26 April, 2024
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Consiglio regionale 11 copia

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno per favorire l’accesso delle piccole e medie imprese al sistema degli appalti pubblici. Nel documento unitario, scaturito al termine della discussione della mozione n. 43 (Truzzu e più), è contenuto, tra gli altri, l’impegno per la Giunta ad inviare un’apposita comunicazione ai direttori generali degli assessorati regionali, delle società, delle agenzie e degli enti controllati, perché prendano in considerazione le indicazioni contenute nella legge n.98 del 9 agosto 2013, per quanto attiene la suddivisione degli appalti in lotti funzionali “per attribuire la giusta importanza a tutti gli operatori economici, piccoli compresi”. L’ordine del giorno impegna inoltre la Giunta a  riferire, entro sei mesi dall’approvazione del documento, “sullo stato di attuazione delle iniziative informative alle stazioni appaltanti regionali e degli Enti Locali”.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Paolo Truzzu, primo firmatario della mozione n. 43, ha illustrato all’Aula le ragioni che hanno spinto i consiglieri firmatari a presentare un documento che sostiene le attività delle piccole imprese sarde. Il frazionamento degli appalti, ha spiegato l’esponente della minoranza, rappresenta, infatti, una pratica che riguarda il 99% delle imprese operanti nell’Isola che sono classificate Pmi, in quanto contano meno di 99 dipendenti. Il presentatore della mozione ha ricordato come nel recente passato le norme nazionali e europee hanno avvantaggiato le cosiddette “grandi imprese” e i “global service”. Ma sia al livello comunitario, ha aggiunto Truzzu, che in campo nazionale negli ultimi due anni si è invertita la rotta e con il “decreto del fare”, nel 2013, il governo italiano ha potenziato le misure previste nel codice dei contratti pubblici, per favorire la partecipazione delle piccole e medie imprese alla gare d’appalto, attraverso la possibilità per le stazioni appaltanti di suddividere gli appalti in lotti funzionali.

Il dispositivo della mozione, ha concluso Paolo Truzzu, contiene l’impegno per il presidente della Regione e per l’assessore dei Lavori pubblici, ad inviare un atto di indirizzo politico ai direttori generali della Regione, di enti, agenzie e società controllate perché procedano nel verso indicato dal “decreto del fare” in ordine alla suddivisione degli appalti in lotti funzionali.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha dichiarato di condividere «nel merito» il contenuto della mozione n. 43 ed ha affermato che nelle pubbliche amministrazioni, le disposizioni contenute nel “decreto del fare” hanno trovato immediata applicazione. L’esponente della maggioranza ha però evidenziato che è di competenza dei direttori generali e dei dirigenti dei servizi, la decisione di procedere con la suddivisione degli appalti in lotti funzionali, ove possibile ed economicamente vantaggioso. Demontis ha dunque espresso dubbi e perplessità sull’opportunità di procedere con un atto di indirizzo politico da parte del presidente della giunta ed ha auspicato la formulazione di un nuovo testo con termini che ha definito «più sfumati».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau ha affermato che il contesto in cui operano le aziende sarde è molto difficile e la nuova normativa sugli appalti aiuta in alcuni punti proprio il settore delle piccole e medie imprese, «obbligando gli enti pubblici nella loro veste di stazioni appaltanti a motivare la mancata suddivisione dei lavori in lotti funzionali». Frazionare i lotti dove è possibile, ha detto ancora Arbau, «significa non solo aprire il modo dei lavori pubblici alle imprese di piccole dimensioni, ma ridurre gli spazi in cui si annidano gravi fenomeni di corruzione, collocando in sede locale i controlli sulla regolarità delle procedure e le verifiche su corretta esecuzione delle opere». Il contenuto della mozione è dunque condivisibile, ha sintetizzato il capogruppo di Sardegna Vera, che ha suggerito una breve sospensione dei lavori dopo la discussione generale in modo da definire un ordine del giorno unitario, «peraltro già concordato e da completare con alcune modifiche di dettaglio».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) ha dichiarato che «qualche volta ci lamentiamo perché non c’è una legge e cerchiamo di farla, altre volte quando c’è la legge si cerca di complicarla; spero che questa non sia l’occasione, dato che c’è la norma del governo Monti». Il sostenitore della mozione, ha chiarito, «non vogliono esercitare nessuna pressione indebita sugli uffici, si tratta semplicemente un atto di indirizzo forte per sollecitare l’attenta valutazione della procedura prevista dalla stessa legge in modo di aprire più spazi all’economia locale». «Se si vuole fare un ordine del giorno – ha aggiunto Fenu – niente in contrario purché sia d’accordo il primo firmatario della mozione».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha dichiarato di rinunciare all’intervento per favorire soluzione unitaria. Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha ricordato i passaggi più significativi della normativa europea che regola la materia, con particolare riferimento alla valutazione dell’ipotesi delle divisioni dei lavori in lotti funzionali «per assicurare più trasparenza e concorrenza, intendendo per lotto funzionale quella parte dell’opera funzionale, fruibile e fattibile a prescindere dalla realizzazione delle altre parti che la compongono». E’ un impianto normativo coerente, ha sottolineato Rubiu, «con strategie dell’Unione europea che intende allargare la partecipazione alle gare per il sistema della piccole e medie imprese  sia in procedure ad evidenza pubblica che per lavori in economia».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Sulla mozione in esame, ha espresso il parere favorevole della Giunta l’assessore dei Trasporti Massimo Deiana.

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi), primo firmatario della mozione, ha messo l’accento su alcuni passaggi del documento, nel quale «non ci sono intrusioni nei confronti della struttura tecnica, fermo restando che i poteri di indirizzo sono prerogativa della politica». Si tratta di un intervento necessario, ha continuato Truzzu, «perché in molti enti locali non c’è la propensione ad applicare con diligenza questa parte del codice degli appalti». «Inoltre – ha spiegato – la mozione è molto simile ad una approvata all’unanimità dal Consiglio comunale di Cagliari; non vedo dunque difficoltà, i lotti funzionale hanno la capacità di aumentare sia la trasparenza che la concorrenza, forse anche a costi minori per la pubblica amministrazione come ad esempio nella raccolta dei rifiuti solidi urbani». Truzzu, infine, si è detto disponibile a trasformare la sua mozione in ordine del giorno. Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione dei lavori, che è stata accordata.

Alla ripresa dei lavori il vice presidente del Consiglio regionale, Eugenio Lai, ha reso noto all’aula che è stato presentato un ordine del giorno unitario in sostituzione della mozione. Il vice presidente Lai ha dato, poi, la parola al consigliere del Pd, Salvatore Demontis, per dichiarazioni di voto. L’esponente dell’opposizione ha voluto ribadire come sia fondamentale distinguere tra le funzioni dell’organo legislativo e quelle dell’organo gestionale. Demontis ha dichiarato il suo voto favorevole all’ordine del giorno. Voto favorevole è stato annunciato anche dal consigliere di Forza Italia, Marco Tedde: «Questa mozione era assolutamente opportuna. Bene fa il Consiglio a intervenire con un atto politico, e non gestionale, affinché quelle strutture si attengano scrupolosamente a quanto previsto dalla legge». Per il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, «l’ordine del giorno unitario segna un atto politico importante, perché il Consiglio dimostra di essere vicino alle piccole imprese». Favorevole anche Paolo Truzzu (Sardegna): «Abbiamo fatto una buona opera che aiuta le piccole imprese».

Per Modesto Fenu (Zona Franca), «dall’Aula arriva un segnale importante per le piccole imprese e per tutto il settore economico e produttivo». L’esponente della minoranza ha poi precisato che la mozione presentata dal centrodestra aveva l’unico obiettivo di dare «un indirizzo politico sulla situazione di difficoltà delle aziende sarde». Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha sottolineato l’esigenza di «dare linfa alle piccole e medie imprese». Per Dedoni «dividere in lotti gli appalti non è un delitto. In Sardegna stiamo pagando per questa situazione: l’appalto della strada Sassari-Olbia ha escluso le imprese sarde, riservando loro solo le briciole dei subappalti».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha rimarcato l’importanza di un ordine del giorno condiviso che apre la strada a un provvedimento futuro di soccorso per le piccole e medie imprese. Christian Solinas, capogruppo del Psd’Az, dopo aver annunciato il voto favorevole del gruppo sardista, ha chiesto alla Giunta di dare seguito all’ordine del giorno. «Serve un’apposita deliberazione ai sensi della legge 31 – ha detto Solinas – per dare un indirizzo generale agli assessorati e fare in modo che il documento che l’Aula si appresta a votare trovi concreta applicazione».
Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato all’unanimità.

Il documento impegna la Giunta a:

a) favorire l’accesso delle piccole e medie imprese al sistema degli appalti pubblici;

b) inviare apposita comunicazione ai direttori generali degli assessorati della Regione e ai direttori generali delle società, aziende ed enti controllati affinché prendano in considerazione le indicazione contenute nella legge 9 del 2013 per rilanciare l’economia e attribuire la giusta importanza a tutti gli operatori economici, piccoli compresi e in ogni caso affinché indichino nei futuri bandi le ragioni che hanno determinato la gestione unitaria;

c) prendere apposite iniziative informative indirizzate a tutte le stazioni appaltanti operanti nell’isola;

d) riferire al Consiglio, entri sei mesi, sullo stato di attuazione delle iniziative informative alle stazioni appaltanti dei comparti regionali e degli enti locali.
Il vicepresidente ha dichiarato chiusa la seduta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

Esercitazioni militari copia

Il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno unitario sulle #servitù militari.

Dopo le dichiarazioni del presidente della Regione, Francesco Pigliaru, relative all’audizione presso la IV commissione Difesa della Camera dei deputati, svolte nella precedente riunione, il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione in sede di dichiarazioni di voto.

Il presidente Ganau ha dunque concesso la parola per dichiarazione di voto al consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, che ha annunciato il suo voto favorevole al documento ma «non senza fatica pur riconoscendo lo sforzo di tutte le forze politiche per arrivare a un testo unitario». Il consigliere della minoranza ha dichiarato di «riporre una personale fiducia» nel presidente della giunta perché mitighi il contenuto del punto 1 dell’ordine del giorno che prevede la totale dismissione dei poligoni. Il consigliere Tunis ha concluso sottolineando le penalizzazioni cui sono andati incontro i sardi per la chiusura del centro di reclutamento nell’isola.

Il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, ha sottolineato la «sofferta disponibilità» per il voto a favore dell’ordine del giorno e ha dichiarato di condividere le parole del suo collega Tunis in proposito. Anche il consigliere Truzzu ha evidenziato le penalizzazioni per la Sardegna a seguito della chiusura del centro di reclutamento.

Il capogruppo di “Sardegna”, Modesto Fenu, ha dichiarato il voto a favore dell’ordine del giorno e espresso soddisfazione per il consenso unitario che l’Aula offre al presidente della Regione «perché difenda al meglio le ragioni e i diritti della Sardegna». Il consigliere della minoranza ha però sottolineato che non esiste il cronoprogramma su dismissioni e bonifiche ed ha affermato che è tempo di eliminare il segreto di Stato su quanto accade nei poligoni in Sardegna. Modesto Fenu ha concluso sottolineando che sarebbe opportuno escludere dal patto di stabilità le somme degli indennizzi per le servitù e ha auspicato che le esercitazioni militari si svolgano in aree lontane dagli arenili.

Il consigliere Paolo Zedda (Sel) ha ricordato che «in varie fasi della storia ci sono stati scontri anche molto duri in Sardegna, dove la libertà dalle servitù è vissuta simbolo di autodeterminazione». Siamo sovranisti, ha aggiunto Zedda, «ma non antimilitaristi, anzi siamo orgogliosi della nostra Brigata Sassari, un reparto che evoca la nostra unità di popolo, anche nell’inno simile a quello della nazione sarda». Il presidente Pigliaru, secondo Zedda, «deve presentarsi all’incontro con lo Stato deciso ad ottenere un risultato, tenendo conto che ogni sardo porta un peso 50 volte più grave di ogni italiano; quindi occorre non un leggero riequilibrio ma una vera riconversione insieme alla riduzione dei poligoni con vero negoziato, tenendo conto del fatto che il patrimonio militare non è solo servitù ma anche una grande quantità di beni di interesse pubblico, spesso inutilizzata»

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha definito la battaglia per la liberazione dalle servitù «non una guerra lampo ma una guerra di trincea, perché la Sardegna deve presentare allo Stato un conto tangibile e concreto: danno emergente per la popolazione e per la salute delle persone, lucro cessante per lo sviluppo mancato dai primi anni cinquanta fino ai giorni nostri, da Capo Frasca a Teulada». «In un momento storico in cui tutto ha un prezzo – ha proseguito Agus – è necessario stabilire quanto valgono questi settanta anni di servitù, quanto vale il contributo che la Sardegna ha dato alla sicurezza nazionale, quanto vale aver servito la patria per settanta anni». «Ora – ha concluso – tutto questo si deve quantificare e dire ai sardi che la guerra è finita compensando finalmente i costi con benefici, attraverso iniziative di ricerca e piani di bonifica integrale».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha auspicato un risultato positivo per il negoziato fra Stato e Regione, puntualizzando però che, nell’ambito della politica degli  indennizzi, «c’è differenza di trattamento fra i vari territori della Sardegna, uno squilibrio che va assolutamente colmato». Solinas ha poi accennato alla situazione del lago Omodeo, «utilizzato fino allo scorso anno solo dalla Polizia di Stato di stanza ad Abbasanta, mentre ora l’area si è molto estesa e le esercitazioni di tiro coinvolgono praticamente tutte le forze dell’ordine e i corpi militari». «Va ricordato anche – ha continuato Solinas – che quella è un’area ambientale protetta di grande pregio, dove non possono operare nemmeno gli allevatori e ai proprietari dei terreni è impedito perfino di falciare l’erba: è evidente che ogni ipotesi di sviluppo turistico è bloccata».

Esprimendo il parere della Giunta, il presidente Pigliaru ha dato una valutazione molto positiva del dibattito del Consiglio, sottolineando che, «grazie alla buona volontà di tutti, il mio compito potrà essere più facile sia per l’autorevolezza del voto dell’Assemblea che per i contenuti molto chiari del documento». «Esistono insomma le condizioni – ha concluso il presidente – per avviare un rapporto di leale collaborazione con lo Stato e raggiungere gli obiettivi contenuti nell’ordine del giorno».

Il consigliere Marco Tedde (FI) ha confessato di votare l’ordine del giorno «con qualche titubanza». «Confido però – ha detto rivolgendosi al presidente – nella sua capacità, soprattutto per evitare che si ripetano esperienze del passato come quelle di La Maddalena, dove la presenza militare cessò praticamente da un giorno all’altro senza che venissero individuate una fase transitoria ed una prospettiva per le comunità locali». «Il problema – ha concluso – non è militarismo o l’antimilitarismo, il nostro esercito è portatore di pace in tutto il mondo ed ottiene grandissimi risultati».

Il capogruppo dell’UDC Gianluigi Rubiu, annunciando il voto favorevole all’ordine del giorno, ha ribadito la sua posizione sulle basi militari che «devono diventare una risorsa e non un problema». Rubiu ha poi chiesto al presidente Pigliaru di impegnarsi per far rientrare in Sardegna i ragazzi sardi arruolati nell’esercito. «Sarebbe anche questa una forma di compensazione per i sacrifici imposti all’Isola dalla presenza militare».

Per il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, non si deve correre il rischio che si ripeta una seconda La Maddalena. «Non si può pensare – ha detto – di dismettere le basi senza far pagare i costi delle bonifiche e della riconversione delle aree occupate».

Gavino Sale (IRS), in apertura del suo intervento, ha ricordato l’importanza della giornata di domani: «A Roma il presidente della Regione Francesco Pigliaru parteciperà alla Conferenza per le servitù militari, a Lanusei un Pm sosterrà l’accusa contro i militari per alcune ipotesi di reato riferite al poligono di Quirra». Sale ha quindi espresso apprezzamento per la tempistica del presidente Pigliaru che ha posto il problema ad inizio di legislatura ed invitato la Giunta a «non firmare alcun documento che ci possa assimilare ad altre regioni italiane. Questo ci permetterà di differenziare le nostre necessità e di aprire un tavolo di trattative paritario Stato-Sardegna. L’obiettivo – ha concluso Sale – è liberare l’Isola da qualsiasi servitù militare. Questo è il nostro sogno».

Augusto Cherchi (Partito dei sardi), dopo aver rammentato l’uso e l’abuso del territorio da parte dei militari, ha invitato la Giunta a pensare a un’azione che convinca i sardi che sono possibili iniziative di recupero e rilancio delle aree occupate. «Occorre recuperare la nostra sovranità calpestata – ha detto Cherchi rivolgendosi a Pigliaru – se non dovesse essere recepito questo messaggio non firmi nessun documento».

Michele Cossa (Riformatori) ha apprezzato l’andamento della discussione nella quale il tema delle servitù è stato “de-ideologizzato”«Qui non siamo divisi tra militaristi e antimilitaristi, ha detto Cossa, questo è un bene. Occorre affrontare la questione con ragionevolezza. Preferisco non pensare a cosa sarebbero quei territori se non ci fosse stata la presenza militare. Noi siamo stati capaci di fare più danni delle servitù diffondendo un’immagine distorta. La presunta presenza di veleni nei poligoni si è rivelata una bufala. Eppure nell’immaginario collettivo la zona di Quirra è considerata un luogo impraticabile». Pietro Cocco (Pd) e Pietro Pittalis (Forza Italia), infine, si sono limitati ad annunciare il voto favorevole dei rispettivi gruppi.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’ordine del giorno unitario che è stato approvato all’unanimità dall’Assemblea. Il documento impegna la Giunta:

1) a porre, come primo obiettivo nel quadro dei rapporti tra Stato e Regione, la graduale dismissione dei poligoni militari ed il loro superamento dal punto di vista economico, sociale ed ambientale, assicurando il mantenimento dei livelli occupazionali esistenti.

2) a proseguire le interlocuzioni con il Governo per arrivare a un’intesa che definisca un riequilibrio in termini di compensazione economica rispetto ai danni ambientali sanitari ed economici subiti dall’Isola a causa del gravame militare; preveda la progressiva diminuzione delle aree soggette a vincoli militari e la dismissione dei poligoni; disponga una valutazione sui danni all’ambiente e alla salute pubblica; istituisca in ciascun poligono osservatori permanenti per il monitoraggio ambientale.

3) a chiedere risorse adeguate per le bonifiche ambientali delle aree in cui sono presenti servitù militari in via di dismissione.

I lavori del Consiglio riprenderanno domani alle 10.30. All’ordine del giorno il testo unificato n. 32-40/A “Disposizioni in materia di concessioni demaniali ai fini di pesca e acquacoltura e modifiche alla legge regionale n. 19/2012” e la mozione n. 43 (Truzzu e più) “sulla possibilità di  ricorrere al frazionamento degli appalti al fine di favorire le piccole e medie imprese”.

Consiglio regionale 42 copia

Il Consiglio regionale ha approvato ieri sera, con i voti favorevoli dei 28 consiglieri della maggioranza presenti in Aula e l’astensione dei consiglieri di minoranza, il disegno di legge n. 9/A sull’edilizia scolastica che stanzia 30 milioni di euro per gli interventi urgenti, impiegando le risorse stanziate, nel 2014, sul #Fondo per lo sviluppo e la competitività per la realizzazione di opere cantierabili, Programmi integrati d’area e a interventi di fiscalità di sviluppo.

Ad aprire il dibattito è stato il relatore di maggioranza, il capogruppo del Pd Pietro Cocco, il quale ha sostenuto l’importanza del Dl 9 in sintonia con quanto annunciato in campagna elettorale. «L’esecutivo persegue un obiettivo strategicamente primario nelle politiche tese ad arginare i preoccupanti segnali di debolezza del sistema di istruzione anche attraverso il miglioramento delle strutture scolastiche. In un territorio come il nostro – ha affermato Cocco – dove il fenomeno della dispersione scolastica ha raggiunto livelli preoccupanti, è urgente attuare provvedimenti volti a diminuirne la portata cercando di arginarlo». Per questo motivo il capogruppo del Pd ha detto di non condividere la posizione assunta in Commissione dalla minoranza sull’utilizzo del capitolo di spesa in questione. Un intervento che vede i giovani e la scuola in primo piano, ma anche di rendere immediatamente cantierabili le opere dando così anche un po’ di ossigeno al settore dell’edilizia. «L’immediata cantierabilità, contribuisce, come effetto indotto, a creare un minimo di ristoro al settore dell’edilizia duramente colpito dalla crisi economica – ha affermato – un settore che in Sardegna rappresenta uno dei volani di sviluppo che può contribuire a creare nuove e durature opportunità per soddisfare la richiesta di lavoro che proviene dalla società». Pietro Cocco ha rassicurato la minoranza sulla possibilità di recuperare alcuni progetti approvati precedentemente. Non tutti, ma probabilmente alcuni potranno essere confermati.

