3 May, 2024
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Con la partenza quasi certa dei tedeschi, la base militare di Decimomannu si avvia verso la chiusura, di fronte alla totale indifferenza del Governatore Francesco Pigliaru e del centrosinistra al governo della Regione. La logica antimilitarista e populista del presidente rischia di ripercuotersi sull’economia isolana, visto l’elevato numero di quanti lavorano in quelle aree e l’indotto che queste generano. Ma non solo: di questo passo si favorisce anche la dismissione del Poligono di Capo Teulada e della base di Capo Frasca, con conseguenze gravissime. E chi guida una Regione come la Sardegna, ha il dovere di analizzare i fatti nella loro interezza, senza farsi trascinare dall’ondata retorica e demagogica che propugna il No all’Esercito a prescindere e che in Sardegna sembra avere preso piede, non considerando cosa significhi rinunciare alle forze armate. Per questo è doveroso che il Presidente della Regione analizzi le circostanze, partendo da due presupposti: l’importanza dell’Esercito in termini di difesa, considerato un valore irrinunciabile della nostra bandiera, e la rilevanza delle forze armate in considerazione dell’economia che esse garantiscono all’Isola.

Quanto al primo aspetto, la Sardegna, e quindi l’Italia, non può permettersi di rinunciare all’addestramento dei militari, sia per il particolare momento storico, sia perché la nostra nazione appartiene al Patto Atlantico. E il Poligono di Capo Teulada è una vera e propria palestra che come tale va considerata. E noi dobbiamo puntare alla sicurezza dei militari impegnati nelle missioni di pace, garantendo un esercito addestrato nel migliore dei modi e in grado di fronteggiare le nuove emergenze.

In merito al secondo aspetto, sono innegabili le ricadute economiche di cui beneficiano le comunità locali (e non solo) che ospitano le basi militari. E se ancora si ha qualche dubbio, forse sarebbe il caso di ricordare cosa ha dovuto sopportare la popolazione de La Maddalena con il benservito che il presidente Renato Soru ha consegnato alle forze Usa a suo tempo.

Di sicuro, ciò che si ignora maggiormente (e forse persino con intenzione) – ovvero quello che potrebbe soddisfare i presupposti di cui sopra in un’ottica moderna, di rispetto dell’ambiente e delle popolazioni – è il progetto SIAT (Sistema Integrato per l’Addestramento Terrestre). Un progetto in cui rientra il Poligono di Capo Teulada che prevede ingenti investimenti economici capaci di generare a loro volta importanti ricadute nell’intera isola, e non soltanto nelle comunità locali. I vantaggi sarebbero enormi: si ridurrebbe sensibilmente l’utilizzo del munizionamento reale e, nel medio e lungo termine, si conseguirebbero importanti economie di scala, soprattutto in riferimento alla riduzione della quantità di munizionamento di vario calibro sparato. L’implementazione del progetto SIAT presenta inoltre intrinseci e innumerevoli vantaggi e opportunità di sviluppo per le possibili forme di cooperazione/collaborazione con gli Enti di ricerca (Sardegna ricerche e CRS4) e gli Istituti universitari di Cagliari e di Sassari che fanno della ricerca tecnologica il loro core business. E ancora: si assisterà allo sviluppo aerospaziale di Perdasdefogu. Senza dimenticare che se dovesse partire il SIAT, ne beneficerebbe anche la Brigata Sassari, con un incremento di mille uomini nell’isola. La Sardegna potrebbe fare un grosso passo in avanti, dunque, senza compromettere la propria Sovranità, la propria Terra e la libertà di chi vi abita.

Il Governatore deve guardare in faccia la realtà, non facendosi trascinare dall’ondata antimilitarista. Abbia invece il coraggio di alzare la testa imponendo al Governo maggiori garanzie, in termini di rapporto con le comunità locali. Noi non vogliamo assolutamente rinunciare all’Esercito, fondamentale per la sicurezza della nazione. Infine, non possiamo permettere che qualche altra Regione ci scippi l’opportunità di sviluppo data dai progetti di miglioramento tecnologico.

Ignazio Locci

Stefano Tunis

Pietro Pittalis

Alessandra Zedda

Alberto Randazzo

Ugo Cappellacci

Oscar Cherchi

Paolo Truzzu

Marco Tedde

Antonello Peru

Gianni Lampis

Edoardo Tocco

Peppino Pinna

Gianni Tatti

Gianluigi Rubiu

Esercitazioni militari copia

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

In Consiglio regionale prosegue il dibattito sul D.L. n. 176 “Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna”.

Alla ripresa dei lavori, ieri pomeriggio, il presidente Ganau ha messo in discussione l’emendamento 2359 all’emendamento 1948 e ha dato la parola all’on. Michele Cossa (Riformatori sardi) e Marco Tedde (Forza Italia), entrambi fortemente critici sulla formulazione delle norme relative all’istituzione dell’area metropolitana di Cagliari.

L’on. Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto: “In questo modo state surrettiziamente ripristinando le vecchie province. Sarebbe stata necessaria una norma transitoria, che non avete invece realizzato”. Anche l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) ha annunciato il voto a favore.

L’emendamento 2359 è stato respinto.

Sull’emendamento 2360, relativo alle cosiddette “città medie”, l’on. Marco Tedde (Forza Italia) ha detto: “Non state facendo scelte strategiche ma scelte tattiche per accontentare qualcuno. Trentamila abitanti potrebbero essere un numero corretto o meno, dipende da come lo si intende”.

Anche l’on. Zedda (Forza Italia) ha preso la parola. “Quante città medie avete intenzione di realizzare in Sardegna? Ce lo fate sapere?”.

Sulle stesse posizioni l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) e Gianluigi Rubiu (Udc), che hanno parlato espressamente di “allontanamento dal processo di semplificazione annunciato da Pigliaru in campagna elettorale. Che cosa ce ne facciamo di un altro ente, che nulla c’entra con i problemi reali della gente’ mi fa specie che in questo consiglio ci siano sindaci che pure avvallano riforme così inutili”.  

Il sardista Angelo Carta ha aggiunto le sue perplessità: “Questa legge dà una certezza, ovvero la nascita della città metropolitana di Cagliari. Il resto sono una serie di illusioni, perché la città media la state inventando voi e niente vieta che ci sia il paese grande e la città piccola. E’ più coerente che questi poteri siano conferiti con un decreto legge dal Governo. Per questo voto a favore dell’emendamento”.

Favorevole anche il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori), che ha parlato del dimensionamento delle città, così come l’on. Stefano Tunis ha detto: “Questa maggioranza ha un problema di dimensioni perché parla solo di questo, con riferimento alle città sarde. L’ossessione del presidente Francesco Pigliaru è che ogni azione sia misurabile e sventura vuole che l’azione della Giunta sia misurabile solo con i numeri relativi. A voi non interessa il come organizzare gli enti locali ma interessa decidere chi è meno grande della città metropolitana”.

Secondo l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) “non saranno le città medie a risolvere i problemi dei cittadini. Tutto il resto della Sardegna diverso da Cagliari è paccottiglia da aggiungere all’area metropolitana, secondo voi”. Per l’on. Edoardo Tocco “sarebbe stato molto utile sentire il parere di qualcuno di voi e invece nulla, solo silenzio”.

Per il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, “l’articolo 2 è un pasticcio peggiore dell’articolo 1 perché per voi tutto ciò che non è Cagliari, ovvero il 90 per cento dei paesi della Sardegna, non ha dignità. Dove siete sovranisti e indipendentisti, che fate? Siete al servizio di altri che governano a Roma e scimmiottate quel che fanno in altre regioni italiane”.

L’on. Mario Floris (Uds – Misto) si è rivolto all’assessore agli Enti locali e ha detto: “Non vorrei che aver riportato in commissione la legge sia servizi a mascherare i limiti di una legge che stiamo vedendo”.

L’emendamento 2360 è stato respinto.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’emendamento 2361, soppressivo come i precedenti e relativo alla “rete urbana”. L’on. Tedde (FI) ha detto: “Siamo davanti a una tecnica normativa barocca, cosa vuol dire rete metropolitana? Non è una definizione politica, né sociale né urbanistica. Non esiste la rete metropolitana se non quella della metropolitana, nel senso dei trasporti. Non si può legiferare così”.

L’on. Luigi Crisponi (Riformatori) ha annunciato il voto a favore e così anche l’on. Ignazio Locci, che ha detto: “Avete parlato di rete urbana e città medie perché volete rispondere così alla città di Olbia e alla Gallura. Nulla di più. Noi abbiamo pensato che non è così  che si risponde alle esigenze sacrosante dell’area che più di tutte sta crescendo”.

Per l’on. Angelo Carta (Psd’az) “la rete urbana non è stata inventata solo per Olbia ma anche per Nuoro, che con Dorgali o con un comune confinante supera i trentamila abitanti. Ma quali sono i poteri di una rete urbana rispetto a quelli dell’Unione dei Comuni? Non si sa. Questa è demagogia pura”.

Secondo l’on. Gianni Lampis (Misto) “siamo davanti all’ennesima truffa, perché state scontentando tutte le zone interne della Sardegna”. Dello stesso parere l’on Rubiu (Udc), che ha detto. “I paesi sono il tessuto sociale della Sardegna e a loro dovremmo pensare scrivendo la riforma degli enti locali. Il vero obiettivo di questo provvedimento è invece la spartizione del potere”.

L’on. Tunis (Forza Italia) ha chiesto al presidente del Consiglio come debba essere intesa “Macomer” e ha presentato un emendamento orale sul punto. Anche l’on. Dedoni si è domandato il significato di “rete urbana. Non lo capisco e non comprendo cosa rappresenti. Manco voi lo sapete, però”.

Non è possibile fare leggi a richiesta di qualcuno, le leggi si fanno perché servono e non perché le chiede un sindaco appartenente a un partito”, ha detto l’on. Gianni Tatti, annunciando il voto a favore.

Per il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, “l’unica spiegazione possibile alla rete urbana è l’interpretazione che ne dà Wikipedia rispetto alle reti telefoniche e di telecomunicazioni. E’ evidente che siete competenti in materia e volete far baciare alcuni centri della Sardegna da questa legge. E’ intollerabile confinare Nuoro dentro una scatola vuota come la rete urbana”.

L’emendamento 2361 è stato votato e respinto.

Il presidente ha quindi messo in discussione l’emendamento n. 2306, ed il primo firmatario, il consigliere del gruppo Misto, Paolo Truzzu (Fdi), è intervenuto per sostenere la soppressione della parola “contermine” alla lettera d) comma 1) dell’emendamento sostitutivo totale dell’articolo 2, presentato dal presidente della Prima commissione Francesco Agus e dal relatore della maggioranza, Roberto Deriu. Voto a favore è stato annunciato dal consigliere di Fi, Marco Tedde, («si usa la rete per accalappiare le volontà politiche e mi dispiace che non siano presenti in Aula i colleghi del Centro democratico che forse non sono stati accalappiati»).

Posto in votazione l’emendamento 2306 non è stato approvato (18 sì e 27 no) e quindi il presidente Ganau ha annunciato la votazione dell’emendamento 2309 (Truzzu e più). Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto favorevole per la soppressione della lettera e) comma 1): «E’un tentativo di presa in giro per il Nord Sardegna e la rete metropolitana è un atto di bullismo politico perché è un invenzione priva di contenuti». « Stiamo rappresentando una parodia dell’attività legislativa – ha concluso l’esponente della minoranza – e non è accettabile questo comportamento nei confronti dei cittadini del Nord Sardegna che meritavano di vedere riconosciuta la loro città metropolitana».

Paolo Truzzu (Misto-FdI) ha affermato che la legge del centrosinistra “scatena il campanilismo fine a se stesso e nella lettera e) c’è il tentativo di offrire un ciambella di salvataggio ai consiglieri di maggioranza del Nord Sardegna”. A favore anche il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta: «Giusto eliminare la parola “contermini” per non pregiudicare la collaborazione tra Nuoro e la Gallura».

Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento: «Non si può pensare che i cittadini del sassarese abbiano l’anello al naso e la maggioranza ha rifiutato il confronto politico sulla possibilità di inserire la seconda città metropolitana nel testo di legge».

Luigi Crisponi (Riformatori), ha dichiarato voto a favore “all’emendamento che interviene sul bestiario delle definizioni contenute da questa legge”. Il capogruppo Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto a favore ed ha introdotto il tema dei collegamenti con banda larga che – a suo giudizio – sarebbero riservati solo per i grandi agglomerati urbani.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato voto favorevole ed ha affermato che le definizioni di rete urbana e rete metropolitana “sono state gonfiate nella comunicazione perché sono in realtà contenitori assolutamente vuoti”.

«La rete urbana – ha concluso l’esponente della minoranza – cerca di dare il contentino a qualche Comune, ben sapendo che niente cambia e nulla si ottiene rispetto al risultato di città metropolitana ottenuto da Cagliari. Tutto il resto è, infatti, solo schiuma propagandistica»

Il consigliere del gruppo Misto, Mario Floris (Uds), ha evidenziato “la resa totale da parte di quelle forze politiche che sembravano orientate a difendere gli interessi della Sardegna”. «Ma sui Comuni – ha tuonato l’ex presidente della regione – non vincerete». Floris ha concluso il suo intervento evidenziando come Sassari non ottenga il riconoscimento di città metropolitana mentre conta il presidente della Giunta, il presidente del Consiglio e una miriade di assessori: «E’ evidente che c’è qualcosa che non funziona. Riflettete!».

Posto in votazione l’emendamento 2309 non è stato approvato con 18 favorevoli e 30 contrari.

Annunciata la discussione dell’emendamento 2310, il primo firmatario Paolo Truzzu (Misto- FdI) è intervenuto per dichiarare il voto a favore; seguito dal consigliere Ignazio Locci (Fi) e da Marcello Orrù (Psd’Az) che ha insistito sulle penalizzazioni per il territorio del sassarese a fronte del perdurare di una visione politica cagliaricentrica. Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto a favore: «Questa legge aggrava le disparità tra i diversi territori e anche tra i disoccupati della Regione». Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis ha dichiarato voto a favore ed ha invitato la maggioranza a fermarsi e a ritirare il disegno di legge («squalifica la politica e non rende alcun servizio alla nostra Isola»). «Noi ci opporremo con tutte le nostre forze a questo provvedimento – ha concluso Pittalis – che è discriminatorio e fa aumentare la conflittualità tra i diversi territori della Sardegna».

Marco Tedde (Fi) a favore della soppressione della lettera e): «E’ uno dei passaggi più offensivi verso il Nord Sardegna, uno sberleffo nei confronti di una parte dell’Isola».

Il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ed ha espresso forti critiche alle istituende reti metropolitane: «Creano un ulteriore ingorgo amministrativo, mi chiedo cosa dovrà fare un’impresa o un privato per ottenere un’autorizzazione».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa ha dichiarato voto a favore: «Tra le tanti invenzioni di cui non sentiva il bisogno c’è certamente la rete metropolitana».

Posto in votazione l’emendamento n. 2310 non è stato approvato con 32 contrari e 19 a favore.

Subito dopo il Consiglio ha iniziato la discussione dell’emendamento n. 2311 all’emendamento n. 1948.

