23 December, 2025

Gianfranco Ganau 1 copia

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha pronunciato il suo discorso di insediamento, auspicando una legislatura che veda il superamento delle appartenenze politiche per raggiungere importanti obiettivi: azioni di contrasto alla crisi e sostegno alle famiglie e alle imprese, apertura di una stagione Costituente che passi dalle parole ai fatti, riscrittura della Legge Statutaria e della legge elettorale, «che ha evidenziato carenze nella tutela della rappresentanza di genere e territoriale». Tra i punti prioritari del suo discorso anche la definizione dei rapporti tra Stato e Regione con un confronto serrato “a schiena dritta” con il Governo, ma anche la necessità di raggiungere il risultato che la Sardegna sia rappresentata in Europa, e il confronto costante e produttivo tra Regione ed Enti locali. Fondamentale per il Presidente Ganau anche la semplificazione legislativa per semplificare la vita dei cittadini e delle imprese, oltre ad un miglior ed equilibrato rapporto tra Giunta e Consiglio.

Il presidente del Consiglio ha rivolto il suo pensiero alle vittime dell’alluvione che ha colpito la Sardegna. L’on. Ganau ha evidenziato come siano state disattese le promesse fatte dallo Stato alla Sardegna e come sia  fondamentale intervenire sulla prevenzione con una nuova Legge Urbanistica in armonia con il Ppr.

Il presidente Ganau ha evidenziato come la stagione Costituente, più volte annunciata, sia stata finora improduttiva e come questo atteggiamento abbia contribuito ad allontanare i cittadini dal Palazzo. Un rapporto che deve essere recuperato attraverso una maggiore sinergia tra il Consiglio, la Regione e gli Enri locali, che rappresentano le Istituzioni più vicini ai cittadini.

Lavoro e dignità per tutti i cittadini sardi. Il presidente Ganau ha richiamato l’appello rivolto da Papa Francesco alle Istituzioni nella sua recente visita in Sardegna. Il presidente ha evidenziato come ci siano troppi disoccupati e troppe persone senza lavoro, per questo l’obiettivo della XV legislatura deve essere volto a ridare dignità a queste persone attraverso il lavoro.  Il presidente ha ricordato la terribile crisi che sta investendo la Sardegna e, in particolare, i territori di Porto Torres, Sulcis e Villacidro

L’intervento integrale dell’on. Gianfranco Ganau.

Presidente Pigliaru, On. Consigliere e consiglieri, Assessori,

in apertura di questa seduta di insediamento della Presidenza della XV legislatura, vorrei prima di tutto rivolgere un caloroso saluto a tutta l’Assemblea, alle troppo poche colleghe e a tutti i colleghi consiglieri, che si apprestano ad entrare nel pieno dell’impegno cui siamo chiamati, in un momento di fondamentale importanza per il futuro della nostra isola.

Consentitemi un saluto e un ringraziamento, al di là delle valutazioni politiche di ciascuno al Presidente, alla Giunta e al Consiglio uscenti per l’impegno ed il lavoro svolto.

La gravissima crisi economica e sociale che stiamo attraversando, unitamente alle gravissime criticità vecchie e nuove che affliggono la nostra isola, ci obbligano ad un compito gravoso per dare risposta alle tante attese ed al momento di difficoltà di tanti Sardi.

Un primo pensiero va alle tante vertenze e alle gravi crisi del nostro sistema industriale a Porto Torres, nel Sulcis, a Ottana, a Villacidro… e a tutti coloro che lottano per la difesa del posto di lavoro, ai tanti, troppi cassaintegrati, ai tanti, troppi disoccupati, alle sempre maggiori situazioni di disagio sociale, alle tante famiglie in gravissima difficoltà. Ecco credo che il riferimento a loro debba essere sempre presente in ogni atto e in ogni decisione di questo Consiglio e che ogni atto e scelta debbano essere, in primo luogo, finalizzati al miglioramento di queste condizioni e che il richiamo di Papa Francesco, in un bellissimo discorso su dignità e lavoro, fatto proprio a Cagliari davanti a tanti lavoratori, disoccupati e semplici cittadini, diventi il vero obiettivo di questa legislatura. Dobbiamo dare speranza e dignità al Popolo Sardo e non c’è dignità senza il lavoro.

L’onore che mi avete concesso con l’elezione alla Presidenza di questo Consiglio è pari al senso di responsabilità che sento di dover avere per il lavoro che ci attende.

