6 May, 2024
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Il Consiglio regionale ha approvato nuove norme in materia di dislessia. La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Testo Unico sulla dislessia.

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore, il consigliere Lorenzo Cozzolino, del Pd.

Nel suo intervento, Lorenzo Cozzolino ha ricordato il lavoro della commissione Sanità, che ha approvato la legge all’unanimità dopo l’unificazione di due proposte ed una attenta ricognizione, condotta in tutte le aziende sanitarie della Regione, sull’incidenza della dislessia in Sardegna, estesa dalla presa in carico dei pazienti fino alla formazione delle liste d’attesa. «Una ricognizione – ha precisato – accompagnata da un ciclo di audizioni che ha riguardato la direzione scolastica regionale, psicologi, pedagogisti e specialisti che hanno collaborato con suggerimenti e proposte, contendo alla commissione di arrivare ad un aggiornamento del testo ad eccezione della norma finanziaria». «La legge – ha aggiunto Lorenzo Cozzolino –contiene la classificazione precisa della dislessia come complesso di disturbi del neuro sviluppo che compromette la capacità di scrivere e leggere pur essendo sani, disturbi modificabili con interventi mirati e tempestivi che insorgono all’inizio della scolarizzazione, e misure che permettono di attenuare o compensare gli stessi disturbi». «La tempestività degli interventi – ha detto ancora il relatore – è un elemento centrale della strategia della Regione perché, in caso di interventi tardivi si impedirebbe allo studente di frequentare normalmente il corso di studi con un peggioramento complessivo delle sue condizioni che potrebbe incidere negativamente anche nella semplice vita di relazione». La prima legge in materia, ha continuato, «è stata emanata dallo Stato nel nel 2010 con l’obiettivo di porre studenti tutti sullo stesso piano, anche se permane una scarsa conoscenza della patologia perché si ferma all’ambito scolastico e non si estende, per esempio, ai concorsi pubblici ed agli ambienti di lavoro: la legge regionale, invece, comprende anche questi casi, introduce la certificazione con valore legale, promuove la ricerca, incentiva la raccolta e l’aggiornamento dei dati e la diffusione della conoscenza di questi disturbi attraverso specifiche attività di formazione dentro e fuori dal contesto scolastico».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia), firmatario di una delle proposte, ha sottolineato che «la legge arriva in Aula forse dopo troppo tempo e tuttavia fornisce uno strumento normativo ed operativo per intervenire nella patologia dei disturbi dell’apprendimento che riguarda i pazienti come i familiari, i quali finora erano privi della possibilità di comprendere la malattia e farvi fronte, dalla scuola alla vita sociale e lavorativa». «La Sardegna – ha detto ancora Edoardo Tocco – affronta questo problema per la prima volta ed ora sarà possibile intervenire sia sulla scuola che sull’individuo e la sua vita normale, partendo ovviamente dai bambini, con lo scopo di garantire a tutti pari diritti, espressione di una sanità attenta ai bisogni ed alle difficoltà dei cittadini, esempio di buona politica e buona sanità oltre che di collaborazione concreta fra maggioranza ed opposizione».

Il consigliere Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulle peculiarità dei diverse forme di disturbi dell’apprendimento, come alterazioni che incidono su alcune abilità e sull’apprendimento in soggetti con caratteristiche fisiche e mentali normali: dislessia (sul testo scritto), disgrafia (leggibilità dei testi), disortografia (sui suoni), discalcolia (sui calcoli). «Secondo stime del ministero della Pubblica istruzione – ha spiegato Domenico Gallus – in Italia sono oltre 186.000 i casi in crescita, segnalati in crescita visto che l’incidenza di questi disturbi è quadruplicata in 6 anni, mentre in Sardegna colpisce circa il 3%, soprattutto, in alunni del primo e secondo grado del ciclo di istruzione». «E’ un disturbo dal quale si può guarire – ha assicurato il consigliere – perché nel 20% dei casi si risolve, nel 45% si ottengono risultati intermedi e solo nel 35% si segnala una persistenza, purtroppo, correlata ad altre patologie come, ansia, depressione, peggioramento della condotta, scarsa motivazione, abbandono scolastico, scompensi emotivi ed affettivi». «La legge – ha concluso – garantisce parità con azioni mirate fin dalla scuola dell’infanzia con attività didattiche specifiche intervenendo anche sull’evoluzione della malattia, affermando in definitiva il principio che le persone affetti da questi disturbi non sono invalidi né portatori di handicap».

Rossella Pinna, del Pd, ha espresso una valutazione molto positiva sulla legge, che contiene «strumenti operativi efficaci rispetto ad una problematica complessa che finora aveva menomato l’autonomia e l’inclusione sociale di tanti bambini ed adulti». «Rispetto ad una realtà nazionale molto diversificata nelle diverse aree che vede la Sardegna vicina al nord ovest ma con limiti di sotto certificazione – ha evidenziato la Pinna, «famiglie ed esperti hanno rilevato però il riconoscimento tardivo del disturbo, anche la legge nazionale del 2010 ha iniziato ad invertire la tendenza attraverso piani personalizzati nei contesti scolastici e lavorativi». «Occorre – ha auspicato l’esponente del Pd – che il sistema sanitario regionale possa operare con competenza ed appropriatezza, promuovendo la crescita della sensibilità e della comprensione del disturbo anche allargando il campo degli interventi al settore della formazione professionale».

Augusto Cherchi, del Pds, ha messo in luce nella premessa che anche la legge sulla dislessia non si è sottratta ad un processo legislativo complesso e lungo non solo per la farraginosità del sistema «ma anche per aspetti burocratici legati soprattutto alla proiezione delle norme sui attività su territori». Manca insomma, secondo Augusto Cherchi, «un pezzo di trasparenza così come manca alla nuova rete ospedaliera che non si vede sul territorio (anzi si vede l’esatto contrario) nonostante il voto del Consiglio regionale risalga ad ottobre scorso». Soffermandosi sul merito del provvedimento in discussione, Augusto Cherchi ha dichiarato che «si tratta di una legge molto importante che interviene non su una patologia ma su alcune difficoltà compensabili legate all’identità individuale (Einstein e Leonardo erano dislessici) che hanno una elevata incidenza nello sviluppo della personalità ed in attività fondamentali come leggere scrivere e far di conto». Positive, secondo il consigliere, «anche l’attenzione alla scuola anche per combattere dispersione scolastica ed il ricorso a soggetti privati ove il pubblico non sia in condizioni di effettuare diagnosi, oltre a strumenti a garanzia del percorso formativo e lavorativo».

Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha messo in evidenza il buon lavoro della commissione Sanità «con una legge che ha lo scopo di intervenire per contrastare i ritardi nell’apprendimento che colpiscono circa il 10% dei bambini ed un altro 30% di soggetti in età più avanzata, dati che segnalano aree di gravissimo disagio sociale per persone e famiglie». «Si tratta di disturbi – ha detto Emilio Usula – tempo-dipendenti localizzate nel primo quadrimestre della prima elementare dove la diagnosi corretta è indispensabile sia per la cura che per evitare l’evoluzione della malattia; servono perciò specialisti ben distribuiti sul territorio e risorse adeguate e, sotto questo profilo, non convince il ricorso a strutture private a pagamento, spero non sia alibi per disimpegno sistema sanitario regionale, sospetto peraltro suffragato dall’attuale scarsità di risorse, aspetto che l’assessore deve chiarire».

