24 December, 2025

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L’Amministrazione comunale di Ussana, sulla base dell’aggiornamento dei dati inviati da ATS Sardegna, ha comunicato oggi la presenza nel proprio territorio di un caso di contagio da Covid-19.

«Si invitano tutti i concittadini a rispettare in maniera ancora più risoluta e scrupolosa tutte le prescrizioni contenute nei provvedimenti emanati dalle Autorità Nazionali e Regionalisi legge in una nota del sindaco Emidio Contini –. Si raccomanda, inoltre, di evitare ogni spostamento non strettamente necessario. L’Amministrazione comunica, altresì, che in data 24 marzo 2020 è stato attivato il C.O.C. e che si provvederà ad intensificare ancor più rigidamente i controlli da parte della Polizia Locale e della Compagnia Barracellare, con estensione dell’orario di servizio.»

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L’on. Romina Mura, deputato del Partito Democratico, ha presentato due interrogazioni, ai ministri dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e del Lavoro Nunzia Catalfo, nelle quali chiede che, visto il momento di straordinarietà dovuto alla crisi sanitaria, non si spengano i riflettori su Portovesme e sul Sulcis Iglesiente.

«La crisi sociale ed economica a cui stiamo e dovremo fare fronte non può oscurare le vertenze industriali che da anni caratterizzano il territorio sardospiega Romina Mura -. A maggior ragione innanzi a percorsi, mi riferisco in particolare alla vicenda ex Alcoa, oggi Sider Alloys, prossimi alla positiva conclusione.»

«Chiedo al Ministro dello sviluppo economico di accelerare la definizione dell’accordo Sider Alloys, Enel, Invitalia, anche perché mi risulta che siano stati compiuti tutti i passi utili per la chiusura del cerchio – aggiunge Romina Mura -. Prezzo dell’energia pari alla metà delle attuali e favorevoli quotazioni di mercato. Ridimensionamento da parte di Enel della fideiussione a carico di Sider Alloys  presa in carico di parte della stessa da Invitalia e Sace ( società finanziaria  di Cassa Depositi e Prestiti).»

«È davvero incomprensibile che si debba attendere ancora. Se a Portovesme ripartisse la produzione di alluminio primario si riaccenderebbe l’economia di un intero territorio. In un momento di grande difficoltà per la Sardegna e per il Paese intero sarebbe un segnale importante – rimarca Romina Mura -. E per i lavoratori del comparto alluminio, quelli che oggi percepiscono un’indennità di molto inferiore al reddito di cittadinanza, significherebbe ritrovare la dignità del lavoro oltre che la sostenibilità economica

«Per questo sollecito il ministro del lavoro a promuovere iniziative tese a equiparare il sostegno economico dei lavoratori ex Alcoa, ma più in generale di tutti gli ex lavoratori delle aree di crisi industriale complessa, alle misure di sostegno ordinarie e straordinarie a cui hanno diritto disoccupati e i meno abbienti – conclude Romina Mura -. È tempo che Portovesme si rianimi e che i lavoratori ex Alcoa  tornino a fare ciò che sanno fare bene. Quell’alluminio primario produzione strategica per il nostro Paese.»

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I casi di positività al Coronavirus accertati al Policlinico Duilio Casula di Monserrato sono 13 nel totale: ai tre pazienti di mercoledì sera si sono aggiunti i 9 (tre pazienti, tre oss e tre infermieri) di ieri e un infermiere oggi. I tamponi effettuati nella sola giornata di ieri sono stati 450.

L’ospedale è regolarmente in funzione, proseguono le sanificazioni periodiche ed i controlli su tutto il personale.

Ne dà comunicazione l’ufficio stampa dell’Aou di Cagliari.

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E’ iniziata oggi, nel deposito allestito alla Fiera di Cagliari, la distribuzione dei Dpi (Dispositivi di protezione individuale) ad aziende sanitarie, enti locali e case di riposo: quasi 2 milioni di mascherine (un milione 284.300 chirurgiche e 670.740 del tipo FFP2), frutto dell’ordine realizzato dalla Regione Sardegna (un milione 700.000) e della fornitura del Dipartimento nazionale della Protezione civile (255.040).