Il presidente Ganau ha dato quindi la parola al relatore di minoranza, Alessandra Zedda (Forza Italia), la quale ha evidenziato la mancanza di notizie certe in merito al patto di stabilità, in particolare alla possibilità  di escludere dal patto le spese per l’edilizia scolastica. Il consigliere di Forza Italia ha anticipato la contrarietà della minoranza verso questo disegno di legge, un’azione di governo «che va a discapito dello sviluppo della Sardegna». La Zedda ha poi continuato: «Pur rilevando la fondamentale importanza dell’edilizia scolastica, sottolineiamo che l’idea di sviluppo per la Sardegna e dei suoi territori non può essere monotematica ed abbraccia un ventaglio di temi più ampi. Prendiamo atto che si vorrebbe destinare 30 dei 40 milioni stanziati per le opere cantierabili e Piani integrati d’area che la precedente Giunta ed il Consiglio regionale avevano destinato a progetti per lo sviluppo inteso nel suo complesso e destinarli quasi interamente all’edilizia scolastica».

Per il relatore di minoranza l’opposizione «non può né vuole sostenere atti che, anziché partire da una verifica di quanto è stato programmato, dello stato di attuazione dei lavori in corso e di quanto realizzato, partono invece da uno stanziamento aggiuntivo di 30 milioni, anzi potrebbero ridursi sino a 24 perché destinati anche a nuovi progetti. Mi chiedo se sia stato fatto un puntuale monitoraggio dei progetti relativi almeno agli anni 2011, 2012 e 2013 cioè quelli già programmati e finanziati anche per vostra ammissione con le risorse: 35 milioni FSC 2007/2013, i 28 milioni della delibera CIPE 79/2012 di cui 3,444.000 mila destinati dai Fondi obiettivi di sviluppo per le strutture della prima infanzia. Ancora i 5 milioni della legge n. 98 del 2013 per il rilancio dell’economia a favore della riqualificazione e messa in sicurezza delle istituzioni scolastiche di cui al decreto 15 ottobre 2013, n. 12 dell’assessore della pubblica istruzione, di cui non fate nessun cenno. Questi progetti come stanno procedendo? Che fine faranno?». E ha poi chiesto all’assessore Claudia Firino: «Leggiamo fra le righe che proprio i 35 milioni del fondo FSC sono in fase di ridefinizione programmatica e strategica. L’assessore ci spiegherà cosa vuole fare?». Zedda ha confermato il pieno sostegno alla scuola, «e in particolare riteniamo che gli investimenti sull’edilizia scolastica siano importanti, anzi determinanti per il recupero edilizio e la messa in sicurezza delle strutture destinate proprio ai nostri studenti, soprattutto nei comuni, specificatamente quelli più piccoli e quelli colpiti dagli eventi accidentali e naturali, che hanno drammaticamente compromesso il funzionamento e l’esistenza della stessa istruzione che oggi resta insieme alla famiglia e alla chiesa uno dei fondamentali pilastri della società». Il consigliere di Forza Italia ha infine ricordato che la legge finanziaria 2014 era incentrata sugli investimenti per lo sviluppo, attraverso disegni di legge in materia di opere cantierabili, piani integrati d’area e interventi sulla fiscalità di sviluppo: «Di tutto questo nulla si potrà fare se tutte le risorse saranno destinate all’edilizia scolastica. Ricordo che solo con le opere cantierabili sono stati approvati 98 progetti per 45.493.463,84 euro, più il cofinanziamento enti locali si arriva ad un totale di 63 milioni di euro circa ed ad oggi sono stati comunque erogati 34.500.000 euro per gli anni 2011 e 2012 e con la deliberazione n. 38/20 si arriva a 197 opere; infatti è stato disposto lo scorrimento di altri 99 progetti da aggiungere ai 98 del 2012. Ma ad oggi non risultano esserci spazi finanziari per i provvedimenti di delega.  Mi è d’obbligo far notare  – ha concluso il consigliere Zedda – che dei 93 milioni a cui si fa riferimento, 63 milioni sono già stati destinati alla Sardegna e programmati dalla precedente amministrazione e per ora, quello che si fatto è stato sottrarne 30 aggiuntivi già indirizzati per lo sviluppo delle attività produttive e progetti di riqualificazioni delle amministrazioni locali. Ecco perché i capigruppo della minoranza propongono un emendamento sulla differente copertura finanziaria».

Il consigliere del Pd, Gavino Manca, in apertura del suo intervento, ha definito il disegno di legge in discussione in Aula «importante anche se non esaustivo ma utile per segnare la strada della giunta e della maggioranza su un obiettivo strategico, quale è l’istruzione». Il presidente della Seconda commissione ha sottolineato il suo favore per procedere con l’applicazione del programma di governo, perché significa, ha spiegato Manca, dimostrare di mantenere gli impegni assunti con i cittadini sardi. A questo proposito l’esponente del centrosinistra ha ricordato i dati dell’affluenza delle recenti consultazioni elettorali per evidenziare quanto sia elevato il numero dei “disillusi” e degli “sconfortati” che si allontanano dalle urne e dalla “politica”. «Quindi – è l’invito di Gavino Manca – serve mantenere gli impegni assunti sul tema dell’istruzione, sul recupero della dispersione scolastica e anche per migliorare le strutture, dalle aule, ai laboratori alle mense scolastiche».

Il disegno di legge 9/A, a giudizio del consigliere Manca, è dunque «un primo passo, sicuramente perfettibile, sicuramente non risolutivo di un tema difficile e complicato da risolvere». Per l’esponente dei democratici sono chiari «i numeri del disastro e l’assoluta inderogabilità di interventi immediati» ma è altrettanto evidente come «negli ultimi decenni non vi sia stata né attenzione e tantomeno una programmazione concreta per mettere freno al disastro e favorire un’inversione di marcia per avvicinarsi ai parametri europei». Gavino Manca ha rimarcato come «a livello nazionale la consapevolezza di questa urgenza è stata fatta propria dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel suo intervento programmatico per la fiducia alla Camera ed ha trovato piena corrispondenza nell’azione politico-amministrativa di questi mesi». «Non esistono più scuse – ha ammonito il presidente della Seconda commissione consiliare – in Sardegna bisogna affrontare senza indugi il tema dell’istruzione».  A questo proposito, il consigliere del Pd, ha auspicato l’approvazione di una nuova legge sull’istruzione che superi la legge 31, a trent’anni esatti dalla sua prima approvazione.

Gavino Manca ha concluso affermando che con l’approvazione del disegno di legge «la Sardegna segue l’esempio indicato in campo nazionale dal premier, Matteo Renzi, per quanto attiene celerità, tempistica e rispetto degli impegni programmatici». «Dal prossimo primo luglio – ha infatti dichiarato il consigliere regionale del Pd – il governo Renzi parte con un programma che prevede un miliardo di euro per le scuole e circa ventimila cantieri in tutta Italia». Gavino Manca ha anche sottolineato le ulteriori opportunità offerte dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri, approvato lo scorso venerdì, che esclude dal patto di stabilità interno i Comuni che hanno in progetto di costruire nuove scuole o che hanno in programma interventi di abbellimento e di messa in sicurezza degli edifici scolastici.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque concesso la parola al consigliere del gruppo Forza Italia, Ignazio Locci, che ha espresso perplessità sulla discussione del provvedimento in materia di edilizia scolastica e ha definito l’iniziativa dell’esecutivo e della maggioranza consiliare «il pagamento di una cambiale elettorale». Locci ha proseguito avanzando ulteriori critiche facendo esplicito riferimento alle strumentalizzazioni che, a suo giudizio, sono state fatte all’indomani «del crollo di una pignata al Liceo Dettori di Cagliari». «Un vero e proprio spot elettorale – lo ha definito Locci – che è servito a rappresentare una situazione di decadenza delle scuole che non corrisponde alla realtà dei fatti». Il consigliere della minoranza ha quindi espresso contrarietà per la sottrazione dei circa 35 milioni di euro dal capitolo per le opere immediatamente cantierabili, per finanziare gli interventi stabiliti in legge.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha affermato che in realtà, con la legge in discussione, «si affronta uno dei nodi strategici del programma della coalizione, non ci sono cambiali da pagare ma interventi sull’istruzione nel suo complesso e non solo sull’edilizia scolastica». Quanto ai rilievi dell’opposizione sulle copertura, per Demontis sono infondati: «Abbiamo ritenuto di individuare le coperture dal fondo per la competitività perché era quello che garantiva una disponibilità immediata, significa che riteniamo altri interventi li riteniamo meno importanti dell’istruzione, la politica ha il dovere di scegliere ed è dovere della politica farlo quando le risorse sono scarse». Non pensiamo, ha concluso il consigliere del Pd, «di risolvere tutti i problemi dell’edilizia, ma questi interventi daranno una mano a rimettere in moto l’economia nelle piccole realtà ed anche a frenare lo spopolamento dei piccoli comuni».

Il consigliere Stefano Tunis (FI)  ha intravisto nel provvedimento della maggioranza «il germe di una iniziativa politica frettolosa che vuole personalizzare un percorso che nei fatti non era di questa maggioranza e di questa Giunta». E’ difficile pensare, ha sostenuto, «che in pochi mesi siano emerse dai contatti col sistema delle autonomie misure di così grande qualità rispetto a quelle messe in campo sulla stessa materia nella scorsa legislatura». Secondo Tunis, al contrario, «il lavoro buono che è stato fatto va salvato perché è il fulcro dell’interesse comune che dobbiamo perseguire ed è quindi un errore trascurare progettualità di ottimo livello sviluppata nel corso degli anni». Dopo aver auspicato un confronto più «virtuoso fra maggioranza e minoranza», il consigliere Tunis ha invitato tutti a riflettere su una scelta che ha sottratto risorse preziose «ad innovazione e sviluppo che meritavano ben altra attenzione, temi di respiro strategico che non possono essere sacrificati in nome della volontà di mettere il capello su cose di altri».

Ha quindi preso la parola Francesco Agus (Sel). «La morte di una comunità – ha detto in apertura del suo intervento – si verifica quando chiude una scuola, fino a quando c’è un bambino che frequenta un’aula la comunità continua ad esistere». Agus ha ricordato le problematiche che affliggono il sistema dell’istruzione in Sardegna, soprattutto nei piccoli centri e nelle periferie: edifici fatiscenti, strutture non a norma, crollo degli iscritti e decisioni ragionieristiche prese altrove. «In guerra – ha affermato Agus – la scuola è l’ultima cosa che chiude e la prima che si riapre quando torna la pace. Se si lasciano cadere a pezzi gli edifici si manda un messaggio chiaro: studiare non è più un diritto ma un privilegio». L’esponente della maggioranza, nel ribadire l’importanza del disegno di legge in discussione, ha sottolineato l’esigenza di un provvedimento organico sull’istruzione. «Oggi è un buon inizio – ha concluso Agus – l’edilizia scolastica ha bisogno di interventi urgenti ma occorre mettere mano anche al dimensionamento scolastico, alla didattica e al grave problema della dispersione scolastica. Solo così potremo coltivare la speranza di avere in futuro un’Isola più colta e una classe dirigente all’altezza dei tempi».

Gianni Tatti (Udc), consigliere dell’Udc e sindaco di Ruinas, ha espresso forti dubbi sulla necessità di intervenire con una legge specifica per l’edilizia scolastica. «Nei comuni sardi – ha spiegato Tatti – molti interventi di ristrutturazione e messa a norma delle scuole sono stati inseriti nel piano delle opere cantierabili. Il mio comune ha investito importanti risorse in questa direzione, mi spaventa oggi lo stravolgimento dello scenario con lo spostamento di ingenti risorse da un capitolo all’altro del bilancio regionale». Tatti ha quindi segnalato all’Aula le enormi difficoltà che si trovano ad affrontare i piccoli centri della Sardegna. «E’ vero – ha concluso il consigliere dell’Udc – che la scuola è una priorità, ma è altrettanto vero che nei paesi si muore di fame. Come responsabili delle nostre comunità abbiamo il dovere di metterci una mano sulla coscienza per capire se abbiamo fatto fino in fondo il nostro dovere».

Il presidente Ganau ha dato poi la parola al consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi, il quale ha concordato sul fatto che si tratti di un disegno di legge sicuramente urgente, visto tutto quello che accade nelle scuole italiane e sarde. Secondo Cherchi però è un testo «molto controverso soprattutto nella parte economica», perché le risorse, circa 30 milioni di euro, verrebbero sottratte «con giochi di prestigio ad altri settori altrettanto importanti», come le opere cantierabili e i Pia. «Questo disegno di legge – ha proseguito Cherchi – non propone una soluzione, ma demolisce altre iniziative altrettanto fondamentali per la Sardegna». Secondo il consigliere azzurro non si può fare una programmazione di spesa esclusivamente a vantaggio di un settore, seppur molto importante, lasciando indietro gli altri. Cherchi ha chiesto alla Giunta di riferire a che punto siano le trattative con il Governo Renzi sul patto di stabilità, in particolare sull’eliminazione dei fondi sull’edilizia scolastica dal patto. Cherchi ha anche esortato la maggioranza a valutare a che punto siano i diversi piani avviati negli ultimi tre anni per la messa in sicurezza degli istituti scolastici. «Meglio – secondo il consigliere di Forza Italia – concludere i progetti già in corso piuttosto che iniziarne altri. Cosa accadrebbe diversamente ai progetti già finanziati?».

Favorevole alla legge il consigliere del Pd, Piero Comandini, il quale ha affermato che «mandiamo i nostri ragazzi a studiare in impianti fuori norma, in ambienti inadatti per apprendere, e la qualità degli ambiente è anche alla base della dispersione scolastica». Comandini ha ricordato il crollo del soffitto del Liceo classico “Dettori” di Cagliari, dove si è rischiata la tragedia. «Investire sulla scuola e sul sapere è il miglior investimento economico che si possa fare. È questa la scelta strategica della Giunta e i 93 milioni non sono ancora sufficienti».

Il presidente Ganau ha dato, quindi, la parola al capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, il quale ha condiviso il disegno di legge presentato dalla Giunta Pigliaru: «È una norma urgente, opportuna e condivisibile. Un modo nuovo di intendere un progetto di sviluppo che si basa sull’istruzione, puntando sui nostri ragazzi». Per Usula occuparsi di scuola e istruzione non significa disimpegnarsi verso altri settori, ma ha anche chiesto alla Giunta di chiarire il significato della frase, scritta nel comma 1 dell’articolo 1, che prevede di «garantire la ripartizione territoriale delle risorse». Per Usula bisogna «potenziare le aree dove è più forte l’abbandono scolastico».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha riconosciuto l’importanza del tema oggetto del dibattito consiliare ma ha evidenziato che con l’esame del disegno di legge n. 9/A si «affronta il tema dell’edilizia scolastica ma non quello dell’istruzione». L’esponente della minoranza si è dichiarato d’accordo sulla necessità degli interventi nelle strutture che da tempo non hanno registrato attenzioni e risorse. «Infatti – ha spiegato il consigliere Dedoni – nelle commissioni abbiamo tenuto atteggiamenti e condotta politica conseguenti». Il capogruppo della minoranza ha quindi dichiarato di non condividere, invece, le affermazioni rese dal capogruppo del Partito Democratico, quando, in sede di svolgimento della relazione di maggioranza ha confermato, a giudizio di Dedoni, che «il disegno di legge è il saldo di quanto promesso in campagna elettorale». Il consigliere dell’opposizione ha dunque espresso critiche per la copertura finanziaria del provvedimento («si tolgono risorse ai capitoli che danno respiro alle imprese e un po’ di lavoro»). Attilio Dedoni ha poi evidenziato le difficoltà cui vanno incontro gli Enti Locali e ricordato come di recente, un Comune che aveva avanzato richiesta per realizzare una nuova aula della scuola media del paese, abbia ottenuto le risorse per realizzare l’opera soltanto dopo che l’intera scuola è stata chiusa.

L’esponente dei Riformatori nella parte conclusiva del suo intervento si è detto pronto ad affrontare non solo gli aspetti riguardanti l’edilizia scolastica ma soprattutto quelli inerenti l’istruzione, ricordando le ingenti risorse, destinate nel corso degli ultimi anni, per combattere la dispersione scolastica. «Serve capire come sono state utilizzati i denari», è l’invito del consigliere Dedoni che ha ricordato il basso numero di laureati sardi per affermare che «è necessario anche predisporre approfondimenti su come le Università di Cagliari e Sassari utilizzino le risorse che la Regione stanzia per gli Atenei».

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha definito il disegno di legge in discussione «importante» e ha ricordato come il tema sia tra gli impegni assunti dal centrosinistra in campagna elettorale. «E’ il secondo impegno che manteniamo – ha aggiunto Arbau – dopo quello che riconosce gli indennizzi agli allevatori per la Blue Tongue». I due risultati sono citati dal consigliere eletto nelle liste de “La Base” per contrapporli alla mancata attuazione del primo impegno assunto nella campagna elettorale del 2009 dall’allora candidato Cappellacci, per quanto riguarda la riscrittura del Piano regionale paesaggistico. L’esponente della maggioranza ha sottolineato che il provvedimento all’esame dell’Aula contiene una importante novità perché prevede un unico centro amministrativo con effetti positivi sulla spendita delle risorse.

Il capogruppo Arbau ha dunque sottolineato il favore per gli interventi in materia di edilizia scolastica ed ha auspicato che da subito si affronti il tema della scuola e dell’offerta scolastica. «Serve una scuola del territorio – ha dichiarato Arbau – una scuola di qualità, senza le pluriclassi, al passo con i tempi e in linea con i bisogni delle nuove generazioni». Il capogruppo di “Sardegna Vera” ha concluso il suo intervento sottolineando la necessità «di ripartire dagli istituti agrari» in considerazione dell’importanza e del ruolo del comparto agricolo in Sardegna.

Il capogruppo dell’Udc, Luigi Rubiu, ha rivolto critiche alla maggioranza «per la scelta di utilizzare il tema importante dell’edilizia scolastica per proseguire nella campagna elettorale». L’esponente della minoranza ha definito il provvedimento «fantasioso e privo di credibilità, visti i vincoli del patto di stabilità». Il capogruppo Rubiu ha criticato la copertura finanziaria della legge e ha denunciato una sproporzione nella quota percentuale di risorse destinate alla progettazione. «Il 20% dei 30 milioni complessivi destinati alla progettazione – ha concluso Rubiu – è una cifra troppo elevata e che non è in linea con quanto la Regione destini alle progettazioni per opere finanziate: al massimo il 6% per i progetti e il 3% per la direzione lavori».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha ribadito la posizione favorevole del partito e del gruppo, «perché è parte del programma ma soprattutto perché quello dell’istruzione è un problema centrale della società sarda, una priorità, un argomento non ordinario, una delle linee guida della nostra politica». Soffermandosi poi sul rapporto con le scuole e gli enti locali, Deriu ha sostenuto che «sono dettagli dei quali si occuperà la giunta, il punto centrale restano la forza e l’impatto dell’intervento, l’investimento sui giovani e sul futuro, su uno sviluppo economico che può ripartire proprio dall’istruzione». La politica scolastica, ha infine affermato l’esponente del Pd, «ha bisogno anche di altro e ne siamo consapevoli ma stiano iniziando un percorso che meriterebbe, anzi, una sessione speciale del Consiglio; ci interessano le mura ma ancora di pi le intelligenze migliori della nostra società».

Il consigliere Alessandra Zedda (FI) ha manifestato invece preoccupazione per l’andamento del dibattito. «Siamo tutti per l’istruzione, la sicurezza e l’efficienza – ha detto – il problema è che state dicendo no all’individuazione di diverse coperture che non impatterebbero su attività produttive, una chiusura incomprensibile». L’esponente dell’opposizione ha espresso inoltre forti perplessità sulla possibilità di avviare nuove progettazioni e chiuderle in soli sei mesi. Spero di sbagliarmi, ha commentato, «ma qui si sta ragionando senza tener conto della realtà, così come con tutta probabilità si sta lavorando senza manca una analisi compiuta della situazione esistente, a cominciare dalle risorse disponibili e non ancora spese».

