17 December, 2025
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Il Consiglio regionale ha approvato oggi i capitoli 8 e 9 della proposta di riordino della rete ospedaliera ed ha iniziato la discussione del capitolo 10 sugli “ospedali privati”.

In apertura di seduta, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sollecitato una riunione della conferenza dei capigruppo a fine seduta con la partecipazione sia del presidente della Regione che dell’assessore dell’Agricoltura perché, ha spiegato, «la recente legge del Consiglio regionale a favore dei pastori sta creando molti problemi alla categoria, provocando un nuovo profondo stato di malessere nelle campagne sarde».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «il Consiglio ha approvato una legge importantissima per il comparto agricolo sardo per la quale sembra ora che ci siano problemi di applicazione». Proprio stamattina, ha aggiunto, «c’è stato un incontro con l’assessore dell’Agricoltura che ha preso impegno di fare una verifica formale sulle procedure, per cui non è necessaria una conferenza dei capigruppo; il centro destra sta cavalcando malessere mentre noi vogliamo che i pastori ricevano quanto previsto dalle legge regionale senza speculazioni strumentali, magari possiamo sentire l’assessore in conferenza».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha affermato che «abbiamo tutti a cuore il problema dei pastori e ci preoccupiamo delle difficoltà di attuazione di una legge che prevede uno stanziamento di 45 milioni, una legge che conteneva alcuni rischi che noi avevamo evidenziato in sede di discussione». Chiedere oggi all’assessore di spiegare i problemi, ha sostenuto, «significa che non si è compreso il meccanismo e che chi non è in regola con Inps non potrà ricevere nulla; evidentemente si sono fatte promesse impossibili da mantenere ed ora la legge va corretta, su questo devono lavorare i capigruppo, magari insieme alla commissione, per trovare una soluzione che interessa tutti».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha detto che «la crisi torna, purtroppo, nelle campagne sarde e gli agricoltori sono allo stremo e Consiglio e politica regionale non possono essere complici di una situazione che sa tanto di accanimento burocratico». Chiedere la regolarità della situazione Inps, ha continuato, «è assurdo perché già oggi di fronte alle calamità naturali le verifiche sulla regolarità contributive sono sospese: è su questo che bisogna intervenire con una moratoria immediata».

Per i Riformatori sardi, Luigi Crisponi ha ricordato che «la madre di tutti i problemi come al solito è la burocrazia che frena e rallenta le leggi, se poi ci si mette la cattiva politica che vuole impedire discussione su una questione serissima siamo alla beffa più assoluta; Pittalis ha fatto una richiesta legittima condivisa dai territori da affrontare con la massima urgenza e la posizione della maggioranza è inspiegabile». Oltre che la conferenza, ha concluso, «serve anche una verifica in commissione per ascoltare l’assessore dell’Agricoltura al più presto».

Il presidente della commissione Agricoltura Luigi Lotto (Pd) si è detto convinto «che su questo tema si debba evitare, come Consiglio regionale, di ritornare sulla legge ad appena un mese di distanza sulla base di una richiesta che lascia perplessi a cui peraltro l’assessore sta dando risposta». L’applicazione delle norme non può essere discussa, ha osservato, «per cui rivolgo a tutti un appello alla serenità su un problema delicato; la commissione è convocata per la prossima settimana e in quella occasione l’assessore riferirà, credo comunque che da subito l’assessorato abbia ha fatto miracoli mettendosi in condizioni di far partire le erogazioni fin dalle prossime settimane».

Il presidente Ganau ha confermato che la conferenza dei capigruppo si riunirà alla fine della mattinata, definendo la richiesta proveniente dal Consiglio «legittima, su un tema su cui nessuno si vuole sottrarre».

Il consigliere del gruppo Misto Giovanni Satta si è detto preoccupato «per la forma mentis di alcuni consiglieri regionali; il collega Pietro Cocco ha detto cose fuori luogo perché Pietro Pittalis e tutti noi ascoltiamo le richieste che vengono dai territori, rivolgo quindi a tutti un appello alla calma ed apprezzo il lavoro fin qui fatto dall’assessore ma la riunione si deve fare».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha dichiarato che «non c’è l’intenzione di negare il confronto con assessore in un incontro da fare subito, ma non dimentichiamo che noi tutti, con assessore, abbiamo fatto un lavoro incredibile e forse tutto sta avvenendo per un difetto di comunicazione, la riunione a fine seduta si deve fare».

Il presidente Ganau ha confermato la riunione dei capigruppo a fine seduta.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, respingendo una serie di emendamenti presentati dall’opposizione, mentre altri sono stati ritirati dai proponenti. Dopo l’approvazione del testo dell’ottavo capitolo (27 favorevoli, 21 contrari) hanno ottenuto il via libera dell’Aula soltanto gli emendamenti n. 892 (Agus-Ruggeri) che prevedono la trasmissione alla commissione Sanità dei report sugli scostamenti sugli standard attesi della riforma, e n. 893 (Agus-Ruggeri) che stende il monitoraggio alle liste d’attesa ed alla mobilità passiva per le patologie trattabili in Sardegna.

Subito dopo è iniziata la discussione generale sul nono capitolo (Principali criticità e fasi del percorso di riorganizzazione della rete).

Il vice presidente della commissione Sanità Edoardo Tocco ha ribadito la posizione del suo gruppo per la soppressione «di un paragrafo che ammette le criticità della riforma, tanto è vero che l’elisoccorso ancora non c’è e il direttore dell’Areus non è stato nominato: sono parti della riforma che si dovrebbero rinviare alla fine della legge, perché al momento non abbiamo eli-superfici né idea di sistema». Se per esempio dovesse verificarsi una urgenza ad Isili o Muravera, ha concluso, «è chiaro che senza interventi immediati un paziente non arriverà mai in tempo a Cagliari e lo stesso discorso si può estendere a La Maddalena o Carloforte».

Il consigliere del Misto-Rossomori Emilio Usula ha affermato che «non si può non pensare a sistema di emergenza urgenza che deve rappresentare il cardine del nuovo sistema sanitario, anzi doveva essere messo a punto prima della rete ospedaliera o almeno contemporaneamente alla rete delle cure territoriali». Questa è la grande incongruenza di fondo, ha lamentato, «ora il servizio di emergenza urgenza è coperto quasi totalmente da risorse pubbliche per cui deve essere valutato con la massima attenzione, e dubito che ci sia un piano dove si dice chi deve fare cosa: servono piuttosto risposte e conferme su sede già individuata a Nuoro, in definitiva ritengo utile un approfondimento in commissione e dico no ad un acritico via libera altrimenti stiamo rinunciando al nostro ruolo di legislatori».

Il consigliere dei Riformatori sardi Michele Cossa ha osservato che il paragrafo «avrebbe dovuto essere elemento di raccordo fra le diverse componenti riforma ma mancano le componenti da raccordare a cominciare dall’ emergenza urgenza». Le nostre proposte, ha spiegato, «riguardano La Maddalena non solo per il punto nascita ma per l’ospedale che ha problemi perfino per il funzionamento di una auto clave, così come le isole minori che hanno bisogno di attenzione particolare anche in prospettiva del turismo sanitario: altre cose inoltre, come gli ospedali di comunità, sono tutte da costruire e la loro assenza rischia di intaccare l’efficacia dell’intera riforma».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha fatto alcune puntuali osservazioni sull’elisoccorso «per il quale i dati forniti non sono sufficienti sia per la localizzazione in aeroporti civili (non opportuna perché intasano il traffico), che per i tempi di percorrenza perché 130 Lm/h di media non possono essere mantenuti in ogni condizione meteo». Oppi ha poi messo l’accento sulla sanità nelle isole minori, ricordando che «Carloforte non ha ospedale ma una casa della salute e deve essere considerata zona disagiata pur avendo meno abitanti della La Maddalena; serve anche un servizio nefropatici, un protocollo per i trasporti secondari, un ambulatorio pediatrico ed una emoteca».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha rilevato che «l’emergenza urgenza doveva essere una delle gambe più forti della riforma ma è stata la più trascurata, nonostante l’annuncio, peraltro tardivo, della nomina del nuovo direttore generale». In generale, ha concluso, «la riforma contraddice in ogni parte il programma del centro sinistra in materia di sanità, perché non riduce i costi ad aumenta la dipendenza del settore dalla politica, mentre la Giunta avrebbe dovuto preparare un piano industriale indicando i costi a regime e tracciando gli obiettivi finali».

Alessandra Zedda, anch’essa vice capogruppo di FI, ha affermato che «a tratti i contenuti evidenziano buone intenzioni però vanificate da una impostazione completamente sbagliata; nella riforma avviata nel 2014 da un lato si è iniziato a parlare di sistema territoriale ma poi si è proceduto con provvedimenti mirati alla salvaguardia degli amici degli amici, e quanto al sistema di emergenza urgenza non si è capito che l’elisoccorso era il servizio più importante, carico di procedure complesse e di criticità come ore notturne». Altre parti della legge come ospedali di comunità, l’ospedale aperto cittadino e l’appropriatezza dei ricoveri sono le solite buone intenzioni ma non si capisce chi fornirà l’assistenza all’interno di queste strutture».

La consigliera del Pd Daniela Forma ha sollevato il problema del codice rosa, «l’accesso al pronto soccorso delle vittime della violenza di genere, che dal 2014 veniva garantiva la presa in carico delle pazienti attraverso un protocollo sostenuto da una sorta di semi volontariato». Nello specifico, ha aggiunto, «questo servizio a Nuoro ha avuto una vita molto travagliata perché non gli è stata concessa una deroga per attività in regime di convenzione e, dopo una nuova richiesta ancora senza risposta, di fatto da giugno 2016 il servizio di supporto psicologico per le donne a Nuoro è sospeso, una grave macchia per la città e tutta la Sardegna centrale, perché i codici rosa sono parte integrante di tutte le strutture di emergenza urgenza».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha insistito sulle polemiche inerenti il bando dell’elisoccorso ed ha parlato di “bande del Pd in lotta tra loro” riferendosi alla disputa per la nomina tra Piero Delogu e Giorgio Lenzotti. «Sono stati presentati – ha affermato il consigliere della minoranza – curriculum migliori ma che sono certo non saranno presi in considerazione». A giudizio del consigliere Attilio Dedoni l’assessore Arru “ha fallito perché presenta un piano di riordino della rete ospedaliera sena senso e senza prospettiva”.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha rielencato i paragrafi ricompresi nel capitolo 9 del documento per evidenziarne l’importanza “così da poter meglio sottolineare le criticità del piano di riordino della rete ospedaliera”. L’esponete della minoranza ha accusato l’esecutivo regionale di aver praticato “negli ultimi quattro anni” una indiscriminata politica di tagli al personale e di perseguire nell’indebolimento delle strutture esistenti nei diversi territori della Sardegna: «Per il centronistra razionalizzare significa solo tagliare personale e servizi».

Il capogruppo di UPC-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, si è concentrato sul paragrafo del capitolo 9 che si riferisce alle isole minori («trovo elementi di prospettiva ma anche io guardo con preoccupazione alla situazione di Carloforte») ed ha affermato che anche alla Maddalena, dove pure è presente un ospedale, “non vi sono condizioni di garanzia nelle cure”. Il consigliere della maggioranza ha quindi insistito sull’urgenza di risposte tempestive ai bisogni dei cittadini e sulla necessità che nelle due isole minori della Sardegna operino sempre professionalità adeguate: «A Carloforte come alla Maddalena chiedono interventi in sicurezza, adeguati a salvare le vite umane».

La capogruppo del Misto, Annamaria Busia, ha rimarcato il “costante e progressivo incremento negli accessi al pronto soccorso da cui discende un affollamento delle aree intraospedaliere” ed ha evidenziato come tali accessi registrino “patologie cliniche di media e bassa intensità”. A giudizio dell’esponente del “Campo progressista” serve realizzare “una rete di assistenza primaria e percorsi organizzativi integrati per evitare accessi impropri al sistema sanitario”. La consigliera ha quindi rivolto un appello perché possa essere migliorata la proposta di riordino della rete ospedaliera ed ha invitato i consiglieri a far cessare la “battaglia navale in atto” per ricercare vantaggi in favore dei territori di riferimento in danno di altre aree dell’Isola.

Il consigliere del Pds, Augusto Cherchi,  ha reclamato l’avvio urgente della cosiddetta “emergenza-urgenza” con la piena operatività dei servizi Areus, nonché l’attivazione della rete territoriale: «Senza queste condizioni il riordino della rete ospedaliera non potrà produrre gli effetti attesi».

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha replicato alle critiche ed ha ricordato i diversi passaggi che hanno portato all’istituzione dell’Areus («una nuova azienda che ingloba le due centrali del 118»).Luigi Arru ha quindi comunicato di aver invitato i vertizi dell’Ats a produrre un esposto in Procura sulle eventuali interferenze nell’appalto per i servizi dell’elisoccorso. L’assessore ha difeso le scelte fatte in ordine all’individuazione delle basi adatte ad ospitare gli elicotteri («nel pieno rispetto delle direttive Enac») ed ha parlato anche di nuove specialità mediche come ad esempio “il medico rurale”. «C’è una visione del territorio – ha spiegato Luigi Arru – e il problema è creare un modello diverso di presa in carico di una popolazione anziana con patologie cronica». L’esponente dell’esecutivo ha rassicurato sulla situazione nelle isole minori :«A Carloforte è stata avviata una casa per la salute e alla Maddalena restano dialisi e camera iperbarica».

Il presidente del consiglio ha messo in votazione gli emendamenti 12=550= 744; 16= 551= 797; 552; 553; 554; 555; 556, con parere contrario di relatore e giunta, che sono stati tutti respinti.

Aperta la discussione sugli emendamenti 17=557=798, il relatore della minoranza Edoardo Tocco (Fi) ha ribadito la lamentazione su ritardi nella rete territoriale dell’emergenza-urgenza ed ha rimarcato l’assenza di un’elisuperficie a Carloforte mentre ha auspicato la presenza di un elicottero alla Maddalena. 

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha fornito alcuni dati significativi sull’elisoccorso («l’assessore nicchia in proposito») denunciando come soltanto il 30% dei circa 300 interventi annui operati dall’elicottero dei Vigili del fuoco risulti nell’area di Cagliari («è evidente che la maggior parte dei voli si operino nelle aree critiche del nuorese e in quelle congestionate del nord dell’Isola nel periodo turistico»). Il consigliere della minoranza ha quindi concluso evidenziato gli alti costi che si registreranno per le chiamate improprie.

Il consigliere Giuseppino Pinna (Udc) ha lamentato l’indebolimento di una serie di strutture ospedaliere nei territori periferici ed in particolare dell’ospedale Marino di Alghero («nel corso degli anni sono stati ridotti pesantemente personale e servizi»). L’esponente della minoranza si è detto contrario al trasferimento del reparto di ortopedia dall’ospedale Marino all’ospedale Civile di Alghero.

Posti in votazione, con distinte e successive votazioni, il Consiglio non ha approvato gli emendamenti 17= 557= 798; 558; 18=560=799; 20=562=801; 805; 21= 553= 802; 22= 564= 803; 565.

L’Aula ha poi respinto gli emendamenti n.566, 567, 568, 569, 808, 806.

Approvato l’emendamento 870 (sostitutivo totale dell’emendamento 720), con parere favorevole della commissione e della Giunta.

Respinto l’emendamento 807 e anche il 657 (uguale a 810).

Approvato il testo del capitolo 9, respinto l’emendamento 654.

Approvato, invece, l’emendamento  811 a firma del presidente della commissione Sanità sull’ospedale di comunità, “aggiuntivo e complementare rispetto all’offerta dello stabilimento ospedaliero”.

Su richiesta del capogruppo del Pd Pietro Cocco, il presidente Ganau ha convocato la Conferenza dei capigruppo per decidere sulla prosecuzione dei lavori.
Al termine della Conferenza il presidente ha dichiarato chiusa la seduta e convocato il Consiglio per domani mattina, alle 10.00.

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Il circolo Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale di Sant’Antioco sollecita l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Ignazio Locci ad interventi immediati nel parco giardino cittadino devastato dai vandali.

«Sono decine le segnalazioni che ci sono pervenute da cittadini di Sant’Antioco, soprattutto da genitori, che frequentano il parco giardino nel lungomare di Sant’Antioco, concedendo qualche minuto di svago ai propri figli, nell’area dedicata ai giochi per bambini – scrive in una nota Simone Caddeo, dirigente di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale -. La situazione che si presenta è terrificante: molte parti dei giochi sono state volutamente staccate e/o danneggiate da vandali che, sicuramente, utilizzano l’area la notte per consumare qualche birra e spaccarla per terra. Da area divertimento a stallo assediato dai vandali.»

«E’ la triste realtà emersa durante un sopralluogo fatto dai dirigenti del circolo Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale di Sant’Antioco, insieme all’on. Paolo Truzzu ed al portavoce regionale Salvatore Deidda – aggiunge Simone Caddeo -. I pochi giochi esistenti sono impraticabili e, soprattutto, pericolosi. Sono state portate via alcune altalene, scalini per accedere ad un gioco ed alcune viti sono state allentate o levate.

«Sappiamo che l’Amministrazione comunale sta lavorando per ripristinare il parco e siamo certi che ci riuscirà in breve tempo – conclude Simone Caddeo -, ma chiediamo che l’area venga recintata, controllata e che questi gesti vengano puniti severamente.»

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Il Consiglio regionale ieri sera ha approvato il capitolo 7 (distribuzione discipline e posti letto) della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno e, intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che la seduta si è aperta con un’ora di ritardo per cui, a nome dell’opposizione, ha chiesto una sospensione di almeno 30 minuti per una riunione della minoranza nella quale concordare una posizione comune sugli emendamenti da discutere. Il presidente Gionfranco Ganau ha accolto la richiesta e sospeso la seduta per 30 minuti. Alla ripresa dei lavori, la commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

In sede di discussione generale, il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sottolineato che «intento della riforma è quello di risparmiare ma lo si fa nel modo peggiore riducendo i posti letto senza aver programmato una rete territoriale; esempio emblematico di tale situazione è quello degli ospedali di comunità che in Sardegna hanno ancora una presenza molto limitata e lasciano scoperte esigenze fondamentali per i pazienti come quelle del decorso post-operatorio mentre, soprattutto per quelli più anziani magari provenienti da zone distanti dalle principali strutture sanitarie, la degenza andrebbe prolungata negli ospedali evitando inutili trasferimenti nei cosiddetti ospedali di comunità, dove sono attivi». Dopodomani, ha ricordato Tocco, «ci sarà un’altra mobilitazione sotto il palazzo, segno evidente di un malessere profondo che la stessa maggioranza ha percepito senza però sentire la necessità di una riflessione profonda sulle scelte principali della riforma e sulla stessa ripartizione dei posti letto sul territorio». Quanto al Mater Olbia, ha concluso, «non si capisce quando questa struttura potrà entrare a far parte del sistema sanitario regionale».

Dopo l’on. Edoardo Tocco ha preso la parola l’on. Fabrizio Anedda (Misto), secondo cui «ai territori in queste settimane è stato detto di tutto sui rischi di chiusura di ospedali e reparti. Tutto questo ha creato l’attenzione della stampa verso gli emendamenti di qualche consigliere regionale in cerca di facile consenso elettorale. Ma il provvedimento uscito dalla commissione è continuamente oggetto di emendamenti, persino di maggioranza. In realtà si vuole lasciare inalterata la situazione sanitaria sarda, nelle mani dei soliti noti e dei feudatari locali. E questo vale per La Maddalena e per l’Ogliastra». Rivolto al presidente Pigliaru, l’oratore ha detto: «Noi dobbiamo riformare la sanità sarda ma la dignità non si può barattare, come la tutela della salute. Meglio andare a casa subito».

Per il consigliere Emilio Usula (Misto) «quale credibilità ha la Sardegna sulla richiesta di riconoscimento dell’insularità? Non si tratta di riconoscere che abbiamo il mare che ci circonda ma che esiste uno squilibrio, un’ingiustizia che i sardi soffrono. E la sanità, insieme al disastro demografico, è proprio uno di quegli elementi che legittimano la nostra rivendicazione di insularità. Da questo avremmo dovuto pretendere una organizzazione della Sanità secondo una nostra visione derivante dalla condizione reale del nostro territorio. Altro che decreto ministeriale 70: vi è mancato il coraggio in questa riorganizzazione della Sanità. In compenso difendiamo il Mater Olbia, che esiste solo sulle carta e che riteniamo struttura di eccellenza: ci vuole coraggio a riconoscere l’alta specializzazione, che manco esiste ed è già punto di riferimento per le popolazioni del Mediterraneo meridionale».

