23 December, 2025
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E’ tutto pronto, al Teatro Electra di Iglesias, per il primo di quattro straordinari appuntamenti della rassegna fotografica “I Concerti di Primavera , anteprima del Festival Internazionale di Musica da Camera in programma in autunno. La manifestazione è organizzata dall’associazione Anton Stadler sotto la direzione artistica del compositore e bandoneonista Fabio Furia e rientra nell’ambito del cartellone “Iglesias Classica”.

Il sipario si alzerà domenica 4 maggio, alle 19.30, con il concerto “Suoni in Movimento: omaggi e fantasie tra cinema e classica” del prestigioso Trio Rospigliosi formato dai chitarristi Lapo Vannucci, Mattia Dugheri e dal pianista Luca Torrigiani, che presenteranno un repertorio raffinato e coinvolgente che intreccerà la tradizione classica con le suggestioni del cinema alternando composizioni storiche e contemporanee. Chitarre e pianoforte si alterneranno e dialogheranno in una varietà di formazioni che esalteranno il potenziale espressivo di ogni strumento.

Sarà un viaggio musicale che renderà omaggio a grandi maestri come Ennio Morricone e Nino Rota, dove il pubblico verrà travolto in un connubio di emozioni intense e melodie indimenticabili tra mondi sonori diversi ma complementari.

Venerdì 2 maggio, dalle 16.30, presso la sala riunioni di Sa Marchesa, a Nuxis, si parlerà di “Donne, Guerra, Storia, Cultura e Miniera”. Questo evento rappresenta un’importante occasione di confronto e approfondimento su: Ruolo di Madre, moglie, figlia, sorella di uomo che indossa la divisa e parte in guerra, lungo percorso di battaglie sofferenze e conquiste, ieri oggi e domani.
Oggi la donna indossa la divisa e parte in missione di pace, oggi la donna fa la carriera nelle forze armate, negli enti e nelle istituzioni, oggi la donna fa i lavori più disparati che erano prettamente maschili come quello nella miniera , con la partecipazione di esperti del settore, relatori di prestigio e temi di grande rilevanza. Sarà un’opportunità unica per condividere idee, esperienze e prospettive.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Nuxis Romeo Ghilleri e del presidente dello Speleo Club Nuxis Roberto Curreli, interverranno: Daniela Aretino, archivista e paleografa; Marta Barabino, avvocata; sorella Isabella Scaramuccia, crocerossina; Domenico Rossi, generale dell’Esercito; Maria Mameli, psicologa e psicoterapeuta; Valentina Orgiu, giornalista; Beatrice Miceli, comandante della stazione dei carabinieri; Elisabetta Fois, ingegnera alla Carbosulcis.

Sarà presente il presidente nazionale Anmig, professor Claudio Betti.

Coordinerà i lavori Agnese Delogu, presidente regionale Anmig Sardegna.

Serviva l’acuto decisivo ed è arrivato. Il tedesco Franz Wieser taglia per primo il traguardo del GranGiro in 1h17’19” e chiude a braccia alzate l’edizione 2025 del GiroSardegna.
Una calda giornata di sole, mille sorrisi, le medaglie da finisher distribuite a caldo agli oltre 400 partecipanti sono stati i – già nostalgici – atti conclusivi della kermesse organizzata dalla Mari&Monti di Tonino Scarpitti.
Un’edizione scoppiettante, che sulle strade del nord est della Sardegna ha visto trionfare nel MedioGiro maschile Luca Bioschini, autore quest’oggi di una nuova prova in controllo, ben coadiuvato dal lavoro in team della sua TCT, abile a proteggere il suo condottiero, capace di strappare anche due prestigiosi primi posti in questa lunga settimana di gare. Il team bergamasco chiude con un dominio assoluto, mettendo sul podio tre dei quattro corridori al via lo scorso 25 aprile.
E’ stata invece, una gara a due velocità, nel MedioGiro femminile, quella di Payne Antigone. La forte atleta americana, mette in bacheca l’ennesimo successo della rassegna, festeggiando in Sardegna, nella maniera migliore, l’anniversario di matrimonio con il suo “personale gregario” e compagno di mille avventure, il belga Michel Heydens.
Nel GranGiro maschile, come detto, il successo finale è tutto di marca tedesca. Dopo aver agguantato la maglia da leader nella penultima tappa, Franz Wieser ha chiuso la pratica con una prova sontuosa sui tornanti, legittimando il successo finale davanti allo svizzero Joel Karlen.
Servirà il pallottoliere, ad Annalisa Prato, per misurare i successi di tappa nel GranGiro femminile, ma soprattutto le edizioni vittoriose della kermesse. L’inesauribile portacolori della Officine Mattio ha chiuso ancora con un successo, concedendo alla compagna di battaglia Mara Manfredi un prestigioso successo di tappa che fa onore ai sentimenti di rispetto e amicizia reciproci.
Oggi, primo maggio, scorrono dunque i titoli di coda su una kermesse capace di regalare interessanti spunti agonistici ma soprattutto magici momenti di amicizia e condivisione. Qualche dato per il bene della Sardegna: 700 corridori al via, 1.000 presenze in hotel in bassa stagione e tanta voglia – per tutti – di tornare, magari per scoprire nuove spiagge, nuovi mari, nuove millenarie tradizioni.
La freccia è però già puntata dritta all’obiettivo. Tra 12 mesi andrà in scena la trentesima edizione. Conoscendo l’organizzazione, sarà quella delle mille, e una, sorprese.

