24 December, 2025

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Enel Italia ha siglato un accordo con le segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali del settore elettrico volto a tutelare i lavoratori dell’azienda impegnati in attività operative che non possono essere effettuate da remoto e che, in ottica di sicurezza legata all’emergenza determinata dal Covid-19, in questo momento sono ridotte o sospese. Si tratta del personale che svolge attività in esterno e a possibile contatto con altre persone.

L’accordo rappresenta una novità, non solo per il settore elettrico, poiché utilizza misure contrattuali straordinarie e innovative per rendere l’attuale organizzazione emergenziale sostenibile, attraverso strumenti come la flessibilità con recupero dell’orario e il coinvolgimento solidaristico attivo su base volontaria di ciascun lavoratore, manager compresi, e dell’Azienda con la donazione delle ferie.

«L’intesa raggiunta con le organizzazioni sindacali – commenta Patrizia Grieco, presidente di Enel rappresenta l’applicazione concreta dei valori della solidarietà e della responsabilità in un momento particolarmente difficile per il Paese, garantendo una soluzione con cui tutti, all’interno dell’Azienda, possono fare la propria parte. In ottica di sostenibilità e di impegno a favore del Paese, il ricorso a strumenti innovativi sottolinea l’attenzione di Enel nei confronti di settori industriali e attività maggiormente impattati dalla crisi.»

Per i periodi di inattività dovuti all’emergenza ai dipendenti interessati verranno riconosciute giornate di permesso retribuito con recupero, che potranno essere compensate alla ripresa delle attività nelle successive prestazioni di ore di lavoro eccedenti il normale orario lavorativo, per le quali verrà comunque riconosciuta la maggiorazione di straordinario. Per ridurre drasticamente il numero di ore da recuperare, Enel ha creato un sistema solidaristico in cui saranno i dipendenti di ogni inquadramento, impiegati, quadri, dirigenti e personale operativo a poter scegliere di donare una o più giornate delle proprie ferie, che saranno poi ripartite tra i dipendenti interessati per contribuire alla compensazione dei permessi retribuiti a recupero. La “Banca delle ferie” avrà da subito a disposizione un numero di giorni donati dall’azienda pari al numero dei dipendenti in forza in Italia e fino a fine maggio potrà raccogliere le ferie donate su base volontaria.

In questo periodo emergenziale, l’Azienda inoltre intensificherà in uno spirito di collaborazione lo svolgimento dell’attività formativa prevedendo almeno 3 giorni di formazione.

L’accordo rientra tra le azioni messe in campo da Enel di fronte all’emergenza dovuta al diffondersi del virus Covid-19. L’azienda ha attuato misure per la tutela della salute dei propri dipendenti garantendo allo stesso tempo la sicurezza e continuità del servizio. Inoltre, per rispondere alle esigenze sanitarie e di assistenza del Paese, attraverso Enel Cuore, la Onlus del Gruppo, l’azienda ha stanziato 23 milioni di euro a sostegno delle attività della Protezione Civile per il contrasto all’emergenza epidemiologica; delle strutture sanitarie per la creazione di nuovi posti letto e acquisto di apparecchiature; e del terzo settore per garantirne la sicurezza e la continuità dell’operato. A queste attività si aggiunge il sostegno alle Amministrazioni locali impegnate ad aiutare da subito coloro che più di altri sono messi in difficoltà dall’emergenza e, successivamente, per la ripresa delle attività.

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In riferimento all’articolo pubblicato ieri Il Centro emergenze Covid-19 a Carbonia e non più a Iglesias. E’ il progetto cui lavora l’ATS all’interno del Sirai , abbiamo ricevuto stamane una nota di precisazione da parte dell’ufficio stampa dell’ATS Sardegna che riportiamo integralmente.

«In merito alla notizia apparsa sul periodico la Provincia del Sulcis Iglesiente, nella quale si fa riferimento a un presunto cambio nell’individuazione della struttura di riferimento per la degenza di eventuali pazienti Covid, si ritiene necessario fare alcune precisazioni:
La notizia ipotizzata è assolutamente priva di fondamento, in base alla DGR 17-10 del 1 aprile, infatti, è Iglesias l’area di riferimento individuata per tale scopo.
Tuttavia, un’efficace organizzazione impone di individuare all’interno di tutte le strutture ospedaliere un’area protetta nella quale collocare pazienti, che pur già presenti in Ospedale, dovessero manifestare sintomatologia compatibile con positività a Covid-19, in attesa dell’esito del tampone. In caso di positività il pz su decisione dell’unità di crisi locale verrebbe trasferito in questa fase al SS Trinità e, nel caso si rendesse necessario, passare alla fase 2 nella struttura Covid di Iglesias.

