20 May, 2024
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Lunedì 6 novembre, alle ore 10.00, la sala consiliare di Carbonia ospiterà l’evento “L’Europa per la cultura: politiche di coesione per la crescita del settore culturale in Sardegna – Focus sul Just Transition Fund”.

Si tratta di un ciclo di incontri dedicati a promuovere la conoscenza delle Politiche Europee di coesione in Sardegna tra operatori pubblici e privati che operano nel campo della cultura. L’evento è organizzato dall’Associazione degli Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo in partenariato con Euradia e Università di Perugia e in collaborazione con il Centro Regionale di Programmazione della Regione Autonoma della Sardegna.

Sarà l’occasione per fare un bilancio della programmazione appena conclusa con le testimonianze di chi ne ha beneficiato e per conoscere le opportunità di quella in corso. L’obiettivo, a partire da un approfondimento sulle politiche di coesione europee, è promuovere la conoscenza degli strumenti europei e creare nuove opportunità per il futuro. Parteciperanno istituzioni regionali ed europee, professionisti della progettazione europea e operatori del settore culturale.

L’incontro del 6 novembre a Carbonia è inserito all’interno delle attività del progetto “SARDEGNA COESA” (Cohesion in Sardinia), co-finanziato dalla Commissione Europea (DG REGIO) nell’ambito del Programma “Support for information measures relating to the EU Cohesion Policy”.

Le attività progettuali intendono contribuire a divulgare informazioni e contenuti legati alla politica di Coesione dell’UE ad un gran numero di cittadini e potenziali beneficiari nella regione Sardegna, coinvolgendo nel contempo i beneficiari e le parti interessate in un’analisi più approfondita dell’impatto delle politiche di coesione e del loro futuro sviluppo.

Si è concluso questa mattina, con un convegno svoltosi nell’aula consiliare del comune di San Giovanni Suergiu, il progetto “Convivium: un viaggio tra sapore e culture”, organizzato da “Gno’Nu, associazione sarda di cooperazione internazionale allo sviluppo e al supporto alle donne, con il sostegno del Gal Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliari e della Fondazione di Sardegna ed il patrocinio del comune di San Giovanni Suergiu.
Nell’ambito del progetto di Educazione alimentare e interculturale “Convivium: un viaggio tra sapore e culture”, volto alla promozione della socialità, dell’identità culturale e della convivialità interculturale nell’ottica della crescita del buon comportamento alimentare per il benessere psicofisico della persona, l’associazione Gno’Nu, dopo la fase teorica e gli incontri con gli alunni delle classi quinte della Scuola Primaria e prime, seconde e terze della Secondaria di Primo grado di San Giovanni Suergiu del precedente anno scolastico, a conclusione delle attività progettuali, ha proposto una fase laboratoriale alla riscoperta della gastronomia tipica sarda a confronto con quella dei paesi di origine degli immigrati del territorio, per promuovere il valore della diversità e della convivialità interculturale. Tale fase si è svolta nei giorni 5, 6, 7 ottobre 2023 e ha visto la realizzazione di laboratori di cucina nell’area esterna dell’edificio scolastico, con preparazione di cibi e degustazioni.
Al convegno odierno hanno partecipato, con il sindaco del comune di San Giovanni Suergiu, Elvira Usai, l’assessore regionale del Lavoro, Formazione professionale, Cooperazione e Sicurezza sociale Ada Lai; il presidente del Gal Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliari Luciano Cristoforo Piras; il dottor Francesco Sanna, agronomo del Servizio sviluppo rurale dell’Agenzia Laore; Felix C.C. Adandedjan, nutrizionista referente del progetto; Barbara Cao, referente scolastica del progetto; alcuni sindaci dei comuni del Sulcis. Hanno collaborato l’associazione culturale sociale Is Suerxinus; Sa Reina; la Pro Loco di San Giovanni Suergiu; Co.Di.Sard, Coordinamento diaspore di Sardegna; la Cantina Santadi. I lavori sono stati moderati da Claudio Rojas.
Durante lo svolgimento dei lavori, abbiamo intervistato l’assessore regionale del Lavoro, Formazione professionale, Cooperazione Sicurezza sociale Ada Lai e il sindaco del comune di San Giovanni Suergiu Elvira Usai.

