24 December, 2025

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Il nostro stile di vita è già cambiato. In futuro si modificherà ancora e in modo stabile. Non sappiamo quanto durerà l’epidemia. Ad un certo punto la curva statistica raggiungerà un “plateau”, poi inizierà la discesa. Pian piano, si passerà da Epidemia ad Endemia, con focolai sparsi.
Quando arriverà il vaccino, e se sarà efficace nel tempo, si tornerà ad uno stile di vita simile, ma diverso da quello precedente. Ma quando arriverà il vaccino? Se tutto va bene fra 18, 24 mesi.
Questa è una visione ottimistica. Nel caso della Malaria il vaccino non è stato ancora trovato, nonostante lo si cerchi dalla fine del 1800. Il fatto che la Malaria sia endemica, in luoghi isolati dal Mondo Occidentale, la rende tollerabile e non se ne parla. Così pure non si parla più del virus Ebola, della Chikungunia, della Dengue, della Zika, della febbre del Nilo Occidentale e altre malattie contagiose.
L’epidemia da Coronavirus invece si è installata nella parte più ricca del Mondo, la nostra, e per ora è in rapida espansione. Il Mondo Occidentale adeguerà il suo stile di vita alla esigenza di
evitare il contagio.
Nel termine stesso “CONTAGIO” vi è descritto il meccanismo della diffusione del virus. Contagio deriva del latino “CUM TANGERE, “TOCCARE INSIEME”. Da cui deriva la parola “contatto”. Il “contatto interumano” è la via di trasmissione del virus. La sospensione del contatto tra persone è l’unico metodo efficace per arrestarne la diffusione. Il contatto può essere “fisico”. Questo avviene toccando con le mani le secrezioni provenienti dalle vie respiratorie di un soggetto infetto; poi con le mani tocchiamo il nostro volto, e nel volto ci sono  la bocca, il naso, gli occhi. Da queste tre vie il virus entra nel nostro sistema respiratorio. E’ praticamente inevitabile controllare l’istinto di toccarsi il viso, visto che in media lo tocchiamo 1000-1500 volte al dì. Da questa tendenza all’autopalpazione inconscia deriva l’ordine tassativo di lavarsi le mani con grande frequenza.
Esiste un altro tipo di contatto interumano: il contatto “verbale”. Esso è necessario per la comunicazione da vicino. L’essere umano è, tra le specie animali, quella più garrula, anche più di certi uccelli. Ha sviluppato la capacità di comunicare utilizzando la modulazione della voce.
La modulazione dei suoni è il meccanismo propulsivo che usa il virus per diffondersi. Esso avviene attraverso l’attivazione dell’apparato vocale che è costituito da: le corde vocali, il velopendulo, il palato, la lingua, le labbra e i denti. La produzione vocale avviene esercitando una compressione dell’alito espirato dalla trachea, che viene emesso facendo vibrare le corde vocali, atteggiando la
lingua e le labbra in modo da emettere suoni variabili. Questo comporta l’espulsione, con l’alito, di microgoccioline potenzialmente ricche di batteri e virus. Quando questi sono patogeni si trasmettono, all’indirizzo dell’ascoltatore che sta davanti a noi. Egli riceve il messaggio verbale accompagnato da migliaia di invisibili microgoccioline potenzialmente infette. Chi è davanti a colui che parla respira e, nella fase inspiratoria, aspira con l’aria quanto gli viene proiettato.