L’ho detto al momento della elezione e lo voglio ripetere con grande fermezza: è mia intenzione svolgere un ruolo di garanzia e di tutela a favore di tutto il Consiglio. Sono convinto che solo dal rispetto reciproco e da quello delle regole che ci siamo dati, sia possibile nell’ambito dei rispettivi ruoli di maggioranza e minoranza, realizzare quelle condizioni e quel corretto clima di dialettica democratica che porta alla concretizzazione di quegli obiettivi di contrasto alla crisi e di sviluppo e benessere del nostro popolo che sono, come ho detto i veri obiettivi.

È proprio nella consapevolezza di queste difficoltà che son certo del senso di responsabilità di tutti e della vostra collaborazione perchè il mio ruolo risponda non solo ai mie buoni propositi ma alle vostre aspettative e soprattutto agli interessi dei Sardi.

La crisi della politica che coinvolge anche la credibilità delle assemblee elettive ha origini lontane e multiple e viene ulteriormente accentuata da un fenomeno in progressiva crescita negli ultimi anni, che è caratterizzato da una massiccia migrazione dei poteri verso gli organi esecutivi con una espropriazione delle funzioni legislative a favore di altri livelli di governo, nazionale ed europeo, con una progressiva difficoltà a dare risposte adeguate e puntuali a livello locale, che rispondano alle specifiche esigenze dei territori e delle popolazioni.

Il modello di organizzazione dello Stato definito negli anni ‘70 con la nascita delle Regioni ordinarie, integrato dalla elezione diretta del Presidente della Regione  e dalla modifica del Titolo Quinto della Costituzione, era basato sull’idea del decentramento dei poteri, declinato poi alla fine degli anni novanta in una disorganica forma di federalismo che a distanza di poco più di un decennio evidenzia molti limiti.

Oltre alle problematiche legate ai sempre maggiori vincoli derivanti dalla esigenza di porre sotto controllo i bilanci  e dall’altra la scarsa prova di sé offerta da molte regioni nell’ottimale utilizzo delle risorse pubbliche, hanno fatto regredire il dibattito sul regionalismo e sull’assetto dello Stato facendo emergere non tanto posizioni ponderate e rivolte a una revisione delle criticità e dei punti di debolezza del sistema, quanto, piuttosto, al prevalere di posizioni estreme: da un lato l’abolizione delle Regioni, dall’altro le spinte disgregatrici del separatismo attraverso referendum popolari.

Ciascuna di queste posizioni si alimenta del profondo malessere derivante dalle difficoltà delle persone e della incapacità della politica e delle istituzioni a dare risposte corrette e anzi, rappresentando spesso il peggio di sé.

Le stesse motivazioni travolgono le ragioni della specialità costituzionale delle Regioni Autonome e fra esse della stessa Sardegna.

Tante volte in quest’Aula e fuori si è evocata una nuova stagione costituente che riscrivesse, aggiornandolo, il nostro Statuto e disegnasse un nuovo rapporto con lo Stato.

Da almeno quindici anni il dibattito ha riguardato più le forme con cui conseguire questo risultato, che la sostanza. Il Consiglio regionale si è attardato spesso, producendo anche dei testi legislativi, su assemblee costituenti, consulte, assemblee statutarie: un dibattito interessante e a tratti appassionante, ma assolutamente inutile e improduttivo.

Nei fatti questa Assemblea non ha prodotto nessun testo legislativo condiviso, unitario e organico da sottoporre all’attenzione del Popolo Sardo e da proporre al Parlamento Nazionale.

Penso che anche questa inazione, la differenza tra i proclami e i fatti, il vociare confuso su materie così delicate possa determinare la crescita della distanza fra il “palazzo” e il popolo.

Ed è proprio alla luce del grave pericolo che il nostro istituto autonomistico corre, in relazione alla diminuita sensibilità dell’opinione pubblica nazionale, della distrazione dei Sardi e delle pulsioni non proprio positive presenti nel Parlamento, che mi sento di rivolgere un appello a tutte le forze presenti in questa Assemblea, di maggioranza e di minoranza, stataliste, autonomiste e sovraniste, perché non sprechiamo questa legislatura e avviamo un confronto serrato al nostro interno e con le rappresentanze popolari che porti alla definizione organica di una proposta di revisione dello Statuto che faccia salva l’Autonomia della nostra Istituzione e ridefinisca il rapporto con lo Stato costruendo con il Parlamento le necessarie convergenze.

