2 May, 2024
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Venerdì 7 novembre si terrà il meeting delle imprese dei cluster promossi da Sardegna Ricerche, SMERI, SMARTGEO e INNO. Il tema della giornata è “Bonifiche ambientali e potenzialità delle imprese: le competenze della ricerca scientifica trasferite alle imprese per sviluppare innovazione“. L’appuntamento è alle ore 15.00, presso l’Aula magna del Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell’Università di Cagliari, in via Trentino 51. L’incontro è aperto a tutti coloro che sono interessati alle tematiche trattate.

I cluster sono gruppi di piccole e medie imprese che operano nello stesso settore o in settori affini e che, dato un obiettivo condiviso, ideano e sperimentano progetti di sviluppo e di innovazione con il sostegno di Sardegna Ricerche e il contributo di Centri di ricerca e Università. I progetti cluster gestiti da Sardegna Ricerche sono finanziati dalla Regione Sardegna nell’ambito del POR FESR 2007-2013, linea di attività 6.1.1.a “Promozione e sostegno all’attività di RSI dei Poli di Innovazione e dei progetti strategici“.

L’incontro sarà l’occasione per discutere le opportunità offerte dal mercato e dalla normativa vigente nel campo del biorisanamento. Saranno poi messi in luce i risultati ottenuti e quelli attesi dai tre cluster di imprese SMERI, SMARTGEO e INNO, che si occupano rispettivamente di risanamento di siti minerari dismessi, di prospezione geofisica e di geomatica.

In programma gli interventi di Anna Rosa Sprocati (ENEA), dei referenti scientifici dei cluster, Giovanni De Giudici (DSCG, UNICA); Guido Satta e Pierluigi Cau (CRS4). Antonino Grimaldi, infine, illustrerà le opportunità offerte da Sardegna Ricerche nel campo dell’innovazione per le imprese.

La partecipazione è libera e gratuita, previa registrazione online sul sito di Sardegna Ricerche, all’indirizzo www.sardegnaricerche.it dove è anche disponibile il programma completo con le schede dei progetti cluster.

Per informazioni ci si può rivolgere a Graziana Frogheri, del settore Networking di Sardegna Ricerche (email: graziana.frogheri@sardegnaricerche.it; tel. 070.92431).

Il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 5 (Case della Salute) della proposta di legge 71/A (Cocco Pietro e più)  “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale” ed ha concluso la discussione generale sull’articolo 6. I lavori riprenderanno mercoledì, 12 novembre, alle 10.00, con la conclusione dell’esame della proposta di legge, per poi passare all’esame del DL 72Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione dell’art. 5 e degli emendamenti alla proposta di legge 71/A.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha ricordato che l’Aula deve ancora votare l’art. 4 e, in particolare, l’emendamento n. 248 sulla sanità penitenziaria. Il presidente ha precisato che l’emendamento non è ancora pervenuto e pertanto si può procedere sull’art. 5.

Prima di avviare la discussione generale, il presidente ha dato lettura degli emendamenti presentati e successivamente ha dato la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Lorenzo Cozzolino, del Pd.

Lorenzo Cozzolino, soffermandosi sulla novità della legge rappresentata dalle case della salute ha affermato che «queste strutture sono state programmate come un luogo in cui vengono erogate cure primarie da parte di personale sanitario e del servizio sociale, professionisti che hanno in carico il cittadino assicurando continuità assistenziale 24 ore al giorno e 7 giorni su 7, compreso il servizio di prenotazione». «Le case della salute – ha proseguito Cozzolino – sono parte integrante del distretto, il cui modello di base è dimensionato attorno ai 30.000 abitanti, in alcun realtà della Sardegna saranno quindi necessariamente più grandi».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha invitato l’Assemblea ad una riflessione su una legge con tante lacune ma comunque importante perché «per l’ennesima volta, con un emendamento successivo si sta completamente riscrivendo la legge: un modo di procedere censurabile che riduce il testo ad un aggregato di enunciazioni di principio». «Sarebbe opportuno – ha proposto – tornare almeno per una giornata in commissione per riflettere sul lavoro svolto». «Con questo modo di procedere – ha continuato Zedda – viene svilito il ruolo del Consiglio da una azione invasiva della Giunta che ha bacchettato la maggioranza richiamandola all’ordine costringendola a riscrivere le parti più importanti della legge; una legge che comunque resta piena di contraddizioni, da una parte si introducono nuove figure e addirittura nuove aziende ma non si dice nulla, ad esempio, di guardie mediche e poliambulatori».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito l’articolo «l’ennesimo tassello di un puzzle che non riesce a comporsi; le case della salute nascono con tante buone intenzioni che non si sono realizzate, ora si vuole raddrizzare la situazione ma occorre interrogarsi sul risultato di quella esperienza, purtroppo senza dati in grado di supportare una analisi approfondita». «Bisogna intervenire – ha sostenuto Cossa – con cognizione di causa e questa legge non lo fa, è impensabile ad esempio che ogni casa della salute debba sviluppare un proprio modello informatico, vuol dire che non abbiamo nemmeno una vaga idea di cosa comporterebbe mentre, casomai, dovrebbe essere il sistema Sisar ad occuparsi di informatizzare la rete territoriale».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha sottolineato che l’istituzione delle “case della salute” è un processo irreversibile nel verso dell’integrazione dei servizi nel territorio. «Il punto – ha aggiunto l’esponente della minoranza – è scrivere una buona norma che ne espliciti funzioni e ne garantisca le finalità istitutive». Locci ha quindi affrontato il tema dei bacini di utenza per l’istituzione delle case della salute ed in riferimento alle affermazioni fatte in proposito dal consigliere Cozzolino ha espresso contrarietà all’ipotesi di assumere come bacino di utenza minimo quello dei 30mila abitanti. Ignazio Locci ha affermato che serve tener conto di tutti i territori dell’Isola, ad incominciare da quelli di frontiera. «Non perdiamo di vista i nostri paesi e le esigenze dei loro abitanti», ha dichiarato il consigliere Fi, che ha sollevato dubbi sull’effettivo inserimento dei medici di base all’interno delle costituende case della salute.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ribadito dubbi sulla Pl 71 e si è detto perplesso per quanto disposto dall’articolo 5 a proposito delle forme organizzative delle cure primarie all’interno delle case della salute. L’esponente della minoranza ha quindi insistito nelle critiche all’emendamento della maggioranza all’articolo 5 comma 5 («di fatto stravolge l’intera norma»). Cherchi ha inoltre invitato alla riflessione sui contenuti del comma 3, lettera c) dell’articolo 5, laddove si prevede la promozione di un lavoro di equipe tra le varie figure professionali con il coinvolgimento anche dei medici di base che – a giudizio dell’ex assessore dell’Agricoltura – sono già impegnati 24 ore su 24 con i rispettivi assistiti («meglio sarebbe stato rivolgersi agli specializzandi e specializzati di medicina interna»).