Per la Giunta, e in sostituzione dell’assessore Claudia Firino, assente per una indisposizione, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha affermato: «E’ vero, siamo qui per pagare una cambiale elettorale e spero che lo faremo molto spesso, è un impegno preso con gli elettori ma si deve fare così, non ci trovo niente di strano». «La Giunta – ha poi spiegato l’assessore – vuole avviare con questo provvedimento un programma complessivo che vuole puntare sull’istruzione e sulla formazione, fermo restando che i problemi dell’istruzione e della dispersione scolastico sono ben altri, in una Regione come la nostra che ha la performance peggiore d’Italia e situazione peggiore anche in termini di edilizia». Citando la massima keynesiana «affrontiamo l’emergenza pensando al futuro», Paci ha aggiunto che «si apriranno cantieri guardando al futuro in un settore considerato strategico, poi si andrà avanti con riforma di legge regionale di settore e molto altro». Nell’azione dell’esecutivo, ha proseguito, «c’è continuità con quanto fatto precedentemente, progetti e risorse non li cancelliamo, mettiamo solo i fondi a sistema, col supporto di un nuovo progetto di sistema informativo già buon punto che ci ha fornito molti dati: su 330 comuni sono pervenute 230 domande più quelle delle province e delle unioni dei comuni e progetti per un controvalore di 457 milioni». Ovviamente, ha chiarito l’Assessore Paci, «non si realizzerà tutto, si tratta sempre di opere pubbliche che hanno bisogno di tempi, ma il quadro del fabbisogno c’è; su questo spero ci sia coinvolgimento di tutto il Consiglio». Dopo aver espresso forti perplessità su una copertura alternativa del piano proveniente dalla sanità, «già sottofinanziata», l’assessore ha concluso sottolineando il dato strutturale dell’integrazione fra il piano della Regione e quello del Governo nazionale «sblocca Italia» orientato alla realizzazione di scuole migliori e più efficienti, primo tassello di nuova visione dell’istruzione.

Chiusa la discussione generale, il presidente Garau ha messo ai voti  il passaggio agli articoli. Quattro gli emendamenti presentati all’art. 1, tre della maggioranza ed uno dell’opposizione che chiedeva di spostare la copertura finanziaria dai fondi per le attività produttive a quello sulla sanità.

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha suggerito alla Giunta di rimandare a fine anno il quantum da destinare alla legge. «Non facciamo l’errore di buttare il bambino insieme all’acqua sporca – ha detto Zedda – togliere i 30 milioni dalle attività produttive e dalle opere cantierabili in corso e quello già programmate sarebbe un errore oltre che un danno per le amministrazioni».

Efisio Arbau, capogruppo di “Sardegna Vera” ha voluto rassicurare nel suo intervento il consigliere Zedda: «Non c’è alcune intenzione – ha detto – di abbandonare le cose fatte precedentemente, il progetto per l’ospedale San Raffaele ne è l’esempio più evidente».

Per Salvatore Demontis (Pd) «dallo scorrimento della graduatoria si evince che le opere cantierabili si basano su priorità diverse. Erano infatti orientate sullo sviluppo delle attività produttive, obiettivo differente da quello individuato dalla giunta che vuole intervenire sul primo tassello dell’istruzione, primo punto del mandato affidato dagli elettori questa maggioranza». Improponibile per Demontis pensare di utilizzare per la copertura finanziaria le risorse della sanità.

Mario Floris (Uds) ha sottolineato la mancanza di qualsiasi riferimento all’edilizia scolastica nel programma elettorale del centrosinistra. «Sono andato a rivedere il programma – ha detto Floris – si parla di tutto ma non di questo. Se volete scopiazzare Renzi avete il diritto di farlo, ma non dite di dover pagare una cambiale elettorale».

Chiusa la discussione sugli emendamenti il presidente Ganau ha chiesto il parere della Giunta e del relatore di maggioranza sugli emendamenti presentati. L’assessore Raffaele Paci e il relatore Pietro Cocco hanno espresso parere negativo sull’emendamento dell’opposizione con il quale si individuava una diversa copertura finanziaria per la legge.

Il presidente Ganau ha dato, poi, la parola per dichiarazione di voto al consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi, il quale ha ricordato la ratio degli interventi previsti nella legge finanziaria 2014. L’obiettivo era di tenere insieme i progetti  delle opere cantierabili, Pia e per gli interventi di sviluppo attraverso una maglia, una impalcatura  che tutelasse le imprese. Con questo intervento, secondo Crisponi, si sottraggono fondi alla filiera produttiva. Critico anche il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, il quale ha affermato che «questo provvedimento non darà nulla nell’immediato, state inficiando un provvedimento previsto dalla Giunta Cappellacci per opere di sviluppo per la Sardegna».

Secondo il presidente della Commissione Cultura, Gavino Manca (Pd) «C’è una incomprensione di fondo: i 30 milioni dei 40 milioni fanno parte del Fondo per lo sviluppo e la competitività del 2014, non sono fondi del 2013». Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha esortato, infine, la maggioranza a tornare sui suoi passi, visto che questo intervento sta generando malumori anche tra i sindaci del Pd. Critico nei confronti della maggioranza anche il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis. Il presidente ha dato, poi, la parola al consigliere del Pd, Piero Comandini, il quale ha ribadito che questa legge mette in campo milioni di euro che andranno a dare respiro al settore produttivo, in particolare a quello edile.

Il presidente del Consiglio ha dunque concesso la parola al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis per la dichiarazione di voto sull’emendamento. L’esponente della minoranza ha affermato che le dichiarazioni dell’assessore alla Programmazione, per esprimere il parere contrario al suo accoglimento, dimostrano come sia ancora lontana l’intesa, solo annunciata, col governo nazionale sul patto di stabilità. «Penso – ha proseguito Pittalis – che tra ciò che si spera di realizzare e ciò che si è concretamente realizzato ci sia il Mar Tirreno di mezzo». Il capogruppo di Fi ha concluso rimarcando «che il centrosinistra si assume la responsabilità politica di togliere risorse al sistema produttivo sardo, mentre il centrodestra censura questo modo di operare»

Il presidente Ganau ha dunque posto in votazione con procedimento elettronico l’emendamento n.1 (Pittalis). Terminate le operazioni di voto, il presidente del Consiglio ha proclamato l’esito della votazione: presenti, 58 consiglieri; votanti, 55, favorevoli, 21, contrari, 34. «Il Consiglio non approva».

Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’emendamento sostitutivo parziale n. 3 (Pietro Cocco) e ha ricordato il parere favorevole espresso dalla Giunta e dal relatore di maggioranza per l’emendamento che riduce dal 20% al 10% la percentuale riservata alla progettazione. Il presidente ha concesso la parola al capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, che ha polemicamente espresso apprezzamento per la decisione della maggioranza di ridurre la percentuale di risorse destinate alle progettazione ed ha affermato che serve destinare le risorse agli interventi urgenti e portare all’1% la quota riservata alle progettazioni.

La consigliera Alessandra Zedda (Fi) ha denunciato che «non c’è unità di vedute tra maggioranza e Giunta». A giudizio dell’esponente della minoranza la correzione avanzata dall’emendamento presentato dal capogruppo del Pd dimostra che «ci sono errori di valutazione e si è seguita un’impostazione non corretta».

Il capogruppo di “Sardegna Vera” ha espresso parere favorevole all’emendamento n. 3 e sottolineato che il comma 2 dell’articolo 1 garantisce a tutti gli Enti Locali la possibilità di progettare.

Il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha ribadito che l’emendamento n. 3 dimostra che «la Giunta non ha compiuto le opportune valutazioni delle esigenze effettivamente in campo».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha “giustificato” il suo voto di astensione sull’emendamento n. 1 e ha dichiarato che, a suo giudizio, l’assessore della Programmazione «dimostra di avere idee un po’ confuse quando cita i dati del bilancio della Sanità». L’esponente della minoranza ha ricordato che nessuna delle Regioni italiane “copre” per intero la spesa sanitaria e ha affermato che «non è ipotizzabile immaginare un qualche taglio alla Sanità». L’onorevole Oppi, in riferimento a quanto stabilito nell’emendamento n. 3  ha dunque sottolineato che nel corso dei lavori della Terza commissione, il competente assessore, in sede di esame del provvedimento in discussione in Aula, ha sempre dichiarato che la quota del 20% per la progettazione era una quota che non poteva essere ridotta. «Il tutto – ha concluso Oppi – dimostra che c’è confusione nel centrosinistra e anche nel centrodestra».

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha replicato alle critiche della minoranza e ha dichiarato la sua personale soddisfazione nel procedere con il primo intervento in materia di edilizia scolastica.«Questa legge – ha affermato Rossella Pinna – dimostra che abbiamo le idee molto chiare, al contrario di quanto affermano alcuni colleghi della opposizione». L’esponente del centrosinistra ha ricordato i dati diffusi dai sindacati all’indomani dei crolli che hanno interessato il Liceo Dettori («la metà delle scuole non è a norma») e la protesta degli amministratori provinciali con la consegna delle chiavi degli oltre duecento istituti di competenza. A giudizio di Pinna, l’approvazione del provvedimento all’esame dell’Aula, è una risposta alla domanda di sicurezza e ai bisogni di insegnati, genitori e sindaci.

Il capigruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla concretezza, «che non è compatibile con la scelta di affidare nuove progettazioni, con le quali si arriverebbe alla fine dell’anno senza aprire i cantieri». «Al contrario – ha aggiunto – molte progettazioni sono già completate e su queste, semmai, occorreva concentrare gli interventi, si è parlato di scuole senza abitabilità, sappiamo davvero quali sono e dove sono?»

Il consigliere Ignazio Tatti (Udc), rispetto all’intervento dell’assessore Paci, ha lamentato di «non avere la disponibilità del dato relativo al numero dei comuni hanno che hanno presentato progetti cantierabili». Questo dato, ha sostenuto, «avrebbe avuto una importanza decisiva per valutare le priorità dell’intervento, meglio destinare le risorse sul fondo unico comuni».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) si è limitato a puntualizzare che l’emendamento prevede il dimezzamento dei fondi per le nuove progettazioni.

Il consigliere Giuseppe Fasolino (FI) , preannunciando l’astensione, ha ricordato la sua esperienza da sindaco «che non dorme se in una scuola manca l’agibilità, ma non si dorme nemmeno pensando ad un padre di famiglia senza stipendio». Con i bandi sulle opere cantierabili, ha continuato, «abbiamo realizzato un nuovo lungomare a Golfo Aranci, con 6 pontili realizzati da cooperative locali con maestranze del posto, più le attività indotte, in conclusione 400 posti barca e 40 posti di lavoro diretti più l’indotto: la scelta non è fra istruzione e occupazione, si deve dare il massimo per entrambe le cose».

Il consigliere Alessandro Collu (Pd), ha ribadito con forza che «la situazione delle scuole sarde, dove nella metà degli edifici mancano le certificazioni di agibilità, richiede interventi di grande urgenza, è vero che i problemi sono anche altri come mancanza di palestre e di impianti efficienti; casomai sarebbe stato giusto lamentarsi per la scarsità dei fondi». Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente del Consiglio ha messo in votazione l’emendamento, che è stato approvato.

Subito dopo, Ganau ha sottoposto al vaglio dell’Aula l’articolo 1, approvato per alzata di mano, e l’emendamento aggiuntivo  n.4 sul quale il capogruppo Pittalis ha richiamato l’articolo del Regolamento che richiede il parere delle commissioni di merito entro termini perentori . «Non capisco – ha detto Pittalis – perché si deroghi al Regolamento». Il presidente Ganau ha chiarito il senso dell’emendamento aggiuntivo e rassicurato «Non c’è alcun contrasto con il Regolamento». L’emendamento è stato quindi votato e approvato dall’Aula.

Si è aperta in seguito la discussione sull’articolo 2 del disegno di legge della Giunta che istituisce un unico centro di responsabilità amministrativa per accelerare i programmi di spesa. Alessandra Zedda (Forza Italia) ha contestato la norma ritenendola inutile e contraria al principio di semplificazione amministrativa. Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha chiesto «più umiltà e maggiore capacità di ascolto al centrosinistra» mentre il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha evidenziato il rischio che l’articolo in discussione non faccia altro che creare confusione: «Mettere in capo a diversi assessorati, a diverse direzioni politiche, le competenze in materia di edilizia scolastica – ha detto Pittalis – significa complicarsi la vita. Non ne comprendiamo la ragione, l’assessore alla pubblica istruzione viene esautorato e non se ne capisce il perché».

Marco Tedde (Forza Italia) ha parlato di “bizantinismo amministrativo”. «Oggi – ha detto – si inventa un appesantimento burocratico che non si capisce a cosa è dovuto. Di fatto si notifica un provvedimento di sfratto per assessore alla pubblica istruzione». L’Aula ha approvato a maggioranza l’articolo e gli emendamenti aggiuntivi.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il testo finale del disegno di legge e ha dato la parola al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, per dichiarazioni di voto. L’esponente della minoranza, annunciando il voto di astensione, ha affermato che «sul problema siamo sensibili, non perché fosse iscritto nel vostro programma di governo, ma perché il governo precedente si è già cimentato. Resta ferma la nostra critica sulla copertura finanziaria». Pittalis si è poi rivolto all’assessore della Programmazione: «Se l’assessore Paci avesse voluto collaborare con noi per trovare la dotazione finanziaria necessaria, noi non avremmo avuto problemi ad approvare la legge».

Voto favorevole è stato annunciato dal capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco, il quale ha dichiarato il sostegno del suo gruppo all’attività della Giunta che ha voluto investire sull’istruzione e l’edilizia scolastica. Il voto di astensione del gruppo dei Riformatori sardi è stato annunciato dal capogruppo Attilio Dedoni, il quale si è detto rammaricato per «non essere riusciti a convincere la maggioranza a fare una legge migliore». Voto di astensione anche per il gruppo del Psd’Az è stato annunciato dal consigliere Angelo Carta: «E’ ovvio che siamo a favore degli interventi in materia di edilizia scolastica, ma anche le nostre imprese hanno bisogno di un po’ di ossigeno». Il problema per Carta è da dove vengono recuperati i fondi.

Voto favorevole del Centro Democratico è stato annunciato dal capogruppo Roberto Desini: «Con questo intervento siamo conseguenti alle promesse fatte in campagna elettorale». Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha affermato: «Non vi stiamo criticando per il tipo d’iniziativa che state facendo, vi stiamo criticando perché avete tolto fondi allo sviluppo. Non voteremo contro, ma ci asterremo, perché siamo d’accordo che siano entrambi interventi positivi, state sbagliando però a interrompere la strada delle opere cantierabili». Voto di astensione è stato confermato anche dal relatore di minoranza, Alessandra Zedda (FI).

Per Modesto Fenu (capogruppo di Sardegna), rispetto all’avvio di questa legislatura questa maggioranza ha perso l’occasione di condividere con il Consiglio gli interventi di programmazione. «Invece ci rendiamo conto, che l’unica volontà di condivisione – ha affermato Fenu, annunciando il voto di astensione del suo gruppo – è di volere che il nostro pensiero si uniformi al vostro». Anche il gruppo dell’Udc ha dichiarato il suo voto di astensione attraverso il suo capogruppo, Gianluigi Rubiu: «Siamo favorevoli al principio, ma contrari nel metodo. Spero che a breve si parli anche del problema della dispersione scolastica». Voto favorevole è stato poi annunciato dal capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau. Mentre il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha confermato il voto di astensione e ha sottolineato «che abbiamo la medesima sensibilità della maggioranza per quanto riguarda l’edilizia scolastica e la tutela dei nostri ragazzi, ma si tratta di una copertura finanziaria impertinente». «Stiamo per approvare un intervento importante – ha affermato Pietro Cocco, capogruppo del Pd – e lo facciamo per le tante ragioni enunciate nella presentazione del disegno di legge». Cocco ha dichiarato di apprezzare il voto di astensione della minoranza, ma ha ribadito che per alcune questioni c’è stata un po’ di confusione: «Non c’è la volontà di bloccare i cantieri. Le opere cantierabili vanno avanti. Nessuno ha intenzione di bloccare interventi già avviati e che hanno già ottenuto il decreto». Pier Mario Manca ha annunciato il voto favorevole del gruppo Soberania e Indipendentzia, dichiarando di essere orgoglioso di questo provvedimento: «La maggioranza sta rispettando il suo programma elettorale».

Concluse le dichiarazioni di voto, il presidente Ganau ha messo in votazione il disegno di legge n. 9/A che è stato approvato con 28 voti favorevoli e l’astensione della minoranza.

 

Esercitazioni militari copiaDichiarazioni_program_presidente_pigliaru_02042014

Stamane, in Consiglio regionale, si è svolto il dibattito sulle dichiarazioni del Presidente della Regione #sulle servitù militari, dopo la recente audizione in Parlamento.

In apertura del suo intervento, Pigliaru ha ribadito il rispetto della Giunta per le Forze Armate e l’importanza delle servitù militari per la sicurezza nazionale. «Ciò che però la Sardegna non può non ricordare è la sproporzione del contributo pagato dall’Isola all’esigenza di difesa. La Sardegna – ha ricordato il presidente – cede 30mila ettari del suo territorio al demanio militare, i  poligoni di Perdasdefogu e Teulada sono i più vasti d’Europa. Serve un riequilibrio interregionale».

Il governatore ha invocato più “trasparenza e conoscenza nei poligoni sardi”. Per il presidente della Regione è urgente avviare attività di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica delle aree soggette a servitù militari. Da definire anche l’istituzione di osservatori permanenti l’ambiente e la salute dei cittadini. «Si tratta di una richiesta non negoziabile, è un’esigenza non solo per i cittadini ma anche per le imprese. Senza certezze non c’è futuro per il turismo e per l’agroalimentare».

Secondo Francesco Pigliaru, è arrivato il momento di rivedere tutta la questione. «Per lo Stato – ha detto – avere una servitù di seimila o tredicimila ettari non fa differenza. Il risultato è che quando si parla di spending review si prende in considerazione la riduzione di aerei, carri armati etc. C’è solo una voce di costo che non si riduce: la dimensione delle servitù militari: Il numero di ettari soggetto a servitù rimane costane. La Regione – ha annunciato Pigliaru – proporrà uno studio internazionale sulle servitù militari basato su standard riconosciuti a livello globale».

Il governatore ha ricordato in Aula le dichiarazioni del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e la disponibilità dello Stato «a restituire alla Sardegna le aree militari considerate non strategiche per le Forze Armate». La Regione lavorerà per recuperare i territori e metterli a disposizione dei sardi. Francesco Pigliaru, al termine del suo intervento, ha informato il Consiglio della richiesta avanzata al Ministero: sospensione di tutte le attività militari nel periodo 1 giugno-30 settembre. «Su questo punto il Governo ha mostrato disponibilità – ha detto il presidente – per noi si tratta di un passo importante che produrrebbe immediati benefici per il settore turistico». 

Il capogruppo di FI, Pietro Pittalis, ha chiesto al presidente del Consiglio, una sospensione di 10 minuti per coordinare gli interventi dell’opposizione. La richiesta è stata accolta. Alla ripresa dei lavori, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, dopo aver comunicato che il tempo a disposizione di ciascun consigliere nello spazio riservato al dibattito, è di cinque minuti per intervento, ha concesso la parola al primo degli iscritti a parlare, Stefano Tunis.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha espresso apprezzamento per la discussione in Aula di un tema strategico e importante ma che – a giudizio dell’esponente della minoranza – merita approfondimenti «soprattutto da parte della giunta». L’onorevole Tunis ha definito, infatti, «imprecisi e incompleti» i dati illustrati dal presidente della Regione nel corso delle dichiarazioni rese all’assemblea. Per Stefano Tunis, il presidente Pigliaru non ha tenuto nella dovuta considerazione che i poligoni per i quali si ipotizza la restituzione sono di proprietà del demanio e, dunque, ha aggiunto Tunis, il presidente della Regione, sulle servitù militari, si confronta con i proprietari legittimi di quelle aree.

L’ulteriore sottolineatura critica ha riguardato il fatto che il presidente della giunta non abbia tenuto nella dovuta considerazione l’importanza che riveste il poligono di Capo Teulada per l’addestramento della Brigata Sassari. Il consigliere Tunis ha sottolineato l’importanza di Teulada e Quirra per la Difesa nazionale ed ha auspicato maggiore approfondimenti da parte della Giunta sul tema. In particolare, il consigliere di Fi, ha chiesto una valutazione delle conseguenza economiche che ne deriverebbero nei territori qualora ci fossero le dismissioni delle aree utilizzate per le esercitazioni. «Ha calcolato – ha domandato Tunis al presidente della giunta – quali ricadute ci sarebbero per le popolazioni del Sulcis, visto che la Difesa ha in corso investimenti per cinquanta milioni di euro proprio a capo Teulada?». L’esponente della minoranza ha concluso manifestando perplessità sulla possibilità di un ordine del giorno unitario in Consiglio regionale sull’argomento.