Autonomia è prima di tutto capacità di autogoverno, dare prova di essere all’altezza delle funzioni che esercitiamo, essere alla testa dei processi di ammodernamento delle nostre amministrazioni pubbliche, fare del buon governo, della trasparenza e dell’uso appropriato delle risorse, la cifra della nostra specialità.

L’impegno che chiederò a me stesso, al Presidente della Regione e a tutti noi sarà quello di passare dalle parole ai fatti, di tenere un alto profilo riformatore, di avviare con lo Stato e con il Parlamento un confronto serrato, a schiena dritta, sulle materie di loro competenza, dalle entrate alle materie concorrenti a quelle esclusive, dalla rappresentanza dell’interesse dei Sardi che rappresentiamo alla pretesa di essere rappresentati in Europa che è un indiscutibile diritto.

Non mi sfugge e non vi sfugga che per essere pienamente credibili, dobbiamo essere inflessibili nel cambiamento interno, nel rapporto con gli Enti Locali, nell’uso ordinato e non discrezionale delle risorse, nei processi di partecipazione.

Non possiamo parlare di riforma dello Statuto senza esercitare pienamente, compiutamente e organicamente la nostra esclusiva competenza nella scrittura della Legge Statutaria che deve riguardare la forma di Governo, il rapporto con gli Enti Locali, la definizione delle incompatibilità e della ineleggibilità ed altro ancora.

Non possiamo permetterci di affrontare queste materie senza una visione d’insieme: Statuto, statutaria, legge elettorale, legge delle Autonomie Locali sono facce diverse di una medaglia unica di cui tutti devono vedere la trama e i collegamenti.

A questo siamo chiamati a dare risposta con convinzione, unità ed autorevolezza.

Solo con una forte coesione e con piena consapevolezza potremo rispondere ad una crisi di legittimazione che è testimoniata dalla progressiva disaffezione del corpo elettorale al voto, e dal crescere di fenomeni di protesta politica verso movimenti che raccolgono consenso con l’obiettivo dichiarato non di voler riformare e costruire ma con quello di distruggere le istituzioni.

Un quadro delicato che deve essere preso in seria considerazione da subito anche mediante la rivisitazione della legge elettorale regionale che ha mostrato vistosi limiti. L’attuale legge è ben lontana dal favorire il raggiungimento degli obiettivi del principio della democrazia paritaria di genere, presenti nella riforma costituzionale e nello Statuto della nostra Regione. Non appare neanche in grado di garantire una corretta rappresentanza territoriale. Cosí come non può essere licenziato con superficialità e considerata normale l’esclusione della rappresentanza di oltre il 16% dei votanti ancor più in presenza di un quadro che vede circa la metà dei Sardi non partecipare al voto. È un tema delicato che attinge direttamente al senso della rappresenzanza democratica, ed alla credibilità delle istituzioni.

Per contrastare la crisi di legittimazione va dato atto che questo Consiglio ha operato negli anni, anche in anticipazione e talvolta oltre gli indirizzi nazionali, sul delicato tema del contenimento dei costi della politica con la riduzione del numero dei Consiglieri, il taglio delle indennità, la soppressione dei contributi ai gruppi con un risparmio di oltre 35 Milioni di Euro dal 2007 ad oggi. Questa strada virtuosa, dovuta e necessitata dai tempi della crisi, deve oggi essere  essere accompagnata da sempre maggiori elementi di trasparenza e dalla necessaria individuazione di strumenti sostenibili che supportino i lavori dei Consiglieri e delle Commissioni e li mettano in condizione di dare le migliori e più rapide risposte, senza peraltro sottovalutare la necessità di mantenere i collegamenti con il corpo elettorale e con i territori, che rappresentano lo strumento essenziale  per individuare i temi e le priorità da sottoporre all’attività consiliare.

Non va sottaciuto che uno dei principali problemi posti dalla nascita del sistema ad elezione diretta del Presidente della Regione (e più in genrale in tutti gli istituti ad elezione diretta della funzione apicale) sta nel rapporto tra organo esecutivo e organo legislativo. Rapporto che risulta squilibrato verso l’esecutivo e che, anche a causa della crisi e dell’urgenza, sta progressivamente sottraendo ruolo e funzioni al Consiglio. Sino ad oggi non sono stati posti in essere adeguati interventi correttivi che evitino il sorgere di contrapposizioni dannose e penalizzanti.