Cherchi ha chiesto lumi sul futuro delle guardie mediche ed ha concluso proponendo lo stop all’esame del testo di legge in Consiglio ed il ritorno della Pl 71 in Commissione.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha accusato la maggioranza di procedere con “giochi di prestigio” e ha ricordato lo stanziamento di 30 milioni di euro per l’introduzione delle case della salute. L’esponente della minoranza ha ricordato il piano dell’allora assessore Liori ed ha affermato che nessuna di quelle case è in funzione e addirittura a Giba la casa della salute si trova all’interno di un ambulatorio.

Oppi ha quindi invitato a considerare come indispensabile un supporto anche di tipo economico per il coinvolgimento dei medici di base nelle costituende case della salute. Il leader dei centristi ha dunque ribadito la necessità di prevedere un adeguato stanziamento di risorse e ha evidenziato la sua contrarietà al punto “i” dell’articolo 5 perché – a suo giudizio – si traduce in una disponibilità di immobili di grandi dimensioni. Giorgio Oppi ha concluso rivolgendosi direttamente all’assessore Arru perché garantisca una posta finanziaria adeguata ed ha definito “insufficiente” quella prevista per l’istituzione dell’Areu.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito le critiche all’impianto normativo ed al modo di procedere attraverso l’approvazione di emendamenti che stravolgono nei fatti il testo esaminato nella commissione consiliare della Sanità. Nello specifico, l’esponente della minoranza ha denunciato il rischio che, così come è ipotizzata nella Pl 71, “la casa della salute diventi una Rsa senza testa e senza coda”. «Ho grandi dubbi sul palinsesto della legge – ha concluso Dedoni – una legge che non è utile perché non produce alcuna riforma».

Per il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, anche le case della salute rappresentano teoricamente una realtà importante, ma ha evidenziato che ai commi 1 e 2 vengono definite le funzioni teoriche, «copiate ma non pensate per il nostro territorio». Per Rubiu «mancano dati, percentuali, programmazione, non definisce una strategia, e non risponde ai bisogno dei sardi». Per quanto riguarda il comma 3 per l’esponente dell’opposizione, si tratta di pura fantasia. «Il più divertente è il comma 4», ha affermato, perché non individua «né le risorse né i soggetti di cui stiamo parlando». E ha aggiunto: «Siete bravi nel copia e incolla ma incapaci di pensare ai reali strumenti per dare risposte. L’aspetto che mi duole di più e che avremmo potuto discutere di misure urgenti per la sanità, invece abbiamo davanti un testo fittizio». Rubiu ha esortato la maggioranza a ritirare il testo e riportarlo in Sesta commissione. Il consigliere del Pd, Roberto Deriu si è detto confuso per le affermazioni della minoranza che parlano a loro volta di confusione con affermazioni contraddittorie. «Intervengo  – ha affermato Augusto Cherchi (Partito dei sardi) – perché stiamo cercando di discutere di argomenti importanti, seri, senza dare quel contorno di serietà che merita. Io riparto dal titolo: norme urgenti». Cherchi  ha affermato che il 118 va riformato in modo urgente e che l’assistenza territoriale, quella di cui tutti hanno più bisogno, deve essere riorganizzata, passando da un concetto di cura a quello di prendersi cura. Per il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Se questo dibattito aveva bisogno di un momento di chiarezza lo ha fatto il collega Roberto Deriu, che mi dovrà spiegare il suo intervento». E ha aggiunto: «Questo è lo specchio di quello che la maggioranza ha in animo di fare con buoni propositi, con obiettivi pomposamente esaltati come enunciazioni» senza un piano concreto e operativo. Per Pittalis questa legge sta creando preoccupazione tra gli operatori sanitari, visto che la maggioranza non ha tenuto conto delle riflessioni fatte dagli organismi sindacali e di categoria in commissione. «Vi aspettiamo ai primi di giugno per vedere cosa riuscirete a fare. Se c’è confusione questa è dalla vostra parte», e ha concluso: «Per fare pasticci di questa natura sarebbe stato meglio non fare nulla».

Per la Giunta, l’assessore della Sanità Luigi Arru ha dichiarato che non si sta procedendo col metodo della tabula rasa e, quanto al confronto con gli operatori, ha annunciato che fin da domani partirà “una 48 ore” di confronto a tutto campo con gli addetti ai lavori in collaborazione con l’Università Sant’nna di Pisa, a partire dai medici di famiglia. «Il nostro obiettivo – ha spiegato – è quello di trovare una alternativa all’ospedale per le acuzie e per questo lavoreremo molto sugli uomini e sulla loro motivazione». Arru ha citato in proposito l’esempio della blue tongue, ricordando che «prima c’erano oltre 100.000 capi morti mentre oggi sono appena 15 ma non abbiamo fatto niente di speciale, abbiamo solo messo assieme le risorse umane esistenti». La tendenza internazionale, ha concluso Arru, «è quella di attivare alla luce delle dinamiche demografie negative una alternativa alla centralità dell’ospedale, anche perché in Sardegna avremmo l’indice di vecchiaia più alto di tutta Italia insieme alla Liguria».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi invitato il relatore della maggioranza ad esprimere il parere sugli emendamenti all’articolo 5. Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha espresso parere favorevole all’emendamento 369 e ha formulato un invito al ritiro per l’emendamento 67 ed ha quindi espresso parere contrario per gli emendamenti: 187, 188, 221, 350, 82, 182, 220, 83, 183, 219, 84, 185, 234, 351, 189, 190, 87, 192, 191, 379.

Il presidente del Consiglio ha chiesto alla Giunta di formulare il parere di competenza. L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha dichiarato di rimettersi al parere espresso dal relatore di maggioranza.