Il consigliere del Partito Democratico, Roberto Deriu, ha espresso favore per il metodo con cui il presidente Pigliaru ha deciso di affrontare un tema definito «davvero serio». A giudizio del consigliere Deriu il metodo individuato dal presidente della giunta è fondamentale per condurre con successo un negoziato e ha definito dunque «corretta» l’impostazione della giunta. «E’ corretto – ha affermato Deriu – individuare i contorni del problema e correttamente intavolare una trattativa che conduca al giusto riconoscimento dei nostri interessi». «La Sardegna – ha aggiunto l’esponente del Pd – ha bisogno di affrontare i grandi temi irrisolti con la Repubblica e di condurli in porto con successo». Il consigliere Deriu ha concluso esprimendo favore per l’azione del presidente Pigliaru e consenso per il metodo utilizzato nel negoziato con lo Stato sulle servitù militari e ha affermato che «le soluzioni dovranno soddisfare l’una e l’altra parte».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato in apertura del suo intervento che «sulle servitù militari non serve il ping-pong tra maggioranza e opposizione» e non è utile «ricercare responsabilità del passato». «Il tema – ha aggiunto il consigliere della minoranza – è vecchio di sessanta anni ed è evidente a tutti la sproporzione nel contributo che la Sardegna dà alla Difesa con le servitù militari». Il consigliere Carta ha dichiarato di condividere le affermazioni del presidente Pigliaru in riferimento al “riequilibrio” e ai riconoscimenti in termini economici per la Regione.

Il consigliere del Psd’Az ha proseguito ricordando ciò che di poco positivo – a suo giudizio – è accaduto nei territori dove le servitù e i poligoni sono stati dismessi. Carta ha tuttavia ribadito la sua contrarietà al gravame militare e alle esercitazioni ma ha auspicato «un approccio pacato» e una serie di passaggi graduali. L’esponente dell’opposizione ha auspicato una positiva evoluzione del confronto Stato-Regione nella prossima riunione della conferenza nazionale sulle servitù e ha concluso il suo intervento con la seguente dichiarazione: «Sono contro le servitù militari ma dobbiamo sapere cosa accade senza le servitù militari».

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Gavino Sale (Misto – Irs): «Questo tema merita una forza imponente, anche perché come indipendentista non posso accettare che anche un solo metro quadro della Sardegna sia servitù di altri Stati». Sale ha ricordato ai colleghi che si tratta di un problema annoso che ha origini lontane, però «in questo cambio di tattica del presidente Pigliaru si intravede una metodologia nuova, visto che la vecchia non ha dato alcun risultato». Il consigliere di maggioranza ha proposto al Consiglio regionale e al presidente Pigliaru di avviare, attraverso l’Arpas, indagini serie e non pilotate. «Dobbiamo chiedere alle agenzie internazionali – ha concluso Sale – la valutazione vera di quanto è stato il mancato sviluppo».

Critico nei confronti della maggioranza il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci: «Oltre alle buone parole viene fuori solamente l’antimilitarismo spinto che ha sempre caratterizzato il centrosinistra». Un attacco chiaro, secondo Locci, a Capo Teulada e alle forze armate. Il consigliere di opposizione ha ricordato che lo Stato ha pagato quel territorio e compensa con indennizzi alla popolazione i disagi causati dalla presenza delle servitù militari: «Non dimentichiamo che non si tratta di una chiusura totale ma esistono una serie di protocolli d’intesa tra il ministero e le comunità locali». Tra questi gli indennizzi per 440 armatori della pesca e agli allevatori, oltre a consentire l’utilizzo delle spiagge dal 20 di luglio a 30 settembre. «Non possiamo consentire – ha concluso Locci – un attacco diretto alle nostre forze armate», avvisando che con il taglio della spesa del ministero della Difesa potrebbero rischiare di dover lasciare la Sardegna circa 700 militari. Per Locci si andrà verso le esercitazioni della guerra elettronica e, presto,  non ci saranno più lanci di missili.

Piero Comandini (Pd) si è opposto alla visione di un centrosinistra contro i militari: «Conosco il valore della brigata Sassari e il valore di tutti i nostri militari, ma non stiamo parlando di questo, piuttosto del diritto dei sardi». Per Comandini il dato certo è che la Sardegna è  gravata eccessivamente dalle servitù, il 65 per cento di quelle presenti nel territorio nazionale, ed è giusto che vengano suddivise equamente con le altre regioni «si parla, infatti, di esercito italiano ed europeo, non sardo». «Sono d’accordo – ha affermato – con cambio di passo del presidente Pigliaru sull’argomento. Ripartiamo da quello che è stato fatto in Commissione in Senato nella scorsa legislatura, un voto trasversale che aveva segnato la via: chiudiamo Capo Teulada e Capo Frasca e lasciamo Quirra, puntando sulla ricerca».

Emilio Usula capogruppo di “Soberania e Indipendentzia” ha sottolineato l’esigenza di portare avanti una trattativa con lo Stato “a schiena dritta”, senza distinguo e cedimenti. «Un’esigenza ancora più stringente – ha aggiunto Usula – alla luce di quanto sta avvenendo a livello nazionale. «La Sardegna è sotto attacco su diversi fronti – ha detto il consigliere sovranista – spetta a noi respingerli, a partire dal tentativo di svilire la specialità sarda attraverso la riforma del Titolo V della Costituzione». Usula ha poi parlato della possibilità che l’Isola venga inserita nell’elenco delle regioni idonee ad ospitare depositi per le scorie nucleari, un’ipotesi da respingere “senza se e senza ma”. Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia” ha poi espresso apprezzamento  per l’azione portata avanti dalla Giunta sul tema delle servitù militari. «Adesso – ha detto Usula – è arrivato il momento di porre rimedio alla sproporzione tra sacrifici e benefici. Il compito è gravoso, la crisi economica ci rende ricattabili, per questo serve ancora più fermezza nel difendere le nostre posizioni e proteggere ogni millimetro della nostra sovranità». Per il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, «i poligoni militari non devono costituire un problema ma una risorsa». L’esponente della minoranza ha evidenziato «il peso determinante delle basi militari per l’economia sarda, fatte salve le esigenze di tutela della salute e dell’ambiente». Rubiu ha poi lamentato la mancanza di dati e documenti su cui ragionare («avremmo gradito ricevere informazioni dettagliate dalla Giunta») e si è detto contrario ad una «riduzione drastica della presenza militare, pensando ai danni provocati a La Maddalena dalla chiusura della base americana»«L’Udc – ha aggiunto il capogruppo – è invece favorevole all’apertura di un tavolo sulle servitù militari con le amministrazioni locali e le associazioni». Da Rubiu, infine, un suggerimento alla Giunta: «Pigliaru chieda al Ministero della Difesa che le basi vengano allontanate almeno a due km dal mare per rendere gli spazi liberi durante il periodo estivo». Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha ricordato, in apertura del suo intervento, la vocazione antimilitarista del suo partito e il rispetto assoluto per le disposizioni dell’articolo 11 della Costituzione. Cocco ha poi apprezzato la posizione assunta dalla Giunta nel confronto con lo Stato sulle servitù militari. «Cediamo una parte importante del nostro territorio e pretendiamo un riequilibrio – ha detto l’esponente di Sel – ma le compensazioni per la ricerca, invocate dal presidente, devono essere indirizzate in ambito civile e non militare. Ben vengano gli studi internazionali sugli effetti provocati in Sardegna dalle Forze Armate – ha proseguito il consigliere della maggioranza – ci sono dati certi su quanto accaduto in passato. Le compensazioni sono elemosine rispetto al costo pagato dall’Isola». Cocco ha poi chiesto di rivedere la composizione del tavolo tecnico nel quale si affronta la questione delle servitù allargandolo ai parlamentari sardi. Il capogruppo di Sel ha infine espresso contrarietà all’ipotesi di un ordine del giorno unitario, «meglio – ha detto – trovare uno strumento forte che consenta al presidente Pigliaru di rappresentare la Sardegna intera  nel confronto con lo Stato».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato «con franchezza» che il presidente «ha fatto bene a riferire al Consiglio, ma sarebbe stato meglio considerare questo dibattito un momento preparatorio per definire bene le fasi successive». «Nessuno è guerrafondaio – ha detto Dedoni – però il mondo non è governato solo dai pacifisti, ci sono aree di forti crisi che richiedono la presenza della forza armata ed è vero che non tutto deve continuare ad essere in Sardegna, senza un minimo di ristoro». Renato Soru sembrava dovesse cacciare gli americani risolvendo ogni problema, ha ricordato il capogruppo dei Riformatori, «e spero che l’onestà intellettuale del presidente Pigliaru non ci faccia ricadere in situazioni analoghe». Sull’ipotesi di arrivare ad un ordine del giorno unitario, Dedoni ha manifestato scetticismo: «Vuol dire che ci sono differenze profonde all’interno del centro sinistra, non vorrei che si fosse già deciso a quali esperti e a quali società internazionali affidare lo studio di cui si è parlato». E’ molto più utile, per Dedoni, «sapere cosa hanno fatto i rappresentanti della Sardegna nel Comitato paritetico sulle servitù e soprattutto sapere qual è la posizione del governo». Cerchiamo di orientarci sulle cose concrete, ha esortato l’esponente dei Riformatori, «fermiamoci un attimo per definire dettagliatamente la proposta della Regione, altrimenti stiamo illudendo il popolo sardo». Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico) ha espresso vivo apprezzamento per l’azione del presidente Pigliaru, «che ha messo in campo una strategia efficace soprattutto perché molto propositiva: è vero che non esistono governi amici o nemici ma governi che rispettano le regole ed è anche vero che i dati fornitici dal presidente parlano chiaro e sono inequivocabili». E’ possibile, ha proseguito Desini, «che lo Stato paghi gli indennizzi dilazionati in 5 anni e che negli ultimi vent’anni siano addirittura diminuiti?» Il problema va affrontato a 360 gradi, ad avviso di Desini, «cominciando dalla conoscenza e dalla trasparenza, non serve quindi un ordine del giorno ma serve proseguire nella linea tracciata dal presidente». Il capogruppo del Partito Sardo d’Azione, Christian Solinas, ha ricordato che, sul problema delle servitù militari, i sardisti hanno molto da dire per la loro storia. Ci vogliono cedibilità e competenza, ha osservato Solinas, «ma senza una adeguata istruttoria non si può arrivare ad un documento del Consiglio, unitario o meno». Solinas ha poi invitato il Consiglio a guardare le cose al di là della superficie, inquadrando il complesso problema delle servitù nel più ampio contesto del negoziato fra Regione e Stato. «Sul patto di stabilità il governo non ci ha ancora detto nulla», ha lamentato il consigliere sardista, «mentre ci sono anche le servitù industriali come quella di Porto Torres dove lo Stato è andato via lasciando le macerie della sua presenza; insomma si stanno giocando sulla Sardegna una serie di partite che devono la nostra Regione in una funzione sacerdotale, di chi prende atto di decisioni prese a Roma mentre occorre una lettura unitaria dei principali fatti che stanno accadendo ed una sintesi virtuosa è possibile anche se servono uno o due giorni in più»«Ci interessa molto –  ha continuato Solinas – il tema delle compensazioni posto dal presidente e vorremmo capire perché lo stato che ha firmato i contratti per l’acquisto dei bombardieri F35 i quali sicuramente si eserciteranno in Italia e soprattutto in Sardegna, prevedendo un grande polo produttivo a Novara: nei tavoli con lo Stato si deve parlare anche di queste cose, quantificare il passato e progettare alternative».

Il capoguppo del Pd, Pietro Cocco, ha evidenziato come ormai da anni, il tema delle servitù militari sia al centro del dibattito politico in Sardegna ma come non siano stati registrati risultati adeguati. Cocco ha fatto riferimento ai «termini rivendicativi» utilizzati nel passato, per segnare la differenza con il metodo inaugurato dal presidente Pigliaru. «Un metodo condivisibile», così lo ha definito il capogruppo della maggioranza che ha proseguito con l’elencazione dei dati forniti dal capo dell’esecutivo regionale nel corso delle sue dichiarazioni in Aula. «Serve un riequilibrio e servono compensazioni – ha affermato Pietro Cocco, in linea con la proposta di lavoro indicata dal presidente Pigliaru. Il capogruppo dei democratici ha quindi schematizzato le posizioni emerse nel corso del dibattito: «Il centrosinistra – ha detto il consigliere Pd – vuole un riequilibrio della presenza delle servitù e vuole dare forza alle posizioni del presidente della Regione con un pronunciamento del Consiglio. Il centrodestra, invece, ha difeso i poligoni ad incominciare da quelli del Sulcis e di Teulada in particolare. Il Psd’Az – ha detto Cocco – per bocca del suo capogruppo si è espresso contro le servitù ma ha anche dichiarato che non si può procedere con uno smantellamento immediato. Il capogruppo Cocco ha affermato il suo favore per l’apertura di un percorso praticabile per riconoscere i diritti dei sardi e ha ricordato la necessità degli interventi di bonifica e la sproporzionata estensione dei poligoni di Teulada e Quirra. Il capogruppo del Pd ha concluso il suo intervento preannunciando la presentazione di un ordine del giorno da sottoporre all’approvazione del Consiglio «per dare forza al presidente Pigliaru nel negoziato con lo Stato sulle servitù militari in Sardegna».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto «sorpreso» dalla conclusioni formulate dal capogruppo del Pd, Pietro Cocco e ha dichiarato di non condividere lo schema delle posizioni emerse nel corso dal dibattito, così come sono state formulate il capogruppo dei democratici. «Il presidente della giunta – ha spiegato Pietro Pittalis – ha fatto intendere con chiarezza che vuole sedersi al tavolo della trattativa con il governo, con il sostegno dell’intera assemblea legislativa sarda ma ci dispiace prendere atto che la maggioranza che lo sostiene procede in senso opposto». Il capogruppo Fi ha dunque invitato ad una maggiore serenità nell’affrontare la delicata questione delle servitù militari e ha affermato che non è in discussione il ruolo e la funzione delle forze armate ma serve discutere senza tabù di un riequilibrio delle presenze dei militari in Sardegna. «Fermiamoci un attimo per riflettere e mettiamo da parte la fretta», ha concluso il capogruppo di Forza Italia in Consiglio.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha accordato la sospensione dei lavori dell’Aula.

Al rientro in Aula, il presidente ha dato la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha chiesto di sospendere la discussione sulle servitù militari perché è in corso la predisposizione di un ordine del giorno da proporre nella prossima seduta del Consiglio. Cocco ha proposto, nel frattempo, di proseguire con l’esame della mozione 26 (Cappellacci e più ) “sulla continuità territoriale marittima della Sardegna”. Il presidente ha sottoposto la richiesta del capogruppo del Pd all’Aula che si è detta d’accordo. Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al capo dell’esecutivo regionale. Pigliaru ha rilevato che la discussione è stata chiara con posizioni nette e differenziate, soprattutto tra i banchi dell’opposizione. Ci sono dei dati di fatto, secondo il presidente Pigliaru, su cui è possibile trovare una convergenza. Il primo è sulla sproporzione della quantità di servitù militari tra la Sardegna e le altre regioni italiane, il secondo è sugli aspetti di conoscenza e trasparenza «ora inaccettabili». E’ necessario, ha continuato, avere più elementi di valutazione sulla situazione sanitaria ed economica dei territori e di come devono essere eseguite le bonifiche. Il terzo punto è sulla necessità di avere stime più precise che riguardano i costi nascosti delle servitù militari, ossia sugli sviluppi alternativi che ci sarebbero potuti essere in quei territori se non ci fossero state le servitù militari. Il presidente Pigliaru ha auspicato che l’Aula arrivi a votare un ordine del giorno unitario, in vista della riunione della Conferenza nazionale sulle servitù militari, in programma a Roma il prossimo 18 giugno. L’intesa proposta dal governo, finora, ha concluso Pigliaru, non è accettabile e non è firmabile, ma la conferenza del 18 sarà un passaggio importante per mettere sul tavolo i punti su cui basare il percorso futuro.

Moby 0 copiaConsiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno unitario sulla continuità marittima della Sardegna. L’approvazione è maturata al termine della discussione sulla mozione n. 26 “sulla continuità territoriale marittima” presentata dall’opposizione. Ad illustrare il documento, l’ex presidente della Regione, Ugo Cappellacci, primo firmatario della mozione. «L’obiettivo – ha detto Cappellacci – è ottenere un impegno forte della Giunta su una questione cruciale per la Regione». Il tema dei trasporti, ha spiegato il consigliere di Forza Italia, «è oggi il tema dei temi, la riduzione dei costi nei collegamenti marittimi è lo strumento più importante per rendere la Sardegna accessibile. L’intera comunità sarda misurerà con attenzione la nostra concretezza e la nostra indipendenza dai poteri forti sempre più influenti sul piano economico e politico». L’ex presidente della Regione ha poi ripercorso le tappe della vicenda, ricordando il forte rincaro dei biglietti delle navi, tra il 2010 e del 2011, che portò la Regione a confrontarsi duramente con gli armatori. Confronto che si trasformò da subito in scontro, con il ricorso all’antitrust da parte della Giunta e di alcune associazioni di consumatori. Un’azione che portò al riconoscimento del cartello attuato dalle compagnie di navigazione per l’aumento delle tariffe. Cappellacci ha poi parlato della privatizzazione della Tirrenia. «Spesso si fa disinformazione – ha detto l’ex presidente della Regione – noi eravamo favorevoli alla cessione ai privati di un carrozzone di Stato. Abbiamo contestato il metodo e l’esclusione della Sardegna dalla partita. Siamo vittime di coperture politiche bipartisan che hanno portato ad una decisione scellerata». Il primo firmatario della mozione ha poi sottolineato l’importanza della sentenza della Corte Costituzionale che nel 2013 ha dichiarato l’illegittimità della mancata intesa con la Regione per l’operazione Cin. «Grazie a quella sentenza oggi la Sardegna siede al tavolo con un potere di veto. La competenza sulla continuità territoriale marittima deve essere trasferita immediatamente alla Regione insieme alle risorse necessarie ad esercitarla».

Secondo Cappellacci, oggi «esistono tutti i presupposti giuridici per difender il diritto alla mobilità dei sardi. Per quanto alcune compagnie tentino di ammantarsi di sardità, i comportamenti che pongono in essere non sono a favore della Sardegna». Il consigliere di Forza Italia, infine, ha presentato alcune richieste alla Giunta: vigilare sugli aumenti delle tariffe, porre in essere tutte le azioni per scongiurare tentazioni monopolistiche da parte delle compagnie, rivendicare nuove risorse per i collegamenti marittimi. « Solo così – ha concluso Cappellacci – si potrà parlare di vera autonomia e dare alla Sardegna una prospettiva di futuro più rosea».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha sottolineato la singolare continuità con l’argomento precedente. Nel settore dei trasporti marittimi, ha affermato Crisponi, «il sistema economico e turistico della Sardegna è stato messo in ginocchio da una sorta di servitù, quello delle compagnie di navigazione, che ha provocato una grave contrazione di arrivi e presenze ed un calo di reddito pari ad oltre 500 milioni di euro». Oggi, ha continuato Crisponi con preoccupazione, «la situazione si ripete: un imprenditore possiede il 35% del fondo Clessidra che a sua volta possiede il 35% di Cin e il 35% di Moby; oggi Moby potrebbe comprarsi tutto e dovremmo riprendere la guerra contro un nuovo monopolio». Occorre perciò vigilare con la massima attenzione, ha esortato il consigliere dei Riformatori, «anche perché la Sardegna deve fronteggiare una concorrenza molto aggressiva di altre realtà del Mediterraneo: Civitavecchia e Olbia fra Ajaccio e Nizza ma il collegamento di Olbia con la penisola costa il 30% in più ed è con questa realtà che dobbiamo fare i conti». Il consigliere Ignazio Locci (FI) ha affermato che «il tema andava riportato all’attenzione del Consiglio ma purtroppo la maggioranza ha scelto di non partecipare al dibattito: o è d’accordo con quanto fatto  nella passata legislatura o non ritiene il tema utile e interessante». La realtà però è evidente, ha detto ancora Locci: «Basta andare a vedere  i prezzi su internet, ci vogliono più di 1000 euro per venire in Sardegna, non è solo un problema per i turisti ma per tanti sardi che vivono nella penisola e all’estero». Questo problema, ha concluso il consigliere di FI, «interpella da vicino la politica che non deve lasciare spazio ai pirati del mare». Il consigliere Oscar Cherchi (FI) ha messo l’accento sull’opportunità, per il Consiglio regionale, di intervenire sul problema dei trasporti marittimi. Per venire in Sardegna nel mese di luglio, ha dichiarato, «una coppia senza figli con auto spende da 350 a 420 euro e, se ci sono ragazzi di oltre 12 anni si va oltre i 600 euro». La Sardegna resta una meta desiderata ma pochi riescono ad arrivarci, ha constatato Cherchi, «e ciò rappresenta un ostacolo allo sviluppo del nostro settore turistico, forse l’unico che nonostante tutto fa numeri positivi». Siamo convinti che la missione delle imprese sia di fare profitti, ha concluso, «ma chi non rispetta le regole della concorrenza deve andare fuori dal mercato». 