Ha preso poi la parola l’on. Alessandra Zedda (FI), che ha detto: «Il dottor Fulvio Moirano ha già detto con chiarezza che il buco della Sanità sarda si allarga e nel frattempo lo Stato ci invita a un mutuo trentennale di 300 milioni per la copertura del disavanzo: sarà un gravissimo indebitamento per le casse della Regione, casse già martoriate per gli accordi che avete siglato con il governo italiano”. Sul tema dei posti letto, l’on. Alessandra Zedda ha detto: «Nel Medio Campidano avete previsto strutture complesse con appena 4 posti letto: dove e per chi andate in deroga al Dm 70? Dovreste spiegarcelo quale è il criterio che vi porta a decidere cosa è struttura complessa e di quanti posti letto necessita».

Sempre per Forza Italia ha preso la parola l’on. Marco Tedde: «Non è vero che si dà attuazione al DM 70 con questa riforma. E’ vero che state facendo legittime scelte politiche. E le state facendo sui territori della Sardegna, modulando le norme alla bisogna, penalizzando e avvantaggiando altri. Abbiamo visto cosa accade a San Gavino, dove riconoscete il primo livello senza monitoraggio. Mentre il monitoraggio lo prevedete per Alghero e Ozieri, che meritano il primo livello senza dubbio. Ma ci sono anche altri obiettivi dietro le vostre scelte politiche: risparmiare sui costi della Sanità, coperta dalla politica come una cupola».

Per l’on. Giorgio Oppi (Udc) «questo documento è lacunoso e non si comprende il rapporto tra i posti letto e la popolazione dei singoli territori. Qual è il modello di attivazione di alcune strutture? Sembrano proprio non idonee a garantire l’assistenza specialistica. Anche sotto il profilo della spesa non si capisce come pensate di riuscire a risparmiare: sarebbe stato meglio e più utile scrivere un nuovo piano sanitario completo, come ho suggerito al presidente della Regione durante una riunione in commissione. E mi preoccupa quel che è scritto nelle tabelle, anche se ne parlerò meglio al capitolo 10: sono sbagliate queste tabelle di Olbia, dalle quali ogni tanto scompare l’Oculistica, la Cardiologia, l’Urologia. Questi errori vanno corretti prima che facciano danni dentro la legge«.

I Riformatori sardi hanno preso la parola con l’on. Michele Cossa, secondo cui «riconoscere come noi facciamo che la rete ospedaliera vada riformata non significa però regalare l’illusione che la Sanità offra i servizi a tutti. Perché così non è, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Avete smarrito la bussola nella discussione di questo provvedimento e in questo capitolo si coglie bene il disorientamento che vi ha colpito. Le pulsioni territoriali spesso sono apparse come un tentativo di mettere la bandierina in un determinato territorio. Nel frattempo, la Giunta ha iniziato a fare la riforma sanitaria partendo dalla coda e non dalla testa, ovvero dalla rete dei servizi. Cosa saranno in concreto le case della salute e gli ospedali di comunità? Nessuno è in grado di dirlo perché nessuno in concreto lo ha capito. Ecco, io temo una gran confusione prodotta da questa riforma e un aumento dei costi, unito alla demotivazione – che già si coglie – del personale sanitario».

L’on. Paolo Truzzu è intervenuto per FD’I anticipando una notizia: «A breve, nel giro di una settimana, verrà nominato il direttore dell’Areus e non sarà un sardo, così sembra.  Ormai pare che sia una condanna essere sardi quando c’è di mezzo un posto da manager nella Sanità. L’altro dato è che la maggiore contestazione a questo provvedimento arriva da settori della maggioranza, al punto che stiamo facendo un provvedimento incomprensibile e che nulla ha a che fare con il testo licenziato dalla Giunta. Sarebbe bene che i colleghi di maggioranza che hanno contestato il testo votassero anche di conseguenza. E sarebbe bene che qualcuno ci dicesse come volte cambiare la rete ospedaliera e come volete distribuire i posti letto: secondo razionalità e bisogni dei territori o secondo altre finalità? Io ho l’impressione dalla lettura di queste tabelle che la logica che vi ha animato sia altra: non i costi né i bisogni ma la difesa delle enclave territoriali e degli amici. Una deriva pericolosissima».

Il consigliere del gruppo Misto Giovanni Satta ha parlato di un dibattito nel quale «molti hanno pensato alla propria rielezione piuttosto che pensare al bene dei sardi come dimostra una legge partita con i criteri oggettivi e finita col premiare chi urlava di più in questo o quel territorio, determinando una situazione che alla fine porterà solo ad una riforma dei campanili». Soffermandosi sul ruolo della struttura del Mater Olbia, Giovanni Satta ha ricordato che «dopo una riunione presso la struttura a maggio era stata assicurata la partenza a  settembre con i laboratori ma ancora non c’è nemmeno una bozza di convenzione e, a questo punto, la situazione sanitaria della Gallura diventa preoccupante». Nel centro gallurese, ha proseguito il consigliere, «transitano per almeno sei mesi l’anno milioni di persone, un flusso elevatissimo di turisti che avrebbe dovuto spingere la Regione, secondo le positive esperienze di altre Regioni d’Italia, a potenziare i servizi sanitari, mentre invece oggi non si possono fare nemmeno operazioni normali come cataratta o prostata ed i posti letto assegnati sono del tutto insufficienti».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato che «riformare significa dare una nuova forma alle cose con un equilibrio fra vecchio e nuovo, nel nostro caso però è accaduto il contrario, prima la Giunta ha fatto molte proposte riformatrici e poi sono state completamente stravolte o per questioni interne o per la fretta di portare a casa un risultato, dimenticando fra l’altro che la rete ospedaliera è solo una parte essenziale del sistema sanitario regionale ma non la riforma ed è questa la lacuna più profonda di una legge costruita dal tetto prima che dalle fondamenta». Quanto al settimo capitolo, secondo Attilio Dedoni, «si usa la parola grossa di riorganizzazione mentre in realtà si configura un sistema ancora più vecchio del precedente e si prendono in considerazione posti-letto risalenti a periodi superati; noi diciamo No alle logiche particolari perché privilegiamo il vero interesse dei sardi che è quello di poter essere curati in qualunque luogo risiedano».

La presidente del gruppo Misto Annamaria Busia ha ribadito che «a fronte di premesse condivisibili la riforma mostra carenze molto significative e nel caso del settimo capitolo è sbagliata anche la premessa perché, per esempio, parlando dei posti letto per detenuti ci si perde in una grande vaghezza procedendo su dati non attendibili». Complessivamente, ha aggiunto, «emerge la necessità di un atto di umiltà che sarebbe apprezzato dal Consiglio e da tutti i sardi, fermarsi ed evitare di andare avanti nella discussione del provvedimento, che risulta notevolmente peggiorato dall’apporto di molti emendamenti che danno risposte positive solo in apparenza ma del tutto slegate dal contesto regionale». «Il punto – ha concluso – non è questa o quella struttura ma saper ascoltare la richiesta di diritti che viene dalla società sarda e trovare ispirazione in quanto fatto da altre Regioni, che hanno lavorato bene realizzando una nuova rete ospedaliera insieme ad una rete di servizi filtro sui territori ed alla struttura di emergenza urgenza».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha lamentato che, di fatto, «la distribuzione ipotizzata dalla riforma è in realtà una suddivisione di quote di posti letto secondo i voleri di potentati locali e campanili». Qui, ha sostenuto, «la maggioranza gioca una partita tutta interna a colpi di ricatti, trattative, emendamenti concordati e riparatori con i quali si cerca di far quadrare i diversi elementi della riforma, segno di una legge che sicuramente scontenterà tutti». Soprattutto perchè, a suo avviso, «le norme ministeriali di riferimento contenute nel Dm 70 vengono utilizzate a mò di elastico a seconda del caso con una facilità sconcertante, anziché procedere in aderenza alle nostre specificità regionali: noi siamo un’isola con mille difficoltà ed il solo pensare a prendere un aereo o una nave per curarsi è un problema enorme». Soffermandosi infine sulla situazione del Sulcis, Rubiu ha parlato di una «sanità impoverita di strutture, personale e posti letto, una vergogna che ha prevalere la logica dei due pesi e due misure, tendenza peraltro confermata in tutto il territorio regionale in cui si registra un forte arretramento della periferia a favore dei due hub principali di Cagliari e Sassari».

A nome della Giunta, l’assessore della Sanità Luigi Arru ha ribadito che «il Dm 70 parte dai dati scientifici, ad esempio con le evidenze delle malattie cardio-vascolari, distribuendo i servizi in modo omogeneo ed assicurando le migliori competenze specialistiche». Non abbiamo fatto una fotografia dell’esistente sovrapponendo una nuova etichetta, ha detto fra l’altro l’assessore, «ma siamo intervenuti su un sistema che si è sviluppato in molti casi anche con iniziative lodevoli ma senza logica unitaria, ed anche il riferimento ai volumi degli interventi è un riferimento a persone e non un calcoli ragionieristico». Parlando del ruolo del Mater Olbia, Luigi Arru ha ricordato che esiste dal 1991 anche se con un altro nome e che, con l’accordo del 2006 e quello sottoscritto da noi nel 2014 «ha un partner di prim’ordine nel quadro di un ragionamento basato su standard di eccellenza che, fra latro, consentiranno a circa 15.000 sardi di evitare ricoveri in altre Regioni che Lombardia, Emilia e Lazio, e su una forte integrazione con il sistema universitario regionale: nessun mistero, dunque, ma precise condizioni sulla qualità e sulle migliori risposte ai bisogni dei sardi». Quanto all’Areus, ha concluso l’assessore, «c’è l’impegno della Giunta e colgo l’occasione sia per ringraziare tutti i medici del 118 e ricordare che, per la prima volta, potremo contare su un elicottero-ambulanza attrezzato secondo i migliori standard internazionali». «Stiamo in definitiva migliorando tutto il sistema – ha detto infine Luigi Arru – in un quadro di sostenibilità dei conti che comunque sono sotto controllo anche se ci riserviamo la scelta di attivare un mutuo; i debiti della sanità sarda, peraltro, vengono da molto lontano e sarebbe interessante risalire alla loro vera origine».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo  n.10=510=742 che è stato respinto dall’aula. Identica sorte per tutti gli altri emendamenti soppressivi parziali proposti dall’opposizione (n.511, 512, 513, 514, 515, 516, 517, 60=518=789, 519, 520, 521, 522, 523, 524, 525, 526, 527,528, 529, 530, 531, 532, 533=790).

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 882 (Truzzu) che è stato bocciato. Respinti in rapida successione anche gli emendamenti sostitutivi parziali 794, 795, 291, 715,

Sull’emendamento sostitutivo n. 647 (Zedda, Tocco) che proponeva una modifica della tabella sulla distribuzione dei posti letto della chirurgia plastica è stato chiesto il voto segreto. Messo in votazione l’emendamento è stato respinto. Sull’esito del voto è intervenuta la consigliera Daniela Forma che ha segnalato il rischio di un depotenziamento del reparto di dermatologia del San Francesco di Nuoro: «Su 20 posti letto a livello regionale se ne tagliano 5 e tutti a Nuoro – ha detto Daniela Forma – abbiamo più volte sollecitato l’impegno dell’assessore Luigi Arru perché ciò non avvenga. Il reparto di dermatologia di Nuoro è stato per anni un fiore all’occhiello della sanità sarda. Ancora oggi ha un grande grado di attrattività ed i posti letto hanno un indice di occupazione che va oltre il 100%».

Sulla stessa lunghezza d’onda Daniele Cocco, capogruppo Art. 1- Mdp: «A Nuoro il servizio di radiologia è l’unico in Sardegna che ricovera pazienti che hanno problemi dermatologici – ha detto Daniele Cocco – è incomprensibile che si vadano a ridurre posti letto nell’unico presidio di riferimento per i pazienti dermatologici. Perché si vuole depotenziare?»

Il consigliere dei Rossomori Emilio Usula ha sottoscritto le dichiarazioni dei colleghi Forma e Cocco. «Dermatologia di Nuoro è da sempre un reparto di eccellenza, in questo caso lo si vuole trasformare da struttura complessa in struttura dipartimentale».

E’ quindi intervenuto il consigliere del Psd’Az Christian Solinas che ha annunciato la richiesta di voto segreto sull’854. Richiesta sulla quale ha espresso parere contrario il relatore di maggioranza Gigi Ruggeri. Il presidente Gianfranco Ganau ha fatto notare che l’emendamento in questione tratta una questione già affrontata in precedenza e lo ha dichiarato inammissibile. 

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n.292 sul quale ha annunciato voto favorevole il consigliere Marco Tedde: «E’ una proposta di buon senso che mira a creare un hub pediatrico a Sassari». Posto in votazione l’emendamento è stato respinto.

Via libera invece all’emendamento n. 792 (Sabatini) che proponeva l’aumento dei posti letto del reparto di unità coronarica dell’ospedale di Lanusei da 2 a 3.

L’aula ha poi bocciato gli emendamenti n. 716 e 362. IL presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo del capitolo 7  he è stato approvato con 28 voti a favore e 22 contrari.   

Una volta licenziato il testo, il Consiglio ha approvato due emendamenti aggiuntivi proposti dal Pds. Il primo (718) prevede una particolare tutela degli ospedali di zone disagiate dove la riduzione dei posti letto delle specialità di urologia, chirurgia generale e pediatria potrà essere fatta solo a determinate condizioni. Il secondo (719) prevede che nel caso di mancata assegnazione dei posti letto di urologia al Mater di Olbia le stesse prestazioni vengano erogate dall’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia.

Contro questa previsione si era espresso il consigliere dei Rossomori Emilio Usula: «Non sono d’accordo, l’emendamento propone che i posti letto di urologia non attivati all’interno del Mater Olbia vengano creati nell’ospedale Giovanni Paolo II. Chiedo: sono di nuova istituzione? A Olbia c’è solo un urologo che lavora nel reparto di chirurgia e collabora con l’urologia di Nuoro».

Favorevole invece il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia): «Quello di Usula è un intervento campanilistico. Dobbiamo capire se questi posti letto servano o meno per il territorio». Il primo firmatario Augusto Cherchi ha ribadito la posizione del suo partito: «Con questo emendamento si vuole soltanto inserire una clausola di salvaguardia per il territorio nel caso in cui il  Mater Olbia non istituisca il servizio di urologia»

L’assessore Arru ha ricordato che il testo di riferimento per l’apertura del Mater di Olbia rimane quello de del 2014 votato in commissione.

Dopo aver ottenuto il parere di Commissione e Giunta, il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sul capitolo 8 “Indicatori per il monitoraggio”.

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha ammonito l’aula sul rischio che i posti non assegnati al Mater Olbia non vengano poi recuperati dal settore pubblico. «L’ultimo piano della Qatar Foundation stravolge gli accordi precedenti».

D’accordo con il collega Giorgio Oppi la consigliera Alessandra Zedda (Forza Italia). «E’ un giusto rilievo. L’ultimo documento della Qatar Foundation cambia le carte in tavola. L’assessore Arru spieghi quale è la situazione».

Edoardo Tocco (Forza Italia) è entrato nel merito del capitolo 8 chiedendo chiarimenti su come sarà fatto il monitoraggio: «Chi lo farà? Come sarà organizzato nelle strutture di eccellenza e nei piccoli presidi? – ha chiesto Edoardo Tocco – nell’ospedale di Alghero-Ozieri cosa succederà? Potrà ottenere il primo livello?»

«Chi controlla i controllori? – ha aggiunto Marco Tedde (Forza Italia) – sarebbe stato meglio prevedere commissioni che possano rapportarsi con i controllori e segnalare tutti quei casi in cui il monitoraggio può dare esiti negativi. Il monitoraggio a posteriori del presidio di Alghero Ozieri è una bizzarria e una singolarità oltre che un’ingiustizia immensa, ne risponderete politicamente ed elettoralmente. I sardi del Nord Ovest non meritano questo trattamento. Luigi Arru non può continuare a trattare in modo sperequato questo presidio. Non può far finta che le esigenze del Nord Ovest non siano uguali a quelle di San Gavino Monreale. Si metta una mano sulla coscienza».

Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) ha espresso dubbi sul monitoraggio del presidio Ozieri-Alghero: «Risulta incomprensibile. Non è il caso di sopprimerlo?»

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato l’importanza del tema trattato: «E’ un argomento che rischia di essere banalizzato, probabilmente non interessa – ha affermato Pietro Pittalis – rischiamo di approvare un’altra legge che aggrava la situazione come è successo con la legge per gli aiuti alla pastorizia. Fermatevi, non chiediamo di bloccare la riforma ma di discutere le questioni di sostanza».

Anche Giorgio Oppi (Udc) ha ricordato che in commissione si era presentato un emendamento di sintesi che stabiliva una data certa per il monitoraggio del presidio Alghero-Ozieri: «Era previsto che si facesse nel 2018, non si può dire adesso che si farà dopo. Occorre prevedere una data. Oggi è un ospedale di primo livello dopo cosa succederà?»

Per Augusto Cherchi (Pds) l’argomento del capitolo 8 introduce un tema importante per la messa a regime della riforma. «Il monitoraggio non può essere esclusivo di una singola struttura ospedaliera ma deve essere esteso a tutti e fatto in modo attento. Ogni riforma è condizionata dal monitoraggio».

L’assessore Luigi Arru ha replicato agli interventi ricordando che il capitolo 8 è di carattere generale: «Introduce una nuova metodologia e si danno indicatori che servono per il monitoraggio clinico – ha sottolineato Luigi Arru – quanto alla situazione Mater Olbia tocca al Consiglio esaminare e approvare l’ultima proposta. Se questa non passerà si farà riferimento a quella del 2014. I posti letto ci sono già, eventualmente potranno essere redistribuiti». In conclusione Luigi Arru ha annunciato che martedì prossimo sarà nominato il direttore dell’Areus.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in  votazione gli emendamenti soppressivi. L’Aula in rapida successione ha respinto il n.11=534=743, il 535 e il 536.

Subito dopo il presidente ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno questa mattina alle 10.00.

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I lavori del Consiglio regionale sono ripresi oggi con la prosecuzione del dibattito sulla riforma della rete ospedaliera. In discussione il capitolo 6 “Il modello di riferimento e gli obiettivi del riordino”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione l’emendamento 681 (Agus e più) il cui esame era stato rinviato nella seduta precedente. Su richiesta di alcuni consiglieri i lavori dell’aula sono stati sospesi per alcuni minuti.

Alla ripresa dei lavori il consigliere Francesco Agus ha presentato un emendamento orale all’emendamento 281 che introduce alcune variazioni terminologiche: non più una richiesta di sopprimere la parte del quarto capoverso del capitolo 6.3 che introduceva la possibilità di procedere a un’unione del Policlinico Universitario di Monserrato con l’ospedale Brotzu, ma la subordinazione di questa eventualità a uno studio approfondito. 

Sulla proposta di Francesco Agus è intervenuto il vicepresidente della Commissione Sanità Edoardo Tocco (Forza Italia) che ha annunciato il voto favorevole all’emendamento orale: «I due poli sono decisamente diversi. E’ giusto che questo venga rimarcato, il Brotzu è l’ospedale delle urgenze, il Policlinico è invece destinato alla didattica. Sono due ospedali che marciano a velocità diverse».  

Anche Alessandra Zedda ha annunciato il suo voto a favore: «Sarebbe meglio cassare del tutto la previsione di una fusione tra i due ospedali – ha detto Alessandra Zedda – rimaniamo contrari a all’accorpamento delle due unità. Qualsiasi valutazione deve essere fatta alla luce dell’approvazione finale della rete ospedaliera».

Per Paolo Truzzu (FdI) «l’emendamento Agus è una soluzione accettabile vista la situazione che si è creata. Dobbiamo abituarci, quando si discutono questioni che riguardano il futuro dell’Isola, ad affrontarle in modo compiuto e con dibattiti fatti alla luce del sole».

Christian Solinas (Psd’Az) ha chiesto un chiarimento all’assessore sul costo industriale di un posto letto del Policlinico rispetto al Brotzu. «Ci sono differenze sostanziali o le situazioni sono sovrapponibili? – ha detto il consigliere dei Quattro Mori – se così non fosse ogni ipotesi di fusione sarebbe irrealizzabile».