Mi ha fatto piacere sentire e leggere dichiarazioni del Presidente Pigliaru che intende favorire momenti periodici e protocollari di incontro e confronto tra Giunta e Consiglio sulle principali scelte ma anche sull’attività corrente. È necessario recuperare piena organicità dell’indirizzo politico che animi l’attività delle istituzioni dando impulso positivo al rapporto dialettico tra esse.

Oltre al riappropriarsi con pienezza della funzione di indirizzo è necessario dotarsi quindi di strumenti di controllo sull’operato e azione di governo ma anche sull’efficacia dei singoli provvedimenti in modo da avere elementi utili per la correzione, miglioramento o estensione degli stessi in base alla rispondenza ai parametri di efficacia e di obiettivo.

In questo quadro, come detto, la definizione e il completamento dell’iter di una Legge Statutaria che definisca per esempio le tecniche e gli strumenti di valutazione ex-ante ed ex-post delle azioni. I criteri di razionalizzazione semplificazione e riduzione delle stesse e, come detto lo sviluppo delle forme di controllo, è un obiettivo da perseguire con convinzione.

Così come non può essere rinviata la discussione e definizione del modello istituzionale della Regione. Partendo da un percorso che non segua le attuali tendenze statali verso il centralismo, peraltro fortemente presente anche nell’organizzazione istituzionale attuale della Regione, ma vada incontro ad un vero decentramento delle funzioni a favore degli Enti Locali.

È questo del rapporto con gli Enti Locali un nodo cruciale che deve essere affrontato. Solo rifondando il rapporto con le Autonomie Locali, istituzioni più vicine ai cittadini, è possibile ricreare quella dialettica necessaria a riportare un rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini.

A questo proposito confido nell’Assessore degli Enti Locali, già Presidente dell’Associazione dei Comuni Sardi, perchè la conferenza Regione – Enti Locali diventi vero strumento di confronto e non momento formale di ratifica delle decisioni. Maggiore attenzione deve essere posta nella fase di istruzione dei provvedimenti e son convinto che sia necessario oltre ad un maggior coinvolgimento delle rappresentanze degli EELL nel lavoro delle Commissioni consiliari, rivedere la legge regionale 1/05 istitutiva del Consiglio delle Autonomie Locali affidando maggiori poteri a questa Istituzione almeno sui temi che hanno ricadute sugli Enti Locali che non possono essere esclusi dal confronto sulle forme di riorganizzazione dell’assetto istituzionale che li riguarda direttamente. Sono convinto che l’alto numero di Consiglieri provenienti da esperienze di amministrazione locale possa facilitare il raggiungimento di questi obiettivi.

Grande attenzione e grande lavoro dovrá essere dedicato  alla semplificazione legislativa. Il succedersi di norme nazionali e sovranzionali, di prevalente natura finanziaria, hanno portato ad una proliferazione di piccoli interventi modificativi, integrativi o adattivi di leggi esistenti. Tale attività, non sempre necessitata, ha accentuato la difficoltà interpretativa e in alcuni casi reso più lento il percorso burocratico-amministrativo con accentuazione delle difficoltà per Pubbliche Amministrazioni, imprese, singoli cittadini.

La riduzione del numero delle leggi, la riunificazione e la semplificazione delle norme sono una condizione indispensabile per la ripresa e debbono essere obiettivo primario di questo Consiglio.

Consentitemi di rivolgere in questa occasione un pensiero particolare alle vittime, ai loro familiari e a tutte le persone colpite dall’alluvione dello scorso mese di Novembre.

Una tragedia che non possiamo dimenticare, non solo per il dramma che abbiamo vissuto dal punto di vista umano, economico e sociale, ma anche perchè in questa recente tragedia si possono trarre degli insegnamenti che possono esserci utili. Ad iniziare dalla forza e dalla determinazione con cui rivendichiamo il mantenimento degli impegni presi con la nostra terra dal Governo nazionale, al momento incredibilmente ed in modo inaccetabile disattesi.

Ma non possiamo non cogliere l’indicazione che ci viene da tale evento e che riguarda, non tanto la pur necessaria attenzione ai problemi del post evento ma a quelli essenziali della prevenzione che passano attraverso una corretta programmazione del territorio e la salvaguardia e tutela dell’ambiente. In questo senso vanno anche le  politiche di prevenzione del rischio che, senza adeguate risorse agli Enti Locali, rendono inutili i Piani di Assetto Idrogeologico e l’individuazione delle priorità di rischio.