Si chiede massima collaborazione per la diffusione di una corretta informazione, al fine di evitare fraintendimenti e inutili allarmismi.»

Fin qui la nota di precisazione dell’ufficio stampa dell’ATS Sardegna, nella quale si conferma l’individuazione di Iglesias come area di riferimento per le emergenze Covid-19 e, al tempo stesso, l’individuazione «all’interno di tutte le strutture ospedaliere di un’area protetta nella quale collocare pazienti, che pur già presenti in Ospedale, dovessero manifestare sintomatologia compatibile con positività a Covid-19, in attesa dell’esito del tampone». Sarebbe auspicabile che queste aree protette venissero individuate in locali ben distanti dagli altri reparti, per evitare promiscuità tra gli stessi, perché i pazienti poco sintomatici in fase di incubazione, sono altamente contagiosi, come confermano le esperienze drammatiche che si stanno vivendo nelle strutture sanitarie del Nord Italia, proprio per la presenza di questi casi sospetti.

Nel primo pomeriggio, l’ATS Sardegna ha fornito un’ulteriore precisazione, nella quale rimarca che «la delibera regionale del 1 aprile parla di P.O. di Iglesias, quindi individua quell’area come riferimento per il reparto Covid. L’individuazione della struttura è ancora oggetto di valutazione da parte dell’Unità di crisi regionale e sarà comunicata nei prossimi giorni».

DGR 17-10 1.04.2020

 

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Il Centro emergenze Covid-19 a Carbonia e non più a Iglesias. E’ questo il nuovo scenario che si sta aprendo in queste ore per dare soluzione all’emergenza nel territorio del Sulcis Iglesiente. E’ del 21 marzo scorso la notizia che il comune di Iglesias ha chiesto che l’ospedale Santa Barbara sia adibito a struttura di emergenza per il Coronavirus, per tre motivazioni precise:
1 – Tutela operatori sanitari
2 – Evitare promiscuità tra reparti
3 – Rischio di compromettere le funzioni del CTO di Iglesias e del Sirai di Carbonia, a causa della continua mobilità di operatori tra i due ospedali.

Oggi, a distanza di poco più di due settimane, si apprende che il Centro emergenze Covid-19 si vorrebbe crearlo dentro i reparti di degenza dell’ospedale Sirai di Carbonia. E’ quantomeno imprudente solo pensare una soluzione di questo genere, perché un reparto siffatto dovrebbe avere percorsi separati dagli altri (ascensori, scale vitto, farmacia, bombole d’ossigeno, salme, medici ed infermieri, prodotti di risulta come camici e mascherine inquinati, etc.). E’ quello che è successo prima a Codogno e poi a Sassari e sappiamo che da lì ha iniziato ad infuriare il virus in Italia e nel Nord Sardegna.
Va assolutamente evitato l’“assembramento” con aggregazione di reparti in uno spazio ristretto, come impone il “Decreto Conte”.
I Sindaci, le più alte autorità sanitarie, dovrebbero darne notizia alla Protezione Civile guidata da Angelo Borrelli, perché fermi sul nascere un progetto tanto rischioso.

Mi pare necessario che i sindaci di tutto il territorio pretendano che i Covid ospedalizzati vengano sistemati in un padiglione separato, lontano dai ricoveri ordinari. E ricordo ancora una volta, che all’ospedale Sirai di Carbonia, c’è una megastruttura per infettivi, con tanto di camere a pressione negativa, realizzata negli anni ’90, negli anni di maggior diffusione dell’epidemia di AIDS. Si tratta dell’edificio in cui è ospitato l’attuale Servizio di Diabetologia, situato dietro l’ex Pediatria e, giustamente, situato a distanza di sicurezza da tutti gli altri reparti. La struttura è inoltre dotata di un impianto di sterilizzazione tecnicamente preparato per infettivi.