L’assessore alla Sanità Luigi Arru, dopo aver dato parere favorevole alla proposta del consigliere Agus, ha ricordato che le norme e le indicazioni ministeriali vanno verso un superamento della netta distinzione tra didattica, ricerca e assistenza. «Ciò significa che le differenze rigide verranno meno – ha detto Arru – verranno favoriti i  passaggi di medici ospedalieri all’insegnamento». Sui costi Arru ha chiarito: «La spesa per un posto letto all’Aou deve essere uguale a quella del Brotzu. Il costo in termini assistenziali sarà lo stesso. Il personale docente deve svolgere sia compiti di ricerca che di assistenza. La costituzione di un posto letto “grezzo” è di circa 300mila euro».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha annunciato il suo voto a favore chiedendo però che si chiariscano bene i termini dell’operazione: «Siamo stanchi dello smantellamento di strutture a favore di altre. Occorre dare un’interpretazione corretta e far capire che non si tratta di fusioni». Messo in votazione l’emendamento orale presentato dal consigliere Agus è passato all’unanimità.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n. 613 (Usula e più) finalizzato al riconoscimento quale ospedale di II livello del San Francesco di Nuoro. Su richiesta del primo firmatario, il Consiglio ha deciso di rinviare alla fine della discussione l’esame dell’emendamento nonostante l’opposizione del relatore di maggioranza Luigi Ruggeri (Pd).

Il presidente Ganau ha poi messo in votazione l’emendamento n. 288 (Tedde e più). Anche in questo caso i firmatari hanno proposto un rinvio del voto alla fine della discussione. Il presidente ha fatto notare che l’emendamento prevede la modifica di una tabella e per tanto va votato. Il primo firmatario Marco Tedde ha insistito nella richiesta: «La tabella è collegata all’intero impianto del documento.  Se si vota si inficia tutto il provvedimento».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha quindi chiesto una breve sospensione della seduta. Proposta accolta dal presidente Ganau.

Alla ripresa dei lavori Gianfranco Ganau ha chiesto il parere della Commissione sull’emendamento 288. Il presidente Raimondo Perra ha ribadito il parere contrario. Il primo firmatario Marco Tedde, prendendo atto della decisione di non rinviare l’esame dell’emendamento n.288, ha annunciato il suo voto a favore.

Messo in votazione, l’emendamento è stato respinto.  

Approvato l’emendamento 360 (Daniele Cocco primo firmatario) con il parere favorevole della Commissione e della Giunta.

Respinti gli emendamenti 771, 289, 696, 775, 774, 290, 634, 778, 770, 776 e 286.

Approvato il 615 (Perra, Ruggeri) sul ruolo della Giunta e della commissione competente.

All’emendamento 624 (Usula) sono stati presentati gli emendamenti 868 (sostitutivo totale) e 878 (aggiuntivo) con parere favorevole di Giunta e commissione. Entrambi sono stati approvati.

L’emendamento 868 riguarda l’Aou di Monserrato e gli ospedali di Iglesias, Tempio, Ozieri e Nuoro. 

L’emendamento 878 riguarda invece il Cto di Iglesias.

Approvato anche il testo del capitolo 6, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti aggiuntivi.

Approvato il 616 (Tocco) su counseling psicologico. Respinto il 699, il 698, 701, 782, 617, 785, 784, 643.

L’emendamento 619 (Tocco) è stato ulteriormente emendato in aula per accordo con la maggioranza.

Approvato anche l’emendamento 781 (Perra) sui presidi unici Dea di I livello.

L’on. Rubiu (Udc) ha illustrato l’emendamento 650 relativo alla possibilità di risparmio dei costi con un accorpamento del servizio delle guardie mediche. Favorevole anche il sardista Angelo Carta. L’on. Luigi Ruggeri (Pd) a nome della commissione ha invitato i presentatori al ritiro, per la difficoltà di attuazione della proposta. L’emendamento 650 è stato poi respinto, insieme al 651.

Sull’emendamento 625 (Tocco) si è acceso un dibattito concluso dall’assessore Luigi Arru: “La specialità è presente all’ospedale Brotzu, nel rispetto del DM 70”. Per l’on. Annamaria Busia “la mancata specificazione di quel che deve avvenire e quell’atto aziendale che viene annunciato e ritirato ci costringe a mantenere questo emendamento”. L’emendamento non è stato approvato e nemmeno il 703, 705.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha continuato l’esame degli emendamenti.

Approvati dall’Aula il n. 709 (Cossa) e 874 (Ruggeri) che riguardano gli interventi sul Binaghi di Cagliari nell’ambito di una programmazione regionale che sarà definita d’intesa con la Città Metropolitana.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori, la vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha richiamato l’attenzione del Consiglio su una dura presa di posizione del Partito dei Sardi relativa al negoziato fra Regione e Governo in materia di accantonamenti. Questa posizione, ha sostenuto, «di fatto apre la crisi della maggioranza perché si tratta del secondo partito della coalizione, per cui è necessario un chiarimento immediato del presidente Francesco Pigliaru al quale ricordo che disse, in un confronto con il collega Cappellacci, che si sarebbe dimesso in caso di risposta negativa del Governo».

Il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha replicato precisando in apertura che la sua dichiarazione si riferiva ad un accordo Stato-Regione che, nella realtà, ha liberato risorse importantissime per la Sardegna, eliminando forti vincoli sulla spesa che ne avevano rallentato l’attività e lo sviluppo. Ciò non vuol dire, ha puntualizzato, «che lo Stato non abbia fatto cose che non erano previste contro le quali è giusto protestare e ribellarsi». Quanto al negoziato in corso, ha affermato, «siamo andati a Roma per chiedere più risorse per la Sardegna e combattere una palese sproporzione e, trattandosi di partite che si giocano a livello di governo regionale e nazionale, si è aperto un tavolo che proseguirà con una riunione già convocata per mercoledì prossimo». Confermo comunque, ha aggiunto, «che non ci sarà nessun accordo senza il passaggio ed il supporto del Consiglio, che non sarà tenuto all’oscuro e col quale anzi siamo pronti a confrontarci, sia con la maggioranza che con l’opposizione, su una battaglia così importante».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha osservato che «le dichiarazioni del presidente Pigliaru segnano una notevole discontinuità rispetto al passato quando un precedente accordo con il Governo fu sottoscritto senza alcun passaggio in Consiglio regionale». Per questo, ha concluso, «prendo atto che il presidente ha detto che è pronto a discutere e propongo di sospendere l’esame della rete ospedaliera per aprire un dibattito sul confronto con lo Stato; in definitiva sospendiamo e facciamo dibattito per assegnare al presidente un mandato pieno o per tornare a casa in assenza di risultati».

Il presidente Ganau ha assicurato che il dibattito sul tema degli accantonamenti si terrà, ma dopo l’approvazione della riforma della rete ospedaliera.

La consigliera del Pd Daniela Forma ha proposto un emendamento orale all’emendamento n. 874 per introdurre la questione del project financing di Nuoro dove, «a prescindere dall’esito delle controversie legali, occorre programmare l’utilizzo dei risparmi di risorse derivanti dall’annullamento del contratto per potenziare l’offerta sanità del’area nuorese e dare un segnale positivo rispetto alle preoccupazioni della comunità e degli operatori del settore».

Il presidente Gianfranco Ganau ha risposto che la proposta è inammissibile perché non collegata all’emendamento in esame che parla dell’area di Cagliari.

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha manifestato dispiacere per l’inammissibilità perché esiste concretamente il rischio di un de finanziamento per la sanità nuorese.

Anche il capogruppo di Art.1-Mdp Daniele Cocco ha condiviso “lo spirito” della proposta perché in effetti, ha detto, «c’è molta preoccupazione sul dopo project che ha già determinato la sospensione di molte attività importanti, per cui è necessario che l’assessore fornisca precise rassicurazioni, anche sulla sorte dei lavoratori.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che il problema sarà affronta top in sede di esame del capitolo 12.

Sull’emendamento n. 639 (gruppo Udc) il consigliere Alfonso Marras ha osservato che «non si capisce il criterio seguito nella classificazione delle strutture secondo il quale, in particolare, solo Nuoro è stata riconosciuta come struttura complessa a differenza di altre, come Oristano, che si sono viste declassate, una scelta che comporterebbe una oggettiva riduzione della qualità dei servizi».

Il consigliere del Pd Antonio Solinas ha sollecitato l’intervento dell’assessore Luigi Arru, dopo alcune garanzie solo informali, sul mantenimento del centro trasfusionale di Oristano.

L’assessore Luigi Arru, dopo aver ribadito che l’attribuzione del ruolo di struttura semplice o complessa è di competenza dell’atto aziendale e quindi del direttore generale, ha assicurato che chiederà le motivazioni delle scelte, fermo restando che sul centro trasfusionale è aperto da un anno un tavolo tecnico di confronto. «Porterò in Aula», ha concluso, «gli esisti del lavoro».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha riconosciuto la correttezza dell’assessore nel qualificare come “fatto gestionale” ma ha osservato che, di fatto, «nella redistribuzione alcune realtà sono state favorite ed altre no ed Oristano, nello specifico, ha ottenuto significativi riconoscimenti in termini di posti letto».

Il consigliere del Pds Augusto Cherchi ha definito quella sui posti letto «una polemica sterile ma, in relazione alla medicina trasfusionale che è una unità strategica, emerge una discrasia fra l’atto aziendale e i documenti ministeriali sulle reti ospedaliere». Affronteremo il problema in seguito, ha annunciato, «con l’esame di emendamenti specifici».

Messo ai voti, l’emendamento n. 639 è stato respinto.

Sull’emendamento n. 787 (Forma) che prevede l’istituzione dei comitati consultivi misti con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi, la consigliera Daniela Forma (Pd) ha sollecitato la revisione del parere contrario della commissione, perché a suo avviso si tratta di organismi che rivestono una funzione importante nell’umanizzazione delle cure.

Il relatore Luigi Ruggeri (Pd) ha chiarito che il motivo del parere negativo era solo legato ad una scarsa chiarezza sulla formulazione per cui, in caso di revisione di alcune parti del testo (soprattutto sulla composizione dei comitati) c’è consenso sulla proposta. Dopo la rettifica del testo, l’emendamento è stato approvato.

Sull’emendamento n. 711 relativo alle procedure di reclutamento del personale il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista) ha invitato il Consiglio ad una riflessione più approfondita perché, ha sostenuto, «quello del reclutamento del personale è tema urgente ed il Consiglio si è già espresso per un censimento dei precari che ancora non si concluso, lasciando spazio ad interventi disorganici e settoriali». Ritengo necessario, ha concluso, «che siano messi a disposizione del Consiglio i dati sugli organici della sanità a pieno regime per verificare reale disponibilità e che si proceda quanto prima all’assunzione degli idonei che hanno superato concorsi pubblici».

L’assessore Luigi Arru ha rassicurato il consigliere comunicando che è stato completato il lavoro di ricognizione delle risorse umane del sistema sanitario regionale mentre, con gli atti aziendali, si procederà alle stabilizzazioni dei precari.

Il consigliere Francesco Agus ha quindi ritirato l’emendamento.

Il consigliere Emilio Usula (Misto Rossomori), prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto spiegazioni su quanto è previsto dal documento sugli stabilimenti sanitari delle aree disagiate.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che il contenuto del documento in relazione alle aree disagiate è stato definito puntualmente in precedenza.

Successivamente ha tolto la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedì prossimo 17 ottobre, alle ore 16.00.

 

 

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Resta accesa, in Consiglio regionale, la discussione sulla proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. Ieri sera i lavori sono iniziati con l’intervento del consigliere di Fi, Edoardo Tocco, che ha ribadito le critiche al provvedimento e ha insistito sulla mancata nomina del direttore dell’Areus ed ha concluso con l’invito all’assessore perché si proceda con maggiore celerità nella cosiddetta emergenza\urgenza. Il consigliere di Fd’I, Paolo Truzzu, ha posto una questione di metodo riferendosi al fatto che si discute del riordino della rete ospedaliera senza conoscere con precisione i conti della sanità. «Nel merito – ha proseguito l’esponente della minoranza – affermo che manca un approccio politico al tema e  gli accordi che si annunciano sulla classificazione degli ospedali rispondono a logiche che non sono quelli dell’interesse dei cittadini e dei pazienti sardi». Paolo Truzzu ha quindi concluso riproponendo dubbi sulla riduzione dei costi ed ha accusato la Giunta di “far morire alcuni ospedali per consunzione”, negando personale, servizi e strutture.  

Alessandra Zedda (Fi) ha criticato la stesura del documento e la scarsa comprensione di grafici e modelli di sintesi. La consigliera della minoranza ha insistito sulla mancata operatività delle case della salute e  degli ospedali di comunità («è un vostro insuccesso ormai conclamato») e sulla scarsa informazione nella reale offerta ospedaliere in termini di posti letto. «I sardi – ha incalzato Alessandra Zedda – non conoscono quale assistenza ospedaliera avranno e condividono con noi le preoccupazioni per il blocco del turn over, per la difficoltà nel reperire i farmaci e per le liste di attesa».

Franco Sabatini (Pd) ha difeso con vigore l’emendamento per il Dea di primo livello in Ogliastra («non chiedo ciò che non è lecito per il mio territorio ma ciò che gli deve essere riconosciuto») ed ha ricordato i decennali ritardi della Regione nei confronti del territorio ogliastrino soprattutto per ciò che attiene le infrastrutture e i servizi. «Ogni servizio – ha proseguito il presidente della commissione Bilancio – ci è costato una battaglia ed è anche per questo che mi indigno quando qualcuno afferma che l’Ogliastra ha ottenuto troppo. Non lo accetto, l’Ogliastra oggi chiede soltanto il diritto alla salute che per anni gli è stato negato».

«Questa legge è talmente astratta che ha perduto ogni profilo di concretezza». Così Stefano Tunis (Fi) ha aperto il suo intervento critico sul mancato decollo del sistema di emergenza\urgenza e per il “modo superficiale” con cui si è proceduto nell’affidamento del servizio di elisoccorso. Il consigliere della minoranza ha quindi avanzato la proposta perché siano stralciate dal documento tutte quelle parti che attengono la sanità privata “così da valutarne con attenzione ruolo, funzioni e compiti”. Il consigliere dell’Udc, Alfonso Marras ha parlato di “un errore di fondo nella proposta di revisione della rete ospedaliera” riferendosi all’assenza di considerazione per i reali bisogni dei pazienti sardi. «È una riforma calata dall’alto – ha proseguito l’esponente della minoranza – che contiene modelli organizzativi che non possono essere applicati nella nostra Regione». Marras ha ricordato le proteste in piazza di tante comunità dell’Isola a difesa dei servizi e delle strutture ed ha accusato l’esecutivo di non aver predisposto un quadro costi\benefici sugli effetti del piano di rivisitazione della rete ospedaliera sarda.

Marco Tedde (FI) ha ricordato “ i buoni propositi non mantenuti dal presidente Pigliaru in materia di sanità ad incominciare da quello fallito di slegare la sanità dalla politica” per ribadire critiche al documento ed alla generale politica adottata dal centrosinistra («la politica è intervenuta così pesantemente nella sanità che la giunta è stata costretta a una serie di proroghe per i diversi direttori delle Asl»). L’esponente della minoranza ha accusato al Giunta di procedere con l’approvazione degli atti aziendali delle diverse Asl sulla base dei criteri contenuti nella proposta di revisione della rete ospedaliera che “non essendo stata ancora approvata dal Consiglio non è dunque in vigore”. Tedde ha concluso riproponendo una serie di dubbi sulla possibilità di ridurre i costi della Sanità sarda attraverso le azioni poste in essere dalla maggioranza: «La sanità col centrosinistra è sotto lo schiaffo di certa politica e di certi poteri».

Salvatore Demontis (Pd): «Sarebbe più semplice lasciare le cose come stanno ma il centrosinistra ritiene doveroso approvare questa riforma perché gli ospedali in Sardegna per certe specialità sono al di sotto delle soglie degli standard di sicurezza». «Gli standard scientifici internazionali non sono rispettati – ha proseguito – e se questo principio è vero allora va applicato, perché il diritto alla salute non vuol dire essere curati nell’ospedale sotto cassa ma essere curati bene».

Peppino Pinna (Udc) ha parlato di documento “predisposto senza tenere in considerazione le esigenze di territori e cittadini” ed ha ricordato le proteste delle diversità comunità dell’Isola. Il consigliere della minoranza ha quindi accusato la Giunta di aver tagliato servizi e strutture senza ceh si siano attivate l’Areus e l’elisoccorso. «Servizi – ha affermato Pinna – che avrebbero dovuto precedere la riorganizzazione dei presidi territoriali e l’individuazione dei presidi ospedalieri per la specializzazione nelle diverse patologie».

Ha preso poi la parola l’on. Luigi Ruggeri (Pd), che ha detto: «Capirei alcune perplessità se stessimo abbandonando un modello funzionante nei territori, capace di dare risposte puntuali al bisogno di Sanità. Invece, abbiamo davanti modelli non efficaci che sono stati funzionali ad altro. Non è che noi spendiamo molto: noi spendiamo male e non ci importa come spendiamo, basta che ci sia prossimità della spesa. Questo riflette l’immaturità generale dell’azione pubblica, che non si preoccupa dell’efficacia delle proprie azioni. Prossimità e complessità sono cose diverse: nulla togliamo sulla prossimità, perché risponde all’urgenza. Invece, faremo in modo che chi tratta le patologie lo faccia con altri strumenti e altra organizzazione a disposizione».

Per l’opposizione è intervenuto l’on. Attilio Dedoni (Riformatori), secondo cui «se anche è vero che il vecchio sistema non funzionava male è anche vero che la Sardegna non è l’ultima regione italiana in fatto di Sanità. E l’innovazione che si rende necessaria non è quella che state prospettando voi: manca la riorganizzazione del territorio, manca l’Areus e manca l’elisoccorso. Soltanto a quel punto si può procedere a rifare la rete ospedaliera. Non come state facendo voi. Ma la vergogna che vi seguirà negli anni è che non risolverete i problemi della Sanità togliendo all’Ogliastra o a La Maddalena».

L’on. Piefranco Zanchetta (Upc) ha detto: «E’ tanto il disagio di vari componenti della maggioranza. Figuratevi il mio, che arrivo da La Maddalena, una zona davvero disagiata al punto che è insulare nell’isola. E tutti scappano quando c’è da riconoscere la condizione in cui versa La Maddalena. Non ci si può dimenticare di chi deve attendere un’ora e mezzo il traghetto , perché altro mezzo non c’è se non il traghetto. Su questo ci saranno anche i miei emendamenti, più avanti, a rafforzare i buoni principi e a evidenziare le disparità di trattamento».

Per l’on. Daniele Cocco (Mdp) «c’è ancora molto da dire e da fare su questo paragrafo. In questi giorni sono convinto che otterremo un buon risultato nel confronto con l’assessore Arru». L’oratore ha chiesto alla Giunta notizie circa l’ipotesi che siano cedute all’Inps tutte le competenze in materia di accertamento dell’invalidità.

 A seguire a preso la parola l’on. Annamaria Busia (Cps): «La commissione Sanità aveva le mani legate e doveva muoversi tra i paletti imposti dalla Giunta. Se si elencano cifre e dati ma poi si procede a rattoppare vestiti malconci com’è accaduto ieri nel capitolo 5 con l’emendamento per Alghero e Ozieri è chiaro allora che non va bene. Gli incipit che date nei capitoli sono sempre ottimi e non si può non condividerli. Ma poi la risposta a questi bisogni non è mai puntuale né adeguata».

Per il Pds ha preso la parola il consigliere Augusto Cherchi, che ha detto in esordio: «Non entro nello specifico del capitolo 6 ma faccio una riflessione sulla necessità di ristrutturare la rete ospedaliera, ristrutturazione che se non fa il Consiglio regionale la farà qualcun altro.  L’importante, dal nostro punto di vista politico,è che gli atti aziendali non devono essere operativi prima che la riforma della rete ospedaliera non sia approvata. E se gli atti aziendali sono già stati approvati, dovranno essere modificati sulla base della riforma che uscirà da quest’Aula. Su questo abbiamo chiesto e ottenuto garanzie dal presidente della Regione».

Forza Italia ha preso la parola con il suo capogruppo, Pietro Pittalis, che ha detto: «Voi ritenete di fare qualcosa di straordinario e invece state facendo qualcosa di disastroso. E’ bene che si sappia anche che nel silenzio si sta consumando un fatto inaudito, a Roma: la fine della nostra autonomia, come segnano le agenzie di stampa. Ci sarebbe giusto un’apertura e non fatti concreti, ancora una volta: un confronto disastroso con il governo nazionale. Io capisco il vostro imbarazzo, cari colleghi della maggioranza, a cominciare dal collega Sabatini che ha tutta la mia solidarietà. Ma su Lanusei, su Alghero e Nuoro non con il voto segreto ma alla luce del sole è bene che tutti si assumano la responsabilità mettendoci la faccia».