Lo scopo della mascherina chirurgica posta sul volto è quello di frenare il getto di microgoccioline di chi parla. Non impedisce al virus l’uscita ma attenua notevolmente la forza del getto di gocce verso l’ascoltatore. Se poi l’ascoltatore indosserà a sua volta la mascherina chirurgica, avrà indosso una barriera capace di attenuare ulteriormente lo spray di goccioline di saliva e aerosol dell’alito che gli verrà proiettato da chi parla. La maschera chirurgica ha lo scopo di attenuare la forza di proiezione del virus dalla bocca all’ambiente, e di ridurre fortemente la carica virale destinata all’ascoltatore. Nel caso in cui la mascherina dell’ascoltatore avesse lo strato esterno di tela verniciato di resina idrorepellente, le goccioline verrebbero ancor più respinte e attenuate. Naso e bocca sarebbero in tal caso ancor più riparate.
Gli occhi devono essere protetti a loro volta con una barriera trasparente, atta a sbarrare al virus, la strada delle congiuntive.
Le mani devono essere protette con guanti idrorepellenti.
La protezione del volto e delle mani deve essere adottata da tutti indistintamente. Il motivo sta nel fatto che tutti siamo potenzialmente portatori sani del virus, e pertanto contagiosi. Questi provvedimenti vanno presi nel rispetto del prossimo che deve essere tenuto indenne dalla nostra sospetta contagiosità.
Visto che la Pandemia non potrà cessare del tutto finché non si troverà il vaccino, è evidente che fino a quel momento il nostro stile di vita si adeguerà alla nuova esigenza della distanza sociale.
Il saluto con stretta di mano e gli abbracci e baci sono già sospesi. Cambieremo il modo di salutarci da vicino . Forse basterà un cenno del capo, o un semplice sorriso, o un parola di augurio.
La stretta di mano entrò nell’uso anticamente come segno di pace o per suggellare un contratto.
Tale usanza si radicò in Occidente durante la Guerra dei 100 Anni tra Inghilterra e Francia (1336- 1452). La mano tesa senza armi offriva allo sconosciuto la prova di non aggressività e la pace. Durante quella guerra, i viandanti procedevano sul lato sinistro della strada e controllavano il viandante dell’altro lato che veniva incontro, pronti a sfoderare l’arma per proteggersi da un attacco. Dopo 600 anni il costume di viaggiare a sinistra persiste ancora oggi in Inghilterra mentre è scomparso nell’Europa continentale. La guida a sinistra in Inghilterra è una eredità della Guerra dei 100 Anni.
Nei regni e ducati dell’Italia e dell’Europa Medioevale, al tempo delle epidemie, ero d’uso certificare il proprio stato di buona salute quando si entrava in un’altra città o si superava un confine. Il documento si chiamava “bollettino di sanità”. Anche le navi che attraccavano nei porti dovevano avere le “Fedi di Sanità”. In mancanza di queste non potevano avvicinarsi e se non si allontanavano venivano cannoneggiate. I confini e gli ingressi alle città erano presidiati dai “magistrati di sanità”, che erano gli equivalenti degli attuali “ufficiali sanitari”. Il dovere di lavarsi le mani e fare abluzioni 6 volte al dì, raccomandato dal Corano, è un comandamento religioso nato da esigenze sanitarie. Attraverso la penisola Arabica e la Persia passavano la “via della seta” e la “via delle spezie”. Queste vie mettevano in comunicazione la Cina e l’India con l’Occidente. Quando esplodevano epidemie asiatiche, i virus e i batteri attraversavano queste vie di commercio e prima di raggiungere l’Europa attraversavano il territorio islamico lasciando la loro traccia mortifera. Per reazione l’Islam produsse regole igieniche rigorosissime, rafforzate dall’imperativo religioso.
Secondo gli storici della Medicina Medioevale per questo motivo la “peste nera” che spopolò l’Europa nella epidemia del 1347-1348, non si diffuse tra i musulmani.
Anche l’usanza di celare il volto in teli avvolgenti di lino e cotone in quei Paesi aveva lo scopo sia di proteggersi dal sole e dalle polveri, che quello igienico di filtrare l’aria respirata. I costumi femminili  dell’Islam hanno una forte motivazione igienica – preventiva nei confronti delle malattie respiratorie da contagio.
Il divieto di mangiare carne di maiale, secondo gli storici della medicina, era in origine una prescrizione di tipo sanitario per contrastare la diffusione della “Cisticercosi”, che era (ed è ancora in certe aree della Sardegna) una piaga sanitaria gravissima provocata dal consumo di carne di maiale nei Paesi mediorientali.