Il presidente Gianfranco Ganau ha posto in votazione gli emendamenti: 64, 168, 275, 337. Sono intervenuti per dichiarazione di voto: Alessandra Zedda (Fi), favorevole; il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, contrario; il consigliere di Fi, Ignazio Locci, favorevole; il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, favorevole; il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, contrario; il consigliere di Fi, Marco Tedde, favorevole; la consigliere del Cd, Anna Maria Busia, contraria; il consigliere di Fi, Oscar Cherchi, favorevole; il consigliere di Fi, Stefano Tunis, favorevole; il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, favorevole; il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, favorevole. Concluse le dichiarazioni di voto, il presidente Ganau ha dichiarato aperta la votazione (52 votanti, 21 a favore e 31 contrari) con la quale l’Aula ha respinto gli emendamenti 64, 168, 275, 337.

Il presidente ha dichiarato inammissibile l’emendamento 262 ed ha proceduto con la votazione degli emendamenti 68, 169, 236, 338 (52 votanti, 20 a favore e 31 contrari) che sono stati respinti. Respinti con successive votazioni a scrutinio elettronico palese gli emendamenti 69, 170, 232, 339, 70, 171, 231, 340, 71, 172, 230, 341, 72, 173, 229, 342, 73, 174, 228, 343, 74, 175, 233, 344, 75, 176, 227, 345, 76, 177, 226, 346, 77, 178, 225, 347, 78, 179, 224, 348, 79, 180, 223, 80, 181, 222, 349, 81, 184, 221, 350, 82, 182, 220, 83, 183, 219, 84, 185, 234, 351, 85, 186, 235, 352.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 65. Per dichiarazione di voto sono intervenuti i consiglieri: Ignazio Locci (Fi), favorevole; Oscar Cherchi (Fi), favorevole; Alessandra Zedda (Fi), favorevole; Marco Tedde (Fi), favorevole. L’Aula ha quindi respinto l’emendamento 65 con 20 voti favorevoli e 31 contrari.

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’emendamento 66. Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri: Ignazio Locci (Fi), favorevole e Michele Cossa (Riformatori), favorevole. Il Consiglio ha respinto l’emendamento 66 con 20 voti a favore e 30 contrari. Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 86 che a conclusione della dichiarazione di voto a favore del consigliere, Oscar Cherchi (Fi), è stato respinto con 21 voti a favori e 31 contrari. Respinto con 20 voti a favore e 31 contro anche l’emendamento 107.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento sostitutivo parziale n. 369 (primo firmatario il capogruppo del Pd, Pietro Cocco), con parere favorevole della commissione e della Giunta che prevede la sostituzione del comma 5 dell’articolo 5 della Pl 71 con la seguente dicitura: «La Giunta regionale, sentita la competente commissione consiliare, disciplina funzioni e organizzazione della case della salute, prevedendo livelli e tipologie differenziati per la modulazione delle attività di cui al precedente comma 3, in base alle caratteristiche territoriali e alla programmazione delle reti assistenziali, garantendo una localizzazione equilibrata delle strutture in tutto il territorio regionale che tenga conto di quelle già esistenti o previste nei piani sperimentali approvati, nonché delle aggregazioni funzionali territoriali e delle unità complesse di cure primarie di cui alla normativa vigente». Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri: Lorenzo Cozzolino (Pd), favorevole; Ignazio Locci (Fi), contrario; Alessandra Zedda (Fi), contraria; Giorgio Oppi (Udc), contrario.

L’emendamento 369 è stato approvato con 31 voti a favore e 20 contro.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato che a seguito dell’approvazione dell’emendamento 369 sono decaduti gli emendamenti: 67, 87, 192  e 191 ed ha proceduto con la messa in votazione dell’articolo 5 della proposta di legge n. 71.

In sede di dichiarazione di voto il consigliere, Ignazio Locci (Fi), si è dichiarato contrario ed ha ribadito le critiche espresse nel corso del dibattito verso l’intero provvedimento ed in particolare su quanto previsto per le case della salute soprattutto per ciò che attiene i cosiddetti bacini di utenza.

Il consigliere di Fi, Oscar Cherchi, ha dichiarato il voto contrario denunciato il pericolo che le case della salute si traducano in un caos con conseguenze dannose per la sanità sarda.

Il capogruppo dell’Udc, Luigi Rubiu, ha dichiarato il voto contrario ed ha ribadito la necessità di una vera riforma sanitaria vicina ai bisogni dei cittadini sardi ed ha paventato il rischio che le case della salute producano lo sfascio delle casse regionali.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, non ha nascosto la parziale fondatezza di alcune perplessità espresse dai consiglieri della minoranza ma ha dichiarato il voto favorevole all’articolo 5 perché – così ha spiegato Arbau – rappresentano una sfida per una nuova classe dirigente sarda.

Il capogruppo dei Riformatori, Michele Cossa, ha dichiarato il voto contrario, sottolineando come il testo in esame rappresenti un “sistema disomogeneo e disarmonico”. «Non siamo contro le case della salute – ha spiegato l’esponente della minoranza – ma siamo contro le case della salute come sono normate all’articolo 5 della Pl 71».

Concluse le dichiarazioni di voto si è proceduto con la votazione dell’emendamento 369 che è stato approvato con 31 voti a favore e 19 contrari.

Il presidente Ganau è quindi passato alla votazione degli emendamenti aggiuntivi all’articolo 5 ed ha posto in votazione l’emendamento 187. Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri Michele Cossa (Riformatori), favorevole; il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau che ha espresso la disponibilità ad affrontare in sede di riforma l’ipotesi contenuta, nell’emendamento presentato da Cossa,  di inserire gradualmente nelle case della salute i servizi dell’area socio assistenziale. Il consigliere Ignazio Locci (Fi) favorevole; mentre la consigliere del Pd, Rossella Pinna, si è dichiarata “assolutamente contraria”. Il consigliere dei Riformatori sardi, Luigi Crisponi, ha dichiarato il voto a favore ed ha polemizzato con la consigliere del Pd, Rossella Pinna.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 187 che è stato respinto con 20 voti a favore e 29 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’articolo 6 “Ospedali di Comunità” e sugli emendamenti. Per il consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, si tratta di «un altro pezzo disarmonico di questo provvedimento legislativo. Tutte cose potenzialmente buone prese singolarmente, il quadro d’insieme che viene fuori è però disastroso. Vengono istituiti gli ospedali di comunità senza spiegare esattamente cosa sono, prenderanno il posto dei piccoli ospedali? Sono le cosiddette Rsa? Questo non è chiaro». Cossa ha poi aggiunto: «Se fossero un veicolo per eliminare quelle duplicazioni di offerta sanitaria che sono presenti in varie parti dell’Isola, allora ci potremmo anche ragionare. Però questo non è chiaro». Per l’esponente della minoranza si tratta di un testo è generico che crea confusione.