L’assessore Luigi Arru ha risposto in esordio alla domanda dell’on. Daniele Cocco, smentendo le notizie su un trasferimento di competenze all’Inps sulle commissioni di invalidità civile. Sul resto del capitolo 6 ha detto: «Non c’è nessuna idea di punire un territorio piuttosto che un altro. La Sanità è una metafora della nostra idea di Sardegna forte, dove avremo la scuola di specializzazione in Riabilitazione. E ogni tanto fa piacere dare una buona notizia». Rivolto all’on. Franco Sabatini (Pd) ha detto: «Io ho cercato di essere fedele a un’idea di Sardegna, trovando un equilibrio tra la territorialità, la cosiddetta salute a km zero, ma anche la necessità di specializzazione, che non può essere ovunque».

L’Aula ha poi respinto l’emendamento soppressivo 9 e poi il 424 sul quale l’on. Usula ha detto: «Il capitolo 6 è la prova del contrasto tra le buone intenzioni in premessa e la pessima esecuzione».

Respinti anche gli emendamenti 425, 426, 427, 428, 683, 429, 430. 431, 433, 38, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 48, 49, 50, 51, 53, 54, 55, 437, 283, 439, 440, 441, 442, 444, 470, 443, 445, 763, 614, 446, 447, 458, 448, 449, 450, 459, 451, 452, 760, 453, 454, 455, 456, 457, 460, 461, 463, 464, 465, 462, 466, 467, 468, 469.

Sull’emendamento 365 (Sabatini) la Giunta e la commissione hanno formulato un invito al ritiro. Il presentatore ha precisato: «Niente si chiede in più rispetto a quanto  oggi è già attuato in Ogliastra. Usiamo con giudizio nei territori questo DM 70. Chiedo pertanto che l’emendamento sia spostato a prima del voto finale sulla legge, perché si abbia il tempo di accoglierlo a costo zero per la Regione visto che non si chiede l’istituzione di nuovi servizi».

Il Consiglio regionale ha accolto la richiesta, anche sulla spinta dell’opposizione guidata dal capogruppo di Forza Italia.    

Respinti poi gli emendamenti 56, 471, 472, 473, 474, 475, 761.

L’on. Francesco Agus (Cps) non ha ritirato, nonostante l’invito, l’emendamento 681 contrario all’ipotesi di unione tra l’ospedale Brotzu e il Policlinico universitario. «Non solo la mia lettura non è smentita ma è proprio confermata, dato che è in ballo l’ipotesi di valutare la fattibilità di questa fusione. Contesto, peraltro, che senza nemmeno un bilancio degli accorpamenti fatti in questi anni si pensi di farne oggi di nuovi. Non è un’urgenza questa unione di cui parlate. E non è pensabile trasferire il Brotzu dentro l’azienda mista universitaria».

Sul punto ha replicato l’on. Luigi Ruggeri (Pd), che ha detto: «Siamo davanti a una ipotesi eventuale, se si legge bene. Attenzione però che senza numeri sufficienti verranno chiuse alcune scuole di specializzazione, rischio che si può scongiurare soltanto con un accordo tra il Brotzu e l’azienda ospedaliera mista».

Per l’on. Annamaria Busia (Cps) «l’emendamento consente di evitare un errore, perché l’eventualità non può far parte della formazione. Pertanto chiedo il voto elettronico».

Anche l’on. Paolo Truzzu (Fdi) ha annunciato il voto a favore dell’emendamento: «Ci stiamo abituando a fare cose strane, pensiamo che basti scrivere un pensiero dentro una legge perché poi si realizzi. Non è così: non si possono lasciare le mani libere per il futuro. Voglio un ragionamento alla luce del sole e all’esterno di questa Aula».

Anche il Psd’Az ha annunciato con il suo leader Christian Solinas il voto favorevole all’emendamento Agus. «Il progetto vostro è diverso: avete in mente di mandare il Brotzu dentro il Policlinico. Diciamo le cose con il loro nome».

Anche l’on. Alessandra Zedda (FI) è intervenuta e ha detto: «Gli atti aziendali che in questi gironi vengono sbandierati sulla stampa sono illegittimi e irrispettosi. E’ noto che vogliate potenziare il Policlinico universitario ma non è accettabile farlo sulle spalle del Brotzu, in ragione di cattedre o di strutture complesse».

Sull’ordine dei lavori l’on. Stefano Tunis (FI) ha detto: «Chiedo lo stralcio di questo punto, per discuterne dopo l’approvazione di questa legge».

L’on. Roberto Deriu (Pd) ha suggerito al collega Francesco Agus di rinviare il suo emendamento alla fine della discussione, al pari dell’emendamento Sabatini sui servizi ospedalieri in Ogliastra.

Per Forza Italia l’on. Edoardo Tocco ha ribadito il sostegno all’emendamento Francesco Agus: «Bisogna tenere ben distinte le due strutture, se non vogliamo correre il rischio che chi non è professore a Monserrato trovi invece la cattedra in via Peretti».Il presidente Gianfranco Ganau, su richiesta dell’on. Luigi Ruggeri ha sospeso i lavori per alcuni minuti.

Alla ripresa, il consigliere Ruggeri ha proposto di posticipare alla prossima seduta l’esame dell’emendamento; la proposta è stata accolta dal Consiglio.

Successivamente l’Aula ha respinto una serie di emendamenti.

Approvato, invece, l’emendamento n. 863 (Cherchi) che prevede una rettifica terminologica. Voto favorevole anche per l’emendamento n. 689 (Cherchi) che assicura nelle strutture ospedaliere delle zone disagiate interventi di bassa e media complessità in raccordo con le unità di pronto soccorso ed il n.862 (Cherchi) che allarga il campo degli interventi alla bassa ed intermedia complessità.

Sull’emendamento n. 882 a firma Pierfranco Zanchetta, il consigliere ha richiamato l’attenzione dell’Assemblea sulla normativa della Regione Sicilia che assegna alle partorienti nelle proprie isole minori un ristoro di 3000 euro per garantire parità di condizioni.

Sul punto l’assessore Arru ha assicurato una riflessione precisando che, trattandosi di prestazioni extra Lea occorre verificare coperture e funzione dell’intervento.

Il capogruppo di Cps Pierfanco Zanchetta, non soddisfatto della risposta, ha sollecitato misure adeguate nella prossima finanziaria, annunciando il ritiro della proposta. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha criticato «questo modo schizofrenico di procedere che svilisce l’importanza dei problemi trattati» mentre il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che l’emendamento è inammissibile essendo privo di copertura.

Il Consiglio ha poi approvato l’emendamento n.858 del capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco che aggiunge ai servizi delle strutture di Alghero-Ozieri quello della radiologia interventistica extra vascolare.

Sempre riguardo alle strutture ospedaliere di Alghero Ozieri, delle quali è previsto il riconoscimento di presidio di primo livello è stato respinto un emendamento del consigliere Giorgio Oppi che prevedeva l’entrata in vigore della nuova denominazione dal 1° gennaio 2018. L’assessore Arru ha chiarito che, per poter essere definita di primo livello, la struttura necessita dell’unità di rianimazione, passaggio che richiede tempi tecnici non comprimibili.

Successivamente il Consiglio ha approvato gli emendamenti n. 766 (Perra e più) che descrive in dettaglio i servizi del presidio di Alghero-Ozieri e n. 690 (Cherchi e più) che riformula la classificazione degli “stabilimenti” (le strutture ospedaliere) con le relative funzioni.

Al termine dello scrutinio il presidente ha tolto la seduta. I lavori del Consiglio riprendono questa mattina alle 10.00.

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Il Consiglio regionale ha rinviato ancora l’elezione del nuovo vicepresidente e del garante dell’adolescenza e dell’infanzia ed ha approvato i primi quattro capitoli della proposta di riforma della rete ospedaliera.

In apertura di seduta il presidente Ganau ha subito convocato la Conferenza dei capigruppo. Alla ripresa dei lavori, dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato all’Aula la decisione della Conferenza di rinviare a una seduta successiva l’elezione del vicepresidente del Consiglio e la nomina del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, primi due punti inseriti all’ordine del giorno. L’Aula è quindi passata all’esame dei 12 capitoli della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera regionale.

Sull’ordine dei lavori, ha chiesto di intervenire la consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda che ha lamentato una mancanza di rispetto nei confronti dell’Assemblea sarda in occasione della visita di ieri a Cagliari del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

«Il Consiglio merita un trattamento diverso almeno pari a quello riservato all’Università – ha detto Alessandra Zedda – ieri, inoltre, alcuni consiglieri sono stati considerati di serie A , altri di serie B. Credo che la nostra istituzione debba avere più rispetto».

Rivolta al presidente Ganau, la consigliera di Fi ha invocato un impegno più stringente nella difesa del ruolo dell’Assemblea sarda: «Quando si organizzano certe manifestazioni questa istituzione non può non esistere – ha concluso Alessandra Zedda – così come non sono tollerabili disparità per i consiglieri, abbiamo tutti la stessa dignità».

Immediata la replica del presidente Gianfranco Ganau: «Non sono a conoscenza di queste disparità, approfondirò in merito».

Marco Tedde (Forza Italia) si è invece soffermato sui fatti di Barcellona. «Alcuni giorni fa – ha detto Marco Tedde – il Consiglio ha approvato un ordine del giorno di solidarietà al popolo catalano che si apprestava a votare per il referendum sull’indipendenza. Ero a Barcellona domenica scorsa per assistere, in qualità di osservatore alle operazioni di voto. I catalani si sono espressi in modo pacifico e democratico mentre c’è stata una reazione di violenza inaudita da parte del governo spagnolo. Credo che oggi il Consiglio debba approvare un nuovo ordine del giorno in cui si ribadisce la solidarietà al popolo catalano e si esprime condanna per le violenze consumate dal Governo Rajoy».

E’ quindi intervenuto il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) per chiedere un pronunciamento forte dell’Aula su la mancata soluzione della vertenza sugli accantonamenti fiscali. «Quando abbiamo discusso l’ultimo assestamento di bilancio molti consiglieri si sono concentrati sul disavanzo della Sanità – ha detto Franco Sabatini – si rischia però di dimenticare il vero problema che mette a rischio la tenuta del bilancio regionale. Sto parlando degli accantonamenti: dal 2012 al 2016 lo Stato ha trattenuto 2,644 miliardi di euro che nel 2017 arriveranno a 3,327. E’ una situazione non più sostenibile».

Secondo Sabatini senza queste risorse non si potrà parlare di sviluppo e di potenziamento della Sanità. Per questo è necessario aprire con forza una nuova vertenza con lo Stato: «La Giunta e il presidente Pigliaru conoscono il problema e si stanno attrezzando serve però un’azione unitaria del Consiglio – ha proseguito Franco Sabatini – propongo una Conferenza dei capigruppo per decidere una convocazione straordinaria dell’Assemblea Sarda sotto Palazzo Chigi».

Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) ha invece chiesto chiarimenti sulla decisione di trasferire le competenza per l’accertamento delle invalidità civili dalle Asl all’Inps. «Mi giunge notizia che oggi sarebbe stata firmata un’intesa tra Ats e Inps – ha affermato Daniele Cocco – ricordo che le sedi dell’Istituto di previdenza sono presenti solo nelle città capoluogo di provincia. Se così fosse, i pazienti chiamati ad accertamenti dovrebbero sobbarcarsi ulteriori disagi. E’ vero che la legge 295/90 ammette la possibilità di convenzioni delle Regioni e Inps. In questo modo però non si firmano semplici convenzioni ma si trasferiscono competenze».

Gianfranco Congiu (Pds) si è detto d’accordo con Sabatini “se non fosse che a luglio 2017 c’è stata una sentenza della Corte Costituzionale che pone la parola fine su ogni rivendicazione sarda in materia di accantonamenti”.

Citando la sentenza della Consulta, Gianfranco Congiu ha ricordato che con quel provvedimento la Suprema Corte ha sancito la possibilità da parte lo Stato di trattenere le risorse fiscali destinate alle Regioni in nome di un superiore interesse nazionale. «Fino al 2019 questa normativa non potrà essere modificata – ha sottolineato Gianfranco Congiu – la visita di Sergio Mattarella è stata un’occasione persa. Oggi il confronto con il Governo va impostato con un glossario diverso. Auspicare o invocare aiuto significa sperare in un miracolo. Occorre invece modificare l’approccio al problema. Serve un cambio di strategia. Con Sergio Mattarella serviva una rivendicazione più severa».

Il presidente Gianfranco Ganau ha richiamato i consiglieri ad attenersi agli argomenti in discussione: «Quando si interviene sull’ordine dei lavori non si può parlare d’altro – ha ricordato Ganau – oggi chiudiamo gli interventi ma dalla prossima seduta procederemo secondo Regolamento».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dato ragione al presidente ma, allo stesso tempo, ha rimarcato la necessità di esprimersi su un tema importante come quello sollevato dal presidente della Commissione Bilancio: «Sabatini pone un problema sul quale non possiamo dividerci. Sulle iniziative del Consiglio si tratta di sopperire a una inerzia che si è palesata in questi anni di governo della Giunta Pigliaru con un atteggiamento remissivo e di retroguardia – ha detto Pietro Pittalis – stiamo arrivando in ritardo, ma meglio che mai. Assumiamo un’iniziativa forte, speriamo che la Giunta sia a fianco del Consiglio. La battaglia si può fare anche con forme estreme. Pigliaru però aveva la possibilità di chiedere di essere convocato in sede di Consiglio dei ministri per le questioni che riguardano la Sardegna».

Il capogruppo di Forza Italia ha poi chiesto uno scatto d’orgoglio alla politica: «Ciò che è successo in Catalogna viene sottovalutato da Roma – ha concluso Pietro Pittalis – la politica ha il dovere di prevenire episodi come quelli che si sono verificati a Barcellona».

Il capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti Pierfranco Zanchetta (Upc) si è detto d’accordo con la proposta di Sabatini. Rivolgendosi al consigliere Gianfranco Congiu, Zanchetta ha invece espresso un giudizio positivo sull’atteggiamento assunto dal presidente Pigliaru nei confronti dello Stato: «Ieri non è stata un’occasione persa. Francesco Pigliaru in modo puntuale ha portato le nostre richieste a Sergio Mattarella – ha detto l’esponente di Cps – sulla necessità di utilizzare al meglio le nostre risorse finanziarie ritengo che accanto alle grandi battaglie debbano essere combattute anche quelle più piccole. Una di queste riguarda l’utilizzo delle risorse per la sanità destinate ai comuni delle isole minori. Su  30 milioni di euro di fondi statali, le isole minori della Sardegna non ricevono nemmeno un euro».

Attilio Dedoni, capogruppo dell’Udc, ha insistito sulla necessità di rivedere i rapporti istituzionali tra la Regione e lo Stato. «Franco Sabatini ha ragione – ha detto Attilio Dedoni – è vero che c’è una sentenza della Corte Costituzionale ma ciò non impedisce trattative tra governi. La strada è quella del riconoscimento del principio di insularità. Muoviamoci in una direzione univoca. Abbiamo uno strumento referendario in mano per far riconoscere questo principio».

Ha quindi preso la parola il presidente della Regione Francesco Pigliaru che ha invocato la necessità di affrontare il tema dei rapporti con il Governo nazionale in modo unitario.

Sugli accantonamenti, Francesco Pigliaru ha ricordato che la vertenza si trascina ormai da anni: «Oggi il problema è cresciuto in modo insostenibile. Nessuno ha paura di alzare la voce, si tratta di approcci diversi – ha affermato il presidente della Regione – quando si parla di accantonamenti non si può raccontare solo una parte della storia. Certo ci saremmo aspettati una risposta diversa e siamo pronti ad alzare la voce. Ci sono però altre pagine positive come la firma del Patto della Sardegna ch ha dentro moltissime risorse in più rispetto ai 1509 milioni assegnati solitamente alla Sardegna. Se oggi parliamo di metano in modo concreto è per questo, la partita energia vale una cifra importantissima di molte centinaia di milioni. Altri milioni li abbiamo ottenuti collaborando con il Governo: il Patto per la Sardegna riconosce il problema insularità sulla base di un dossier presentato da noi. Non abbiamo risolto tutto, di fronte al presidente della Repubblica non abbiamo perso l’occasione e abbiamo ricordato che il problema insularità non si risolve solo con soldi in più ma anche con regole, con la possibilità di spendere soldi nostri per cose utili. Oggi abbiamo regole e normative di Bruxelles che ci rendono difficile spendere le risorse e garantire un vero diritto di cittadinanza. In molti casi non è un problema di soldi ma di regole sulla spendita».

Sugli accantonamenti, Francesco Pigliaru si è detto pronto ad appoggiare la battaglia del Consiglio: «La Giunta è pronta a schierarsi con il Consiglio, ricordo però che il rapporto con il Governo non finisce con gli accantonamenti. Ci sono pagine positive e negative».

Ha preso poi la parola l’on. Paolo Zedda, che ha detto: “In questi giorni si è discusso delle prospettive di indipendenza ed è stata persino presentata un’ipotesi di Costituzione della Repubblica sarda, si ipotizza un referendum sull’indipendenza della Sardegna. Ma nel frattempo come quelle persone che guardano il cielo e aspettano che si avverino i desideri, abbiamo uno Statuto della Sardegna sul quale potremmo intervenire per scrivere che la Sardegna è un’isola e ha problemi di territorio, di inquinamento del territorio, di collegamenti con il Continente. Dobbiamo iniziare a pensare a quel che si può fare davvero: siamo l’unica Regione a Statuto speciale che non ha messo mano alla sua Costituzione, scritta ai tempi in cui si andava col carro a buoi.  Perché non facciamo questo, perché non modifichiamo lo Statuto entro la fine di questa legislatura?”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiesto alla commissione Sanità e alla Giunta il parere sugli emendamenti al capitolo primo del testo denominato “Proposta di ridefinizione della rete ospedaliera”.

L’on. Edoardo Tocco (Forza Italia) ha detto: “Siccome siamo ancora in alto mare col documento che stiamo discutendo, sarebbe opportuno fermarci un attimo visto che nel frattempo gli atti aziendali, i trasferimenti e i tagli vanno avanti. C’è un grande malumore negli ospedali: oggi si è perfino dimesso il primario di Oculistica del Brotzu e mi dicono che non sarà l’unico caso. Assessore, glielo dico seriamente: è il caso di fermarvi a riflettere”.

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) “la discussione per me deve iniziare con un plauso agli estensori di questo testo. Alla pagina 8 si parla di insularità e della difficoltà delle reti di comunicazione fra territori; si parla di territori e spopolamento. Peccato che la premessa sia condivisibile ma non tutto il resto: nelle pagine successive innescate una retromarcia e prendete ben altra direzione. Le distanze non contano più, le difficoltà di collegamento nemmeno.  Siete incoerenti con le vostre stesse premesse e con i differenti fabbisogni, tanto che questa riforma nasconde un pasticcio e un imbroglio: è un’occasione persa, come avrò occasione di spiegare più avanti”.

Per il leader sardista Christian Solinas “non è corretta la declaratoria di inammissibilità operata sugli emendamenti del Psd’Az, regolamento alla mano. Ma siccome si tratta di oltre mille emendamenti stiamo parlando di un vulnus che rimarrà in questo dibattito”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha replicato che “si tratta di una consuetudine di questo Consiglio e non c’è possibilità di ammettere un emendamento su un emendamento soppressivo”.

Per Forza Italia è intervenuto l’on. Mariano Contu, secondo cui “non si può dimenticare che già nell’approccio al documento si colgono carenze molto evidenti. In particolare il fatto che non si conoscono i bisogni di tutti i territori e dunque si scrive un progetto sanitario senza sapere esattamente che funzione dovrà svolgere. Mancano le fondamenta e non vi siete presi la briga di verificare come si traduce, nel concreto, la vostra riforma della rete ospedaliera”.

L’on. Marco Tedde (FI) ha esordito ricordando “gli aspetti negativi di un piano che non è certo in linea con i propositi con le dichiarazioni elettorali di Pigliaru. Non possiamo condividere questa vostra riorganizzazione, disegnata a tavolino come se la Sardegna fosse la Toscana o il Piemonte. E come se non bastasse in nove mesi non siete riusciti nemmeno a nominare il direttore generale dell’Areus. Chi pagherà i danni che state facendo ai sardi? Chi pagherà per i vostri errori marchiani, che costellano questo benedetto piano? Non sono barzellette ma ci stiamo avvicinando”.