PROBABILI CAMBIAMENTI DEI COSTUMI DOPO IL CORONAVIRUS
Da quanto detto si capisce che l’unico strumento di difesa dal virus è il “DISTANZIAMENTO TRA LE PERSONE”.
– Lo stare a casa ci distanzia dalle altre famiglie.
– La mascherina che copre naso e bocca crea un diaframma tra noi e l’altro.
– I guanti sono un impedimento al contatto diretto con gli oggetti toccati dagli altri.
– Gli occhiali distanziano le nostre congiuntive dallo spray di aerosol del fiato espirato dagli altri.
– il lavaggio reiterato delle mani allontana da esse le goccioline espirate dagli altri.
Vi è dell’altro:
– Anche tutto il capo è interessato dalla ricaduta di goccioline sospette.
– Così pure gli abiti e anche le scarpe.
PERTANTO
Il distanziamento dagli altri, in casi particolari, deve essere perfezionato con la copertura del capo e del corpo con una tuta integrale, gambali e sovrascarpe. Il volto, compresa la fronte e il collo saranno ancora meglio protetti indossando uno schermo totale in plexiglas trasparente.
Le mani saranno perennemente vestite con guanti usa e getta o sterilizzabili.
Il futuro della ripresa dei contatti umani verrà regolato da un ordine perentorio:
“GRADUALITA’”.
Significa che ci vorrà molto tempo per entrare nella “normalità” e che questa sarà di nuovo tipo. Pertanto per un lungo periodo il nostro modo di vivere subirà modificazioni. Alcune di queste resteranno per sempre.
Visto che sarà necessario riprendere il lavoro per creare ricchezza e contribuire alle casse dello Stato, dovremo accettare dei compromessi tra il rischio del contagio e la necessità di ridare vita all’economia produttiva.
Passeremo dall’“abolizione” del contatto col prossimo al “contatto controllato”. Il rischio sarà elevato e tutti ne saremo consapevoli. Tale consapevolezza aumenterà la nostra attenzione allo stato di salute dell’“altro” e saremo molto sospettosi. La mascherina chirurgica verrà indossata da tutti. Diventerà un capo d’abbigliamento. La moda ne produrrà di tutte le fogge: quelle per ragazzi e quelle per adulti; quelle più seriose e quelle più vezzosette; quelle esibizioniste e quelle più dimesse; quelle impreziosite da artisti e quelle poverelle. Forse assumerà diverse forme come: sciarpe impermeabilizzate; mantelle chiuse sotto la linea degli occhi, o passamontagna coprenti anche il capo.
L’unico luogo in cui saremo liberi dalla schermatura del viso sarà l’ambito familiare. Sarà l’unico luogo in cui avremo certezza dello stato di salute degli altri, sia per la conoscenza più intima dei nostri  congiunti, sia perché ci preoccuperemo di preservarli dai contagi.
La Famiglia diventerà una fortezza dell’isolamento dal virus. Si rafforzeranno i legami familiari e si ricostituiranno quei rituali millenari di convivenza ristretta nel proprio ambito privato. Si rivedrà la Famiglia riunita nella sua casa, sia per esigenze quotidiane come il desinare e programmare il futuro immediato, sia nelle riunioni delle cerchie parentali per nascite e morti. Un caso particolare saranno i matrimoni, condizione in cui due ambiti familiari diversi si fonderanno nel progetto di una progenie comune a cui verrà trasmessa la certezza di sostegno per la salvaguardia della salute.
La convivenza si baserà sulla fiducia che tutti i componenti si adopereranno per non portare mai il virus all’interno della comunità familiare.
Quando si augurerà il “Buongiorno” o si dirà “salve” si eserciterà il preciso controllo sulla salute dell’altro interrogandolo esplicitamente: «Come stai?».
Il lavoro verrà fortemente condizionato dall’incombenza del contagio.
L’artigiano abituato a lavorare in solitudine non modificherà il suo stile di vita.
Il lavoro intellettuale avverrà fondamentalmente sotto forma di “lavoro agile online”.
Il lavoro più complesso che comporta l’impiego di ruoli differenziati e interdipendenti imporrà la dotazione dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale).
Nelle scuole le lezioni saranno online, ma per certe materie la lezione sarà frontale. In tal caso saranno necessari i DPI. L’Insegnante sarà munito di maschera chirurgica come gli allievi.
Il lavoro clinico del Medico sul paziente imporrà l’uso di tute complete impermeabili al virus, copricapo, occhiali, maschere filtranti FFP2 e FFP3, visiere totali, guanti e
sovrascarpe. Nei casi più pericolosi il Medico indosserà schermature da astronauta.
Sterilizzerà o distruggerà i DPI. Il ritorno alla pratica religiosa, con l’esclusione di assembramenti, sarà incrementato dalla speranza e dalla necessità di conforto. Lo stesso vale per il ritorno all’arte come ricerca del “bello” condiviso a distanza.
La politica locale, nazionale e internazionale subirà cambiamenti; è difficile capire quali, ma certamente sarà espressione della ricerca di sicurezza e salute.
La “globalizzazione” dei prodotti commerciali resterà ma subirà cambiamenti. Si è visto lo stato di penuria di certi prodotti (vedi mascherine e alta tecnologia) dovuti alla passata politica industriale della delocalizzazione in altri paesi, e il rischio di chiusura delle frontiere e del traffico aereo e navale per ragioni sanitarie.
Il traffico navale e aereo delle merci sarà mantenuto, tuttavia il traffico delle persone subirà controlli serrati. Nelle frontiere fisiche fra stati, in quelle portuali e aeroportuali compariranno, rafforzate, delle figure di verifica sanitaria equivalenti ai “magistrati di Salute” del Basso Medio Evo.