In un secondo intervento il relatore della legge Lorenzo Cozzolino ha precisato che «l’accreditamento degli specialisti privati è inquadrato nell’accordo Stato Regioni del 2012 successivo alla legge 170/2010 e disciplina la possibilità per le Regioni (solo per garantire la tempestività degli interventi) assicurando il rispetto del termine di 6 mesi nel rilascio delle certificazioni che attualmente in Sardegna non vengono rispettati, mentre nel settore pubblico le liste d’attesa sono eccessive».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco, commentando quanto emerso dal dibattito, affermato che «ogni tanto la politica del buon senso, che si spoglia dalle appartenenze e si impegna per il bene comune fa cose buone per i cittadini, dando una mano a persone sfortunate ed alle loro famiglie, e mette a disposizione della comunità uno strumento utile per avere finalmente risposte concrete e riconoscere diritti». Daniele Cocco, infine, ha auspicato che quello della legge sulla dislessia possa essere un esempio da replicare con la commissione sulla presenza dell’amianto con attenzione all’efficienza delle strutture sul territorio «perché le persone colpite dalle patologie correlate all’amianto devono aspettare oltre 200 giorni per una visita e sono veramente troppi».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha affermato di condividere la relazione del consigliere Lorenzo Cozzolino scusandosi però del ritardo con cui l’assessorato ha risposto alla commissione. Il quadro generale della sanità in Sardegna, ha aggiunto l’assessore, «ci pone di fronte problemi di enormi dimensioni e ci spinge a profonde riflessioni sulla sanità che vogliamo perché bisogna decidere quale modello adottare». Nel caso della dislessia che, secondo Arru, rientra nell’ambito della riflessione generale sulla sanità sarda, «è vero che serve personale specializzato per andare oltre la fase infantile, è vero anche che gli interventi sulle liste d’attesa richiedono scelte, e tutto deve essere inquadrato appunto in un modello esterno all’ospedale in raccordo con le cattedre universitarie, senza trascurare che in Sardegna ben  960.000 cittadini vivono in zone rurali». Quanto alla nuova rete ospedaliera, l’assessore della Sanità ha ribadito che «la Regione ha inviato ai ministero della Salute e dello Sviluppo economico le sue contro deduzioni per dimostrare che la legge quadro nazionale è stata applicata adottato in autonomia dalla Regione e non c’è alcuna asimmetria fra i suoi contenuti e l’applicazione concreta». Affrontando, infine, il problema delle visite dei pazienti colpiti da patologie legate all’amianto, Luigi Arru ha assunto precisi impegni per ridurre i tempi, ricordando però che secondo i dati più recenti «i sardi hanno prenotato 5 milioni di visite nei Cup sardi ed oltre 1 milione e 200.000 non si sono presentato; è un problema enorme che va affrontato».

Successivamente il Consiglio ha approvato all’unanimità il passaggio agli articoli mentre, dopo una breve sospensione dei lavori, il relatore ha annunciato che tutti gli emendamenti saranno sottoscritti da tutti i componenti della commissione.

A seguire l’Aula ha approvato l’art.1 con un emendamento che corregge il titolo della legge che si riferirà a «disturbi specifici dell’apprendimento». 

Dopo l’articolo 1 (Oggetto) il presidente Gianfranco Ganau ha messo in discussione l’articolo 2 (finalità) con gli emendamenti 4 e 10. L’articolo 2 è stato approvato e così gli emendamenti 4, 10 e 1.

Approvato anche l’articolo 3 (Accertamento e certificazione del disturbo di apprendimento ) con l’emendamento aggiuntivo 11 e poi l’articolo 4 (Comitato tecnico-scientifico sui DSA) con l’emendamento aggiuntivo 12.

Sull’articolo 5 (Iniziative di informazione e sensibilizzazione ) compreso l’emendamento soppressivo parziale 13, la commissione e la Giunta hanno espresso parere favorevole.

L’on. Emilio Usula ha annunciato un emendamento orale per invitare la Regione a potenziare il servizio pubblico con nuove assunzioni.

L’emendamento soppressivo 13 e l’articolo 5 sono stati approvati e così l’articolo 6 (Formazione degli operatori sanitari e scolastici e delle famiglie) con l’emendamento sostitutivo 2.

Di seguito, approvato anche l’articolo 7 (Inclusione scolastica e all’università) con l’emendamento 14. Poi l’articolo 8 (Concorsi, inserimento lavorativo mirato e misure di supporto per i genitori) con l’emendamento aggiuntivo 8.

Approvato l’articolo 9 (promozione della ricerca) e poi il 10 (Accreditamento ai fini dell’articolo 3 della legge n. 170 del 2010) con gli emendamenti 6, 7, 9, 15, 16.

Ok dall’Aula anche all’articolo 11 (norma finanziaria) e così il 12 (entrata in vigore) e il testo della legge, così come emendato.

Per dichiarazione di voto l’on. Roberto Desini (Pds) ha ringraziato tutti i colleghi e ha detto: «Ci sono cinque milioni di prenotazioni all’anno al Cup ma un milione e duecentomila pazienti rinuncia. Dobbiamo chiederci perché rinunciano e io lo dico: perché le visite vengono fissate dopo sette, otto mesi e chi rinuncia va a fare a pagamento la stessa visita. Assessore Arru, lei è un nominato e non un eletto e non deve rispondere a nessuno. Non accetto che lei risponda così». L’esponente della maggioranza, nel suo intervento, ha quindi parlato di “nefandezze”, con un tono particolarmente critico rivolto alla situazione della sanità in Sardegna.

L’on. Roberto Deriu ha parlato a nome del Pd e ha ringraziato i commissari che hanno collaborato a questo testo: «Sono importanti le finalità di questa legge in materia di diagnosi precoce e di diritti delle persone diversamente abili. Siamo molto fieri del voto unanime a questa legge».

Anche l’on. Edoardo Tocco (FI) ha ringraziato «i colleghi che hanno fatto un gran lavoro per questa legge, abbiamo raggiunto un bel risultato per tanti sardi ed è importante per tutta l’Aula». Anche l’on. Marco Tedde (FI) si è associato ai ringraziamenti: «E’ un articolato positivo, un lumicino nel buio di una sanità sarda che non funziona e l’attacco virulento che è partito dai banchi della maggioranza verso l’assessore Luigi Arru lo dimostra in pieno». Per l’on. Mariano Contu (FI) «è necessaria una rete dei servizi territoriali che dia davvero una risposta ai bisogni delle persone con disturbi comportamentali individuati dall’assessore nel suo intervento ma anche nei lavori preparatori di questa legge».

L’on. Daniele Cocco (Articolo 1) ha detto che «quando si fanno cose intelligenti insieme c’è una ricaduta per tutti ma non possiamo non notare che esiste il problema delle liste d’attesa. Chi prenota e non si presenta non può aspettare il pubblico e va dal privato. E’ chiaro che se i Cup avessero personale potrebbero lavorare di più e migliorare i tempi delle liste d’attesa e ridurre la fuga verso i privati».

Favorevole anche l’on. Mondo Perra, presidente della commissione Sanità: «E’ una legge che dà risposte e restituisce dignità, visto che la Sardegna è l’ultima regione a normare la materia della dislessia. Oggi facciamo un salto culturale importante».

Per l’on. Domenico Gallus (Psd’az) «i cittadini ci chiedono risposte in materia sanitaria perché evidentemente non gliele diamo» mentre per l’on. Luigi Ruggeri (Pd) «sono troppe le considerazioni strumentali sull’assessore Luigi Arru, le cui nefandezze corrispondono all’azione di disboscamento delle gestioni del passato. Oggi noi abbiamo in Sanità buona amministrazione, risparmio e pianificazione  che ci stanno portando a rientrare di 50 milioni dal nostro deficit».

Fratelli d’Italia ha preso la parola con l’on. Paolo Truzzu, secondo cui «siamo davanti a una buona legge, per quanto tardiva, nella speranza che sia davvero attuata. Ma non posso non denunciare che la riforma della sanità sarda è ferma. Avete un direttore generale che nessuno ha votato e fa l’assessore. Assessore, ma chi ve lo fa fare? Si dimetta».

Per l’on. Rossella Pinna (Pd) «i toni e i termini del collega di maggioranza Roberto Desini non sono accettabili e dovrebbe chiedere scusa all’assessore Luigi Arru» mentre per l’on. Giorgio Oppi «il voto a favore di questa legge è scontato ma è una legge che arriva in ritardo. Ma non possiamo ignorare che la Sanità sarda non va bene: ognuno deve prendersi le sue responsabilità. E smettiamola di dire sciocchezze sui risparmi conseguiti, visto che stiamo utilizzando i fondi del 2019 per coprire i buchi degli anni precedenti».

Secondo l’on. Augusto Cherchi  (PDS) «la Sanità è un argomento così importante da provocare posizioni dure e aspri, è inevitabile. Non è vero che va tutto bene e non siamo disposti a fare difese d’ufficio». Per l’on. Luigi Lotto (Pd) «siamo tutti grandi e vaccinati e ci stanno anche i toni duri  in una materia così importante come la Sanità». 

La capogruppo di Fi, Alessandra Zedda ha dichiarato voto favorevole al provvedimento ed ha definito “anomalo” il clima in Aula. «Un partito della maggioranza – ha dichiarato l’esponente della minoranza – critica aspramente le scelte fatte sul riordino della rete ospedaliera, nonostante abbia votato a favore dei quel provvedimento che non oggi come allora giudichiamo inadeguato». «Assessore – ha concluso Alessandra Zedda – prenda atto della mozione di sfiducia che gli è arrivata dai banchi della sua maggioranza e tragga le opportune conclusioni».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito parere favorevole alla proposta in discussione ed ha criticato il governo della sanità nell’isola mentre il consigliere del Partito dei Sardi, Piermario Manca, è ritornato sulla polemica delle liste d’attesa, rivendicando nel contempo il diritto di critica sull’operato dell’assessore, pur restando nella maggioranza.

