Diminuiscono i nuovi positivi al Covid-19 in Sardegna, 276 su 2.203 tamponi eseguiti, 11 diagnosticati da molecolare, 265 da antigenico, nessun decesso.
I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 11 (+1).
I pazienti ricoverati in area medica sono 103 (-1).
Sono 12.236 le persone in isolamento domiciliare (-39).
Inizia in trasferta l’avventura di Carbonia e Iglesias nel nuovo campionato di Eccellenza regionale di calcio. La squadra biancoblù, reduce dall’amara retrocessione dal girone G del campionato di serie D, al termine di un mini ciclo durato due stagioni, ritorna nella categoria che tre stagioni fa lo vide protagonista assoluto, mettere a segno il “double”, con la promozione e la conquista della Coppa Italia. Le basi sulle quali è stata costruita la nuova squadra, quasi interamente rinnovata rispetto a quella retrocessa dalla serie D, sono profondamente diverse da quelle sulle quali venne costruita la stagione d’oro 2019/2020. E’ nuovo ed esordiente il tecnico, Diego Mingioni, 31 anni, è nuovo l’organico, giovanissimo, costituito da un mix tra i confermati Idrissi, Serra, Andrea Mastino, Porcheddu, Mancini, Agostinelli; il rientrante Fabio Mastino; i nuovi Prieto, Hundth, Casas, Cappelli, Gungui; i giovanissimi Muscas, Sartini, Orrù, Piras, Fidanza, Fontana, Pusceddu, Cocco, Billai e Saiu. L’organico potrebbe essere completato nei prossimi giorni con 1-2 nuovi elementi, per i quali sono ancora in corso trattative per i relativi tesseramenti.
L’esordio stagionale, in Coppa Italia, è stato molto positivo, al di là di ogni aspettativa, con la larga e meritata vittoria per 3 a 0 sull’Iglesias, nel derby di andata degli ottavi di finale della Coppa Italia.
L’esordio odierno in campionato, sul campo del Lanusei, fischio d’inizio alle ore 17.00, contro un’altra retrocessa dal girone G del campionato di serie D, sulla carta si presenta molto impegnativo. Anche la squadra ogliastrina dopo il passo indietro, maturato al termine di un ciclo durato ben sette stagioni consecutive, ha cambiato completamente volto.
Il campionato di Eccellenza regionale, dopo 15 anni, ritrova tra le sue protagoniste l’Iglesias che fa il suo esordio ad Oristano, contro la Tharros, un’altra grande del calcio sardo tornata in Eccellenza quest’anno, sulla cui panchina da una decina di giorni siede l’ex Giampaolo Murru. Dopo la trionfale stagione 2021/2022 in Promozione, il presidente dell’Iglesias Giorgio Ciccu ha confermato il tecnico Alessandro Cuccu e l’ossatura della squadra, formata da Toro, Lepore, Porcu, Mancusi, Suella, Marci, Todde, Bratzu, Fanni e Biancu. Assai interessanti i volti nuovi, tutti di provata esperienza anche in categorie superiori: Illario, Monteiro, Figos, Virdis e Zedda. Ed il mercato, ancora aperto, potrebbe portare ancora 1-2 nuovi elementi.
L’organico è completato da un gruppo di giovani fuoriquota, tra i quali i convocati nel derby d’esordio, a Carbonia, erano Mura, Piras, Pilleri, Alesandro, Fadda e Casu.
La prima stagionale non è stata positiva, la squadra è apparsa ancora in ritardo di condizione, ma la fiducia e l’ottimismo che hanno caratterizzato il post Promozione e la costruzione del nuovo progetto in Eccellenza, restano intatti. Questo pomeriggio, ad Oristano, fischio d’inizio alle ore 16.00, la squadra fa il suo esordio con la ferma intenzione di partire con il piede giusto, a tre giorni dal ritorno di Coppa Italia, in programma al Monteponi contro il Carbonia, e dall’esordio casalingo in campionato, tra sette giorni, contro il Lanusei.
Questo è il calendario della prima giornata: Calangianus-Latte Dolce, Ferrini-Arbus, Ghilarza-Budoni, Lanusei-Carbonia, Li Punti-Nuorese, Ossese-Bosa, Sant’Elena-San Teodoro Porto Rotondo, Tharros-Iglesias e Villacidrese-Taloro Gavoi. Riposa la Kosmoto Monastir.
