20 December, 2025

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«Trovo assolutamente ingiuste e prive di fondamento le accuse lanciate dopo l’ultimo Decreto firmato dal Presidente Solinas, sul permanere della chiusura di alcune attività comprese le librerie.»

Lo sottolinea l’assessore regionale della Pubblica Istruzione, Andrea Biancareddu che replica all’attacco lanciato dai Progressisti.

«Davvero mi stupisco di come si possa travisare la realtà. Il presidente Christian Solinasaggiunge Andrea Biancareddu – ha annunciato le limitazioni contenute nel nuovo Decreto ieri alle 19 nel corso della conferenza stampa, dopo aver sentito il parere dei componenti del Comitato scientifico che hanno fornito attraverso la lettura dei dati, il loro parere a supporto della decisione. In secondo luogo mi chiedo come si possa pensare in questo momento delicatissimo, dove la Sardegna sta cercando di fermare il contagio, di consentire l’apertura di quelle attività, comprese le librerie, che inevitabilmente comporterebbero dei rischi enormi per l’incolumità sia dei lavoratori che delle persone. Non è certo il momento di abbassare la guardia. Verrà il temposottolinea ancora Andrea Biancaredduper consentire le parziali aperture di altri esercizi commerciali. Evitiamo di spargere inutili e dannosi “veleni” politici che non servono a nessuno. I libri si possono comprare attraverso la vendita a domicilio, on line o nelle edicole regolarmente aperte. Oggi, non ci sono le condizioni per allentare le misure restrittive che siamo i primi a voler rivedere, ma in totale sicurezza, per la tutela della salute pubblica e dei cittadini conclude l’assessore regionale della Pubblica istruzione -. Pochi metterebbero a serio rischio molti sardi e questo sarebbe assurdo.»

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L’assessorato regionale della Sanità precisa che il dato che indica nell’84,7 % dei contagi nelle strutture sanitarie e RSA si riferisce agli operatori sanitari: 69 per cento in ospedale (176 operatori), 15,7 per cento RSA e strutture territoriali (40). Il restante degli operatori sanitari ha contratto il virus per il 7,8 per cento extraospedale (20) ed il 7,5 (18) non ha indicato il luogo.
Il numero non è, dunque, da attribuire al totale dei contagiati in Sardegna.

Dal 14 marzo sono 28.348 i controlli realizzati dal Corpo forestale della Regione Sardegna per vigilare sul rispetto delle regole stabilite per l’emergenza epidemiologica da Covid-2019.

Nella giornata di Pasquetta sono stati effettuati 1.445 controlli: 213 nell’area di Cagliari, 80 Iglesias, 104 Oristano, 438 Sassari, 157 Tempio, 314 Nuoro, 139 Lanusei. Sono state sanzionate 39 persone (15 a Cagliari, 11 a Sassari, 4 a Nuoro, 4 ad Iglesias, 3 ad Oristano, 2 a Tempio), per un totale (dal 14 marzo) di 554. Nelle due giornate festive i controlli sono stati 2.263 con 70 sanzioni. Inoltre, nello scalo di Porro Torres, ieri sono stati controllati 3 passeggeri in arrivo da Genova.