Ordine d’arrivo ultima tappa.

MedioGiro maschile: 1. Jeremy Beadi (Terra Team) in 1h20’33”; 2. Bruce Blondel (Terra Team) +1’04”488”’; 3. Corrado Boschini
(Team MBH) + 1’04”979.

MedioGiro femminile: 1. Payne Antigone (FRA, ASD Sanetti Sport Grisu) in 1h29’35”; 2. Dana Wagner (GER, TV Bad Orb) +
50”742””; 3. Roberta Larghi (ASD Randagi Prealpini)+ 1’32”742”’.

GranGiro maschile: 1. Franz Wieser (Rodes Val Baia Raiffeisen) +1’h17’19”; 2. Joel Karlen (SVI, Cycling Team) + 37”503”’; 3. Mar-
co Van Schijndel (Coers Cycling Club) + 1’57”504”’.

GranGiro femminile: 1. Mara Manfredi (MG-KVis Olmo Promotech) in 1h24’07”; 2. Annalisa Prato (ITA, Officine Mattio) + 999”’; 3. Katja Berney (SVI, ASD Mare e Monti) 2’31”254.

Classifica generale

MedioGiro maschile: 1. Luca Boschini (TCT) in 10h10’53”; 2. Stefano Arigoni (TCT) + 1’13”; 3. 5. Daniel Pellegrinelli (TCT) +
1’24”; 5. 3. Leonardo Mona (ASD Rodman Team) + 2’35”; 5. Jeremy Beady (Terra Team) + 6’39”.

MedioGiro femminile: 1. Payne Antigone (FRA, ASD Sanetti Sport Grisu) in 10h52’06””’; 2. Dana Wagner (GER, TV Bad Orb) + 21’26”; 3. Paula Van Baar (OLA, Beat Cycling Club) + 48’05”; 4. Felicitas Bihlmeier + 52’18”; Sandra Hohl (Cycling Team Ost) + 54’24”.

GranGiro maschile:
1. Franz Wieser (Rodes Val Baia Raiffeisen) in 11h49’25”; 2. Barnabas Purbrook (UNI, Sigma Sports) + 3’26”; 3. Massimiliano Lelli (ASD Max Lelli) + 8’28”; 4. Alessio Catalani (Zero Watt Cicli Montanini) + 9’45”; 5. Marco Van Schijndel (Coers Cycling Club) + 12’49”.

GranGiro femminile: 1. Annalisa Prato (ITA, Offine Mattio) in 12h34’22”; 2. Mara Manfredi (MG-KVis Olmo Promotech) + 35’17”; 3. Katja Berney (ASD Mare e Monti) + 42’13”; 4. Stephanie Gross (VC Vincennes) + 58’05”; 5. Maria Cristina Prati (Team del Capitano) + 1h2054”.

Tutti i risultati sono disponibili su www.kronoservice.com .

«Il 1° Maggio nel Sulcis Iglesiente ormai non è più la Festa del lavoro, ma quasi una commemorazione funebre. Nel silenzio, se non nell’indifferenza, stiamo assistendo ad un lento inesorabile declino del tessuto industriale ed economico, al quale si oppongono solo i lavoratori.»