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha ricordato «le difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti» per quanto attiene il trasporto marittimo da e per la Sardegna. «La possibilità di raggiungere il Continente – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – è sempre più onerosa per i sardi, e i turisti che raggiungono la Sardegna, a causa dell’alto costo dei biglietti, sono sempre meno». Il presidente della Quarta commissione ha sottolineato le ripercussioni negative per il comparto turistico ed ha evidenziato come anche gli emigrati sardi che ritornano nell’isola per le vacanze siano sempre meno. L’esponente della minoranza, pur dichiarando di «non voler fare polemica», ha rivolto critiche all’operato della giunta nella precedente legislatura definendola «assente» nelle decisive fasi della privatizzazione della Tirrenia («si poteva chiedere una maggiore presenza della Regione nella compagine societaria»). Antonio Solinas ha proseguito con una marcata e decisa critica per il varo della flotta della Regione nel 2012, definendola «un autentico fallimento». L’esponente del Pd ha concluso il suo intervento con l’auspicio di una posizione unitaria del Consiglio per migliorare i servizi di trasporto marittimi e garantire ai sardi e ai turisti livelli tariffari adeguati. Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non avendo altri consiglieri iscritti a parlare, ha concesso la parola all’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, per l’intervento della Giunta. L’assessore Deiana ha dichiarato di condividere i contenuti dell’ordine del giorno unitario in corso di predisposizione in Consiglio e ha detto di comprendere le preoccupazioni espresse, nel corso del dibattito in Aula, per quanto attiene le tariffe e il mercato nel settore dei trasporti marittimi da e per l’Isola. Deiana ha rassicurato il presentatore della mozione n. 26, il consigliere Ugo Cappellacci, sulle attività di monitoraggio riguardo i livelli tariffari praticati dalle compagnie di navigazione e ha dichiarato che «al momento non risultano situazioni tali da rendere evidente la formazione di un “cartello” tra le compagnie». L’assessore ha anche informato il Consiglio di aver, a suo tempo richiesto, alle principali compagnie di navigazione marittima, il mantenimento delle “tariffe promozionali” anche per i mesi di luglio e agosto. L’assessore Deiana ha concluso confermando l’impegno della giunta per contrastare eventuali “cartelli” e ha annunciato la costituzione in giudizio della Regione, nel procedimento contro la recente sentenza del Tar che, pur riconoscendo gli aumenti tariffari della stagione 2011 nei collegamenti da e per l’Isola, ha escluso che i prezzi dei biglietti derivassero da accordi tra le compagnie Moby, Snav, Gnv e Grimaldi, come stabilito, invece, dall’Autorità per la concorrenza e il mercato.

Il presidente Ganau ha dato poi la parola a Ugo Cappellacci (FI), per la replica riservata al presentatore della mozione. Cappellacci dichiarato di rilevare nelle parole del consigliere Antonio Solinas il tentativo di generare confusione: «La mia Giunta ha messo in campo ogni possibile azione per contrastare la scellerata privatizzazione della Tirrenia». Cappellacci ha ricordato anche che l’esecutivo da lui presieduto ha protestato a tutti i livelli e i risultati ottenuti a livello giudiziario hanno messo la Regione nelle condizioni di sedere ai tavoli dove si parla di continuità territoriale. L’ex presidente della giunta si è detto favorevole all’ipotesi alla predisposizione di un ordine del giorno unitario, ritenendo condivisibili  le azioni che l’esecutivo vuole portare avanti a tutela della Sardegna e dei sardi. Cappellacci ha garantito l’appoggio alla maggioranza per raggiungere l’obiettivo comune: ottenere una continuità territoriale marittima con prezzi sostenibili per i sardi e per chi vuole visitare l’Isola.

Il presidente Ganau ha sospeso la seduta per qualche minuto per consentire la predisposizione dell’ordine del giorno.

Subito dopo, il Consiglio ha approvato all’unanimità il testo concordato da maggioranza e opposizione che impegna la Giunta regionale:

a) ad avviare un costante monitoraggio delle tariffe dei collegamenti marittimi da e per la Sardegna;

b) a segnalare alle autorità competenti eventuali aumenti patologici ed altre anomalie che dovessero avere dei profili di illegittimità;

c) a contrastare nelle sedi opportune ogni iniziativa ispirata a instaurare nel settore una situazione di monopolio o di cartello;

d) a proseguire la rivendicazione al fine di individuare percorsi per attribuire nuovi e ulteriori strumenti politici e di governo degli indirizzi in materia.

Al termine della votazione il presidente Ganau ha chiuso la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedì prossimo 17 giugno, alle 16.00, per l’esame dell’odg unitario sulle servitù militari e del disegno di legge n. 9 sull’edilizia scolastica e la semplificazione amministrativa.

 

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Stamane in Consiglio regionale si è svolto il dibattito sulle dichiarazioni del Presidente della Regione, Francesco Pigliaru, #sulle servitù militari.

In apertura del suo intervento, Pigliaru ha ribadito il rispetto della Giunta per le Forze Armate e l’importanza delle servitù militari per la sicurezza nazionale. «Ciò che però la Sardegna non può non ricordare è la sproporzione del contributo pagato dall’Isola all’esigenza di difesa. La Sardegna – ha ricordato il presidente – cede 30mila ettari del suo territorio al demanio militare, i  poligoni di Perdasdefogu e Teulada sono i più vasti d’Europa. Serve un riequilibrio interregionale».

Il governatore ha invocato più “trasparenza e conoscenza nei poligoni sardi”. Per il presidente della Regione è urgente avviare attività di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica delle aree soggette a servitù militari. Da definire anche l’istituzione di osservatori permanenti l’ambiente e la salute dei cittadini. «Si tratta di una richiesta non negoziabile, è un’esigenza non solo per i cittadini ma anche per le imprese. Senza certezze non c’è futuro per il turismo e per l’agroalimentare».

Secondo Francesco Pigliaru, è arrivato il momento di rivedere tutta la questione. «Per lo Stato – ha detto – avere una servitù di seimila o tredicimila ettari non fa differenza. Il risultato è che quando si parla di spending review si prende in considerazione la riduzione di aerei, carri armati etc. C’è solo una voce di costo che non si riduce: la dimensione delle servitù militari: Il numero di ettari soggetto a servitù rimane costane. La Regione – ha annunciato Pigliaru – proporrà uno studio internazionale sulle servitù militari basato su standard riconosciuti a livello globale».

Il governatore ha ricordato in Aula le dichiarazioni del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e la disponibilità dello Stato «a restituire alla Sardegna le aree militari considerate non strategiche per le Forze Armate». La Regione lavorerà per recuperare i territori e metterli a disposizione dei sardi. Francesco Pigliaru, al termine del suo intervento, ha informato il Consiglio della richiesta avanzata al Ministero: sospensione di tutte le attività militari nel periodo 1 giugno-30 settembre. «Su questo punto il Governo ha mostrato disponibilità – ha detto il presidente – per noi si tratta di un passo importante che produrrebbe immediati benefici per il settore turistico». 

Il capogruppo di FI, Pietro Pittalis, ha chiesto al presidente del Consiglio, una sospensione di 10 minuti per coordinare gli interventi dell’opposizione. La richiesta è stata accolta. Alla ripresa dei lavori, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, dopo aver comunicato che il tempo a disposizione di ciascun consigliere nello spazio riservato al dibattito, è di cinque minuti per intervento, ha concesso la parola al primo degli iscritti a parlare, Stefano Tunis.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha espresso apprezzamento per la discussione in Aula di un tema strategico e importante ma che – a giudizio dell’esponente della minoranza – merita approfondimenti «soprattutto da parte della giunta». L’onorevole Tunis ha definito, infatti, «imprecisi e incompleti» i dati illustrati dal presidente della Regione nel corso delle dichiarazioni rese all’assemblea. Per Stefano Tunis, il presidente Pigliaru non ha tenuto nella dovuta considerazione che i poligoni per i quali si ipotizza la restituzione sono di proprietà del demanio e, dunque, ha aggiunto Tunis, il presidente della Regione, sulle servitù militari, si confronta con i proprietari legittimi di quelle aree.

L’ulteriore sottolineatura critica ha riguardato il fatto che il presidente della giunta non abbia tenuto nella dovuta considerazione l’importanza che riveste il poligono di Capo Teulada per l’addestramento della Brigata Sassari. Il consigliere Tunis ha sottolineato l’importanza di Teulada e Quirra per la Difesa nazionale ed ha auspicato maggiore approfondimenti da parte della Giunta sul tema. In particolare, il consigliere di Fi, ha chiesto una valutazione delle conseguenza economiche che ne deriverebbero nei territori qualora ci fossero le dismissioni delle aree utilizzate per le esercitazioni. «Ha calcolato – ha domandato Tunis al presidente della giunta – quali ricadute ci sarebbero per le popolazioni del Sulcis, visto che la Difesa ha in corso investimenti per cinquanta milioni di euro proprio a capo Teulada?». L’esponente della minoranza ha concluso manifestando perplessità sulla possibilità di un ordine del giorno unitario in Consiglio regionale sull’argomento.

Il consigliere del Partito Democratico, Roberto Deriu, ha espresso favore per il metodo con cui il presidente Pigliaru ha deciso di affrontare un tema definito «davvero serio». A giudizio del consigliere Deriu il metodo individuato dal presidente della giunta è fondamentale per condurre con successo un negoziato e ha definito dunque «corretta» l’impostazione della giunta. «E’ corretto – ha affermato Deriu – individuare i contorni del problema e correttamente intavolare una trattativa che conduca al giusto riconoscimento dei nostri interessi». «La Sardegna – ha aggiunto l’esponente del Pd – ha bisogno di affrontare i grandi temi irrisolti con la Repubblica e di condurli in porto con successo». Il consigliere Deriu ha concluso esprimendo favore per l’azione del presidente Pigliaru e consenso per il metodo utilizzato nel negoziato con lo Stato sulle servitù militari e ha affermato che «le soluzioni dovranno soddisfare l’una e l’altra parte».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato in apertura del suo intervento che «sulle servitù militari non serve il ping-pong tra maggioranza e opposizione» e non è utile «ricercare responsabilità del passato». «Il tema – ha aggiunto il consigliere della minoranza – è vecchio di sessanta anni ed è evidente a tutti la sproporzione nel contributo che la Sardegna dà alla Difesa con le servitù militari». Il consigliere Carta ha dichiarato di condividere le affermazioni del presidente Pigliaru in riferimento al “riequilibrio” e ai riconoscimenti in termini economici per la Regione.

Il consigliere del Psd’Az ha proseguito ricordando ciò che di poco positivo – a suo giudizio – è accaduto nei territori dove le servitù e i poligoni sono stati dismessi. Carta ha tuttavia ribadito la sua contrarietà al gravame militare e alle esercitazioni ma ha auspicato «un approccio pacato» e una serie di passaggi graduali. L’esponente dell’opposizione ha auspicato una positiva evoluzione del confronto Stato-Regione nella prossima riunione della conferenza nazionale sulle servitù e ha concluso il suo intervento con la seguente dichiarazione: «Sono contro le servitù militari ma dobbiamo sapere cosa accade senza le servitù militari».

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Gavino Sale (Misto – Irs): «Questo tema merita una forza imponente, anche perché come indipendentista non posso accettare che anche un solo metro quadro della Sardegna sia servitù di altri Stati». Sale ha ricordato ai colleghi che si tratta di un problema annoso che ha origini lontane, però «in questo cambio di tattica del presidente Pigliaru si intravede una metodologia nuova, visto che la vecchia non ha dato alcun risultato». Il consigliere di maggioranza ha proposto al Consiglio regionale e al presidente Pigliaru di avviare, attraverso l’Arpas, indagini serie e non pilotate. «Dobbiamo chiedere alle agenzie internazionali – ha concluso Sale – la valutazione vera di quanto è stato il mancato sviluppo».

Critico nei confronti della maggioranza il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci: «Oltre alle buone parole viene fuori solamente l’antimilitarismo spinto che ha sempre caratterizzato il centrosinistra». Un attacco chiaro, secondo Locci, a Capo Teulada e alle forze armate. Il consigliere di opposizione ha ricordato che lo Stato ha pagato quel territorio e compensa con indennizzi alla popolazione i disagi causati dalla presenza delle servitù militari: «Non dimentichiamo che non si tratta di una chiusura totale ma esistono una serie di protocolli d’intesa tra il ministero e le comunità locali». Tra questi gli indennizzi per 440 armatori della pesca e agli allevatori, oltre a consentire l’utilizzo delle spiagge dal 20 di luglio a 30 settembre. «Non possiamo consentire – ha concluso Locci – un attacco diretto alle nostre forze armate», avvisando che con il taglio della spesa del ministero della Difesa potrebbero rischiare di dover lasciare la Sardegna circa 700 militari. Per Locci si andrà verso le esercitazioni della guerra elettronica e, presto,  non ci saranno più lanci di missili.

Piero Comandini (Pd) si è opposto alla visione di un centrosinistra contro i militari: «Conosco il valore della brigata Sassari e il valore di tutti i nostri militari, ma non stiamo parlando di questo, piuttosto del diritto dei sardi». Per Comandini il dato certo è che la Sardegna è  gravata eccessivamente dalle servitù, il 65 per cento di quelle presenti nel territorio nazionale, ed è giusto che vengano suddivise equamente con le altre regioni «si parla, infatti, di esercito italiano ed europeo, non sardo». «Sono d’accordo – ha affermato – con cambio di passo del presidente Pigliaru sull’argomento. Ripartiamo da quello che è stato fatto in Commissione in Senato nella scorsa legislatura, un voto trasversale che aveva segnato la via: chiudiamo Capo Teulada e Capo Frasca e lasciamo Quirra, puntando sulla ricerca».

Emilio Usula capogruppo di “Soberania e Indipendentzia” ha sottolineato l’esigenza di portare avanti una trattativa con lo Stato “a schiena dritta”, senza distinguo e cedimenti. «Un’esigenza ancora più stringente – ha aggiunto Usula – alla luce di quanto sta avvenendo a livello nazionale. «La Sardegna è sotto attacco su diversi fronti – ha detto il consigliere sovranista – spetta a noi respingerli, a partire dal tentativo di svilire la specialità sarda attraverso la riforma del Titolo V della Costituzione». Usula ha poi parlato della possibilità che l’Isola venga inserita nell’elenco delle regioni idonee ad ospitare depositi per le scorie nucleari, un’ipotesi da respingere “senza se e senza ma”. Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia” ha poi espresso apprezzamento  per l’azione portata avanti dalla Giunta sul tema delle servitù militari. «Adesso – ha detto Usula – è arrivato il momento di porre rimedio alla sproporzione tra sacrifici e benefici. Il compito è gravoso, la crisi economica ci rende ricattabili, per questo serve ancora più fermezza nel difendere le nostre posizioni e proteggere ogni millimetro della nostra sovranità». Per il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, «i poligoni militari non devono costituire un problema ma una risorsa». L’esponente della minoranza ha evidenziato «il peso determinante delle basi militari per l’economia sarda, fatte salve le esigenze di tutela della salute e dell’ambiente». Rubiu ha poi lamentato la mancanza di dati e documenti su cui ragionare («avremmo gradito ricevere informazioni dettagliate dalla Giunta») e si è detto contrario ad una «riduzione drastica della presenza militare, pensando ai danni provocati a La Maddalena dalla chiusura della base americana». «L’Udc – ha aggiunto il capogruppo – è invece favorevole all’apertura di un tavolo sulle servitù militari con le amministrazioni locali e le associazioni». Da Rubiu, infine, un suggerimento alla Giunta: «Pigliaru chieda al Ministero della Difesa che le basi vengano allontanate almeno a due km dal mare per rendere gli spazi liberi durante il periodo estivo». Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha ricordato, in apertura del suo intervento, la vocazione antimilitarista del suo partito e il rispetto assoluto per le disposizioni dell’articolo 11 della Costituzione. Cocco ha poi apprezzato la posizione assunta dalla Giunta nel confronto con lo Stato sulle servitù militari. «Cediamo una parte importante del nostro territorio e pretendiamo un riequilibrio – ha detto l’esponente di Sel – ma le compensazioni per la ricerca, invocate dal presidente, devono essere indirizzate in ambito civile e non militare. Ben vengano gli studi internazionali sugli effetti provocati in Sardegna dalle Forze Armate – ha proseguito il consigliere della maggioranza – ci sono dati certi su quanto accaduto in passato. Le compensazioni sono elemosine rispetto al costo pagato dall’Isola». Cocco ha poi chiesto di rivedere la composizione del tavolo tecnico nel quale si affronta la questione delle servitù allargandolo ai parlamentari sardi. Il capogruppo di Sel ha infine espresso contrarietà all’ipotesi di un ordine del giorno unitario, «meglio – ha detto – trovare uno strumento forte che consenta al presidente Pigliaru di rappresentare la Sardegna intera  nel confronto con lo Stato».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato «con franchezza» che il presidente «ha fatto bene a riferire al Consiglio, ma sarebbe stato meglio considerare questo dibattito un momento preparatorio per definire bene le fasi successive». «Nessuno è guerrafondaio – ha detto Dedoni – però il mondo non è governato solo dai pacifisti, ci sono aree di forti crisi che richiedono la presenza della forza armata ed è vero che non tutto deve continuare ad essere in Sardegna, senza un minimo di ristoro». Renato Soru sembrava dovesse cacciare gli americani risolvendo ogni problema, ha ricordato il capogruppo dei Riformatori, «e spero che l’onestà intellettuale del presidente Pigliaru non ci faccia ricadere in situazioni analoghe». Sull’ipotesi di arrivare ad un ordine del giorno unitario, Dedoni ha manifestato scetticismo: «Vuol dire che ci sono differenze profonde all’interno del centro sinistra, non vorrei che si fosse già deciso a quali esperti e a quali società internazionali affidare lo studio di cui si è parlato». E’ molto più utile, per Dedoni, «sapere cosa hanno fatto i rappresentanti della Sardegna nel Comitato paritetico sulle servitù e soprattutto sapere qual è la posizione del governo». Cerchiamo di orientarci sulle cose concrete, ha esortato l’esponente dei Riformatori, «fermiamoci un attimo per definire dettagliatamente la proposta della Regione, altrimenti stiamo illudendo il popolo sardo». Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico) ha espresso vivo apprezzamento per l’azione del presidente Pigliaru, «che ha messo in campo una strategia efficace soprattutto perché molto propositiva: è vero che non esistono governi amici o nemici ma governi che rispettano le regole ed è anche vero che i dati fornitici dal presidente parlano chiaro e sono inequivocabili». E’ possibile, ha proseguito Desini, «che lo Stato paghi gli indennizzi dilazionati in 5 anni e che negli ultimi vent’anni siano addirittura diminuiti?» Il problema va affrontato a 360 gradi, ad avviso di Desini, «cominciando dalla conoscenza e dalla trasparenza, non serve quindi un ordine del giorno ma serve proseguire nella linea tracciata dal presidente». Il capogruppo del Partito Sardo d’Azione, Christian Solinas, ha ricordato che, sul problema delle servitù militari, i sardisti hanno molto da dire per la loro storia. Ci vogliono cedibilità e competenza, ha osservato Solinas, «ma senza una adeguata istruttoria non si può arrivare ad un documento del Consiglio, unitario o meno». Solinas ha poi invitato il Consiglio a guardare le cose al di là della superficie, inquadrando il complesso problema delle servitù nel più ampio contesto del negoziato fra Regione e Stato. «Sul patto di stabilità il governo non ci ha ancora detto nulla», ha lamentato il consigliere sardista, «mentre ci sono anche le servitù industriali come quella di Porto Torres dove lo Stato è andato via lasciando le macerie della sua presenza; insomma si stanno giocando sulla Sardegna una serie di partite che devono la nostra Regione in una funzione sacerdotale, di chi prende atto di decisioni prese a Roma mentre occorre una lettura unitaria dei principali fatti che stanno accadendo ed una sintesi virtuosa è possibile anche se servono uno o due giorni in più». «Ci interessa molto –  ha continuato Solinas – il tema delle compensazioni posto dal presidente e vorremmo capire perché lo stato che ha firmato i contratti per l’acquisto dei bombardieri F35 i quali sicuramente si eserciteranno in Italia e soprattutto in Sardegna, prevedendo un grande polo produttivo a Novara: nei tavoli con lo Stato si deve parlare anche di queste cose, quantificare il passato e progettare alternative».