Il consigliere Francesco Agus (Misto) ha dichiarato voto favorevole («è una legge che attendiamo dalla precedente legislatura») ma ha chiesto di evitare «forzature nel confronto come è stato fatto con il tema delle liste d’attesa”. «Evitiamo processi sommari contro l’assessore della sanità», ha concluso il consigliere ex Sel.

Gaetano Ledda (capogruppo Psd’Az-La Base) ha annunciato voto favorevole alla proposta di legge ed ha criticato duramente lo stato in cui versa la sanità sarda: «La sanità non funzione ed è allo sfascio, per comprenderlo è sufficiente recarsi in uno qualsiasi degli ospedali sardi».

Il consigliere Valerio Meloni (Pd) si è detto dispiaciuto dall’andamento del confronto in Aula: «Non approvo toni e attacchi di tipo personale e affermo che agricoltura e sanità sono i più settori critici».

Pierfranco Zanchetta (capogruppo Upc-Psi) ha dichiarato voto favorevole ed ha parlato di “discussione irrituale” auspicando la convocazione di una seduta ad hoc del Consiglio sul tema della sanità.

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), ha definito il dibattito in Aula “confuso” ed ha affermato: «Dissento dalle affermazioni che tendono a mettere in discussione il piano di riordino della rete ospedaliera, così come constato che le liste d’attesa non nascono oggi né sono conseguenza della riorganizzazione della rete ospedaliera».

Il consigliere Emilio Usula (Misto) ha dichiarato pieno sostegno al provvedimento in discussione ed ha polemizzato con il gruppo Pds: «I Rossomori hanno scelto di uscire dalla maggioranza ed hanno rinunciato a vantaggi e cariche, altri tengono ben stretti questi ruoli ma in Aula parlano di bande e nefandezze a proposito della sanità».

Il consigliere di Fi, Stefano Tunis (Fi) ha definito “grottesca” la situazione in Aula ed ha dichiarato: «Noi della minoranza siamo a conoscenza delle difficoltà della maggioranza ma chiediamo di chiudere in fretta questa pagina poco felice del centrosinistra al governo della Regione».

Posta in votazione la legge sulla dislessia è stata approvato con 49 favorevoli su 49 votanti.

Si è passati dunque alla discussione della mozione n. 376 (Lai e più) sulla situazione delle parafarmacie e il primo firmatario ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno sull’argomento.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi concesso la parola per la replica all’assessore della Sanità Luigi Arru che, riferendosi alle fasi più spigolose del dibattito sulla legge per la dislessia, così si è rivolto alla presidenza: «Pongo il quesito se un assessore tecnico che ha giurato in Aula abbia o no il diritto all’esercizio politico in Consiglio». L’assessore ha quindi promesso «altre occasioni per discutere il tema della sanità» e si è soffermato sulla situazione della parafarmacie evidenziando che si tratta di attività commerciali e che dunque compiti e funzioni della Regione e dell’assessorato sono assai limitate.

In sede di controreplica, il consigliere Eugenio Lai (Art. 1 – Sdp), si è rimesso al contenuto dell’ordine del giorno, condiviso anche dall’assessore Luigi Arru, che impegna il presidente della Regione e lo stesso assessore a vigilare «affinché il governo attui politiche favorevoli all’ingresso nel settore del commercio farmaceutico di ulteriori risorse lavorative, riducendo i limiti che ostacolano al crescita delle parafarmacie» e a «scongiurare vecchi assetti monopolistici».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi posto in votazione l’ordine del giorno (Lai e più) che è stato approvato con ventinove favorevoli e uno contrario ed ha dichiarato tolta la seduta, preannunciando la convocazione del Consiglio al domicilio.

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Il caso dei docenti con la valigia arriva in Consiglio regionale.
Con una mozione
 presentata dal consigliere regionale Francesco Agus, primo firmatario, e sottoscritta dai consiglieri Annamaria Busia, Pierfranco Zanchetta ed Antonio Gaia, si cerca una soluzione per i docenti sardi assunti con la Buona Scuola ma trasferiti  lontano da casa.

«La situazione è molto delicata – premette Francesco Agus – bisogna intervenire urgentemente prima che si metta in moto la macchina organizzativa per il prossimo anno scolastico. Contiamo circa 70 docenti, tra quelli trasferiti fuori provincia o direttamente nella penisola: non sono numeri che impediscono di trovare una soluzione ad hoc senza stravolgere le lunghe e complesse procedure messe in campo ogni anno dal MIUR. Gli insegnanti sardi servono qui in Sardegna, per la scuola sarda. Ne abbiamo bisogno, hanno già alle spalle lunghi anni di insegnamento nelle scuole dell’isola e ulteriori titoli professionalizzanti,  non ha senso trasferirli nella penisola e farne arrivare da noi da altre parti d’ Italia. Ci perdiamo tutti, economicamente, in qualità della vita di numerose famiglie, e in qualità dell’insegnamento per i nostri ragazzi.»

Per i firmatari esistono strade percorribili per il rientro di tutti i docenti sardi.
«Abbiamo concordato con gli insegnanti che si stanno occupando del problema una serie di azioni attuabili con il coinvolgimento della Giunta regionale e del Ministero – aggiunge Francesco Agus -. Con il MIUR abbiamo già dimostrato di poter strappare accordi a nostro vantaggio, come l’acquisizione dei punteggi per le graduatorie per i docenti impegnati nell’ambito dell’intervento “Tutti a Iscol@”. E proprio l’ultima intesa sul progetto regionale contro la dispersione scolastica  ci fornisce un ulteriore strumento a nostra disposizione per il rientro dei docenti trasferiti.»

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Il Consiglio regionale si riunisce domani, martedì 8 maggio, alle 10.30, con all’ordine del giorno la nomina di un segretario del Consiglio, il testo unificato in materia di dislessia, l’istituzione di due commissioni speciali, una sulla crisi delle imprese dell’artigianato e del commercio, ed un’altra sul fallimento delle politiche industriali nell’area di Ottana. In discussione anche sette mozioni: due in materia di istruzione (mozione n. 387 – Daniele Cocco e più,  mozione 389 – Daniela Forma e più); due riguardanti l’attività venatoria ed il piano faunistico (mozione n. 259 – Marco Tedde e più, mozione  n. 365 – Gianluigi Rubiu e più); mozione n. 406 (Francesco Agus e più) sul mantenimento di un presidio sanitario nell’Ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari; mozione n. 377 (Gennaro Fuoco e più) sul riconoscimento della piena rappresentanza sindacale aziendale all’ORSA nell’azienda CTM di Cagliari e mozione n. 376 (Lai e più) sulla situazione delle parafarmacie in Sardegna. La conclusione dei lavori dell’Assemblea è prevista per mercoledì mattina.

Mercoledì 9 maggio, alle 15.30, è convocata la Quarta commissione per l’audizione dell’assessore dell’Urbanistica e l’esame della deliberazione n. 52/22 del 22 novembre 2017 (Approvazione preliminare della Direttiva riportante la “specificazione dei dati dimensionali” in materia di servizi strettamente connessi alla residenza ai fini dell’entrata in vigore dell’articolo 11, comma 2, della legge regionale n. 23 del 1985 smi, come sostituito dall’articolo 7 della legge regionale n. 11 del 2017). A seguire è prevista l’audizione del direttore generale della società di gestione dell’aeroporto di Alghero sulle problematiche della SoGeAAl.

Il parlamentino presieduto da Antonio Solinas (Pd) proseguirà nei suoi lavori giovedì 10 maggio, alle 10.30, con l’audizione dell’amministratore dell’Arst (trasporto pubblico e trenino verde) e, alle 16.00, con l’audizione dell’assessore regionale dei Trasporti sulla continuità territoriale aerea.

Giovedì 10 marzo, alle 10.30, è convocata anche la Quinta commissione per l’audizione dell’assessore regionale dell’Agricoltura sullo stato di attuazione dell’ordine del giorno approvato in Consiglio lo scorso 13 marzo per fronteggiare la crisi di Ara, Aipa e Apa; l’audizione di un comitato spontaneo di aziende agricole sulle difficoltà di accesso ai bandi di finanziamento e l’audizione del consorzio Biotecnomare su alcune proposte operative per lo sviluppo del comparto pesca e acquacoltura in Sardegna.

La Terza commissione è invece convocata giovedì 10 marzo, alle 16.30, per la prosecuzione del monitoraggio sullo stato di attuazione degli interventi previsti per il sostegno alle imprese (bandi T1-T2-T3-T4).

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Nella seduta odierna, il Consiglio regionale ha approvato l’inno ufficiale della Regione sarda e Nanni Lancioni (Psd’Az) ha giurato in Consiglio ed è subentrato al senatore Christian Solinas (Psd’Az).