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi) ha affermato che il senso della sua proposta è quello di «evitare l’approvazione di una nuova legge truffa, soprattutto nella parte in cui si parla di soppressione delle province, mentre anzi viene istituita la nuova provincia del sud Sardegna di cui faranno parte i comuni non compresi nell’area metropolitana». Con questa decisione, ha continuato, «sarà dura spiegare ai cittadini della Marmilla che dovranno andare a Carbonia per utilizzare servizi essenziali e gli stessi disagi toccheranno a cittadini di altre zone sfortunate dell’Isola, che resteranno tali».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha criticato con forza le norme transitorie della legge che «riportano in vita quelle province che saranno soppresse definitivamente dopo l’approvazione della riforma costituzionale; c’è poi una asimmetria dei tempi che porterà solo in Sardegna alla sopravvivenza di questi enti». Piuttosto, ha concluso, la vera emergenza della Sardegna, riguarda la verifica dell’efficienza della pubblica amministrazione sarda e, come dicono tutte le indagini, nel 2015 c’è stato un forte peggioramento rispetto all’anno precedente».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «non c’era alcun bisogno di riesumare le province dopo il referendum del 2012, è una brutta pagina della politica sarda di cui il centro sinistra ha la responsabilità, con in più la faccia tosta di dire ai sardi perfino quali saranno le province soppresse stralciando la posizione di quelle cosiddette storiche».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha ricordato che, astrattamente, «gli ambiti territoriali strategici potevano essere un elemento positivo della legge, solo che poi vengono collegati alla soppressione delle province alla quali in pratica si sovrappongono del tutto, chiamando le province con un altro nome; per cui è giusta l’abrogazione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito l’emendamento «giusto», per cercare di riportare un minimo di chiarezza in un testo «pieno di confusione e di espedienti tattici di basso profilo che, inoltre, dilata a dismisura il tessuto istituzionale (istituendo perfino una nuova provincia) che invece doveva essere snellito e semplificato».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato la scarsa chiarezza della legge al punto che, provocatoriamente, «sarebbe stato forse meglio ripristinare le vecchie province piuttosto che introdurre una articolazione pasticciata che oltretutto non decentra alcuna funzione, o anche fare di tutta la Sardegna una intera area metropolitana».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha lamentato «l’ennesima incongruità di una legge che crea una gerarchia fra i comuni ed ora anche fra gli organismi di aggregazioni, istituendo anche una specie di doppione delle province». Ma dove è finita, ha chiesto, «la razionalizzazione del sistema che era la vera necessità della Sardegna? Casomai gli ambiti territoriali strategici andavano dimensionati sulla base dei confini dei nuovi enti e non dei vecchi».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha rilevato la mancanza di una idea di fondo e di una prospettiva concreta della riforma proposta dalla maggioranza, che «non dice niente sul punto centrale che interessa davvero ai cittadini, cioè chi fa cosa, eppure la Sardegna ha avuto anni di tempo per progettare una riforma vera che, magari con pochi articoli, metta al centro il cittadino rispettando le vocazioni dei diversi territori».

Messo in votazione, l’emendamento è stato respinto con 19 contrari e 30 contrari.

Subito dopo è iniziato l’esame dell’emendamento n. 2362.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha criticato la violazione del principio di sussidiarietà, «mentre sarebbe stato utile ispirarsi ai modelli istituzionali più avanzati, in modo flessibile, istituendo nuovi organismi laddove c’è la necessità di gestire problemi comuni nell’interesse dei cittadini sardi». Questo è il grande obiettivo mancato della riforma, ha protestato Dedoni, «che divide le comunità e spinge ai margini della Regione le zone della Sardegna in cui si registra il maggiore ritardo di sviluppo».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha osservato che «l’emendamento ha lo scopo di impedire alla maggioranza di dire tutto ed il suo contrario, con riferimento all’art.44 dello Statuto che sancisce il decentramento delle funzioni dalla Regione agli enti locali; per questo è giusto abrogare il passaggio della riforma relativo agli ambiti territoriali strategici che invece consentono alla Regione di andare in controtendenza con un nuovo processo accentratore».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha chiarito che «si vuole incidere su una delle maggiori storture della legge che divide i cittadini sardi e che molto probabilmente sarà impugnata per l’istituzione di una nuova provincia che la legge Delrio vieta espressamente».

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha dichiarato che «occorre richiamare la maggioranza alle sue responsabilità perché non solo questa legge è il tentativo fallito di organizzare in modo diverso la rete istituzionale regionale ma, come si vedrà più avanti, contiene interventi settoriali destinati a risolvere situazioni delicate sparse qua e là per la Sardegna».

Il consigliere Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha citato una recente dichiarazione del capogruppo del Pd Pietro Cocco a difesa dell’assessore dei Trasporti Massimo Deiana oggetto di un attacco del segretario del Pd Renato Soru. E’ l’ennesima mozione di sfiducia interna, ha detto polemicamente, «ma sarebbe ora di finirla perché tanto, se Deiana dovesse abbandonare la Giunta, continuerebbe a fare il consulente della Regione come ha fatto per vent’anni».

Messo in votazione l’emendamento è stato respinto con 18 voti favorevoli e 28 contrari.

Sull’emendamento 2314 (Truzzu e più) che prevede la soppressione all’art 2 comma 1 lettera g delle parole “sino alla definitiva soppressione delle stesse” sono intervenuti: Attilio Dedoni (Riformatori) che ha detto, riprendendo il tema sollevato dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, che questa legge aggrava anche il sistema dei trasporti. Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che i trasporti sono argomento di estrema attualità. Questo tema ben si coniuga con la discussione in corso che riguarda la riorganizzazione territoriale. L’emendamento è stato bocciato (presenti 50, sì 18, no 32) .

Sull’emendamento 2486 (Tedde e più), che modifica l’articolo 2, comma 1 lettera B) e che prevede di intendere per città metropolitana di Cagliari i comuni compresi nelle province di Cagliari, Oristano, Carbonia Iglesias e Medio Campidano, è intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che voterà a favore dell’emendamento prima di tutto per il rispetto della gerarchia delle fonti. Il disegno di legge non rispetta la legge nazionale. E’ d’accordo anche Ignazio Locci (Forza Italia). Paolo Truzzu (Misto) ha espresso parere favorevole e ha definito l’emendamento “una ciambella di salvataggio” che viene offerta alla maggioranza per superare il concetto di città metropolitana di Cagliari. Gianni Lampis (Misto) ha ricordato che in commissione la minoranza aveva proposto un dialogo ma non lo ha mai trovato . L’idea originale era quella di un’area metropolitana unica regionale, ma si poteva discutere anche sull’ipotesi di due città metropolitane. Invece, l’opposizione si è scontrata contro un muro. L’emendamento è stato bocciato (presenti 50, sì 19, no 31).

Sull’emendamento 2304 (Lampis e più) che prevede di sostituire la parola quarantamila a trentamila scritta alla lettera C del comma 1 dell’art 2 è intervenuto Paolo Truzzu (Misto) che ha fatto una riflessione sul numero degli abitanti che deve avere la “città media”. L’emendamento è stato bocciato (presenti 48, sì 17, no 30, 1 astenuto).

Sull’emendamento 2305 (Lampis e più), che prevede di sostituire la parola venticinquemila alla parola trentamila scritta nel comma 1 dell’articolo 2 lettera C,  è intervenuto Ignazio Locci che si è soffermato anche lui sul numero che devono avere le città medie. Marco Tedde (Forza Italia) ha sottolineato che le città medie costituiscono un concetto tormentato per la maggioranza che si sforza di accontentare tutti. Questo Dl è un pasticcio normativo e se approvato sarà una delle leggi peggiori di questo Consiglio. L’emendamento è stato bocciato (presenti 48, sì 18, no 30).

Si è poi passati all’esame degli emendamenti (nn. 2476 e 2501) all’emendamento 1948. Il presidente Lai ha annunciato il ritiro degli emendamenti che sono stati fatti propri dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Ha quindi preso la parola il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi che ha sottolineato come l’emendamento 2476 bocci la previsione di una città media con 30mila abitanti e propone invece una quota pari a diecimila. “E’ un modo di dare dignità agli esclusi – ha detto Crisponi – per questo voteremo a favore».

Il presidente Ganau, tornato al banco della presidenza, ha quindi dato la parola al capogruppo del Psd’Az Angelo Carta: «Non capisco perché questi emendamenti siano stati ritirati – si è chiesto il consigliere sardista – si sta superando il ridicolo. State facendo diventare una barzelletta un argomento serio».

Marco Tedde (Forza Italia) ha sottolineato come gli emendamenti fossero finalizzati a dare il titolo di città medie anche a centri minori come Macomer. «Ci dispiace che oggi siano assenti i consiglieri che hanno presentato gli emendamenti – ha detto Tedde – prima si avanzano proposte di correzioni, corredate da dichiarazioni a mezzo stampa, e poi non ci si presenta in aula. Anche questo emendamento rientra in una legge priva di contenuti che vuole dare un contentino a tutti».

L’emendamento n. 2476 che è stato respinto dall’Aula con 44 voti contrari e 5 a favore.

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori del Consiglio a giovedì mattina alle 10.00.

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Prosegue in Consiglio regionale il dibattito sul disegno di legge di riforma delle autonomie locali.

Stamane il relatore Roberto Deriu (Pd) ha espresso parere contrario sulla maggioranza degli emendamenti, fatta eccezione per il n.1948 (primi firmatari lo stesso Deriu ed il presidente della commissione Autonomia Francesco Agus) che modifica il testo introducendo nel nuovo tessuto istituzionale le definizioni di “ambiti territoriali ottimali”, la “città metropolitana di Cagliari”, le “città medie”, le “reti urbane”, le “reti metropolitane”, gli “ambiti territoriali strategici” e le “zone omogenee”. Parere favorevole anche agli emendamenti, n. 2507, 2313 e 2485 che modificano in parte alcuni passaggi dello stesso emendamento principale.

Successivamente il presidente ha aperto la discussione generale sull’art 2.

Il consigliere dell’Udc Sardegna Peppino Pinna ha parlato di una Babilonia in cui fra l’altro «non si capisce perché si continui a parlare solo della città metropolitana di Cagliari senza distribuzione equa dei benefici». Pinna ha quindi rivolto un appello ai consiglieri regionali non di Cagliari «a riflettere sul loro ruolo e a chiedersi se stanno facendo il bene della Sardegna; provo molta amarezza per l’ulteriore marginalizzazione di molti territori dell’isola e per questo rilancio la nostra proposta di far diventare tutta la Regione area metropolitana, sarebbe l’unico strumento per annullare ogni discriminazione». I modelli possibili sono tanti, ha concluso, «ed abbiamo scelto il peggiore; soprattutto la sinistra ha tradito la sua storia».

Il consigliere sardista Marcello Orrù ha ribadito che insisterà su Sassari città metropolitana auspicando un ampio consenso, «perché Sassari è la seconda città della Sardegna ed è stata oggettivamente discriminata pur essendo il secondo capoluogo dell’Isola; qualcuno dice che attorno a Sassari nascerà una rete metropolitana ma è un surrogato che non convince soprattutto perché non consente l’accesso a finanziamenti straordinari ed in particolare europei». Perciò, a suo avviso, «istituire una seconda città metropolitana non ruberebbe risorse ad altri territori ma assicurerebbe uno sviluppo armonico a tutta la Sardegna; questa è la vera opportunità da cogliere evitando un disastro che travolgerebbe tutta la Regione e in particolare Sassari che non merita di essere affossata».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha manifestato l’impressione che «l’art.2 sia in realtà un’arma di distrazione dei consiglieri regionali e degli amministratori locali, con la sua mole eccessiva di contenuti dai quali non si intravede una logica chiara; emerge invece che è stata tradita la speranza di tanti per una legge che si poteva fare insieme dopo la decisione unanime di far ritornare il testo in commissione». Si è preferito, ha lamentato Locci, «regolare questioni interne alla maggioranza moltiplicando il concetto di città medie o manipolando a piacere il numero di abitanti necessario per ottenere questo status, ma soprattutto è stato clamorosamente mancato anche il grande obiettivo più volte annunciato della semplificazione». Noi, ha ribadito il consigliere, «abbiamo preso il confronto sul serio chiedendo di discutere della seconda città metropolitana, anche perché sarebbe stata una risposta sera al problema di superamento delle province, che invece si stanno riesumando cambiando alcuni termini e stravolgendo per l’ennesima volta il testo».

Il consigliere Michele Cossa, dei Riformatori sardi, ha condiviso alcune dichiarazioni del collega Locci, soprattutto per quanto riguarda la semplificazione che era il nocciolo della battaglia referendaria, dimenticando che le duplicazioni producono e moltiplicano l’inefficienza della pubblica amministrazione». Il testo, al contrario, « introduce una inedita gerarchia fra comuni, città medie ed altri contenitori come le aggregazioni di comuni, le reti metropolitane ed urbane e gli ambiti territoriali strategici (senza peraltro definirne le funzioni) che dividono i territori ed aumentano le differenze fra comunità, frutto di un lavoro che magari ha consentito a qualcuno di strappare qualche risultato fregandosene però del bene comune della Sardegna». Nel merito, secondo Cossa, «la confusione regna sovrana su politiche turistiche, ambientali, viabilità e presenza delle grande distruzione commerciale; tutto questo ignorando che si sta andando verso la definitiva cancellazione delle province dalla Costituzione».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia Marco Tedde  che ha ribadito il giudizio negativo sul provvedimento. «Si tratta di un minestrone indigesto. L’articolo 2 contiene ingredienti fasulli e surrettizi che servono soltanto a giustificare il fine vero della legge: prevedere una sola città metropolitana con delle compensazioni prive di significato e di sostanza date agli altri territori per tacitarli. Di fatto – ha affermato Tedde – si disegna una Sardegna a trazione cagliaritana».

Secondo il consigliere forzista la differenza tra Cagliari e le città metropolitane d’Europa è diversa da quella tra Cagliari e Sassari. «Non si può svendere la Sardegna a un’idea che vede il capoluogo come città deus ex machina – ha concluso il consigliere azzurro – l’Europa ha disegnato uno sviluppo differente che prevedeva per la Sardegna due aree metropolitane».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha sottolineato la difficoltà a ragionare su un provvedimento non ancora definito. «I malumori della maggioranza hanno creato confusione ha detto Zedda – non si va verso la , per seguire una riforma nazionale state creando il caos».

L’esponente della minoranza ha poi accusato il centrosinistra di aver scelto un metodo che serve solo a salvaguardare gli equilibri interni anziché avviare un confronto serio con l’opposizione: «Pur di non scontentare nessuno avete presentato emendamenti impresentabili. C’è ancora il tempo per rivedere questa riforma, c’è la disponibilità della minoranza a discutere e ad individuare gli strumenti per arrivare ad una buona riforma. Altrimenti ciò che resterà ai sardi sarà un grande pasticcio».

Mario Floris (Uds) ha invitato i consiglieri di maggioranza a spogliarsi dalle vesti di appartenenza e guardare alla Sardegna. «La riforma costituzionale in atto limiterà fortemente la nostra autonomia – ha rimarcato Floris – noi non riusciamo a difendere gli interessi dei sardi». L’ex presidente della Regione ha ricordato il calendario proposto dall’attuale maggioranza a inizio legislatura: «La priorità erano le riforme – ha affermato Floris – si parlava di nuovo Statuto, legge statutaria, nuovo modello di Regione, organizzazione  degli enti e delle agenzie regionali. Su questi aspetti la risoluzione approvata dal Consiglio un anno e mezzo fa aveva trovato una sintesi. Oggi invece registriamo un totale scollamento tra presidente, Giunta e parlamentari sardi. La Regione è succube del potere centralista. La riforma costituzionale sottrae alla Regione le potestà in materia di enti locali. Nessuna voce ha difeso le prerogative dello Statuto».

Forti perplessità sono state espresse anche da Antonello Peru (Forza Italia) che ha bocciato senza appello il provvedimento in discussione: «E’ una legge che non fa bene alla Sardegna – ha detto l’esponente della minoranza – non si va verso la semplificazione ma si aumentano gli organi di governo e i conseguenti costi. Di fatto, si divide la Sardegna in due».

Rivolgendosi ai consiglieri di maggioranza, Peru ha detto di aver intravisto nei loro visi un evidente imbarazzo: «E’ comprensibile, a tutti è capitato di fare gioco di squadra su provvedimenti sui quali non si era d’accordo ma quando si tratta di norme che segnano il futuro della Sardegna, in particolare del Nord Sardegna, è necessario fare una riflessione forte – ha affermato il consigliere di Forza Italia – non c’è Pigliaru o Renzi che tenga di fronte agli interessi del territorio. Auspico uno scatto d’orgoglio dei consiglieri del sassarese, sapete benissimo che città medie e reti metropolitane non servono a nulla, Sassari deve diventare città metropolitana».