Sempre dai banchi dell’opposizione  è intervenuta l’on. Alessandra Zedda (FI) e ha parlato degli emendamenti: “Quando si citano le leggi bisognerebbe capire se sono affini alla norma e poi applicarle. Come rendiamo applicabile il DM70 con la riorganizzazione che state mettendo in piedi? E come pensate di applicarlo per alcuni ospedali e non per altri? Bisognava armonizzare la norma ministeriale con la nostra specialità e invece non è stato fatto”.

Per FLI ha preso la parola l’on. Paolo Truzzu, che ha sollevato “un problema generale per l’Aula. Ricordo Francesco Pigliaru che citò Luigi Einaudi nella prima seduta: vi pare che quest’Aula sia davvero in grado di deliberare? Non conosciamo nemmeno i conti della Sanità nel 2016”.

Per l’on. Giorgio Oppi (Udc) “non è accettabile che si dica che una struttura come Ematologia debba essere trasferita prima a ottobre, poi a novembre e ora a gennaio. Dovete evitare la confusione e darci un quadro di quel che accadrà. Ormai nessuno sa più nulla, manco se la Dialisi rimarrà a Iglesias o se andrà a Carbonia. Manca tutto, compresa la sensibilità verso i pazienti. Noi ritireremo questo primo blocco di circa 80 emendamenti soppressivi, fermo restando che agiamo alla luce del solo. Non come altri, che fanno ricomparire ciò che era già stato sparire”.

Il PDS ha preso la parola con l’on. Augusto Cherchi e ha detto: “La dotazione dei posti letto secondo il DM70 è un valore dal quale ci discostiamo al ribasso e lo facciamo tenendo conto anche dell’ospedalità privata.  Anche i tassi di occupazione per posto letto sono al di sotto della media nazionale ma dal 2011 stiamo andando a ridurre i tassi di occupazione mettendoli in linea con quelli nazionali”.

Forza Italia ha annunciato con il suo capogruppo Pietro Pittalis che “manterrà tutti i suoi emendamenti e parlerà su tutti gli emendamenti. Lo hanno detto prima di noi le organizzazioni sindacali e le organizzazioni di categoria, lo hanno detto i cittadini con i loro comitati: la riforma che state proponendo è sbagliata e fa soffrire soprattutto le aree interne della Sardegna.  Le conseguenze che rischia di produrre questo piano sono fortemente gravi e pregiudicano una sanità di qualità per tutti i cittadini sardi. Compreso quel cittadino arrivato col codice verde al Santissima Annunziata di Sassari  che è morto poco fa a Sassari in codice verde in attesa di essere visitato. Spero che su questo l’assessore Arru indaghi e individui la responsabilità, se c’è una responsabilità. Avete i numeri per approvare questo atto: fate pure. Noi non chiederemo il voto segreto, vogliamo che emerga tutta la vostra responsabilità”.

L’on. Busia (Cps) ha chiesto all’assessore Arru alcuni chiarimenti sui posti letto in Gallura. L’assessore Arru ha espresso il cordoglio per i fatti riferiti dall’on. Pietro Pittalis: “Ho chiesto informazioni e avrò maggiori dettagli su quanto è successo. Riferirò all’Aula e intanto all’Aula chiedo maggiore serenità. Non è vero che c’è un primario che si è dimesso: c’è un primario che va in pensione e si assenterà in anticipo perché ha centinaia di giorni di ferie arretrati. Diciamo anche che è di oggi la notizia secondo cui la stroke unit del Brotzu è stata inserita tra le prime dieci strutture italiane. Ecco, noi cerchiamo di fare ragionamenti articolati e di dire le cose come stanno, seguendo un fondamento scientifico nella programmazione sanitaria”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione l’emendamento soppressivo 4 (Pittalis – Truzzu), che è stato respinto.

Bocciati anche il 601 e il 602.

Sui posti letto del “Mater” di Olbia sono intervenuti gli onorevoli Luigi Ruggeri (Pd), Annamaria Busia e Francesco Agus (Cps) per chiedere questi ultimi una diversa formulazione dell’inciso contenuto nel testo. E’ intervenuto per chiarimenti anche il presidente Ganau e a seguire anche l’on. Oppi, secondo cui “è opportuno precisare meglio che i posti letto per la Sardegna sono 3,55 ogni mille abitanti”.

Approvato il testo del capitolo 1. 

Successivamente il Consiglio ha iniziato la discussione del secondo capitolo (Contesto regionale).

Il vice presidente della commissione Sanità Edoardo Tocco (Forza Italia) ha affermato che «la distribuzione territoriale del sistema sanitario regionale mette in primo piano la necessità di un servizio efficiente di emergenza urgenza, che però ancora non esiste, ragione di più per fermarsi e sospendere l’esame del provvedimento, considerato che il sevizio di elisoccorso partirà concretamente non prima di un anno». In questa fase, dunque, a giudizio di Tocco «saranno particolarmente esposti proprio i presidi ospedalieri più piccoli e marginali, sia dell’interno che nelle zone costiere; la riflessione che sollecitiamo ha perciò lo scopo di dare spazio alle richieste dei sardi che vivono nei piccoli centri ed hanno una situazione di grande difficoltà».

Sempre per Forza Italia, il vice capogruppo Marco Tedde ha definito il secondo capitolo del documento «quello che evidenzia di più, in negativo, le tante peculiarità della Sardegna, per cui è stato un grave errore utilizzare i modelli di altre Regioni profondamente diverse dalla nostra ed inoltre, con il sistema ipotizzato, non sarà possibile rispendere alla domanda di salute dei sardi, nemmeno negli hub di Cagliari e Sassari perché soprattutto quello sassarese è sottodimensionato». Insomma, ha sintetizzato Tedde, «emerge uno scenario di fondo preoccupante aggravato dal fatto che ancora oggi, dopo nove mesi, non esiste il settore dell’emergenza-urgenza solo a causa di problemi politici interni alla maggioranza o al Pd, situazione che però non deve interessare l’assessore, chiamato comunque a dare risposte».

Alessandra Zedda, anch’essa vice capogruppo di Forza Italia ha segnalato che, «mentre a parole si tiene in considerazione il problema dell’insularità, poi se ne prescinde in modo evidente perché, ad esempio, i due poli principali non hanno dotazioni adeguate e non si intravede una approfondita analisi socio economica dei diversi territori; da ciò emerge la mancanza di un ragionamento omogeneo e coerente che dia sostanza al problema dell’insularità e dei territori più marginali dell’Isola».

Il consigliere dei Rossomori Emilio Usula ha ribadito quanto dichiarato in precedenza, nel senso che «che da premesse di segno positivo condivisibili discendono conseguente totalmente opposte ed anzi, di fatto, si stanno creando le basi per un forte accentramento di servizi sui due poli con l’impoverimento della Sardegna centrale, già povera e meno coperta dai servizi essenziali, continuando ad alimentare malessere e spopolamento». La Sardegna invece, ha sostenuto, «deve essere considerata un unicum territoriale con una marcata interdipendenza funzionale fra tutti i territori, per realizzare equità di servizi e garanzie di sussidiarietà verso i più deboli». In conclusione, Usula ha citato l’esempio della Puglia dove si è privilegia la buona organizzazione rispetto alla mappa della distribuzione della popolazione, «nonostante la Puglia abbia caratteristiche morfologiche molto diverse dalla Sardegna e ben quattro Regioni confinanti ai quali i cittadini possono rivolgersi»

Al termine di quest’ultimo intervento il Consiglio, dopo aver respinto tutti gli emendamenti presentati, ha approvato il secondo capitolo e, successivamente, anche il terzo (Rete ospedaliera attuale) ed il quarto (Ricorso all’ospedale).

Concluse le votazioni, il presidente ha tolto la seduta comunicando che la commissione Sanità riprenderà i suoi lavori domattina alle 10.00 per proseguire l’esame degli emendamenti.

Il Consiglio regionale, invece, è stato convocato per martedì prossimo, 10 ottobre, alle ore 16.00.

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E’ iniziato, in Consiglio regionale, l’esame della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. All’esterno del Palazzo è montata la contestazione da parte di associazioni ed amministratori di diversi territori, con l’intero Consiglio comunale di Carbonia riunito in seduta straordinaria, che chiedono uno stop alla riforma per una sua completa revisione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato che le elezioni di un nuovo vice presidente dell’Assemblea e del Garante regionale per l’infanzia si terranno in una delle prossime sedute.

Successivamente hanno preso la parola diversi consiglieri regionali, con interventi sull’ordine dei lavori.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato che «la presenza di due relatori di maggioranza che forse non è conforme al regolamento, è cosa davvero inusuale, come se la relazione di maggioranza di Raimondo Perra non fosse completa o affidabile per la stessa maggioranza, segno evidente delle difficoltà della coalizione sul piano politico, con molte componenti che non si fidano l’una dell’altra». Il provvedimento, ha concluso, «parte col piede sbagliato e deve essere ritirato, così è un teatrino delle parti; se avesse dignità politica, il collega Raimondo Perra si dovrebbe dimettere perché, evidentemente, è sotto tutela».

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che il regolamento prevede la presenza di uno o più relatori.

Il consigliere Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha denunciato quello che, a suo avviso, «è un gravissimo fatto, una mascalzonata nei confronti di 30 Comuni compiuta dall’Egas che li ha pugnalato a tradimento con la delibera che li costringe ad entrare in Abbanoa». Appena ho giurato, ha ricordato Gallus, «ho prospettato all’assessore dei Lavori pubblici Edoardo Balzarini una leggina per quei Comuni che volevano proseguire nella gestione autonoma, assicurando servizi e risparmi per la Regione; Edoardo Balzarini ha assicurato il suo impegno ma poi l’ha tradito favorendo l’approvazione della delibera, così come il sindaco di Sassari che aveva garantito una riunire con quegli amministratori locali». Ora, ha annunciato, «su questo problema farò una battaglia a tutto campo».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), tornando sulla sanità, ha segnalato «la situazione incresciosa dell’Azienda per l’emergenza urgenza, perché pare che esista la nomina del direttore che viene citata in altri atti dell’assessorato ma il provvedimento non si trova più, per cui o siamo davanti ad un falso in atto pubblico questa delibera non è stata mai consegnata».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver polemizzato con il collega Pittalis per il suo intervento definito «del tutto fuori luogo e di pessimo gusto», ha messo in luce sul piano politico che «la riforma è il frutto di un lavoro corale della commissione andato avanti per mesi con un confronto molto intenso con i territori e degli amministratori locali; in questo contesto il presidente Perra ha il pieno sostegno di tutta la maggioranza e la divisione dei compiti è stata una idea condivisa».

Il capogruppo di Art. 1 – Sdp Daniele Cocco, rivolgendosi al presidente Pigliaru, lo ha invitato «a farsi carico di quanto dichiarato da Gallus, un fatto gravissimo contro 30 Comuni della Sardegna».

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha sollecitato un chiarimento formale perché «il documento relativo alla riforma contenuto nella convocazione del Consiglio è presente sul sito internet ma in versione diversa da quella esitato dalla commissione; non credo sia una cosa regolare perché fra i due documenti ci sono differenze profonde».

Il presidente Ganau ha chiarito che il documento ufficiale è quello della commissione distribuito ai consiglieri assieme alla convocazione.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), in apertura ha risposto al collega Pittlis affermando che, «se ha letto relazioni, avrà capito la scelta di differenziare i compiti». Riferendosi poi all’intervento del consigliere Gallus, ha ricordato che «si era trovato un accordo con il precedente assessore dei Lavori pubblici Maninchedda per lasciare ad alcuni Comuni la gestione autonoma del servizio idrico, perché in effetti questi Comuni hanno una situazione molto diversa dagli altri; il discorso va quindi ripreso dal nuovo assessore che deve riferire al più presto in commissione».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, dopo aver lamentato che «da tempo assistiamo in Consiglio a discorsi fuori tema, ha condiviso le considerazioni del collega Usula, perché nella realtà il testo finale della riforma è parzialmente diverso da quello trasmesso all’Aula e per correttezza doveva essere rettificato».

Al termine di questo intervento, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale del Documento n.16/XV/A “Proposte di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna”.

Il presidente ha dato la parola al primo relatore di maggioranza, il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra (Cps-Psi).

Dopo aver premesso di voler rinunciare ad ogni polemica, Raimondo Perra ha ribadito l’ampia condivisione della riforma da parte di tutto il centro sinistra ed ha ringraziato per il grande lavoro iniziato nel 2016 sia la commissione che i consiglieri Oppi e Gallus,   l’assessore Arru e i funzionari degli uffici, perché «tutti hanno contribuito in modo importante ad documento fondamentale per il riordino del servizio sanitario regionale, una opportunità fondamentale per un cambiamento lungamente atteso che, come tale, non poteva che suscitare comprensibili preoccupazioni pur essendo necessario perché la Sardegna è agli ultimi posti in Italia per efficienza del sistema». La riforma, ha aggiunto, «riqualifica la sanità sarda senza tagli né chiusure, facendo sintesi e raggiungendo posizioni condivise, anche attraverso un testo della commissione notevolmente differente dalla prima ipotesi della Giunta, frutto sia dell’ascolto dei territori e del coinvolgimento degli operatori, che di un confronto di merito con opposizione». Esprimo quindi soddisfazione, ha continuato Perra, «per un buon risultato ottenuto lavorando su problemi complessi fermo restando che, se ci sono errori, questo è il momento di correggerli, non per accontentare questo o quello ma per garantire appropriatezza sul tutto il territorio regionale». C’è d’altra parte il rammarico, ha concluso, «per non essere riusciti a spiegare bene la riforma, fatta di buone pratiche e costruita sulle migliori acquisizioni della scienza medica, senza smantellamento delle strutture esistenti e con la massima considerazione della specificità della Sardegna».

Sempre per la maggioranza, il secondo relatore Luigi Ruggeri, del Pd, ha sottolineato che la riforma non opera nessuna chiusura e non fa riferimento a priorità legate ad equilibri finanziari, «individua invece precisi paletti nella costruzione di una offerta  sanitaria in rete, perché è sbagliato parlare di salute uguale posti letto mentre la medicina è cambiata e dà risposte efficaci proprio fuori dall’ospedale e la rete serve ad esaltare le specializzazioni di ciascuna struttura». In Sardegna, ha continuato Ruggeri, «ricoveriamo molto per problemi di bassa complessità a differenza della Penisola, per cui abbiamo operato una classificazione corrispondente ad un dato demografico, per concentrare le casistiche aumentando il livello di sicurezza». Inoltre, «la nostra struttura regionale è stata resa più omogenea sul territorio, come ad esempio in Ogliastra, zona più decentrata rispetto agli hub principali». Piuttosto, ha osservato il consigliere, «c’è bisogno di far leggere meglio il documento perché molte richieste delle comunità sono in realtà contenute e vanno magari specificate in alcuni passaggi; una classe politica che si rispetti non esclude nessuno, perciò riteniamo di aver fatto una riforma equa che garantisce i cittadini molto più di chi chiede il mantenimento dell’esistente».

Parlando per l’opposizione il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha criticato l’accesso di ottimismo della maggioranza, rispetto ad una sanità migliore che per i cittadini non c’è, «anzi questa riforma ha enormi lacune per tante ragioni ma soprattutto perché, pur nel confronto formale, non sono stati ascoltati i cittadini più deboli, e lo stesso testo è pieno di acronimi e neologismi per addetti ai lavori incomprensibili ai più: altro che comunicare meglio». Sintetizzando il suo lavoro in commissione, Tocco ha ricordato di aver compiuto «diversi sopralluoghi in molte realtà dove rispetto alle disfunzioni riscontrate non si è fatto alcun intervento, a differenza dell’attivismo che ha caratterizzato nomine molto discutibili di manager chiamati a riformare una sanità che i Sardi non vedranno così come non vedranno l’elisoccorso». La verità, ha aggiunto Tocco, «è che ci sono molte cose che non quadrano, provvedimenti da adottare e persone da ascoltare, mentre purtroppo ha prevalso all’interno della maggioranza la linea di chi vuole andare avanti fino al disastro: i sardi non lo dimenticheranno».

Sempre per Forza Italia, il consigliere Stefano Tunis ha auspicato che la riforma non venga approvata, evitando «il titolo di coda del mandato di questa Giunta». Ricostruendo l’iter della legge Tunis ha detto che «vuol dire che c’era dolo nel portare all’ultimo momento la riforma della rete ospedaliera, cominciando dalla fine per non farsi cadere tutto in testa». Quella che doveva essere la Giunta delle competenze attenta all’oggettività delle cose, ha osservato Tunis, «è la stessa che poi non è riuscita nemmeno a chiudere il bilancio della sanità sarda costringendo lo stesso Sabatini ad una difesa d’ufficio che si scontra con numeri inattaccabili, e mette in luce l’enorme contraddizione fra la Sardegna Regione canaglia e quella miracolosamente salvata da una grande riforma». Nel concreto, ha spiegato Tunis, «la Regione sarà commissariata nonostante il maxi mutuo che forse nemmeno coprirà il disavanzo e rappresenterà invece l’ennesima ipoteca sullo sviluppo della nostra Isola». Confido ancora in un sussulto, ha auspicato infine il consigliere, «anche se sappiamo che non andrete a casa occorre mettere il Consiglio nelle condizioni di fare una buona riforma, cancellando gli errori di un progetto irrealizzabile, senza una verifica sui costi di produzione, senza emergenza urgenza e senza la garanzia sulla fase del trattamento dei pazienti post acuti a costi accettabili: tutto il resto è avanspettacolo e fumo negli occhi per nascondere ai sardi la verità».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd), ha riconosciuto che l’argomento trascina inevitabilmente molte polemiche, e tuttavia «la Sardegna ha bisogno di una riforma per una sanità efficiente, moderna e a dimensione umana, eliminando sprechi e migliorando le prestazioni; la sanità sarda non è in uno stato fallimentare, anzi è ricca di professionalità e punte di eccellenza rispetto a realtà italiane ed estere più famose, però è una struttura vecchia, piena di doppioni che va cambiata». Non ci siamo affatto appiattiti sulle normativi nazionali di settore, ha assicurato Cozzolino, «anzi abbiamo lavorato due anni per costruire un percorso aderente a specificità del territorio regionale, una proposta originale, un meccanismo complesso che ci fa fare un salto in avanti verso la medicina moderna, fatta di buona prevenzione e e del trattamento efficace dei post acuti, è un cambiamento epocale». Inoltre, ha aggiunto, «con la riforma arriveranno anche 250 milioni di euro per ammodernare strutture, che non basteranno ma daranno comunque una prima significativa risposta». Sul piano politico, Lorenzo Cozzolino ha riconosciuto che «è vero che la maggioranza ha posizioni diversificate perché è una grande riforma all’interno della quale alcune realtà territoriali hanno rinunciato a qualcosa, e comunque si tratta di un provvedimento emendabile con lacune che vanno colmate nell’emergenza urgenza e nella medicina territoriale, così come occorre lavorare sui difetti di comunicazione e sulla percezione indotta della legge nelle zone disagiate che si sono sentite abbandonate, mentre al contrario queste strutture saranno potenziate con servizi che consentiranno ai pazienti acuti di essere stabilizzati e trasferiti per i trattamenti più complessi».

Dopo l’on. Lorenzo Cozzolino ha preso la parola l’on. Domenico Gallus che ha detto. “La legge di riforma arriva in aula dopo tre lustri e il percorso accidentato che ha avuto fa capire l’importanza del provvedimento. La riforma paga il prezzo di essere un tetto della costruzione di un edificio a cui mancano le stesse mura e le fondamenta: l’Areus e la sanità di prossimità o territoriale. E’ inspiegabile che a distanza di un anno l’Areus non abbia ancora un direttore perché ogni anima della maggioranza, e soprattutto del Pd ha il proprio cavallo da far correre per nominare il direttore”. L’oratore ha proseguito: “Chiunque si sieda sullo scranno della Sanità sarda è ormai evidente che non riesca ad evitare l’aumento dei costi. In realtà la Sanità sarda va del tutto rifondata e anche le obiezioni avanzate dai sindaci e dai territori dopo l’approvazione del testo in commissione sono sacrosante.  E la minoranza, voglio dirlo, è stata determinante per l’iter della legge, garantendo sempre il numero legale in commissione. Per tutti noi è chiaro che la riforma è necessaria e urgente”.