Per Ignazio Locci (Forza Italia) gli ospedali di comunità rappresentano il mezzo per razionalizzare la rete ospedaliera a discapito dei piccoli ospedali di periferia. «Mi auguro che non sarà così perché a me stanno molto a cuore gli ospedali di periferia, che non sono la causa di tutti i mali della sanità, anzi». Per Locci l’articolo 6 non è  uno strumento utile all’avvio della riforma sanitaria. Il vice presidente del gruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha ribadito che sarebbero serviti maggiori approfondimenti, perché gli ospedali di comunità sono una buona soluzione, ma manca un’analisi attenta delle strutture da riconvertire, dei costi, (“lo farà la Giunta in un secondo momento?”), in che modo incideranno sui piccoli ospedali, sui poliambulatori. Zedda ha proposto alla maggioranza di fare una pausa e ragionare insieme «per migliorare quello che stiamo andando ad approvare». L’esponente azzurro ha ricordato che alla base della norma c’era la riduzione dei costi, mentre finora è stata approvata soltanto l’istituzione di altre strutture. Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha affermato che nel merito si trovava d’accordo con quanto stabilito dall’articolo 6, ricordando che gli ospedali di comunità risalgono agli anni ’20 in Gran Bretagna e che i primi in Italia sono stati istituiti in Emilia Romagna (“loro ne hanno soltanto tre”). Cherchi ha manifestato preoccupazione per come possano essere recepite queste strutture nei territori che le vedranno contrapporsi agli ospedali di periferia e alla sanità privata. Lorenzo Cozzolino (Pd) ha spiegato che «gli ospedali di comunità garantiscono la cura di tutte quelle persone che necessitano di cure per non acuti, riducendo i ricoveri negli ospedali». E ha aggiunto che anche nel Patto della Salute ci sono gli ospedali di comunità, che nasceranno dalla riconversione di strutture già esistenti e nell’ambito della razionalizzazione della rete ospedaliera.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd), relatore del provvedimento, ha invitato l’Aula ad interpretare correttamente la definizione di ospedali di comunità «come momento di ristrutturazione della rete ospedaliera ed anello di congiunzione fra territorio e rete ospedaliera, luogo in cui trattare in maniera efficace il paziente che ha un modesto bisogno di cure uscendo dalla visione ospedalo-centrica». «Su questo terreno – ha precisato – ci può essere un punto di incontro, fermo restando che ognuno che ognuno deve fare il suo mestiere in un certo territorio e che le funzioni dovranno essere svolte in raccordo con il bacino di utenza».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni si è detto disponibile a convergere con quanto affermato da Ruggeri nell’ottica di una razionalizzazione ma il problema, ha avvertito, «è che questa razionalizzazione non c’è in una legge fatta di segmenti disomogenei: sul territorio, ad esempio, ci sono ospedali che vanno messi in rete restituendoli ad una funzione più efficace ma esistono anche territori privi di strutture, serve insomma una analisi molto approfondita che nella legge manca».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha richiamato l’attenzione dell’Aula sulle esperienze degli ospedali di comunità portati avanti nelle altre Regioni e successivamente ha messo l’accento sulla proposta della maggioranza parla che parla di interventi di “ristrutturazione” della rete ospedaliera. «Non vorrei – ha detto – che fosse una foglia di fico per nascondere operazioni di taglio dei posti letto, magari legati in qualche modo all’operazione San Raffaele». «Bisognerà pur dare qualche risposta – ha detto Pittalis – agli ospedali periferici di Bosa come di Sorgono, di Thiesi come di Iglesias e su questo occorre da parte dell’assessore una parola di chiarezza». Quanto all’emendamento che prevede il commissariamento delle aziende sanitarie, il capogruppo di Forza Italia, si è espresso in modo fortemente critico; «viene motivato con la riorganizzazione ma, oltre alla figura del commissario, si prevedono quelle di un coordinatore amministrativo e uno sanitario». Rivolto alla maggioranza, Pittalis l’ha invitata ad «evitare questa vergogna perché, fra l’altro, sarà difficile sostenere questa tesi davanti al giudice amministrativo, è una porcheria!».

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha affermato che «tutto va visto nell’ottica della circolarità superando le tante barriere artificiali individuando il servizio migliore per il paziente che ha superato la fase di acuzie e deve poter restare in un ambiente protetto». «Non vogliamo tagliare – ha aggiunto – ma siamo obbligati a fare scelte complesse dal Patto della salute e comunque speriamo di poter accedere ad una quota di fondi nazionali ma, al di là di questo aspetto, non esistono alternative: o garantiamo integrazione e continuità delle cure o perderemo la battaglia, continuando ad avere un surplus di codici bianchi al pronto soccorso e reparti di geriatria non efficienti». Rispondendo all’osservazione del consigliere di Forza Italia Pittalis sul commissariamento delle aziende sanitarie, l’assessore ha affermato che «la Giunta ha fatto una riflessione, ritenendo necessaria la presenza di figure di supporto, accanto al commissario, per poter gestire in modo efficiente situazioni particolarmente complesse che caratterizzano le aziende di grandi dimensioni».

Dopo l’intervento dell’assessore il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno mercoledì prossimo, 12 novembre, alle 10.00, con la prosecuzione della discussione sugli articoli della Proposta di Legge 71/A fino al voto finale sul provvedimento.  A seguire l’Aula sarà impegnata nell’esame del disegno di legge n. 72 (Giunta regionale) – Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione – che sarà esaminato dalla Prima commissione, per il parere, nella seduta convocata per lo stesso, mercoledì 12 novembre, alle 9.00.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Ospedale Brotzu Cagliari 4Luca Pizzuto 2 copia
Il codice rosa arriva nei Pronto Soccorso della Sardegna, fra le prime regioni in Italia ad averlo istituito: l’ha deciso il Consiglio regionale, approvando all’unanimità un emendamento orale di maggioranza. Il codice rosa, inserito nella legge di riforma della sanità in discussione nell’aula di via Roma, sarà operativo dal momento dell’entrata in vigore della stessa legge e sarà dedicato alle donne vittima della violenza di genere ma anche agli altri soggetti deboli della società che subiscono violenza, in particolare minori, anziani e immigrati. All’arrivo in pronto soccorso, il codice rosa sarà assegnato insieme al codice di gravità da personale addestrato a riconoscere segnali non sempre evidenti di una violenza subita anche se non dichiarata. Una volta assegnato il codice rosa si attiverà un gruppo operativo dedicato e opportunamente formato composto da personale sanitario (medici, infermieri, psicologi) e dalle forze dell’ordine.
«Sono molto soddisfatto della decisione unanime del Consiglio regionale che dimostra grande attenzione su un tema così importante e delicato, e oltre all’onorevole Luca Pizzuto che ha proposto l’emendamento ringrazio l’Aula per la sensibilità dimostrata – dice l’assessore della Sanità Luigi Arru – Il Codice Rosa garantirà alle donne vittima di violenza che purtroppo sono sempre più numerose l’accoglienza e le cure di cui hanno bisogno, difendendo la loro privacy e aiutandole in un percorso anche psicologico, ma saranno aiutati tutti i soggetti più deboli della società. Siamo una delle primissime Regioni a istituire il Codice Rosa per legge e a renderlo operativo in tempi stretti – conclude l’assessore Arru – Credo sia un segnale, dovuto, di grande attenzione e civiltà.»
A supporto dei Codici Rosa in Sardegna è stato firmato un protocollo operativo fra Ordine dei Medici e Ordine degli Avvocati della Provincia di Cagliari.