Il capoguppo del Pd, Pietro Cocco, ha evidenziato come ormai da anni, il tema delle servitù militari sia al centro del dibattito politico in Sardegna ma come non siano stati registrati risultati adeguati. Cocco ha fatto riferimento ai «termini rivendicativi» utilizzati nel passato, per segnare la differenza con il metodo inaugurato dal presidente Pigliaru. «Un metodo condivisibile», così lo ha definito il capogruppo della maggioranza che ha proseguito con l’elencazione dei dati forniti dal capo dell’esecutivo regionale nel corso delle sue dichiarazioni in Aula. «Serve un riequilibrio e servono compensazioni – ha affermato Pietro Cocco, in linea con la proposta di lavoro indicata dal presidente Pigliaru. Il capogruppo dei democratici ha quindi schematizzato le posizioni emerse nel corso del dibattito: «Il centrosinistra – ha detto il consigliere Pd – vuole un riequilibrio della presenza delle servitù e vuole dare forza alle posizioni del presidente della Regione con un pronunciamento del Consiglio. Il centrodestra, invece, ha difeso i poligoni ad incominciare da quelli del Sulcis e di Teulada in particolare. Il Psd’Az – ha detto Cocco – per bocca del suo capogruppo si è espresso contro le servitù ma ha anche dichiarato che non si può procedere con uno smantellamento immediato. Il capogruppo Cocco ha affermato il suo favore per l’apertura di un percorso praticabile per riconoscere i diritti dei sardi e ha ricordato la necessità degli interventi di bonifica e la sproporzionata estensione dei poligoni di Teulada e Quirra. Il capogruppo del Pd ha concluso il suo intervento preannunciando la presentazione di un ordine del giorno da sottoporre all’approvazione del Consiglio «per dare forza al presidente Pigliaru nel negoziato con lo Stato sulle servitù militari in Sardegna».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto «sorpreso» dalla conclusioni formulate dal capogruppo del Pd, Pietro Cocco e ha dichiarato di non condividere lo schema delle posizioni emerse nel corso dal dibattito, così come sono state formulate il capogruppo dei democratici. «Il presidente della giunta – ha spiegato Pietro Pittalis – ha fatto intendere con chiarezza che vuole sedersi al tavolo della trattativa con il governo, con il sostegno dell’intera assemblea legislativa sarda ma ci dispiace prendere atto che la maggioranza che lo sostiene procede in senso opposto». Il capogruppo Fi ha dunque invitato ad una maggiore serenità nell’affrontare la delicata questione delle servitù militari e ha affermato che non è in discussione il ruolo e la funzione delle forze armate ma serve discutere senza tabù di un riequilibrio delle presenze dei militari in Sardegna. «Fermiamoci un attimo per riflettere e mettiamo da parte la fretta», ha concluso il capogruppo di Forza Italia in Consiglio.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha accordato la sospensione dei lavori dell’Aula.

Al rientro in Aula, il presidente ha dato la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha chiesto di sospendere la discussione sulle servitù militari perché è in corso la predisposizione di un ordine del giorno da proporre nella prossima seduta del Consiglio. Cocco ha proposto, nel frattempo, di proseguire con l’esame della mozione 26 (Cappellacci e più ) “sulla continuità territoriale marittima della Sardegna”. Il presidente ha sottoposto la richiesta del capogruppo del Pd all’Aula che si è detta d’accordo. Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al capo dell’esecutivo regionale. Pigliaru ha rilevato che la discussione è stata chiara con posizioni nette e differenziate, soprattutto tra i banchi dell’opposizione. Ci sono dei dati di fatto, secondo il presidente Pigliaru, su cui è possibile trovare una convergenza. Il primo è sulla sproporzione della quantità di servitù militari tra la Sardegna e le altre regioni italiane, il secondo è sugli aspetti di conoscenza e trasparenza «ora inaccettabili». E’ necessario, ha continuato, avere più elementi di valutazione sulla situazione sanitaria ed economica dei territori e di come devono essere eseguite le bonifiche. Il terzo punto è sulla necessità di avere stime più precise che riguardano i costi nascosti delle servitù militari, ossia sugli sviluppi alternativi che ci sarebbero potuti essere in quei territori se non ci fossero state le servitù militari. Il presidente Pigliaru ha auspicato che l’Aula arrivi a votare un ordine del giorno unitario, in vista della riunione della Conferenza nazionale sulle servitù militari, in programma a Roma il prossimo 18 giugno. L’intesa proposta dal governo, finora, ha concluso Pigliaru, non è accettabile e non è firmabile, ma la conferenza del 18 sarà un passaggio importante per mettere sul tavolo i punti su cui basare il percorso futuro.

 

Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha bocciato (presenti 50, votanti 49, sì 20, no 29, 1 astenuto) la mozione n. 40 (Fenu e più) «sull’attuazione immediata della zona franca integrale in Sardegna, in ottemperanza e nel rispetto dello Statuto sardo, delle leggi regionali e dello Stato italiano». 

 La seduta pomeridiana del Consiglio regionale si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato di aver accolto la richiesta di rinviare a domani la discussione della mozione n. 26 (Cappellacci e più) «sulla continuità territoriale marittima della Sardegna». L’Aula ha quindi proseguito nell’ordine del giorno, con l’esame della mozione n. 40 (Fenu e più) «sull’attuazione immediata della zona franca integrale in Sardegna, in ottemperanza e nel rispetto dello Statuto sardo, delle leggi regionali e dello Stato italiano». Il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il consigliere Modesto Fenu (Sardegna – Zona Franca).

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna – Zona Franca), dopo aver precisato che la mozione è stata presentata prima dell’incontro promosso dalla Prefettura di Cagliari con le istituzioni interessate per verificare lo stato di attuazione delle leggi che disciplinano la materia, ha dato lettura del testo della mozione, illustrando i vantaggi concreti della zona franca integrale e invitando le forze politiche presenti in Consiglio ad abbandonare pregiudizi e a superare steccati ideologici.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha espresso in apertura la sua contrarietà alla zona franca integrale. «Responsabilità e coscienza su entrate e spese – ha affermato – sono concetti alla base della vertenza fiscale fra la Sardegna e lo Stato ma la zona franca integrale, grazie alla quale non si pagano iva e accise, comporta necessariamente la rinuncia alle entrate provenienti da queste fonti, entrate che non potrebbero essere compensate nemmeno da una forte crescita dell’economia». Non esistono studi scientifici né una programmazione strategica, ha aggiunto Demontis, «che dimostrino che quella della zona franca è una ipotesi praticabile e concreta, anche perché l’assenza di entrate imporrebbe alla Regione l’individuazione di nuove coperture, ipotesi anche questa non realistica».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha ricordato la gravità della crisi economica in atto e ha sottolineato la condizione di insularità che caratterizza l’economia della Sardegna «che si traduce in maggiori costi per l’energia, i trasporti e un eccessivo carico fiscale per le imprese che nell’Isola operano». Per l’esponente della minoranza sono queste, in sintesi, le condizioni di svantaggio che oggi si traducono in un aumento della disoccupazione  a livelli tali da poterla definire un’autentica emergenza sociale. «E’ ineludibile – ha dichiarato Cherchi – porre in essere misure e interventi adeguati per assicurare crescita e sviluppo alla nostra Isola». Il consigliere di Fi ha ricordato, dunque, i numerosi dibattiti e gli approfondimenti che in questi ultimi anni si sono succeduti in Consiglio regionale, e non soltanto, in materia di zona franca.

Oscar Cherchi ha elencato, quindi, le diverse norme che regolano la materia e rimarcato come il codice doganale comunitario rappresenti «la fonte normativa in materia di zone e aree franche». L’esponente dell’opposizione, a questo proposito, ha rimarcato che sono «gli Stati membri a chiedere all’Ue l’istituzione del regime franco in particolari porzioni del loro territorio, su proposta della Regione». Il consigliere Cherchi ha quindi spiegato che nella scorsa legislatura, con la delibera 39/30 del 26 settembre 2013, la giunta ha deliberato la richiesta al governo italiano perché procedesse con l’Ue per l’istituzione della zona franca in tutto il territorio regionale. L’onorevole Cherchi ha concluso affermando che la zona franca integrale e la fiscalità di vantaggio rappresentano lo strumento per offrire sostegno all’economia sarda e all’intera Isola.

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato che negli ultimi due anni sulla materia della zona franca si sono dette «tante e tante cose e anche informazioni e comunicazioni non sempre rispondenti alla realtà dei fatti». «Ma è innegabile – ha spiegato Carta – che la zona franca, in questi ultimi anni, sia stata vista da molti come «una soluzione possibile per risolvere tutti i mali» e ha ricordato come però ben trecento Comuni in Sardegna abbiano deliberato per l’istituzione della zona franca in Sardegna. «Queste iniziative – ha proseguito l’esponente della minoranza – hanno spinto anche il Consiglio regionale a ritornare sul tema ed in particolare sui provvedimenti che prevedono l’istituzione dei sei punti franchi nell’Isola. Serve dare immediata attuazione ai decreti attuativi del 1998 – ha affermato Carta – e procedere con l’istituzione dei sei punti franchi». A giudizio di Carta su questo aspetto non si registrano divisioni politiche mentre le differenziazioni emergono sulla cosiddetta zona franca integrale. «Pertanto – ha insistito Carta – procediamo per la parte in cui tutti siamo d’accordo, i punti franchi, e insieme con l’esenzione doganale si inseriscano anche quelle fiscali». Per il rappresentante del Psd’Az in Consiglio sarebbe questa una sperimentazione utile a valutare l’eventuale estensione del regime franco a tutto il territorio regionale.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in apertura del suo intervento, ha sottolineato la mancanza di interesse per l’argomento da parte della maggioranza: «Il fatto che non si intervenga in Aula è significativo – ha detto Pittalis – non ci siamo fatti un’illusione di un cambio di rotta. La posizione di Pigliaru e del centrosinistra e la loro netta contrarietà alla zona franca integrale è chiara fin dalla campagna elettorale. Non ci hanno convinto le motivazioni, per questo abbiamo proposto la mozione». La Sardegna, secondo il capogruppo “azzurro”, assume una posizione rinunciataria. «Comprendiamo le difficoltà – ha proseguito Pittalis – però guardando ai paesi che hanno sperimentato questo strumento di politica economica sarebbe opportuna una riflessione sulla possibilità di utilizzarlo nel confronto con il Governo nazionale e con l’Unione Europea».

Per il consigliere di Forza Italia, non si può ignorare il pronunciamento favorevole di 300 consigli comunali a favore della zona franca. «Questa è una battaglia storica sulla quale purtroppo la Sardegna si divide. «Il centrosinistra – ha concluso Pittalis – oggi si assume la responsabilità di non portarla avanti».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore regionale alla Programmazione Raffaele Paci. «E’ un tema importante largamente dibattuto in campagna elettorale – ha esordito Paci – la maggioranza non è silenziosa, la nostra posizione deriva da un programma elettorale chiaro: portiamo avanti ciò che abbiamo scritto». L’assessore ha poi ribadito la posizione della Giunta: «La zona franca integrale è un inganno. Abbiamo spiegato perché non era realizzabile e gli scompensi economici e sociali che avrebbe potuto generare. Siamo invece favorevoli all’istituzione di porti franchi o di aree economiche  speciali così come previsto DL 75/98 rimasto finora inattuato».

Raffaele Paci ha illustrato in Aula i passi fatti dalla Giunta in questa direzione: «Abbiamo preso contatto con la società Cagliari Free Zone per la creazione di una zona franca nell’area doganale del porto. Siamo pronti a fare altrettanto nelle altre 5 aree indicate dal DL 75/98». L’assessore ha poi informato il Consiglio delle interlocuzioni con le Capitanerie di Porto e i responsabili delle dogane. «La Regione – ha annunciato l’assessore – non entrerà nelle compagini sociali, ma offrirà tutto il supporto per implementare le aree doganali. L’obiettivo è l’attrazione di nuove imprese e l’aumento dell’occupazione». Per l’assessore è necessario adesso fare chiarezza con semplificazioni amministrative che creino le condizioni per catturare possibili investitori. «Basta però insistere sulla zona franca integrale – ha concluso Paci – concentriamoci su elementi condivisi e realizzabili in tempi rapidi».

Il presidente Ganau ha dato la parola per la replica al consigliere Modesto Fenu (Sardegna – Zona franca), il quale ha sottolineato la complessità della materia. Il primo firmatario della mozione ha però apprezzato l’intervento dell’assessore Paci che «sembra aver lasciato un piccolo spiraglio per il futuro». Rispondendo poi al consigliere Demontis, Fenu ha affermato che «è vero che la Sardegna avrà in un primo momento meno entrate, ma bisogna rendersi conto della condizione di disperazione delle imprese e famiglie sarde, che non potranno comunque pagare questi tributi. Bisogna affrontare la situazione e trovare le soluzioni per fare fronte al primo periodo tenendo conto che non c’è un’unica zona franca, sta a noi scegliere quella che va bene per la Sardegna e io sono disponibile a dimostrarvi che nelle altre parti del mondo la zona franca funziona».

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e ha dato la parola al consigliere Augusto Cherchi (Soberania e Indipendentzia) per dichiarazione di voto, il quale ha dichiarato di apprezzare l’iniziativa di parlare di questo importante argomento e ha annunciato un voto favorevole. Cherchi ha sottolineato che la Sardegna ha bisogno di una fiscalità diversa, «perché la pressione fiscale è eccessiva e schiaccia le nostre famiglie e imprese». Cherchi ha anche ribadito la necessità di istituire l’agenzia regionale delle entrate.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha ribadito che sul problema della zona franca integrale «non si può andare al buio, senza una programmazione strategica». «Sulla sperimentazione suggerita dall’assessore e in parte anche dal consigliere Carta – ha osservato Demontis – ho visto un approccio condivisibile al problema ma è cosa diversa dalla zona franca integrale». Il consigliere ha confermato in conclusione il voto contrario alla mozione.

Il consigliere Mario Floris (Misto – Sardegna) ha ricordato che lo Stato deve concorrere allo sviluppo della Sardegna ma ha smesso da tempo di farlo e non lo ha fatto nemmeno dopo l’uscita della Regione dall’obiettivo 1. «Rischiamo – ha affermato – di fare la fine della continuità territoriale, ottenuta dallo Stato e poi mandata per aria da Soru che la riportò a totale carico della Regione». «E così accadde – ha aggiunto – quando Soru non rinnovò il comitato dei punti franchi. Esercitiamo i poteri che abbiamo, ha detto Floris rivolgendosi a tutto il Consiglio, e cominciamo con i punti franchi, andiamo avanti con prudenza ma andiamo avanti, senza riprendere argomenti da campagna elettorale».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo perché, ha spiegato, «la zona franca fuori dalla cinta doganale, in realtà, significa che la Regione può esercitare i poteri dello Stato nella materia che da sempre le è riservata, quella fiscale, e quindi esercizio di vera sovranità. Utilizzare la leva fiscale significa decidere se certe tasse si devono pagare e quanto si deve pagare; la vera differenza è che con la zona franca decidono i sardi». 

Il capogruppo di “Sardegna”, Modesto Fenu, ha ricordato che lo Statuto speciale del ‘48 prevede l’istituzione della zona franca e fa riferimento al codice doganale del 1940 che prevede l’istituzione di zone franche extradoganali. «Quindi – ha spiegato il consigliere della minoranza – l’articolo 12 dello Statuto sardo fa riferimento alla zona franca integrale, quella extradoganale, come tutte quelle istituite in base a quelle norme». Il consigliere Fenu ha dichiarato di attendere gli atti annunciati dalla Giunta per l’istituzione dei sei punti franchi in Sardegna ma ha ritenuto opportuno evidenziare che «nel resto d’Italia si sta procedendo con l’istituzione di punti franchi non interclusi».

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha dichiarato di condividere grande parte dell’intervento del consigliere Carta e ha lamentato come il dibattito si sia svolto senza  tenere conto di quanto accaduto nella parte conclusiva dell’ultima legislatura in Consiglio regionale. L’esponente della maggioranza ha ricordato, dunque, la proposta di legge nazionale approvata nell’Assemblea sarda per la modifica del Titolo terzo dello Statuto di Autonomia che prevede: l’agenzia delle entrate sarda, la fiscalità di vantaggio e la modifica dell’articolo 12 dello Statuto speciale. «La legge varata dal Consiglio – ha annunciato Arbau – è incardinata al Senato».  Il capogruppo Arbau ha proseguito ricordando il confronto in atto per il patto di stabilità e definito maturi i tempi per l’istituzione dell’agenzia delle entrate. Efisio Arbau ha quindi concluso preannunciando il voto contrario alla mozione n. 40.

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ribadito il favore per la zona franca e ha denunciato come la Regione sembra non voler «andare contro il governo italiano». «E’ stato così anche per la vicenda delle accise», ha dichiarato l’esponente della minoranza che ha concluso definendo la zona franca «uno dei principali strumenti a cui far ricorso per garantire il benessere del popolo sardo».

Per il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, «quella sulla zona franca è un’operazione di facciata più che di sostanza. Se n’è parlato anche nella scorsa legislatura – ha ricordato – noi non sottovalutiamo il tema, siamo però alla ricerca di strumenti utili». Cocco ha citato, come esempio virtuoso, «la zona franca urbana del Sulcis che ha consentito esenzioni fiscali importanti per le imprese. Un’altra opportunità potrebbe arrivare dall’istituzione della zona franca nel porto di Cagliari e nelle altre aree previste dal DL 75/98».

Secondo Giuseppe Fasolino (Forza Italia), il Consiglio con il voto contrario alla mozione perde un’opportunità. «La speranza – ha detto Fasolino – è che, considerato anche il livello degli interventi in Aula, si possa ragionare in futuro dell’argomento per individuare un percorso che dia risposte ai sardi».

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, annunciando il voto favorevole alla mozione, ha sottolineato il rischio della rinuncia alla zona franca. «Stiamo  perdendo una grande occasione per provare a uscire dalla crisi – ha detto Rubiu – i problemi economici non si risolvono con nuove tasse, occorre trovare nuovi strumenti, la zona franca poteva dare nuovo impulso alle imprese». L’esponente dell’Udc ha ricordato all’Aula i benefici della fiscalità di vantaggio che si sta sperimentando nel Sulcis-Iglesiente dove, in pochi mesi, sono stati creati 250 nuovi posti di lavoro.

Il presidente Ganau ha dato quindi la parola al consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, il quale, annunciando il voto favorevole, ha esortato la maggioranza a rivedere le proprie posizioni e a ribellarsi alle logiche di partito. Tunis ha chiesto alla maggioranza di combattere per un sogno per la Sardegna.

Pietro Pittalis (capogruppo di Forza Italia) ha affermato di non avere sentito alcuna argomentazione giuridica ostativa al progetto della zona franca, né ha sentito da parte dell’assessore una proposta alternativa per rendere la Sardegna competitiva. «Per ora – ha detto – avete fatto soltanto annunci». Pittalis, annunciando il voto favorevole del suo gruppo, ha confermato che quello della zona franca è uno strumento anche a portata di mano viste le pregresse interlocuzioni positive con il governo e con l’Unione europea. Piermario Manca (Soberania e Indipendentzia) ha affermato, come sovranista, di essere convinto sostenitore delle tesi di Fenu, ma bisogna decidere come procedere. Manca ha sottolineato che non c’è alcuna volontà di rinunciar alla zona franca, ma bisogna decidere in che modo procedere. L’esponente della maggioranza ha condiviso la proposta dell’assessore Paci.