Nella foto di copertina, il nuovo Carbonia di Diego Mingioni.
I nostri Ospedali sono in stato di solitudine. Molti cittadini del Sulcis Iglesiente stanno perdendo il diritto a godere dei “Livelli Essenziali di Assistenza”.
Leggendo i titoli di apertura dei giornali di queste settimane si ha la sensazione che la storia, non solo quella sanitaria contemporanea, vada proprio male. Oltre alla vicenda della Salute pubblica ci angoscia la questione della guerra, dell’approvvigionamento di gas e benzina, del grano, e della corsa dell’inflazione. In realtà la Storia non è impazzita, è solo un “Sistema Complesso”, apparentemente caotico.
Il professor Giorgio Parisi ha meritato il Nobel della Fisica, dimostrando che anche il “caos” ha un suo ordine prevedibile nella ripetizione delle sue imprevedibilità. Noi ci siamo dentro.
Se osserviamo, nella storia dell’ultimo secolo, come si sono sviluppati i servizi sanitari locali del Sulcis Iglesiente ci accorgiamo che tra guerre, spopolamenti, epidemie, inflazioni, sconvolgimenti politici, la nostra storia sanitaria ha un suo percorso logico. Storicamente il Sulcis Iglesiente non ha mai avuto una sua Sanità ospedaliera. Questa è stata un miracolo sociale nato nel ventesimo secolo, e oggi è insensato pensare di perderla. Sappiamo che nell’anno 1904 esisteva un ospedaletto a Buggerru, voluto dalle Società minerarie francesi, per curare gli operai sardi vittime di incidenti in galleria. Allora esisteva anche un ospedale un po’ più attrezzato ad Iglesias. Carbonia non esisteva ancora. L’unico ospedale degno di questo nome si trovava a Cagliari: il San Giovanni di Dio. Era lontanissimo, e le strade per arrivarci erano adatte ai carri trainati da animali. I treni comparvero dopo. Erano anni in cui l’assistenza sanitaria si limitava a legare i “matti”, a isolare i lebbrosi, ad amputare gli arti, a raddrizzare le ossa ai fratturati, e basta. Non esisteva la chirurgia ginecologica, e la chirurgia ostetrica si limitava al cesareo a ”mamma morta”. Le donne del Sulcis che avevano un parto difficile dovevano morire in casa, col bambino dentro, consolate dall’affetto dei parenti. La comparsa degli ospedali di Iglesias e di Carbonia fu un improvviso miracolo della storia.
Quegli ospedali non sorsero per noi. Sorsero per una combinazione di interessi. Furono il risultato di una trattativa della Storia: Sulcis vs/ Stato italiano. Il Sulcis voleva lavoro e servizi, e lo Stato voleva il sottosuolo del Sulcis. Il cuore dello Stato cominciò a battere per il Sulcis quando si scoprì che qui c’era il carbone. Eravamo entrati nell’era dei combustibili fossili. Vi eravamo entrati già nel 1800, però l’importanza del carbone arrivò ai vertici della classifica quando, nel corso della Prima Guerra Mondiale, si capì che l’avrebbe vinta chi aveva più benzina per i mezzi corazzati. Nel 1918, in piena offensiva tedesca, la società petrolifera americana Standard Oil interruppe le sue consegne di carburante alle parti in conflitto. La Germania per un po’ ebbe la meglio perché dall’anno 1913 aveva iniziato a produrre benzina sintetica estratta dal carbone. Poi le cose si invertirono quando gli americani intervennero portando la loro benzina estratta dal petrolio. Questo fatto costrinse i futuri protagonisti della Seconda Guerra Mondiale ad ideare possibili alternative alla benzina estratta dal petrolio. Era chiaro che da allora in poi tutti gli scontri bellici sarebbero stati decisi, soprattutto, dalla disponibilità di fonti di combustibili fossili e quindi dall’approvvigionamento di benzina e gasolio.
Nell’intervallo fra le due guerre le nazioni che detenevano il commercio del petrolio erano gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Francia e la Russia. La Germania, l’Italia ed il Giappone non possedevano risorse proprie di petrolio e dovevano acquistarlo proprio dai potenziali avversari. La Germania continuò ad approvvigionarsene dagli Stati Uniti fino al 1940, mentre il Giappone continuò a comprarlo dagli Stati Uniti fino alla battaglia di Pearl Harbor nel 1941. La fornitura di petrolio poteva essere interrotta in qualsiasi momento dai paesi produttori. L’Italia aveva vissuto quell’esperienza nel 1936, con le “inique sanzioni”. Le sanzioni all’Italia, volute da Francia ed Inghilterra, consistettero proprio nell’interruzione di fornitura di combustibili fossili.