Lo afferma con amarezza il segretario territoriale della Fsm Cisl, Giuseppe Masala, alla vigilia delle celebrazioni per la Festa del Lavoro. Partendo dalla Sider Alloys, Giuseppe Masala passa in rassegna le principali vertenze aperte: «Dopo il tavolo ministerialericorda Giuseppe Masalasono emerse tutte le incongruenze rispetto al rilancio dello stabilimento. Le attività sono ancora bloccate a causa della sospensione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e, allo stato attuale, l’azienda non ha messo in campo l’attività di bonifica per sbloccarla e far rientrare i lavoratori attualmente in cassaintegrazione, in scadenza il prossimo 4 maggio. Nell’ultimo tavolo ministerialeaggiunge Giuseppe Masala non abbiamo avuto nessuna risposta da parte dell’azienda per dare garanzia occupazionale ai 60 lavoratori di Sider Alloys e GMS. Su Eurallumina siamo ancora in attesa della firma del Dpcm sbloccare la ripresa e avviare quel processo che porti, per esempio, a sviluppare iniziative legate alla cantieristica nautica. Sul fronte della Portovesme srl siamo fermi alle dichiarazioni del ministro Urso del 27 dicembre scorso, quando assicurò che le produzioni dello zinco sono strategiche per il Paese. Allo stato attuale, però, tutte le attività sono al minimo, lavora circa il 20% degli operai e tutte le aziende hanno aperto la cassa integrazione. Per quanto riguarda Enel, le risposte che attendiamo sono legate alla decarbonizzazione, ma attendiamo di capire quali politiche industriali si vogliono mettere in atto nel nostro polo industriale.»

Un quadro cupo, per la Fsm, che ribadisce come «i tavoli tecnici di confronto non hanno portato alcun risultato, tutte le vertenze sono aperte: è indispensabile una presa di posizione reale e concreta da parte della politica nazionale e regionale, un impegno non solo sulla carta per creare le condizioni per la salvaguardia occupazionale e produttiva di un intero territorio e per la stessa sopravvivenza del Sulcis Iglesiente».

Il segretario della Fsm Cis, infine, richiama il tema della sicurezza sul lavoro: «Ancora oggi per molte aziende la sicurezza e la formazione continuano ad essere percepite come costi, anziché come investimenti fondamentali per la tutela della vita umana. È urgente un profondo cambiamento culturale: la sicurezza deve diventare parte integrante del lavoro quotidiano, non è accettabile morire per lavorare».

Primo maggio amarissimo per le lavoratrici e i lavoratori del polo industriale. Le lavoratrici e i lavoratori del polo industriale di Portovesme, sono oramai abituati a vivere in una situazione di crisi permanente, ma quella di quest’anno è di gran lunga la peggiore di tutte. A confermare questo gravissimo trend negativo, la conferma della cassa integrazione per lavoratrici e lavoratori SiderAlloys, GMS, SKV, GSMI e CQ Nol, questi ultimi passati dalla CIGS con 30 lavoratori al giorno, a 45 lavoratori giorno in cassa integrazione. A questa gravissima situazione si aggiunge la totale incertezza in cui si troveranno a brevissimo, le lavoratrici ed i lavoratori della mensa della Portovesme srl, ultime vittime della mancanza di lavoro imposta dalla Glencore. FIOM, FSM e UILM ritengono ancora più urgente sollecitare i governi nazionali e regionali a trovare soluzioni immediate per il futuro delle fabbriche del territorio, a partire dalla discontinuità più volte richiesta per la SiderAlloys, ritenuta oramai non più attendibile negli sviluppi di progetti di rilancio; così come allo stesso tempo occorre trovare soluzioni rapide per l’indotto di cui è in corso un approfondita discussione sperimentale nei tavoli ministeriali, con il coinvolgimento degli assessorati regionali. Il tempo per dare risposte a chi pur lavorando vive in povertà, è notevolmente peggiorato, in conseguenza del lavoro che non c‘è più. Motivo per cui si invitano le Istituzioni a tutti i livelli a stringere su soluzioni immediate. Intanto, le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici si apprestano a programmare imminenti assemblee per preparare nuove iniziative.

Segreterie territoriali FIOM FSM UILM

Domani è il 1° Maggio, un giorno speciale e particolare per il lavoro che non c’è. Nel Sulcis Iglesiente il lavoro è diventato un miraggio. Il Polo Industriale di Portovesme certifica una situazione che non si era mai vista se non in tempi lontani. La crisi produttiva ha lasciato il passo ad una situazione di estrema precarietà.
Dobbiamo essere ottimisti? Bisognerebbe rivolgere questa domanda a quanti lavoratori sono rimasti senza lavoro e, soprattutto, domandarsi come stanno vivendo le loro famiglie e quante privazioni devono sopportare.
Non c’è proprio la minima voglia di festeggiare, perché all’orizzonte il futuro non promette niente di buono.
Questo è il Primo Maggio Festa del Lavoro che non c’è.
Armando Cusa