Secondo Paolo Truzzu (Fd’I), l’art 2 rappresenta un’occasione persa: «C’era la convinzione che questa fosse una legge fondamentale per il futuro dell’Isola, l’impressione è che si stia sfociando in un campanilismo fine a se stesso».

Truzzu ha sottolineato la necessità di pensare a un provvedimento complessivo per l’Isola e invitato la maggioranza a riportare la discussione sul testo originario dell’articolo 2 lasciando da parte gli emendamenti sostitutivi. «C’è troppa confusione – ha concluso l’esponente di Fratelli d’Italia – siete partiti con le grandi riforme economiche e sociali e poi avete introdotto termini e considerazioni che non hanno nulla a che vedere con la riforma Del Rio. Il caos regna anche in  materia di tasse, sanità e trasporti. Uscite da questa confusione per il bene della Sardegna».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha contestato i contenuti dell’art.2: «Si introducono nuove fattispecie con definizioni di nuovi enti – ha rimarcato Dedoni – in passato queste operazioni erano legate a grandi progetti di sviluppo come il Piano di Rinascita, questo oggi non avviene. State distruggendo la Sardegna, non state facendo il bene del popolo sardo. Farete meglio ad ascoltare ciò che dice il segretario del Pd in materia di trasporti. Dimostrate giorno per giorno la vostra pochezza. Le istituzioni non sono vostre, il popolo che vota vi caccerà».

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu (Udc) ha parlato di occasione persa dalla politica “per decidere sull’organizzazione territoriale della Sardegna”. «Mentre la maggioranza – ha attaccato Rubiu – non ha perso l’occasione per fare un’altra pessima figura davanti al popolo sardo». Il capogruppo della minoranza ha quindi criticato aspramente il testo di legge: è complicato con una miriadi di modifiche che dimostrano che il centrosinistra è fuori dal tempo e scollegato dalla realtà.

Rubiu ha quindi definito “arrogante” la decisione di istituire una sola città metropolitana (Cagliari): «Noi diciamo che servono 2due città metropolitane, una al Sud e l’altra al Nord, ed in subordine siamo pronti a sostenere l’istituzione di un’unica città metropolitana comprendente l’intera Sardegna.  Gianluigi Rubiu ha quindi domandato quale futuro abbiano i commissari delle province e perché non si può procedere con le elezioni di secondo grado.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito il dibattito “surreale”, in riferimento alla scarsa risonanza che l’informazione continua a dare alle posizioni delle forze della minoranza ed ai ritardi denunciati in ordine ai ritardi della Giunta sia per quanto attiene la legge finanziaria e la conseguente autorizzazione all’esercizio provvisorio..

«Noi continueremo a fare la nostra battaglia in Aula – ha dichiarato Pittalis – e la porteremo anche nelle piazze dell’Isola e per questo invitiamo i consiglieri del centrosinistra a smetterla di fare la maggioranza a cagliari e l’opposizione nei territori dove sono stati eletti».

Il capogruppo di Fi ha quindi ricordato gli appelli rivolti da alcuni “padri nobili” della politica sarda (Beppe Pisanu, Pietro Soddu, Arturo Parisi, Angelo Rojch) perché si evitasse una riforma come quella che si va delineando. «Ma voi volete fare una riforma con la benda negli occhi e tappandovi il naso – ha incalzato Pittalis – senza tener conto che è una riforma che crea disequilibri e non già armonia nella nostra terra». L’esponente della minoranza ha dunque domandato in tono polemico dove siano finiti i sindaci di Sassari, Olbia, Alghero e di tutti quei territori che denunciavano lo scempio della riforma: «C’è un evidente deficit democratico che si ripercuoterà sui cittadini, sulle amministrazioni sui territori».

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione sugli emendamenti soppressivi totali n. 96 (uguale al 1057, uguale al 1455).

Il consigliere Ignazio Locci (Fi), ha dichiarato voto favorevole («perché questa è la negazione del dialogo e la maggioranza evita qualunque forma di confronto con le opposizioni»). Anche il consigliere Marco Tedde (Fi) ha annunciato voto favorevole («gli emendamenti soppressivi rappresentano  elementi di giustizia nei confronti di questo minestrone: un pasticciaccio brutto che farebbe sorridere se non facesse piangere i territori  e i cittadini sardi».) «La città metropolitana di Cagliari – ha accusato l’esponente della minoranza – è il cuore del provvedimento e tale decisioni avrà conseguenze non solo politiche».

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, presentatore dell’emendamento soppressivo n. 96, ha evidenziato che fino a poco tempo fa “la parole d’ordine era semplificazione mentre  l’articolo 2 del Dl 176 è un monumento di segno inverso”. «Il livello intermedio che era rappresentato dalla Province – ha proseguito l’esponente della minoranza – è sostituito da una miriade di organizzazioni e l’articolo 2 è il trionfo del nominalismo: diamo cioè un nome a cose che non esistono nella realtà». Christian Solinas ha citato l’esempio delle “città medie”: «Esiste a livello europeo ma non rappresenta la realtà e le esigenze dei sardi».

Il consigliere del gruppo Misto, Gianni Lampis (Fdi) ha dichiarato voto favorevole alla soppressione dell’articolo 2. «La definizione di città medie (limite minimo di 10mila abitanti) ricorda quella delle pecore medie, quelle pecore che, la tradizione popolare individua in quelle che si distaccano dal gregge, perdono il senso dell’orientamento e non riescono a tornare all’ovile». «Rifiutiamo – ha concluso Lampis – l’escamotage caro alla maggioranza di fare tutti “fessi e contenti” e siamo contrari alla spartizione di piccoli “galloni” che servono a marcare il territorio e ad alcuni consiglieri di piantare una bandierina, contribuendo però in maniera nefasta alla sorti della nostra Isola».

Il capogruppo Gianluigi Rubiu (Udc) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento  che sopprime l’articolo 2: l’articolo è il cuore della legge perché rappresenta  l’elenco infinito della confusione e delle cose irrealizzabili. «Con questa legge – ha concluso Rubiu – spianate la strada alla nostra vittoria alle prossime e elezioni ed al nostro ritorno al governo dell’isola».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato voto a favore: con l’articolo 2 si introduce, infatti, un sistema confuso che è il contrario di ciò che si auspicava. «Una città metropolitana che passa da una visione ristretta ad una città metropolitana più ampia accentua, inoltre, contrapposizioni, divisioni e sospetti», ha proseguito il consigliere della minoranza «ma il problema grosso sono le province che voi dividete in soppresse e non soppresse mentre si deve abolirle tutte».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha dichiarato voto favorevole all’abolizione dell’articolo 2: «Peggio dell’articolo 2 c’è solo il testo del sostitutivo totale proposto dalla maggioranza». «La Giunta ha rinunciato  all’esercizio delle proprie prerogative  ha dichiarato l’esponente della minoranza – e le definizioni contenute nell’articolo 2 evidenziano che l’azione della maggioranza sta nelle parole piuttosto che nei fatti: comincio domani è, infatti, il vostro slogan».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ricordando l’essenzialità del corretto esercizio della democrazia, «di cui molti si riempiono la bocca evidenziando la difficoltà di praticarla attraverso una vera partecipazione» ha criticato radicalmente la legge che «con l’art.2 traccia un quadro polverizzato e indistinto che fra l’altro nasconde la volontà di riproporre le province sotto altre forme».

Il consigliere sardista Angelo Carta ha osservato che «era giusto abolire il testo originario dell’articolo ma non con l’emendamento della maggioranza che è ancora peggiore, perché aggrava la situazione di molti territori, come il Nuorese e le zone interne, che stavano già morendo». Un Nuorese, ha insistito, «dove nei fatti si sta addirittura contraddicendo il documento sottoscritto il 17 dicembre scorso frutto del lavoro di ben 16 tavoli tematici coordinati dalla presidenza della Giunta».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, rivolgendosi ai sardi che ascoltano il dibattito in Consiglio attraverso il web, ha ricordato che «ieri con l’art.1 si è parlato di comuni e città metropolitana mentre oggi si sta allargando il campo verso orizzonti sconosciuti attraverso la moltiplicazione di enti di vario genere e natura, dimenticando fra l’altro i lavoratori delle province soppresse per i quali non è stata spesa nemmeno una parola».

Non essendoci altri scritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha respinto con 30 voti contrari e 21 favorevoli.

Successivamente il Consiglio ha cominciato ad esaminare l’emendamento n.1948 (Deriu-Agus) che introduce la definizione di una serie di nuovi ambiti istituzionali.

Sull’ordine dei lavori il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha evidenziato un errore tecnico nel testo (viene ripetuta per due volte la lettera “i”) che, a suo avviso, impedirebbe l’esame della proposta.

Il presidente ha ribadito la caratteristica sostitutiva totale dell’emendamento, chiarendo che non c’è nessun emendamento legato alla lettera “i” del testo e comunicando, comunque, che in attesa di una verifica più puntuale il dibattito può proseguire.

L’Assemblea ha poi iniziato la discussione dell’emendamento n. 2355.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito l’inutilità di una legge, «per tanti motivi fra i quali quello che privilegia la città metropolitana di Cagliari, scelta che cozza con la realtà e con i dati noti a tutti: aeroporti, porti, distretti industriali, parchi nazionali, traffico passeggeri (92% localizzato nel nord Sardegna), capacità ricettiva e molto altro».

Alessandra Zedda, anch’essa di Forza Italia, ha lamentato che «tutte le proposte della minoranza sono state ignorate, soprattutto in materia di semplificazione e di visione unitaria del territorio regionale, come sottolineato dal consigliere Tedde». Abrogare l’art. 2 è quindi, ha concluso, «opportuno e necessario».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha sottolineato che in discussione c’è un argomento importantissimo «che non può essere banalizzato dal fumo negli occhi contenuto nell’articolo, perché il testo taglia fuori dallo sviluppo intere zone della Sardegna». Per questo, ha proseguito, «non si può essere contrari ad una Sardegna come unica area metropolitana che assicurerebbe la crescita equilibrata di tutti i territori, anche perché non si capisce cosa guadagnino gli enti locali da una riforma che sulla carta dovrebbe essere destinata proprio a loro».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha ribadito la sua convinzione rispetto alla proposta di una seconda città metropolitana a Sassari e non è un tema di poco conto, ha affermato, «perché attorno a queste aree in Europa si sviluppa il 60% dei processi di sviluppo e quelle aree producono il 35 % del pil europeo; la discriminazione di Sassari è dunque inaccettabile e punitiva per tutto il nord Sardegna; la Regione si sta assumendo una responsabilità pensatissima di cui pagherà le conseguenze».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto che «ormai è molto chiaro che nel dibattito si è persa la politica che avrebbe potuto avere un grande ruolo, perché anziché cambiare questa legge al termine di un confronto sulle cose concrete si è scelto invece di agire con una logica partigiana ed unilaterale senza nemmeno provare ad ascoltare opinioni diverse; fra l’altro è una resa al centralismo statale da cui i sardi hanno tutto da perdere».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc Sardegna) ha apprezzato le dichiarazioni del presidente Ganau sul ruolo del Consiglio, rilevando però che nessuno della maggioranza le ha rilanciate. Nel merito ha criticato il testo «che divide la Sardegna ed alimenta le differenze di sviluppo fra territori, dando ragione in qualche modo a chi ritiene che la tutta politica non serva a niente».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) la proposta della maggioranza «è un esercizio di stile inutile che, al di là dei termini, complica gli stessi problemi che si propone di risolvere e soprattutto non aiuta i cittadini sardi a vivere meglio».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha criticato un articolo che, a suo giudizio, «nasconde una profonda lottizzazione del potere; l’idea di una sola città metropolitana è del tutto sbilanciata e non assicura servizi migliori ai sardi, questo è il vero tema e non certo quello di moltiplicare poltrone e posizioni di potere, questa in definitiva è la risposta che diamo alle migliaia di disoccupati e cassintegrati che aspettano un segnale dalle istituzioni».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha messo in luce che quello della Sardegna come unica area metropolitana «è un tema che la commissione ha affrontato per disinnescare alcuni effetti negativi della legge Delrio, che la Giunta invece ha deciso di accettare supinamente producendo un mostro giuridico; dobbiamo capire in altre parole che l’unica città metropolitana produce alcuni benefici ma provoca fortissimi squilibri».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ricordato che «la fretta nel voler approvare una legge purchessia è incomprensibile dopo che la scadenza è stata prorogata dal Governo nazionale, esistono perciò molte buone ragioni per chiedersi cosa racconteranno i cittadini del lavoro fatto dal Consiglio regionale e che giudizio daranno della Giunta Pigliaru».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha condiviso le dichiarazioni del presidente Ganau che tutelano il Consiglio ma, proprio per questo, «occorre che l’Assemblea non rinuncia al suo ruolo dimostrandosi capace di proporre una visione delle diverse leggi con l’obiettivo di fare un buon servizio alla comunità regionale; sotto questo profilo l’idea di una Sardegna unica area metropolitana è una buona idea che prefigura l’isola come una unica grande città unita».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha riconfermato la sua contrarietà ad una proposta come quella della maggioranza che divide la comunità regionale ed aggrava la situazione già difficilissima delle amministrazioni locali e dei lavoratori delle ex province.

Messo in votazione, l’emendamento n. 2355 è stato respinto con 31 voti contrari e 21 favorevoli.

L’Aula è poi passata all’esame dell’emendamento (n 2356) all’emendamento n. 1948.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto favorevole e invitato il centrosinistra a fare uno sforzo per migliorare la norma tentando di trovare in extremis una sintesi politica.

Michele Cossa (Riformatori) ha spiegato che l’emendamento n.2356 cerca di introdurre un elemento di semplificazione. «Per province soppresse si devono intendere non solo quelle di nuova istituzione (soppresse attraverso il referendum)  ma anche quelle storiche – ha detto Cossa – solo così si può restituire dignità ai territori che hanno fatto una battaglia contro le vecchie province».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato il risultato dei referendum che hanno cancellato le province sarde.  «Si tenta di far riemergere un vecchio assetto istituzionale ormai dimenticato – ha sottolineato il consigliere di minoranza – ricordo che nel 2012 oltre il 60% degli elettori sassaresi si sono recati alle urne per dire sì all’abolizione delle province. Ci opponiamo a questo tentativo di ostacolare la volontà popolare».

Secondo Gianni Lampis (Fd’I) non si vogliono sopprimere le province. «La sopprimenda provincia del Medio Campidano ha pubblicato un nuovo bando per la gestione della tesoreria dell’Ente fino al 2021 – ha rimarcato Lampis – la previsione della “Provincia Sud Sardegna” rappresenta l’istituzione di è un nuovo ente intermedio. Si torna, di fatto, alla situazione preesistente al 2005. Bisogna avere il coraggio di abolire tutte le provincie. Noi abbiamo detto che la soluzione è l’istituzione di un’unica città metropolitana che ricomprenda tutto il territorio regionale».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha definito l’emendamento sostitutivo totale n. 1948 “un’offesa a chi sa scrivere”. Per questo, ha annunciato il voto favorevole alla proposta di sopprimerlo e sottolineato la necessità di far chiarezza.

Per Marco Tedde (Forza Italia) l’emendamento n.2356 tenta di far giustizia cancellando una norma barocca. «L’emendamento sostitutivo n.1948 non menziona i paesi contrariamente a quanto fa l’articolo 1(emendato). Non si può ignorare un termine che la maggioranza ha introdotto nella legge. L’articolo 2 va soppresso completamente perché contiene troppi bizantinismi».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha suggerito di cambiare il titolo dell’art 2. «Anziché di definizioni occorrerebbe parlare di recinti – ha detto Carta –  questa norma ricorda il far west: ci sono miniere d’oro, villaggi, riserve indiane, territori di caccia. Si individuano recinti, viene fuori che i sardi sono divisi: chi è forte continua ad esserlo, chi è debole è destinato a perire».

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento n.2356 che è stato respinto con 27 voti contrari e 22 a favore.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento (n. 2357) all’emendamento n. 1948.