A questo proposito negli impegni di questa legislatura non può non essere presente l’obiettivo di una nuova legge urbanistica regionale che definisca in modo chiaro le regole e che unitamente al miglioramento del Piano Paesaggistico Regionale trovi il giusto equilibrio tra tutela ambientale e sviluppo urbanistico compatibile e consenta finalmente ai Comuni di dotarsi di piani urbanistici sostenibili e finalmente definiti.

In questa occasione lasciatemi ricordare l’incredibile opera di tantissimi volontari e la grandissima capacità di reazione del nostro Popolo che nelle difficoltà sa trovare la forza per unirsi e per risollevarsi. A quei volontari, alle loro Associazioni, che spesso suppliscono ad azioni e funzioni che dovrebbero essere di pubblica competenza, dobbiamo delle risposte che superino lo spontaneismo e migliorino il rapporto con l’Ente Regione con regole semplificate e certezza dei percorsi, delle risorse e dei tempi. Solo in questo modo, anche nel campo del sistema di Protezione Civile, che deve finire la propria riorganizzazione su base regionale, sarà possibile ottimizzare le risorse ed ottenere i migliori risultati.

In conclusione, i temi del contrasto alla crisi, la risoluzione delle storiche criticità che ci caratterizzano, unitamente ad una semplificazione delle norme e della burocrazia, ad una riforma istituzionale dell’Ente Regione e delle Autonomie Locali accanto ad un rigoroso controllo della spesa sono i temi gravosi su cui siamo chiamati a confrontarci.

La gravità della situazione e il gravame dei compiti richiede che la buona politica prevalga sulle appartenenze.

Mi auguro che su tutto questo ci sia una spinta propositiva e una determinazione che accomuni tutto il Consiglio.

Per questo mi sento di rivolgere un anticipato e spero ben augurante ringraziamento per il lavoro che ci attende non solo a tutti noi ma anche a tutto il personale del Consiglio che, pur in gravi condizioni di carenza di organico, ci accompagnerà in questa azione e che rappresenta quello strumento autonomo che garantisce operatività, libertà ed azione autonoma a questo organo legislativo.

 

Consiglio regionale 1

La seconda seduta del XV Consiglio regionale della Sardegna si è aperta sotto la presidenza dell’on. Gianfranco Ganau. All’ordine del giorno: il discorso di insediamento del presidente del Consiglio e l’elezione dei componenti dell’Ufficio di presidenza, come previsto dall’articolo 4 del Regolamento del Consiglio regionale. L’Assemblea dovrà eleggere: due vice presidenti, tre questori ed un segretario.

«Nell’Ufficio di Presidenza – è scritto nel Regolamento – hanno diritto a essere rappresentati tutti i gruppi consiliari», pertanto i gruppi non rappresentati nell’elezione dei vice Presidenti, questori e segretario, «possono chiedere al presidente che si proceda all’elezione di altri segretari.»

Mellino Giovanni--Pres.Reg.Confartigianato TRASPORTI Sardegna

Il presidente di Confartigianato Trasporti Sardegna, Giovanni Mellino, ha rivolto un appello al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, sui trasporti internazionali abusivi, illegali e illegittimi, che «stanno contribuendo a far scomparire il comparto isolano e nazionale».

«Abbiamo chiesto al Ministro – afferma Giovanni Mellino di fare di tutto per bloccare il cabotaggio internazionale abusivo e rilanciare i controlli sulle strade sarde e del resto d’Italia

Il “cabotaggio” è, infatti, l’attività di trasporto nazionale di merci su strada svolta da un trasportatore non residente sul territorio di un altro Stato membro dell’UE a titolo temporaneo, cioè senza che lo stesso risulti stabilito nel territorio di tale Stato. A causa di questo, ogni anno sono tantissime le imprese che chiudono a per la concorrenza sleale praticata sia dai vettori esteri, sia dalle tante aziende italiane che hanno pensato di aggirare le norme andando a costituire le società in Paesi compiacenti, salvo poi tornare in Italia a lavorare.

«Sono problemi enormi e internazionali che non possono essere risolti con la sola richiesta al Governo di moratoria – conclude Mellinoe senza il massimo coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali, economici e sociali.»

