetti con chiari obiettivi di riforma.

1) Dal Recovery Found, all’Italia dovrebbero essere destinati circa 170 miliardi di euro, il 60% di sovvenzioni e il 40% di prestiti, circa

Le risorse del Recovery Found sulle quali il Governo nazionale, i prossimi giorni, avvierà le consultazioni per la determinazione dei criteri e degli obiettivi di riforma, saranno destinati alla realizzazione di investimenti infrastrutturali, talmente importanti da riguardare i settori dell’economia verde, del digitale, della scuola, ma anche dell’insularità e della continuità territoriale.

2) Dal MESl’Italia potrebbe utilizzare sino a 37 miliardi circa, a condizioni di vantaggio irripetibile per interventi sulla sanità.

Le risorse previste nel MES – secondo il gruppo PD – consentirebbero di realizzare nuovi investimenti infrastrutturali di ammodernamento tecnologico sulla sanità anche in Sardegna; interventi di cui la nostra regione ha terribilmente bisogno e che, se non li si facesse ora, l’occasione non sarà più ripetibile.

La richiesta del gruppo PD al presidente della Regione è di intraprendere tutte le iniziative politiche, istituzionali e persuasive, nei confronti del Governo nazionale, sulla scorta di altri Presidenti di Regione, al fine di non lasciarsi sfuggire l’occasione del MES e, poi, provvedere, urgentemente, previa consultazione delle parti politiche e sociali, alla elaborazione di un vero e proprio Recovery Plan della Sardegna, per arrivare a incidere sulla determinazione dei criteri e delle misure che il Governo nazionale si accinge a varare entro l’estate.

«Il tempo degli annunci e della colpa degli altri è terminato – conclude il gruppo del PD -, il presidente e la giunta non condannino la Sardegna e i sardi ad inseguire ulteriori gravi e irrecuperabili ritardi

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L’incontro tenutosi questa mattina nella sede Area di via Angioy, a Carbonia, è stato organizzato a seguito dell’iniziativa di un comitato di cittadini, guidato da Daniele Mele, dirigente del sindacato autonomo Confsafi. Circa duecento persone si sono ritrovate sul piazzale della sede Area, ad attendere l’assessore regionale dei Lavori pubblici, Roberto Frongia, e del commissario regionale Area, Roberto Neroni. A Daniele Mele abbiamo chiesto cosa si aspettano questi cittadini.

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All’incontro con l’assessore regionale dei Lavori pubblici Roberto Frongia ed il commissario regionale di Area Roberto Neroni, svoltosi stamane nella sede Area di Carbonia, erano presenti il sindaco di Carbonia Paola Massidda, il vicesindaco ed assessore dei Lavori pubblici Gian Luca Lai e l’assessore dell’Urbanistica Luca Caschili. Prima dell’inizio, abbiamo intervistato Gian Luca Lai.

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10223063538044795/