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la Proposta di legge n. 503/A (Cocco Pietro e più), sottoscritta da numerosi consiglieri di maggioranza ed opposizione, istitutiva dell’inno ufficiale della Regione.

Il presidente ha dato quindi la parola al capogruppo del Pd Pietro Cocco, relatore della legge, per illustrarne il contenuto.

Prima dell’intervento di Cocco, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul fatto che da questa mattina hanno iniziato sciopero della fame 7.000 lavoratori della scuola, insegnanti abilitati con diploma magistrale che, in base ad una legge dello Stato, rischiano di essere esclusi dalle graduatorie e dal lavoro. Di questi, ha ricordato Gianfranco Congiu, 1.200 sono sardi e 102 sono già di ruolo, ed è necessario che il Consiglio regionale intervenga urgentemente presso il governo

Il presidente Ganau ha assicurato che il problema sarà affrontato nella prossima riuniond dei capigruppo.

Sempre sull’ordine dei lavori il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha ringraziato il collega Congiu per aver sollevato il problema ed espresso molta preoccupazione per il rischio concreto che 1.200 insegnanti sardi perdano il lavoro. Un rischio, ha aggiunto, che dobbiamo scongiurare con una azione molto determinata presso il governo centrale.

Successivamente è intervenuto il relatore della legge Pietro Cocco, capogruppo del Pd, che ha messo l’accento in apertura sulla coincidenza simbolica della giornata di Sa Die, festa dei sardi, dei 70 anni statuto e infine dell’istituzione del nuovo inno. La legge istitutiva dell’inno, ha poi ricordato, «fu proposta per la prima volta dal presidente Ganau in sede di conferenza dei capigruppo dove si registrò un consenso quasi unanime, dando il via ad un percorso che ha coinvolto la commissione Autonomia». Il brano melodico tradizionale prescelto, ha proseguito, «ci propone contenuti estremamente attuali come l’esigenza di cambiamento e di una svolta, l’appartenenza al proprio territorio e la lingua, che devono ispirare ogni azione di governo contro ingiustizie, soprusi e disuguaglianze, mettendo le istituzioni al servizio del bene comune». Quasi tutti i gruppi hanno riconosciuto questo inno come quello che rappresenta meglio la nostra terrea, ha concluso, «poi è naturale che ci siano opinioni differenti e tuttavia auspico che una riflessione unitaria porti ad un voto unanime».

Christian Solinas, esponente del Psd’Az, ha dichiarato che «l’inno esprime con i suoi simboli i più autentici valori fondanti di una comunità antica, riconosciuti per l’impegno del Partito Sardo d’Azione, scritti nel suo statuto e poi in quello della Regione, a conclusione di un percorso che viene da lontano ed appartiene tanto ai sardi che ai sardisti, grazie ad un lavoro che viene dalla migliore esperienza di generazioni di sardisti fin dagli anni ’80». Solinas, eletto senatore, ha poi annunciato dimissioni da Consiglio, e ha detto di sentire su di se «tutto l’onore e l’onere di riportare il Psd’az dopo 22 anni in Parlamento per restituire ai sardi (anche quelli del mondo) orgoglio e speranza». Il nuovo sardismo, ha sostenuto, «punta oggi ad un ampio progetto di auto governo della Sardegna, seguendo una idea che affonda le sue radici nella Costituente, insomma ci siamo ancora oggi e contiamo di esserci anche quando arriveremo alla nazione sarda». Oggi abbiamo di fronte nuovi feudatari da affrontare e nuove emergenze, ha continuato il consigliere: «continuità territoriale, entrate, zona franca ed autogoverno e, come diceva Mario Melis, affermare un nuovo concetto di democrazia che passa attraverso il diritto al lavoro, perché l’economia è importante ma quelli che contano sono i valori». In proposito, Solinas ha fatto un riferimento alla legge sulla lingua «che ancora non c’è ma non deve prestare il fianco a nuove divisioni». Infine il neo senatore ha ringraziato tutti, dal presidente Ganau al personale del Consiglio,  per la collaborazione fornitagli durante i suoi due mandati.

Paolo Zedda, consigliere di Art. 1 – Mdp, ha parlato di un simbolo che completa nostra comunità con musica e parole ed ha ricordato il significato profondo del componimento di Ignazio Francesco Mannu:  «Procurad’e moderare incita il popolo sardo ad alzarsi e a combattere un regime intollerabile. I sardi hanno capito da subito che questo era il canto che li poteva rappresentare».

Secondo Paolo Zedda, le alternative proposte da altre forze politiche non avrebbero lo stesso valore della poesia del Mannu: «Non poto reposare, proposto dai Riformatori, è un canto d’amore. “Dimonios”, suggerito dal Gruppo Sardegna, è una marcetta militare. C’è un inno musicato da Rachel con le parole di Montanaru, o “Salvet deus sa reina” che ha le stesse parole dell’inno corso. Il popolo sardo però vuole come simbolo della sua unità questo canto che stiamo proponendo».

Il consigliere di Art1-Mdp ha poi ricordato che l’inno non si compone di soli versi ma è anche musica. «La melodia di Procurad’e moderare ha un profondo legame con la tradizione musicale sarda. E la stessa dei goccius, i canti sacri della Sardegna accompagnati dalle launeddas, e del ballo cantato a tenore. Quando sentiamo le prime note capiamo che è un canto sardo».

Zedda, infine, rispondendo al consigliere Christian Solinas, ha rivendicato la bontà della proposta di legge sulla lingua sarda. «Non è vero che la legge 26 è ancora valida, è la prima legge per la lingua scritta in Italia ma non ha mai funzionato. La lingua infatti sta morendo, i bambini non la parlano più. Vi prego di non lasciar passare la legislatura senza l’approvazione di una legge che può essere la salvezza del sardo».

Per i Riformatori il consigliere Michele Cossa, riprendendo i principali temi del dibattito, ha affermato che «il confronto ha fatto emergere posizioni differenti come era logico avvenisse in Sardegna, nazione senza Stato dove è presente un forte sentimento identitario, una appartenenza profonda che deve essere rappresentata, perché come la bandiera l’inno tocca le corde dei nostri sentimenti». La proposta di oggi, a suo avviso, «incarna certamente la ribellione dei sardi ma ce ne sono anche altre compresa l’ipotesi di scriverlo ex novo (in Russia, per esempio, hanno lasciato la musica sovietica cambiando le parole); la legge in effetti dice che l’inno lo deve scegliere il Consiglio ma forse non è la strada migliore non è quella di confinarla nel palazzo». In Sardegna, ha proseguito Cossa, «ci sono tante idee ma anche tanta passione; noi comunque non faremo barricate anche se la nostra proposta, quella presentata per prima, non è stata nemmeno presa in esame; inoltre, oggi che siamo impegnati a livello nazionale sull’insularità anche col contributo dei sardi nel mondo, sarebbe stato meglio coinvolgere l’opinione pubblica sarda».

Il consigliere Gennaro Fuoco (Fdi), premettendo di non voler fare polemiche che sarebbero fuori luogo su un argomento come l’inno, ha però lamentato anche come vice presidente della commissione Autonomia che «la commissione non ha esaminato nulla e nemmeno votato e, quanto al merito, per noi la legge parte da premesse sbagliate perché noi sosteniamo l’inno della Brigata Sassari che riporta alla memoria dei sardi una epopea in cui si sono imposti con il loro sacrificio all’attenzione di tutto al popolo italiano». L’inno “Dimonios”, ha ricordato, «non parla di guerra e comunque non siamo convinti che sia l’unica proposta ma la migliore, fermo restando che è sbagliato il metodo perché l’argomento meritava e merita una condivisione maggiore; forse sarebbe bastato servirsi di internet, noi in ogni caso non voteremo contro perché su certe cose non ci si deve dividere».

Emilio Usula, dei Rossomori, ha sostenuto che «la festa di Sa Die non deve essere la commemorazione rituale dei moti insurrezionali del ‘700 ma l’occasione per riflessione sulla condizione attuale della nostra terra». Per questo, ha protestato, «denuncio oggi qui che mentre si approva un inno contro la tirannia si manca di rispetto alla Sardegna e le si impedisce di avere i suoi spazi di autogoverno». Spetta poi alla politica utilizzare al meglio la democrazia, ha continuato, «ed anche il voto non può essere ridotto ad un rito ingannevole, la nostra legge elettorale è una porcheria che ha escluso oltre 120.000 sardi che hanno votato, tradendo la loro volontà». In questi mesi, ha detto ancora Usula, «molti hanno preso le distanze dalla legge proponendo questo o quel cambiamento ma alla fine non si è fatto nulla; la verità è che i grandi partiti sono d’accordo per difendere le loro quote di rappresentanza ma Rossomori denuncia questo sopruso oggi lanciando appello a cittadini ed istituzioni per cambiare una legge che va contro la volontà popolare».