Mario Marroccu

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Dal 14 marzo sono 18.713 i controlli realizzati dal Corpo forestale della Regione Sardegna per vigilare sul rispetto delle regole stabilite per l’emergenza epidemiologica da Covid-2019.
Nella giornata di ieri sono stati effettuati 796 controlli: 218 nell’area di Cagliari, 49 Iglesias, 49 Oristano, 186 Sassari, 88 Tempio, 121 Nuoro, 85 Lanusei. Sono state sanzionate 33 persone (12 a Cagliari, 8 a Sassari, 7 a Tempio, 5 ad Oristano, 1 ad Iglesias), per un totale (dal 14 marzo) di 288.
Inoltre, nello scalo di Porto Torres, sono stati controllate 11 persone sbarcate dal traghetto proveniente da Genova, 20 in arrivo da Civitavecchia e 37 passeggeri, con 3 auto e 2 camion, arrivati da Barcellona.

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Sono saliti a 907 i casi di positività al Covid-19 riscontrati in Sardegna dall’inizio dell’emergenza. I ricoverati con sintomi sono 126, i pazienti in terapia intensiva 25, gli ospedalizzati complessivamente 151, 664 i pazienti in isolamento domiciliare.

Le persone attualmente positive sono 815, 26 i nuovi attualmente positivi, 49 i dimessi (in attesa di conferma dall’Istituto Superiore di Sanità). I deceduti sono saliti a 43. I tamponi effettuati sono 7.157. 

Sul territorio, dei 907 casi positivi complessivamente accertati, 146 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari (+2 rispetto all’ultimo aggiornamento), 71 nel Sud Sardegna (+8), 24 a Oristano (+4), 65 a Nuoro (+3), 601 (+16) a Sassari.

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Il primo caso di positività al Coronavirus (ricoverato con sintomi), in Sardegna, è stato riscontrato il 3 marzo, su 29 tamponi eseguiti. Lo stesso giorno in Italia, i casi erano 2.502, già 79 i decessi, tutti nelle regioni del Nord (55 il Lombardia, 18 in Emilia Romagna, 3 in Veneto, 2 nella Marche – unica regione del Centro Italia allora coinvolta – e 1 in Liguria).

Il secondo caso in Sardegna, dopo un giorno di tregua, è stato riscontrato il 5 marzo (ancora ricoverato con sintomi), su 50 tamponi eseguiti. In Italia il numero totale dei casi era salito a 3.858, con 148 decessi (98 in Lombardia, 30 in Emilia Romagna, 10 in Veneto, 4 nelle Marche, 2 in Piemonte, 3 in Liguria e i in Puglia).

Il 7 marzo i casi di positività in Sardegna sono saliti a 5, 2 dei quali ricoverati con sintomi, 3 in isolamento domiciliare, su 99 tamponi eseguiti. In Italia il numero totale era salito ancora a 5.883, 233 i decessi (154 in Lombardia, 48 in Emilia Romagna, 13 in Veneto, 5 in Piemonte, 6 nelle Marche, 1 nel Lazio, 4 in Liguria e 2 in Puglia).

Una settimana più tardi, il 14 marzo, il numero dei casi, in Sardegna, è cresciuto a 47, 14 ricoverati con sintomi, 33 in isolamento domiciliare, su 530 tamponi eseguiti. In Italia il numero dei casi è cresciuto esponenzialmente a 21.157, su 109.170 tamponi eseguiti, con ben 1.441 decessi, il numero più elevato in larga misura in Lombardia, 966, ma ormai diffusi in tutte le Regioni (ancora escluse solo Sardegna, Calabria, Molise e Basilicata).

I primi due decessi, in Sardegna, si sono verificati il 15 marzo, quando i caso di positività erano saliti a 77, su 613 tamponi eseguiti, 16 ricoverati con sintomi, 59 in isolamento domiciliare. I casi totali in Italia erano 24.747, su 124.899 tamponi eseguiti, 1.809 i decessi.

I primi pazienti ricoverati in terapia intensiva, 4, in Sardegna, sono stati posti il 17 marzo, quando i casi totali erano saliti a 117, su 1.003 tamponi eseguiti, con 36 pazienti ricoverati con sintomi, 75 in isolamento domiciliare e 2 deceduti. In Italia il giorno i casi totali erano 31.506, su 148.657 tamponi eseguiti, con 2.060 in terapia intensiva e 2.503 decessi.

Il 21 marzo i casi totali di positività, in Sardegna, sono diventati 330, su 2.297 tamponi eseguiti, 65 pazienti ricoverati con sintomi, 16 in terapia intensiva, 240 in isolamento domiciliare, 4 deceduti. In Italia i casi totali erano diventati 53.578, su 233.222 tamponi eseguiti, i pazienti in terapia intensiva 2.857, i deceduti 4.825.

