Proseguono i lavori per la revisione del Piano Energetico Ambientale Regionale (PEARS), uno strumento fondamentale per delineare il futuro della Sardegna non solo dal punto di vista energetico ma anche sotto il profilo ambientale, del benessere dei cittadini e della competitività del sistema produttivo.
Ieri sera si è svolto il secondo incontro della Cabina di regia politico-istituzionale, convocato dall’assessore dell’Industria Emanuele Cani, nel corso del quale è stato presentato l’avanzamento delle attività finora portate avanti dal Gruppo di coordinamento tecnico guidato dal professore Alfonso Damiano, del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università di Cagliari.
«Il nostro obiettivo è definire un Pears con una solida base scientifica che consente a tutti i soggetti coinvolti di contribuire in modo attivo con suggerimenti e approfondimenti», ha detto l’assessore Emanuele Cani nel proprio intervento introduttivo.
Nella sua relazione, il professor Alfonso Damiano ha in primis illustrato la suddivisione dei nell’ambito del gruppo tecnico, che includerà un gruppo operativo del quale fanno parte le Università di Cagliari e Sassari, Sardegna Ricerche, Sotacarbo e SardegnaIT, e un gruppo tecnico di supporto che svolgerà un’attività di connessione con gli assessorati coinvolti.
Il coordinatore ha poi presentato il Piano operativo ei dati relativi alla prima fase di analisi del sistema energetico elettrico della Sardegna, focalizzata su domanda, produzione, infrastrutture e mercato. Da questo primo studio sono emersi diversi dati significativi, tra cui una rilasciata della domanda di energia elettrica dell’8% nel lasso di tempo che va dal 2016 al 2023. Tale riduzione risulta ancora più rilevante nel settore industriale, al -18%, e in particolare nel Sud Sardegna, dove si registra un decremento del 50% in tre anni.
Alla riunione, tenuta nella sede della Biblioteca Regionale, hanno partecipato il rettore dell’Università di Cagliari Francesco Mola, il professore Giuseppe Pulina in rappresentanza dell’Università di Sassari ei rappresentanti degli enti locali, associazioni, organizzazioni datoriali e sindacali, ordini professionali e rete delle professioni tecniche chiamati a far parte della Cabina di regia.
I sindaci del territorio del Sulcis Iglesiente esprimono profondo rammarico per l’esclusione del sindaco di Portoscuso, Ignazio Atzori, dalla riunione convocata dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, prevista per domani e incentrata sul futuro del polo industriale di Portovesme, con particolare attenzione alla situazione di SiderAlloys.
«Tale decisione – scrivono in una nota – rappresenta una grave mancanza di rispetto istituzionale nei confronti del primo cittadino di un Comune che riveste un ruolo centrale nella vertenza industriale in corso e che, da sempre, si fa portavoce delle esigenze dell’intero territorio. Non coinvolgere il sindaco di Portoscuso, massima autorità locale direttamente interessata, significa ignorare la voce di una comunità che merita ascolto, rispetto e pieno coinvolgimento nei processi decisionali. I Sindaci del Sulcis Iglesiente, uniti, chiedono al Ministero un immediato chiarimento e la garanzia che, nei prossimi incontri, tutte le istituzioni territoriali vengano coinvolte in modo trasparente e paritario. Le sfide economiche, occupazionali e industriali che stiamo affrontando richiedono collaborazione e rispetto reciproco tra tutti i livelli istituzionali. Non è accettabile che si prendano decisioni sul futuro di un territorio senza la partecipazione di chi lo rappresenta quotidianamente», concludono i sindaci del Sulcis Iglesiente.
Libero arbitrio e fragilità umana, la fede che vacilla a ricordare che tutti noi possiamo essere Giuda tentato e disperato, ma anche temi di grande attualità come la guerra e la condizione delle donne ancora oggi lontane dalla parità. C’era tutto questo e molto altro nella pièce teatrale “Passio Christi, il tradimento di Cristo nell’orto degli ulivi” di Gianluca Medas, andata in scena ieri pomeriggio nell’affascinante location di s’Ortu Mannu a Villamassargia.
Lo spettacolo teatrale, inserito nel ricco programma di appuntamenti, proposti dal Comune con il finanziamento ottenuto dalla Regione, è slittato di un giorno a causa del maltempo, ma non ha tardato a regalare emozione e commozione al pubblico giunto al Monumento Naturale gemellato con il Getsemani.
«Come l’Orto degli ulivi di Gerusalemme, il nostro s’Ortu Mannu si apre al mondo per lasciare traccia nella storia e non fa solo da cornice ad eventi meravigliosi come questo, ma ne diventa protagonista e portatore di contenuti», ha dichiarato la sindaca Debora Porrà, soddisfatta insieme all’assessora alla Cultura Sara Cambula per il consenso ottenuto dallo spettacolo.