Il Corpo Forestale è di Vigilanza Ambientale della Regione Sardegna questa mattina ha effettuato una vasta operazione di controllo e repressione del campeggio abusivo nelle località di Porto Botte, in agro dei comuni di Giba e San Giovanni Suergiu e località Punta Trettu in agro del comune di San Giovanni Suergiu,
Il controllo, a cui ha partecipato il Servizio Ispettorato di Iglesias e i reparti dipendenti, per un totale di 25 unità, si è svolto su numerosi camper, in evidente attività di campeggio, posizionati nelle pinete, sulle sabbie e nelle zone demaniali.
Ai controlli hanno partecipato, fornendo una preziosa collaborazione, anche un contingente della carabinieri della Compagnia di Carbonia e un contingente della Polizia di stato del Commissariato di Carbonia.
Sono stati elevati 13 verbali per campeggio abusivo in violazione dell’articolo 22 della legge regionale 16 del 2017.
Il Corpo forestale ricorda che il passaggio e la sosta dei camper causano danni al bosco, al suolo e al fragile ecosistema dunale litoraneo in quanto il passaggio e le manovre, che eseguono i mezzi, alterano la delicata superficie sabbiosa e ne provocano il compattamento in prossimità delle radici delle piante. In questi contesti le pinete litoranee, naturali o impiantate per il consolidamento delle sabbie, sono già provate dal difficile ambiente che, come è noto, è caratterizzato da scarse precipitazioni e da forti venti salsi. Il passaggio o la sosta di mezzi di qualsiasi tipo può provocare danni irreversibili.
Particolare preoccupazione desta attualmente la sottile duna che separa il mare dallo Stagno di Mulargia in agro dei comuni di Giba e San Giovanni Suergiu, in quanto la progressiva distruzione della vegetazione arbustiva provoca un drastico abbassamento della duna stessa e una riduzione della sua ampiezza.
Nei prossimi giorni l’Ispettorato di Iglesias ha in previsione di eseguire i medesimi controlli in ulteriori siti costieri della propria giurisdizione.

Nel ricordare Mario Melis, le mie riflessioni riguardano il suo lascito politico, culturale e morale. Questo lascito appartiene innanzitutto ai familiari: essi ne sono i primi custodi. Appartiene al partito, il PSd’Az, in cui ha militato un’intera vita. Ma non solo a loro. Il patrimonio di idee e di coerenza morale di Mario Melis appartiene, a ben vedere, all’intero popolo di Sardegna e alle future generazioni, come è accaduto per i grandi sardi del secolo scorso che hanno saputo farsi guida e che hanno saputo connettere, idealmente e operativamente, la visione e l’azione nella loro terra, con le classi e i popoli, ovunque essi fossero, che lottano per affrancarsi da una condizione di subalternità.

Si può affermare che Mario Melis abbia assegnato una missione alla sua vita pubblica: agire per l’emancipazione del popolo sardo «con la fede profonda – sue parole – negli ideali che, da sudditi, ci fa cittadini e, da oggetto, soggetti e protagonisti». Soggetti e protagonisti della propria storia, s’intende, con la propria identità etnoculturale «aperta alle correnti di pensiero e alle problematiche di respiro europeo e mondiale». Per questa missione ha impegnato ogni sua energia.

La sua azione politica è stata alimentata dalle grandi correnti culturali dell’autonomismo e del federalismo, dei federalisti americani e dei pensatori europei e, soprattutto italiani: da Carlo Cattaneo a Altiero Spinelli e Ernesto Rossi.

A queste grandi correnti autonomiste e federaliste hanno dato un «vigoroso apporto – per dirla ancora con le parole di Mario Melis – insigni politici sardi», da Giovanni Battista Tuveri a Camillo Bellieni, da Giorgio Asproni a Emilio Lussu. Mario Melis include Antonio Gramsci tra i suoi riferimenti culturali federalisti: si riferisce al Gramsci dell’alleanza fra gli operai del Nord e dei contadini meridionali, sardi e siculi e della Repubblica federativa come tratteggiate nelle riflessioni sulla questione meridionale. Di autonomismo e federalismo ha avuto i primi maestri in casa: i fratelli maggiori, Giovanni Battista e Pietro che lo hanno iniziato al sardismo e alla militanza nel PSd’Az.