«Con questa importante fornitura di dispositivi di protezione individuale ha spiegato il presidente della Regione, Christian Solinas – la Regione prosegue la sua azione per la tutela della salute dei cittadini e realizza una distribuzione capillare di mascherine che riguarda non solo le strutture sanitarie e quelle per anziani, ma anche gli enti locali di tutta la Sardegna.»

Per quanto riguarda il settore sanitario, le aziende hanno provveduto al ritiro direttamente in Fiera: complessivamente 560.000 mascherine chirurgiche e 660.000 del tipo FFP2. La ripartizione è stata decisa dalla Direzione generale della Sanità: all’Ats 413.500 chirurgiche e 579.400 del tipo FFP2; all’Aou di Cagliari 20.000 e 3.500; all’Aou di Sassari 83.000 e 60.000; al Brotzu di Cagliari 41.000 e 8.000; all’Areus 1.500 e 8.000; all’Istituto Zooprofilattico 1.000 e 600; ai corsisti in Medicina generale 500 mascherine del tipo FFP2.

Ai Comuni sono state assegnate le mascherine di tipo chirurgico tenendo conto delle indicazioni che le Amministrazioni hanno fornito all’Anci Sardegna in base ai fabbisogni della Polizia municipale, dei volontari della Protezione civile, degli operatori comunali e delle cooperative che si occupano di assistenza domiciliare e di altri servizi, degli operatori delle comunità protette. In totale sono state distribuite 43.000 mascherine chirurgiche e 10.740 del tipo FFP2 alle case di riposo, oltre a 681.300 mascherine chirurgiche ai Comuni. Il ritiro del materiale per gli enti locali e le case riposo dell’area metropolitana di Cagliari è avvenuto direttamente nella struttura fieristica, mentre per le altre province hanno provveduto gli uomini della Protezione civile regionale, insieme al personale di Forestas che, con ordinanza del presidente della Regione, è stato messo a disposizione dell’Unità di crisi regionale. Il materiale è stato trasportato nei presidi territoriali dell’agenzia Forestas che sono diventati hub periferici di stoccaggio e distribuzione.

«Continua l’incessante lavoro della Protezione civile regionale che dall’inizio dell’emergenza, in piena collaborazione con le autorità sanitarie, ha prontamente garantito la piena operatività della struttura, attivando direttamente anche l’approvvigionamento di mascherine perché quelle trasferite dal Dipartimento nazionale erano insufficienti al fabbisogno della nostra Regione», ha aggiunto l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis.

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Questa mattina i carabinieri della stazione di Guspini, nell’ambito del protocollo siglato dall’Arma dei Carabinieri con Poste italiane, che prevede il ritiro da parte dei carabinieri delle pensioni in favore di anziani impossibilitati a raggiungere gli uffici postali, hanno provveduto a prelevare ed a recapitare a domicilio gli emolumenti pensionistici del mese di marzo e del mese di aprile, maturati da una 84enne del luogo, che a causa di difficoltà di deambulazione non era riuscita a provvedere autonomamente. L’anziana signora, che non ha familiari conviventi o dimoranti nelle vicinanze della propria abitazione, venuta a conoscenza del servizio, non ha esitato a chiedere l’aiuto dei carabinieri della locale Stazione, che muniti di apposita delega si sono recati presso l’ufficio postale di Guspini per svolgere l’incombenza.

La donna, visibilmente emozionata per il servizio ricevuto, ha detto al comandante della Stazione: «Grazie, siete degli angeli».

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Sono 1.063 i casi di positività al Covid-19 riscontrati in Sardegna dall’inizio dell’emergenza, 37 in più rispetto a ieri. I ricoverati con sintomi sono 107, i pazienti in terapia intensiva 26, gli ospedalizzati complessivamente 133, 743 i pazienti in isolamento domiciliare.

Le persone attualmente positive sono 876, lo stesso numero di ieri, 118 i dimessi (in attesa di conferma dall’Istituto Superiore di Sanità). I deceduti sono saliti a 69. I tamponi effettuati oggi sono 526 (complessivamente 9,444). 