 

Il capogruppo del Partito Democratico, Pietro Cocco, replica a Michele Cossa dei Riformatori sulla modifica dei criteri di ripartizione delle risorse destinate ai Centri antiviolenza. «I criteri sono chiari e trasparenti, non vengono più dati finanziamenti solo in base al numero degli abitanti ma anche in base al numero delle persone a cui si presta assistenza. È finito il tempo dei finanziamenti a pioggia ma non certo quello dell’assistenza sociale ai più deboli – sottolinea Cocco –  chi presta servizio nei centri antiviolenza, e certifica il suo lavoro, continuerà a ricevere i finanziamenti».

«Il Consiglio regionale approva il codice rosa in pronto soccorso, ma l’esecutivo è incapace di utilizzare anche gli strumenti che ha a disposizione: i Centri antiviolenza rischiano la chiusura perché la Regione unilateralmente ha modificato in corso d’opera i criteri di ripartizione delle risorse destinate al funzionamento dei Centri e delle Case di accoglienza per le donne vittime di violenza.»

Lo ha detto questa sera Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi.

«Non bastano i proclami. La violenza si combatte anzitutto fuori dagli ospedali. Bene il codice rosa, ma penalizzare – aggiunge Cossa – soprattutto i centri del centro e del sud della Sardegna significa assumersi una grave responsabilità: la decisione della Regione sta comportando il ridimensionamento dei servizi. Un fatto gravissimo, soprattutto in un momento di grande attenzione e sensibilità su questi temi.»

Il Corpo forestale e di vigilanza ambientale comunica che, con delibera della Giunta regionale del 21 ottobre 2014, le competenze relative al contenzioso pesca sono transitate alle Capitanerie di porto.
Chiunque avesse un contenzioso in materia di pesca può rivolgersi:
– per fatti accertati fino alla data del 21 ottobre 2014 alla Direzione generale del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale tramite il Servizio della vigilanza e coordinamento tecnico in Via Biasi, 7 – 09131 Cagliari, raggiungibile telefonicamente al numero 070/6066795, fax 070/6066591 o via e-mail agli indirizzi: cfva.vigilanza@regione.sardegna.it;cfva.vigilanza@pec.regione.sardegna.it ;
– per fatti accertati dal 22 ottobre 2014 alle Capitanerie di porto.

Conservatorio di Cagliari 35 copia

Giovedì sera, alle 18.00, all’Auditorium del Conservatorio “G. P. Da Palestrina” di Cagliari, verrà inaugurato il nuovo anno accademico.

Sarà un concerto di 150 suoi allievi a inaugurare domani, giovedì 6 novembre alle 18, il nuovo anno accademico 2014-2015 del Conservatorio di musica di Cagliari “Giovanni Pierluigi Da Palestrina”.

L’appuntamento è in programma nell’Auditorium del Conservatorio (in piazza Porrino) quando dopo i saluti della direttrice dell’istituzione musicale, Elisabetta Porrà, e del nuovo presidente, Gianluca Floris, si alterneranno sul palco l’orchestra junior, il coro di voci bianche, l’orchestra e il coro del conservatorio guidati dai docenti Pio Salotto, Enrico Di Maira, Alberto Pollesel, Giuseppe Erdas, Pompeo Vernile.

Una serata importante, fatta di grande musica, per un programma che si aprirà sulle note del tema scritto dal celebre compositore John Williams per “Harry Potter e la pietra filosofale”, primo film della famosa saga. Si prosegue con “Trepak”, tratto dal balletto “Lo schiaccianoci” di Pyotr Ilyich Tchaikovsky, per arrivare al coro di voci bianche protagonista del celebre corale di J. S. Bach “Jesu bleibet meine freude” tratto dalla cantata “BWV 147”. Il programma propone anche la Sinfonia n. 8 in si minore D 759 “Incompiuta” di Franz Schubert, prima di passare al “Concerto per pianoforte e orchestra in do minore op. 37” di Ludvig Van Beethoven e al “Te Deum” per soprano, baritono, coro misto e orchestra op. 103 di Antonin Dvořák, con cui calerà il sipario sullo spettacolo.

Non è un caso che protagonisti sul palco siano gli allievi del Conservatorio: «Questa nostra scelta artistico-didattica – sottolinea Elisabetta Porrà – vuole essere un modo per fare capire che la scuola è degli studenti. Tutto ciò che facciamo è rivolto alla loro formazione«.

Attualmente sono più di mille gli allievi iscritti all’istituzione musicale (una tra le prime in Italia, sorta negli anni Trenta), divisi tra scuola media, liceo, trienni e bienni superiori e corsi preaccademici, con un incremento del 15% rispetto all’anno accademico appena trascorso.

Si tratta di un dato in controtendenza se confrontato con il momento contingente di crisi, dove il segno meno da qualche tempo caratterizza le iscrizioni negli altri indirizzi di scuole superiori e università.

La serata di giovedì sarà anche l’occasione per ribadire una rinnovata apertura del conservatorio “G. P. Da Palestrina” verso il territorio: «Sarà uno degli obiettivi primari del Conservatorio quello di potenziare la collaborazione con il tessuto culturale cittadino e dell’area metropolitana – afferma il presidente, Gianluca Floris – incrementando il dialogo e la collaborazione con le associazioni culturali e le realtà professionali artistiche operanti sul territorio. Siamo sicuri che, in questa direzione, sia i nostri allievi che tutto il comparto cultura potranno trarne un reciproco giovamento concreto».