Marco Tedde (Forza Italia) ha annunciato il suo voto a favore: «Non ci stiamo a dividere la Sardegna. Se non c’è uno sviluppo armonico soffrirà anche il Sud – ha sostenuto l’esponente azzurro – una Città Metropolitana non riuscirà a sopperire alle carenze dell’Isola».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha accusato la maggioranza di un cambio di rotta improvviso sulla riforma degli enti locali. «Si doveva ragionare su Unioni dei Comuni, Province e Città Metropolitana – ha detto Locci – in seguito vi siete presentati con altre soluzioni che impediscono un dialogo. La sensazione è che non vogliate disturbare il Grande Manovratore».

Per il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, «la Sardegna non ha bisogno di due velocità. Per evitare la marginalizzazione delle zone interne occorre istituire o due grandi aree metropolitane o un’unica Città Metropolitana».

Di “supponenza di maggioranza” ha parlato invece il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni: «Non è pensabile – ha rimarcato – che non si riesca a trovare una condivisione su un tema come questo. Le istituzioni rappresentano un bene comune».

Angelo Carta (Psd’Az) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento spiegando che  non sarà possibile parlare di ambito ottimale «perché i protagonisti (i Comuni) non potranno esercitare fino in fondo le loro funzioni».

Giudizio condiviso dal collega di partito Christian Solinas che ha rinnovato l’invito alla maggioranza a riflettere sulla proposta di istituire un’unica Città Metropolitana: «Non è vero che non si può fare – ha detto il consigliere sardista – la Città metropolitana di Torino ne è l’esempio. Una dimensione di quel tipo consentirebbe di risolvere i conflitti territoriali. Il tema della ripartizione delle competenze resterà».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.2357 che è stato respinto con 31 no e 21 sì.

Sull’emendamento 2358 è intervenuto l’on. Ignazio Locci (Forza Italia), che ha detto: “Sarebbe stato più corretto non prevedere questo meccanismo che obbliga i Comuni alle gestioni associate delle loro funzioni fondamentali. Questa imposizione non consentirà ai piccoli comuni di lavorare bene”.

Sempre dall’opposizione, l’on. Tedde ha annunciato il voto favorevole “su una delle parti più bizantine di questo testo di legge, con voli sintattici e dialettici di non scarsa rilevanza”.

Per l’on. Michele Cossa (Riformatori) “il rinvio di un anno dei termini per le gestioni associate rappresenta un punto importante, come ha appena affermato il collega Locci. Si perdono invece nel testo che discutiamo tutti i riferimenti storici mentre rischiamo che proliferino le unioni di Comuni”.

E’ intervenuto anche il primo firmatario, l’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, che ha detto: “Queste norme sono un capolavoro, richiamano in legge persino le caratteristiche sociali. Che vuol dire rispetto a un Comune “la caratteristica sociale?” Avete elaborato delle aggettivazioni  così generiche che non state definendo nulla. Ci volete dire che cosa state approvando? Grazie”.

L’emendamento 2358 è stato poi respinto.

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regiunale ha approvato il disegno di legge di autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2016. Via libera anche all’esercizio provvisorio del bilancio interno del Consiglio regionale. 

Aprendo la discussione generale, il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha ricordato di aver avuto il testo da pochissimo tempo, sottolineando che «è vero che c’è per la prima volta il bilancio armonizzato ma è vero anche che abbiamo appena approvato una norma che introduce un aumento dell’addizionale Irpef e l’azzeramento dello sconto Irap che per noi è illegittimo; quindi ci potrebbero essere ricadute sull’approvazione dell’esercizio provvisorio, su questo quesito abbiamo sollecitato chiarimenti che non ci sono stati forniti».

Il consigliere del Psd’Az Marcello Orrù ha affermato che nella legislatura precedente, ha ricordato, «il centro sinistra gridava allo scandalo per qualche giorno di ritardo nella presentazione della finanziaria, mentre ora a parti rovesciate succede la stessa cosa e però si chiede la collaborazione della minoranza». In realtà, ha sostenuto Orrù, «si parla di istruzione e si chiudono le scuole, si annuncia sviluppo ma si aumentano le tasse, si blandiscono gli Enti locali ma poi si taglia il fondo unico, si difendono i servizi sanitari ma si chiudono molti punti nascita nelle zone più svantaggiate dell’Isola, mentre le contestazioni sull’operato dell’esecutivo crescono anche all’interno della stessa maggioranza, come testimoniato dai recenti interventi dell’on. Roberto Capelli». Sono tutti temi, ha concluso il consigliere, «che affronteremo compiutamente a breve con il dibattito sulla legge finanziaria, che per la Sardegna non promette niente di buono».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ripreso alcune argomentazioni della consigliera Zedda, con riferimento alla possibilità che con l’esercizio provvisorio si possano spendere le risorse disponibili solo per dodicesimi, osservando che «col bilancio armonizzato il pareggio è implicito, essendo stato costruito comprendendo al suo interno la manovra fiscale, per cui i dubbi di legittimità sulla manovra si estendono necessariamente anche al provvedimento sull’esercizio provvisorio ed alla sua veridicità». «Pertanto – ha concluso – non ritengo che si possa procedere oltre ed anzi sarebbe necessario un parere di legittimità degli uffici».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «l’esercizio provvisorio viene definito un atto tecnico ma sul piano politico non può passare sotto silenzio il fatto che la manovra finanziaria arriva in Consiglio l’11 gennaio nonostante le ripetute assicurazioni della Giunta sul rispetto dei termini, ritardo che peraltro si somma a quello dell’esercizio precedente». «Questo dato – ha lamentato – non può essere derubricato ad un fatto tecnico, emerge invece che non c’è la capacità di affrontare le emergenze e nemmeno quella di sbrigare gli affari correnti; noi abbiamo dato il nostro assenso all’applicazione dell’art. 102 per senso di responsabilità ma questo non può nascondere evidenti responsabilità politiche, le stesse responsabilità che restano in capo alla Giunta e non possono essere scaricate sul Consiglio come fa il presidente Francesco Pigliaru con le consuete dichiarazioni alla stampa». Se ritenete urgente la finanziaria, ha proseguito Pittalis lanciando una sorta di provocazione, «cominciamo domani ad esaminarla e sospendiamo il percorso della riforma sugli Enti locali ma, al di là di questo c’è poi un problema di merito che sottoporremo anche al Governo nazionale perché le maggiori entrate provenienti dalla manovra fiscale, a nostro giudizio, non potevano essere inserite in bilancio». Se non volete ascoltare la nostra voce, ha esortato il capogruppo di Forza Italia, «ascoltate almeno quella di alcuni sindacati e delle categorie produttive che invitano la Giunta a fermarsi perché sta imboccando una strada sbagliata per la Sardegna».

A nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci, ha definito il dibattito sviluppatosi in Consiglio una specie di «assaggio» del dibattito sulla finanziaria che nella seduta odierna non è all’ordine del giorno. «La manovra – ha ricordato – è stata presentata da pochissimo e l’esercizio provvisorio è una necessità, se poi si rendessero necessarie correzioni saranno introdotte durante la finanziaria». «Quanto alla manovra non presentata a settembre – ha proseguito Paci – è accaduto anche in passato e forse occorre chiedersi se ha senso presentare una manovra quando ancora non si conoscono i contenuti della finanziaria nazionale da cui quella regionale dipende».

Dopo l’intervento dell’assessore, il presidente ha dichiarato chiusa la discussione generale ed ha messo in votazione il passaggio agli articoli, che il Consiglio ha approvato.

Successivamente l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’art.1.

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha ricordato che l’assessore Paci ha annunciato «una finanziaria di sviluppo per l’economia sarda ma per noi è il contrario, è invece una mazzata molto pesante per il sistema produttivo regionale in un quadro di forte aumento delle tasse». «Inoltre – ha detto ancora Cossa – al danno si aggiungerà la beffa perché a nostro avviso anche i calcoli sono sbagliati perché il gettito sarà di molto inferiore a quello previsto e precipiterà da oltre 100 a circa 19 milioni».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha criticato con forza quella che ha definito “la vulgata” di questi giorni secondo la quale in Sardegna «c’è una Giunta che va al massimo ed un Consiglio lumaca, questa è una lettura distorta che contraddice la realtà e va sottolineato fra l’altro che il Consiglio rappresenta i sardi mentre la Giunta è composta da nominati». Nei fatti, inoltre, Tedde ha rilevato molte contraddizioni, perché «i consiglieri non hanno neppure la disponibilità del testo del disegno di legge riguardante l’esercizio provvisorio e tantomeno della finanziaria». Di questi documenti fondamentali si conosce solo quanto appreso dagli organi di stampa, ha protestato il consigliere, «ma c’è comunque una certezza: la manovra è stata criticata in modo molto pesante dalle organizzazioni sindacali per la sua incapacità di trovare una risposta alla crisi economica e si muove in una cornice è molto asfittica, dove sono presenti pesantissime stangate fiscali su famiglie ed imprese che avranno un forte effetto depressivo sul sistema regionale».

Il consigliere del gruppo Misto, Paolo Truzzu (FdI), in premessa del suo intervento ha osservato – sul metodo –  che l’Aula discute un provvedimento che prevede l’autorizzazione all’esercizio provvisorio senza però avere la possibilità di conoscere la proposta di legge della finanziaria approvata dalla Giunta regionale.

A giudizio del consigliere di minoranza  non si seguono «le più elementari regole di correttezza istituzionale e si procede in maniera poco chiara e corretta». «In questi giorni – ha proseguito l’esponente di Fratelli d’Italia – le dichiarazioni di Paci e Pigliaru sono le stesse dello scorso anno e si incentrano su rigore e sviluppo». «Termini – ha proseguito Paolo Truzzu – a cui nessuno crede perché lo s corso anno siete stati smentiti dai fatti». Truzzu ha quindi sottolineato come, con la legge degli Enti locali ancora da approvare, il termine del 29 febbraio, indicato nel provvedimento, non è congruo ed ha così concluso: «Non è vero che il Consiglio non ha voglia di lavorare ma è la Giunta che non rispetta i tempi e non consente al consiglio di lavorare».

Il consigliere del gruppo Misto, Mario Floris (Uds), ha evidenziato come “per la prima volta nella storia dell’Autonomia la richiesta di autorizzazione all’esercizio provvisorio arrivi all’esame dell’Aula con la procedura d’urgenza e cioè con il ricorso all’articolo 102 del regolamento interno del Consiglio”. L’esponente della minoranza ha quindi invitato la Giunta a posticipare i termini da febbraio a marzo 2016.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione l’articolo 1 (Esercizio provvisorio) che è stato approvato con 29 voti favorevoli, 7 contrari e 14 astenuti.

Posto in votazione anche l’articolo 2 (Entrata in vigore) è stato approvato con 31 voti a favori, 16 no e 5 astenuti. Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi dichiarato aperta la votazione finale sul testo di legge che è stato approvato con 31 sì, 19 no e un astenuto.

Il consigliere questore, Pier Mario Manca (Sovranità, democrazia e lavoro) ha quindi illustrato a nome del collegio dei questori l’esercizio provvisorio del bilancio interno del Consiglio regionale ed ha svolto alcuni brevi considerazioni. «Un bilancio stringato e senza orpelli – ha dichiarato il questore Manca – che rispetto al 2015 non rappresenta variazioni di rilievo: in aumento il capitolo per espletamento dei concorsi (più 300mila euro) e il fondo per l’ottimizzazione del uffici: 400mila euro». «L’avanzo dell’amministrazione – ha concluso Pier Mario Manca è pari a 2.300.000 euro»

Aperta la discussione, non essendoci iscritti a parlare, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha posto in votazione l’articolo unico di approvazione dell’esercizio provvisorio del bilancio del Consiglio che è stato approvato con 50 favorevoli e 2 astensioni.

L’Aula è quindi passata all’esame del disegno di legge di riordino degli enti locali, la cui discussione era stata sospesa nella seduta del 17 dicembre 2015 e il testo rinviato in Commissione Autonomia.

Su questo aspetto è intervenuto il consigliere dell’Uds Mario Floris che ha chiesto chiarimenti sull’esito delle interlocuzioni in Commissione e sul raggiungimento di eventuali accordi tra maggioranza e opposizione.

Alla sollecitazione del consigliere Floris ha risposto il presidente del parlamentino dell’Autonomia Francesco Agus: «Non era compito della Commissione trovare una sintesi ma fare chiarezza su alcuni emendamenti sostitutivi totali presentati dalla maggioranza – ha detto Agus – le differenze sul testo permangono ma rimane ferma la volontà della maggioranza di arrivare ad una riforma condivisa».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento (n. 2300 Truzzu-Lampis) all’emendamento 1947 che è stato respinto con 32 voti contrari e 20 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento (n. 2347 Pittalis e più) all’emendamento n. 1947. Ignazio Locci (Forza Italia) ha bocciato il testo dell’art.1 e dell’emendamento sostitutivo totale presentato dal centrosinistra. «Questa legge non contiene grandi riforme economiche e sociali – ha detto Locci – si tratta di un semplice appiattimento della maggioranza sulle posizioni del governo nazionale, la risposta ad un ordine preciso del presidente Renzi. Se non cade questo presupposto non si può avviare un confronto serio sulle grandi questioni».

Michele Cossa (Riformatori) ha criticato la formulazione del comma 4 dell’emendamento n. 1947. «Vorremmo capire il senso di questa proposta – ha detto Cossa – cosa significa riconoscere l’autonomia, l’autodeterminazione, l’associazionismo e la partecipazione democratica? Per affermare questi principi non c’è bisogno di una norma, il testo va asciugato eliminando i barocchismi».

Mario Floris (Uds)  ha annunciato il suo voto contrario a tutti gli emendamenti: «E’ l’unico modo di manifestare la mia contrarietà alla legge – ha rimarcato Floris – è un provvedimento non emendabile che legifera su una materia che sta per essere oggetto di una riforma costituzionale. Questa legge porterà gravi danni alla nostra economia. Prima di pensare agli Enti locali occorre definire un nuovo modello di Regione».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia) il comma 4 dell’emendamento n.1947 va abolito perché «non si capisce cosa disciplini. E’ una fattispecie astratta, eterea. La norma va cassata perché utilizza una tecnica legislativa che non può produrre buoni frutti».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato di comprendere l’imbarazzo dell’on. Floris ma – ha sottolineato – «gli emendamenti sono l’unico strumento per tentare di convincere la maggioranza a confrontarsi. C’è forte preoccupazione di dover esaminare un articolo 1 che contravviene totalmente alla nostra autonomia. Si cita la Costituzione ma non si tiene conto dello Statuto. Non c’è un senso logico in tutto l’articolo 1, l’emendamento 1947 stravolge inutilmente il testo originario».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha bocciato senza mezzi termini il contenuto dell’emendamento n.1947. «Non se ne capisce la ratio – ha detto Pittalis – il comma 4 sembra voler esaltare l’autodeterminazione e l’autonomismo. In realtà tutte le funzioni rimangono in capo alla Regione, non si attua il decentramento amministrativo ma si afferma il principio centralistico. Dov’è l’autodeterminazione?».

Il presidente Ganau ha quindi messo un votazione l’emendamento n. 2347 che è stato respinto con con 30 voti contrari e 18 a favore.

Si è passati poi all’esame dell’emendamento (n. 2349) all’emendamento n. 1947.

Ignazio Locci (Forza Italia), dopo aver ribadito che la norma non contiene principi di grande riforma economica e sociale, ha accusato la maggioranza di aver rinunciato ad andare oltre la cornice imposta dalla riforma Del Rio. «Come può il relatore di maggioranza caricare la croce sulla minoranza – ha detto Locci – certi gruppi politici che chinano il capo davanti alla imposizioni romane dovranno fare i conti con la propria coscienza indipendentista. Qui si rinuncia alla discussione e non si tiene conto nemmeno delle peculiarità orografiche della nostra Regione».

Michele Cossa (Riformatori)ha suggerito di modificare l’articolo nella parte in cui si parla di città e paesi. «Non ha senso parlare di paesi e non di comuni. Si fa un miscuglio di tante cose rischiando di produrre danni seri».