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«Più che della chiusura di librerie e cartolibrerie il presidente della Regione dovrebbe occuparsi dell’emergenza contagi che riguarda le strutture sanitarie. I dati che ha fornito lui stesso dicono che il 69 per cento delle persone contagiate ha contratto il Coronavirus in strutture sanitarie.»
La denuncia arriva da Emanuele Cani, segretario regionale del Partito Democratico.
«Appare sin troppo chiaro che l’ultima ordinanza, che segue l’onda verde leghista, sia pretestuosa e studiata per minimizzare l’inadeguatezza e l’inadempienza rispetto alla salute dei sardi, cercando di nascondere un fatto grave: si sposta l’attenzione dei cittadini impedendo l’apertura di librerie e cartolibrerie per non affrontare e dire le difficoltà e le evidenti problematiche che riguardano il funzionamento dell’emergenza che sta in capo all’assessore alla sanità, da giorni assente dalle scene regionaliaggiunge Emanuele Cani -.  Sarebbe opportuno che la Regione, e l’intera scala gerarchica preposta ad affrontare le problematiche che riguardano questa gravissima emergenza si adoperassero in maniera seria e con atti che vedano al primo punto la necessità improrogabile di effettuare più tamponi e garantire ai laboratori analisi preposti i reagenti, notoriamente insufficienti, per risposte celeri di eventuali positività. Così come mascherine e dpi vari di cui impone obbligo anche ai cittadini debbono essere garantite.»
«A tale proposito, con l’occasione, vogliamo ringraziare l’intervento del ministero della Difesa che ha eseguito un numero consistente di tamponi nelle realtà più critiche della Sardegnaconclude Emanuele Cani -. Mentre altre regioni, pur nella autonomia e differenziazione progettano la fase due qui ancora non si riesce a comprendere se sia sotto controllo la fase uno. Il problema è serio e va affrontato in maniera competente, puntuale e radicale e non con ordinanze spot che poco o nulla cambiano.»

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Nella tarda serata di ieri, il presidente della Giunta regionale, Christian Solinas, ha firmato una nuova ordinanza, la n° 19 del 13 aprile 2020, avente per oggetto “Ulteriori misure straordinarie urgenti di contrasto e prevenzione della diffusione epidemiologica da Covid-2019 nel territorio regionale della Sardegna”.

«Sentito il Comitato tecnico scientifico istituito per fronteggiare la diffusione epidemiologica del Covid-19 in Sardegna con deliberazione della Giunta regionale n. 17/4 del 1 aprile 2020 – si legge nell’ordinanza del presidente Christian Solinas -, con particolare riguardo all’opportunità di riapertura a decorrere dal 14 aprile 2020 delle attività afferenti al commercio di carta, cartone e articoli di cartoleria, al commercio al dettaglio di libri, al commercio al dettaglio di vestiti per bambini e neonati nonché alla riapertura al pubblico degli studi professionali; preso atto del parere espresso dal testé richiamato Comitato tecnico scientifico, ispirato ad un criterio di massima cautela, nel senso di un mantenimento delle misure di chiusura attualmente in atto anche con riferimento alle summenzionate attività almeno fino al 26 aprile prossimo venturo, con riserva di una successiva valutazione in dipendenza dall’andamento delle curve di diffusione del virus per una riapertura a decorrere dal 27 aprile 2020; ritenuto di dover accogliere la posizione del Comitato tecnico scientifico e, pertanto, in deroga a quanto previsto dal DPCM 10 aprile 2020, di dover mantenere in Sardegna almeno fino al 26 aprile 2020 le misure maggiormente restrittive che prevedono la chiusura delle attività:

– di commercio di carta, cartone e articoli di cartoleria;

– di commercio al dettaglio di libri;

– di commercio al dettaglio di vestiti per bambini e neonati;

– di apertura al pubblico degli studi professionali.»

«Valutata inoltre, l’urgenza ed indifferibilità di confermare le misure straordinarie a tutela della salute dei cittadini sardi per la prevenzione ed il contenimento della diffusione sul territorio della Regione Sardegna del COVID-19, ai sensi dell’art.32 della Legge 23 dicembre 1978, n. 833 in materia di igiene e sanità il presidente della Regione, Christian Solinas, ordina –

Art. 1

L’efficacia delle disposizioni delle ordinanze numero 6 del 13 marzo 2020 (così come prorogata dalle ordinanze n. 12 del 25.03.2020 e n. 14 del 3.04.2020), n. 9 del 14.03.2020 (così come modificata e prorogata dalle ordinanze n. 13 del 25.03.2020 e 15 del 3.04.2020) e n. 18 del 7.04.2020 è prorogata fino al 3 maggio2020, salvo ulteriore proroga esplicita. È parimenti prorogata fino alla medesima data, salvo ulteriore proroga esplicita, l’ordinanza n. 17 del 4.04.2020 con le seguenti integrazioni:

– all’art. 1, nel primo rigo, dopo le parole “aperti al pubblico” sono aggiunte le parole “le spiagge”. Alla fine dell’articolo è, altresì, aggiunto il seguente periodo: “E’comunque consentita, in armonia con le prescrizioni di cui al DPCM 10 aprile 2020, l’attività motoria strettamente personale nelle immediate vicinanze della propria abitazione con il rispetto delle distanze minime di sicurezza da qualunque altra persona di almeno un metro e, comunque, muniti di adeguata mascherina”;

– all’art. 5, nel primo rigo, dopo la parola “parafarmacie” sono inserite le seguenti “nonché i tabacchini e le edicole”. Alla fine dell’ultimo rigo è aggiunto il seguente periodo “E’ altresì vietata l’apertura nelle giornate festive del 25 aprile e del primo maggio. L’apertura degli esercizi commerciali, in tutti gli altri giorni, è consentita esclusivamente col rispetto delle misure igienico-sanitarie esplicitamente prescritte dall’allegato 5 al DPCM 10 aprile 2020. E’ fatto obbligo a chiunque intenda accedere ad un esercizio commerciale di indossare idonea mascherina e guanti monouso, che devono essere mantenuti per l’intero periodo di permanenza all’interno della struttura.

Art. 2

I richiami contenuti nelle ordinanze di cui all’art. 1 al DPCM 8.03.2020, al DPCM 9.03.2020, al DPCM 11.03.2020, al DPCM 22.03.2020 e al DPCM 1.04.2020 devono intendersi riferiti al DPCM 10.04.2020 e relativi allegati.

Art. 3

In armonia con le indicazioni del Comitato tecnico scientifico istituito con deliberazione della Giunta regionale n. 17/4 del primo aprile 2020, sono confermate in Sardegna, almeno fino al 26 aprile 2020, salvo nuova proroga esplicita, le misure maggiormente restrittive di ulteriore chiusura delle attività di commercio di carta, cartone e articoli di cartoleria; di commercio al dettaglio di libri e di commercio al dettaglio di vestiti per bambini e neonati, nonché la riapertura al pubblico degli studi professionali.

Art. 4

Per tutto quanto non espressamente disciplinato dalla presente ordinanza, si fa espresso rinvio al DPCM 10 aprile 2020 e relativi allegati.

Art. 5

Le disposizioni della presente ordinanza producono i loro effetti a far data dal 14 aprile 2020.

La presente ordinanza è immediatamente efficace ed è pubblicata sul sito istituzionale della Regione e sul B.U.R.A.S. La pubblicazione ha valore di notifica individuale, a tutti gli effetti di legge, nei confronti di tutti i soggetti coinvolti, salvo che il fatto non costituisca più grave reato, la mancata osservanza degli obblighi di cui alla presente ordinanza è sanzionata come per legge (art. 4 del D.L. 19 del 25 marzo 2020).»

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Sei consiglieri di minoranza del comune di Iglesias, Simone Saiu, Luigi Biggio, Federico Garau, Francesca Tronci, Bruna Moi ed Alberto Cacciarru, hanno presentato ieri una “proposta per la distribuzione e la rendicontazione delle nuove mascherine comunali”.

«Preso atto, che in seguito all’ordine realizzato dalla Regione Sardegna (un milione e 700.000 pezzi) e della fornitura del Dipartimento nazionale della Protezione civile (255.040 pezzi), sono stati distribuiti i DPI (Dispositivi di protezione individuale) alle aziende sanitarie, case di riposo ed agli enti locali, soprattutto che ai Comuni sono state assegnate le mascherine di tipo chirurgico tenendo conto delle indicazioni che le amministrazioni hanno fornito all’Anci Sardegna in base ai fabbisogni della Polizia municipale, dei volontari della Protezione civile, degli operatori comunali e delle cooperative che si occupano di assistenza domiciliare e di altri servizi, degli operatori delle comunità protette e, preso atto del fatto che al comune di Iglesias sono state consegnate n. 6.850 mascherinescrivono i sei consiglieri di minoranza del comune di Iglesiasabbiamo ritenuto opportuno proporre che, così come da precedenti note protocollate, il comune di Iglesias si possa impegnare alla distribuzione di tali pezzi a tutte le attività commerciali oggi aperte al pubblico e che forniscono un servizio di utilità primaria, ma soprattutto, cosa ben importante è la richiesta di una rendicontazione che vada a testimoniare l’utilizzo dei criteri dei DPI sopra citati.»