Annamaria Busia (Misto) ha messo in evidenza che «le date che oggi ricordiamo hanno come denominatore comune la volontà del popolo sardo di avere maggiori spazi di governo e, sotto questo profilo, oggi c’è la stessa insoddisfazione di tanti orsono contro piemontesi e aragonesi». Spero tuttavia, ha auspicato, «che il nuovo inno arrivi ai tanti giovani che non lo conoscono e partecipino ad una nuova stagione che, come quella dei moti anti feudali in cui i sardi chiedevano impieghi e poteri per le scelte locali, si caratterizzi per nuovi poteri alla Sardegna anche all’interno della nuova cornice costituzionale». La Regione non è stata in grado di esercitare pienamente la sua autonomia, ha proseguito la Busia, «come dimostra lo scarso utilizzo di uno strumento importante come le norme di attuazione: in 70 anni la Sardegna ne ha approvate solo 29 a differenza delle 182 del Trentino-Alto Adige».

A nome di Fdi, il consigliere Paolo Truzzu si è dichiarato «soddisfatto del dibattito, sia per la nostra provocazione che per le posizioni espresse dai Riformatori, segno che esistono sensibilità diverse e segno, soprattutto, che questa discussione dovevamo farla molto prima anche per arrivare ad una scelta unitaria». Rispondendo al collega Zedda, Truzzu ha respinto la sua interpretazione, precisando che «Dimonios non è affatto una marcetta militare e se qualcuno lo pensa vuol dire che non conosce la storia; è vero che è stato scritto nel ’94 ma dietro c’è la storia antica della brigata Sassari ed una bandiera che vide 108.000 sardi per la prima volta uniti e ben 13.000 furono i caduti». Una comunità che non ricorda il passato non ha futuro, ha ammonito Truzzu, «il dibattito sul nuovo inno ha occupato più i giornali che il Consiglio regionale, che fra l’altro ha dimenticato che fino a pochi anni fa la festa della Regione era il 28 gennaio, giorno della battaglia dei Tre Monti che avviò la riscossa italiana dopo Caporetto, sono grandi imprese note in tutto il mondo e dovremmo anche rendere giustizia a tutti i nostri antenati, proprio con Dimonios che identifica tutta la Sardegna».

Dopo l’on. Paolo Truzzu ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu (Pds), che ha detto: “E’ davvero una giornata particolare: da un lato c’è l’enfasi propria della ricorrenza dei 70 anni dell’Autonomia e dall’altro con un inno ci riconosciamo nazione. I sardi oggi vivono la loro sardità e vorrebbero che i figli la ricevessero in eredità ma io come sardo nel 2018 non mi riconosco in una protesta ribellista. Chi può essere oggi il feudatario? Chi esercita oggi la tirannide contro i sardi? Al di là delle celebrazioni l’autonomismo mostra le sue rughe e il nuovo modello della Sardegna deve portarci a riappropriarci dei diritti statuali originari. In questo senso i moti ribelli del passato, l’inno baronale alla rivolta, nulla c’entrano col mondo che conosciamo.

Noi non abbiamo una visione cupa e pessimistica e non ce ne facciamo nulla: la nostra sardità è inclusiva, ci consente di riconoscerci gli uni con gli altri. “Adiosa”, ovvero “No potho reposare”, è il messaggio di solidarietà e di fratellanza di cui abbiamo bisogno per la Sardegna: sono personalmente stufo di piangermi addosso. L’inno del Mannu ha senso solo se riconosciamo che il feudatario di oggi è lo Stato italiano”.

Per l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) “al termine di questo dibattito è giusto essere uniti, ma solo dopo che abbiamo sviscerato sino in fondo questo tema. Mi fa piacere aver ascoltato il discorso appena pronunciato dall’avvocato Congiu ed è giusto chiedersi oggi chi sia il padrone più cattivo che si schiera contro i sardi. E forse il barone più cattivo siamo proprio noi stessi, che non siamo capaci di metterci tutti d’accordo per riaffermare davanti allo Stato i valori dello Statuto come l’articolo 8 e l’articolo 13”. Per l’oratore “la Sardegna di oggi è quella dei sindaci abbandonati a se stessi e la fretta che ci state mettendo nel presentare questa proposta di legge dedicata all’inno del Mannu vi farà fare i gattini ciechi. Non arriveremo così a una soluzione che unisca tutti e questo non è giusto per tutti i sardi che in Italia e in Europa hanno conquistato posizioni e fatto grandi cose”.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli e poi gli articoli. Approvato il primo. Sul secondo articolo sono stati presentati emendamenti, favorevole il parere del relatore Cocco sull’emendamento 1. Conforme il parere della Giunta.

Per l’on. Gianni Lampis (Fdi) “oggi qualcuno dentro la maggioranza ha voluto forzare la mano con un metodo che è stato privo di dialogo e di condivisione. Quando si sente l’inno della Sassari la gente riconosce che arrivano i sardi ed è questo il nostro inno. Quello che dovremmo adottare oggi per la Sardegna. Vi chiediamo dunque un momento ulteriore di riflessione”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna) “il testo è stato messo all’ordine del giorno della prima commissione per tre volte e i colleghi dell’opposizione lo hanno avuto, ovviamente, da subito. In queste tre sedute si è discusso di tutte le proposte in campo”. L’on. Annamaria Busia (Centro democratico) ha affermato invece che “la contrapposizione fra le fazioni in campo si può affrontare pensando che l’Inno del Mannu è quello che più rappresenta la nostra storia e il nostro presente. Non un inno militare né una canzone d’amore”.

E’ intervenuto in campidanese l’on. Zedda, che ha spiegato. “Non c’è dispregiativo nella parola marcetta che ho impiegato, perché è un termine musicale. Mi suscita una grande emozione ma non è la musica che più rappresenta la nostra isola”.

L’Aula ha respinto l’emendamento 5 (Brigata Sassari) con 30 contrari.

Approvato, invece, l’emendamento 1 (“patriota”) con parere favorevole del relatore e della Giunta.

L’on. Pietro Cocco (Pd) ha dato parere favorevole anche all’emendamento 2 e l’Aula si è conformata.

Approvato, poi, il testo dell’articolo 2 come emendato. Ritirati, invece, gli emendamenti 3 e 4.

Approvato poi senza discussione l’articolo 3, il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione il testo della legge. L’on. Paolo Truzzu (Fdi) ha annunciato l’astensione: “Non è stata sentita la popolazione sarda e non vorrei che accadesse che non tutti i sardi si riconoscano nell’Inno del Mannu”.

Favorevole, invece, l’on. Angelo Carta a nome del Psd’Az: “Se andassimo a Orgosolo, ad esempio, probabilmente gli orgolesi vorrebbero che Pratobello fosse l’inno sardo. Ma è difficile che troviamo oggi l’accordo, forse lo saremo col tempo portando nelle scuole il nuovo inno dei sardi”.

Anche il gruppo di Forza Italia ha annunciato l’astensione con la capogruppo Alessandra Zedda: “Non abbiamo nulla da osservare ma forse è stata persa l’occasione di poter fare un minimo di confronto. Invitiamo il presidente Pigliaru a chiedere ai sardi se l’inno che stiamo scegliendo oggi è gradito davvero. Proviamo ad arrivare all’ultimo dei cittadini della nostra regione”.

L’on. Roberto Desini (Pds) ha detto che “anche dentro il nostro gruppo ci sono state posizioni differenti ma quello che è accaduto a Ottana la scorsa settimana noi abbiamo coniato uno slogan che rappresenta una svolta. “Mai più divisi”: ecco perché voterò a favore di questo inno. Se davvero vogliamo dare un futuro ai nostri figli dobbiamo avere il coraggio di sperimentare l’unità”.

Per i Riformatori l’on. Luigi Crisponi ha detto che “quando il testo di un inno non fa venire il brivido e non una volta richiama il fortza paris probabilmente la decisione è affrettata. Per questo alla fine ci asterremo e perché è mancato quel dibattito che probabilmente avrebbe acceso le luci su questo tema”.

Anche il capogruppo del Pds, on. Gianfranco Congiu, ha annunciato il voto di astensione ma ha detto: “No potho reposare cantato da Andrea Parodi  suscita quei brividi che l’Inno non dà ma da oggi sarà l’Inno del Mannu il simbolo della nazione di Sardegna. Dunque, anche da parte nostra ci sarà un voto di astensione”.

Per l’on. Mariano Contu (FI) “noi siamo abituati a riconoscere un inno nei suoi contenuti ma anche nella musica. Qual è esattamente la versione dell’inno che stiamo approvando? Non si sa. Ecco perché la nostra astensione”.