Gianni Tatti (Udc) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento n. 2.347. «E’ assurdo dichiarare che si vuole semplificare la relazione tra enti e puntare sull’uniformità dei livelli dei servizi essenziali. Il Consiglio deve fare un passo indietro. Conoscete la Sardegna? Qui si rischia di continuare a spopolare le zone interne e creare una regione per poli. Basta con questa presa in giro per le popolazioni».

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato la maggioranza a parlare chiaro: «L’emendamento sostitutivo totale dell’art. 1 presentato dal centrosinistra è contraddittorio – ha sottolineato Tedde – prevede un esercizio a titolo gratuito di alcune funzioni ma di fatto, attraverso una formula fumosa, introduce un rimborso spese».

Secondo il capogruppo dell’UDC Gianluigi Rubiu, il comma 5 dell’emendamento n. 1947 rappresenta degnamente «una legge archeologica, imbarazzante e offensiva per la Sardegna e soprattutto per i Comuni. La Regione non valorizza le comunità locali ma impone obblighi».

Mario Floris (Uds) ha invece chiesto chiarimenti sul Disegno di legge approvato dalla Giunta nel 2014 che istituisce l’Osservatorio regionale per il riordino delle funzioni delle autonomie locali. «Da chi è formato questo Osservatorio – ha chiesto Floris – quale attività ha svolto?»

Christian Solinas (Psd’Az) ha invitato la maggioranza a pensare ad un testo di legge più snello. «Non è tempo di pensare a un sistema complessivo di riordino – ha detto Solinas – facciamo oggi un testo di legge che adempia alle esigenze di questa particolare fase storica e rimandiamo la riforma di senso più compiuto al momento in cui si parlerà di riassetto degli enti locali». Il consigliere sardista ha poi chiesto chiarimenti sull’interpretazione dell’art.34, comma 3, del Regolamento consiliare che prevede l’apertura della sessione di bilancio dopo la trasmissione della legge finanziaria al Consiglio regionale. «Se il DL della Giunta è stato trasmesso – ha affermato Solinas – la discussione della riforma degli enti locali deve essere sospesa». A Solinas ha replicato il presidente Ganau: «La sessione di bilancio si aprirà al momento dell’assegnazione della finanziaria alla Commissione competente. Sul testo si faranno prima le opportune verifiche per la valutazione di eventuali norme intruse».

E’ quindi intervenuto il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) secondo il quale l’articolo 1 della legge va soppresso. «Questa norma afferma il falso quando parla di servizi uniformi in tutto il territorio regionale. La realtà è diversa, ci sono territori lontani dal capoluogo che sono ulteriormente penalizzati».

Di “enfatizzazione del nulla” ha parlato invece il capogruppo di FI Pietro Pittalis. «Affermate di voler tutelare città e paesi – ha detto Pittalis – siate almeno un po’ originali e chiamatele biddas, utilizzate il sardo, lingua dimenticata dal centrosinistra. L’assessore Demuro, professore di valore, farà fatica a spiegare ai suoi studenti questa norma scritta con i piedi».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.2349 che è stato respinto con 30 voti contrari e 20 a favore.

Aperta la discussione sull’emendamento all’emendamento n. 2477 è intervenuto il primo firmatario e capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, che ha spiegato come l’obiettivo della modifica proposta sia l’introduzione al comma 1 dell’articolo 1 dell’emendamento 1947 le disposizioni di cui all’articolo 10 comma 1 lettera a) dello Statuto, per garantire interventi adeguati sul piano della fiscalità.

La consigliera Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto a favore e ha definito “importante” la proposta avanzata da Carta. «Riflettete – ha concluso l’esponente della minoranza rivolta al centrosinistra – e non utilizzate l’articolo 10 dello Statuto solo per aumentare imposte e tasse ai cittadini sardi».

Posto in votazione l’emendamento 2477 non è stato approvato dall’Aula con 18 favorevoli e 29 contrari.

Annunciata la discussione sull’emendamento n. 2354, il presentatore Augusto Cherchi (Sovranità, democrazia e lavoro) ne ha comunicato il ritiro ma l’emendamento è stato fatto proprio dal capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis. Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato voto a favore ed ha affermato che il ritiro della modifica e la bocciatura dell’emendamento 2477 “certifica l’indifferenza della giunta verso qualunque ipotesi di modifica anche minima al provvedimento in discussione”.

Posto in votazione, l’emendamento 2354 non è stato approvato con 31 contrari, 17 favorevoli e 3 astenuti.

Aperta la discussione sull’emendamento 2345 (Marco Tedde e più) il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci ha dichiarato il voto favorevole e ha rivolto un richiamo alla maggioranza: con questa norma state azzoppando il sistema degli Enti Locali.

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto  a favore: puntiamo ad integrare una norma “monca” che laddove avrebbe dovuto citare la legge Delrio non lo fa.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato voto a favore ed ha espresso apprezzamento per il comportamento tenuto dall’opposizione:è giusto puntualizzare con forza gli argomenti oggetto degli emendamenti.

Posto in votazione, l’emendamento 2345, non è stato approvato con 30 contrari e 19 a favore.

Aperta la discussione sull’emendamento n. 2346, il consigliere Mario Floris (Misto-Uds) ha richiamato l’attenzione della Giunta sul contenuto dell’articolo 30 della legge Delrio che incide – a suo giudizio – sulle competenze regionali.

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento che mira – a suo giudizio – a conferire ai comuni della Sardegna quella libertà che la proposta della giunta nega. «Vogliamo dare ai comuni la possibilità di aggregarsi intorno a concetti tematici e concreti», ha concluso il consigliere della minoranza.

Posto in votazione, l’emendamento 2346, non è stato approvato con 28 contrari, 19 favorevoli e 1 astenuto.

Aperta la discussione sull’emendamento 2352 (Augusto Cherchi e più), il presidente ha richiamato  il parere favorevole della commissione ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, è intervenuto per richiamare l’attenzione sull’emendamento presentato dal consigliere Augusto Cherchi, perché aggiunge al comma 3 dell’emendamento n. 1947 i termini “la città metropolitana”. «Cioè – ha dichiarato Pittalis rivolto alla maggioranza – avete già stabilito che in Sardegna ci debba essere una sola città metropolitana e così coloro che nutrivano aspettative per la città metropolitana del centro nord vedono vanificare tale l’ipotesi». Il capogruppo della minoranza ha concluso con l’invito al ritiro dell’emendamento.

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha dichiarato di fare proprie le considerazioni del capogruppo Pittalis: «Siamo sgomenti perché la maggioranza non vuole tenere conto delle volontà dei sindaci e denota assoluta mancanza di rispetto verso i territori, introdurre con un “emendamentino” una sola città metropolitana significa assumersi una grande responsabilità politica nei confronti del Nord e del centro della Sardegna».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha dichiarato voto contrario ed ha rivolto l’invito a tutti gli eletti nel sassarese a votare contro l’emendamento: «E’ evidente che c’è chi vuole solo Cagliari città metropolitana escludendo il resto della Sardegna».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «la maggioranza ha fatto orecchie da mercante dopo le finte aperture manifestate più volte, ha riposto con la logica del muro contro muro alla proposta di un riequilibrio territoriale; il governatore, in particolare, si è appiattito sulle posizioni del presidente del Consiglio e le cosiddette reti metropolitane, sotto questo profilo sono una funzione, questa è la riposta tombale alle aspettative di sviluppo e di equità del Nord Sardegna».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha annunciato il voto contrario rimarcando che «una sola città metropolitana per la Sardegna è un danno per i sardi, si potrebbe semmai scrivere della Sardegna e non di Cagliari come ha fatto il Friuli ma così è un atteggiamento di netta chiusura che è inaccettabile perché divide la comunità regionale e rappresenta una ingiustizia palese per tutti i sardi».

Il consigliere Angelo Carta, del Psd’Az, ha detto che, per certi aspetti, «un articolo plurale o singolare ci conduce chissà dove ma non si tratta di un errore, è voluto e vuol dire che la maggioranza ha trovato la quadra ma allora lo dica al Consiglio e si proceda in un altro modo, è un gesto dovuto ed un dovere di chiarezza verso tutti i sardi, dopo tutti gli incontri che si sono fatti in tutta l’Isola».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha ricordato che «l’opposizione ha fatto molte proposte in commissione ma non sono state accolte con motivazioni pretestuose; la maggioranza ha invece preferito procedere in modo opposto, partendo da città metropolitana ed altre definizioni più o meno simili che, in realtà, concorrono a creare del tessuto istituzionale della Sardegna un mostro di cui nessuno conosce compiti e competenze».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.2352 (che aggiunge al comma 4 dell’art. 1 su oggetto e finalità le parole “la città metropolitana”) che il Consiglio ha approvato con 27 voti favorevoli e 19 contrari.

Successivamente l’Aula ha iniziato l’esame dell’emendamento n.2319 che sancisce la volontà della Regione di “evitare le disparità fra i territori”.

Il consigliere Ignazio Locci, di Forza Italia, ha parlato di una pezza con cui la norma cerca di dire una cosa per far dimenticare che agisce in modo contrario. «Sfugge fra l’altro – ha sostenuto – che il Governo ha deciso con il cosiddetto mille proroghe di prolungare di un anno l’entrata in vigore delle gestioni associate dei servizi, col risultato della ulteriore marginalizzazione dei piccoli comuni, in controtendenza rispetto al principio di sussidiarietà, e dell’aumento dell’antipolitica».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha messo in evidenza che la proposta «è uno spunto per rilevare la contraddizione terminologica fra città e paesi, mentre nel merito inoltre si parla da un lato di pari opportunità per i comuni nell’accesso ai servizi, creando in realtà nuova confusione».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha definito «velleitario e generico il principio enunciato di superare le disparità fra i territori, il solito buon proposito che non ha significato in una legge di riforma che manca completamente della concretezza legislativa che si attendono i cittadini».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha affermato che l’emendamento «può anche avere finalità nobili ma va in netto contrasto con quanto approvato prima, quando è stato piantato un paletto che crea una vera disparità fra territori ed un reale disequilibrio fra sud, centro e nord della Sardegna, un qualcosa di cui il centro sinistra deve vergognarsi».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha criticato l’ennesima imposizione di una norma che «cerca di mettere un rattoppo alla disparità fra territori sancita per legge, non si capisce perché si voglia proseguire con ostinazione a dividere i sardi che, soprattutto in questo momento, hanno molto bisogno di grande unità».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 2353, che l’Aula ha approvato con 29 voti favorevoli e 20 contrari.

Subito dopo il Consiglio ha esaminato l’emendamento n. 2301 che inserisce nella legge un passaggio riservato ai piccoli comuni.

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha spiegato che lo scopo della proposta «rispetto alla formulazione originaria della legge che parlava di valorizzare città e paesi è quello di fare un passo in avanti nel senso di garantire lo sviluppo economico delle diverse comunità locali, con una attenzione particolare alle più piccole e marginali».

L’emendamento n. 2301 è stato approvato con 47 voti favorevoli ed 1contrario.

Dopo lo scrutinio, l’Assemblea ha iniziato la discussione dell’emendamento n. 2302 che contiene un preciso riferimento alle zone interne della Sardegna.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha rilevato che «l’orientamento contrario della maggioranza a questa proposta dimostra che con questa legge ci si sta davvero dimenticando delle piccole comunità, dove è fra l’altro molto importante contenere la tendenza allo spopolamento; non basta affermare principi ma servono contenuti rivolti soprattutto ai giovani sardi»

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi) ha voluto chiarire che «la ratio della proposta non è certo quella di ripopolare le zone interne della Sardegna con i migranti, non è certo questo il futuro che vogliamo per la Sardegna; i nostri paesi, al contrario, devono essere presidi di identità attraverso buone politiche e servizi efficienti per giovani e famiglie».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha messo in luce che «forse alcuni argomenti sono sottovalutati come quello della crescita demografica che è invece fattore decisivo di sviluppo e non si capisce perché la maggioranza sia contraria; o meglio, se ha questa volontà meglio che dica chiaramente che vuole sopprimere i piccoli comuni e forse non è un caso che questo nostro emendamento sia l’unico dove si parla di zone interne».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha osservato con rammarico che «ormai ci sono due Sardegne, una isolata e povera che non riesce ad inserirsi nei processi di sviluppo e un’altra dove questi fenomeni hanno una intensità diversa; a molti sfugge che si sta radicando una situazione gravissima di squilibrio sociale definito da qualcuno “a ciambella” che oggi è stata certificata purtroppo anche dal Consiglio regionale».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha salutato positivamente «l’introduzione nella legge di un principio rivoluzionario, la presenza delle zone interne e dei piccoli comuni, in un contesto che invece dovrebbe rappresentare la normalità, anche come fatto di cultura, identità e e tradizione; la Sardegna deve essere una e proprio alle zone interne deve essere riservata una attenzione particolare».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), si è chiesto retoricamente «che cosa potrebbe sostenere la maggioranza per votare contro la proposta; forse sarebbe considerato troppo restrittivo affrontare il problema della zone interne con un emendamento ma, se non lo facciamo ora quando arriverà il momento giusto ed il contesto giusto, visto che si parla di enti locali?».  

Luigi Crisponi (Riformatori) ha elogiato il primo firmatario dell’emendamento Gianni Lampis. «Pur essendo il consigliere più giovane mostra grande saggezza – ha detto Crisponi – saggezza che non sembra appartenere alla maggioranza. L’emendamento si preoccupa del problema dei problemi: lo spopolamento delle zone interne. E’ un fenomeno che riguarda il 60% dei comuni dell’Isola, la provincia di Nuoro, negli ultimi anni, ha perso 20mila abitanti».

Gianluigi Rubiu Capogruppo dell’UDC ha sottolineato la necessità di tutelare sardità, cultura, valori e tradizioni che vengono custoditi nelle zone interne dell’Isola. «Questa legge sembra non volersi occupare dei piccoli comuni – ha detto Rubiu –  si mostra attenzione solo verso le città metropolitane. L’emendamento in discussione è una grande opportunità per trovare un punto d’incontro».

L’emendamento n. 2302 che è stato respinto dall’Aula con 30 voti contrari e 20 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento (n. 2299 Truzzu-Lampis) all’emendamento n.1947. Giannji Lampis (Fd’I)  ha spiegato il senso della proposta: «Nella legge si parla di tante cose ma non del ruolo dei destinatari della legge: i cittadini. Che tipo di servizi si vogliono garantire – ha chiesto Lampis – se si vuole assicurare efficacia ed efficienza della pubblica amministrazione lo si fa diffondendo la cultura della legalità e incentivando la formazione dei dipendenti pubblici». L’emendamento n.2299 è stato respinto con 30 voti contrari e 19 a favore.

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento n. 1947. Ignazio Locci (Forza Italia) ha ricordato che con la modifica di questo emendamento sostitutivo totale presentato dal centrosinistra si è tentato di riaprire il dialogo tra maggioranza e opposizione. «L’accordo non c’è stato – ha spiegato Locci – la maggioranza non ha voluto ascoltare le nostre richieste e ha preferito andare per la propria strada».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha parlato di “metodo poco usuale di legiferare e di norme con contenuti schizofrenici”. «Questo emendamento è eclatante, peggiora una proposta con un testo incomprensibile e inutile. Non c’è bisogno di scrivere che la Regione esercita le sue funzioni tramite gli enti locali».

Per Michele Cossa (Riformatori), l’emendamento fa lo sforzo di migliorare il testo originario ma in realtà fa emergere il compromesso raggiunto dalla maggioranza che usa la proposta correttiva come una foglia di fico. «Il provvedimento rischia di creare disastri – ha insistito Cossa – non affronta alcuni nodi come quello delle competenze turistiche che andrebbero accentrate e non parcellizzate».

Giudizio negativo anche da parte di Marco Tedde (Forza Italia) e di Angelo Carta (Psd’Az) che hanno ribadito la propria contrarietà a un articolo che non risolve nessun problema e non dice nulla sul rilancio della Sardegna.