I viaggi turistici in crociera subiranno una attenuazione seppure temporanea in attesa del vaccino.
L’uso di moneta digitale subirà un incremento visto che garantisce il distanziamento sociale. Anche i metalli di valore, le pietre preziose e le monete metalliche verranno scambiati ed accettati con facilità vista la possibilità di sterilizzazione. Nel Medio Evo i commercianti usavano, a fine giornata, immergere monete e pietre preziose in aceto per bonificarle.
Vedremo modifiche sostanziali nel Cinema e nella Letteratura. L’Epidemia, in tutte le sue implicazioni nel mondo dei sentimenti e degli interessi sociali diventerà il tema dominante.
Cambierà anche il sistema fiscale perché gli Stati dovranno reintegrare le perdite e finanziare il welfare per una sana convivenza civile. Ci sarà una laurea che avrà grande successo: Bioingegneria. I Bioingegneri saranno, oltre agli Epidemiologi, i controllori necessari dei DPI di ogni commercio umano. Con essi collaboreranno le parafarmacie che si convertiranno a distribuire, come novelli centri di abbigliamento, presidi sanitari totali.
Il burka sarà tollerato e la moda, nella sua rappresentazione del “bello”, lo renderà utile e gradevole.
Forse cambierà il modo di mangiare; aumenterà il consumo di pasti nel proprio domicilio.
Nei ristoranti verranno applicate norme igieniche ferree. I camerieri porteranno copricapo, maschere, e guanti usa e getta. Non vedremo più i cuochi maneggiare gli alimenti a mani nude, né cuoche che impastano la farina con mani guarnite di anelli e bracciali.
I guanti e le mascherine domineranno la scena. Impareremo a riconoscerci con pochi elementi di identificazione: gli occhi, la montatura degli occhiali, la mascherina e la voce.
Talvolta dovremo dichiarare il nostro nome.
Il lavoro della cura delle campagne, degli orti e dei piccoli allevamenti riprenderà vigore.
Riprenderanno vigore anche i piccoli negozietti di strada o di quartiere, dove il garante della salubrità del venduto sarà il gestore, che dovrà essere persona nota per affidabilità. La fonte di alimenti sarà rappresentato da prodotti locali garantiti. Ricompariranno i piccoli mattatoi comunali, la cui chiusura determinò la fine del piccolo allevamento familiare.
La cura dell’ambiente sarà un’esigenza più sentita. Prenderanno piede le “aree marine protette” ed i mari si ripopoleranno. Allora la pesca ridiventerà la regina del nostro territorio.

Mario Marroccu

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In questi giorni di emergenza Coronavirus, non dobbiamo dimenticare di aprire una finestra sulle altre malattie, tra le quali c’è la SLA.

Casualmente, l’altra sera, ho seguito un piccolissimo frammento di Frontiere, il programma di RAI 1 condotto da Franco di Mare.
Non voglio fare della pubblicità alla RAI, anche perché non ne ha bisogno, ma quel documento mi ha fatto riflettere su problemi di estrema importanza e mi riferisco in modo particolare alla recente presenza a Sanremo 2020 di Paolo Palumbo, giovane sardo affetto da SLA. Terminata la sua performance, che ha suscitato enorme commozione, è calato il sipario e tutto è stato accompagnato da un silenzio assordante.
Tutto quello che è stato descritto è un richiamo chiaro, forte, netto, rivolto soprattutto alla Sanità, perché vorremmo che ci fosse maggior attenzione su questa malattia,  senza dimenticare anche le tante altre malattie che meritano la stessa attenzione.
La Sanità pubblica in occasione dell’emergenza Coronavirus ha messo in campo tutte le sue energie, con il totale sacrificio e impegno di medici, infermieri, volontari.
A loro deve sempre il nostro perenne ringraziamento, ma una volta che l’emergenza sarà rientrata, bisognerà mettere mano alle carenze emerse ed andranno trovate adeguate risposte, con programmi di sviluppo e stanziamenti di risorse, non più rinviabili nel tempo.
Armando Cusa

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Il comune di Carbonia ha aperto un conto corrente bancario dedicato al “Fondo solidale emergenza Covid” con il seguente IBAN:

IT 06 L 01015 43850 000070727912

Nell’intestazione dovrà essere indicato come beneficiario “COMUNE DI CARBONIA” e nella causale “Donazione Emergenza Covid-19“.

Le somme raccolte saranno destinate esclusivamente alle finalità di supporto economico e assistenziale ai cittadini indigenti o comunque in grave difficoltà.

In un momento emergenziale come questo c’è più che mai bisogno della grande solidarietà che la città di Carbonia ha sempre dimostrato di avere.

L’Amministrazione comunale ringrazia, fin da subito, tutti coloro che con una donazione – piccola o grande che sia – daranno il loro contributo a questa giusta causa.