TelegammaIntervista Telegamma 1

Trent’anni fa nasceva Telegamma, la prima televisione privata del Sulcis Iglesiente. Erano le 21.00 del 26 marzo 1984, quando dagli studi di Piazza Rinascita aveva inizio “Obiettivo Sport“, il programma che apriva ufficialmente le trasmissioni. Scrivendo queste righe è grande in me l’emozione, perché, poco più che ventenne, ebbi l’onore di entrare per primo, attraverso gli schermi delle TV, per di più in rigorosa diretta, nelle case di tanti sulcitani.

In quel 1984 la Sardegna e il Sulcis Iglesiente erano profondamente diversi rispetto ad oggi. Presidente della Regione era il democristiano Angelo Rojch, vi rimase fino al 23 giugno e il 26 agosto venne sostituito dal sardista Mario Melis; sindaco di Carbonia, da meno di un anno, era il comunista Ugo Piano; sindaco di Iglesias era il socialista Paolo Fogu; il comunista Salvatore Cherchi meno di un anno prima era stato eletto per la prima volta parlamentare, alla Camera dei Deputati; il socialista Antonello Cabras era presidente del Comprensorio del Sulcis e qualche mese dopo sarebbe stato eletto sindaco di Sant’Antioco.

Trent’anni, tante esperienze, tante emozioni, assolutamente indimenticabili. Il mondo è cambiato ma per il Sulcis Iglesiente, purtroppo, per molti aspetti non certamente in positivo. Il modello di sviluppo basato sulla grande industria, allora ancora vivo, garantiva molte migliaia di buste paga e, grazie anche ad un rilevante indotto, una condizione socio-economica sicuramente migliore di quella odierna. Quel modello di sviluppo è ormai al tramonto ed al suo posto non è stata preparata un’adeguata alternativa.

Sul piano strettamente personale, Telegamma ha segnato la mia formazione professionale per molti anni. Sono stati anni di grande responsabilità ed impegno totale, nei quali la carica di entusiasmo ha supplito spesso alle carenze strutturali e alle limitate disponibilità economiche. Ho dato e ricevuto tanto, soprattutto in termini di autonomia gestionale della redazione giornalistica che per molti anni ho avuto l’onore e l’onere di dirigere. Posso dire di non aver mai avuto pressioni di alcun genere dalla proprietà (Domenico Sirigu, mio primo interlocutore, Luciano La Mantia e l’imprenditore Paolo Cossu) e di aver portato avanti una linea editoriale completamente autonoma. Negli anni ci sono state anche incomprensioni che mi hanno portato a lasciare l’incarico, ma anche queste non hanno modificato minimamente il mio giudizio complessivo su una lunga, straordinaria esperienza professionale, che alla fine ho deciso di interrompere esclusivamente per mia scelta, per affrontare nuove avventure, con nuovi stimoli.

Oggi ringrazio tutti, dalla proprietà a tutti i collaboratori, con alcuni dei quali posso dire di aver trascorso una parte importante della mia vita professionale.

Sono passati trent’anni e sembra ieri. I ricordi restano, senza rimpianti. La vita continua.

 

Michele Carrus copia

Michele Carrus è stato confermato segretario generale della Cgil della Sardegna. La sua elezione è giunta al termine del 13° congresso regionale svoltosi a Cagliari.

Michele Carrus, 47 anni, originario di Oliena, appena rieletto ha detto: «Abbiamo davanti a noi una fase molto difficile, dobbiamo perciò continuare a lottare e cercare soluzioni e proposte in grado di restituire alla Sardegna una prospettiva di sviluppo e di superare le attuali emergenze».

Anche nella giornata del 31 marzo 2014, le attività di raccolta del rifiuto vetro/lattine nel comune di Carbonia saranno garantite. Ne dà comunicazione, con una breve nota, l’Amministrazione comunale.

Tutti gli utenti, pertanto, sono invitati a depositare come gli altri giorni il rifiuto vetro/lattine dalle ore 22.00 del 30 marzo 2014 alle ore 6.00 del 31 marzo 2014.

Michele Cossa 718 copia

«Mentre a Roma Renzi cerca di mettere il turbo sull’abolizione delle Province e sulle riforme, il Pd sardo continua a essere non pervenuto e latitante. In Sardegna siamo molto più avanti del Parlamento che comunque approva solo lo “svuota Province” e abbiamo ancora l’occasione storica per fare una riforma degli enti locali che superi definitivamente le Province, abolite con i referendum del 2012.»

E’ il commento di Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi, al voto del Senato sulla cancellazione delle Province.