Gianni Tatti (Udc) ha evidenziato il rischio che la riforma ripeta gli stessi errori della legge 9 che trasferì competenza ai comuni senza mettere a disposizione adeguate risorse finanziarie. Critiche da Tatti anche alla decisione di imporre la gratuita delle cariche associative senza lasciare libertà di scelta ai sindaci.

Perplessità anche da parte di Edoardo Tocco (Forza Italia) secondo il quale la legge parla di principio di sussidiarietà ma non lo applica. «Perché i sindaci consiglieri non parlano? Perché non dicono nulla sul rischio di perdita dell’identità dei loro paesi?»

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha concluso gli interventi sull’emendamento 1947 annunciando il voto contrario della minoranza. «Abbiamo cercato di spiegarvi le ragioni della nostra contrarietà – ha detto Pittalis – le modifiche lo rendono peggiore rispetto alla scrittura originaria». Rivolgendosi al presidente Pigliaru ha poi aggiunto: «Avete fatto un capolavoro, ve ne dovrete assumere tutte le responsabilità politiche. E’ un testo vergognoso dal quale sono stati eliminati tutti i riferimenti ai piccoli comuni e al problema dello spopolamento delle zone interne».

L’Aula ha quindi votato l’emendamento n. 1947 che è stato approvato con voti 29 favorevoli e 16 contrari. Il presidente Ganau, dopo aver annunciato che a seguito dell’approvazione dell’emendamento sostitutivo totale decadranno tutti gli emendamenti all’art 1 del disegno di legge n.176, ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori del Consiglio a domani mattina alle 10.00.

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«Si intervenga immediatamente a sostegno dei lavoratori in utilizzo della Sardegna. Nella Finanziaria 2016 la Giunta regionale non ha previsto nemmeno un euro per questa particolare categoria di lavoratori (ex percettori di ammortizzatore sociale), dimostrando, ancora una volta, la scarsa attenzione verso le istanze degli “ultimi”.»

L’appello arriva da Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia Sardegna.

«Se non si porrà rimedio a questa drammatica quanto inaccettabile situazione, 360 lavoratori finiranno a breve in strada, senza uno straccio di prospettiva futura – aggiunge il consigliere regionale di Sant’Antioco -. Dopo averli illusi, il governo regionale li sta lasciando senza alcuna risposta. Eppure l’assessorato del Lavoro ci aveva messo la faccia, sebbene poco convintamente, assicurando interventi mirati per garantire la continuità dei progetti di utilizzo.»

«La maggioranza la smetta di far finta di nulla e faccia la sua parte evitando il precipitare della situazione. L’obiettivo è prevedere uno strumento di politica attiva dedicato che abbia una durata di almeno 5 anni. La Finanziaria è certamente lo strumento giusto per raggiungere il traguardo, l’occasione imperdibile per risolvere il problema. Basta con le promesse da marinaio: si affronti il problema in maniera strutturale. E alla stessa maniera – conclude Ignazio Locci – si prenda in mano, urgentemente, la situazione dei precari e degli Lsu.»

Lavoratori in utilizzo 2

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Il Piccolo Pevero copia

«Perché la Regione organizza il “Sardinian Job Day Turismo 2016”, evento in cui si incontrano la domanda e l’offerta del settore turistico, negli stessi giorni, 12 e 13 febbraio, in cui a Milano si svolge la blasonata Bit, manifestazione regina del turismo organizzata da 35 anni da Fiera Milano, “l’unico appuntamento italiano in grado di far incontrare in un unico luogo la domanda e l’offerta di tutti settori di business del turismo”, alla quale quale prenderà parte anche la Regione Sardegna, naturalmente, con i suoi stand e le sue peculiarità?.»

A chiederlo è Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«Il “Sardinian Job Day Turismo 2016”, organizzato in collaborazione con l’Agenzia regionale del lavoro, è sicuramente un’iniziativa davvero lodevole, di quelle di cui abbiamo bisogno per rilanciare la Sardegna tra le mete più ambite – sottolinea Ignazio Locci -, ma perché spendere le nostre poche risorse per allestire un incontro parallelo proprio negli stessi giorni in cui si svolge la Bit, che nel settore turistico rappresenta un appuntamento immancabile per chiunque, una tappa obbligata. Il tutto dà l’idea di quale sia l’attenzione che la Giunta riserva al turismo, la sua lungimiranza. La scelta obbligata, a questo punto, è tra mettersi in mostra nel capoluogo lombardo (dove sono puntati gli occhi di tutto il mondo) o giocarsi la carta del Sardinian Job Day Turismo 2016. Se ancora si può fare qualcosa – conclude Ignazio Locci -, allora sarebbe auspicabile un cambio di programma per evitarci questa misera figura e consentire agli operatori turistici di beneficiare di due appuntamenti, senza essere costretti a sceglierne uno.»

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha dato il via libera alla proroga dei commissari delle Asl e all’istituzione della Asl unica.
Raimondo Perra, presidente della Commissione e relatore del provvedimento all’ordine del giorno, ha spiegato la ratio della norma: «La proroga del commissariamento delle Asl – ha spiegato Perra – è un atto dovuto non essendosi ancora concluso l’importante processo di riordino degli Enti Locali, a cui si lega anche la riduzione  del numero delle Aziende sanitarie».
E’ stato poi il turno del relatore di minoranza Giuseppino Pinna (Udc), secondo il quale dal provvedimento «emerge in modo palese la volontà della Giunta di mantenere sotto stretto controllo le Asl». Pinna ha contestato senza mezzi termini il commissariamento: «Doveva concludersi il 31 dicembre, siamo invece arrivati alla quarta proroga». L’esponente dell’Udc ha poi accusato la Giunta di voler incentivare una forma di governo straordinario delle Asl: «Sappiamo che questa ulteriore proroga non basterà per portare a termine la riforma – ha concluso Pinna – il commissariamento è un abuso di governo che configura una centralizzazione del potere e risulta essere uno straordinario mezzo di controllo politico sulle Aziende sanitarie».
Anche per Edoardo Tocco (Forza Italia) la proroga non risolve nulla. «Il sistema è bloccato, la proroga non crea vantaggi – ha detto il consigliere di minoranza – meglio definire la questione in modo più corretto affidando pieno mandato ai commissari. La proroga testimonia il disaccordo interno alla maggioranza».
Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso forti perplessità sulla proposta della Giunta di creare una Asl unica: « Ci saremmo aspettati una norma vera – ha rimarcato Locci – nei mesi scorsi avete scritto che prima di mettere mano alla riforma sanitaria occorreva aspettare la legge di riordino degli Enti locali. Ciò non è avvenuto. Non sono inoltre convinto che l’Azienda Unica sia la panacea di tutti i mali. Ci troveremo davanti a un mostro che avrà più potere dell’assessorato». Il consigliere azzurro ha quindi proposto una strada alternativa: «Meglio – ha concluso – disegnare ambiti territoriali ottimali cercando di avvicinare il più possibile il governo della sanità ai cittadini. Sarebbe opportuno spostare il commissariamento più avanti anche perché una discussione di questo tipo merita un serio approfondimento

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha accusato la maggioranza di attuare e di fare annunci che poi non si traducono in fatti concreti. «Il vostro è un metodo di legiferare schizofrenico e offensivo per l’Aula, mai una volta si è portata una norma senza poi apportare modifiche che cambiano le carte in tavola. La Asl unica non riduce il disavanzo della Sanità e non cancellerà lo schiaffo della reintroduzione dell’Irap».
Giudizio negativo, infine, sulla gestione della Sanità da parte del centrosinistra: «Delle cose annunciate non si è visto nulla – ha concluso Zedda – intanto si fanno assunzioni senza scorrere le graduatorie e la spesa farmaceutica aumenta. L’unico risultato è la crescita della spesa sanitaria. Evitiamo in futuro di approvare leggi se poi non vengono applicate».
Secondo Marco Tedde (Forza Italia) tutti i nodi prima o poi vengono al pettine. «Avevate annunciato una riorganizzazione delle Asl ancorata alla legge di riordino degli Enti locali, l’incorporazione del SS. Annunziata all’Università di Sassari e, a Cagliari, del Microcitemico e del Businco al Brotzu. Nulla si è visto – ha detto Tedde – i commissari dovevano essere funzionali all’attuazione della riforma, siamo arrivati alla quarta proroga: è evidente che c’è qualche problema. Sarebbe stato molto meglio tenere i direttori generali che conoscevano lo stato dell’arte. Gli attuali commissari hanno dimostrato di aver studiato poco e male. Hanno fatto più di Carlo in Francia».
Marco Tedde ha poi ricordato che il deficit è cresciuto negli ultimi 12 mesi di 250 milioni di euro: «In alcune Asl non c’è responsabile dell’anticorruzione, alcune nominano consulenti siciliani, evidentemente ci sono delle esigenze da soddisfare – ha attaccato l’esponente dell’opposizione – la vostra è una gestione della sanità connotata da sprechi e completamente asservita alla politica».
Michele Cossa (Riformatori), rivolgendosi al presidente della Regione Francesco Pigliaru, ha ricordato la norma licenziata ieri dal Consiglio che introduce nuove tasse per la copertura del disavanzo della sanità. «Ieri la maggioranza ha approvato un provvedimento drammatico – ha detto Cossa – lei più di chiunque altro può valutarne l’impatto. Quella che è stata definita l’esplosione della spesa sanitaria in realtà non si coglie dai dati della Ragioneria dello Stato. Si tratta di uno sforamento limitato che non giustifica un provvedimento lacrime e sangue». Michele Cossa ha comunque riconosciuto l’urgenza di porre mano alla riforma della sanità: «Ciò che occorre spezzare è la ripresa di una spirale perversa della spesa – ha sottolineato – la quarta proroga del commissariamento non indica però un percorso per capire quale destino avrà la nuova rete ospedaliera e quale sarà il riordino complessivo del sistema».
Il consigliere dei Riformatori ha infine mostrato apprezzamento per l’ipotesi di una Asl unica. «Può rappresentare il primo passo verso la razionalizzazione della spesa. Su questo fronte – ha concluso Cossa – vogliamo fare un’apertura di credito alla Giunta».
Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha definito giunta e maggioranza “talmete inadeguati da sembrare grottesch”. «Non siete riusciti a fare la riforma sanitaria e invece di chieder scusa e limitarvi alla richiesta di proroga dei commissari, pretendete di spacciare per una norma laa dichiarazione di intenti per istituire la Asl unica». L’esponente della minoranza ha quidni invitato l’esecutivo a fornire materiale utile e studi che rafforzino la proposta della Giunta ed ha domandato: «Chi è il manager in grado di guidare questo mostro che vi proponete di creare? Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-FdI) ha dichiarato che la proposta della Giunta certifica “l’ennesima incompiuta” e rappresenta “l’ennesimo annuncio” dell’esecutivo regionale. L’esponente della minoranza ha accusato la Giunta di procedere con continui rinvii su urbanistica, sanità, enti locali: avete paura del vostro fallimento. «L’azienda sanitaria unica è una follia – ha affermato Truzzu – e dove è stata istituita non ha prodotto i risultati attesi». Il consigliere di Fratelli d’Italia ha chiesto notizie sulla istituzione della centrale unica d’acquisto ed ha concluso invitando l’assessore Arru a rassegnare le dimissioni prima dell’approvazione della legge che istituirà l’azienda unica: perché l’assessorato della Sanità non servirà più a niente.
Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha salutato con favore la proposta per l’istituzione della Asl unica “con l’obiettivo di ridurre la spesa sanitaria” ed ha definito “paradossale” il dibattito suscitando le proteste di banchi della minoranza. «Il centrodestra ci accusa di non aver fatto in un anno e mezzo quello che loro non hanno fatto in cinque anni», ha proseguito l’esponente della maggioranza che è stato contestato ancor più duramente dai consiglieri dell’opposizione. Il presidente del Consiglio ha quindi sospeso i lavori ed alla ripresa i consiglieri della minoranza hanno lasciato in Aula come segno di protesta verso il consigliere Demontis.
Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto la parola per «chiosare l’atteggiamento dei colleghi del centrodestra» ma il presidente del Consiglio è intervenuto per affermare che «non è permessa la censura di alcun atteggiamento».
Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda (Prc), ha criticato la nuova richiesta di proroga per i commissari Asl, avanzata dalla Giunta regionale («non sono bastati dodici mesi ne chiedete altri sei»). «Basta prendere tempo per affrontare le criticità – ha tuonato il consigliere della maggioranza – è ora di dare un segnale a coloro che vedono aumentate le tasse per ripianare i debiti della sanità».
Il capogruppo di “Soberania&indipendentzia”, Emilio Usula (Rosso Mori) ha ricordato la sua esperienza lavorativa nel campo della sanità ed ha affermato di aver visto nei suoi 34 anni di professione medica “clientele, sprechi, inefficienze e consulenze”. «Ho visto al governo della sanità la partitocrazia e non la meritocrazia», ha proseguito l’esponente della maggioranza, «e ci sono colpe trasversali alle quali la giunta cerca di porre rimedio». «Pur non essendo del tutto convinto che un’unica Asl porti risparmio e efficacia – ha concluso Usula – vedo l’intenzione politica positiva e per questo dichiaro il mio favore alla istituzione di un’unica Asl in Sardegna».
Francesco Agus  (Sel Sardegna), intervenendo nella discussione generale, ha fatto riferimento al provvedimento preso ieri dal Consiglio che inasprisce le tasse per risanare il disavanzo del settore sanitario. Per Agus, si è trattato di un provvedimento emergenziale che certo non risolve i problemi delle ASL. Il presidente della Prima commissione è convinto che nella sanità bisogna cambiare passo e mettere in atto provvedimenti adeguati  per evitare gli sprechi.
Angelo Carta (Psd’Az) ha detto che  non si sta processando il passato o il presente ma il dibattito serve per capire se questo emendamento presentato dalla giunta sia  efficace o meno.
Attilio Dedoni (Riformatori sardi)  ha ribadito la necessità di una riforma seria. Il capogruppo dei Riformatori ha detto di essere d’accordo con l’ipotesi di una unica Asl che farebbe, tra l’altro, risparmiare circa 3 milioni di euro l’anno.
Per Gianluigi Rubiu (Udc Sardegna) questo disegno di legge rappresenta la sconfitta della politica e della democrazia. Il commissariamento, infatti, è uno strumento straordinario. Ma nel settore sanitario è la quarta volta che si prorogano i commissari, quindi la giunta vuole abusare di un sistema che non ha nulla di democratico. Solo uno stolto non capisce che tra tre mesi il Consiglio sarà chiamato  votare un’altra volta la proroga dei commissari.
Pietro Cocco (Pd) ha voluto riportare il dibattito su un giusto binario. Stiamo discutendo di un emendamento che prevede che dal 1 luglio 2016 esisterà un’azienda sanitaria unica regionale. Di questo stiamo parlando. La proroga dei commissari è solo un dettaglio. Cocco ha ribadito che il centrosinistra vuole le riforme. La sanità va riformata perché i costi sono esorbitanti. Proviamo con l’azienda sanitaria unica regionale: è una strada nuova che ci può dare nuove speranze di una sanità migliore. Il capogruppo del Pd ha rimandato al mittente le critiche sulle consulenze dicendo che in questa legislatura sono state ridotte del 30%.
Pietro Pittalis (FI), parlando del provvedimento approvato ieri dal Consiglio, ha ribadito che è sbagliato e di dubbia legittimità. La responsabilità è però della Giunta e della maggioranza. Pittalis ha dichiarato di essere d’accordo con Pietro Cocco sul fatto che  il sistema sanitario vada  riformato. Si tratta di individuare gli strumenti e il metodo da utilizzare. Il 17 novembre del 2014, ha ricordato Pittalis, il Consiglio ha approvato una legge di riforma del sistema sanitario in cui la maggioranza dava  indicazione per una riforma del sistema che sembra contraddica quello che vuole  fare oggi. Nella legge 23 del 7 novembre avete messo in evidenza che la legge avvia il processo di riorganizzazione delle ASL ipotizzando, non la creazione di una azienda unica, ma la creazione di un sistema con più ASL. Cosa è cambiato in questo anno? Quale è la filosofia nuova? Noi vogliamo capire quale è la posizione della maggioranza. Inoltre, in quella legge avevate previsto alcune incorporazione alla Asl di Sassari e di Cagliari. Avete cambiato idea? Sembra tutto in contraddizione. Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha dato la parola all’assessore della Sanità Luigi Arru che ha difeso il provvedimento approvato ieri dal Consiglio. E’ stata una scelta difficile e impopolare non è stata fatta a cuor leggero, ma stiamo lavorando per una sanità moderna ed efficiente. Abbiamo fatto di tutto per non aumentare le tasse dei sardi per coprire il disavanzo, ma non si poteva fare diversamente, anche perché in Sardegna quasi la metà della popolazione è esente da ticket. Dobbiamo poi prendere atto che la sanità costerà sempre di più anche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e dobbiamo fare i conti anche con i ricoveri inappropriati (circa 14.000 in un anno). Stiamo puntando alla riorganizzazione progressiva della rete ospedaliera e alla fornitura di servizi che garantiscano, come il servizio di elisoccorso h24, la sicurezza per i sardi di essere soccorsi e curati nel miglior modo possibile.
Il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli. L’Aula ha dato il via libera all’esame dell’articolato con 30 sì, 19 no. L’Aula è poi passata all’esame dell’articolo 1 e delle relative proposte di correzione. Il presidente Ganau ha chiesto il parere del presidente della Commissione Raimondo Perra che ha chiesto cinque minuti di sospensione per valutare il contenuto di alcuni emendamenti.
Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha invitato la maggioranza a una valutazione attenta di alcune proposte dell’opposizione, in particolare sugli emendamenti che introducono un divieto di proroga per i commissari che non si sono distinti per una corretta gestione delle Asl. Il presidente Ganau ha accolto la richiesta di Raimondo Perra e sospeso la seduta per cinque minuti. Alla ripresa dei lavori il presidente della Commissione “Sanità” ha dato parere favorevole solo all’emendamento della Giunta che propone la creazione della Asl unica. Ha quindi preso la parola il consigliere dell’Uds Mario Floris che ha stigmatizzato il contenuto del disegno di legge: «Nessuno è in grado di valutare gli effetti di questo provvedimento. Manca un disegno organico sulla sanità come manca su tutti gli altri settori – ha sottolineato Floris – non ci possiamo permettere il lusso di fare una riforma senza prima valutarne le conseguenze, occorre capire se il rimedio individuato sarà peggio del male. I consiglieri devono essere messi in grado di lavorare al meglio».
L’ex presidente della Regione ha quindi lamentato la carenza negli organici del Consiglio regionale: «Mancano 94 unità su 228, l’Ufficio Studi non è in grado di funzionare, il Consiglio deve essere messo in grado di operare – ha concluso Floris – la sanità non è una materia qualunque, occorre tenere conto delle esigenze dei cittadini. Asl unica rimedio di tutti i mali? Me lo auguro ma nessuno può dire con certezza che è così».
Il presidente Ganau ha risposto alle lamentele del consigliere Mario Floris. «Siamo al lavoro per risolvere i problemi e potenziare il Consiglio, presto presenteremo una proposta per una rivisitazione della pianta organica».
E’ poi intervenuto il consigliere Christian Solinas (Psd’az) che ha espresso dubbi sulla utilità dell’emendamento presentato dalla Giunta: «Ci troviamo davanti a un’eterogenesi dei fini oppure si tratta di un ritorno del Gattopardo: si cambia tutto perché non cambi niente?».
Christian Solinas ha poi fatto notare che la prima stesura dell’emendamento affiancava al direttore della Asl unica una serie di sub commissari. di questo ora non c’è più traccia: «Di fatto si sarebbe spostato in  capo al direttore generale la nomina dei sub commissari – ha detto il consigliere dei Quattro Mori – c’è da parte di tutti la volontà di capire quale sarebbe la migliore riforma. Oggi ci occupiamo troppo di struttura amministrativa e lasciamo da parte la qualità della prestazione sanitaria. Non vorrei che dopo l’idromostro (Abbanoa) si creasse un Ciclope sanitario (Asl unica) che gestisce 2,8 milioni di euro. La somma di inefficienze non può generare efficienze, la somma di debiti rischia di creare un debito ancora più grande». Rispondendo al collega Pietro Pittalis, il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha precisato di non avere dato nessuna fiducia alla Giunta. «Prendiamo semplicemente atto di un annuncio – ha rimarcato Cossa – l’unica certezza finora è l’introduzione di nuove tasse. Detto questo, occorre riconoscere che formule magiche non ne ha nessuno. Un modo di mettere freno alla crescita della spesa è quello di centralizzare la catena di comando e individuare una centrale unica di acquisti. Dopo 30 anni i tempi sono maturi per fare una scelta di questo genere. A una condizione: che a governare il processo non venga mandato un personaggio qualunque, servono obiettivi chiari». Michele Cossa ha poi illustrato gli emendamenti all’emendamento della Giunta. «Si tratta di proposte migliorative – ha affermato l’esponente della minoranza – per applicare ai commissari la disciplina dei direttori generali; impedire la nomina di chi ha fatto il commissario nei cinque anni precedenti; introdurre elementi di valutazione per chi è iscritto all’albo dei direttori generali; stabilire l’incompatibilità tra i direttori che concorrono a stilare le graduatorie e vietare di nominare i commissari che hanno rifiutato gli atti alla Commissione d’inchiesta e quelli che hanno chiuso i bilanci in perdita». Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti all’emendamento della Giunta. Il consigliere Cossa ha chiesto un “sussulto di dignità” sull’emendamento n. 219 con il quale si chiedeva di impedire la nomina dei commissari che non hanno fornito i dati richiesti alla Commissione di inchiesta sulla Sanità. «Alcuni commissari si sono comportati in modo oltraggioso nei confronti del Consiglio, hanno trovato mille pretesti per ritardare l’indagine. I dati forniti sono difficilmente decifrabili. Occorre dare un segnale, la Commissione d’inchiesta non è stata in condizione di operare».
Tutti gli emendamenti sono stati respinti dall’Aula. Gianfranco Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento sostitutivo totale n.214 con il quale si impegna l’esecutivo ad adottare un disegno di legge entro 30 giorni per l’istituzione della Azienda sanitaria unica.
Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso dubbi sulla scelta dell’esecutivo: «In Sardegna si poteva cercare soluzioni differenti – ha detto  è difficile dire sì alla Asl unica se ancora non si conosce la riforma degli Enti locali». Secondo Alberto Randazzo (Forza Italia) la Asl unica rappresenta un compromesso. «L’emendamento originale era diverso – ha affermato – non credo che esista un Sergio Marchionne per la gestione di un’azienda pubblica». Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha chiesto la votazione per parti dell’emendamento 214. Il presidente del Consiglio ha accolto la richiesta ed ha posto in votazione il primo comma (relativo all’istituzione dell’azienda unica) che è stato approvato con 33 favorevoli e 12 contrari; quindi ha posto in votazione il comma secondo (proroga dei commissari Asl) che è stato approvato con 31 favorevoli e 14 contrari.
Il presidente del Consiglio ha dichiarato decaduti tutti gli altri emendamenti presentati all’articolo, tranne il n. 212 (soppressione dell’articolo 2), ed ha altresì dichiarato l’emendamento 213 inammissibile. Il primo firmatario dell’emendamento 212, il capogruppo di Forza Italia, ha dichiarato il ritiro ed il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’articolo 2 (Entrata in vigore) che è stato approvato.
Approvato anche l’ordine del giorno presentato da tutti i capigruppo che proroga il termine, 31 luglio 2016, entro il quale la commissione d’inchiesta sui costi della sanità dovrà riferire al Consiglio regionale. Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha proposto che si proceda con la modifica della legge a seguito dell’approvazione dell’emendamento 214. Il presidente del Consiglio ha proceduto con la messa in votazione del testo finale della legge che è stato approvato e il presidente Ganau ha quindi formulato gli auguri di Buone Feste ed ha ricordato, prima di dichiarare chiusi i lavori, che, così come concordato dalla conferenza dei capigruppo, il Consiglio è convocato il 7 gennaio 2016, alle 16.00, con all’ordine del giorno il disegno di legge sul riordino del sistema degli Enti locali.