I testi inediti di Medas hanno dato continuità alla collaborazione iniziata l’anno scorso con il Comune e hanno permesso di far brillare ancora una volta ai piedi di Sa Reina il talento e la professionalità degli attori e attrici del cast. Intenso Francesco Civile nel ruolo di Gesù, affiancato dalla carismatica Marta Proietti Orzella nella parte di Satana che tenta Giuda interpretato da Luigi Pusceddu, espressivo e coinvolgente.
Accompagnata nei momenti più significativi dalla chitarra di Mauro Mibelli (live effect Nicola Agus), la new entry Chiara Porcu, convincente nel ruolo della voce narrante “Sa Reina”, supporta con dolcezza la Madonna dal volto impietrito e addolorato di Simonetta Piras a cui non è stato necessario esprimere alcuna parola per trasmettere la pietas e l’empatia universalmente riconosciute per la perdita del figlio che si è sacrificato per l’umanità intera.
Prossimi appuntamenti a casa Fenu con la rappresentazione de “La lavanda dei piedi” giovedì 17 alle ore 17; “La morte di Gesù Cristo” venerdì 18, alle 14,30; “Il Pianto di Maria” sabato 19, alle 20,30; infine “S’Incontru” domenica 20, alle 10.00, in piazza Pilar, con il Tenore Murales di Orgosolo.
A distanza di oltre 2.000 anni, la storia si ripete e l’arte propone in tutta la sua bellezza occasioni di riflessione e spiritualità.
Il lavoro è un tema centrale nel pontificato di Papa Francesco, il quale, nell’Evangelii gaudium (EG), lo qualifica con quattro termini: «Libero, creativo, partecipativo e solidale» (EG 192).
La concezione dell’uomo, dominante nella visione economica degli ultimi decenni ha invertito l’equilibrio tra la dimensione oggettiva e soggettiva del lavoro. Prioritario nel mondo della finanza era ed è ancora il raggiungimento dell’efficienza, del risultato, del profitto nel più breve tempo possibile; secondari gli orari di lavoro, la pressione, le responsabilità, anche penali, che finiscono per gravare sui lavoratori. I lavoratori e le lavoratrici, vengono considerati, tragicamente, uno strumento, un mezzo per il raggiungimento del fine ultimo del profitto. Sempre più, c’è dunque una profonda crisi antropologica: c’è la negazione del primato dell’essere umano (cfr EG 55).
La Chiesa desidera offrire alcuni criteri per tentare di recuperare e richiamare la dignità della persona e l’auspicabile prospettiva per il “Bene comune”.
In primo luogo, la chiesa vuole diffondere la concezione del lavoro propria della sua Dottrina sociale, che ritiene il lavoro un “actus personae” , cioè un’ espressione essenziale dell’essere persona. O meglio, con il lavoro la persona, che nella concezione cristiana è aperta al trascendente, si sente partecipe del processo creativo di Dio.
In secondo luogo, la Chiesa deve svolgere una funzione di denuncia:
– di denuncia dei contesti lavorativi in cui non ci sono condizioni di lavoro che possano definirsi sicure e «degne»;
– di denuncia di tutto ciò che umilia il lavoro e lo nega;
– di denuncia quando il lavoro è schiavo delle logiche guerrafondaie;
– di denuncia, quando il lavoro viene utilizzato dai potentati economici per profitti che distruggono territori, ambienti e la salute pubblica;
– di denuncia della “cultura dello scarto” come quando i lavoratori e lavoratrici sono “scaricati” perché non servono più per il “Profitto” dei potentati economici;
– di denuncia di ogni tentativo di creare divisioni tra le varie crisi del mondo del lavoro. Ogni divisione è sempre funzionale a logiche di salvaguardia di molti poteri economici e di varie Istituzioni;
– di denuncia la dove mancano progetti unitari di sviluppo dei territori e spesso, queste assenze progettuali sono provocate o da gravi incapacità amministrative o da prospettive che sembrano pensate in funzione del mantenimento delle gravi crisi per interessi personalistici o di garanzia per il mantenimento di “caste sociali e/o Istituzionali”;
– di denuncia quando le lavoratrici e i lavoratori non sono compensati con adeguati e dignitosi stipendi.
La “Pace sociale” e il “Bene comune” sono chiari obiettivi per favorire una matura democrazia. Solo se si verificano tutti i punti che la Carta Costituzionale Italiana e la Dottrina sociale della Chiesa propongono come obiettivi e criteri, potremmo sperare nella “Pace sociale”, nel “Bene comune” e nel rispetto della dignità di ogni persona. Tutto ciò avvenga anche per il nostro amato Sulcis Iglesiente.