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Il comune di Sant’Antioco ha pubblicato il bando per l’ammissione ai contributi sotto forma di buoni spesa mensili da spendere negli esercizi commerciali antiochensi previsti a favore dei nuclei familiari più esposti ai rischi derivanti dall’emergenza epidemiologica Covid-19. Nello specifico, i fondi (la dotazione finanziaria è di 244mila euro) potranno essere utilizzati per beni di prima necessità (alimentari, acquisto bombole di gas, canoni di locazione, utenze). La durata dell’erogazione del sussidio monetario (che va da un minimo di 150 euro a un massimo di 350 mensili) è stabilita fino alla conclusione dell’emergenza e comunque fino alla disponibilità del fondo messo a disposizione dal comune di Sant’Antioco.

Tra i destinatari dell’intervento, figurano titolari di attività commerciali e/o artigianali chiuse negli ultimi 6 mesi, attualmente non beneficiari di supporti pubblici; dipendenti di attività commerciali e/o artigianali costrette a chiudere in seguito alle direttive dei DPCM indicati nel bando e attualmente non titolari di supporti pubblici; lavoratori saltuari. Mentre tra coloro che non potranno accedere ai contributi figurano anche i già titolari di sostegno pubblico, come Reddito di cittadinanza o Naspi. Per tutti i requisiti nel dettaglio si rimanda al bando e per informazioni o chiarimenti è possibile contattare gli uffici del Servizio sociale tramite e-mail all’indirizzo servizisociali@comune.santantioco.ca.it oppure tramite telefono, dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 12.00, ai numeri: 366 318 0370/ 351 122 4013.

Il bando è aperto dalla data di pubblicazione del presente avviso (1/04/2020) all’albo pretorio online e nel sito internet del Comune. Le domande di partecipazione devono essere presentate esclusivamente con il modulo predisposto dall’Ente da consegnare preferibilmente digitalmente:

–          via mail a servizisociali@comune.santantioco.ca.it;

–          via PEC del comune di Sant’Antioco protocollo@comune.santantioco.legalmail.it ;

–           in ultimo al Protocollo Generale tramite il Centralino del comune di Sant’Antioco (dal lunedì al venerdì dalle 11.00 alle 13.00)

Nel caso le domande venissero presentate in formato cartaceo presso l’ufficio protocollo, si raccomanda di porre in essere le dovute precauzioni tenendo debita distanza dalle altre persone, o entrando nel Palazzo comunale evitando assembramenti.

Tutta la modulistica, compreso l’avviso pubblico, sono reperibili nel sito istituzionale del comune di Sant’Antioco.

 

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«Mentre l’intera Europa e buona parte del pianeta è fermo a causa dell’emergenza sanitaria in corso, mente interi paesi si interrogano sul dopo, sugli errori del passato che hanno portato a questa crisi sanitaria, ambientale ed economica senza precedenti, su come riprendere una vita normale con più  attenzione verso la vita delle persone e del pianeta, la RWM di Domusnovas-Iglesias non si arresta, prosegue anzi imperterrita nel suo programma di espansione dello stabilimento per poter raddoppiare la produzione di ordigni bellici (bombe di aereo della serie MK, esplosivo PBX etc…) come se niente stesse accadendo.»

E’ ancora una volta critica, Italia Nostra Sardegna, sull’attività della RWM di Domusnovas.

«Nella prima metà di marzo gli uffici del SUAP del comune di Iglesias sono stati più che mai attivi nell’istruire numerose pratiche relative all’ampliamento dello stabilimento di Domusnovas-Iglesias – si legge in una nota -. La strategia è quella dello “spezzatino”, ormai collaudata negli anni. Nei giorni scorsi Italia Nostra Sardegna ha informato gli enti interessati di volersi costituire nel procedimento amministrativo, chiedendo di prendere visione dei relativi atti e alla Conferenza di Servizi di rigettare le nuove richieste per una serie di validi motivi:

a) L’assenza di una progettazione complessiva e di un Piano Attuativo dell’intero ampliamento, sostituita da richieste e successivo rilascio di autorizzazioni parcellizzate – talvolta anche più autorizzazioni per lo stesso edificio – vanifica e immiserisce i Nulla Osta Paesaggistici rilasciati per i singoli interventi in quanto impedisce la visione generale della trasformazione/distruzione dei luoghi attualmente in corso. L’area interessata è ritenuta di notevole interesse pubblico e classificata come “area boschiva” dal vigente PPR!