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) “questa riforma ha come obiettivo il risparmio e a nulla vale il dato che in Sardegna non si spende certo più della media nazionale e che i costi della sanità sarda sono insopprimibili. Alla fine questa riforma porterà più spesa e meno sanità, meno garanzia di servizi per il cittadino . E’ inaccettabile che in periferia non ci possa essere qualità della sanità, è inaccettabile che si accentri tutto nelle grandi città. Questo atteggiamento ha creato un danno di credibilità verso i medici che non lavorano negli ospedali cittadini, in  contrasto se posso dirlo con la mia storia professionale ma anche quella dell’assessore. Con questo riordino si concentrano risorse e fiducia nei grandi ospedali di Cagliari e di Sassari, con grandi accorpamenti che creeranno mega conflitti e megaconfusione”. L’oratore ha poi aggiunto: “In Sardegna la Sanità ce la paghiamo noi e da noi si dimensionano i servizi utilizzando i criteri della popolosità dei territori delle vecchie province. Non un criterio che tenga conto delle condizioni orografiche della Sardegna e non certo contrastando il fenomeno di spopolamento che investe ampie aree della Sardegna. Non posso poi tacere la mia grande preoccupazione per il destino dell’ospedale San Francesco di Nuoro, per il quale pretendo una classificazione come Dea di secondo livello”.

E’ intervenuto poi per Forza Italia l’on. Marco Tedde, che ha detto: “Mi piacerebbe poter dire, caro assessore Arru, che andiamo al riordino della rete ospedaliera dopo aver fatto funzionare l’Areus o in generale dopo aver riorganizzato la sanità sarda nel suo complesso. Invece non abbiamo avuto il piacere di aver visto nulla di tutto ciò. Questa riforma ha una gamba sola, considera solo gli ospedali e ha generato vere e proprie rivolte nei territori, con migliaia di sardi che si stanno lamentando. Questo vostro piano di riorganizzazione non è frutto di una scelta normativa, il più volte invocato DM70, ma di una scelta politica: dovete dire come stanno davvero le cose. Voi potete fare un piano che tenga conto delle esigenze reali della Sardegna ma non vi interessa, al di là delle parole che pronunciate. E se il buco della Sanità sarda si allarga ancora vuol dire che non funziona chi è al volante”.

L’on. Rossella Pinna (Pd) ha esordito dicendo: “Cercherò di non usare toni trionfalistici per descrivere questa riforma ma ho ascoltato quelli apocalittici del collega Usula che mi lasciano pensare che abbiamo visto un film diverso. Il centrosinistra ha messo con coraggio il diritto alla salute al centro delle sue politiche e lo fa in un momento storico in cui il consenso dei cittadini verso le istituzioni è molto affievolito. E altri strumentalizzano la nostra riforma a scopi demagogici. Noi abbiamo dedicato spazio alla mediazione e all’ascolto: forse non siamo riusciti a comunicare bene con questa riforma e forse non abbiamo fatto politica. Almeno, quella giusta: perché la buona politica è comunicazione. Solo così si spiega la percezioni infondata, di tanti, secondo cui questa riforma porterà a un taglio dei servizi.  Per questo non ci stancheremo di dialogare in questi giorni, soprattutto con il sistema delle autonomie locali della Sardegna.   Se avessimo applicato pedissequamente il DM 70 avremmo dovuto chiudere 15 presidi ospedalieri della Sardegna”.

L’esponente dem ha aggiunto: “Stiamo, dunque, riordinando un sistema che ha inefficienze e costa metà del bilancio regionale. La nuova rete riequilibra l’offerta ospedaliera nelle diverse aree della Sardegna, aumentando la sicurezza delle cure in un’ottica di rete. E nella consapevolezza che aumentano gli anziani e diminuiscono le nascite”.

Ha preso la parola l’on. Augusto Cherchi (Pds), che ha detto: “Inutile dire che stiamo sprecando risorse nella Sanità e non possiamo far finta di niente. Dobbiamo cambiare la Sanità, facendola arrivare a tutti e con qualità . Certo non basta riorganizzare la rete ospedaliera: serve potenziare le strutture territoriali e di questo siamo consapevoli.   Ma deve essere chiaro che l’ospedale non è la risposta a tutti i bisogni sanitari, a soddisfare ovunque il diritto all’assistenza.  Siamo consapevoli della complessità del tema e della necessità di garantire certezza di assistenza: noi non abbandoneremo i territori al loro destino e difenderemo i pronto soccorso e le chirurgie, abbiamo chiesto la migliore definizione degli ospedali di Tempio e di Alghero. Abbiamo tempo  per discutere ancora e per ascoltare le richieste di Ghilarza e di Iglesias per i centri territoriali.  Ma non firmeremo cambiali in bianco su accordi che non conosciamo e mi riferisco particolarmente a Olbia”.

L’on. Fabrizio Anedda (Misto) ha preso la parola e ha detto: “L’altro giorno ho visto sfilare a una manifestazione esponenti di estrema sinistra e di destra. Mi sono chiesto che cosa li unisca: la sanità pubblica è sempre un buon affare per i politici spregiudicati. E mi riferisco a quelli del passato che hanno governato. In Sardegna ci sono circa 50 mila anziani che non possono acquistare la dentiera: protestare è lecito e doveroso ma per cambiare in meglio. Non per tutelare rendite di posizione. E nel merito della riorganizzazione ospedaliera, il testo che la commissione della quale faccio parte ha licenziato prevede la perdita di qualche primariato di famiglia ma in compenso le esigenze dei territori sono potenziate. Ecco, dobbiamo potenziare i servizi territoriali ancora di più”.

“Rinuncio a dirvi di soprassedere con questa riforma, avete intrapreso questa strada”, ha detto l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia), “ormai non riflettete più. Mi limito ad osservare quanto stridono le cose che dite con quello che scrivete nel testo. Intanto, visto che il carico della spesa sanitaria è sulla nostra testa valeva la pena davvero di derogare alle prescrizioni del DM70: io mi auguro che questa riforma possa migliorare i servizi territoriali e farci risparmiare. Ma purtroppo so che non sarà così. Anche perché non avendo riformato la rete dei servizi non porterà grande risultato la riforma della rete ospedaliera. Voi tagliate da subito 261 posti letto e le conseguenze le pagheranno i cittadini: chi non sarà ricoverato per assenza di posti letto? Che faranno i medici e gli infermieri dei posti letto soppressi? Pensate davvero di ridurre la spesa sanitaria così?”.

L’on. Alessandra Zedda ha detto, rivolta all’assessore: “Forse sono miei limiti ma io non capisco tante cose, tanti accorpamenti di reparti, tanti doppi incarichi anche negli ospedali di Cagliari. Da subito io scorgo una riduzione dell’offerta ospedaliera, questo io leggo tra le righe della riforma”.

Critico anche l’on. Paolo Truzzu (FLI), che rivolto all’on. Fabrizio Anedda ha detto: “Da tre anni e sei mesi governa il presidente Pigliaru, è a lui che dobbiamo rivolgerci: non al centrodestra. Questa vostra riforma è da bocciare in toto perché non è migliorabile: se non vengono potenziati i servizi territoriali non si riduce il fenomeno dei ricorsi inappropriati. Era il caso di potenziare i territori e garantire a tutti i sardi un elevato livello di cura: non lo avete fatto e vedrete che il numero dei ricoveri non calerà né si fermerà l’intasamento negli ospedali dei grandi centri. In questi anni avete compiuto una serie di atti del tutto contrari alle vostre enunciazioni e posso portare innumerevoli esempi, anche banali, per dimostrarlo. I vostri manager contraddicono quel che voi dite”. Poi l’esponente di FLI ha proseguito: “Siete gli stessi che hanno rinunciato ai ricorsi contro lo Stato per un piatto di lenticchie, quelli che hanno detto sì al referendum sulla Costituzione e che hanno raccontato ai sardi che la Asl unica avrebbe garantito qualità migliore e riduzione della spesa. Perché dovremmo avere fiducia in voi”.

L’on. Antonio Solinas (Pd) ha detto rivolto all’ultimo oratore. “Non intendo fare polemiche ma potevamo fare questa riforma e fare finta di nulla. Invece non sarà così. Mi sarei aspettato qualche proposta nel merito dalla minoranza, visto che abbiamo lavorato per mesi. E invece non abbiamo ricevuto nulla da parte loro. Certo, se avessimo riorganizzato prima la rete territoriale e fatto partire l’Areus, se avessimo fatto tutto questo e solo all’ultimo la riorganizzazione della ospedaliera è chiaro che ci saremmo risparmiati qualche critica e il malcontento, che in alcuni casi è dovuto a posizioni strumentali.   Certo, si poteva e doveva comunicare meglio ma non è vero. Ma la commissione ha lavorato molto e bene, modificando il testo di legge che proveniva dalla Giunta”.

Rivolto all’assessore Luigi Arru, l’on. Solinas ha detto: “Visto che in questi giorni è in circolazione l’atto aziendale della Asl unica a mio parere va evitato di parlare di tre dipartimenti e dobbiamo anche preferire i reparti all’eccellenza sanitaria. Abbiamo fatto la scelta in questa legislatura di non applicare ticket, di non aumentare Irpef e Irap. E le conseguenze di queste scelte si pagano”.

Il consigliere Pizzuto (Art. 1 – sinistra per la democrazia e il progresso) ha detto che in materia sanitaria non si deve fare una questione di soldi e di risparmio ma si deve tendere  a garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute. Per Luca Pizzuto bisogna partire dalla domanda se il sistema sanitario attuale funzioni o meno e se i pazienti siano contenti. Per Luca Pizzuto bisogna cambiare le cose perché oggi la possibilità di cura è “riservata al caso”. Questo tema – ha aggiunto – è particolarmente delicato. Troppo spesso i pazienti sono considerati solo un mezzo per costruire carriere politiche o sanitarie. Questa Riforma, seppure da emendare, comincia a far diventare il paziente un fine. Per il consigliere di Art.1  questa riforma è  l’unico atto di sovranità vera che questo Consiglio regionale sta facendo.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiuso la seduta. Il consiglio è convocato alle 15,30.

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Il Consiglio regionale ha rinviato l’elezione del nuovo vicepresidente al posto del dimissionario Ignazio Locci.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau che, prima di procedere, ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato la decisione dei capigruppo di rinviare ad altra data le elezioni di un vice presidente dell’Assemblea del Garante regionale per l’infanzia. Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere del Psd’Az Christian Solinas, ha ricordato il travaglio popolo catalano, proponendo che il Consiglio manifesti concretamente la sua solidarietà «ad una comunità che sta riaffermando il diritto alla auto determinazione dei popoli» e prenda le distanze da un «processo di inasprimento del confronto istituzionale che impedisce un voto democratico». «La Sardegna – ha concluso – che ha conosciuto vicende analoghe, non può che essere vicina ai fratelli catalani».

Il presidente Ganau ha ribadito i contenuti delle dichiarazioni di solidarietà al popolo catalano già espressi da lui stesso e dal presidente Pigliaru.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, invece, ha messo l’accento sulla situazione politica, sottolineando che «il Consiglio è il luogo deputato per capire cosa sta succedendo nella maggioranza, perché apprendiamo dalla stampa che su importanti riforme, sanità ed urbanistica, ci sono gruppi e singoli esponenti di maggioranza che hanno già dichiarato la loro posizione contraria». Per cui, ha aggiunto, su provvedimenti come questi il dibattito non si può esaurire nel dibattito interno di qualche gruppo o qualche partito e il presidente della Regione deve riferire in Aula con urgenza. In materia sanitaria, Pittalis ha lamentato la mancata distribuzione al Consiglio dei dati sul monitoraggio delle spesa sanitaria elaborati da un organismo istituito ad hoc «e questo avviene mentre sulla stampa si assiste al solito balletto di cifre, a ridosso della discussione della riforma in Consiglio».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, associandoci alla proposta del collega Solinas, ha evidenziato che «questa consiliatura si è caratterizzata anche su un importante profilo internazionale, intraprendendo con la Corsica un percorso di rappresentazione su scala internazionale delle istanze di comunità identitarie, percorso che il governo spagnolo ha bruscamente interrotto impedendo la libera consultazione dei cittadini della Catalogna». Gianfranco Congiu è poi tornato sulle recenti nomine all’Ersu di Sassari, disposte dal presidente Ganau con i poteri sostitutivi, ribadendo la sua richiesta di «conoscere i criteri adottati per quelle nomine, nomine che non ci soddisfano, con particolare riferimento al curriculum di un nominato che non ha nemmeno la laurea e viene chiamato ad occuparsi dei problemi degli studenti universitari».

Il consigliere Eugenio Lai (Art. 1 – Sdp) ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla situazione dell’Aias, sulla quale «a fronte di numerosi impegni e decisioni del Consiglio e della Giunta riguardanti il regolare pagamento degli stipendi si registra una situazione in cui la società risulta in grave arretrato».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, riprendendo gli interventi dei colleghi Christian Solinas e Gianfranco Congiu, ha riaffermato esigenza che «il Consiglio, con una presa di posizione forte, si schieri a fianco dei catalani, in un momento molto pericoloso per tutte le democrazie europee, in cui arresti e provvedimenti giudiziari hanno fermato un referendum democratico ricorrendo all’uso della forza». «La Catalogna – ha concluso – una sede di rappresentanza in Sardegna, ad Alghero, istituita da generalitat di sinistra e sindaco di centro destra, a testimonianza di rapporto che ha radici profonde».

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha condiviso gli interventi precedenti sulla situazione della Catalogna allargando l’orizzonte alla situazione «dei popoli senza stato che in Europa hanno una popolazione di circa 100 milioni di persone, popoli come questi Sardegna e Catalogna, che chiedono dignità, autodeterminazione, libertà di esprimere la loro cultura e le loro aspirazioni; lo chiede soprattutto la Catalogna che oggi sta subendo un attacco alla sua libertà, un fatto eccezionale che richiede un atto formale del Consiglio regionale».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha rilanciato il problema dell’Aias invitando Consiglio e Giunta «ad essere protagonisti nelle vicende di una azienda che svolge un servizio pubblico essenziale senza però garantire il regolare pagamento stipendi e corrette relazioni sindacali». «La Regione sta facendo la sua parte – ha osservato Pietro Cocco – pagando regolarmente le fatture, mentre l’azienda non trasferisce le risorse ai lavoratori e mantiene in piedi provvedimenti di licenziamento; per questi motivi occorre al più presto una discussione approfondita sull’argomento».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha denunciato la grave, situazione dei lavoratori ex Ati Ifras e parco Geominerario, protestando perché «da quasi 10 mesi non succede niente nonostante fosse stato individuato un percorso per reinserire circa 500 lavoratori che ancora non è iniziato ed i problemi non sono risolti, mentre emergono forti disparità di trattamento». Sappiamo che il problema è difficile, ha riconosciuto la Zedda, «anche per questioni normative, però ma quanto fatto finora non rispetta i diritti dei lavoratori e di fatto abbandona un vasto territorio; ora abbiamo di fronte la scadenza dell’11 ottobre ma non c’è niente di certo se non che sono stati inseriti solo 7 lavoratori».

Per i Riformatori sardi, il consigliere Luigi Crisponi si è associato ai sentimenti di vicinanza al popolo catalano espressi da molti consiglieri dichiarandosi favorevole ad un documento del Consiglio. A proposito di nomine esercitate con poteri sostituitivi, Crisponi ha ricordato «la vicenda del 2013 che ha riguardato il Comitato per la lingua sarda che, dopo quattro anni, ancora non si è insediato, alimentando enormi interrogativi sulla sua funzione».

A nome del Cps il capogruppo Pierfranco Zanchetta, «come esponente di una minoranza nella minoranza» ha manifestato convinta solidarietà al popolo catalano assicurando la sua piena disponibilità per un documento del Consiglio regionale in materia di auto determinazione». Infine ha ringraziato il presidente Pigliaru per l’impegno su La Maddalena nella partita delicata del post G8, che forse consentirà la soluzione immediata di un vecchio problema di interesse strategico per la comunità maddalenina».

Il consigliere Paolo Zedda (Art.1-Sdp) ha espresso una valutazione positiva sulla posizione assunta dal presidente Pigliaru sulle vicende della Catalogna perché, a suo giudizio, «l’autodeterminazione è un diritto delle nazioni democratiche senza condizioni e senza il ricorso alla forza». «Fra poco – ha ricordato – si terrà il referendum per l’autodeterminazione del popolo curdo, un altro popolo senza stato che attende da quattro millenni e sta combattendo contro l’Isis per affermare il principio della coesistenza di tutte le culture in un clima di ostilità del governo centrale e di quello turco; anche questa battaglia merita il sostegno della Regione».

Al termine di quest’ultimo intervento, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno ed il presidente ha dato la parola al presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd), relatore di maggioranza, per illustrare il contenuto del Dl 449 (disposizioni finanziarie e seconda variazione al bilancio 2017-2019).

Nel suo intervento Sabatini ha dato un giudizio «fortemente positivo sul provvedimento, perché sui liberano risorse aggiuntive per oltre 148 milioni provenienti dall’attuazione dell’art.8 statuto, che consentono di coprire in parte il disavanzo della sanità, di abbattere i ratei dei mutui e di aprire nuovi spazi finanziari per gli enti locali». Per quanto riguarda i conti della sanità, Sabatini ha condiviso il suggerimento del collega Pietro Pittalis di aprire un dibattito sull’argomento «perché spesso si fa il gioco delle tre carte senza punti di riferimento, mentre invece si deve partire dalla delibera Cipe su fabbisogno per ciascuna Regione per poi fare valutazione, tenendo presente che, in base a quella tabella, dai 392 milioni di 2013 si è arrivati a 320 nonostante i costi aggiuntivi sostenuti per vaccini, nuovi farmaci ed ammortamenti». «E’ vero – ha concluso – che spendiamo troppo in base ai livelli di assistenza ma, in base alla spesa pro-capite, ci sono Regioni virtuose con una spesa più alta della nostra, quindi il tema centrale è e resta qualificare la spesa e spendere meglio».

Per la minoranza, il relatore Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha affermato che quello «di aumentare qualità del servizio sanitario contenendo i costi è un obiettivo di legislatura che non è stato raggiunto, perché oggi si andando in direzione completamente posta, mentre per l’ennesima volta maggiori entrate vengono utilizzate non per lo sviluppo ma per coprire il deficit di sanità». «E’vero che disavanzo è diminuito – ha aggiunto Paolo Truzzu – ma non solo il suo trend è negativo dal 2012 ad oggi, ma la Sardegna per la prima volta nella storia è la Regione peggiore d’Italia, con conti peggiori delle altre 8 Regioni canaglia». «A differenza dei tanti annunci della maggioranza – ha detto ancora Truzzu – siamo di fronte ad una riforma mancata fatta che si è trasformata in un terreno di scontro interno alla maggioranza, dal continui rinvio della nomina del direttore dell’Areus non c’è solo per questo, ai provvedimenti di tutela degli amici, dalle situazioni irregolari sulle nomine sulle quali non si è mai intervenuti, alla mancata definizione di percorsi di cura omogenei per tutti i sardi che anche quest’anno stato stati spacchettati in 8 aziende diverse». «Ora – ha concluso – abbiamo di fronte 2 possibilità: far finta di niente o individuare errori e trovare soluzioni, anche perché fra una settimana discutiamo della nuova rete ospedaliera con gli stessi interlocutori che hanno scassato i conti del sistema sanitario».

Chiuse le relazioni il presidente ha aperto la discussione generale dando la parola al primo degli iscritti, il capogruppo del Partito dei Sardi Gianfranco Congiu.

L’esponente della maggioranza ha espresso soddisfazione per l’impegno assunto ieri dal presidente della Regione Francesco Pigliaru durante il vertice del centrosinistra per aprire una fase di verifica sui conti della Sanità. «Era quello che chiedevamo da tempo – ha detto Gianfranco Congiu – non è pensabile che si discuta ancora sui criteri per conteggiare la spesa. Serve un confronto a tutto campo sul quantum del debito sanitario, la nostra posizione è stata critica in Commissione dove ci siamo astenuti, oggi siamo in aula perché auspichiamo che questa verifica venga fatta, siamo pronti a dare il nostro contributo».

Secondo Alessandra Zedda (Forza Italia) il dl di assestamento di bilancio è  un provvedimento dovuto. «La spesa sanitaria è aumentata, le misure messe in campo dalla Giunta non hanno dato i risultati sperati:  non ci sono Case della salute, Ospedali di comunità ma soprattutto mancano servizi fondamentali come l’elisoccorso». Alessandra Zedda ha poi definito “irriverenti” nei confronti del Consiglio e della Giunta gli atti aziendali adottati dalle Asl. «E’ uno scandalo, si inventano atti e si trasferiscono servizi come Chirurgia del Policlinico. Sembra una sistemazione degli amici degli amici. Vengono istituiti primariati di servizi sanitari (infermieristica, ostetricia e fisioterapia) e si sopprimono quelli di medicina. Così non si risparmia nulla, si chiudono strutture primarie e nascono i satelliti. Stiamo inoltre ammazzando la sanità privata. Cui prodest? Nel pubblico i servizi costano di più e non sono garantiti. La Sanità è in forte difficoltà, mi auguro che le riforme possano migliorare la qualità dell’assistenza ma finora abbiamo sentito solo parole, oggi mancano i soldi per pagare gli stipendi».