“Voglio parlare in sardo, nella lingua del mio Goceano”, ha esordito l’on. Daniele Cocco. E ha detto: “Le posizioni possono essere differenti, io avrei preferito Bella ciao, per rispondere al collega Truzzu. Ma questa non è una decisione di una parte sola ma di tutto il Consiglio. In questo periodo storico valgono ancora le cose che diceva Mannu e il feudatario contro i sardi c’è sempre, è lo Stato italiano. Alla fine, tutti i nostri figli e nipoti canteranno quest’inno e ora il prossimo passo è la legge sulla lingua sarda, che sarà un fatto molto importante per il nostro popolo”.

Il relatore, on. Pietro Cocco, ha dato parere favorevole anche a nome del Pd. “Oggi abbiamo un inno ufficiale e dico chiaramente che la proposta era ed è condivisa. Certo sapevamo che potevano esserci opinioni differenti ma abbiamo ritenuto importante andare in Aula oggi per dare appunto oggi alla Sardegna il suo inno. Quale parte dell’inno utilizzeremo nelle manifestazioni ufficiali lo deciderà con decreto il presidente della Regione e fino ad allora utilizzeremo il testo integrale. Ma le parole di questo testo sono assolutamente attuali e sono quelle che meglio rappresentano la situazione odierna”.

Anche il presidente Francesco Pigliaru ha preso la parola e ha detto: “Intervengo a titolo personale, non della Giunta, e vi dico che adoro “Dimonios” ma è questa la scelta giusta perché l’Inno ha un bel messaggio: ribellarsi contro chi ci impone ingiustizie è sempre giusto. Ecco il valore dell’Inno che stiamo adottando oggi: ribellione contro ogni oscurantismo, contro i rischi di chiusure e di nuovi pericolosi oscurantismi”.

L’Aula ha approvato la legge.

Il presidente Gianfranco Ganau ha formulato gli auguri all’on. Christian Solinas a seguito delle sue dimissioni, delle quali l’Aula ha preso formalmente atto. Al posto dell’on. Christian Solinas è stato surrogato dalla Giunta per le elezioni il primo dei non eletti nel collegio di Cagliari per il Psd’Az, Nanni Lancioni, che ha giurato davanti al presidente Gianfranco Ganau e si è dunque insediato in Consiglio regionale. La seduta è stata poi dichiarata chiusa.

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Il Consiglio regionale stamane ha approvato il bilancio di previsione triennale 2017-2019 e 2018-2020.

Il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno affrontando come primo punto il documento relativo allo schema n. 5 delle norme attuazione che prevede l’istituzione del Collegio revisori dei conti.

Prima di procedere alla discussione del testo la consigliera del Pd Daniela Forma, sull’ordine dei lavori, ha chiesto che l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria possa riferire nel pomeriggio sulla situazione degli ippodromi sardi, per i quali si attendeva un decreto ministeriale che ne evitasse il declassamento.

Sempre sull’ordine dei lavori il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha rilanciato il tema dei lavoratori del progetto lavor@bile che il presidente Gianfranco Ganau ha recentemente incontrato, per sollecitare un nuovo incontro con l’assessore che faccia chiarezza sulle motivazioni che ancora impediscono la copertura dei posti riservati agli invalidi se non in minima parte.

Il presidente Gianfranco Ganau ha accolto la proposta.

Ancora sull’ordine dei lavori, il consigliere Mariano Contu, dichiarando conclusa la sua adesione tecnica al gruppo Sardegna, ha annunciato il suo ritorno in Forza Italia.

Per Forza Italia Alessandra Zedda ha ricordato l’imminente scadenza della riorganizzazione delle strutture Aras e Anpa, i tempi stringenti e l’impegno di incontrare ancora l’assessore sia per fare il punto sulle attività gestionali che per verificare i contenuti del nuovo disegno di legge annunciato per il prossimo 7 maggio. Su questi argomenti, ha concluso, è opportuno sentire l’assessore Pierluigi Caria.

Iniziando la discussione sullo schema delle norme di attuazione che prevedono l’istituzione del Collegio dei revisori dei conti, il presidente della prima commissione Francesco Agus (Misto-Cp) ha affermato che, nella riunione congiunta della prima commissione e della terza commissione «è stata sentita la commissione paritetica per chiarire alcuni aspetti, sia sul raccordo Corte dei conti che sull’autonomia del Consiglio il quale peraltro non ha ancora una legge statutaria». Agus ha proposto infine un ordine del giorno nel quale, dopo il parere favorevole sulle norme di attuazione e l’istituzione del Collegio, si introducono alcune modifiche impegnando il presidente Pigliaru a sostenerle presso il Governo centrale.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha affermato di essere rimato in dubbio prima di aderire al documento «dopo aver sentito l’assessore Raffaele Paci in commissione che spesso ha dimenticato di difendere autonomia della Sardegna ritirando i ricorsi senza chiedere permesso al Consiglio ed anche in questa circostanza ha agito all’ultimo momento: non so quindi quale Raffaele Paci bisogna prendere per buono». So però, ha aggiunto, «che in questo caso ha sostenuto la posizione della Corte dei conti come aveva sostenuto la posizione dello Stato sugli accantonamenti nonostante la Val d’Aosta, fin dal 2015, ne abbia ottenuto la totale cancellazione dopo aver vinto un ricorso, con la motivazione che si paga la sanità; se è per questo anche la Sardegna se la paga eppure versa allo Stato più di 700 milioni l’anno di accantonamenti, per cui anche noi dobbiamo chiedere l’annullamento totale ed è strano che su questo tema le componenti più autonomistiche della maggioranza non si facciano sentire».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha paragonato il provvedimento al canto del cigno con il quale la terza commissione ha preso atto «dell’introduzione da parte dello Stato della ennesima misura di coordinamento della finanza pubblica che lo stesso Stato, con l’avallo della Corte costituzionale, utilizza da tempo come grimaldello per bypassare l’autonomia regionale, eppure si tratta di un dato strutturale molto preoccupante». La prima commissione, ha sostenuto, «si è lavata la coscienza con una osservazione quando ha detto che la commissione paritetica non sacrifica le prerogative dell’autonomia e quindi siamo tranquilli, mentre la terza ha sottolineato che il Consiglio regionale è una specie di parlamento e quindi nella prassi si è mosso quasi esercitando una autodichìa ed infatti ha precisato di voler tutelare questa autonomia; poi per non appesantire il procedimento abbiamo soprasseduto ammainando la bandiera, io almeno l’ho detto».

A nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele ha condiviso le deliberazioni delle commissioni congiunte comprese integrazioni e modifiche, precisando che «il Collegio dei revisori è fondamentale per trasparenza della Regione e non averlo ci priva di organo fondamentale per la nostra autonomia».

Successivamente il Consiglio ha approvato l’ordine del giorno proposto dal presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini.

Dopo lo scrutinio il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, recentemente eletto alla Camera dei deputati, ha annunciato le sue dimissioni dalla carica consigliere regionale dove, ha ricordato, «ho trascorso quasi cinque lustri scanditi spesso da passioni ed irruenze improntate sempre alla volontà di servire il popolo sardo». Forse non sempre riusciti nei nostri intendi, ha proseguito, «come testimoniano tante questioni ancora aperte come quelle di disoccupati, precari e poveri per i quali bisogna fare molto di più in Sardegna come a Roma». Pietro Pittalis ha infine ringraziato il presidente Ganau, tutti i consiglieri, il personale del Consiglio, il presidente della Giunta Pigliaru e tutto l’esecutivo ed i giornalisti delle testate sarde. Un ringraziamento particolare, infine, lo ha rivolto al gruppo di Forza Italia ed alla collega Alessandra Zedda, che sarà il nuovo capogruppo.

Il presidente Gianfranco Ganau ha formulato a Pietro Pittalis i migliori auguri di buon lavoro ed ha sospeso brevemente la seduta.

Alla ripresa dei lavori il Consiglio ha iniziato la discussione del Disegno di legge n.499 (Giunta regionale) ed il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza Franco Sabatini (Pd).

Sabatini ha ricordato che il provvedimento, che non comporta aumenti di spesa, ha lo scopo di recepire le indicazioni della Core dei conti sulla corretta contabilizzazione delle anticipazioni di liquidità all’interno del bilancio, attraverso la costituzione di un apposito fondo.

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha auspicato che, al di là delle questioni tecniche, siano finalmente superate le difficoltà nella parifica dei bilanci della Regione da parte della Corte.

Per l’Esecutivo, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha affermato che «la recente deliberazione della Corte dei conti ha tracciato un percorso preciso per inserire nei bilanci le anticipazioni di liquidità per cui abbiamo adeguato i bilanci 2017 e 2018 per evitare problemi interpretativi».