L’autonomismo e il federalismo, per le ragioni generali e fondamentali, costituiscono una prospettiva politica di crescente attualità̀ e utilità̀ per il nostro tempo. I principi dell’autonomia e del federalismo cooperativo, infatti, sono fondativi di una teoria e di una prassi portatrici di soluzioni positive dei problemi più̀ critici della società̀, del presente e del futuro: la pace tra gli stati e i popoli, il controllo democratico della globalizzazione dell’economia, il governo delle grandi questioni planetarie come la protezione dell’ambiente, le disuguaglianze regionali e territoriali, la qualità̀ della democrazia.

Vi è qui un primo lascito rilevante del pensiero e dell’azione di Mario Melis.

Più propriamente: che cosa sono l’autonomismo e il federalismo in Mario Melis?

Il discorso sull’Autonomia di Mario Melis, come si riscontra nei maggiori intellettuali e capi politici che si collocano in questa corrente, è profondamente radicato nella cultura del popolo sardo, esprime coscienza e capacità di decisione su come si vuole vivere in un territorio specifico per civiltà e storia e al quale si è intimamente legati.

L’Autonomia non è mai ridotta a pura forma giuridica, vuoto involucro istituzionale, bensì̀ è innanzitutto discorso umanistico, perché rimanda a una condizione di inveramento, al grado migliore, della libertà delle persone e di un popolo.

L’Autonomia è innanzitutto “appropriazione” (è un termine usato da Mario Melis) delle risorse che ci appartengono (paesaggio, storia, lingua): appropriazione non egoistica ma rispettosa, collettiva e partecipata; appropriazione che non tenda a consumare quelle risorse, bensì a comprenderle per quel che sono e dunque a rispettarle ed espanderle condividendole in una dimensione sociale e umanistica. Riflettiamo sul fatto che Mario Melis era un giurista (come Emilio Lussu) ma (ancora come Emilio Lussu) era fortemente interessato alla cultura, all’ambiente, al paesaggio, alla lingua sarda e al bilinguismo perfetto che considerava «quasi sintesi dell’intera questione sarda [e] elemento di coagulo della riscoperta e riappropriazione della identità». Era interessato, in definitiva, ai valori e alle cose che danno sostanza all’Autonomia.

L’Autonomia è un’espressione di libertà, il cui soggetto è la comunità̀ sarda, che, come afferma un illustre storico del diritto, Italo Birocchi, si manifesta nella libertà da ogni vincolo che non sia accettato per il bene comune e non sia necessario ai fini del riconoscimento della coesistenza dei pari diritti altrui, e nella libertà di autogoverno, intendendo per tale la facoltà̀ di darsi norme e istituzioni idonee alla costruzione del futuro del popolo sardo e idonee a provvedere alla conservazione e potenziamento delle sue risorse materiali, culturali e storiche, in una prospettiva di sviluppo e innovazione creativa. L’Autonomia, così intesa, come la intendeva Mario Melis, si risolve, dunque, in una forma di democrazia.

Per i suoi caratteri più̀ propri l’Autonomia non ha niente a che vedere con il passatismo o la separatezza. Non è passatismo perché́ non guarda alla storia con nostalgia per alimentare ideologie di conservazione, ma per acquisire la consapevolezza necessaria per guardare dinamicamente all’oggi, per progettare. Non è separatezza perché l’Autonomia è storicamente e necessariamente rapporto con altri: mira ad aggregare e non a separare o a separarsi.

L’Autonomia è anche responsabilità. S’intende che è capacità di utilizzare al meglio i poteri di cui già si dispone, per espandere la democrazia. E s’intende che è capacità di utilizzare al meglio le risorse: sono sempre più insostenibili, oltre che riprovevoli, i comportamenti di irresponsabilità nella spesa: tanto qualcuno pagherà comunque il conto.

Al riguardo, Mario Melis affermava: «Commetteremo un errore imperdonabile se non ci interrogassimo sul nostro modo di fare autonomia o più semplicemente amministrazione; se non 3 indagassimo sulla parte di responsabilità che ricade su di noi nel prodursi della crisi nella sua globalità». Il suo giudizio è molto critico: «L’Autonomia regionale [salvo brevi stagioni] è stata gestita nella logica del giorno per giorno, storditamente, in un procedere discontinuo, contraddittorio. Traguardi, che, al di là delle frasi fatte, ma vuote di contenuti ed elaborazione, avremmo dovuto perseguire non sono stati realizzati». Si riferisce agli esiti di decenni di esercizio dell’Autonomia speciale.