Mercoledì 8 novembre, dalle ore 10.00 alle ore 12.30, si terrà il workshop di progettazione partecipata realizzato nell’ambito del Programma Regionale del Fondo Sociale Europeo + 2021-2027 per l’analisi dei fabbisogni formativi e professionali del territorio del GAL Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliari.

Il workshop è promosso dall’Autorità di Gestione del Programma Regionale FSE+ 2021-2027 per la Sardegna, in collaborazione con la struttura tecnica del GAL.

Durante l’incontro sarà presentato l’Avviso pubblico congiunto (FSE+ e FEASR), rivolto ai GAL per la selezione delle Strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo, approfondita l’analisi delle Strategie e degli strumenti di sviluppo attivi sul territorio del GAL Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliari e saranno attivati momenti di ascolto, confronto e indagine sui fabbisogni formativi e di sviluppo di competenze e nuove professioni sui quali è necessario investire nel territorio. 

Per la buona riuscita dell’evento, che si terrà in videoconferenza Zoom, vi invitiamo a iscrivervi cliccando sul pulsante sottostante e compilando l’apposito modulo di iscrizione.

Nell’ambito della Programmazione FSE+ 2021-2027, attraverso lo Sviluppo locale di tipo Partecipativo (CLLD – Community Led Local Development) si perseguiranno, su scala territoriale e con il contributo prioritario degli attori locali, finalità di sviluppo locale con strategie integrate, in coerenza con la Strategia Regionale di Sviluppo Sostenibile Sardegna2030.

Attraverso il workshop partecipativo di analisi gli attori locali del territorio e i singoli cittadini avranno l’occasione di portare il proprio contributo all’identificazione dei fabbisogni formativi e professionali che consentiranno al GAL di individuare specifici percorsi di formazione per l’acquisizione di qualifiche professionali, sviluppo di competenze e interventi di supporto allo sviluppo di impresa rispondenti alle esigenze del territorio.

La quota finanziaria disponibile sull’Avviso, a valere sul PR FSE+ 2021-2027, è pari a € 29.150.000,00 per l’intero territorio regionale. 

 

I 33 concorrenti aventi titolo all’assegnazione degli alloggi di via Suor Anna Lucia, individuati sulla base della graduatoria definitiva approvata con determinazione n. 1268 del 16 ottobre 2023, sono stati convocati per martedì 7 novembre, alle ore 10,00, presso la Sala conferenze della Biblioteca comunale di Carbonia, ubicata in viale Arsia (Parco Villa Sulcis), per procedere all’accettazione e alla scelta degli alloggi medesimi.
«Ci fa veramente piacere poter sbloccare una situazione di stallo e dare così una risposta ai nostri concittadini che reclamano giustamente – dopo una lunga attesa – di poter avere un’abitazione dignitosa dove vivere. Siamo consapevoli che l’emergenza abitativa in città resta ancora un problema su cui occorre profondere il massimo impegno, ma questo primo risultato è sicuramente positivo ed è conseguenza della proficua collaborazione tra gli uffici comunali e la dirigenza di AREA, che ringraziamo», ha commentato il sindaco Pietro Morittu.
Gli alloggi verranno assegnati in canone convenzionato per almeno 8 anni, con proprietà differita.
«Siamo soddisfatti di poter finalmente procedere – dopo un lungo iter e a seguito delle numerose e doverose interlocuzioni con AREA –  all’assegnazione degli alloggi restanti situati in via Suor Anna Lucia. Una notizia importante in un territorio comunale in cui è forte la domanda e l’esigenza di case da parte di numerosi nostri concittadini», ha detto l’assessore delle Politiche della Casa, Giuseppe Casti.
La scelta degli alloggi verrà operata alla presenza di funzionari AREA, sulla base della planimetria dell’alloggio e di ogni altra utile informazione in relazione alla sua ubicazione e dovrà essere effettuata dall’interessato o da persona munita di delega scritta con allegata la fotocopia di un valido documento di identità del delegante. La scelta, nell’ambito degli alloggi da assegnare, è compiuta dagli interessati secondo l’ordine di precedenza stabilito nella graduatoria. In caso di mancata presentazione dell’interessato o di persona da lui delegata, nel luogo, giorno e ora sopra indicati, si procederà allo scorrimento della graduatoria chiamando per la scelta e l’assegnazione degli alloggi i concorrenti collocati nelle posizioni successive della graduatoria medesima.