Successivamente il Consiglio ha approvato la legge, composta da 3 articoli e 15 allegati, con 45 voti.

Subito dopo l’Assemblea ha iniziato la discussione del disegno di legge n. 501 che prevede l’esenzione Irap per le Onlus nei limiti degli aiuti de minimis disciplinati dalla normativa europea.

Il relatore di maggioranza Franco Sabatini (Pd) ha sottolineato che la legge lascia invariati i saldi finanziari ed introduce alcune variazioni bilancio a parziale correzione della finanziaria 2018.

A nome della minoranza, Alessandra Zedda di Forza Italia ha osservato che «l’esenzione Irap per le Onlus sarde risale al 2004 libera da normativa Ue, quindi la modifica proposta è peggiorativa e potrebbe avere ricadute negative sulle Onlus; mancano poi indicazioni precise sulla platea dei beneficiari, la stima degli effetti finanziari e degli oneri sulla finanza regionale». Lo Statuto, ha aggiunto, «riconosce peraltro alla Regione il potere di introdurre agevolazioni fiscali che quindi potrebbero continuare fermo restando obbligo di notifica alla Ue ed inoltre, in generale, va tenuto conto che l’albo nazionale delle associazioni non è ancora completo per cui la legge appare un salto in avanti di dubbia efficacia, mentre sarebbe necessario accompagnare le Onlus verso il nuovo regime favorendone la crescita».

L’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha comunicato che la Giunta ha presentato un emendamento per abrogare art.1 «proprio per sgombrare il campo da questioni interpretative, nel merito però deve essere chiaro che il de minimis sarà applicato in via amministrativa pena la responsabilità dei funzionari e delle stesse associazioni, e del resto non possiamo fare diversamente in base ad una legge dello Stato». Dal 2017, ha concluso Raffaele Paci, «c’è l’albo nazionale delle associazioni ammesse a questo beneficio che recepisce la riforma del codice del Terzo settore che definisce una platea più ampia consentendo quindi di inserire nuovi soggetti, così come stanno facendo tutte le Regioni: faremo i calcoli con esattezza e in finanziaria presenteremo un adeguamento dettagliato». 

Per l’on. Gianfranco Congiu (PDS) “ci stiamo adeguando a un testo unico che ha avuto nel suo processo di gestazione una motivazione del tutto avulsa dal diritto dell’Unione europea. Caro assessore Paci, non posso accettare che la Sardegna si pieghi a un diktat nazionale, che se ne frega delle regioni che sul terzo settore hanno una disciplina propria. Noi siamo titolari di una prerogativa statutaria”.

L’on. Franco Sabatini, presidente della commissione Bilancio, ha detto che “è importante che la Giunta con l’assessore Raffaele Paci annunci il ritiro dell’articolo 1, ne riparleremo in commissione Bilancio quanto prima e non aprirei qui oggi ulteriori discussioni. Valuteremo se è necessario un disegno di legge regionale a favore delle onlus sarde”.

Sulla stessa posizione anche l’on. Attilio Dedoni (Riformatori), che ha detto: “Bene ha fatto l’assessore a ritirare l’articolo 1, non dobbiamo essere soggetti passivi ma tra coloro che mettono davanti a tutto gli interessi della Sardegna”.

L’Aula ha votato il passaggio agli articoli e la commissione e la giunta si sono espresse sugli emendamenti presentati.

Approvati l’emendamento soppressivo all’articolo 1 e poi di seguito l’articolo 1 bis, 1 ter, 1 quater. Approvato l’emendamento aggiuntivo 1 all’articolo 1 quinquies e poi l’articolo 1 quinquies.

Approvato a seguire anche l’articolo 2, l’articolo 3 e l’allegato 1 come modificato dall’emendamento 2.

Il Consiglio regionale ha approvato anche l’allegato 2 il testo definitivo della legge. 

L’on. Agus, presidente della commissione Autonomia, ha illustrato il Dl 489 (interventi regionali in materia di protezione civile) e ha aggiunto: “E’ un tema sollecitato dall’assessore Spano nel corso di una seduta della commissione della scorsa settimana. Dobbiamo facilitare la procedura di adozione del piano regionale di protezione civile”.

Il presidente ha messo in votazione l’articolo 1 e poi il 2, il 3. A seguire è stato approvato anche il testo della legge.

Il presidente Gianfranco Ganau ha dichiarato conclusa la seduta per consentire nell’immediato l’apertura dei lavori della Giunta per le elezioni e in contemporanea quelli della Prima commissione.

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Un ordine del giorno rivolto al Consiglio dei ministri accoglierà lo schema di norme di attuazione dello Statuto predisposto dalla commissione paritetica ma ribadirà i fondamenti della specialità della Regione Sardegna.

E’ il risultato della seduta congiunta delle commissioni Prima (Autonomia) e Terza (Bilancio) che si sono riunite questo pomeriggio in Consiglio regionale per approfondire lo schema di norme di attuazione 5 XV Collegio dei revisori dei conti.

Nel corso della lunga seduta sono stati auditi i componenti della Commissione paritetica sulle norme di attuazione, presieduta dall’on. Francesco Sanna e rappresentativa tanto del Governo quanto della Regione. L’on. Francesco Sanna ha ribadito che lo schema di norme di attuazione «è maturato davvero in modo congiunto sfociando con la proposta in esame, che sotto il profilo della gerarchia delle fonti è rafforzata rispetto alla legge ordinaria e mette al riparo davanti al rischio che il Governo sollevi la questione di legittimità costituzionale».

Al termine dell’audizione e del confronto con i commissari e con l’assessore Raffaele Paci, i presidenti delle commissioni Franco Sabatini e Francesco Agus hanno ribadito «la necessità di riaffermare anche in questa sede il valore dei principi costituzionali posti a fondamento dell’Autonomia e dello Statuto speciale della Sardegna. Nell’ordine del giorno che presenteremo all’Aula aggiungeremo alcune integrazioni, nel segno della specialità della Sardegna che non ostacoleranno il cammino delle norme di attuazione come redatte dalla Paritetica».

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La settimana di lavoro delle commissioni sarà aperta domani (mercoledì 4 aprile), alle 10.30, dalla riunione della V (Agricoltura e attività produttive), presieduta da Luigi Lotto (Pd). In programma l’audizione della sezione scienze zootecniche della Facoltà di Agraria di Sassari sulla proposta di legge n. 495 (Lotto e più) – Disposizioni per la valorizzazione della suinicoltura sarda.

Sempre domani alle 10.30 la IV commissione (Governo del territorio) presieduta da Antonio Solinas (Pd) proseguirà l’esame del testo unificato sull’urbanistica.

Ancora domani ma nel pomeriggio, con inizio alle 15.30, riunione per la sesta commissione (Sanità e Politiche sociali) presieduta da Raimondo Perra (Cps-Psi). All’ordine del giorno l’audizione del Coni Sardegna collegata all’esame delle proposte di legge in materia di sport n. 116 (Deriu e più) e 317 (Busia e più). La commissione si occuperà anche delle proposte di legge riguardanti i servizi funebri e cimiteriali n. 223 (Comandini e più) e 466 (Perra e più).

Nel caso pervenisse dall’assessorato della Sanità la necessaria documentazione, la commissione esaminerà poi la proposta n. 189 riguardante il Tariffario unico regionale per le prestazioni nell’interesse di privati rese dall’area Igiene e Sanità pubblica veterinaria e della sicurezza alimentare.

Nella giornata di giovedì 5, alle ore 12.00, sono previste, davanti alla I commissione (Autonomia) presieduta da Francesco Agus (Cp) le audizioni degli assessori degli Affari generali Filippo Spanu e dell’Ambiente Donatella Spano per riferire sui risultati dei tavoli tecnici attivati per il nuovo contratto del personale dell’Agenzia Forestas. Sull’argomento sono state presentate diverse proposte: il Dl n. 416 della Giunta e le proposte di legge n. 274 (Moriconi e più), 304 (Pittalis e più), 358 (Lai e più) e 485 (Comandini e più).

La commissione, inoltre, dovrà esprimere un parere sulla proposta di legge n. 164 (Pinna e più) relativa ad Interventi per la promozione e la valorizzazione dell’amministratore di sostegno a tutela dei soggetti deboli.

Infine, sul tavolo della commissione Autonomia, anche l’ipotesi di un adeguamento della procedura elettorale alle modifiche apportate dalla legge Statutaria 1/2018 che ha introdotto la doppia preferenza di genere.