Sul territorio, dei 1.063 casi positivi complessivamente accertati, 179 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari (+18 rispetto all’ultimo aggiornamento), 80 nel Sud Sardegna (+2), 31 a Oristano, 67 a Nuoro, 706 (+17) a Sassari.

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E’ tutto cambiato ma ancora non si vede.

La nostra rappresentazione mentale del mondo ce lo mostra ancora uguale a prima: i ritrovi della gente (i bar, i ristoranti, le chiese, i partiti politici, le scuole, i luoghi di lavoro, le strade, le piazze, la spiaggia, le stazioni sciistiche, il treno, la metropolitana, l’aereo, la nave, i cinema e teatri, il Parlamento, il colonnato e la piazza del Bernini davanti al Vaticano) sono, nella nostra immaginazione, temporaneamente sospesi e , nella nostra illusione, destinati a “ripopolarsi” come prima; appena questa “grande esercitazione di distanziamento sociale” sarà finita.

Cos’è la Fase 2? E’ il ritorno a come si viveva prima? Molti credono questo. Soprattutto, lo hanno creduto quei 75 turisti americani che oggi sono atterrati a Fiumicino, attirati dall’Italia dove si dice che l’epidemia stia “svanendo”. Il messaggio che sta passando è proprio questo. I più stanno immaginando che il Coronavirus abbia fatto le valigie per tornarsene là da dove è venuto. Ma non è così. E’ esattamente il contrario. Il 23 febbraio 2020 avemmo a Codogno il primo malato da virus. Oggi, dopo 40 giorni, secondo il professor Massimo Galli, virologo dell’Ospedale Sacco di Milano, ne abbiamo 1 milione. Secondo l’Imperial College di Londra ne abbiamo 10 volte di più. La verità è che il Coronavirus si è installato in tutta Italia e ci resterà. L’altra verità è che :

1°- la sua virulenza mortifera è sempre la stessa;

2°- non abbiamo farmaci che lo fermino;

3°- non abbiamo il vaccino;

4°- non sappiamo se gli anticorpi siano capaci di contrastare il virus. Nel caso dell’AIDS per esempio, gli anticorpi si formano ma non funzionano.

Non sappiamo quanto tempo resterà a vivere con noi. La Peste del 1347 si ripresentò, in Italia, altre 4 volte nello stesso secolo. Poi si ripresentò 4-5 volte per tutti i secoli successivi. Infine, nel 1700 scomparve spontaneamente. Molte malattie infettive arrivano ad ondate. La più comune è l’”Influenza”, che si manifesta tutti gli anni con virus lievemente mutati, e poi scompare spontaneamente con la Primavera.

C’è chi spera che il Coronavirus scompaia spontaneamente col caldo della buona stagione. In realtà questo virus non è sensibile al variare delle stagioni. L’unico vantaggio che potrà darci il caldo sta nel fatto che le “goccioline” si asciugano in fretta, e il secco crea un problema al virus.

Pertanto, dobbiamo essere consapevoli che il virus resterà tra noi, indipendentemente dalla stagione, e continuerà a fare le sue vittime.

Tutto sommato la qualità della vita nella Fase 1 non è stata deteriorata in modo grave. Non abbiamo avuto problemi nella fornitura dei beni di consumo ed abbiamo fatto una strana vacanza chiusi in casa. Questo è stato possibile perché la Nazione aveva accumulato una buona riserva. Ma questa è destinata ad esaurirsi rapidamente se non torniamo al lavoro. 

Questi 40 giorni di inattività ci hanno resi consapevoli di alcune cose.

  • Abbiamo un avversario pericoloso che convive con noi;
  • Non possiamo continuare a nasconderci dal virus;
  • Dobbiamo riprendere a lavorare e produrre ricchezza per contribuire alle casse dello Stato.

Dobbiamo essere consapevoli che la Fase 2 è necessaria.

Cos’è la Fase 2?

E’ un compromesso.

Torneremo a lavorare rischiando di contrarre l’infezione da Coronavirus, perché sarà inevitabile ridurre la “distanza sociale” che adesso ci sta proteggendo.

Sarà necessario realizzare  una nuova forma di ”distanza sociale” con altri mezzi.

Non potremo garantire sempre la “distanza fisica” tra le persone ma dovremo aumentare le schermature” fra una persona e l’altra.