“Già nella scorsa fornitura di mascherine abbiamo potuto notare come l’amministrazione abbia totalmente trascurato le attività commerciali cittadine – aggiungono i consiglieri Simone Saiu, Luigi Biggio, Federico Garau, Francesca Tronci, Bruna Moi ed Alberto Cacciarru Ci auguriamo che, con l’arrivo di ulteriori 6.850 pezzi, la Giunta comunale possa finalmente decidere di poter tutelare tutti quegli operatori commerciali che oggi svolgono il loro servizio a contatto con il pubblico. Inoltre chiediamo che venga dato atto di trasparenza amministrativa con la possibilità di conoscere la rendicontazione ti tutti quegli enti o soggetti che saranno destinatari dei nuovi dispositivi di protezione individuale. In un momento delicato come questo concludono i 6 consiglieri di minoranza è necessario che tutte le categorie vengano trattate e tutelate allo stesso modo, senza preferire o escludere nessuno.»

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L’Ospedale di “Carbonia” ha un gemello. Si trova a PAIMIO in Finlandia. Fu progettato da ALVAR AALTO e dalla moglie AINO MARSIO, architetti finlandesi. Quel progetto nel 1928 vinse un concorso e divenne famoso tanto che oggi viene studiato in tutte le Università del mondo e citato nei testi di Storia della Architettura. Gli Americani si convertirono subito al progetto di ALVAR AALTO e presero a costruire ospedali simili. Quell’Ospedale venne portato a termine nel 1933.
Il primo Ospedale costruito in Italia con quei criteri futuristici fu: il “Sirai” di Carbonia. Venne edificato 4 anni dopo l’Ospedale di Paimio.
ALVAR AALTO è tutt’oggi considerato uno dei più grandi architetti del 1900, assieme a LE CORBUSIER.
ALVAR AALTO e AINO MARSIO, nati nel 1898, avevano vissuto gli orrori della Pandemia Influenzale chiamata “SPAGNOLA”. La Pandemia durò dal 1918 al 1920 e fece 50 milioni di morti. Immediatamente dopo, a causa di quella pestilenza e della fame patita per gli effetti economici della Grande Guerra il popolo, indebolito nel fisico e nelle difese immunitarie, divenne preda di una massiccia diffusione della tubercolosi. Anche questa si prese le sue vittime.
Negli anni della Spagnola tutte le Nazioni adottarono le procedure di “distanziamento sociale” che oggi stiamo sperimentando. La gente indossava mascherine chirurgiche simili a quelle di oggi e si manteneva in “isolamento domiciliare”.
Nei pochi Ospedali dell’epoca, già provati dallo sforzo di curare i soldati massacrati dalla Guerra, entrò un popolo di derelitti che, in gran parte, non ne uscì più. All’interno si sviluppavano focolai che decimavano Pazienti, Medici e Personale di assistenza. AALTO e la moglie, appena 7 anni dopo la Pandemia di Spagnola, progettarono l’Ospedale sotto l’ impressione di quella esperienza.
AALTO conosceva l’esigenza del “distanziamento sociale” per contenere il virus e progettò un Ospedale che avesse la fondamentale funzione di “barriera architettonica” ai contagi. Inoltre si prese la cura di creare un posto gradevole dove gli esseri “umani” trascorressero le lunghe giornate godendosi gli effetti benefici della luce solare, viricida e antibatterica. «Dove entra il sole non entra il dottore», si diceva allora. Nell’idea di Alvar la luce solare doveva essere usata come ulteriore ostacolo agli agenti infettivi.
L’Ospedale di AALTO , da cui fu copiato il “Sirai”, era un ospedale a sviluppo “verticale”. Già in questo di differenziava radicalmente dagli “Ospedali Maggiori” di tutta Europa che erano a sviluppo “orizzontale” su un unico piano. L’“Ospedale Maggiore” di Milano fu fatto costruire dal Cardinal Rampini nel 1480 circa; fu il primo Ospedale pubblico gestito dallo Stato. Da notare che anche l’Ospedale Maggiore era nato per contrastare le epidemie che allignavano facilmente negli “ospedali caritativi” privati; in essi ogni letto ospitava da 4 a 10 malati contemporaneamente. Il Cardinal Rampini volle, come “misura di distanziamento” i letti “singoli”. Fu una grande rivoluzione presto copiata da tutta Europa.