 b) Basterebbe un sopralluogo nel cantiere per rendersi conto dei danni prodotti al paesaggio dalla movimentazione terra, dalla creazione di terrapieni e di nuovi altipiani, dalle impressionanti modifiche apportate alla morfologia del terreno ed al paesaggio in generale, per capire che quell’intervento non poteva essere autorizzato in quel luogo e con le modalità seguite. Insomma, un’alterazione irreversibile e paesaggisticamente non mitigabile del territorio tanto da fargli perdere del tutto il suo originario aspetto.

 c) Come si è denunciato da tempo, quella fabbrica rappresenta un serio pericolo per la pubblica incolumità e per la salvaguardia dell’ecosistema in quanto stabilimento ad elevato rischio di incidente rilevante (d.lgs 105/2015 e d.lgs 334/1999), con un Piano di Sicurezza Esterno “scaduto” da ben 8 anni e mai aggiornato all’attuale produzione di ordigni bellici. Il tutto reso ancor più insostenibile dal rilascio da parte della provincia di una autorizzazione ambientale semplificata (l’A.U.A.), simile a quella che viene rilasciata a una piccola attività artigianale, anziché l’autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) più rigida e meno permissiva.

d) È attualmente in corso un procedimento davanti al TAR Sardegna (N. 00092/2019 REG.RIC.), promosso anche da Italia Nostra, riguardante numerosi motivi di illegittimità sull’ampliamento dello stabilimento RWM di Domusnovas-Iglesias. Uno degli atti impugnati riguarda proprio la realizzazione dei reparti R200 ed R210 interessati da una variante che dovrebbe essere approvata in una delle Conferenze di Servizi indette per i prossimi giorni. Si ritiene che sia oltremodo inopportuno in questa fase modificare un progetto impugnato davanti al TAR e la cui udienza è prevista a breve.

e) La Procura di Cagliari ha da tempo avviato delle indagini per verificare la sussistenza di eventuali reati nello “strano iter” seguito nel rilascio delle numerose autorizzazioni per l’ampliamento dello stabilimento RWM: ne abbiamo contate oltre 20! Anche in questo caso, sarebbe utile che venisse garantita la fattiva collaborazione agli inquirenti da parte di tutti gli enti coinvolti, affinché sia fatta la massima chiarezza sulla vicenda e senza che si compromettano o si aggravino le situazioni interessate dalle indagini in corso.

«Appare veramente assurdo che nel pieno di una crisi epocale, che trova gli ospedali sardi sguarniti perfino delle mascherine per proteggere i medici che curano i contagiati in terapia intensiva e negli stessi ospedali e nelle case di cura la gente si ammala e muore, mentre tante aziende reinventano la loro produzione per adeguarla ai nuovi e più impellenti bisogni imposti da questa crisi sanitaria epocale – conclude Italia Nostra Sardegna -, in Sardegna si prosegua imperterriti nell’ampliamento di una fabbrica al fine di incrementare la produzione di strumenti di distruzione e di morte, con il beneplacito di enti ed amministrazioni locali e regionali.»

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Un sostegno su tutta la linea è quello incassato dall’Amministrazione comunale di Bitti sul versante delle misure attivate per la gestione dell’infezione da Covid-19 nella casa di riposo Nostra Segnora de su Meraculu. Il riconoscimento arriva direttamente dalla direzione della Protezione civile regionale, che ha di fatto approvato tutte le richieste messe in campo per governare l’emergenza sanitaria nella struttura per anziani e nell’intero paese. L’organizzazione del ‘modello Bitti’ è certamente il risultato della straordinaria e costante collaborazione tra amministrazione locale, Chiesa, direzione sanitaria della ASSL di Nuoro, Servizio igiene e Assistenza domiciliare integrata. Nello specifico, il supporto assicurato dalla Protezione civile prevede la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di detergenti per la sanificazione degli ambienti, l’isolamento della casa di riposo con l’approvvigionamento di pasti e alimenti dall’esterno e di tutto quanto necessario per il sostentamento della struttura. È assicurata, operazione già messa in essere, la delocalizzazione delle persone Covid-negative presso una struttura ricettiva di Bitti con un approvvigionamento di pasti e di tutto quanto necessario per la gestione delle persone alloggiate in quel sito: dai dispositivi di protezione individuale al materiale di consumo e al lavaggio della biancheria. La Protezione civile sosterrà inoltre il mantenimento in ricovero nella casa di riposo degli anziani Covid-positivi, con l’assunzione di personale specializzato (operatori sociosanitari), evitando di saturare le strutture sanitarie regionali di 18 anziani pazienti. Ed infine sarà previsto il reperimento di strutture alberghiere extra-ricettive per garantire l’alloggio al personale impiegato nella casa di riposo, evitando inutili spostamenti e ottimizzandone quindi le prestazioni professionali.