Don Antonio Mura
Responsabile diocesano
UPSL Iglesias
Fa tappa a Iglesias Caras de Jesus. rivisitazione scenica, poetica e musicale della Via Crucis in sardo e italiano, prodotta con la collaborazione tra le compagnie Quinte Emotive e Antas Teatro e il Coro Polifonico Laconese. L’appuntamento è domani, mercoledì 16 aprile, alle 20.30, nel Santuario Madonna delle Grazie. L’opera, con la regia Giulio Landis e con la scrittura scenica in italiano di Fabrizio Carta, intreccia teatro, musica e spiritualità per raccontare, con linguaggio contemporaneo, i volti del dolore e della rinascita. Accompagnati dal Coro Polifonico di Laconi in scena sei attori: Maria Cristina Pillola, Raimondo Mercurio, Roberta Lecca, Massimo Putzu, Matteo Guidarini, Fabrizio Carta.
«Il testo trae ispirazione da uno scritto di origine spagnola del ‘600 tradotto in sardo – sottolinea Fabrizio Carta -. Si è lavorato su un linguaggio più moderno, per dare attualità a un significato millenario. La Via Crucis può essere letta non solo come il rito religioso, ma anche come un viaggio interiore, un cammino che ciascuno affronta un modo proprio, attraversando dolore, cadute, fede e speranza.»
Lo spettacolo è finanziato dalla Fondazione di Sardegna e dalla Regione Autonoma della Sardegna, con il patrocinio gratuito dei comuni di Carbonia e Iglesias.
La sede della Direzione generale Innovazione e Sicurezza IT dell’assessorato degli Affari generali, ha ospitato la Defcon CTF (Capture The Flag), un’entusiasmante maratona digitale che ha coinvolto 40 giovani studenti universitari e delle scuole superiori (a partire dai 16 anni) del team di Cybersecurity dell’Università degli Studi di Cagliari, guidati dal professore Davide Maiorca, docente e ricercatore nel settore della sicurezza informatica.
La Defcon CTF, organizzata nell’ambito della storica conferenza Defcon che si tiene annualmente a Las Vegas, è una delle competizioni più ardue e riconosciute a livello internazionale nel mondo della cybersecurity. L’obiettivo delle sfide proposte è quello di risolvere problemi legati alla sicurezza informatica, scoprendo vulnerabilità in sistemi simulati, decifrando codici, analizzando software malevoli e difendendo infrastrutture digitali, il tutto in un contesto protetto e altamente formativo. La sfida, della durata di circa 48 ore, ha preso il via sabato 12 aprile e si è conclusa alle 2 del mattino di lunedì 14 aprile. Un’intensa maratona di problem solving informatico che ha visto i ragazzi confrontarsi con sfide complesse e stimolanti in ambito di sicurezza digitale.
«Abbiamo creduto fortemente in questa iniziativa – dichiara l’assessora regionale degli Affari generali, Mariaelena Motzo – perché rappresenta un’opportunità concreta per i nostri giovani di mettersi alla prova, acquisire competenze strategiche e diventare protagonisti del cambiamento tecnologico che sta trasformando la società. La Regione vuole essere al loro fianco in questo percorso, sostenendoli con strumenti, strutture e visione.»
La Regione ha fornito ai partecipanti supporto tecnico e logistico, oltre a un contesto motivante e di grande valore simbolico. «Come istituzioni, è nostro dovere creare le condizioni affinché le ragazze ei ragazzi possano esprimere il loro potenziale e costruire il proprio futuro qui, nella loro terra. Investire in cybersecurity significa puntare su crescita, sicurezza e competitività della nostra regione. Con iniziative come questa, la Sardegna si candida a essere sempre più un polo di innovazione e formazione digitale a livello nazionale, sostenendo i propri giovani e investendo nel loro futuro.»
«Questa partecipazione non è soltanto un’esperienza didattica di altissimo livello – evidenzia Davide Maiorca -, ma anche una straordinaria occasione per mettere alla prova, in un contesto internazionale, le competenze dei nostri studenti. La Sardegna ha grandi potenzialità nel settore tecnologico e della sicurezza informatica, e iniziative come questa sono fondamentali per valorizzare il talento locale,»
L’attività si inserisce nel quadro delle iniziative strategiche di collaborazione tra la Regione e l’Università degli Studi di Cagliari. «In un mondo sempre più digitale – spiega Simone Cugia, referente per la cybersicurezza della Regione Sardegna – è fondamentale investire nelle competenze informatiche delle nuove generazioni. Con questa azione, non solo rafforziamo il legame tra istituzioni e università, ma contribuiamo a formare professionisti capaci di affrontare le sfide della sicurezza informatica a livello globale.»