Francesco Agus (Campo Progressista) si è invece concentrato sul contenuto del comma secondo dell’art. 1. «Per l’ennesima volta il Consiglio è chiamato a finanziare il sistema degli enti locali. Comuni, Province e Città metropolitane, sempre più agonizzanti, vivono solo grazie ai finanziamenti regionali. Le Province non incassano più le tasse e non beneficiano di trasferimenti statali. Per questo la Regione sottrae risorse al proprio bilancio per far funzionare e sostenere gli enti».

Agus ha poi invocato un’azione forte della Regione nei confronti dello Stato perché si assuma le proprie responsabilità e trasferisca le risorse dovute agli enti di area vasta: «La Regione si potrebbe appropriare delle province per usucapione – ha detto Francesco Agus – in un momento come questo serve un’azione forte nei confronti dello Stato che finora è mancata. E’ notizia di qualche giorno fa: la Conferenza delle regioni, nonostante le promesse, ha respinto la richiesta della Sardegna di essere inserita nella ripartizione dei fondi per la disabilità (75 milioni di euro destinati alle province di regioni a statuto ordinario). Tra qualche mese saremo costretti a rimpinguare i fondi per garantire il diritto allo studio degli alunni disabili. La Regione pagherà di tasca propria una funzione statale delegata alle province». Su questi e altri temi Agus ha annunciato la presentazione di un’apposita mozione.

Molto critico l’intervento di Marco Tedde (Forza Italia) sulla gestione della Sanità: «Tutti i nodi vengono al pettine – ha esordito Marco Tedde – l’Asl unica è stata presentata come la panacea di tutti mali. Nel suo programma Pigliaru disse di voler slegare la sanità dalla politica ma tutti sappiamo cosa è accaduto: il sistema sanitario è sempre più avviluppato alla politica, i costi sono cresciuti e sono aumentati gli sprechi. I progetti di Pigliaru sono clamorosamente falliti».

Secondo Tedde, dal 2013 a oggi il disavanzo della Sanità sarebbe cresciuto a dismisura: «4 anni fa il deficit ammontava a 11 milioni di euro, nel 2016 era di 242 milioni – ha affermato il consigliere di Forza Italia – con il Brotzu e le Aou si arriva a 299 milioni. Il debito ha assunto dimensioni paurose, la situazione è grave e non si può far finta di nulla».

Marco Tedde ha quindi invitato la Giunta ad un cambio di rotta: «Siamo diventati una regione canaglia sul fronte del debito sanitario – ha aggiunto l’esponente della minoranza – non lo dico io ma il leader del Pds, secondo partito della maggioranza. Oggi si discute di un incremento di 117 milioni per permettere di pagare gli stipendi. La riforma è fallita: l’Ats non riduce debiti, non fa decrescere le spese e non migliora i servizi. E’ solo una riforma di facciata, decorativa. Sarebbe stato meglio riformare la rete territoriale e intervenire sull’emergenza-urgenza, settore per il quale non è stato ancora nominato il direttore generale dell’Areus. La situazione non migliorerà con la riorganizzazione della rete ospedaliera checché ne dicano il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore Luigi Arru».

A difesa del provvedimento è intervenuto il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini. «Chi dice che la spesa è aumentata in questi anni dice una bugia – ha detto Franco Sabatini – se si prendono i valori Cipe e quelli assoluti la spesa nel 2017 andrà a diminuire. Se si vuole fare chiarezza la si faccia ma non si dicano falsità».

Sabatini ha poi invitato a riflettere sui livelli di assistenza: «Il vero tema è questo – ha proseguito Franco Sabatini – occorre valutare attentamente la qualità dell’assistenza assicurata. Se si dice che stiamo coprendo i maggiori costi della sanità con le maggiori entrate dico che a tutti farebbe piacere investire i soldi nello sviluppo. Prima però per coprire i costi si tagliava sui fondi ai comuni, sul sociale etc. Oggi c’è una trattativa con lo Stato per coprire il disavanzo. Sono d’accordo ad aprire un dibattito vero, ma deve essere onesto e con dati alla mano. Ci sono responsabilità diffuse. Nessuno può venire in aula a dare lezioni».

Secondo il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni la vera questione è rappresentata dalla mancanza di un serio confronto con lo Stato. «Non chiediamo l’applicazione dell’art. 8 dello statuto. Manca la capacità di incidere nei rapporti con i governi. Stato ed unione Europea non ci riconoscono la condizione di insularità che invece è riconosciuta ad altre regioni d’Europa».

Attilio Dedoni ha poi criticato l’esiguità dei fondi stanziati per protezione civile, lavoratori in utilizzo e contrasto della lingua blu e la gestione generale della Sanità: «Attendiamo ancora la nomina del Dg dell’Areus, la rete oncologica si sta disfacendo, la situazione del Centro di eccellenza della sclerosi multipla è confusa, il Brotzu è in decadenza cosi come la rete sul diabete, i territori abbandonati (dove sono le case della salute?), le liste d’attesa sono sempre più lunghe e la spesa è fuori controllo. Occorre pensare ai malati – ha concluso Dedoni – la Giunta dica cosa deve essere cambiato».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi dato la parola alla Giunta. L’assessore al Bilancio Raffaele Paci si è detto favorevole all’apertura di un dibattito pubblico sui conti della sanità nei modi in cui il Consiglio riterrà opportuno. «Non abbiamo niente da nascondere. Le cose sono molto più complesse che guardare una semplice differenza tra quello che è il fabbisogno Cipe e quello che è lo stanziamento. Negli anni del Patto di stabilità, che consentiva di spendere solo nella Sanità, il Consiglio ha messo i soldi in quel settore. E’ una distorsione assurda che ora non esiste più: oggi si può spendere in tutti gli altri campi. Per questo abbiamo fatto una scelta diversa: far emergere i costi effettivi della Sanità per dare vita a un’azione di risanamento che è lunga e tortuosa».

Raffaele Paci ha poi invitato a leggere bene i dati: «Negli anni scorsi il Consiglio aveva giustamente disposto un abbattimento dell’Irap. Per le Asl significava una riduzione delle tasse di 60 milioni di euro, adesso quei soldi si pagano – ha detto Raffaele Paci – stesso discorso per i farmaci innovativi che prima non c’erano e oggi costano 70 milioni di euro all’anno. Si tratta di soldi aggiuntivi che doveva dare lo Stato, ma l’assenza di regole di salvaguardia nel Patto ha costretto la Sardegna a ricorrere a fondi propri. Su questo occorre fare chiarezza».

Sull’impianto complessivo del Dl di assestamento del bilancio, l’assessore ha dato un giudizio positivo: «Non si tagliano spese ma si mettono a correre 148 milioni di nuove risorse che arrivano da un confronto duro con lo Stato sulle entrate. Si tratta dei saldi  per gli anni 2010-2013. E’ un risultato importante che permette due interventi fondamentali: uno sulla sanità, che non risolve il problema ma dà respiro alle aziende, e l’altro sugli enti locali. L’estinzione anticipata di debito regionale ci permette di cedere spazi finanziari ai Comuni per fare investimenti. Lo facciamo molto volentieri. I temi posti da Agus sono correttissimi: è una battaglia giornaliera, le cose le stiamo facendo. Il tema del confronto con lo Stato è il tema centrale su cui dobbiamo discutere. Alcune battaglie le abbiamo vinte, altre come il contributo della Sardegna alla finanza pubblica dobbiamo combatterle strenuamente. Ancora non abbiamo ottenuto risposte. Le ultime sentenze della Corte Costituzionale hanno ribadito che per le autonomie speciali serve un’intesa con lo Stato. Questa è la via per ridurre gli accantonamenti. Sarà una battaglia che porteremo avanti in questi mesi e che dovrà trovare risposte nella legge di stabilità 2018». Su questo punto, Paci ha annunciato la  possibile presentazione della manovra finanziaria al Consiglio entro il mese di ottobre così evitare ricorso all’esercizio provvisorio.

Ha poi preso la parola per dichiarazione di voto l’on. Roberto Desini (Pds), che ha detto: «Questa manovrina di bilancio purtroppo vede la Sanità protagonista, come spesso accade. E’ arrivato il momento dio affrontare in maniera seria il problema delle ex province, anche perché non abbiamo organismi eletti, nemmeno di secondo livello. L’azione politica messa in campo sulla Sanità non è condivisibile: dopo nove mesi dalla istituzione dell’Areus per beghe clientelari e di bande politiche a oggi non è stato nominato il direttore generale».

L’on. Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il voto contrario: «Se la Sanità non funziona e continua su questa direzione salta il banco. E salta tutto. I dati che ho riportato sono pubblici e non permetto a nessuno di dire che ho affermato falsità. Non mi importa nulla di quanto è accaduto nel passato ma mi importa di cosa sarà il futuro, a cominciare dalla Sanità».

L’Aula ha votato il passaggio agli articoli ed il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 1 e sugli emendamenti, sul quale si sono espressi per il parere obbligatorio la commissione Bilancio e l’assessore al Bilancio.

Sul primo emendamento è intervenuto l’on. Roberto Deriu (Pd), che ha toccato il tema dello smantellamento delle Province avvenuto in passato. «E’ stata un’azione senza criterio, lo dico dal 2011. La Regione ha fatto molto sinora, perché ha contribuito comunque a tenere in piedi il sistema generale. E gli emendamenti 1 e 2 hanno l’obiettivo di completare il disegno di salvataggio del sistema istituzionale che sino ad oggi è stato garantito. Sono due emendamenti preziosi che se anche non hanno trovato il favore della commissione devono essere approvati dall’Aula. Il primo riguarda la Città metropolitana di Cagliari mentre il secondo serve ad approvare il bilancio della Provincia di Nuoro: il contrario sarebbe determinare l’inutilità dei trasferimenti fatti fino a oggi dal Consiglio regionale alla Provincia di Nuoro».

L’on. Piermario Manca (Pds) ha detto sull’emendamento 4: «Non è chiaro il testo e la finalità rispetto al problema dei focolai della blue tongue».

Il presidente Gianfranco Ganau ha disposto una breve sospensione dei lavori. Alla ripresa l’assessore Raffaele Paci (Bilancio) è intervenuto sul tema degli enti locali e ha detto: «Il finanziamento delle Province, che svolgono temi essenziali, è cruciale: non sono sufficienti i quattro milioni di euro che due mesi fa il Consiglio regionale ha stanziato. Per questo c’è il nostro impegno mio e dell’assessore degli Enti locali per portare un provvedimento particolare su questo».

Il testo dell’articolo 1 (Disposizioni finanziarie)  è stato approvato con esclusione dei commi 4 e 5, oggetto di votazione separata richiesta dall’opposizione.

A seguire, anche i commi 4 e 5 sono stati approvati.

Ritirati gli emendamenti 1, 2 e 3; approvati tutti gli altri. Approvato poi l’articolo 2 (Norma finanziaria e variazioni di bilancio) con gli emendamenti aggiuntivi 9, 13, 14, 15, 16, 17, 18 e 19.

Approvato senza emendamenti anche l’articolo 3 (entrata in vigore), poi i quattro allegati e il testo finale della legge.

A seguire il presidente Ganau ha annunciato la presentazione di tre ordini del giorno su quanto accade in queste ore in Catalogna e ha chiesto ai presentatori di produrre una stesura unitaria, sospendendo così i lavori.

Alla ripresa, il presidente Ganau ha dato lettura del testo unificato a sostegno del popolo catalano e in favore del riconoscimento del diritto di esprimersi sull’autodeterminazione della Catalogna.

Col parere favorevole della Giunta, il Consiglio regionale ha approvato l’ordine del giorno.

I lavori del Consiglio regionale si sono chiusi così e l’Aula è convocata per martedì 26 settembre, alle 10.30.

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Paolo Luigi Dessì ha giurato ieri pomeriggio in Consiglio regionale al posto del dimissionario Ignazio Locci, neo sindaco di Sant’Antioco. L’ex sindaco di Sant’Anna Arresi è ritornato così in Consiglio regionale per gli ultimi 17 mesi della legislatura, dopo l’esperienza maturata dal 2009 al 2014.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Ganau che, dopo le formalità di rito, ha ricordato la figura dell’on. Giannetto Mariani, medico originario di Orune, consigliere regionale nella XIV legislatura nelle file dell’Italia dei Valori, scomparso il 2 marzo scorso.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi comunicato all’Aula le dimissioni del consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), eletto il 12 giugno scorso sindaco del comune di Sant’Antioco. Vista l’incompatibilità tra la carica di consigliere e quella di primo cittadino, Ignazio Locci ha deciso di optare per quest’ultima. Il presidente Ganau, ai sensi dell’articolo 85 della legge regionale n.7/79, ha ricordato la facoltà riservata all’Assemblea di ricevere ed accettare le dimissioni dei propri membri ed ha invitato la Giunta delle elezioni a riunirsi e ad indicare il nome del subentrante. La seduta è stata quindi sospesa per 10 minuti.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato la decisione della Giunta delle elezioni: al posto del consigliere Ignazio Locci entra in Consiglio Paolo Luigi Dessì, primo dei non eletti nel Sulcis nella lista di Forza Italia. Il neoconsigliere, chiamato in Aula, ha prestato giuramento e si è formalmente insediato nel nuovo ruolo.

L’Aula è quindi passata all’esame del primo punto all’ordine del giorno: nomine di competenza del Consiglio nei Cda di alcuni enti regionali.

Sull’ordine dei lavori è intervenuto il consigliere Michele Cossa. L’esponente dei Riformatori sardi ha chiesto il parere dell’Aula e del presidente sulle dichiarazioni rilasciate alla stampa da Fausto Marino, sovraintende per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio delle province di Cagliari e Oristano contro la proposta di nuova legge urbanistica presentata dalla Giunta. «Cosa pensa il Consiglio delle valutazioni irrituali e inappropriate espresse da un alto funzionario dello Stato su atti all’esame del Consiglio? Ricordo che il mio gruppo ha votato contro la legge di manutenzione urbanistica e ha espresso contrarietà alla nuova legge di riordino – ha detto Michele Cossa – quello che si è verificato rappresenta però un grave oltraggio al Consiglio regionale. Cosa accadrebbe domani se il comandante generale dell’esercito decidesse di polemizzare con la Regione in tema di servitù militari? Pongo il problema all’Aula e al presidente in quanto garante della dignità dei sardi».

E’ quindi intervenuto il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu (Pds) che ha chiesto chiarimenti sulle nomine inserite all’ordine del giorno. «Non sappiamo di cosa si tratta – ha detto Gianfranco Congiu – pensiamo che si tratti dell’Ersu, se così non fosse il presidente informi l’Aula». Gianfranco Congiu ha poi chiesto delucidazioni sulle ultime due nomine nel Cda dell’Ersu decise dal presidente Ganau: «Non c’è stato nessun tavolo di sintesi. Renda conto del suo operato in quanto organo super partes. Una delle nomine è espressione di una fucina politica ben identificata».

Gianfranco Congiu ha subito replicato il presidente: «Le nomine dell’Ersu erano iscritte da tempo all’odg. Non essendo arrivati a una sintesi politica mi è stato chiesto di esercitare i poteri sostitutivi. Questo ho fatto nominando i signori Giovanni Maria Cubeddu e Stefano Perrone».

E’ quindi intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis per chiedere l’inversione dell’ordine del giorno: «Visto che non c’è accordo sulle nomine sarebbe meglio discutere subito il Dl sulla pastorizia».

La proposta di Pittalis è stata accolta e il Consiglio è quindi passato all’esame del disegno di legge n. 448 della Giunta che modifica la legge regionale n. 19/2017 incrementando la dotazione finanziaria a sostegno del comparto ovi-caprino messo in ginocchio dal calo del prezzo del latte. Il provvedimento prevede un ulteriore stanziamento di 30 milioni di euro che andranno ad aggiungersi ai 17 già stanziati nei mesi scorsi.

Nel primo intervento della discussione generale il consigliere Piermario Manca (Pds) ha ricordato la grave difficoltà del comparto agropastorale dovuta alla siccità. «La grave situazione di crisi era già chiara nel mese di maggio. Il Nord Sardegna si è mobilitato per sensibilizzare la politica. Sono state raccolte migliaia di firme per chiedere un intervento immediato di sostegno. Il 6 giugno di quest’anno sindaci e organizzazioni di categoria hanno presentato un pacchetto di richieste al presidente Pigliaru che riguardava in particolare il riconoscimento dello stato di calamità naturale, l’istituzione di un tavolo interassessoriale, l’acquisto di scorte alimentari per tutte le aziende, il congelamento delle rate Inps e dei mutui Agrari, l’immediato pagamento dei premi comunitari. Nonostante l’allarme lanciato dal mondo rurale – ha affermato Manca – solo dopo alcune settimane è stata presentata la richiesta di calamità naturale. Finora la Regione  non ha speso un euro».

L’esponente del Partito dei Sardi si è poi detto d’accordo sullo stanziamento di ulteriori risorse: «Oggi ci apprestiamo a stanziare altri 30 milioni di euro destinati al comparto ovicaprino con l’impegno a trovarne altri 20 per gli altri settori colpiti dalla siccità. Il provvedimento va votato ma servono alcune correzioni. I soldi vanno destinati all’intero comparto zootecnico. Riconoscere le somme solo agli allevatori di pecore e capre crea discriminazioni. Alla manifestazioni di agosto erano presenti non solo allevatori di pecore ma anche di vacche. Non possiamo assumerci la responsabilità di dividere il settore».

Giovanni Satta (Psd’Az – La Base) ha annunciato il suo voto a favore sottolineando però alcune criticità. «La decisione di triplicare lo stanziamento è giusta – ha detto Satta – ma ci arriviamo con un anno di ritardo. Ho presentato una mozione nel settembre scorso per chiedere interventi immediati a favore del mondo agropastorale. E’ una cosa gravissima, non si è mostrata attenzione per il settore. Oggi si tampona un’emergenza e non si interviene sul prezzo del latte che grazie a Dio è risalito da solo perché la produzione è calata. L’auspicio è che in futuro ci sia maggiore attenzione da parte della Giunta. Serve una vera riforma organica dell’intero comparto agricolo».

Per Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) il disegno di legge è «una manifestazione di buona volontà della Giunta per dare sollievo al comparto agropastorale». Gallus ha ricordato la grave situazione di disagio in cui si trova il mondo delle campagne: «Oggi si parla di misure a favore del settore ovino. Sono d’accordo e voterò a favore – ha detto il consigliere – le risorse messe a disposizione non sono sufficienti, tuttavia l’iniziativa è positiva perché potrà consentire al comparto di agganciare la ripresa. Il prezzo del latte registra un incremento di valore grazie anche alle sagge politiche di alcune cooperative. Ci sono però altri comparti che meritano attenzione come quello dell’olivicoltura. Servirebbe un provvedimento anche per questo settore».

Gaetano Ledda (Psd’Az-La Base) si è detto d’accordo con il provvedimento ma ha espresso preoccupazione per i tempi di erogazione delle risorse.

«Vorrei ricordare come si è arrivati a questo disegno di legge – ha detto Ledda – in finanziaria, visto il calo del prezzo del latte pagato 50/60 centesimi al litro, si decise di stanziare i primi 17 milioni dei quali però non si è speso ancora un euro. I tempi sono troppo lunghi. Chiedo all’assessore quando e come saranno spesi i soldi che stanziamo oggi.»

Dopo l’on. Ledda ha preso la parola l’on. Attilio Dedoni (Riformatori), che ha annunciato il voto a favore della legge, «a prescindere di quello che sarà il voto del mio gruppo. Tutte le disgrazie che l’agricoltura sarda ha patito e sta patendo hanno bisogno di risposte concrete ma non vorrei che anche questa legge fosse inviata alla Corte Costituzionale dal solito governo amico. E’ adesso l’inizio dell’anno agrario, il Capudanne dei sardi: non possiamo perdere altro tempo. Cosa ne pensa il ministero di queste norme? Ci saranno altri ritardi? Ecco, vorrei essere rassicurato su questo».