Crescita esponenziale ancora nei giorni successivi ed il 28 marzo, in Sardegna, i casi totali sono saliti a 624, su 4.225 tamponi eseguiti, con 95 pazienti ricoverati con sintomi, 22 in terapia intensiva, 452 in isolamento domiciliare e 26 deceduti. In Italia, in una settimana i casi sono cresciuti di quasi il 58%, fino a 92.472, su 429.526 tamponi eseguiti, 10.023 deceduti.

Ieri, infine, 4 aprile 2020, in Sardegna i casi totali di positività sono arrivati a 874, su 6.789 tamponi eseguiti, con 123 pazienti ricoverati con sintomi, 642 in isolamento domiciliare, 24 in terapia intensiva, 41 deceduti. In Italia si è arrivati a 124.632 casi totali, su 657.224 tamponi eseguiti, 20.010 ricoverati com sintomi, 3.994 in terapia intensiva, 55.270 in isolamento domiciliare e 15.361 deceduti (8.656 in Lombardia, 1.977 in Emilia Romagna, 1.128 in Piemonte, 607 in Veneto, 307 in Toscana, 574 nelle Marche, 542 in Liguria, 212 nel Lazio, 186 in Campania, 210 a Trento, 197 in Puglia, 145 in Friuli Venezia Giulia, 111 in Sicilia, 153 in Abruzzo, 146 a Bolzano, 41 in Umbria, 41 in Sardegna, 49 in Calabria, 82 in Valle d’Aosta, 11 in Basilicata, 11 nel Molise).

Sul territorio regionale, dei 874 casi positivi complessivamente accertati, 144 sono stati riscontrati nella Città Metropolitana di Cagliari, 63 nel Sud Sardegna, 20 a Oristano, 62 a Nuoro, 585 a Sassari.

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E’ stato rinviato il flash mob previsto per oggi a Cagliari, organizzato da infermieri, volontari e Protezione civile, per ringraziare le forze dell’ordine impegnate nell’emergenza Covid-19. La decisione è stata assunta d’intesa con il Questore, valutati i recenti contesti epidemiologici presenti nella città capoluogo. La manifestazione si sarebbe dovuta svolgere sul piazzale antistante la Questura, in via Amat. Era previsto che per trenta secondi le sirene dei mezzi di soccorso venissero accese per rappresentare l’abbraccio ideale di tutta la Sardegna alle nostre Forze dell’Ordine nessuna esclusa. Ne ha dato notizia Graziano Lebiu, presidente dell’OPI Carbonia Iglesias.

 

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Il Settore Tecnico della F.I.G.C., al termine del corso regionale tenutosi a Iglesias, dal 30 settembre 2019 all’11 gennaio 2020, ha abilitato 36 nuovi allenatori di giovani calciatori. Di seguito, l’elenco dei nuovi tecnici abilitati:

Graziano Angioni, Roberto Armas, Claudio Atzori, Daniele Basciu, Paolo Bertoli, Gian Pietro Boi, Antonio Bortolini, Nicola Congiu, Valentino Corrias, Nicola Demontis, Antonio Dessì, Felipe Fais, Massimiliano Falchi, Piero Fele, Roberto Figus, Claudio Fiori, Manuel Floris, Luca Garau, Salvatore Lai, Antonio Mannai, Nicola Marongiu, Riccardo Matere, Gianfranco Matta, Daniele Meloni, Sergio Opisso, Marco Peddis, Giuseppe Pili, Nicola Pilloni, Anna Piras, Andrea Pisu, Federico Rubiu, Daniele Schirru, Simone Sotgiu, Attilio Uccheddu, Alberto Usai, Gabriele Zuddas.

 

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Renato Loddo, l’infermiere del reparto Dialisi dell’ospedale Sirai di Carbonia, parte questa mattina a bordo di un aereo della Guardia di Finanza, destinazione Asl 1 Sistema Sanitario Regione Liguria, ospedale di Sanremo, con il contingente di infermieri individuato dalla Protezione Civile, dove presterà la sua opera professionale in soccorso alle popolazioni e ai sanitari così pesantemente provati dall’emergenza Covid-19. Gli infermieri in partenza, nei prossimi minuti, riceveranno la visita ed il saluto del ministro per gli Affari regionali e le Autonomia, Francesco Boccia.

Sono 93 i professionisti che, tra ieri ed oggi, raggiungeranno le strutture sanitarie impegnate a fronteggiare l’emergenza in corso, nell’ambito dell’iniziativa “Infermieri per Covid”Un secondo contingente, con altri infermieri sardi, partirà il prossimo 10 aprile.