«Sfidiamo il Pd e il centrosinistra – dice ancora Cossa – a venire in Consiglio regionale con la riforma. Noi abbiamo già presentato il nostro testo. Se davvero vogliono fare le riforme, come dicono, partano dalle Province e la smettano di prendere tempo.»

Michele Cossa conclude augurandosi che «nella contestualmente alla riforma del titolo V della Costituzione, che cancellerà definitivamente la parola Province dalla Carta, sia approvata anche la modifica dell’articolo 43 dello Statuto che elimina le Province dal nostro ordinamentoSe così non fosse si creerebbe una situazione paradossale, con la Sardegna che è più avanti di tutti costretta a mantenere le province.»

 

Va in scena domenica 30 marzo 2014, alle ore 19.00, presso la sede dell’Associazione Culturale Giuseppe Verdi di Monserrato, sita in via Traiano, la recente produzione de Il Crogiuolo, “Maria di Eltili” melologo di Bepi Vigna, con Rita Atzeri e Alessandro Muroni al pianoforte.

La storia narrata in Maria di Eltili (basata su alcune fonti storiche) è quella di una bambina rapita dai pirati Saraceni sulle coste della Sardegna. Il suo percorso è raccontato come un itinerario iniziatico.

Maria viene fatta schiava e venduta come prostituta, ma poi diviene la favorita del bay, conosce l’amore e la ricchezza.

Quando in vecchiaia riesce a ritornare nella sua terra dapprima è emarginata, considerata una strega, ma poi si trova ad ereditare i beni di un intero paese.

Dopo la sua morte la sua immagine assurge a una dimensione quasi sacra, dato che una sua vesticciola viene venerata come la reliquia di una santa.

Pierpaolo Vargiu 6 copia

«Dopo il voto del Senato, è a un passo dal traguardo la legge che porta avanti la cancellazione delle Province. E Matteo Renzi, con l’hastag “lavoltabuona” annuncia trionfalmente su twitter che finalmente “tremila politici smetteranno di ricevere un’indennità dagli italiani”. E’ la conferma che in Sardegna avevano visto lungo i Riformatori e i 525000 sardi che hanno plebiscitariamente votato i referendum per la cancellazione degli enti inutili.»

Lo scrive, in una nota, il deputato dei Riformatori sardi e presidente della commissione Sanità della Camera, Pierpaolo Vargiu.

«Ma è anche un monito a tutti i neorenziani sardi – dice ancora Vargiu – perché sia “lavoltabuona” anche in Sardegna, portando davvero a compimento il processo di abolizione delle Province, che la parte più conservatrice del PD ha sinora impedito. Con la sua coraggiosa azione di innovazione per la cancellazione degli enti inutili, Renzi si guadagna la tessera onoraria dei Riformatori. Analoga benemerenza, qualora si fossero pentiti  seguendo Renzi, i Riformatori sperano presto di poterla consegnare ai tanti strenui difensori delle Province sinora arruolati nelle fila del Partito Democratico.»

Minatori Igea

Una schiarita nella vertenza dei lavoratori Igea, da tre mesi senza stipendio, dopo l’incontro tra l’Azienda e le organizzazioni sindacali. Lo stipendio di gennaio verrà pagato entro la settimana in corso, gli altri due entro 10 giorni. Grazie alla nomina del direttore dei lavori, inoltre, verrà dato il via libera alla bonifica della valle del Rio San Giorgio.

Domani si svolgerà l’assemblea dei dipendenti per decidere se interrompere le occupazioni in corso a Campo Pisano e Lula.

Ieri una delegazione di Sinistra Ecologia Libertà composta da Luca Pizzuto (consigliere regionale e coordinatore regionale di SEL) e da Simone Pinna (capogruppo di SEL in consiglio comunale ad Iglesias) ha incontrato i lavoratori dell’Igea che hanno occupato le cabine elettriche del pozzo 2 di Campo Pisano, poiché da tre mesi non ricevono lo stipendio.

I rappresentanti di SEL si sono confrontati con i lavoratori raccogliendo le preoccupazioni espresse sulla gravissima situazione contingente e sulle sorti prossime della Società in house che, per missione, è chiamata ad assumere un ruolo primario nelle opere di bonifica, nella manutenzione e la messa in sicurezza mineraria, nella gestione di siti di elevato interesse archeoindustriale, nella valorizzazione del prezioso patrimonio immobiliare e documentale storico minerario.