L’altra caratteristica architettonica rivoluzionaria stava nell’orientamento dell’Ospedale rispetto all’arco solare. Le camere di degenza vennero, da AALTO, tutte orientata verso Sud Sud-Est in modo da ricevere luce solare diretta per la gran parte del giorno. Le camere, esposte al sole, erano fornite di ampie fenestrature ad ante scorrevoli. Le ampie fenestrature e gli alti soffitti, assicuravano un rapido ricambio dell’aria, senza produrre correnti. Questo è tutt’oggi un metodo efficace per allontanare rapidamente i microrganismi sospesi nell’aria ed abbassarne drasticamente la carica.
I reparti del nuovo Ospedale erano sistemati tutti su piani diversi. Si poteva accedere alle corsie di degenza solo dopo aver attraversato una zona filtro. Nella zona filtro e nelle camere erano disposti lavandini per il lavaggio delle mani.
Per evitare che il rumore dello scorrere dell’acqua disturbasse gli altri malati, AALTO progettò lavandini con il piano di fondo inclinato, insonorizzando il getto.
Il riscaldamento era “a pavimento”.
Il personale Medico ed Infermieristico alloggiava in corpi separati ed accedeva all’Ospedale in divisa da lavoro.
I parenti in visita dovevano fermarsi prima della zona filtro e non potevano accedere alle corsie di degenza per non portarvi batteri e virus.
I servizi e le sale operatorie erano sul versante Nord dell’edificio. Il versante soleggiato era riservato alle ampie fenestrature delle camere di degenza.
Questi pochi elementi descrittivi sintetizzano l’intelligente uso delle barriere architettoniche per contrastare la  circolazione degli agenti d’infezione all’interno dell’Ospedale.
Ogni piano era perfettamente isolato da quello sottostante e soprastante. Non vi era contiguità dei reparti, ma un efficace “distanziamento” ottenuto con intermezzi strutturali.
Chi conobbe l’Ospedale Sirai negli anni ’60-’70, ricorderà che i pazienti accedevano al ricovero dopo essere stati accettati dal Pronto Soccorso, che era disposto al piano terra. In quella sede avvenivano tre operazioni.
PRIMO: la visita.
SECONDO: la compilazione dei moduli di accettazione,
TERZO: la presa in carico del paziente. Che avveniva così:

-1- il paziente veniva completamente privato dei suoi indumenti e, se il caso lo richiedeva, immerso in vasca e lavato.  Gli indumenti venivano sistemati in un sacchetto e contrassegnati; quindi venivano introdotti in una “bocca di lupo” della parete, e fatti cadere direttamente nel reparto lavanderia, situato nei sotterranei. Gli indumenti, una volta lavati e sanificati, venivano confezionati e riconsegnati al paziente in camera. Idem per le calzature.

-2- Venivano controllati i capelli e, se vi era il sospetto di una malattia del capillizio e cuoio capelluto a carattere infestante o contagioso, si procedeva alla rasatura.

-3- Il paziente, così sapientemente sanificato, veniva rivestito con abbigliamento da camera sterile, adagiato su una barella, e condotto in reparto.

Negli anni ’90, quando era presidente della Giunta regionale Antonello Cabras, assessore della Sanità Giorgio Oppi, commissario straordinario della USL Tullio Pistis e presidente del Consiglio di amministrazione Antonello Vargiu, venne costruito un corpo separato destinato al Reparto Infettivi, per contrastare la temuta epidemia di AIDS. Questo corpo, posto a debita distanza dall’edificio centrale, non venne mai utilizzato perché l’epidemia fu scongiurata dall’avvento dei nuovi farmaci anti-retrovirali. Venne utilizzato per sistemarvi il Centro Diabetologico; il centro Trasfusionale e la Sterilizzazione. Quell’edificio, unico nel suo genere in Sardegna, per caratteristiche strutturali e dotazioni, era stato progettato da un team di Ingegneri e Architetti venuti da Roma, e costruito da un’impresa specializzata. Tanto grande era l’interesse del Governo per il contrasto all’epidemia.