Il consigliere Alessandra Zedda (FI) ha dichiarato che, al d là delle accuse reciproche, «è giunto il momento di andare a fondo su questa materia». La zona franca integrale, come dicono autorevoli studiosi a cominciare dal professor Victor Uckmar, «viene applicata in tutto il mondo e dalla stessa Unione europea in presenza di una serie parametri identici a quelli che possiede la Sardegna, a partire dall’insularità». A parere del consigliere Zedda, in definitiva, «si può e si deve buttare il cuore oltre l’ostacolo, e possiamo ritrovarci se ci sediamo ad un tavolo senza perdere neanche un minuto, non per coltivare sogni ma per lavorare sui contenuti».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha affermato che «nonostante i ripetuti richiami alla concretezza nella proposta della minoranza di concretezza non se ne vede molta». Se c’è volontà di discutere, ha aggiunto, «ognuno deve portare idee e proposte, ma senza dimenticare, come ci ha indicato l’assessore Paci, il duro impatto con la realtà».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione la mozione che l’Aula ha respinto con 29 voti contrari, 20 favorevoli ed 1 astenuto.

I lavori del Consiglio regionale riprenderanno domani alle 10.00. In apertura sono previste le comunicazioni del presidente della Regione sul problema delle servitù militari, cui seguirà il dibattito. Successivamente sarà esaminata la mozione n. 26 (Cappellacci e più) “sulla continuità territoriale marittima della Sardegna”.

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Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità il testo unificato 20/28 su “Norme per la prevenzione della fetopatia alcolica”. Il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Ganau, ha aperto la discussione dando la parola al relatore Lorenzo Cozzolino (Pd). Nel suo intervento, il consigliere ha messo l’accento sulla gravità della patologia di cui si occupa il provvedimento, perché «l’assunzione di alcol nel delicato periodo della gravidanza può creare sia complicazioni per gestante che, nei casi più estremi, aborti prematuri». «Il fenomeno – ha aggiunto Cozzolino – è purtroppo molto diffuso fra le giovani donne, molte della quali consumano alcolici mettendo a rischio la propria salute e quella del bambino. La disciplina della materia è inoltre particolarmente utile, ha proseguito il consigliere, perché «spesso la presenza di queste patologie non è riconoscibile e diagnosticabile, né esiste una sorta di soglia minima di sicurezza». I dati più recenti dell’Istituto superiore di sanità, ha affermato Cozzolino, «sono del 2001e ci dicono che il 7% dei nascituri è esposto alcol materno, mentre in Sardegna sono stati segnalati ben 650 casi di aborti spontanei riconducibili alla fetopatia». La nuova legge regionale, secondo Cozzolino, affronta il problema sotto un duplice aspetto: «Quello medico attraverso la diagnosi precoce ed una serie di test mirati, quello sociale, con percorsi di accompagnamento e sensibilizzazione sulla importanza della prevenzione, con l’obiettivo di arrivare a gravidanze responsabili e analcoliche».

Il capogruppo di FI Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha sottolineato l’anomalia dell’assenza dell’Assessore competente «al quale sarebbe stato utile porre alcune domande» ed ha chiesto alla presidenza chiarimenti sulle motivazioni dell’inversione dell’ordine del giorno del giorno, «visto che al punto due c’era l’esame delle disposizioni urgenti in materia di edilizia scolastica». Pittalis ha quindi chiesto una breve sospensione della seduta per una riunione dei capigruppo.

Il presidente Ganau, ha chiarito che il ritardo del provvedimento sull’edilizia scolastica è dovuto al mancato deposito presso gli uffici delle relazioni di maggioranza e minoranza. «Se dovessero arrivare – ha aggiunto – l’Aula inizierà immediatamente la discussione». Per quanto riguarda la presenza dell’Assessore della Sanità, il presidente ha spiegato che i membri della giunta in Aula hanno la delega a rappresentare l’esecutivo.

Il capogruppo Pd, Pietro Cocco, si è detto convinto della necessità di proseguire i lavori. In un successivo intervento, il capogruppo di Fi Pittalis ha affermato di non voler alimentare polemiche, aggiungendo che nel merito la legge ha il sostegno del suo gruppo. «Però – ha precisato – va rispettata la regola secondo la quale per ogni legge ci vuole interlocuzione dell’Assessore competente. Se c’è la necessità di spostare il dibattito per un’ora, ha suggerito, «possiamo farlo ma qui c’è una questione di rispetto per il Consiglio, ci vuole serietà e dignità per l’Assemblea».

Il consigliere Pietro Cocco, capogruppo del Pd, si è detto favorevole ad una breve sospensione. Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato la posizione favorevole del suo gruppo, ma ha detto di ritenere necessaria la sospensione, dato che «un problema così specifico, sul piano sostanziale, non può essere affrontato senza la presenza dell’assessore».

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha dato la parola a Rossella Pinna (Pd), la quale ha espresso viva soddisfazione per l’approvazione in Commissione di questa legge, tema importantissimo per la salute delle donne e dei nascituri.

L’esponente della maggioranza ha evidenziato che i dati sui danni causati dal l’alcool e sulle patologie alcol-correlate sono allarmanti in Europa, in Italia e in Sardegna. Secondo alcune ricerche, ha proseguito Pinna, quasi il 60 per cento dei sardi fa uso di alcool, con un’incidenza allarmante tra i giovani e i giovanissimi, con un età che tende vistosamente ad abbassarsi: un giovane su tre fa uso di queste sostanze. Nel mondo il 38,3 per cento consuma alcolici, in Italia 17mila sono i decessi causati dall’utilizzo di queste sostanze. La consigliera ha ricordato che dagli studi scientifici effettuati le donne sono maggiormente esposte ai rischio di patologie alcol-correlate rispetto agli uomini, oltre al fatto che i danni causati dalla fetopatia alcoolica è invalidante e non può essere curata, ma si può prevenire con gli interventi previsti in questa legge, soprattutto all’articolo 4.

Soddisfatto per la condivisione che si è creata tra maggioranza e opposizione su questo tema il consigliere Luca Pizzuto (Sel), uno dei proponenti delle due proposte di legge inserite nel Testo unico. L’esponente della maggioranza ha evidenziato come questa legge punti sulla prevenzione, come atto fondamentale, e riconosca l’importante lavoro svolto da oltre diciotto anni da diverse associazioni. Il particolare, Pizzuto ha proposto all’Aula di rinominare la legge con “Legge degli Amici della vita”, nome dell’associazione che da 18 anni si occupa di queste problematiche. Il consigliere di Sel ha rilevato in modo positivo, infine, che con il provvedimento di oggi «questo Consiglio si sta riavvicinando in modo trasversale alla gente e alle sue necessità».

Voto favorevole è stato espresso anche dal presidente della commissione Sanità, Raimondo Perra (Psi), che ieri ha approvato il Testo unico oggi in discussione. Perra ha sottolineato che si tratta di una legge importante «per noi socialisti», un provvedimento che va nella direzione di tutelare la salute delle donne e dei nascituri. «Si va nella direzione della prevenzione – ha detto – e non in quella della cura. Con questi interventi, oltre a diminuire l’incidenza delle patologie alcoolcorrelate, si riduce anche l’aggravio per la spesa sanitaria, tra l’altro con un investimento modesto di 150mila euro». Per Perra questa legge punta sul migliorare l’informazione data alla donne in gravidanza attraverso l’utilizzo delle strutture sanitarie preposte e dei medici di base.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha annunciato il sostegno alla proposta di legge e ha ricordato come nella passata legislatura un provvedimento analogo aveva superato l’esame della competente commissione ma non era approdato in Aula. L’esponente della maggioranza ha inoltre sottolineato come la legge sia la prima sulla delicata materia varata da una Regione in Italia e ha ribadito l’efficacia degli interventi previsti in particolare per quanto attiene la prevenzione, l’informazione e la gratuità dei relativi test medici. A giudizio del consigliere, Pietro Cocco, con le disposizioni contenute nel testo si possono ipotizzare anche ulteriori benefici in termini di riduzione del costo sanitario complessivo della Sardegna.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha evidenziato che «in Europa il terzo fattore di rischio di morte prematura è rappresentato dall’uso di alcolici, dopo il fumo e l’ipertensione». L’esponente della minoranza ha ricordato le misure previste nel testo all’esame dell’Aula e rimarcato come l’obiettivo della legge è rappresentato dallo scoraggiare l’uso di alcol per tutto il periodo della gravidanza. Luigi Rubiu ha poi fatto cenno ad alcuni interventi promossi al livello europeo per migliorare la prevenzione e limitare la vendita degli alcolici. Tra gli esempi citati quello del divieto alla vendita di bevande alcoliche per chi non ha raggiunto la maggiore età e una particolare etichettatura in cui siano riportati con chiarezza i rischi che derivano dall’abuso di alcolici per le donne in gravidanza e per il feto. Il capogruppo Rubiu ha concluso dichiarando il suo voto a favore della proposta di legge.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque concesso la parola all’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, per la replica della giunta. L’esponente dell’esecutivo ha espresso il formale parere favorevole della giunta alla proposta di legge e sottolineato come il provvedimento, oltre che per la sostanza, meriti apprezzamento anche per il significato simbolico del sostegno alla prevenzione e al “lavoro in team”. Il responsabile della Sanità ha inoltre evidenziato come la legge per la prevenzione della fetopatia alcolica rappresenti una risposta adeguata, in un particolare momento di crisi sociale, «verso quelle fasce che più soffrono una condizione di disadattamento sociale». Apprezzamento è stato inoltre rivolto per i previsti test gratuiti «si potrà così valutare compiutamente anche l’efficacia degli eventuali percorsi di accompagnamento».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque posto in votazione il “passaggio agli articoli” che il Consiglio ha approvato per alzata di mano.

Sull’art.3 del Testo Unico è intervenuto il dell’Udc Giorgio Oppi che ha espresso parere favorevole sull’esenzione dal ticket per le donne in gravidanza. Dubbi invece sulla somministrazione di un questionario anonimo tipo alle pazienti a rischio. «La patologia – ha detto Oppi – può essere riscontrato solo al termine della gravidanza. Il questionario potrebbe rivelarsi inutile. La prevenzione, inoltre, si fa da tempo con un altro questionario predisposto da ricercatori qualificati e finanziato dal Ministero in distribuzione in tutte le Asl sarde».

Gianni Tatti (Udc) ha chiesto di fare chiarezza sui soggetti beneficiari dell’esenzione dal ticket. «Dall’art 3 – ha detto Tatti – non si evince che solo le donne in stato di gravidanza possono avere l’esenzione per il dosaggio della Transferrina desialata. Se a una donna viene ritirata la patente per abuso di alcolici può comunque ottenere l’esenzione. E’ una discriminazione nei confronti degli uomini«  Tatti ha poi segnalato all’aula la presenza in alcune Asl di laboratori non in grado di fare l’esame. «La Regione se ne faccia carico – ha affermato l’esponente dell’UDC – se ci sono esami in più da fare ben vengano ,ma occorre scongiurare il rischio che in Sardegna ci siano cittadini di seria A e Serie B”.

Edoardo Tocco (Forza Italia), ha auspicato che il Consiglio in futuro possa approvare altri provvedimenti con la stessa celerità con cui si è arrivati all’esame del Testo Unico sulla fetopatia alcolica. Il consigliere “azzurro”  ha poi stigmatizzato il mancato coinvolgimento dei consultori e delle associazioni di volontariato nella discussione del provvedimento.

Per Angelo Carta (Psd’Az), la legge in esame «è una prima risposta ad un problema forte vissuto dai territori dove è più presente la piaga dell’alcolismo». In alcune zone dell’isola – ha ricordato Carta –  «il volontariato è l’unico baluardo contro l’abuso perché i comuni sono senza strumenti. La prevenzione è sempre più necessaria per affrontare il problema in modo radicale. Servono strumenti e risorse per il volontariato e una task force nelle Asl per sostenere associazioni e centri d’ascolto».

Robero Deriu (Pd) ha rivolto apprezzamento per il lavoro svolto dal collega Cozzolino annunciando il suo voto a favore del provvedimento

Luca Pizzuto (Sel), rispondendo al precedente intervento del consigliere Edoardo Tocco, ha ricordato che non c’era nessun intento di far trovare una legge già pronta alle associazioni ma i soggetti interessati hanno avuto un ruolo importante per il varo del provvedimento.

Roberto Desini (Centro Democratico) ha espresso soddisfazione per il risultato ottenuto. «Sono orgoglioso – ha detto – perché la Sardegna arriva prima di altre regioni italiane. Si tratta della prima legge in materia sanitaria approvata da questo Consiglio. Per raggiungere gli obiettivi  non serve un grande dispendio di risorse. Con la prevenzione si risolvono i problemi delle persone e si creano le condizioni perché i neonati abbiano una vita normale».

Per Daniele Cocco (Sel), «la legge che il Consiglio si appresta ad approvare è un segnale di grande civiltà che certifica l’attenzione della Giunta per i problemi dei cittadini». Secondo Cocco, l’esenzione dal ticket deve essere estesa anche ai disoccupati.

Christian Solinas (Psd’Az)  ha chiesto all’Aula di mostrare in futuro, per altre problematiche,  la stessa attenzione riservata al Testo Unico sulla fetopatia alcolica. «Stiamo parlando di una legge che impegna 150mila euro – ha detto Solinas – mentre fuori si discute di una questione come il “San Raffaele” per la quale c’è in ballo un investimento di un miliardo di euro. Sarebbe opportuno che Pigliaru riferisse in Consiglio per capire se i sardi devono essere solo mediatori di questioni che interessano il Governo nazionale».

Modesto Fenu (Zona Franca), dopo aver espresso soddisfazione per l’esito della discussione, ha annunciato il suo voto favorevole al provvedimento.

Stessa valutazione dal consigliere del Partito dei sardi Augusto Cherchi, che ha annunciato il voto a favore del gruppo “Soberania e Indipendentzia”  per una legge importante che «pone una pietra nel percorso di prevenzione».

Efisio Arbau (La Base), rispondendo al consigliere Christian Solinas, si è detto sicuro del fatto che la Commissione Sanità saprà esaminare con stessa celerità il progetto “San Raffaele”.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha rivolto un grazie al mondo dell’associazionismo e del volontariato da sempre in prima linea sul fronte della lotta all’alcolismo. «Grazie alle loro iniziative e a quanto hanno saputo seminare – ha detto Pittalis – oggi si può raccogliere il frutto di un impegno per la salvaguardia della vita. La politica scrive una bella pagina».

Il presidente Ganau ha quindi posto ai voti il provvedimento che è stato approvato all’unanimità.

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«È intollerabile che, così come sottolinea l’ultimo report del Consiglio regionale, svariate interrogazioni non abbiano ottenuto risposta entro i termini previsti, nonostante ai sensi dell’art. 107 comma 1 del regolamento consiliare la Giunta sia tenuta a rispondere direttamente all’interrogante entro 15 giorni.»

Lo sostiene il consigliere regionale Ignazio Locci (FI)  che ha invitato il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, a farsi interprete del rispetto delle regole e del bon ton istituzionale e a richiamare la Giunta regionale ai suoi doveri.

«L’attività di controllo dei consiglieri regionali, parte fondante del mandato politico – aggiunge Ignazio Locci – è così vanificata da un comportamento arrogante e inaccettabile: le mancate risposte ai consiglieri sono mancate risposte ai cittadini sardi su tematiche che spesso interessano le piccole comunità di periferia. Come evidenziato dal report, l’inqualificabile comportamento dell’esecutivo regionale non conosce in apparenza distinzioni di schieramento politico, a meno che nel sottobosco della politica non ci siano fenomeni di discriminazione per certe forze politiche o, ancora peggio, per alcuni consiglieri.»

«I professori, forse, non essendo espressione della volontà popolare – sottolinea ancora il consigliere regionale di Sant’Antioco – ignorano che al di là delle stanze dei bottoni vivono sardi che non hanno più voglia di aspettare i tempi lunghi della politica. Un’attività che sottostà a precise regole, sebbene i nostri altolocati assessori non se ne siano ancora accorti: dentro il palazzo non si possono decidere i tempi a proprio piacimento, così come si decide la data di un appello di esame o quando correggere un compito scritto. Nel momento in cui un rappresentante del popolo presenta una interpellanza o un’interrogazione, strumenti di controllo e di iniziativa politica – conclude Ignazio Locci – lo fa per accelerare la risoluzione dei problemi, non certamente per svolgere il compitino e zittire le istanze che provengono dai cittadini.»

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La seduta del Consiglio regionale si è aperta sotto la presidenza del presidente Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Aula ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n. 22 (Floris e più) “sullo Statuto sardo di autonomia e riforma del Titolo V della Costituzione”.

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Mario Floris (Sardegna – Uds) per l’illustrazione della mozione.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna – Uds) ha affermato che, sulla materia istituzionale, «è giunto il momento delle grandi decisioni per la Sardegna, a 60 anni dall’autonomia, un momento fatidico nel quale il Consiglio regionale deve prendere coraggio, superando le appartenenze e sottoponendo al governo un nuovo statuto di autonomia per restituire alla Sardegna quella funzione che ha storicamente avuto nel mediterraneo e nel mondo».

In questa prima fase della legislatura, ha proseguito Floris, «c’è un fervore di iniziative nel rapporto fra Stato e Regione, un buon viatico ma le tante proposte tendono ancora a delegare scelte e decisioni, dobbiamo invece mostrare lo stesso coraggio della scorsa legislatura, quando abbiamo avviato un grande processo di auto riforma a partire dalla riduzione del numero dei consiglieri, e dire noi quale Statuto deve guidare la Sardegna nel futuro». Non abbiamo più tempo, ha proseguito il consigliere, «la Giunta può predisporre un testo entro 90 giorni sul quale il Consiglio deve pronunciarsi al massimo entro il prossimo autunno». Non possiamo correre il rischio di un nuovo fallimento, ha ammonito Floris citando Emilio Lussu che, a proposito dello Statuto sardo ricordava: «E’ entrato un leone, è uscito un gatto».

Floris si è detto poi molto preoccupato «per l’idea neo centralista del Presidente del Consiglio, rispettosa solo formalmente del sistema delle autonomie, un’idea frettolosa e pressappochista sempre più simile a una matassa aggrovigliata». Non c’è tempo da perdere per presentare il nostro conto allo Stato, ha detto infine Floris, «lo hanno detto stamane anche ai Sindaci parlando di patto di stabilità e Titolo III, ora dobbiamo muoverci senza dividerci perché è giunto il tempo dei fatti».

Il consigliere Edoardo Tocco (FI) ha affermato che la mozione «è un invito evidente a continuare la battaglia dell’autonomia e dell’orgoglio del popolo sardo, chiudendo per sempre la pagina delle rivendicazioni su questa o quella materia». L’iniziativa deve partire da noi, ha continuato Tocco, «abbiamo tante potenzialità e tante risorse e dobbiamo farle valere; anche per questo è auspicabile che la mozione sia condivisa non solo dall’opposizione ma da tutto il Consiglio, sosterremo anche la Giunta quando sosterrà le giuste ragioni della Sardegna».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha sottolineato che il punto qualificante della mozione «è mettere un freno alla proposta di riforma dello Stato, una vera dichiarazione di guerra contro la Sardegna, con tutte le competenze su materie strategiche che rischiano di tornare sotto il controllo dello Stato». L’autonomia della nostra isola, ha detto ancora Orrù, «nasce da un diritto naturale e storico, da una insularità che è diventata la spinta forte alla libertà attraverso l’autonomia; ora dobbiamo tradurre questa cultura in atti concreti». Con la riforma del 2001, ha proseguito il consigliere sardista, «si è introdotto il principio di sussidiarietà, le decisioni si prendono nel luogo più vicino ai cittadini; dobbiamo proseguire su questa strada, decentrando verso i Comuni e chiamandoli a partecipare alle decisioni regionali». Da Orrù, infine, un invito a stringere i tempi: «La Giunta deve predisporre una bozza di Statuto in tempi rapidi e il Consiglio deve approvarlo in tempi altrettanto rapidi».