L’Autonomia responsabile è contro la demagogia: «Io pensodichiara Mario Melis, rivolgendosi innanzitutto al suo partito riunito nel congresso – che il pericolo maggiore cui vada incontro un politico e, in fondo, la classe politica, sia quello di abbandonarsi agli slogan, alle frasi fatte, utili senza dubbio per lanciare messaggi, per riassumere, in sintesi, concetti complessi, ma inidonea a proporre, da sole, un serio, articolato e razionale programma politico. Con gli slogan si rischia la mitizzazione miracolistica, scoprendo poi che si dispone solo di scatole vuote».

Ho accennato all’ idea di Autonomia come coltivata da Mario Melis. Accenno, ora, al federalismo come emerge nel pensiero di Mario Melis. Autonomia e federalismo, beninteso, non sono separati: si presuppongono, s’integrano, in quanto realizzano l’affermazione della dignità di un popolo e, insieme, il rispetto dell’altro e del diverso, riconoscendosi negli stessi valori di fondo.

Dobbiamo interrogarci su quale modello di federalismo. Mario Melis non ha ignorato, né eluso, né è stato evasivo su questo cruciale punto. In un intervento sull’auspicata Unione federale dell’Europa, ha riassunto la questione nei suoi termini essenziali: «Si discute se all’origine del patto federale debba individuarsi la solidarietà e, in ultima analisi un reciproco impegno di fedeltà, o più un semplicemente un contratto, volta a realizzare al meglio i rispettivi interessi dei contraenti che restano pertanto liberi di recedere una volta che questi siamo stati raggiunti. Pur senza contestare la rilevanza delle motivazioni che supportano la seconda ipotesi, si osserva che a legittimarla resta solo la logica del mercato: la logica del più forte». Il punto in discussione, un punto conflittuale, riguarda l’idea di Stato e di società che essa implica. Giova sempre tenere presente che le teorie politiche, o più semplicemente economiche, non sono mai neutrali, in quanto supportano diverse visioni dei rapporti sociali e del rapporto fra cittadino e istituzioni pubbliche. Così è anche per il federalismo ormai largamente applicato nel mondo, ma secondo valenze sociali molto differenti fra loro, in particolare per la componente fiscale, questione cruciale per l’acceso paritario ai diritti di cittadinanza indipendentemente dalle condizioni sociali e dal luogo dove si vive.

Quando Mario Melis afferma: «Federalismo che cos&’è, se non solidarietà?» indica un preciso modello di federalismo: quello basato sulla cooperazione, sulla solidarietà e sulla responsabilità dei soggetti federati «in vista, non tanto e non solo di particolari obiettivi, quanto del reciproco bisogno di mettere insieme i comuni valori che, pur senza confondersi, divengono patrimonio e forza di entrambi».

Il federalismo in Mario Melis è in relazione con l’indipendentismo. Non tralascio questo nodo delicato. Il foedus, il patto fra eguali, passa per l’indipendenza: rendersi indipendenti 4 e poi unirsi attraverso la federazione, questa era la sua idea in coerenza con il programma fondamentale del Psd’Az. Questa enunciazione di principio non ne ha distolto, però, l’attenzione e l’impegno dalle riforme, a partire da quelle costituzionali, che, senza percorrere l’impervio sentiero dell’indipendentismo, avvicinano l’obiettivo finale della federazione nella Repubblica. Anzi, così a me sembra, l’impegno politico maggiore era profuso nella seconda direzione. Così, nel dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del Governo Craxi, agosto 1983 – per la prima volta, da giovane deputato, mi accadeva di ascoltare un discorso di Mario Melis – mentre riafferma il nesso fra federalismo e indipendentismo, si diffonde e ben più ampiamente, sulle riforme. Pone il tema, fondamentale, della partecipazione delle autonomie alle sedi decisionali centrali. Afferma che affinché «le Regioni abbiano un ruolo, esse debbono contare nel momento formativo della volontà legislativa e delle grandi scelte sia in politica estera che interna, come nel governo e nella programmazione dell’economia». Con questo obiettivo, propone «in sede di riforma costituzionale, la trasformazione del Senato in Camera pariteticamente rappresentativa delle Regioni e anche delle altre nazionalità presenti in Italia» (pariteticamente, sull’esempio del Senato Usa). Propone la riforma della Corte costituzionale, che «oggi nella sostanza è un giudice di parte e quindi non è un giudice, e dovrà essere integrata da giudici eletti dalle rappresentanze regionali quando è chiamata a risolvere problemi di conflitti tra Stato e Regioni. Tutte le moderne democrazie così si atteggiano…». E poi colpisce sui corposi problemi della riduzione dei gravami militari, dei trasporti e della rivendicazione storica della zona franca. Emerge il dirigente politico avveduto che lancia ponti verso altre forze federaliste o regionaliste per cogliere risultati, anche parziali, che segnino passi in avanti nella trasformazione in senso federale della Repubblica.