L’ingresso alla serata di giovedì è libero.

La Giunta comunale di Carbonia, nella seduta del 30 ottobre 2014, ha approvato i progetti definitivi per la ristrutturazione della Biblioteca e della Mediateca comunale di viale Arsia e del Teatro Centrale di Piazza Roma.

I fondi per i lavori, per complessivi 200.000 euro, sono stati assegnati dalla Gestione commissariale della ex Provincia di Carbonia Iglesias, a seguito della richiesta presentata dal comune di Carbonia, per migliorare l’efficienza di diverse aree della Città.

I lavori per la ristrutturazione e il risanamento del Teatro Centrale, del valore di 80.000 euro, riguardano l’adeguamento funzionale all’interno del Teatro, il miglioramento dei camerini degli attori e dell’impianto di climatizzazione e il ripristino del palco esterno dell’Arena Mirastelle.

Nell’edificio di viale Arsia si provvederà, con un intervento di 120.000 euro, alla ristrutturazione complessiva del primo piano, che permetterà il recupero della funzionalità dei locali della Mediateca. Sarà, inoltre, attivato l’ascensore interno, che collega il piano terra al primo piano.

Teatro Centrale Carbonia copiaBiblioteca comunale Carbonia

Il Consiglio regionale ha approvato stamane l’articolo 4 della proposta di legge di riforma del sistema sanitario.

Avviando la discussione generale, il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato gli emendamenti presentati all’art. 4 e ha dato la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Michele Cossa dei Riformatori sardi.

Cossa ha affermato che il testo dell’art. 4 «rafforza la nostra convinzione di una riforma funzionale solo al commissariamento delle Asl e, in particolare, si continua ad alimentare confusione, anticipando elementi di riforma sui quali si dovrà tornare». «La ratio dell’articolo – ha aggiunto – è gestire la fase transitoria post abolizione delle Province che porta con se anche l’abolizione della conferenza provinciale ed il nuovo assetto degli Enti locali, un contesto complesso che dovrebbe suggerire il rinvio alla sede naturale della vera riforma della sanità». Quanto alle Consulte, secondo il consigliere «sono una cose bella molto cara alla sinistra ma, in realtà, si traducono in appesantimenti delle procedure determinati da organismi fittizi senza ricadute effettive e poteri reali, che interferiscono oltretutto col ruolo istituzionale degli Enti locali: non possono che essere i sindaci gli interpreti delle istanze dei territori».

Il consigliere Alessandra Zedda, di Forza Italia, ha sottolineato che «si continua a procedere in un modo quantomeno discutibile; la proposta, letta insieme agli emendamenti, cambia del tutto l’art. 4». Soffermandosi sulla consultazione dal basso, ha detto che «è apprezzabile ma si corre il rischio di una Babilonia, soprattutto in una fase di scarsa chiarezza: cosa vuol dire rappresentanti degli Enti locali? Ci sono i sindaci, così siamo in presenza di una norma fuorviante e sarebbe opportuno individuare al massimo alcuni principi per poi rinviare tutto al dettaglio alla vera riforma».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha espresso forti perplessità su un articolo «che svuota i Sindaci del ruolo che hanno sempre esercitato in materia sanitaria». Qui, ha osservato, «si sta seguendo un percorso logico contrario a quello dell’articolo precedente, disciplinando le consulte con un semplice atto amministrativo, ragione di più per sollecitare la Giunta ad un chiarimento, una sorta di simulazione del risultato di questo anticipo di riforma».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) si è detto d’accordo su alcune dichiarazioni precedenti, mettendo l’accento sul fatto che «c’è molta confusione mentre bisogna tener conto delle esperienze precedenti». «Leggendo gli emendamenti con cui si scrive in effetti la legge – ha proseguito – ci si convince che sarebbe stato molto meglio fare la legge dall’inizio; in entrambi i percorsi c’è poi un errore perché deve essere il Consiglio ad attribuire le funzioni dei distretti sanitari». «Bisogna inoltre specificare – ha suggerito Oppi – che le consulte non producono oneri aggiuntivi, fermo restando che così come sono configurate appesantiscono processi decisionali, sottraggono poteri ai Sindaci legittimati dalle elezioni». Alla fine, ha concluso l’esponente dell’Udc, «si finirà per non concludere niente, anche perché la competenza sulle norme regolamentari, come dice la legge, spetta al Consiglio e non alla Giunta».

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha definito “accoglibile” la proposta formulata dal consigliere Giorgio Oppi, per specificare all’interno della norma che l’introduzione della consulta è senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione regionale. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato che al momento non c’è ancora un nuovo assetto delle Province e ha insistito sul “senso” generale del contenuto dell’articolo 4, soprattutto in riferimento con quanto previsto nell’emendamento sostitutivo presentato dai consiglieri del centrosinistra. «Può essere – ha ammesso Ruggeri – che l’istituzione della consulta rappresenti un appesantimento dei centri decisionali ma è fondamentale, con l’annunciata riduzione del numero delle Asl e, dunque, con il conseguente accentramento dei centri decisionali, controbilanciare l’accentramento di decisioni e di scelte». L’emendamento “sostitutivo totale” n. 367 presentato dai consiglieri della maggioranza e che prevede che la Giunta definisca composizione, modalità e funzioni della consulta di cittadinanza e delle consulte locali – a giudizio di Ruggeri – garantirà che le funzioni restino nei territori dove operava la Asl.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato che le perplessità espresse dalle forze della minoranza alla Pl 71 sono le medesime di quelle espresse dal Cal. Tedde ha quindi definito “contradditorio” il parere di merito formulato dal Cal alla Pl 71: «Non si comprende come essere positivo dopo le critiche e le censure evidenziate». Il rappresentante del centrodestra ha quindi rivolto critiche al “modo di legiferare della maggioranza” ed in particolare ha stigmatizzato l’uso degli emendamenti: «Non è corretto che siano utilizzati, come si sa facendo nel corso dell’esame in Aula della Pl 71, per rivoluzionare la norma e stravolgerne senso e contenuto rispetto al testo esaminato nella competente commissione consiliare».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha rivolto un invito alla chiarezza e alla serietà e ha definito “un frutto di un ben individuato credo ideologico” la decisione di istituire la consulta che esclude la rappresentanza e prevede una partecipazione diretta dei cittadini («questa non è una vera partecipazione democratica e nasconde il rischio di fare ricorso a vere e proprie truppe cammellate per decidere sulle questioni della sanità»). Dedoni ha invitato la maggioranza a ritirare la norma («fate due passi indietro e aprite al confronto per migliorare il provvedimento»). Il capogruppo dei Riformatori ha concluso denunciando un possibile rischio di delegittimazione dei sindaci e dei Consigli comunali.