«È dovere della politica omaggiare il proprio passato e le fondamenta delle istituzioni. In queste giornate dedicate al ricordo di coloro che hanno lasciato questa terra, ho voluto rendere omaggio agli uomini della politica sarda, che tanto hanno fatto per la Sardegna, ponendo le basi della nostra identità. Il valore del loro lavoro è per me fonte di ispirazione e forza.»

Lo ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas, che oggi, nella giornata dedicata alla commemorazione dei defunti, ha proseguito la visita iniziata ieri a Cagliari, alle tombe degli ex presidenti della Regione a Villacidro e Oristano.

Dapprima, il presidente si è recato al cimitero di Iglesias per rendere omaggio a Roberto Frongia, assessore dei Lavori pubblici deceduto nel 2020, nel corso del suo mandato. «Roberto Frongia è stato un uomo esemplare e un politico eccellente, che ha svolto fino all’ultimo un lavoro prezioso per la Giunta regionale. Un esempio di dedizione al bene comune che tanto avrebbe ancora contribuito alla Sardegna e alla sua città», ha detto il presidente della Regione, ricordando l’assessore dei Lavori pubblici.

A Villacidro il presidente della Regione ha visitato la tomba del presidente Salvatore Angelo Spano, alla presenza del sindaco Federico Sollai. A Oristano, accompagnato dal sindaco Massimiliano Sanna, il presidente Christian Solinas si è recato presso le tombe dei presidenti Alfredo Corrias, Lucio Abis, Alessandro Ghinami e Mario Puddu, e dell’onorevole Ignazio Manunza.

«La loro opera ha contribuito a rendere grande il nome della Sardegna», ha concluso Christian Solinas, che ha omaggiato i defunti con delle corone di fiori e si è intrattenuto con i familiari convenuti.

Al termine dell’assemblea generale dei lavoratori tenutasi davanti al Municipio, martedì 31 ottobre il Consiglio comunale di Portoscuso si è riunito per discutere della “Crisi del comparto industriale di Portovesme”.

I risultati del dibattito sono stati riportati in un documento che riportiamo integralmente.

«Uditi gli interventi dell’Assemblea straordinaria dei metalmeccanici convocata nella Piazza del Municipio, ricordate le tante vertenze aperte nel Polo Industriale di Portovesme (Sider Alloys, Portovesme Srl, Eurallumina, Centrale Enel, ecc.), ritenuto fondamentale attivarsi in maniera unitaria con tutte le Istituzioni del Territorio (Provincia del Sud Sardegna) rappresentate dai Sindaci e dalle Organizzazioni Sindacali tutte, al fine di chiedere un Accordo di Programma con Regione Sardegna e Governo Nazionale, questo dovrà dare risposte concrete e operative in tempi rapidi a:

1. Problemi infrastrutturali del Porto, della viabilità, dell’energia elettrica e del gas;

2. Nuove iniziative produttive e continuità delle attività esistenti;

3. Garanzie sociali per la gestione del transitorio;

4. Istituzione di un tavolo territoriale permanente per la crisi dell’Area Industriale di Portoscuso.

Nei prossimi giorni sarà convocata una riunione dei sindaci per definire l’organizzazione dei passaggi successivi.»

Venerdì 3 novembre, alle ore 11.00, al terzo piano del Centro direzionale di via Isonzo, si terrà la conferenza stampa di presentazione dell’evento “Diamanti rossi”, in programma domenica 26 novembre, presso lo Stadio Comunale di Baseball-Softball, in via Cavalier Sanfilippo.

La manifestazione, organizzata dal comune di Iglesias, assessorato delle Politiche sociali in collaborazione con l’ASD Thurpos ETS, il Comitato regionale FIBS Sardegna, la Lega Italiana Baseball per Ciechi e Ipovedenti (LIBCI) e il Centro Servizi per lo Sport, si svolgerà in occasione della “Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne”.

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore degli Enti locali, Aldo Salaris, ha confermato i criteri per l’erogazione delle risorse – di cui è stato già pubblicato l’avviso, destinate a Unioni dei Comuni, Comunità montane, Rete metropolitana del Nord Sardegna (tutti soggetti che svolgono le gestioni associate di funzioni comunali) che possono accedere ai fondi stanziati per l’annualità 2023, pari a quasi 24 milioni di euro, di cui 10.925.490 euro quali assegnazioni statali e 12.990.880 euro come  fondi regionali.