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Consiglio regionale 3 copia

E’ iniziato stamane, in Consiglio regionale, l’esame del disegno di legge 291/A “Disposizioni urgenti in materia fiscale”. Il provvedimento della Giunta è stato approvato dalla Terza commissione nella seduta del 15 dicembre 2015 con il voto favorevole dei gruppi di maggioranza, il voto contrario dei gruppi di opposizione e l’astensione del consigliere regionale Busia. L’obiettivo è la  rimodulazione dell’addizionale regionale Irpef per dare copertura al disavanzo riscontrato in ambito sanitario.

Dopo gli adempimenti di rito, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto di sapere dalla giunta se, come riportato dalla stampa, avevano intenzione di presentare emendamenti al testo. Il presidente Ganau ha risposto che ne sono stati presentati 170 e che erano in fase di distribuzione. Marco Tedde (FI), sull’ordine dei lavori, ha ribadito la  necessità di sapere tempestivamente, quando viene convocato il Consiglio, l’ordine del giorno. Tedde ha anche ricordato che c’è una sentenza della Corte costituzionale che  vieta alle regioni  di approvare  aumenti di aliquote Irpef se non sono collegate all’economia. Il presidente Ganau, sul primo punto posto dal consigliere Tedde,  ha risposto che l’ordine del giorno era stato comunicato ai capigruppo al momento di decidere la data della seduta odierna.

Ha poi preso la parola il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni che ha parlato di “atto forzato e illegittimo” e ha chiesto il rinvio del DL 291 in commissione. Per Dedoni è  opportuno che il Consiglio rifletta prima di fare atti irreversibili e illegali.  A favore della proposta di Dedoni si è espresso il capogruppo di FI  Pietro Pittalis che ha detto che il Consiglio si sta arrogando  competenze che non sono previste in legge, quindi questa legge sarà impugnata e il problema del disavanzo non sarà risolto. Pittalis ha detto di essere d’accordo con il parere della collega Busia e che non è utile porsi in una situazione illegittima. Il capogruppo di Forza Italia ha fatto un appello alla presidenza del Consiglio per evitare che sia approvato un provvedimento palesemente in violazione di norme statali.  Il capogruppo di Sovranità, democrazia e lavoro Roberto Desini ha chiesto di sospendere i lavori per 20 minuti. Il capogruppo dell’Udc Sardegna Gianluigi Rubiu ha detto di essere favorevole a riportare il DL in commissione perché  è un provvedimento iniquo e ingiusto. Per Angelo Carta (Psd’az) il ritorno del DL 291 in commissione gioverà ai lavori del Consiglio. Di parere contrario il capogruppo del Pd Pietro Cocco che ha detto che i lavori devono procedere, perché  il provvedimento è stato già approvato in commissione. Annamaria Busia (Sovranità, Democrazia e Lavoro), sottolineando che non c’è nessuno spirito polemico, ha ribadito che sarebbe utile fare ulteriori approfondimenti, anche alla luce delle ultime risoluzioni approvate. Pertanto, la consigliera ha dichiarato di fare proprie le osservazioni fatte dall’opposizione e ha detto che è assolutamente necessario un approfondimento in commissione. Antonio Gaia (Cristiano popolari socialisti) ha detto di condividere le osservazioni fatte dalla consigliera  Busia e ha chiesto un parere dell’assessore. L’aula ha bocciato la richiesta di rinvio in commissione del provvedimento.

Il presidente ha poi messo in votazione la proposta di sospendere la seduta: i Lavori sono sospesi per 15 minuti.

Il relatore della maggioranza, Franco Sabatini (Pd), ha evidenziato le ormai croniche difficoltà dei diversi governi regionali che si sono succeduti, nel mettere un argine alla spesa sanitaria nell’Isola che ha registrato una crescita costante. Il presidente della commissione Bilancio ha quindi sottolineato le responsabilità diffuse nel mancato rientro del disavanzo sanitario e non ha nascosto le difficoltà del contingente momento politico: «Siamo di fronte ad una situazione gravissima e difficilissima».

A giudizio di Sabatini la scelta della maggioranza di procedere con l’innalzamento dell’aliquota Irpef è necessitata dai cinque anni di disavanzo in sanità che hanno caratterizzato il governo del centrodestra in Regione. «Il problema – ha dichiarato l’esponente del Pd – è che per le coperture di questi disavanzi si sono praticati tagli che hanno riguardato in maggior misura i capitoli di spesa riferiti alle politiche sociali e cioè si sono ridotti fondi e stanziamenti destinate alle fasce più deboli della popolazione». «Oggi – ha proseguito il consigliere ogliastrino – assumiamo responsabilmente la decisione di innalzare l’aliquota Irpef  per preservare le fasce più deboli e addirittura a queste riduciamo le tasse mentre chiediamo uno sforzo maggiore a chi ha di più». 

Franco Sabatini ha quindi ricordato che insieme con la manovra Irpef si propone un piano di rientro del debito in sanità e una serie di riforme  che metteranno alla prova il Consiglio. «E’ una sfida importante – ha dichiarato il presidente della Terza commissione – perché assumiamo l’impegno di mettere sotto controllo la spesa sanitaria in Sardegna».

Franco Sabatini ha auspicato una riduzione della spesa del personale, una spesa farmaceutica “controllata” e con la rapida istituzione della centrale unica d’appalto:  «Non si può pensare di mettere sotto controllo la spesa solo con le modifiche organizzative o con il piano sanitario».

Il relatore della minoranza, Christian Solinas (Psd’Az), ha rappresentato l’approccio con il quale le forze della minoranza hanno affrontato il tema del deficit in sanità («non ci interessa andare a rincorrere responsabilità vere o presunte del passato») ed ha sottolineato che «la preoccupazione è stata quella di affrontare il tema del contenimento della spesa e del disavanzo, insieme con una pluralità di interventi strutturali». L’esponente sardista ha quindi insistito sulle difficoltà della minoranza nell’avere a disposizione la documentazione relativa al deficit della sanità sarda e all’annunciato piano di rientro del disavanzo.

A giudizio di Christian Solinas il provvedimento proposto dall’esecutivo non è in linea con le norme nazionali e contrasta con le indicazioni del ministero dell’Economia («sostiene che la maggiorazione dell’aliquota Irpef non possa superare lo 0.5%») ed anche con il novellato articolo 10 dello Statuto sardo («le modificazioni possono intervenire per interventi destinati allo  sviluppo dell’Isola mentre la proposta della giunta è rivolta solo a dare una copertura al disavanzo della sanità»).

«Da tutto l’insieme – ha dichiarato il consigliere dei Quattro Mori – emerge la preoccupazione che questo strumento non sia applicabile e non risolva il problema del deficit della sanità ma che si traduce nel tentativo di far pagare le deficienze del sistema sanitario ai contribuenti sardi»

«Il richiamo che formuliamo – ha concluso Christian Solinas – è ripensare il provvedimento e ritirare questa proposta per evitare che i cittadini paghino due volte l’inefficienza della sanità sarda, come pazienti e come contribuenti».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso forti perplessità sul contenuto del provvedimento. «Si utilizza il comma 3 dell’articolo 29 della Finanziaria regionale per consentire il piano di rientro. Si fa però riferimento alla normativa nazionale senza essere commissariati – ha detto Locci – la Giunta decide di far sostenere ai sardi tutto il peso della copertura del deficit della Sanità anche se le leggi nazionali consentono di accedere a fondi statali. Noi, invece, anche per le scelte fatte in passato, decidiamo di caricarci sulle spalle tutto il peso del piano di rientro».

Locci ha quindi criticato la decisione di aumentare le tasse per pagare il disavanzo: «Non sappiamo ancora se questo piano sarà sottoposto all’attenzione del ministero della Salute – ha rimarcato il consigliere di minoranza – riteniamo che non ci sia un’azione convinta per la riduzione della spesa. Dire che è fuori controllo senza intervenire sugli sprechi non serve: vanno cambiati l’azione di governo e i meccanismi di controllo».