Mario Melis è stato un convinto militante della causa dell’Unione politica e federata dell’Europa. Durante il suo mandato al Parlamento europeo cade l’ordine mondiale fissato a Yalta, si dissolve l’Unione Sovietica, i Balcani sono insanguinati da orribili guerre. «L’angoscia delle popolazioni croate, massacrate dalla violenza dell’esercito serbo, sono la testimonianza più drammatica di quanto intendiamo lasciarci alle spalle per costruire, nella solidarietà e nella pace, una nuova e più grande patria». La nuova e più grande patria è l’Europa unita: questa è l’aspirazione che ci propone. Ogni passo in avanti in questa direzione è buono. Perciò è favorevole alla nascita della Banca centrale europea e alla moneta unica che vede come passaggi intermedi verso l’Unione politica. Ha una precisa idea dell’Unione politica europea: «Non l’Europa degli Stati, non l’Europa dei partiti (che dovranno ovviamente svolgere un ruolo di confronto e di costruzione democratica), ma l’Europa dei popoli, di tutti i popoli. Questi non possono essere valutati soltanto in virtù del loro peso numerico ma devono essere accettati per il contributo di civiltà che sono in grado di offrire. Noi crediamo che l’Europa degli Stati non saprà uscire dalla logica del mercato…».

Divenne presidente della Regione una prima volta nel 1982, per circa due settimane e poi si dimise perché non c’erano le condizioni politiche per andare avanti. Nel 1984 divenne presidente della Regione per la strada maestra, grazie al forte successo del PSd’Az e alle scelte lungimiranti del PCI. La presidenza di Mario Melis fu l’esito politico naturale di un 5 lungo processo alimentato da movimenti di massa del decennio precedente: le lotte per i territori interni e per rompere le condizioni di arretratezza a partire dalla innovazione del sistema produttivo regionale, con uno spazio ampio assegnato alla riforma agropastorale, alle risorse locali e alla piccola media impresa. Era un grande movimento di massa che reclamava anche il cambio della direzione politica della Regione. Di quel periodo ha scritto Mario Melis che sin dal suo costituirsi: «La giunta e il suo presidente furono investiti da un tumultuoso accavallarsi di critiche (non disgiunte da velate ed esplicite minacce) provenienti dai più autorevoli esponenti della maggioranza di governo». Mario Melis rivendica il confronto paritario con il governo. Non esitò a convenire in giudizio il ministro pro tempore della Difesa, Spadolini, quando l’ammiragliato di La Maddalena infranse le norme sull’edificazione. Ma fu capace di aprire rapporti positivi con il governo, ottenendo risultati rilevanti nella riduzione dei gravami come la restituzione di 2.500 ettari di territorio controllato dall’amministrazione militare, la sospensione delle esercitazioni militari durante la stagione estiva. Concluse positive intese per la soluzione del contenzioso sulle entrate. Né meno impegnativo fu il confronto per affermare la competenza regionale nel vasto campo dei beni paesaggistici ed ambientali. Con la sua giunta la disoccupazione fu ridotta di 5 punti percentuali, si varò il piano per l’occupazione giovanile; si registrò un saldo nettamente positivo nel totale delle imprese attive, si creò il consorzio 21 per la promozione di imprese innovative; si promosse l’innovazione tecnologica. Si varò una legislazione avanzata e coraggiosa per la tutela delle coste: queste furono salvate dalla cementificazione, soprattutto da quella giunta. Si fecero leggi anticipatrici sulla trasparenza e sul suo procedimento amministrativo. L’esito delle elezioni regionali del 1989, seppure registrando una perdita di consiglieri nelle file del PSd’Az e del PCI, non fu la sconfitta di quella coalizione. Il risultato consentiva la prosecuzione dell’esperienza di quella coalizione. Non accadde perché a Roma le segreterie dei partiti al Governo, Craxi in modo particolare, ne impedirono la prosecuzione.