Il presidente ha dato, poi, la parola al capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, il quale ha definito l’articolo 4 una «scatola vuota, amorfa, priva di significato e che arreca un grave danno a chi ha riposto in voi la fiducia». Rubiu ha apprezzato la volontà di istituire i distretti socio sanitari, ma ha evidenziato che nella norma non è specificato alcun dettaglio, dall’organizzazione, ai compiti fino alla copertura finanziaria. Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau (La Base), ha affermato di essere molto favorevole all’istituzione delle consulte, in quanto rafforzano la partecipazione del territorio e dei cittadini. Per Arbau il funzionamento di questo articolo è strettamente legato alla riforma di enti locali. «Avremo modo di lavorare attentamente su una proposta che preveda i criteri generali e lasci autonomia ai territori».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto d’accordo con l’on. Tedde per quanto riguarda il modo di legiferare. «Lo dico al presidente della commissione Sanità che imponeva ritmi di lavoro a tappe forzate» e ha ricordato che la minoranza aveva chiesto di fare riflessioni più attente. Pittalis ha messo anche in evidenza come gli emendamenti stravolgano l’articolo. «C’è molta confusione – ha detto – e non avete le idee chiare». L’esponente azzurro si è detto molto preoccupato per come sta agendo la maggioranza: «State dando una delega in bianco alla Giunta, di fatto state commissariando la funzione del Consiglio regionale». Pittalis si è poi meravigliato della poca attenzione della stampa locale alle denunce fatte in Aula da lui e da tutta la minoranza su questa legge. In conclusione il consigliere ha annunciato di condividere l’emendamento di Luca Pizzuto (Sel), che istituisce il codice rosa nei pronto soccorso. Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, il quale ha confermato che è in corso la riforma degli enti locali  e ha ribadito la grande importanza che avranno le consulte in previsione del cambiamento delle patologie e dell’invecchiamento della popolazione. La partecipazione delle comunità sarà sempre più importante, ha proseguito, portando a una maggiore consapevolezza e responsabilità. «Dobbiamo promuovere in maniera unitaria – ha concluso l’assessore – la partecipazione degli enti locali e dei cittadini».

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore della legge Luigi Ruggeri (Pd) per illustrare il parere della commissione sugli emendamenti. Ruggeri si è espresso in senso contrario su tutti quelli presentati, fatta eccezione per il n. 367, della maggioranza, che disciplina il “funzionamento dei distretti socio sanitari” e per il n. 63 (Pizzuto e più, successivamente unitario) che istituisce “il codice rosa in tutti i pronto soccorso della Sardegna”.

La Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore.

Il presidente ha chiamato la votazione degli emendamenti n. 50, 149 e 125.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha riconosciuto il ruolo importante dell’associazionismo ma, ha precisato, «non sono momenti assembleari come questi che miglioreranno l’efficienza del servizio sanitario regionale, saranno spesso organismi di comodo al servizio di una parte politica omologa alla maggioranza».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione agli emendamenti 50, 149 e 125 che sono stati respinti.

L’Aula ha quindi iniziato l’esame dell’emendamento n. 367 (Cocco Pietro e più) che disciplina il «funzionamento dei distretti socio-sanitari, della conferenza territoriale socio-sanitaria, delle consulte generali e locali di cittadinanza».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), per dichiarazione di voto, ha dichiarato che la norma presenta «problemi di legittimità, per la delega alla Giunta di competenze del Consiglio, e di opportunità politica perché si interviene in una riforma che non c’è».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha ribadito che «non c’è sottrazione di poteri a danno dei sindaci, la conferenza socio sanitaria rimane in piedi mentre decade quella provinciale perché non ci saranno più le Province». Ruggeri ha poi manifestato disponibilità ad accogliere, con un emendamento orale, la richiesta di introdurre il parere vincolante della Commissione consiliare sulla proposta della Giunta in materia di consulte sollecitando inoltre, con un secondo emendamento orale, come suggerito dal consigliere Oppi, una modifica del testo per chiarire che l’attività delle consulte dovrà essere svolta senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione regionale.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, che il presidente Ganau ha accordato.

Alla ripresa della seduta, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha proposto, precisando ulteriormente le dichiarazioni del consigliere Ruggeri, i due emendamenti orali all’emendamento 367; al primo comma la dizione “la Giunta provvede” viene sostituita da “la Giunta propone”, al comma 3 viene aggiunto il passaggio “senza oneri per l’amministrazione”.

Il presidente Ganau ha invitato il consigliere Cocco ad una maggiore chiarezza terminologica nella formulazione dei due emendamenti orali ed ha nuovamente sospeso brevemente i lavori.

Alla ripresa, il consigliere Pietro Cocco ha comunicato che resta invariato il testo del comma 1, mentre al comma 3 viene aggiunta la dizione “senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione”.

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc), annunciando il voto contrario del gruppo, ha sottolineato che «emerge una confusione totale, meglio riportare in commissione tutta le legge».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha evidenziato che l’emendamento, a suo avviso, non prevede niente di nuovo ma ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul fatto che «l’art. 27 dello Statuto individua nel Consiglio il soggetto titolare della potestà legislativa e regolamentare, potestà che non ammette deroghe, è un modo di procedere del tutto irregolare».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) si è detto contrario per l’oggettivo appesantimento del sistema previsto dal testo, e perché si creano organismi che si sovrappongono alla conferenza dei sindaci: «sarebbe stato meglio concordare questi passaggi con gli stessi Enti locali, così è uno sgarbo istituzionale».

L’Aula ha poi approvato l’emendamento orale formulato dal consigliere Cocco e, a seguire, l’emendamento 367, con 31 voti a favore e 18 contrari. Il presidente Ganau ha comunicato che, per effetto dell’approvazione dell’emendamento, decadono gli altri emendamenti dal n. 150 al n. 366 e dal n. 61 al 167. Successivamente, sono stati respinti anche gli emendamenti n. 50, 149, 325, 59, 158, 333, 290, 159, 163, 60, 160, 289, 334, 165, 166, 164.

Subito dopo si è passati all’esame dell’emendamento n. 63 (Pizzuto e più, poi sottoscritto unitariamente) ed il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il consigliere Luca Pizzuto, di Sel.