Attualmente il complesso ospedaliero del Sirai è costituito dal corpo centrale ed altri corpi separati.
Questi sono: Il Centro DIALISI, la PSICHIATRIA, la RADIOLOGIA, la ex PEDIATRIA, l’ex INFETTIVI. Il corpo centrale ha subìto modifiche aggiuntive al Piano Terra: la RIANIMAZIONE posta a Est; il Nuovo PRONTO SOCCORSO a Sud-Est; il nuovo INGRESSO a Ovest.
Fino agli anni ’90 il corpo centrale ospitava:
– Pronto Soccorso e Traumatologia al piano terra;
– Chirurgia Generale al primo piano;
– Medicina Generale al secondo piano,
– Ostetricia e Ginecologia al terzo piano.
L’elemento architettonico ideato da ALVAR AALTO ha sempre conservata il “DISTANZIAMENTO” fisico-strutturale fra i reparti. Questa distanza fisica di garanzia è mantenuta ancora oggi, nonostante la comparsa di nuovi Reparti, che sono:
– La CARDIOLOGIA al V piano;
– La STROKE UNITY al III piano;
– ONCOLOGIA al IV piano;
– UROLOGIA al II piano.
Questi reparti non contengono “Infettivi”.

Con questa dotazione difensiva della Sanità Ospedaliera Sulcitana dovremo, con grande attenzione, e senza commettere imprudenze, affrontare la FASE 2 dell’epidemia da Coronavirus.
L’idea di Ospedale di Alvar Aalto ci protegge ancora. Speriamo che nessuno la modifichi.

Mario Marroccu

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Dal 14 marzo sono oltre 26.903 i controlli realizzati dal Corpo forestale della Regione Sardegna per vigilare sul rispetto delle regole stabilite per l’emergenza epidemiologica da Covid-2019.

Nella giornata di ieri sono stati effettuati 918 controlli: 183 nell’area di Cagliari, 59 Iglesias, 75 Oristano, 137 Sassari, 112 Tempio, 232 Nuoro, 120 Lanusei. Sono state sanzionate 31 persone (20 a Cagliari, 6 a Tempio, 2 a Sassari, 1 ad Iglesias, 1 a Nuoro, 1 ad Oristano), per un totale (dal 14 marzo) di 514. Inoltre, nello scalo di Porro Torres, sono stati controllati 12 passeggeri in arrivo da Genova.

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Scende ancora il numero di nuovi casi di positività riscontrati oggi in Sardegna, 15, contro i 22 di ieri e i 28 di due giorni fa. Va sottolineato che è sceso ancora il numero dei tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, 347, a fronte dei 543 eseguiti ieri e dei 676 dell’altro ieri.

Anche oggi la situazione è rimasta sostanzialmente sotto controllo in tre province sarde su quattro. Nessun caso di positività, per il quinto giorno consecutivo, nella provincia di Nuoro, 2 negli ultimi 8 giorni; oggi nessun caso anche nei 107 Comuni della provincia del Sud Sardegna ed 1 solo caso nella provincia di Oristano che resta quella con il minor numero di positivi, 35. Stabile il numero di nuovi positivi nella Città Metropolitana di Cagliari, 6 come ieri; in calo, infine, i nuovi positivi nella provincia di Sassari, 8 (ieri erano stati 13), che resta quella più colpita dal virus, con 745 casi totali, il 66,05% del totale dei casi riscontrati in Sardegna dall’inizio dell’emergenza.

Oggi 2 decessi, il totale sale a 75.  In leggero calo il numero di pazienti ricoverati con sintomi (107, 2 meno di ieri), 27  i pazienti ricoverati in terapia intensiva (1 più di ieri); cresce il numero dei pazienti in isolamento domiciliare, 780 (ieri erano 768); altri due i pazienti dimessi/guariti, il totale sale a 139.