L’Italia era colpevole per aver avviato la O.M.S. (Operazione Militare Speciale) contro l’Etiopia, membro della Società delle Nazioni. Per questo motivo già un anno prima, in previsione dell’annessione dell’Etiopia, e della sanzione energetica, Benito Mussolini visitò la miniera di Bacu Abis. Da quella visita nacque il progetto di produrre carburanti per la Nazione dal carbone del Sulcis. L’interesse per il nostro carbone derivava dal fatto che in Germania già si produceva benzina sintetica dal carbone dalla Ruhr. Anzi, si faceva di più. Nel 1913 il dottor Bergius aveva messo a punto un metodo di raffinazione del carbone ottenendone benzina sintetica, gasolio, olio per motori e catrame.
Nell’Alta Slesia erano sorte raffinerie che avevano lo scopo di rendere la Germania indipendente dal petrolio americano e russo. Nel 1939 l’azienda tedesca IG Farben era già arrivata al massimo della produzione di carburante sintetico. Tuttavia, allo scopo di aumentare la disponibilità di carburante per la guerra i nazisti avevano predisposto un piano per occupare i pozzi petroliferi di Baku in Azerbaijan. Un metodo simile per l’ottenimento dell’autonomia energetica venne adottato dal Giappone. Qui si distillò benzina dal carbone e si predispose un piano per l’occupazione dei pozzi petroliferi in Manciuria. L’Italia aveva il più vasto bacino carbonifero nel Sulcis ed allestì a Sant’Antioco, in località Ponti, gli impianti per una raffineria di benzina a partire dal carbone. Il direttore generale del progetto fu l’ingegner Guido Segre.
Il Sulcis divenne la nuova frontiera per l’Italia. Guido Segre progettò la miniera di Serbariu, l’ampliamento del porto di Sant’Antioco, un vasta rete ferroviaria, la raffineria della A.Ca.I.* a Ponti, una rete stradale efficiente, la centrale elettrica di Santa Caterina, la città di Carbonia con tutti i Servizi adeguati ad una nuova città industriale. Tra essi spiccò l’Ospedale Sirai. Il Sulcis, che per secoli era stato lontano dagli interessi dei Governi, improvvisamente divenne il luogo fisico più vicino al cuore dello Stato. Il potere politico volle una città modernissima ed una Sanità eccellente. Il merito di questo forte interesse stava nel progetto di fare del Sulcis la fonte di energia per una Nazione che entrava in guerra.
Data l’enorme importanza strategica dell’approvvigionamento energetico, il porto Ponti, lo stabilimento dell’A.Ca.I., e la centrale di Santa Caterina divennero ripetutamente bersaglio dei bombardieri della RAF, alla pari delle città tedesche di Bleckammer e di Oderstal, in alta Slesia, anche esse sedi di raffinerie di benzina sintetica.
Nel 1943, dopo l’Armistizio, l’amministrazione militare americana e inglese decisero la chiusura dello stabilimento della benzina sintetica a Ponti. Ciò fu deciso per un motivo puramente commerciale. Il consumo della benzina italiana doveva dipendere dall’esclusivo mercato anglo-americano. Con la fine dell’economia mineraria del Sulcis, iniziò il decadimento del sistema sanitario locale. Per un paio di decenni questo venne attenuato dalla nuova industrializzazione di Portovesme e dalla legge di riforma sanitaria n. 833 del 1978. Caduto anche il polo industriale, cadde l’interesse per il Sulcis Iglesiente.
La Storia non è mai uguale a se stessa, tuttavia esistono dinamiche socio-economiche che, seppur apparentemente caotiche, possono essere utilizzate come esempio, col rischio di sbagliare, per interpretare il presente ed il futuro possibile. Ecco alcune similitudini storiche da cui vale la pena attingere informazioni per tentare di capire cosa sta avvenendo.