Nel suo intervento Pizzuto ha affermato che «il Consiglio sta facendo qualcosa di importante per la Sardegna e per le donne della Sardegna, per contrastare un fenomeno con cifre allarmanti: in Italia avvengono 10 stupri al giorno e sono denunciati 7200 casi di violenza ogni anno». La violenza di genere, ha aggiunto, «costa alla società ben 16 miliardi l’anno ma non è solo questione di soldi: bisogna combattere una visione della donna come strumento di mercificazione soprattutto nei media».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza italia) ha affermato che «questa norma ci mette al passo con i tempi; il fenomeno ha numeri spaventosi, ma soprattutto sono drammatiche le cicatrici della sofferenza delle donne ma non solo». «Il codice rosa – ha concluso – significa attenzione delle autorità sanitarie e dei soggetti sociali che operano nelle strutture, può aiutare a denunciare e prevenire».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza italia) ha condiviso le argomentazioni del consigliere Pizzuto. Si tratta di una norma di civiltà, ha osservato, «ma dispiace che sarà senza oneri aggiuntivi, forse in questo caso sarebbe stata opportuna una eccezione, per adeguare strutture del pronto soccorso ad accoglienza particolare».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito l’emendamento emblematico «di un tema sensibile ed attuale, è auspicabile però che l’assessore chiarisca alcuni aspetti di operatività della norma perché soprattutto in questo caso non si possono fare le nozze con i fichi secchi».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha annunciato il voto favorevole, aggiungendo che «quando si affrontano argomenti importanti emerge la politica migliore, però non basta dire senza oneri aggiuntivi; bisognerà provvedere nella prossima finanziaria».

Il presidente Ganau, parlando da “operatore sanitario” ha messo l’accento sulla delicatezza del percorso delle persone vittime di violenza soprattutto nella fase pre-ospedaliera.

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha espresso il suo parere favorevole, sottolineando che «la norma recepisce quanto di buono è stato già fatto dalla società» ed ha ricordato, in proposito, le iniziative di alcuni ordini di medici ed avvocati, che hanno messo a punto protocolli di intervento ed assistenza ed i protocolli seguiti dai medici di emergenza-urgenza. «Dobbiamo dare più forza a queste iniziative – ha concluso – garantendo la privacy, fornendo una accoglienza in grado di tutelare appieno la persona in modo uniforme su tutto il territorio regionale».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha manifestato alcuni dubbi procedurali, suggerendo che forse sarebbe più utile lavorare ad una norma ad hoc.

Il presidente Ganau ha disposto un breve rinvio dell’esame dell’emendamento, per consentire i necessari approfondimenti sulla formulazione dell’emendamento, ed ha chiamato la votazione dell’emendamento n. 248 in materia di sanità penitenziaria, dando la parola al primo firmatario, il consigliere Paolo Truzzu (Fdi).

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha messo in evidenza che si tratta di un problema che assume importanza sempre maggiore, soprattutto per la parte della sanità penitenziaria che prevede cure mediche dal carcere a in ospedale, suggerendo la creazione di un dipartimento inter-aziendale.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) si è detto favorevole, ricordando però che la maggioranza ha dimenticato questo problema, pur avendo la Regione assorbito tutte le competenze in materia.

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza italia) ha dichiarato che «anche qui serve un atto di civiltà e serve molta attenzione per casi che si stanno moltiplicando dei quali il Ministero non si occupa, mentre mancano anche protocolli comportamentali degli operatori».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza italia) ricordato che «nel carcere di Uta ci sono strutture all’avanguardia, bisogna potenziare la formazione del personale ed evitare un uso inappropriato del servizio sanitario regionale».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) ha auspicato che il Consiglio dimostri «la stessa sensibilità espressa nell’emendamento contro la violenza sulle donne, bisogna migliorare la capacità professionale degli operatori».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha osservato che «occorre capire modalità gestionali perché la competenza è delle Asl».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha apprezzato la proposta.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è detto favorevole ma non totalmente, suggerendo un rinvio dell’esame dell’emendamento al pomeriggio.

Il presidente Ganau ha comunicato che è pervenuto il testo dell’emendamento relativo all’istituzione del “codice rosa”, precedentemente sospeso.

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha ricordato che la Sardegna è l’unica Regione che forniva assistenza, anche farmaceutica, ai detenuti, invitando l’assessore a fornire chiarimenti all’Assemblea.

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha riconosciuto che «la Sardegna ha anticipato un modello di assistenza sanitaria ai detenuti ma la situazione è a macchia di leopardo, perché oltre alle patologie principali ci sono quelle pediatriche e odontoiatriche in un quadro di vincoli eccessivi che potranno essere superati solo attraverso un percorso comune da portare avanti con l’amministrazione penitenziaria».

L’Aula ha poi approvato la proposta di rinviare l’esame dell’emendamento alla seduta pomeridiana ed ha ripreso l’esame dell’emendamento n. 63 sull’istituzione del “codice rosa”. Nella sua nuova formulazione, il testo prevede che entro 120 giorni le aziende dovranno organizzare il servizio mentre entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, la Giunta regionale emanerà apposite linee-guida.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Rossella Pinna (Pd) si è detta «favorevole con convinzione per il valore simbolico e al tempo stesso reale della norma; la Sardegna ha buone leggi ma ancora inapplicate come quelle relative alla rete anti violenza».

Il consigliere Alberto Randazzo (Forza Italia), pur essendo favorevole, ha espresso riserve sull’assenza di risorse, che invece occorrono se si vuole davvero mettere in funzione equipe di intervento.

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca), anch’egli favorevole, ha condiviso i dubbi del consigliere Randazzo, auspicando tempi brevi per implementazione nuovo servizio.

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha ringraziato il collega Pizzuto per aver voluto condividere la sua iniziativa con l’Assemblea, osservando che forse la sintesi dell’emendamento è troppo riduttiva.

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha sottolineato che si tratta di un argomento di grande importanza impostato nel modo giusto; la violenza non ha aggettivi ed occorre puntare su accoglienza e riservatezza.

Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha richiamato invece l’attenzione dell’Aula sulla centralità della formazione del personale.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha definito la norma «di civiltà, necessaria per contrastare un fenomeno che merita una forte risposta delle istituzioni».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione l’emendamento che è stato approvato unanimità.

Successivamente ha tolto la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. I lavori del Consiglio riprenderanno alle 16,30.

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