«È evidente la vicinanza della Regione ai Comuni nei temi che più li contraddistinguono e che maggiormente impattano sul buon funzionamento amministrativo e sui servizi ai cittadini. Siamo consapevoli delle difficoltà che gli Enti locali attraversano in questo momento e confermiamo la volontà di essere sostegno e alleato dei Comuni, dal più grande al più piccolo, con la stessa attenzione e vicinanza», ha detto l’assessore Aldo Salaris che ha anche annunciato la pubblicazione dell’avviso riguardante il “Premio Luigi Crespellani” (100mila euro per il 2023) per l’individuazione e il riconoscimento pubblico degli Enti Locali sardi che si sono distinti per innovazione organizzativa nella gestione delle funzioni associate, in particolare nella tutela e valorizzazione del paesaggio; negli obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030; nella solidarietà e valorizzazione del patrimonio sociale e culturale.

«L’obiettivoha spiegato l’assessore degli Enti locali è quello di avviare o rafforzare le comunità territoriali che sviluppano una maggiore coesione sociale e culturale, tra le comunità aderenti. L’intitolazione del Premio all’insigne figura di Luigi Crespellani deriva dal suo alto profilo etico, culturale e umano e dall’importante ruolo politico svolto nel secondo dopoguerra, connotato dall’impegno nella ricostruzione delle istituzioni politiche e amministrative della Sardegna.»

Per quanto riguarda i finanziamenti per le gestioni associate di funzioni e servizi così come per il Premio Crespellani, le domande di partecipazione dovranno essere presentate online, collegandosi al portale Sardegna Autonomie.

I vigili del fuoco del Comando di Cagliari sono intervenuti alle 19.45 per l’incendio di un gazebo di 300 metri quadri circa, strutturato in legno, sito nell’area esterna di un’ex attività commerciale alle porte di Pula, adibita a ristorante pizzeria, non più in esercizio da diverso tempo.
Dalle prime segnalazioni giunte alla sala operativa del Comando, sul posto sono state inviate due squadre di pronto intervento della sede centrale che con due automezzi e sette operatori hanno circoscritto e spento le fiamme, messo in sicurezza l’area e avviato gli accertamenti per stabilire le probabili cause dell’incendio.
Nessuna persona risulta coinvolta.

Il dolore prodotto dalla colica renale è molto intenso. E’ alla pari col dolore da parto, dell’infarto e della pancreatite acuta. L’80% dei sardi avrà almeno un calcolo urinario nel corso della vita. In nessuna parte d’Italia o d’Europa la calcolosi urinaria è così diffusa come da noi. Ne consegue che noi sardi soffriamo di coliche renali più di tutti. Davanti a questa evidenza, bisogna che i nostri ospedali siano preparati a risolvere il dolore da colica. Fino agli anni ‘80 e per buona parte degli anni ‘90, la soluzione più semplice per trattare la colica renale consisteva nell’applicare una borsa d’acqua calda sul fianco. Una soluzione più avanzata era l’iniezione di Baralgina o Buscopan. Successivamente comparvero i FANS, con l’Orudis e il Voltaren. In genere, si aspettava che la colica cessasse spontaneamente. Bisogna sapere che in natura la colica cessa solo in due modi: uno consiste nella espulsione del calcolo; il secondo modo consiste nell’“esclusione funzionale” del rene che, se non trattata per tempo, si conclude con la “morte silenziosa”. Così, a fine colica, il paziente si ritrova con un solo rene superstite  Questa evoluzione era frequente. Bisogna anche sapere che chi produce un calcolo in un rene ha una forte tendenza a produrne anche nell’altro. Se ciò avviene, il problema è grande perché, nel caso in cui il calcolo renale si sposti dal rene e si infili nell’uretere occludendolo, anche quel rene, oltre a dare un dolore estremo, cessa di funzionare. Il poveretto va in blocco renale. Al blocco renale segue l’”uremia” (che è un’intossicazione) e poi seguono “il coma uremico” e la “morte”. Quindi la colica renale non è solo un violento dolore, ma è, soprattutto, una minaccia per la vita.