Mario Melis ha onorato gli uffici pubblici ricoperti. A partire dal Comune. È stato sindaco di Oliena per circa 20 anni. E poi in Regione e nei Parlamenti repubblicano ed europeo. Ha interpretato le cariche con la consapevolezza della responsabilità di rappresentare sempre una comunità e, da Presidente della Regione, un intero popolo. Lo ha fatto con il senso del dovere verso chi questa rappresentanza gli ha affidato confidando che fosse riposta in buone mani. Non è venuto meno a questo dovere. E lo ha fatto al meglio, con onestà nel pubblico e nel privato, con fermezza e con grande carisma. La gente comune traeva fierezza, vorrei dire: orgoglio, dal sentirsi così rappresentata: era il presidente dei sardi, non solo della Regione Autonoma della Sardegna. Penso che stia qui, nella tensione morale riversata nella funzione pubblica, un altro grande lascito di Mario Melis alle giovani generazioni della Sardegna: un lascito attuale, dunque, cui guardare e applicare nella società di oggi segnata da profonda crisi di fiducia nel rapporto fra cittadini e istituzioni.

Salvatore Cherchi

Nell’Albo Pretorio e nel sito Internet www.comune.carbonia.su.it sono stati pubblicati gli elenchi delle domande ammissibili e delle domande escluse relativamente agli interventi per il diritto allo studio anno 2025: borsa di studio nazionale a favore degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado – D. Lgs. 13/04/2017 n. 63 – AS 2024/2025.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il seguente link:
Il termine ultimo per la presentazione di ricorsi e/o osservazioni scade improrogabilmente il 09/05/2025.
L’inserimento della richiesta nell’elenco delle domande ammissibili non equivale all’attribuzione della borsa di studio. Le domande inserite nel tale elenco, saranno trasmesse alla RAS e parteciperanno alla formazione della graduatoria unica regionale. Pertanto, solo all’atto della pubblicazione della graduatoria unica regionale si conosceranno i beneficiari delle borse di studio nazionali anno scolastico 2024/2025.
Si chiede di prestare particolare attenzione alla scuola indicata e al reddito ISEE e di voler prontamente segnalare eventuali inesattezze.
Ulteriori informazioni possono essere richieste presso:
Ufficio Pubblica Istruzione Piazza Roma (Torre Civica);
Giorni e orario di apertura (appuntamento precedente):
* lunedì e giovedì dalle ore 10.30 alle ore 12.00;
* martedì dalle ore 17.00 alle ore 18.00;
Telefono: 0781.694418 Cellulare 335.725 5701:
* lunedì, giovedì e venerdì dalle ore 10.30 alle ore 12:00;
* martedì dalle ore 17.00 alle ore 18.00;

È stata approvata una nuova delibera di Area (Azienda regionale per l’edilizia abitativa) che dispone di procedere alla consegna del contratto di locazione anche in presenza di condizioni non ottimali dell’immobile, ma in condizioni di abitabilità, purché queste siano conosciute e accettate dall’inquilino al momento della firma. Restano ferme le prescrizioni minime riguardanti la salubrità dell’alloggio e la verifica degli impianti elettrici e idraulici, garantendo così un equilibrio tra rapidità di assegnazione e tutela della qualità abitativa .

«Abbiamo lavorato in questi mesi con Area per trovare soluzioni in grado di rispondere in modo più veloce ai cittadini e alle cittadine in attesa di un alloggio. Si tratta di una rivoluzione nel modo di gestire gli alloggi di risulta spiega l’assessore dei Lavori pubblici Antonio Piu che ci consente di accorciare i tempi di inoccupazione degli alloggi e di mettere i comuni nelle condizioni di scorrere le graduatorie predisposte.»

Su tutto il territorio regionale, come risulta da una apposita rilevazione effettuata, l’Area dispone di alloggi di risultati, ovvero immobili che, dopo interventi di manutenzione, minimi o profondi, vengono riassegnati a nuovi nuclei familiari in graduatoria. I tempi necessari per programmare e realizzare questi interventi, spesso legati alle risorse disponibili, non sempre permettono all’Azienda di rispondere prontamente all’aumento delle esigenze abitative dei nuclei svantaggiati, talvolta con una conseguente occupazione abusiva degli alloggi vuoti.

«Non si può tollerare che ci siano alloggi vuoti e al contempo centinaia di persone in graduatoria in attesa di una casaafferma Matteo Sestu, amministratore unico di AREA -. Questa delibera nasce da un principio sacrosanto di dignità sociale. Attraverso delle disposizioni di natura tecnica amministrativa da parte della Direzione generale saremo impegnati a dare gambe nel più breve tempo possibile e con risultati tangibili a questo provvedimento.»