Dopo la fine dell’Impero Romano d’Occidente iniziò il decadimento politico e iniziò la povertà secolare dell’Italia. Durante la dominazione bizantina in Sardegna nacquero i Giudicati altomedioevali. Il Medio-Evo portò lo spopolamento dei territori, la nascita di piccoli potentati locali, e l’accentramento della scarsa popolazione nei borghi intorno ai castelli. Ciò avveniva perché il popolo aveva necessità sia della giustizia che della sicurezza sociale, dei commerci e di alcuni servizi basilari.
Quanto sta avvenendo oggi non è una replica della Storia passata, tuttavia esistono gli elementi che stanno alla base dello spopolamento dei territori e del loro impoverimento: sono i fattori politico-sociali che esercitano una spinta verso l’accentramento dei Servizi nelle città capoluogo. Principalmente vengono accentrati i Servizi della Sanità, dell’Istruzione, della Giustizia, dei Trasporti, e dei posti di lavoro nella Pubblica Amministrazione.
La storia ci insegna che i territori per contare debbono essere necessari nella dinamica economica ed incidere negli equilibri della geopolitica.
Oggi stiamo tornando al centro dell’attenzione e forse potremmo contare. Siamo nelle condizioni di contrattare i Servizi ed altri vantaggi in cambio di energia. E’ già successo. Oggi tutti vogliono – in particolare da noi del Sulcis Iglesiente -: energia eolica (campi di torri per pale eoliche off-shore nei nostri mari), energia solare (campi di impianti fotovoltaici a terra), percorsi per condotte di gas, disponibilità di spazi nei mari della nostra fascia costiera per rigassificatori galleggianti e porti per navi da rigassificazione a bordo banchina), impianti per la produzione di idrogeno verde ottenuto da elettrolisi con energie rinnovabili, elettrodotti di energia rinnovabile per altre regioni e, forse, benzina sintetica a bassissima emissione di CO2 e olii per motori.
Nonostante l’opposizione che sta crescendo in Sardegna contro tali progetti nati al di fuori della Regione, è ragionevole supporre che, comunque non usciremo indenni da tutte le richieste e qualcosa dovrà essere ceduto.
A questo punto, tanto varrebbe avviare una trattativa per subire il minor danno possibile ed ottenere il maggior vantaggio possibile.
Forse potremmo ancora invertire la rotta dell’accentramento dei Servizi nei capoluoghi, e riportarli indietro nel Sulcis Iglesiente. Nel frattempo è necessario proteggere la Sanità che abbiamo.
Mario Marroccu
* Le notizie sullo stabilimento A.Ca.I., per la produzione di benzina sintetica a Ponti, sono tratte dal libro “Sant’Antioco nel ventennio sardo fascista”, di Gabriele Loi.
Dopo l’inaugurazione serale di ieri a Guspini con la parata del gruppo MusicAlti, giochi, narrazioni, giocolieri e l’intervento in piazza del Direttore Scientifico Martino Negri, entra oggi nel vivo il Festival Bab Edizione numero 10. Dalle prime ore della mattina si è animato il cuore del paese con laboratori per i bambini e con le conferenze per gli adulti.
Martino Negri, docente dell’Università di Milano Biccocca e direttore scientifico del Festival, ha tenuto la sua conferenza sull’importanza dell’albo illustrato, della letteratura per l’infanzia e ciò che concerne la sua trasversalità nella migrazione verso l’età adulta. Le prospettive e dunque lo sguardo che hanno gli adulti e i bambini sulle immagini e sul mondo, che non saranno mai necessariamente uguali.
L’intervento di Massimo mNegri ha ruotato intorno al concetto che «le storie e i libri in generale non servono a fornire risposte, ma a creare ulteriori curiosità e a porsi altri interrogativi. Noi adulti – ha proseguito Massimo Negri – ci siamo educati negli anni e nel tempo alle convenzioni. Dove non abbiamo trovato le risposte alle grandi domande della vita, ci siamo adeguati semplicemente al fatto che il mondo fosse così, punto. I bambini sono i veri curiosi, con uno sguardo irriverente e pulito sul mondo, perché al mondo sono nuovi. Tutto cambia con il tempo, con il loro virare verso l’età adulta. Ma oggi è importante che imparino a osservare con attenzione: perché si ha paura dell’ignoto, di ciò che non si conosce. Ciò che si impara a conoscere fa un po’ meno paura, e soprattutto si può affrontare anche con ironia. Ridere di ciò che fa paura è terapeutico. Ed è ciò che spesso la letteratura per l’infanzia insegna, affrontando temi difficilissimi come la povertà, la malattia, la morte, la solitudine, e molti altri».