A fine anni ’70 comparve a Carbonia il primo rene artificiale. Con quello strumento filtrante era possibile salvare quel tipo di paziente con la dialisi, ma la dialisi era per pochi, perché i reni artificiali erano pochissimi e non sempre disponibili. A quei tempi, in Inghilterra, non si metteva in dialisi chi aveva un’età superiore ai 60 anni (era il triage). Lo si mandava a casa a morire d’uremia. Il nostro povero Sistema sanitario di allora era inferiore a quello inglese. Per salvare il malato vi era un metodo estremo: operare il paziente per rimuovere il calcolo dall’uretere e consentire il passaggio delle urine in vescica. Bisogna sapere che allora non esistevano ancora gli ecografi, le TAC e le Risonanze magnetiche. La strumentazione diagnostica era pochissima e la diagnosi di precisione era poco frequente, tardiva e spesso autoptica. Il destino dei calcolotici era pesante. Chi soffriva di calcoli renali era pressoché un invalido ed aveva problemi di lavoro e familiari. Il problema della calcolosi urinaria nel Sulcis Iglesiente era enorme. Avevamo però una grande fortuna. Nel dopoguerra fu primario di Chirurgia il dottor Gaetano Fiorentino che proveniva dall’Istituto di Patologia Chirurgica dell’Università di Cagliari. Egli fu il primo Specialista Urologo di tutta la storia dell’Urologia sarda. Il Primario chirurgo che venne a Carbonia dopo di lui fu il professor Lionello Orrù, anch’egli specialista urologo e professore di Anatomia Umana Normale e di Anatomia Chirurgica dell’Università di Cagliari. La loro presenza fu un grande vantaggio per il Sirai. Operavano molte calcolosi urinarie nelle forme gravi, però non potevano operarle tutte, a causa della numerosità dei casi. La procedura era molto invasiva e traumatizzante. Si metteva il paziente sul tavolo operatorio, su un fianco e “spezzato” (piegato a “V”), poi si praticava un’incisione detta “lombotomica”. Era un taglio che dall’addome saliva fino al fianco sotto, o tra le ultime coste. Si apriva la cute, la parete muscolare, poi si penetrava in profondità spostando l’intestino e si accedeva nel grande spazio retroperitoneale, esponendo l’uretere e il rene. Si incideva l’uretere o il bacinetto renale e si estraeva il calcolo incastrato nella via urinaria. Poi si suturava la ferita, si ponevano tubi di drenaggio e si richiudeva a strati la parete. La procedura era molto invasiva e la ferita, sia all’interno che in superficie, guariva con una sclerosi cicatriziale. Significa che si formava una cicatrice dura, fibrosa, che finiva per seppellire in un sarcofago fibroso sia l’uretere che il bacinetto renale. La cicatrice successivamente rendeva molto difficile eseguire un secondo intervento chirurgico nel caso in cui sfortunatamente si generasse un altro calcolo.

I “produttori” di calcoli, purtroppo, non finiscono mai di produrne. Spesso, dopo poco tempo, il paziente tornava in ospedale lamentando un’altra colica causata da un nuovo calcolo. Qui nasceva il problema. Operarlo subito con il rischio di danneggiare definitivamente il rene o aspettare? Se il paziente non aveva complicazioni, anche la seconda volta guariva, però correva il rischio di ripresentarsi dopo pochi mesi con un nuovo calcolo. Operando ripetutamente, alla fine il danno anatomico era tale che il paziente finiva per perdere il rene. Questa evoluzione non era la cosa peggiore. La peggiore sorte capitava a chi aveva una calcolosi infetta. Se non si procedeva rapidamente a rimuovere il calcolo, l’ostruzione evolveva in “idropionefrosi” (pus nel rene ostruito) che poteva condurre a morte il paziente per urosepsi (setticemia). Davanti al pericolo di sepsi mortale, poteva essere necessario asportare immediatamente il rene e l’uretere ormai trasformati in una sacca purulenta.