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«Il tempo è poco, data la possibilità che la legge statutaria sia sottoposta a referendum e l’obbligo di rispettare i conseguenti tempi tecnici, ma penso possa essere sufficiente a portare avanti un lavoro di aggiornamento degli aspetti più urgenti orientato in due direzioni: da un lato l’introduzione di norme che aggiungano chiarezza e certezza alla legge in vigore e individuino una soglia di sbarramento interna alle coalizioni, ragionevolmente limitata ma certa e non lasciata fluttuare in virtù dei quozienti, in modo tale da evitare il fenomeno del cosiddetto “Consiglio con le porte girevoli” a cui abbiamo assistito in questa legislatura che ha reso difficili i lavori dell’aula e non ha ben disposto a favore della credibilità esterna dell’istituzione. Dall’altro l’inserimento di opportune modifiche per consentire l’accesso alla rappresentanza consiliare delle minoranze politiche oggi colpevolmente escluse dagli effetti dell’attuale normativa, nel solco di quanto già approvato dal Consiglio regionale nel novembre scorso quando, a larghissima maggioranza, si introdusse nel nostro ordinamento la doppia preferenza di genere per evitare che anche in futuro si potesse assistere alla vergogna di un Consiglio con solo il 6% di elette.»

Lo scrive, in una nota, Francesco Agus, presidente della 1ª commissione Autonomia del Consiglio regionale.

«Queste revisioni, possibili solo con un ampia sintesi tra le forze politiche apparentemente ancora lontana, risolverebbero a monte due dei principali problemi democratici che questa legge ha mostrato nella sua applicazione pratica – aggiunge Francesco Agus -. Avventurarsi in altri pensieri ora, a pochi mesi dalla fine della legislatura, sarebbe un errore. Ragionare, così come fanno autorevoli proposte presentate da comitati civici e da gruppi consiliari, di un cambio della forma di governo, avvenga esso in maniera palese o surrettizia, sarebbe a mio giudizio totalmente fuori luogo, fuori contesto e fuori tempo. Sottrarre ai cittadini quanto ora è in loro potere, la scelta del presidente della Regione e l’attribuzione a questo di un adeguato sostegno consiliare così come avviene per i Sindaci, con lo scopo di riportare la decisione nelle paludi del Consiglio sarebbe un errore storico e rischierebbe di segnare un’ulteriore distanza tra le istituzioni sarde (e i suoi attuali protagonisti) e i cittadini elettori.»

«L’istituzione regionale ha tanti problemi che si traducono in una crescente disaffezione alla politica e al voto: una burocrazia difficilmente controllabile anche da parte dell’organo politico, un’organizzazione da ridisegnare, una ripartizione dei poteri tra Consiglio, Giunta e Presidente che necessita di nuove regole – sottolinea ancora Francesco Agus -. Questi problemi aperti si possono risolvere solo con un salto in avanti, con un riequilibrio complessivo dei rapporti tra esecutivo, organo legislativo, apparato amministrativo, enti locali e con un aumento degli strumenti di partecipazione. Non con un ritorno indietro al passato.»

«Auspico che il lavoro istruttorio dei capigruppo durante la prossima seduta, così come annunciato due giorni fa dal presidente del Consiglio, sia orientato nella direzione della trasparenza e della democrazia – conclude il presidente della 1ª commissione Autonomia del Consiglio regionale – e do in questo senso la più ampia disponibilità a mettere a disposizione della conferenza il lavoro portato avanti in questi anni dalla Prima commissione in materia di revisione della legge elettorale.»

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Un dibattito pubblico per discutere del futuro dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari. E’ la richiesta avanzata in una mozione sottoscritta dai consiglieri regionali Francesco Agus, primo firmatario, Raimondo Perra, Anna Maria Busia, Pierfranco Zanchetta, Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino, Alessandro Collu, Paolo Zedda, Emilio Usula, rivolta al presidente della Regione per decidere insieme ai residenti del centro storico della città, l’amministrazione comunale e l’Università di Cagliari il destino dell’ospedale cagliaritano, la cui futura destinazione d’uso non è stata stabilita nella riorganizzazione delle rete ospedaliera regionale.

Recentemente, con una petizione sottoscritta da 1.500 cittadini, i residenti del quartiere hanno espresso al sindaco di Cagliari le loro preoccupazioni sul futuro dell’ospedale.

Così Francesco Agus illustra le motivazioni contenute nella mozione:  «La completa soppressione dei servizi sanitari nel centro storico di Cagliari sarebbe un grave danno non solo nei confronti dei numerosi residenti dei quartieri limitrofi, ma per tutta la città. L’area è frequentata quotidianamente da migliaia di persone che accedono a servizi e attività commerciali, e l’imponente aumento dei flussi turistici riscontrato in città negli ultimi anni ci obbliga a ragionare tutti insieme se un’ utenza così consistente possa avere bisogno di un presidio sanitario stabile nel centro di Cagliari, mantenendo alcuni servizi indispensabili per la sicurezza e l’emergenza sanitaria».

A mettere in allarme l’esponente di Campo Progressista Sardegna è anche la possibilità che in futuro possa ripetersi un nuovo caso “ex ospedale marino”,  questa volta nel centro storico della città.

«In passato la scarsa sinergia tra le istituzioni ha trasformato la vicenda dell’ex ospedale marino di Cagliari in un emblema dell’inefficienza dell’azione politica e amministrativa, una brutta storia che solo dopo tanti anni di totale abbandono e  interminabili contenziosi finalmente sembra avviata verso una soluzione positiva – conclude Francesco Agus -. Ora stabiliamo insieme, quanto prima, il futuro dell’Ospedale San Giovanni di Dio evitando che la struttura possa nel tempo decadere e divenire un rudere su cui, in futuro, dover dibattere solo per deciderne la demolizione

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Naturalmente in questi giorni post voto, le analisi e le dichiarazioni dei rappresentanti della politica nella nostra Regione riempiono pagine e pagine dei nostri giornali. La cosa è chiaramente interessante anche se spesso le analisi e le dichiarazioni dicono poco e niente e lasciano aperti tanti, troppi interrogativi senza risposta.

Tuttavia, su L’Unione Sarda del 15 marzo 2018, le dichiarazioni del consigliere regionale di Campo progressista, movimento che ha partecipato alle elezioni politiche all’interno delle liste del Partito democratico, Francesco Agus, presidente della commissione Riforme del Consiglio regionale, dicono con chiarezza cose importanti e che tutti ormai ben conosciamo.

La conclusione delle sue dichiarazioni riconosce gli errori fatti in particolare su alcune riforme come quella della Sanità. Dice Francesco Agus: «La riforma della sanità è sbagliata, ha scontentato tutti, pazienti, dirigenti, medici, infermieri sia nelle città sia nelle campagne e quindi bisogna riconoscere che abbiamo sbagliato e cambiare».

Sono d’accordo che va profondamente cambiata ma non possono farlo certamente loro che stanno governando questa regione e che hanno presentato, votato, difeso in giro per i territori della Sardegna questa riforma, salutata come storica e in grado di garantire servizi di qualità a tutti anche spendendo meno.

Da diversi giorni leggiamo che, nell’ambito della maggioranza che governa la Regione che, ricordiamolo, è composta da Sinistra, Partito democratico, Centro democratico, Partito dei sardi, si ipotizza un ulteriore rimpasto in Giunta e si punterebbe a sostituire ovviamente l’assessore della Sanità, Luigi Arru, più l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria e quello dell’Industria Maria Grazia Piras.

Forse cosi si riconosce finalmente il fallimento delle scelte operate sulla sanità, nel mondo delle campagne, nei settori dell’industria  della nostra Regione ma certo non si pone rimedio a tale fallimento.

Suggerisco una cosa semplice da fare: chiudere subito questa legislatura che non aveva bisogno del voto del 4 marzo scorso per mettere in rilievo il totale fallimento dei professori e dei partiti della maggioranza.

Il presidente della commissione Riforme può dare un contributo in questa direzione: prima di tornare alle urne per la Regione, è necessario tenere fede agli impegni presi subito dopo le scorse elezioni, per rimediare alle storture della legge elettorale regionale che erano apparse chiare a tutti. Qualche mese fa si è introdotta una modifica per prevedere la doppia preferenza di genere e si è deciso di rinviare gli altri punti da correggere. Ci sono le proposte, sono state già discusse, per cui non dovrebbe occorrere molto tempo. Due settimane nelle commissioni e due tre giorni in Aula, possono essere più che sufficienti per fare le modifiche necessarie per dare certezza di rappresentanza al voto dei cittadini e dei territori. Naturalmente, dovrebbe essere ufficializzato che, subito dopo, si scioglierà il Consiglio. Quindi al voto per il rinnovo del Consiglio regionale senza aspettare la scadenza naturale di febbraio 2019. Sarebbe troppo  tempo perso per la Sardegna e i problemi potrebbero solo aggravarsi.

Carbonia, 15 marzo 2018

Peppino La Rosa

Dirigente Riformatori sardi