Critico anche l’intervento del consigliere Giuseppino Pinna (Udc). «In altri tempi con provvedimenti simili avremmo assistito a un vero linciaggio politico – ha detto Pinna – oggi invece si sta in silenzio come se venisse somministrato ai sardi un farmaco purificatore».

Secondo l’esponente dell’Udc la situazione, in oltre un anno di governo del centrosinistra, è peggiorata. «Nonostante i proclami – ha concluso Pinna – non si intravedono barlumi di miglioramento. Questo provvedimento è una tassa sul lavoro. L’aumento della pressione fiscale è di competenza nazionale, prima di fare figuracce è opportuno verificare con certezza altre opportunità per la copertura del disavanzo».

Per il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) non si può continuare a chiedere sacrifici ai sardi. «La gente si sarebbe attesa altre decisioni dalla Giunta dei professori – ha sottolineato Tocco – con queste decisioni non si fa altro che incattivire i cittadini contro la politica. Di fatto si applicherà l’Irap sulle perdite delle attività commerciali».

Alessandra Zedda (Forza Italia), in apertura del suo intervento, ha ammonito l’Aula sulle “difficoltà giuridiche” a cui potrebbe andare incontro il provvedimento.

Poi ha attaccato il centrosinistra sulle decisioni assunte in passato: «La madre di tutti i problemi è l’accordo fatto da Soru con Prodi che ha portato la sanità a totale carico della Regione – ha detto la consigliera azzurra – è vero che noi, in passato, abbiamo creato disavanzo ma in ogni caso non abbiamo fatto ricorso alle tasse. Il deficit lo abbiamo coperto con la riduzione storica dell’Irap».

Alessandra Zedda ha poi accusato la Giunta di aver fatto un “accordo-patacca” con il Governo: «I risultati sono più tasse e azioni non risolutive. L’annunciata riforma della sanità è ancora nebulosa, l’unico atto significativo è il prolungamento dei commissari, anche di quelli che hanno contribuito ad aumentare la spesa».

L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato anche le mancate risposte della Giunta sul fronte dei trasporti e accusato la maggioranza di favorire gli sprechi: «Non voteremo questo piano di risanamento perché è una rapina per i sardi».

Ignazio Tatti (Udc Sardegna) ha detto che è assurdo che nella stessa giornata si chiedano ulteriori sacrifici ai sardi e subito dopo siano prorogati i commissari delle Asl, che sono tra gli artefici di questa situazione. Il giudizio del consigliere Tatti su questo provvedimento è decisamente negativo. Da una parte si chiedono soldi ai sardi, si vogliono far crescere le tasse, si aumentano i sacrifici e dall’altra  gli sprechi continuano ad aumentare. Una situazione insostenibile che tartassa una regione già in ginocchio.

Il vice presidente Antonello Peru ha poi dato la parola a Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che non ha usato mezzi termini:  questo DL è uno sconcio, ed è un’ingiustizia autentica. Per Crisponi è grottesco che Pigliaru e Paci, dopo tanti proclami,  colpiscano l’impresa. Irpef e Irap sono medaglie che la giunta si mette al collo per risanare la sanità. Anziché dare premi agli imprenditori che riescono a stare in piedi in questo periodo di crisi, la giunta entra a gamba tesa chiedendo nuovi balzelli. Crisponi stigmatizza anche il comportamento di questa giunta che con arroganza aggiunge una zavorra ulteriore alla competitività delle imprese. Si tratta di un’operazione maldestra che contribuisce alla devastazione economica del territorio. 

Per Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) questo DL rappresenta “un tentativo di rapina a mano alzata” deciso da una “giunta sanguisuga” nei confronti della comunità sarda. Tedde si è soffermato a lungo sul metodo utilizzato dalla giunta regionale che, nonostante l’obiettivo della Trasparenza contenuto nel programma del presidente Pigliaru, fa calare dall’alto provvedimenti dell’ultima ora non sentendo le parti sociali, i sindacati, le associazioni di categoria. Inoltre, nel programma del presidente della Regione, l’obiettivo era quello di ridurre gli sprechi, di arginare la spesa sanitaria e di perseguire efficienza. Tutti obiettivi miseramente naufragati.

Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna) ha detto di svolgere il più difficile degli interventi, perché costretto a constatare che la giunta comunica al popolo sardo che tutto quello su cui è basato il proprio programma è drammaticamente fallito. Per Tunis, nel momento attuale, drenare anche un solo euro ai sardi è un’ingiustizia gravissima tanto più che è stata decisa per appagare la superbia intellettuale dell’esecutivo. Il consigliere di FI ha accusato la giunta di spingere la Sardegna in un tunnel e questo DL è una rapina, è  un atto meschino che ruba i soldi ai sardi. Quindi, non solo si vogliono drenare soldi, ma si vuole drenare anche la speranza. Tunis ha chiesto ai colleghi della maggioranza di ribellarsi, di dire alla giunta che non siete d’accordo a essere complici. Perché non ci sono giustificazioni. In finanziaria la maggioranza aveva detto che  le tasse sarebbero diminuite, invece i balzelli continuano ad aumentare.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi), rivolgendo parole di apprezzamento per l’intervento del collega di partito e di gruppo Stefano Tunis ha chiesto polemicamente il sostegno dei colleghi della maggioranza «per far comprendere alla Giunta che l’aumento dell’aliquota Irpef non risolverà il problema del deficit in sanità ma distruggerà i precari equilibri di bilancio nelle famiglie e nelle imprese».

L’esponente della minoranza ha ricordato la precedente esperienza di assessore del Bilancio, dell’attuale presidente della Regione, e citando la favola della rana e dello scorpione  ha dichiarato: «La rana tradita dallo scorpione è il popolo sardo mentre lo scorpione che l’ha punta dopo averne ricevuto l’aiuto è la Giunta regionale che tradisce la fiducia ricevuta dal popolo sardo per governare la Sardegna».

Sul tema del risanamento dei conti nella sanità, Oscar Cherchi ha auspicato un confronto approfondito ma ha dichiarato: «E’ vero però che dopo due anni di governo del centrosinistra i risultati attesi non si sono registrati e la maggioranza chiede al Consiglio un’ulteriore proroga dei commissari delle Asl».

«Questa è una maggioranza in confusione – ha concluso Oscar Cherchi – e forse l’unica possibilità per il rilancio dell’azione amministrativa è rappresentato dal rimpasto in Giunta che sembra imminente».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha accusato l’assessore del Bilancio di «essersi lasciato andare a dichiarazioni fuori dalle righe quando ha parlato di casse regionale devastate dal centrodestra e di spesa sanitaria per troppi anni senza controllo».  «Se quelle affermazioni fossero vere – ha spiegato Cossa – il governo nazionale avrebbe commissariato la Regione, così come è vero invece che in sanità i disavanzi vanno obbligatoriamente coperti entro l’anno successivo».

Il consigliere della minoranza ha quindi elencato una serie di dati che, a suo giudizio, evidenziano come la spesa sanitaria sia cresciuta negli anni di governo del presidente Soru ed ha accusato l’assessore Paci di aver provocato una “catastrofe” nella sanità sarda con la riduzione degli stanziamenti nello scorso esercizio. «Perché l’assessore Paci non ha tagliato gli sprechi nel 2014? – ha insistito Cossa – e che cosa ha ridimensionato nel 2015? Non certo la spesa per le consulenze e le convenzioni che continuano a proliferare». Michele Cossa ha quindi concluso elencando una serie di esempi che dimostrerebbero la mancanza di volontà dell’esecutivo nel ridurre la spesa («perché ad Igea si fanno nuove assunzioni?») e che confermerebbero invece la volontà del centrosinistra di «aumentare le tasse non già per risanare i bilanci della sanità ma per finanziare nuova spesa pubblica».

Il consigliere del Pd, Gigi Ruggeri, ha dichiarato di apprezzare l’intervento del relatore della minoranza,  Christian Solinas, «perché ha svolto considerazioni di natura tecnica e non è entrato nel merito del disavanzo della sanità, né sulle sue case e sulle responsabilità». «Si assiste in quest’Aula – ha proseguito il consigliere della minoranza – ad un’inversione delle responsabilità e si danno dati confusi e fuorvianti che mettono sullo stesso piano “lo stanziato” piuttosto che il “determinato” dal Cipe». Ruggeri ha contestato le affermazioni del collega Cossa («ai tempi della Dirindin non c’era il disavanzo mostruoso di cui si parla e nel 2014 con i commissari abbiamo ridotto il trend di crescita del fondo sanitario regionale»).

L’esponente dei democratici ha escluso inoltre che i problemi della sanità sarda possano ricondursi all’intesa istituzionale del 2007 Soru-Prodi ed ha evidenziato che con il provvedimento in discussione non si sta “pagando” il fabbisogno sanitario nuovo ma che si è fatto emergere il debito degli anni passati.

«La differenza tra noi e voi – ha concluso Ruggeri – è che voi avete rinunciato a governare i processi strutturali della crescita della spesa sanitaria mentre noi li affrontiamo per risolverli ed evitiamo dunque di mettere la polvere sotto il tappeto come ha fatto chi ci ha preceduto.»

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fd’I) ha riproposto la critica per la carenza di documentazione nella disponibilità dei consiglieri della minoranza ed ha ribadito contrarietà per la riproposizioni di modifiche da parte dell’esecutivo tali da stravolgere il testo in discussione in Aula.

L’esponente del Misto ha quindi riaffermato dubbi sulla legittimità della norma che si propone di aumentare l’aliquota Irpef  ed ha sottolineato il rischio «di proceder con l’approvazione di una legge impopolare e che non produrrà risultati ma che genererà conflitti e ricorsi che non faranno entrare nelle casse regionali le risorse utili per ripianare il debito della sanità».

«Nei due anni del vostro governo – ha concluso Truzzu – non avete posto rimedio all’ingerenza della politica nella sanità né avete revisionato la spesa ma in compenso avete sbagliato la programmazione e nell’assestamento non sono arrivate le risorse e così mettete le mani nelle tasche dei sardi mentre continuano le consulenze gli sprechi.»

Il consigliere Gianni Lampis (Fd’I) ha definito “coraggiosa” la scelta della maggioranza di portare in aula un provvedimento di “macelleria sociale”.

«La Giunta mette le mani in tasca ai sardi – ha detto Lampis . avete scelto il modo più semplice per coprire il disavanzo. Attribuite la colpa a chi vi ha preceduto ma riproponete gli stessi errori: il deficit non è diminuito in questa legislatura, l’azione dei commissari delle Asl non è stata efficace.»

Secondo l’esponente di FdI il provvedimento non farà altro che aggravare una situazione resa già difficile dalla crisi. «Si poteva scegliere un’altra strada – ha insistito Lampis – noi eravamo disponibili a dare un nostro contributo ma voi avete optato per una scelta muscolare. Risparmiate questo nuovo balzello ai sardi perché altrimenti la condanna sarà inevitabile.»

Per Alberto Randazzo (Forza Italia) le percentuali di aumento dell’Irpef fanno pensare a una regione ricca. «Viste le tabelle dell’Agenzia delle Entrate – ha detto Randazzo – Bolzano applica aliquote più basse della Sardegna».

L’esponente di Forza Italia ha poi criticato l’azione di governo della maggioranza: «Si chiedono sacrifici ai sardi  poi però si approvano provvedimenti per il reddito di cittadinanza (legge sperimentale per 5000 famiglie licenziata ieri in Commissione Sanità) – ha rimarcato il consigliere azzurro – ammiro il Governo nazionale che prima di deliberare altre tasse incide sulla spending review». Il consigliere azzurro ha quindi stigmatizzato il mancato contenimento della spesa pubblica: «Apprendiamo di nuovi concorsi all’Igea, dell’aumento delle cooperative sociali a Sassari, di mille nuove assunzioni ad Abbanoa, i giornali ci svelano gli sprechi delle Asl, con presidi ospedalieri dove giacciono attrezzature per 30 milioni di euro. Se si decide di risparmiare su queste voci – ha concluso Randazzo – noi siamo pronti a fare una battaglia comune per chiedere allo Stato di dare alla Sardegna risorse aggiuntive».

Fuori dal coro, tra i banchi della maggioranza, l’intervento della consigliera del PD Daniela Forma che ha definito “non indolore” il provvedimento varato dalla Giunta  per far fronte al disavanzo della sanità.

«All’aumento della spesa non corrisponde un miglioramento del sistema, i costi sono ormai diventati insostenibili – ha detto Forma – non può passare il messaggio che cittadini e imprese debbano far fronte alle inefficienze del sistema pubblico».

La consigliera del Partito Democratico ha quindi auspicato un giro di vite nel contenimento della spesa pubblica: «Se è vero che non è possibile fare tagli e risparmi immediati è altrettanto chiaro che si possono cercare soluzioni per rimettere in equilibrio il sistema e rimediare ai debiti pregressi – ha sottolineato Daniela Forma – l’intervento su Irap e Irpef frena invece la possibilità di inserirsi nel clima di ripresa economica che cominciava a respirarsi anche in Sardegna».

Forma ha poi parlato di “responsabilità trasversali” nell’attuazione di politiche che negli anni hanno favorito la creazione di “stipendifici” e contribuito ad “ingrossare il settore pubblico”. «Non siamo più in grado di farci carico di queste pretese,  occorre trovare le soluzioni per il contenimento della spesa all’interno del sistema regionale. Ho provato a portare queste considerazioni all’interno della mia maggioranza chiedendo di verificare, per esempio, i 600 milioni di euro destinato al  Fondo Unico per gli Enti Locali, ma sembra un tabù. Pur essendo contraria a questo provvedimento non mi tirerò indietro – ha concluso Daniela Forma – ma non mi si chiami più ad avallare scelte come questa».

Consiglio regionale 2 copia

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Non si spengono le polemiche sul progetto della Giunta regionale di aumentare le aliquote Irpef per ripianare i debiti accumulati dal servizio sanitario regionale.

«L’intenzione di ripianare il buco della Sanità con l’aumento delle aliquote Irpef è soltanto un pretesto – dice Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia Sardegna -. Ancora una volta la Giunta dei professori naviga a vista e dimostra di non avere le idee chiare, discostandosi dalle direttive a livello nazionale.»

«Mentre il presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, infatti, attraverso la Legge di stabilità, vieta alle Regioni di aumentare la pressione fiscale – sottolinea Ignazio Locci -, la Sardegna va nella direzione opposta e mette le mani nelle tasche dei cittadini, facendogli pagare il fallimento politico del centrosinistra. E come se non bastasse, le norme che regolano l’Irpef proibiscono aumenti tributari che non siano volti allo sviluppo economico. E non mi pare che ripianare il deficit della Sanità possa in qualche modo stimolare lo sviluppo. L’unico obiettivo della Giunta è quello di salvare la baracca obbligando i sardi a uno sforzo ingiusto e immotivato.»

«L’Esecutivo di Francesco Pigliaru – conclude il consigliere regionale di Sant’Antioco – farebbe bene a ritornare sui suoi passi. Di sicuro il centrodestra darà battaglia e si opporrà in tutti i modi all’aumento della pressione fiscale voluto da una Giunta di sanguisughe che si disinteressa totalmente degli interessi dei sardi.»

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Ignazio Locci

Consigliere regionale Forza Italia Sardegna

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Scuola Media Satta 12

La Seconda commissione, presieduta da Gavino Manca (Pd) ha espresso, a maggioranza e con le astensioni dei consiglieri Ignazio Locci (Fi) e Gianmario Tendas (Pd), il parere favorevole alle linee guida del piano di dimensionamento scolastico e di ridefinizione delle rete scolastica e dell’offerta formativa 2016-2017, approvate dalla Giunta regionale lo scorso 19 novembre 2015 (delibera n. 56/1).

«A nome della commissione – ha dichiarato il presidente Gavino Manca – ho rivolto un pressante invito all’assessore della Pubblica istruzione perché sia riservata una particolare attenzione al tema del trasporto scolastico e siano limitati al massimo eventuali disagi per alunni, famiglie e docenti.»