La scelta di rifarsi al tema della leggerezza e della profondità, con chiaro riferimento a Italo Calvino nasce sia dagli studi personali di Martino Negri, sia al legame di Calvino con la Sardegna (superfluo precisare che la madre fosse la sarda Eva Mameli).
Martino Negri ha fatto riferimento agli albi illustrati e alla grande fioritura che c’è stata in Italia negli ultimi 20 anni.
RIME DI BOCCHE CONTENTE DI DIRE – BRUNO TOGNOLINI, ORE 12 SA MITZA: intervento che ha fatto il pieno di partecipanti quello di Tognolini: «Scrittore per bambini e i loro grandi», come ama definirsi. Ha pubblicato 60 libri con editori nazionali, poesie, romanzi, programmi televisivi, come i notissimi Albero Azzurro e Melevisione.
Bruno Tognolini si è proposto al pubblico del BAB: filastrocche da rispondere, indovinare, leggere insieme, o stare a sentire e basta. Un vero poeta ramingo con le sue mille filastrocche, e già sentendogliele dire si capisce che possiede un superpotere: la voce. Anzi: la voce della bocca contenta. Che dice e scandisce e batte ogni sillaba e suona. Ha scelto quelle, fra le sue tante, dove i bambini possono rispondere per le rime gridando forte. Ma anche quelle da ascoltare e basta. E il Mormorio Umano del Mondo, fatto di tutte le poesie e preghiere e litanie e filastrocche di tutti gli umani, farà un bel saltino avanti. Una storia che nessun bambino, ragazzo, adulto dovrebbe mai perdere di vista: quella di una giusta causa in cui credere e per cui lottare.
Atteso l’appuntamento per le ore 20.00, spazio 10 via Torino Alzati Martin! Roberto Piumini e Nadio Marenco. Quarant’anni fa Martin Luther King fu ucciso a Memphis da un criminale comune, James Earl Ray, che mise fine alla vita del leader nero, ma non al movimento per il riconoscimento della parità dei diritti fra bianchi e afroamericani da lui ispirato. Alzati Martin è la storia della sua battaglia contro la discriminazione, dal sopruso subito da ragazzo sull’autobus con l’ingiunzione a cedere il posto a un bianco alle azioni condotte nel nome della resistenza non violenta. È un’epica incentrata su un eroe moderno, che recupera la forma del poema in ottave e del gospel per restituire il sapore antico della lotta nera. La ritmica incalzante della poesia e la forza icastica delle illustrazioni trascinano il lettore nel racconto della sottomissione, della rivolta, del riscatto: dalla tratta degli schiavi fino agli editti del Ku Klux Klan, le prime ribellioni, le manifestazioni, le marce, i boicottaggi. È il racconto di un’adolescenza e di una maturità esemplari, che commuove, appassiona e insegna.
Roberto Piumini, ha ideato e prodotto programmi per bambini per radio e tv. Ha inoltre scritto filastrocche, poesie, poemi, fiabe, romanzi per bambini, ragazzi e adulti.
La capogruppo dei Riformatori sardi Valentina Pistis ha presentato un’interpellanza sulle condizioni dell’ex ostello della gioventù di Iglesias.
Valentina Pistis chiede di conoscere quali sono le condizioni strutturali dell’immobile; se il finanziamento regionale pari ad euro 500.000,00 (cinquecentomila//00) è stato impegnato, diversamente conoscere il motivo di tale ritardo; quali opere di manutenzione ordinaria e straordinaria occorre ancora effettuare sull’immobile e a quanto ammontano le spese eventualmente da sostenere; se è stato stabilito un accordo con il Corpo forestale e con l’assessorato regionale degli Enti locali; quali atti devono essere ancora adottati per procedere eventualmente con il trasferimento del bene.
Questo pomeriggio, sabato 27 agosto 2022, presso la basilica di San Pietro in Vaticano, durante il Concistoro presieduto da Papa Francesco, l’arcivescovo emerito di Cagliari monsignor Arrigo Miglio è stato creato cardinale con il titolo di San Clemente, menzionato per la prima volta da san Girolamo nella sua “Vita di San Clemente”, contenuta nel De Viris illustribus.
La sede assegnata è dedicata a papa Clemente I, sorge nella valle tra l’Esquilino e il Celio, sulla direttrice che unisce il Colosseo al Laterano nel rione Monti, ed ha la dignità di basilica minore. La presa di possesso da parte del nuovo porporato avverrà nei prossimi mesi.