Per l’on. Daniele Cocco (Mdp) «oggi si va a tradurre concretamente l’impegno preso il 2 agosto scorso da tutti i capigruppo insieme al presidente Pigliaru. Certo, il governo che troppo spesso si è dimostrato poco amico potrebbe impugnare la legge ma immagino che l’assessore abbia avuto tutte le sue interlocuzioni con il ministero. Sappiamo bene che anche un’altra parte del mondo agricolo è in sofferenza e la Giunta sta aprendo un tavolo verde tecnico. Avrei voluto che fossero i Comuni a gestire la partita dell’erogazione dei fondi, visto che per la blue tongue i Comuni sono stati bravissimi e veloci. Ma l’assessore ha scelto un’altra procedura e noi ci fidiamo».  L’oratore ha aggiunto: «Non so se sia il caso di rimodulare il Psr, alcuni settori hanno già esaurito il plafond mentre altri rischiano di non spendere tutto. Ma intanto oggi si inaugura una nuova stagione di unità, non solo con chi sta in campagna a lavorare ma anche con le istituzioni della Regione. Sappiamo bene che con la legge di oggi risolviamo poco ma questo poco è molto importante».

Per l’Udc ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu, che ha definito il provvedimento tardivo, inconsistente e non risolutivo. «Quarantacinque milioni di euro sono come curare un tumore con un’aspirina. Il minimo sindacale è destinare alle campagna l’uno per cento del bilancio regionale, come ha chiesto il leader del Movimento pastori. Nei convegni noi diciamo sempre che l’agricoltura è trainante per la Sardegna ma poi qui dentro le parole rimangono tali». Rivolto all’assessore all’Agricoltura ha detto: «E’ grave che la Giunta non individui in maniera univoca da dove verranno attinti i 45 milioni di euro. Quindi, è giusto dire che i tempi rischiano di essere lunghi, anche un anno. E che la legge, per come è scritta, non darà nessun tipo di risultato».

Per l’on. Gianfranco Congiu (Partito dei Sardi) «abbiamo iniziato un percorso per alleviare le sofferenze del mondo agropastorale e il percorso che abbiamo articolato consisteva in una rimodulazione del Psr. La nostra strategia avrebbe evitato quelle pericolose differenziazioni nel mondo delle campagne che oggi ci troviamo davanti, veicolando le risorse sulla misura 5.2. Si è scelto di rimodulare il bilancio regionale ma in un’incertezza procedurale che mi fa allarmare. Stiamo attenti a spendere le risorse nel miglior modo: questi soldi devono uscire e devono arrivare e non vedo nel testo della legge quella certezza di riposta del comparto».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto di «riportare la discussione a quello che è il testo della legge: destinare 30 milioni al comparto ovicaprino della Sardegna. E’ evidente che non si risolvono i problemi della pastorizia sarda ma non ci sono alternative da parte di quelli che oggi dicono di non essere d’accordo e sollevano anche ora dubbi. Abbiamo accolto il grido di dolore che si solleva dal mondo agropastorale, che rappresenta il presidio civile delle zone interne della Sardegna e non solo». L’oratore ha aggiunto: «Questa legge è concreta e abbiamo assunto l’impegno all’inizio di agosto, ascoltando la piazza. Ed è bene che tutto il Consiglio regionale ne vada fiero, non solo la maggioranza di centrosinistra. Il vero tema è invece la velocità dei pagamenti: dobbiamo rispettarli».

Il presidente del Consiglio ha dato la parola al capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, che ha detto: «Poco fa un’agenzia di stampa ha dato la triste notizia del licenziamento di tutti gli operai di Ottana. E non è questa l’occasione di ragionare sulle cause ma certo una scellerata politica distrusse la solida economia agropastorale ha arricchito gli imbroglioni dell’industria pesante e oggi lascia macerie. Da quel periodo è iniziata la parabola della nostra economia: questi santoni che promettevano lo sviluppo e l’eldorado sono stati aiutati. Io non voglio che in Sardegna un girono si scriva che è finita l’era della pastorizia. Al contrario: dobbiamo vedere le nostre campagne in un’ottica nuova. E da sardi dobbiamo fare una battaglia nei confronti dello Stato e della Ue. La nostra economia agropastorale non è quella padana né quella olandese, non è possibile che le risorse dell’Ue non arrivino nelle campagne sarde». L’on. Pietro Pittalis ha poi aggiunto: «Sono oppositore di questa giunta ma sono fiero di votare questo provvedimento, sollecitato dal popolo dei pastori. Perché noi votiamo le cose positive e non cerchiamo il pelo nell’uovo a ogni costo. Approveremo dunque oggi questo provvedimento ma il presidente Pigliaru deve assumere l’impegno solenne che le risorse non si perderanno nelle pastoie della burocrazia. Perché di burocrazia non si campa».

Per la Giunta ha preso la parola l’assessore Pierluigi Caria, che ha ricordato la breve storia del provvedimento in esame: «E’ una legge per tutelare i pastori e si deve sapere che non abbiamo comprato le eccedenze del pecorino romano perché quell’acquisto non avrebbe portato un euro nelle tasche dei pastori. Oggi stiamo mantenendo un impegno assunto con forza da tutta la politica. Certo, è vero che non stiamo facendo un intervento strutturale: stiamo colmando un’emergenza che si è creata nei mesi scorsi nel settore che deve rappresentare l’ossatura principale dell’economia sarda». Per l’assessore «metteremo altri 20 milioni per gli altri comparti di allevamento insoddisfatti con il provvedimento di oggi e per l’agricoltura». Rispondendo all’on. Congiu ha detto: «Le misure del Psr non potevano essere adottate per questa risposta sollecitata dal mondo pastorale. Noi usiamo le norme sulla calamità naturale (nevicate, gelate e siccità), come ci ha suggerito il ministero. Sarà l’assessorato con Argea a occuparsi dei pagamenti e dovremo essere bravi a spendere tutti i 45 milioni, è una scommessa che mi assumo. Gli allevatori dovranno semplicemente indicare nella domanda i propri capi di bestiame e la produzione di latte delle ultime due annate». L’oratore della Giunta ha proseguito: «Con le organizzazioni agricole stiamo lavorando per un Psr di sviluppo e non di sostegno”.

Per dichiarazione di voto ha preso la parola l’on. Gianmario Tendas (Pd): «Non è un provvedimento risolutivo ma straordinario a fronte di una vera emergenza. Dobbiamo ora riprendere il discorso generale del settore».

L’on. Anedda (Misto) ha annunciato il voto a favore e ha detto: «Tutte le imprese sono oggi in difficoltà e le risorse sono aggiuntive e non ledono la dignità se creano sviluppo e non assistenza». E’ intervenuto anche l’on. Ledda (Psd’Az-La Base) e ha annunciato il voto a favore anche l’on. Tedde (FI), che ha detto: «E’ evidente che la piazza ha fatto paura al governo regionale e ora, ai pannicelli caldi, devono seguire misure capaci di incidere sul sistema agropastorale, dichiarando una volta per tutte lo stato di crisi».

Il consigliere Antonio Gaia (Cps), favorevole, ha affermato che «il provvedimento è condivisibile, un punto di partenza per il Consiglio che, con il contributo di tutto il mondo agro-pastorale, deve lavorare per arrivare ad una nuova legge organica sul pastoralismo per passare finalmente dalle parole ai fatti e consentire agli agricoltori sardi di far crescere le loro aziende».

Il consigliere Alessandro Collu, del Pd, ha ribadito il voto favorevole del suo gruppo, sottolineando che «con la legge si mettono in condizioni le aziende di salvarsi e di fare buona programmazione per le prossime annate; piuttosto, è necessario che la Regione intervenga presso lo Stato per aumentare le risorse nazionali che, con appena 17 milioni per l’intera penisola, sono del tutto insufficienti».

La consigliera Annamaria Busia (Misto), favorevole, ha dichiarato che «con la legge si imbocca la strada giusta per risolvere i problemi che stiamo vivendo, ma per il futuro le questioni del mondo agricolo dovranno essere affrontate in modo diverso, in linea con i cambiamenti del mondo agro-pastorale e con lo sguardo proiettato verso la costruzione di nuovo modello agricolo».

Il capogruppo dell’Udc Rubiu ha ribadito le sue preoccupazioni per la scelta dell’assessore di puntare sul riconoscimento dei danni da calamità naturale che a suo giudizio, nel negoziato con il Governo, «determineranno l’esclusione di molte aziende mentre, per quanto riguarda i tempi, è facile ipotizzare che i pagamenti reali arriveranno nella prossima primavera: tutto questo è preistorico».

Il capogruppo di Sdp – Art. 1 Daniele Cocco si è limitato a ricordare che i fondi previsti dalla legge saranno ripartiti solo in base al numero dei capi.

Luigi Lotto, presidente della commissione Agricoltura (Pd), favorevole, ha confermato che «si tratta di un intervento che va fatto, significativo nella sua dimensione, fortemente richiesto, necessario anche se non risolutivo». «Al Consiglio – ha proseguito – è affidato il compito di avviare da domani un percorso che, accanto a procedure più celeri, preveda anche un ruolo importante di altri soggetti, a cominciare da quello dell’agro alimentare organizzato, un modo che si deve cimentare assieme alle istituzioni nel difficile compito di individuare un nuovo modello per l’agricoltura sarda, in grado di creare ricchezza e benessere».

Subito dopo il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli della legge.

Sull’art 1, il consigliere Antonio Solinas, Pd, ha sottolineato che «il settore agro-pastorale ha una funzione strategica nell’economica regionale; il provvedimento in esame ha una funzione emergenziale ma deve essere approvato e ne vanno riconosciute sia la tempestività che la consistenza dal punto di vista finanziaria». Sulle modalità di attuazione, Solinas ha osservato che «è vero che Argea sarà organismo pagatore a livello regionale ma la straordinarietà della situazione richiede uno sforzo in più, soprattutto per evitare che il lavoro sui fondi della legge metta in secondo piano il Psr, ed assicurare i pagamenti entro Natale, sia utilizzando il personale di altre agenzie agricole o del sistema Regione sia, come ha suggerito il collega Pittalis, attraverso la costituzione di una task force esterna, ipotesi da non trascurare».

Al termine dell’intervento di Solinas il Consiglio ha approvato all’unanimità i 5 articoli della legge e le 7 tabelle allegate.

Prima del voto finale è stato presentato un ordine del giorno con primo firmatario il consigliere Michele Cossa dei Riformatori sardi con cui si impegna la Giunta a individuare misure di sostegno a favore delle aziende agricole ed agrituristiche danneggiate dagli incendi nella stagione 2017.

Illustrando il parere favorevole della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha assicurato che, all’interno delle regole sugli aiuti di Stato, si farà il possibile come per le precedenti calamità.

L’ordine del giorno è stato approvato.

In sede di dichiarazione di voto il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha confermato l’impostazione del suo partito «soprattutto dopo l’intervento dell’assessore Caria», confermando che, a suo giudizio, «si è trattato di una cattiva interpretazione della misura 5 del Psr che, invece, risarcirebbe anche il patrimonio strutturale delle aziende colpite da calamità perchè in realtà si fa riferimento anche ai danni al potenziale produttivo delle aziende».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, favorevole, ha sostenuto che «la legge non è un punto di arrivo ma di partenza anche in riferimento al documento consegnato al Consiglio dai pastori il 2 agosto scorso, un documento in cui ci sono molti punti non applicati soprattutto in materia di alleggerimento fiscale, servizio idrico, viabilità e strutture per la conservazione del latte». «Il provvedimento di oggi va bene – ha concluso – ma altri problemi restano a cominciare da quelli indicati dal movimento pastori».

L’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria è intervenuto nuovamente per precisare che, «per danni al potenziale si intende perdita degli animali ma questo non si è verificato, per cui intervenendo sul quella parte di Psr con una rimodulazione significava mandarlo alla Ue, con tempi molto più lunghi rispetto al disegno di legge».

Subito dopo il Consiglio ha approvato la legge con 48 voti.

Passando ad un punto successivo dell’ordine del giorno, il presidente ha formulato la proposta di rinvio della votazione riguardante l’elezione del Garante regionale dell’Infanzia. Il Consiglio ha approvato.

Successivamente l’Aula ha iniziato l’esame della proposta di legge n. PL 446 – modifiche alla legge regionale sul turismo ed il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il capogruppo del Pd Pietro Cocco.

Nel suo intervento, Cocco ha affermato che la legge ha lo scopo di riportare la normativa regionale sul turismo alla sua vera natura, sopprimendo il comma 4 sia per considerazioni di ordine politico che per riserve sulla sua legittimità costituzionale, concludendo che il Consiglio potrà comunque disciplinare meglio il problema dell’accoglienza con altre norme specifiche.

Il relatore di minoranza Marco Tedde (Forza Italia), ha parlato di norma singolare e mai vista «prima approvata e poi modificata in 24 ore». Nel merito, ha aggiunto, «il giudizio sulla proposta è negativo perchè crea una pericolosissima commistione fra imprenditori del turismo e dell’accoglienza, finanziata da altre risorse; l’emendamento di Peru alla legge sul turismo era di buon senso e cancellarlo è sbagliato».

Luigi Crisponi, per i Riformatori sardi, ha messo l’accento sul fatto che «tutto l’armamentario verbale della legge sul turismo, accuse di razzismo comprese, era del tutto fuori luogo: distinguere fra imprenditori turistici ed imprenditori dell’accoglienza è segno di saggezza e significa guardare in faccia la realtà e, al contrario, se una Regione ad economia turistica come la Sardegna fa confusione su questo sbaglia di grosso».

Il consigliere di Forza Italia Antonello Peru ha espresso dispiacere «per dover intervenire a spiegare ancora una volta il senso dell’emendamento approvato dal Consiglio; la proposta afferma un principio di buon senso e per certi versi scontato, cioè che i contributi previsti dalla legge sul turismo spettano a chi fa turismo, mentre altri fanno accoglienza dei migranti, un’opera nobile e meritoria ma radicalmente diversa, che gode di specifiche misure di sostegno pubblico». «Se il Consiglio ritiene di fare una legge sull’accoglienza – ha continuato – sono totalmente disponibile ma è un’altra cosa, il turismo è la vocazione della Sardegna e merita attenzione e consapevolezza, per questo chiediamo il ritiro della proposta di legge, nata da un voto non controllato ma che ha prodotto un esito positivo che è sbagliato correggere con una prova muscolare».

Sempre per Forza Italia il consigliere Giuseppe Fasolino ha ricordato le espressioni irriguardose rivolte al suo gruppo dopo l’approvazione di quell’emendamento, affermando che «Peru ha dato una spiegazione molto puntuale di quel voto su cui si era registrata una convergenza della maggioranza». Siamo alle solite, ha protestato: «tutti dicono che il turismo deve essere un settore trainante della nostra economia e tutti ci siamo compiaciuti dei risultati di questa stagione anche se determinati in parte da una congiuntura internazionale, poi però quando ci sono da fare strategie per rilanciare il settore le cose cambiano». «Magari capiterà l’esclusione di una struttura ricettiva a favore di una di accoglienza – ha concluso Fasolino – e forse allora capirete l’errore di aver tolto risorse al turismo in una Regione turistica».

Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha iniziato dicendo di non pensare che «fosse necessario un supplemento di discussione su questo argomento perché, proprio ieri, l’assessore del Turismo Barbara Argiolas, al di là del titolo fuorviante sui troppi turisti, ha espresso considerazioni condivisibili sulla sostenibilità del sistema regionale per le presenze fortemente concentrate nel mese di agosto, quando si finiscono scorte d’acqua, i depuratori vanno al limite e le spiagge sono eccessivamente affollate anche in piccoli Comuni». A questo punto, secondo Truzzu, «o la Regione fa le scelte strategiche o le fa il mercato; ecco perché la legge sul turismo destina risorse a chi opera nel settore e non ad altri, le risorse per l’accoglienza sono diverse e ci sono, quindi la legge nasce da una visione ideologica di cui le stesse associazioni di categoria del turismo non si fanno una ragione».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha sostenuto che «la legge andrà ricordata fra le cose obbrobriose di questa legislatura confondendo fra turismo ed accoglienza, errore già fatto in materia di turismo cancellando la legge sul golf; adesso la maggioranza deve dire chiaramente alla gente che si stanno togliendo risorse al turismo».

Il consigliere di Sdp – Art.1 Luca Pizzuto, favorevole, ha ribadito il suo punto di vista evidenziando che «chi ha realizzato una struttura turistica ha scelto questo settore cambiando poi la sua attività, magari per sopravvivere, come dimostrano i dati che parlano di agriturismi e non di alberghi sul mare». «Per noi – ha dichiarato – è in gioco un principio inalienabile di giustizia e di solidarietà sociale che non può essere cancellato da un emendamento capzioso; il problema non è come riorganizzare il sistema turistico ma come organizzare localmente e non centralmente il sistema dell’accoglienza e comunque non possiamo restare indifferenti davanti alla sofferenza di milioni di persone».

La consigliera Alessandra Zedda, intervenendo in qualità di capogruppo Fi, ha definito “terribile” la scelta della maggioranza di modificare la legge approvata poco più di un mese fa dal Consiglio ed ha accusato il centrosinistra di non avere «un’idea di turismo e di sviluppo turistico». «La norma che proponete – ha dichiarato l’esponente della minoranza – è uno scempio e ribadisco condivisione per il contenuto dell’emendamento Peru: con la vostra iniziativa state facendo un danno serio alla Sardegna». «La vocazione turistica non è l’accoglienza – ha concluso la consigliera Zedda – ed invito la maggioranza a riflettere ritiro della proposta di legge».

Il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ha dichiarato parere conforme a quello della maggioranza e il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis ha escluso richieste di votazioni a scrutinio segreto: «Vogliamo che la maggioranza si assuma la responsabilità dell’approvazione di un simile provvedimento che niente c’entra con la politica dell’accoglienza».

Posto in votazione il passaggio agli articoli è stato approvato con 25 sì e 12 no e dopo una breve sospensione dei lavori il presidente della Quinta commissione, Luigi Lotto (Pd), ha dichiarato il parere sugli emendamenti e quello della Giunta è risultato conforme a quello della commissione.

Non approvati gli emendamenti soppressivi dell’articolo 1 (n. 5 e n. 7) il presidente ha posto in votazione l’articolo 1 (Abrogazione) ed ha constatato, al termine dello scrutinio elettronico (solo 28 presenti) la mancanza del numero legale.

Il presidente Ganau ha dichiarato dunque conclusi i lavori ed ha convocato il Consiglio per questa mattina alle 10.00.

 

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Ieri la commissione Salute del Consiglio regionale ha approvato la riforma della rete ospedaliera, oggi centinaia di persone hanno manifestato a Cagliari per chiedere profonde modifiche della stessa. I manifestanti si sono ritrovati in piazza del Carmine per partecipare al corteo organizzato dalla Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica ed hanno percorso tutta via Roma fino al palazzo del Consiglio regionale.

A dire NO alla riforma studiata dalla Giunta Pigliaru e licenziata ieri dalla commissione competente, ci sono tantissimi sindaci di tutte le province, i partiti dell’opposizione in Consiglio regionale, comitati spontanei, indipendentisti, il Movimento 5 stelle, il Movimento dei Pastori sardi e le associazioni dei consumatori. Tra i manifestanti anche consiglieri regionali Edoardo Tocco (Forza Italia), Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Gian Luigi Rubiu (Udc), Bustianu Cumpostu (Sardigna Nazione), Vincenzo Pillai (No Nucle), Claudia Zuncheddu (Rete Sarda Difesa Sanità pubblica)e tutti i comitati per la difesa della sanità nelle zone interne.

La riforma prevede l’individuazione di ospedali ad alta specializzazione ed altri in grado di garantire il primo intervento e, nel contempo, di curare le patologie più lievi. Due i poli sanitari principali, uno al Santissima Annunziata di Sassari, l’altro all’Azienda Brotzu di Cagliari, Dea (dipartimento emergenza e accoglienza) di secondo livello, in grado di offrire servizi importanti di emergenza e accettazione e di cardiochirurgia.

Poi ci sono i Dea di primo livello, nodi di base e piccoli ospedali (situati nelle zone disagiate), tra i quali c’è quello che nel Sulcis Iglesiente, creato tra il Sirai di Carbonia e i due ospedali di Iglesias (inizialmente era stato considerato Dea di primo livello il solo Sirai di Carbonia)

Per i piccoli ospedali sono previsti i laboratori, la radiologia, il servizio farmaceutico, un’emoteca e l’anestesia. I distretti sanitari saranno 22. Per il numero complessivo di posti letto è prevista una contrazione di 111 posti, da 5.901 a 5.790.