Il sindaco. «Non possiamo che essere soddisfatti della piena collaborazione manifestata dalla Protezione civile regionale sul piano di emergenza allestito in pochissime ore a Bitti per gestire il focolaio di Coronavirus». Lo ha detto il sindaco Giuseppe Ciccolini che, nel ringraziare per la straordinaria collaborazione assicurata da ASSL di Nuoro, Servizio igiene e Assistenza domiciliare integrata, ha aggiunto: «Continueremo a garantire la massima attenzione e a vigilare affinché i soggetti interessati dal virus, gli operatori sociosanitari e tutti i cittadini possano avere tutto l’ascolto possibile».

Il contagio a Bitti. Oltre alla donna di 84 anni deceduta nei giorni scorsi all’ospedale San Francesco di Nuoro, 4 ospiti della Casa di riposo (di cui 3 positivi a Covid-19) sono ricoverati nel capoluogo barbaricino, altri 17 risultati positivi sono sempre alloggiati nella struttura, mentre i tre ospiti negativi al virus sono stati spostati in un albergo del paese. Del personale del N.S. de su Meraculu, 5 sono positivi e in quarantena a casa e 9 negativi.

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«Abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare al presidente del Consiglio ed al ministro dell’Economia per fare chiarezza immediata sulla questione degli swap in dollari attivati il 18 marzo dalla Bce. Si tratta di debito in valuta americana che la Bce contrae per garantire liquidità a quelle banche europee che possiedono obbligazioni denominate in dollari. In questa fase il mercato interbancario è ovviamente congelato e senza un intervento del genere molte banche dell’Europa del Nord rischierebbero di andare gambe all’aria, a partire da alcune banche tedesche e olandesi molto esposte in derivati e titoli speculativi. In un’ottica di condivisione dei rischi a livello europeo è accettabile che tutte le banche centrali nazionali, guidate dalla Bce, si impegnino in operazioni del genere per garantire la solvibilità degli istituti bancari in tutto il continente, ma dato che la corte costituzionale tedesca è sempre stata molto netta nell’impedire la stessa condivisione per quanto riguarda gli acquisti di debito pubblico dei singoli Stati, non ci sembra corretto lasciar passare l’ennesimo favore a esclusivo beneficio della Germania e di pochi altri. La questione è semplice: o si elimina definitivamente e senza ambiguità (che ancora permangono) il vincolo del Capital key sui titoli di Stato, che impone alla Bce di acquistare titoli pubblici degli Stati non oltre la quota che essi possiedono nel suo capitale, oppure va introdotto il Capital key anche sugli swap in dollari, per impedire che la Banca d’Italia, ad esempio, contragga debiti in dollari che non servono alle banche italiane, tradizionalmente immuni da tendenze speculatrici.»

Lo hanno scritto stamane, in una nota, il capogruppo M5S in commissioni Esteri della Camera, Pino Cabras, ed i deputati Sabrina De Carlo e Mario Perantoni.

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«Alle risorse stanziate dal Governo per far fronte alle conseguenze economiche e sociali dell’emergenza sanitaria, peraltro insufficienti, è urgente che la Regione Sardegna aggiunga quelle proprie, e soprattutto i finanziamenti in capo ai Fondi strutturali europei della programmazione 2014-2020 che rappresentano una quota importante, impegnata e da impegnare, da destinare subito allo sviluppo, al lavoro e alle tutele sociali.»

Lo scrive, in una nota, Gavino Carta, segretario generale della Cisl sarda.

«La recente approvazione da parte dell’Unione Europea della “Iniziativa di investimento in risposta al Coronavirus” e del “Quadro temporaneo” per avvalersi pienamente della flessibilità prevista dalle norme sugli aiuti di Stato, consente di utilizzare i fondi di coesione per rafforzare i sistemi sanitari e sostenere le piccole e medie imprese, oltre che i regimi di lavoro a breve termine e servizi di prossimità aggiunge Gavino Carta -. La Cisl ribadisce l’urgenza di canalizzare nell’immediato queste risorse finanziarie, in modo da rispondere ai bisogni delle imprese e del mondo del lavoro, messi a dura prova anche dall’emergenza sanitaria, coordinandosi opportunamente con i vertici e le strutture nazionali affinché, di fronte alle ragioni dell’emergenza, le risorse disponibili siano opportunamente e prioritariamente indirizzate al sostegno del sistema economico e sociale della nostra regione.»