Quali sono le schermature? Sono i mezzi che impediscono al virus di passare dal contagiato senza sintomi (che è il vettore inconsapevole) a chi ne è ancora indenne.

Visto che il virus esce dalle vie respiratorie del portatore per passare alle vie respiratorie del soggetto sano, dobbiamo concentrare la nostra attenzione sul come fare.

– Ripetiamo il meccanismo di contagio: il virus viene “sparato” nell’aria dal fiato espirato; quindi esce dalla bocca e dal naso dell’inconsapevole “vettore”, e viene proiettato verso tutto ciò che gli sta davanti. Davanti c’è, prima di tutto, l’aria dell’ambiente, e qui viene nebulizzato.

Poi ci sono gli oggetti e, su questi, lo spray di goccioline va a depositarsi.

Infine, davanti al soggetto “vettore” ci sono le altre persone.

Le goccioline “infette” vanno verso il naso, la bocca e gli occhi. Vengono inspirate dal naso e dalla bocca e penetrano nell’apparato respiratorio. Quelle che vanno verso gli occhi si mescolano alle lacrime; queste entrano nei condotti lacrimali e finiscono dentro il naso; da qui il virus va all’apparato respiratorio.

Altre goccioline vanno sul volto e sui capelli. Il soggetto si tocca i capelli, il viso, e poi la bocca, il naso e gli occhi. L’ingresso del virus è così assicurato.

Le mani toccano gli oggetti inquinati dallo spray e poi, per antica abitudine,  toccano il viso e la bocca.

Se non si ferma questo semplice meccanismo siamo destinati all’infezione da Coronavirus.

Quali sono le azioni basilari per ridurre la carica virale nell’ambiente?

– Primo: tutti devono indossare la mascherina chirurgica. Ricordiamo che la mascherina chirurgica non protegge dal virus. La sua vera funzione consiste nell’impedire che dalla nostra bocca e dal nostro naso, vengano proiettate nell’ambiente le goccioline di saliva sospette.

Se tutti indossassero la mascherina chirurgica, nessuno riuscirebbe a proiettare le goccioline infette verso di noi, e la carica virale nell’aria e negli oggetti sarebbe molto bassa.

Quindi le mascherine chirurgiche sono assolutamente “altruiste”. Se tutti fossimo rispettosi del prossimo, indossandole, tutti potremmo scampare al pericolo di infezione. Non dobbiamo vergognarci a pretendere che chi ci sta davanti indossi la mascherina chirurgica. Dobbiamo metterci al sicuro.

– Secondo: tutti devono indossare i guanti usa e getta. Sono fondamentali per impedire che i virus delle goccioline finite sugli oggetti vengano in contatto con la cute delle mani. I guanti indossati devono essere lavati frequentemente con sapone oppure con soluzione alcoolica.

In tutti i casi è necessario non toccarsi mai il volto. Il riflesso di toccamento del volto (bocca, naso, occhi, collo e capelli) avviene un migliaio di volte al dì, e non ce ne rendiamo conto. Chi porta la maschera chirurgica e i guanti alle mani si tocca di meno, e comunque difficilmente si autoinquina.

– Terzo: portare gli occhiali. Servono a impedire che lo spray di goccioline raggiunga i nostri occhi.

***

Per lavori particolari il numero e la qualità dei presidi sale di grado.

Per esempio i medici rianimatori che intubano i pazienti Covid per collegarli al respiratore automatico (ventilatore) devono essere dotati di :

a) tuta completa di materiale sintetico impermeabile usa e getta;

b) cuffia per il capo;

c) gambali e sovrascarpe usa e getta;

d) Maschera per bocca e naso del tipo FFP3 che filtra l’aria inspirata con efficienza del 98%.

e) Visiera trasparente.

Il personale che sta a distanza dalla bocca e dal naso del paziente utilizza maschere FFP2 che hanno il 93% di potere filtrante.

In situazioni ancora più pericolose si useranno caschi con visiera.

Il personale sanitario che opera a notevole distanza dal paziente deve indossare le maschere chirurgiche.

I pazienti poco sintomatici devono indossare le maschere chirurgiche per ridurre lo spray con virus che inevitabilmente diffondono nell’ambiente.