Sembra una storia da Medicina del Medio Evo, invece erano fatti che avvennero fino al 1990. Nel 1986 un Urologo geniale di Madrid, il dottor Enrique Perez Castro Ellendt, ebbe l’idea di far fabbricare alla ditta Storz tedesca uno strumento che chiamò “ureteroscopio”. L’idea era banale. Fece allungare un cistoscopio pediatrico di piccolo calibro (4 mm = 12 french) costituito da un tubicino d’acciaio contenente all’interno delle lenti, esattamente come un cannocchiale in miniatura. Egli mise a punto una tecnica per entrare con quello strumento nell’uretere passando dal basso, cioè attraverso l’uretra e la vescica fino a raggiungere il calcolo. L’idea geniale che ebbe fu il come farlo. Il problema che doveva risolvere stava nel fatto che l’uretere che sbocca in vescica portandovi le urine dal rene ha un calibro più stretto dei 4 mm della punta di quello strumento. All’uopo, si fece costruire una sottile sonda in plastica semirigida che aveva un palloncino gonfiabile in punta e procedeva in questo modo: introduceva la sottile sonda nell’uretra e, arrivato in vescica, la introduceva nell’uretere terminale; qui gonfiava il palloncino. Il palloncino apriva la strada dilatando l’uretere. Rimosso il palloncino introduceva immediatamente l’ureteroscopio nell’uretere dilatato quindi, sotto un forte getto d’acqua, dilatava anche l’uretere superiore. A questo punto il più era fatto: lo strumento giungeva facilmente a ridosso del calcolo. Ora Perez Castro poteva introdurre in un canale dell’ureteroscopio una sottile sonda ad ultrasuoni e metterla a contatto col calcolo per frantumarlo. Poi con una pinzetta a “bocca di caimano” (così l’aveva battezzata), asportava i frammenti uno per uno fino a liberare tutto il lume ureterale. Il calcolo era rimosso, le urine potevano passare e il rene riprendeva a funzionare. Il paziente era salvo e tornava a casa dopo un paio di giorni con i suoi reni risanati.
Nel caso in cui lo stesso paziente avesse prodotto altri calcoli, si poteva procedere allo stesso modo con l’identico brillante risultato. Questo metodo si poteva ripetere più e più volte.
La ureterolitotrissia endoscopica mise fine alle operazioni lombotomiche e alla morte dei reni. I medici del Sirai nel 1986 si precipitarono subito a Madrid e Perez Castro li addestrò nella tecnica. L’allora Presidente del Sirai, Pietro Cocco, capì al volo l’importanza di quel metodo e ordinò l’acquisto immediato dello strumentario tedesco.
In quella occasione si scoprì che il Direttore generale della Storz Italia, con sede a Torino, l’ingegner Boggio Marzet, non sapeva nulla degli strumenti che gli stavamo ordinando. Segno che eravamo i primi in Italia ad acquisirli. Ne fu entusiasta e partì per la Germania per farsi consegnare personalmente dalla Storz tedesca tutto lo strumentario. Quindi lo portò in Sardegna alla ditta Sanifarm di Cagliari, fornitrice del Sirai.
Il primo intervento al Sirai venne eseguito su una paziente di 60 anni in “anuria” (blocco totale di ambedue i reni). Aveva più calcoli ostruenti in ambedue gli ureteri I francesi chiamano quel quadro “impierremente urétéral” cioè “impietramento ureterale”. Espressione che definisce esattamente il quadro endoscopico che venne trovato. La paziente venne liberata da tutti i calcoli e fu dimessa dopo due giorni, viva e in ottima salute. Fu il primo intervento eseguito in Sardegna e, probabilmente, in Italia. Le riprese televisive della procedura vennero diffuse.
In un Congresso urologico, in era pre-Covid, venne affermato da un relatore: «I colleghi di Carbonia sono quelli che hanno disvelato a tutti noi urologi sardi la tecnica per entrare nell’uretere con l’ureteroscopio e asportare i calcoli».
Oggi questa tecnica è utilizzata in tutto il mondo.
La storia della ureterolitotrissia a Carbonia è continuata fino a pochi giorni fa.
Incredibilmente, fra poco tempo, proprio il Sirai di Carbonia, che fu l’iniziatore, non potrà più offrire quella tecnica terapeutica della colica renale a causa della mancanza di medici specialisti.
La situazione del reparto di Urologia a Carbonia è gravissima. Oggi ci sono solo due specialisti urologi che affrontano le urgenze urologiche che provengono dai 119.000 abitanti del Sulcis Iglesiente. Di fatto la nostra Urologia non potrà più lavorare come prima e forse ha finito di esistere.
Bisogna che il 23 sindaci del Sulcis Iglesiente reagiscano anche a costo di piazzare 23 tende all’ingresso dell’Ospedale Sirai e manifestino il loro dissenso, come venne fatto un paio d’anni fa per salvare il CTO di Iglesias.

Mario Marroccu