Il consigliere di Sel, Francesco Agus, ha affermato che il tema delle riforme deve essere il “perno della legislatura” e sottolineato come le ultime due legislature precedenti siano da considerarsi come “perse” in materia di riforme. Nel frattempo, ha proseguito Agus, la nostra istituzione autonomistica «è ai limiti della praticabilità» e lo Statuto sardo risente del tempo («è cucito su misura al sistema sardo del 1945») e non tiene conto delle sempre più “invadenti” norme comunitarie. «Il tutto – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – ha provocato una separazione tra lo Statuto formale e ciò che è in pratica il nostro statuto». Il consigliere di Sel ha invitato Consiglio e Giunta a procedere in parallelo con la riscrittura dello Statuto, la revisione delle leggi fondamentali della Regione e la riforma degli Enti locali. I ritardi accumulati negli anni sull’argomento fanno sì che sia «concreto il rischio di vedere limitata la nostra specialità». «Mai come oggi – ha spiegato Agus – si salva ciò che è veloce, efficace, trasparente, smart mentre la nostra istituzione non è niente di tutto ciò e tantomeno appare al passo con i tempi». Per Francesco Agus l’attacco all’Autonomia non si combatte con “la chiusura in se stessi” né “piegandosi alle logiche di parte”. Il consigliere della maggioranza ha dunque illustrato le iniziative avviate dalla Prima commissione consiliare in materia di riforme istituzionali. «Domani – ha spiegato il presidente del parlamentino dell’Autonomia – prende il via il ciclo di audizioni sulle riforme che coinvolgerà rappresentanze istituzionali, politiche e sociali». I lavori della commissione incominceranno domani con le audizioni dei rappresentanti di Anci e Cal («iniziamo dai più deboli e dai più esposti alla crisi»). Il consigliere Agus ha auspicato l’approvazione di un documento unitario che sancisca una univoca posizione del Consiglio regionale per le riforme e a difesa dell’Autonomia, evitando di dividersi sui “temi e sui metodi”.

Il consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, ha spiegato le ragioni della sottoscrizione della mozione illustrata dall’onorevole Mario Floris, evidenziando come il documento in discussione ponga l’accento sull’urgenza del tema delle riforme e sui pericoli che derivano all’Autonomia sarda dalla bozza di modifica del Titolo V della Costituzione della Repubblica. L’esponente della minoranza ha denunciato “l’assenza” della Sardegna dal dibattito nazionale sulle grandi riforme ed evidenziato come oggi («in particolare alla luce dei risultati delle recenti elezioni europee») sia in discussione l’impianto complessivo della specialità sarda.

Michele Cossa è quindi entrato nel merito del “metodo”, ricordando il risultato referendario del 2012 a favore dell’istituzione dell’Assemblea costituente del popolo sardo per la riscrittura dello Statuto. «Richiamiamo l’attenzione del Consiglio – ha dichiarato Cossa – su quanto chiesto dai sardi con il referendum e chiediamo sia data una risposta». Il consigliere dei Riformatori ha espresso il proprio favore per l’Assemblea costituente, definendola come lo strumento più adeguato per combattere l’aggressione alla nostra Autonomia e per riscrivere il nuovo Statuto.

Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia”, Augusto Cherchi, ha affermato in premessa «il diritto dei sardi all’autodeterminazione» insieme con «l’altrettanto chiaro diritto all’autogoverno».

Per l’esponente della maggioranza la bozza di riforma del Titolo V concretizza il neo centralismo in atto da parte dello Stato italiano. «E il neo centralismo – ha spiegato Cherchi – si combatte con l’idea nuova di stato sardo». Augusto Cherchi ha rimarcato la necessità di ridefinire i rapporti tra la Sardegna e Italia, mettendo al centro del processo l’idea di sovranità. Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia” ha auspicato l’apertura di una nuova stagione costituente e sottolineato come «i sardi siano titolari di una sovranità originaria e non delegata dallo Stato italiano».

Il presidente Ganau ha dato, poi, la parola ad Angelo Carta (Psd’Az), il quale ha dichiarato di aver sottoscritto questa mozione perché l’ha ritenuta di fondamentale importanza per la Sardegna. E’ importante però, secondo Carta, coinvolgere anche la società sarda nella riscrittura dello Statuto. «Il popolo sardo ci guarda con diffidenza», bisogna decidere in che modo coinvolgerlo in questo importante processo di modifica e di tutela dell’autonomia della Sardegna. Per Carta alla mozione va aggiunta l’istituzione dell’Assemblea costituente per la riscrittura dello Statuto: «E’ lo strumento migliore per coinvolgere il popolo sardo, non è una diminutio per il Consiglio regionale».

Un ringraziamento al proponente della mozione, Mario Floris, è stato espresso da Oscar Cherchi, consigliere regionale di Forza Italia, perché «ha posto l’accento su un tema importante e scottante». L’esponente dell’opposizione ha ricordato come quanto sta accadendo a livello nazionale, con la modifica del Titolo V, vede la diminuzione dell’autonomia delle regioni. Un’autonomia guadagnata dall’Isola oltre 60 anni fa. «I cittadini ci chiedono di tutelare l’autonomia. Davanti a quanto sta accadendo, chiediamo alla Giunta e a tutto il Consiglio di presentare una proposta di legge di modifica dello Statuto entro 90 giorni da presentare con urgenza al governo». Cherchi ha anche ricordato gli impegni presi, in quell’aula, dal presidente della Repubblica e ha esortato l’esecutivo a ricordare al capo dello Stato quanto accaduto in quell’importante incontro, avvenuto nella scorsa legislatura, sollecitando un incontro anche con il presidente della Camera dei deputati, del Senato e una delegazione delle Istituzioni regionali della Sardegna per riscrivere i rapporti tra l’Isola e il Governo.

Ha quindi preso la parola Paolo Zedda (Rossomori) che ha sottoscritto la proposta di affidare all’Assemblea Costituente la riscrittura dello Statuto sardo. «E’ lo strumento migliore – ha detto Zedda – per coinvolgere tutta la società sarda e riaffermare il principio di autodeterminazione del popolo sardo.»
«Su mundu modernu est andendu faci a unu centralismu culturali, economicu e amministrativu (il mondo va verso un centralismo culturale, economico e amministrativo) – ha detto il rappresentante dei Rossomori nel suo intervento svolto interamente in lingua sarda – est doveri nostu a marcai is diferentzias e a amparai s’identidadi nosta. Custu at a donai prus forza a sa Sardigna. Du depeus fairi po is fillus nostus (è nostro dovere evidenziare le differenze e difendere la nostra identità. Questo darà più forza alla Sardegna. Lo dobbiamo fare per i nostri figli).»

Il consigliere Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha messo l’accento sul fatto che «si sta avviando un tentativo su un terreno dove la classe dirigente sarda ha sempre fallito». Noi stiamo appena iniziando a lavorare, ha aggiunto Arbau, «mentre qualcuno (il governo), sta lavorando a ritmo molto più serrato sul titolo V della Costituzione, sui rapporti fra Stato e autonomie con una forte idea di accentramento e sul riordino del sistema degli enti locali, con abolizione delle Province e la riscrittura della presenza delle autonomie sul territorio».

Anche questo Consiglio regionale fallirà come hanno fallito molti altri, ha chiesto il consigliere Arbau. «Noi pensiamo che non si possa giocare in difesa, abbiamo davanti due strade: l’Assemblea costituente, che per noi è la via maestra e la più praticabile, oppure affidarci all’attività legislativa del Consiglio che potrebbe essere una via più veloce, investendo del compito la commissione Autonomia con un testo elaborato in sede redigente da sottoporre all’Aula». Prima dobbiamo scegliere il metodo, ha concluso il consigliere, e poi la sostanza e, su questa, «la nostra posizione è quella di trasformare la regione in una comunità autonoma».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) ha rivendicato al Consiglio il ruolo di rappresentare compiutamente il popolo sardo, anche nel difficile rapporto con lo Stato. Nel momento in cui si vuole mettere in discussione l’autonomia della Sardegna, ha dichiarato Fenu, «dall’Aula deve arrivare un sussulto d’orgoglio, una proposta forte che, attraverso un nuovo Statuto, determini migliori condizioni di convivenza e di indipendenza economica, superando la condizione imbarazzante di elemosinare ragioni e diritti ad uno Stato centralista». Fenu ha infine auspicato «una convergenza di posizioni di tutto il Consiglio ed una accelerazione del processo riformatore».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha affermato in apertura «che il tema istituzionale è la precondizione di ogni ipotesi di sviluppo, abbiamo tante emergenze ma credo che anche la Giunta si stia rendendo conto che tutti questi problemi devono essere ricondotti alla tendenza alla verticalizzazione centralistica dello Stato che ha segnato un grave passo indietro rispetto alla recente riforma del Titolo V». Sul piano procedurale, secondo Solinas, «la riscrittura dello Statuto non può esaurirsi nel lavoro della commissioni e dell’Aula perché la complessità dei problemi che abbiamo di fronte non ci consente di intervenire con strumenti ordinari: ormai è l’Italia non regge più». La Costituente diventa a questo punto, per il consigliere sardista, «un grande processo popolare, è stata oggetto dei quesiti referendari approvati plebiscitariamente; ora commissione, Consiglio e Giunta devono chiarire come si pone rispetto a questo pronunciamento popolare». Il nodo, ha aggiunto Solinas, «è riscrivere i rapporti non solo con lo Stato ma con l’intera Europa; noi non siamo indipendentisti ma questo non significa separatismo o isolazionismo, significa contrattare alla pari le questioni, senza elemosinare, con la dignità dei sardi che deve trovare un nuovo riconoscimento istituzionale». Dobbiamo stabilire, ha concluso Solinas, «a quale titolo vogliamo inserirci nel contesto internazionale con la nostra specificità».

Il capogruppo del “Misto”, Gavino Sale (Irs), in apertura del suo intervento ha citato Eleonora d’Arborea («a 16 anni di distanza dalla scrittura della Carta Delogu l’aveva definita superata») per ribadire come per lo Statuto del 1948 sia arrivato il tempo della riforma. «Questa è la volta buona», ha dichiarato Sale, pur evidenziando come l’attuale maggioranza, anche se legittimata a governare dal voto popolare, in realtà rappresenti solo il 18% dei sardi aventi diritto al voto. A questo proposito, il consigliere Sale ha sottolineato “la trasversale esigenza per il superamento dell’Autonomia” e ha dichiarato che è “ormai maturo il tempo della sovranità”. Il consigliere di Irs ha auspicato la rapida attivazione di meccanismi di partecipazione e coinvolgimento “del resto della nazione sarda”. Gavino Sale ha quindi annunciato il voto contrario alla mozione Floris e più, dichiarando di non condividere il mandato alla Giunta per scrivere entro 90 giorni il nuovo Statuto sardo.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha evidenziato come i temi proposti al confronto in Aula dalla mozione in discussione siano stati affrontanti in occasione dell’approvazione dell’ordine del giorno dello scorso 9 aprile, in materia di riforme costituzionali. Pietro Cocco ha invitato il Consiglio «a non essere solo vigile del percorso delle riforme ma attore propositivo». «Il dibattito – ha spiegato il consigliere Pd – serve infatti non per difendere l’Autonomia ma per rilanciarla, anzi dobbiamo cogliere l’occasione per rianimarla».

Il capogruppo della maggioranza ha dunque ricordato il dispositivo dell’ordine del giorno unitario approvato in Consiglio lo scorso 9 aprile e rimarcato in tono critico il voto di astensione del consigliere Mario Floris. Pietro Cocco ha chiesto dunque la bocciatura delle mozione e ha dichiarato di non condividere l’impegno rivolto alla Giunta per la riscrittura entro 90 giorni del nuovo Statuto.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito “drastica” la posizione espressa dal capogruppo Pd in conclusione del suo intervento e auspicato la prosecuzione del dibattito in termini costruttivi, constatando che sul tema delle riforme, nel corso degli ultimi decenni, non si sono registrati risultati apprezzabili. Il capogruppo della minoranza ha dichiarato «come non da oggi sia evidente la necessità di una profonda riforma dello Statuto sardo» e ha denunciato come dal 1948 la Regione operi con uno Statuto che non è espressione della volontà regionale ma statale. Pietro Pittalis ha dichiarato dunque il favore per il percorso dell’assemblea costituente, insieme con l’opportunità di meccanismi di partecipazione e coinvolgimento del popolo sardo. In conclusione del suo intervento l’esponente di Fi si è dichiarato disponibile per la predisposizione di un ordine del giorno unitario e non ha nascosto perplessità per l’impegno alla Giunta contenuto nel dispositivo della mozione per la predisposizione del testo di Statuto entro 90 giorni.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dato la parola alla Giunta regionale ed è intervenuto l’assessore delle Riforme, Gianmario Demuro. L’esponente dell’esecutivo si è detto emozionato nell’affrontare in Aula questo argomento che è stato per lui materia di studio di una vita e ha detto di avere profondo rispetto per la democrazia regionale su cui si basa la storia della Repubblica e su cui si basa l’articolo 5 della Costituzione. Demuro ha reso noto all’Aula di aver sottoscritto un emendamento in Conferenza Stato-Regione che prevede che nessuna modifica dello Statuto possa avvenire senza accordo con la regione e che venga tutelato il patrimonio della specialità. L’emendamento ora è all’attenzione del Parlamento. L’assessore ha poi esortato il Consiglio a porsi alla guida della modifica dello Statuto, testo fondamentale e necessario in questo momento di profondi cambiamenti all’interno dell’Unione europea, che tra l’altro ha manifestato attenzione verso la tutela delle autonomie.

Confermando su questo argomento il lavoro della Giunta in collaborazione con l’attività del Consiglio e della Commissione Autonomia, ha proposto uno Statuto nuovo, moderno e capace di rafforzare la democrazia regionale.

Per la replica è intervenuto Mario Floris (Sardegna-Uds) che ha sottolineato la sua paura che il Governo vada avanti senza rispettare la specialità della Sardegna. «Non dobbiamo avere la fretta di Renzi, ma comunque bisogna avere fretta. Finora siamo sempre arrivati in ritardo». Per Floris l’insularità deve avere una dignità costituzionale. L’esponente dell’Uds ha espresso disappunto per la chiusura verso la mozione espressa dal capogruppo del Pd Pietro Cocco.

Il presidente Ganau ha, poi, dato la parola a Modesto Fenu (Sardegna-Movimento Zona franca) per dichiarazione di voto. L’esponente della minoranza ha auspicato che su un argomento così importante si trovi un accordo con un ordine del giorno unitario, ritenendo la posizione espressa dalla giunta non più sufficiente.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito inutili le discussioni «sul metodo» e criticato le posizioni contrarie all’Assemblea costituente: «Non è vero che prevede tempi troppo lunghi, è vero invece che sono passati alcuni decenni senza cavare un ragno dal buco e difficilmente questo Consiglio riuscirà a cavare un ragno dal buco: la costituente sarebbe la via più rapida ed efficace e l’Assemblea ha il dovere di dare una risposta: o sì o no».

Il capogruppo di FI Pietro Pittalis, si è detto convinto che «tenuto conto della complessità dell’argomento e delle posizioni emerse, occorra un ulteriore supplemento di riflessione per arrivare a un ordine del giorno unitario, ma non si può fare tutto in qualche minuto». Meglio sospendere la discussione della mozione, ha suggerito Pittalis, se è d’accordo il primo firmatario, «per poi riportare un nuovo documento in Aula al più presto».

Presidente ha chiesto al consigliere Floris la sua opinione sull’ipotesi prospettata, ottenendo una risposta positiva.

Il consigliere Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha rilevato che «Floris, in un primo momento, si era detto contrario all’ordine del giorno, però se oggi cambia idea noi siamo disponibili». Peraltro, ha osservato, «rispetto al comma 2 della mozione la commissione è già molto avanti con i lavori».

Il consigliere Pietro Cocco (Pd) ha dichiarato di condividere la richiesta del consigliere Pittalis.

Il consigliere Floris ha poi annunciato il ritiro della mozione ma, dopo un successivo approfondimento, il presidente Ganau ha chiarito che si intende accettata dall’Aula la decisione di sospendere la discussione della mozione e rinviarla ad altra data.

L’Aula ha quindi proseguito nell’esame dell’ordine del giorno, affrontando la discussione della mozione n. 32 (Antonio Solinas e più) «sul ventilato inserimento della Sardegna fra le aree idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi».

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Antonio Solinas per l’illustrazione della mozione.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), illustrando il contenuto della mozione, ha sostenuto «si tratta di un argomento non di parte che riguarda tutta la Sardegna, già affrontato in precedenti legislature». La Sardegna, ha spiegato, «è tornata in qualche modo all’attenzione del governo dopo l’approvazione di un provvedimento legislativo che fissa al 31 dicembre di quest’anno la predisposizione di un programma nazionale che prevede anche l’individuazione del sito unico per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi». In un recente incontro delle commissioni competenti di Camera e Senato, è stato annunciato, ha proseguito Solinas, «che fra una settimana saranno pubblicati sia l’elenco dei siti idonei che le linee guida per lo smaltimento dei materiali, linee che in effetti già si conoscono: stabilità geologica, isolamento da infrastrutture umane, protezione da condizioni meteo estreme, tutto fa pensare che si tratti della Sardegna». Però i sardi, ha osservato il consigliere del Pd, «si sono già espressi dicendo che sulla nostra terra non c’è spazio per siti nucleari di qualunque tipo; c’è stato un referendum svoltosi nel maggio del 2001 che ha avuto il 97% dei voti, bisogna ricordare queste cose al governo nazionale e alla Sogin, con correttezza ma anche con molta fermezza».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha ribadito la convinta sottoscrizione alla mozione in discussione e riaffermato ferma contrarietà all’ipotesi della Sardegna come sito di stoccaggio dei rifiuti nucleari. L’esponente della maggioranza ha sottolineato come la Regione sia tra quelle italiane maggiormente gravata da servitù militari, con intere porzioni del territorio destinate a poligoni e altre parti gravemente inquinate. A questo proposito Emilio Usula ha preannunciato una mozione nella quale si denunciano livelli di inquinamento oltre le soglie limite nel territorio di Portoscuso. Il consigliere dei Rossomori ha dunque ricordato i danni e le penalizzazioni che derivano all’intera Sardegna e a tutti i suoi settori produttivi, ad incominciare dall’agroalimentare e il turismo, da una simile situazione che unita al diffondersi di Blue Tongue e peste suina nei campi, rischia di compromettere il futuro della nostra terra. «Se non fermeremo le scorie nucleari – ha ammonito Usula – questa passerà alla storia come la legislatura “accabadora” della Sardegna».

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Modesto Fenu, ha dichiarato la piena condivisione alle premesse contenute nella mozione Solinas e più, e proposto alcune modifiche nel dispositivo deliberativo del documento. In sintesi, il consigliere della minoranza, ha proposto l’eliminazione della parte relativa “all’apertura del confronto col governo” con una dicitura che afferma «la contrarietà della Regione alle scorie nucleari nell’Isola, in forza al pronunciamento popolare del referendum del 2011».

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola al capogruppo di Sel, Daniele Cocco che ha ricordato il referendum consultivo del 15 e 16 maggio del 2011 e ribadito con forza “il no a qualunque ipotesi veda la Sardegna come deposito di scorie nucleari”. Daniele Cocco si è detto favorevole alle modifiche proposte dal collega Modesto Fenu e ha auspicato una presa di posizione unitaria del Consiglio contro “nuove pratiche coloniali ai danni dei sardi”.

 l presidente Ganau ha dato la parola all’assessore delle Riforme, Gianmario Demuro, il quale ha ribadito la contrarietà della Giunta ad accogliere le scorie nucleari nell’Isola. La Giunta ha confermato la fermezza con cui vigilerà per contrastare con ogni mezzo tutte le iniziative che vogliono stoccare in Sardegna scorie nucleari. Demuro ha illustrato i punti che l’Esecutivo utilizzerà per difendere l’Isola e i sardi nel confronto con il governo: punterà sul grande sacrificio della Sardegna già gravata da servitù militari, «che hanno inquinato i siti deputati alle esercitazioni militari», sull’insularità che renderebbe altamente rischiosi i trasporti. Il deposito delle scorie in Sardegna creerebbe, ha continuato Demuro, un grave pregiudizio per le azioni di valorizzazione ambientale dell’Isola e per l’industria turistica, oltre al grave rischio per la salute. «Condividiamo la mozione», ha concluso l’assessore. Il proponente del testo, Antonio Solinas (Pd), ha chiesto al presidente qualche minuto di sospensione per la predisposizione di un ordine del giorno unitario da condividere con l’Aula, richiesta accolta dal presidente.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che era stato presentato un ordine del giorno, firmato da tutti i capigruppo, e che quindi la mozione era stata ritirata. Il testo impegnava il presidente della Regione «a respingere ogni possibilità che la Sardegna venga inserita tra le aree idonee a ospitare il sito sul quale sorgerà il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, nel rispetto dell’esito referendario del 15 e 16 maggio 2011».

L’ordine del giorno è stato messo in votazione ed è stato approvato.

Il presidente Gianfranco Ganau ha dichiarato conclusa la seduta e ha convocato il Consiglio regionale a domicilio.