«L’imperativo che sollecitiamo al presidente della Regione è di spendere presto e bene le risorse impegnate e di rendere disponibili subito le altre, provvedendo a semplificare le procedure di pertinenza dell’Ente ed assumendo rapidamente tutti gli atti di programmazione e notifica necessari all’eventuale ri-orientamento delle misure di carattere economico rimarca Gavino Carta -. Si è di fronte a una quantità notevole di risorse finanziarie disponibili in capo a tutti i fondi strutturali, come attesta la spesa finora certificata rispetto agli stanziamenti per Fondo. Ad esempio sul FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), a fronte di uno stanziamento di 466 milioni di euro, la spesa certificata al 29 febbraio 2020 era di 249,9 milioni di euro, mentre sul FSE (Fondo Sociale Europeo) si registrava uno stanziamento di 221 milioni di euro e una spesa certificata di 115,1 milioni di euro (https://www.agenziacoesione.gov.it/news istituzionali/fondi-ue-14-20-dati-al-29-febbraio-2020/)…»

«E si tratta di due soli fondi! A queste cifre è inoltre necessario aggiungere il cofinanziamento a carico Nazionale e della Regione, che integra ulteriormente la disponibilità in capo ai diversi assi e interventi. Sostegno a tutte le imprese, pagamenti dei crediti maturati, infrastrutture da cantierare, interventi di politica attiva del lavoro, sistema socio-sanitario da riformare e potenziare in tutti i territori, rafforzamento dei trasporti interni ed esterni, delegificazione e semplificazione delle procedure per combattere la burocrazia, istruzione e formazione da potenziare, programmi e interventi a favore dell’agricoltura e dell’allevamento, sono solo alcuni degli ambiti che necessitano dell’attenzione e della capacità attuativa della Giunta regionale. L’azione della Regione necessita di una svolta nella capacità di spesa e nel programmare una stagione di ripresa dell’economia che eviti la recessione, o ancora peggio una fase di depressione economicaconclude il segretario generale della Cisl sarda -. Ci sono tutte le potenzialità per evitarle e per difendere il reddito dei lavoratori e dei pensionati, insieme alle imprese che producono ricchezza.»

 

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A seguito del consueto monitoraggio effettuato sulle piattaforme dei più noti social network, gli investigatori della Squadra Mobile di Cagliari hanno scoperto che su una chat Instagram, riconducibile ad un negozio multiprodotto cinese, veniva pubblicizzata la vendita di mascherine. In particolare, veniva proposto un pacco da 10 pezzi al prezzo di 50 euro.

Insospettiti, i poliziotti hanno approfondito la faccenda, contattando telefonicamente il venditore e concordando con lui un incontro in via Santa Gilla.

Nel luogo e all’orario stabilito si è presentato un cittadino cinese che portava con sé una busta contenente 3 confezioni da 10 pezzi di mascherine monouso di colore bianco, sprovviste di informazioni circa la denominazione legale o merceologica del prodotto, nome, ragione sociale, marchio del produttore o importatore UE, paese d’origine, nonché prive della marchiatura di qualità CE.

Un ulteriore controllo effettuato all’interno dell’appartamento del cittadino cinese, classe 1970, ha consentito di rinvenire altre 550 mascherine dello stesso tipo.

Tutte le mascherine sono state sottoposte a sequestro amministrativo e nei confronti del cittadino cinese è stata elevata apposita sanzione amministrativa.   

 

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I consiglieri del gruppo consiliare UDC – CAMBIAMO! hanno presentato un’interpellanza sulla mancata attuazione della legge regionale 23 dicembre 2019, n. 24 “Norme per l’attivazione di un piano per il disbrigo delle pratiche arretrate relative a premi, contributi ed erogazioni di qualsiasi natura nel settore agricolo”.

Si tratta della legge che istituisce la struttura che doveva istruire e liquidare le pratiche arretrate e inevase in agricoltura.

«Già il 16 gennaio, avevamo, come consiglieri del gruppo UDC – CAMBIAMO! sollecitato il Presidente e gli assessori competenti, per sapere quali fossero le ragioni che ritardavano l’applicazione della legge regionale 24/19 – si legge in una nota del gruppo -. Constatato lo stato di sofferenza del sistema agropastorale della nostra regione riteniamo che è assurdo bloccare, in questo momento di grande crisi economica, risorse importanti che spettano ai nostri agricoltori.»

«Siamo preoccupati – concludono i consiglieri UDC – CAMBIAMO! -. Abbiamo aspettato in vano i risultati del monitoraggio del lavoro della struttura creata con l.r. 24/19, che la Giunta regionale doveva inviare al Consiglio regionale con cadenza bimestrale. Oggi chiediamo un deciso intervento del Presidente della Regione e degli assessori competenti, sulla struttura preposta, affinché, dal disbrigo delle pratiche arretrate si possa dar sollievo a un settore fondamentale dell’economia isolana.»