Durante l’allocutio, pronunciata subito dopo la lettura del vangelo, papa Francesco ha citato l’immagine del fuoco, quello dello spirito e quello di brace: «Fiamma potente dell’immagine di Dio, amore appassionato che tutto rigenera e purifica con cui il Signore vuole comunicare e avvicinarci con mitezza. Nella luce e nella forza cammina il popolo fedele al quale siamo stati inviati come ministri del Signore. Un cardinale – conclude – ama la Chiesa sempre con il medesimo fuoco spirituale, sia incontrando i “grandi” di questo mondo, che i piccoli, sempre grandi davanti a Dio».
I nomi dei nuovi cardinali, venti in tutti, erano stati annunciati dal Papa dalla finestra del palazzo apostolico durante l’Angelus del 29 maggio, insieme alla richiesta di pregare per loro «affinché, confermando la loro adesione a Cristo, possano aiutarmi nel mio ministero di Vescovo di Roma per il bene di tutto il santo popolo fedele di Dio». La lista di nomi ha confermato il duplice criterio che ha animato i precedenti sette Concistori del pontificato di Jorge Mario Bergoglio. Quello della internazionalità, con una speciale attenzione al Sud del mondo, e il superamento delle sedi un tempo considerate tradizionalmente “cardinalizie” con una predilezione per le periferie, ovvero i territori di confine che storicamente non hanno mai visto un cardinale.
Tutti insieme, lunedì e martedì (29 e 30 agosto) si riuniranno per la due giorni di approfondimento della Praedicate Evangelium, suggellata, martedì alle 17.30, con la Messa del Pontefice sempre nella Basilica di San Pietro.
Nella mattina di domani, domenica 28 agosto, alle 12.00, presso la basilica papale di San Paolo fuori le mura, Arrigo Miglio celebrerà la Santa messa con i fedeli e gli amici presenti a Roma.
Domenica 2 ottobre 2022, alle 19.00, presso la cattedrale di Cagliari, il Cardinale presiederà la celebrazione eucaristica di ringraziamento con il clero e la comunità ecclesiale diocesana.
«La Regione faccia la sua parte e sostenga concretamente i Comuni promuovendo una legge specifica che conceda contributi straordinari al fine di fronteggiare il “caro energia”, destinato a diventare dramma socio-economico. Un problema che va affrontato con la stessa risolutezza con cui ci si è occupati della pandemia da Covid-19. Faccio un appello al presidente Christian Solinas, nella speranza ascolti le istanze dei Sindaci, chiamati a dare risposte concrete ai cittadini, quotidiane, ma con le armi spuntate.»
A dirlo è Ignazio Locci, sindaco del comune di Sant’Antioco.
«Il rischio è che i Comuni si vedano costretti ad applicare misure urgenti volte al risparmio dell’energia, mettendo a rischio, loro malgrado, la sicurezza dei cittadini – aggiunge Ignazio Locci -. Ed è quello che potrebbe accadere, ad esempio, se si spegnessero i lampioni in determinate fasce orarie, se si abbassassero le temperature degli edifici pubblici, scuole comprese. Senza dimenticare le ripercussioni sui servizi al cittadino, come mense scolastiche, impianti sportivi, servizi ai disabili e agli anziani. Del resto, inutile girare la faccia dall’altra parte: queste bollette non sono più sostenibili, sono ormai più che raddoppiate.»
«Inoltre occorre avere un occhio di riguardo sulle attività commerciali con potenza inferiore a 16,5 kwh, che allo stato attuale risultano tagliate fuori da ogni tipo di aiuto – conclude il sindaco di Sant’Antioco -. È doveroso agire al di là delle misure che il Governo è in procinto di inserire nel Decreto Aiuti. La Regione Sardegna non deve perdere tempo.»
Sono 467 i nuovi casi positivi al Covid-19 in Sardegna su 2.866 tamponi eseguiti, 20 diagnosticati da molecolare, 447 da antigenico.
E’ rimasto invariato il numero dei pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva, 10.
I pazienti ricoverati in area medica sono 104 (- 3).
Sono 12.275 le persone in isolamento domiciliare (-1.021).
Si registrano 4 decessi: due nella ASL di Nuoro e altri due nella ASL di Sassari.