Tutti devono lavarsi le mani (e anche  il viso)  frequentemente.

Nota bene: le maschere FFP3, munite di valvola per l’espirazione di fiato non filtrato, sono raccomandate solo per il medico intubatore. Da queste maschere fuoriesce il fiato dell’operatore; tale fiato finisce in un ambiente inquinato e non modifica lo stato di sicurezza del paziente che  sta di fronte.

In tutti gli altri casi le maschere devono essere senza valvola. Coloro che usano le maschere con valvole in altri ambienti commettono una imprudenza. Mettere a rischio il prossimo che è costretto a  respirare  il fiato non filtrato di chi ha la valvola di espirazione.

Negli ambienti comuni è imperativo che tutti indossino le mascherine chirurgiche.

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Nella Fase 2 si deve aderire alla prescrizione della “distanza sociale” , e il “divieto di assembramento”:

Queste semplici regole non potranno essere trasgredite per tutta la Fase 2, Il motivo è rappresentato dal fatto che in questa fase si riprenderanno le attività produttive e i lavori intellettuali in un mondo in cui i soggetti portatori del virus potranno essere ovunque, e dovremo convivere col pericolo. La Fase 2 è basata sul “compromesso” che si potrà uscire di casa e

lavorare nella consapevolezza del rischio di contagio e nella sua accettazione.

Di fatto si accetta il rischio che un numero non prevedibile di vite verrà sacrificato. Questo rischio è inevitabile e deve essere inevitabilmente accettato.

Tuttavia l’accettazione del rischio va di pari passo con l’accettazione che tutti dovremo rispettare severamente le regole di distanza sociale  e un nuovo tipo di abbigliamento che serva da schermo dai virus dello sconosciuto soggetto contagiatore, sempre incombente.

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Dopo questa premessa si comprende che la Fase 2 sarà molto più impegnativa della Fase 1 in via di conclusione.

La Fase 1 è stata caratterizzata da una chiusura totale e temporanea. La Fase 2 sarà caratterizzata da una apertura  quasi totale, con esposizione accettata al contagio, ed il mantenimento di un altro modo di attuare la “distanza sociale”. Questo sarà basato sull’uso degli schermi corporei appena descritti.

Non conosciamo la durata della Fase 2. Potrà essere “temporanea”, oppure “persistente”, o anche “perenne”. Dipenderà da quanto tempo ci vorrà per la disponibilità universale del vaccino. Se il vaccino comparisse domani, tutto questo che stiamo elencando non avverrà.

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Se il vaccino tarderà ad arrivare, la Fase 2 cambierà totalmente il modo di convivere nel mondo.

I luoghi di assembramento sociale come: teatri, cinema, bar, ristoranti, piazze, mercati, negozi, uffici pubblici, cambieranno radicalmente. La massa umana sparirà. Immaginiamo le chiese che non potranno consentire l’affollamento dei fedeli. Potranno entrare in pochi, abbigliati di maschere, visiere, tute, guanti e subiranno il controllo di sistemi di verifica sanitaria. Similmente avverrà per i Supermercati i quali forse opteranno per la consegna della spesa a domicilio e dovranno avvalersi di vettori provvisti di presidi di protezione individuale. Forse i cinema verranno surclassati per sempre dalla televisione e gli attori di teatro, per arrivare al pubblico, dovranno esibirsi davanti a telecamere. 

Molte attività pubbliche avverranno in teleconferenza come: processi nei tribunali, discussioni nei consigli comunali, regionali, o addirittura nelle Camere.

I lavori più difficili da adattare a questa nuova condizione saranno quelli che non possono prescindere dal contatto umano come:

  • Organi di polizia,
  • Militari,
  • Medici di base e ospedalieri;
  • Medici dentisti;
  • Fisioterapisti;
  • Scuole e Asili infantili.
  • Personale di assistenza agli anziani e badanti.

Le scuole saranno forse il capitolo più difficile da governare in sicurezza. A settembre rientreranno a scuola 8 milioni di alunni e studenti,  1 milione di insegnanti più 1 milione di personale amministrativo.

Parte delle lezioni si faranno in videoconferenza ma esisteranno ancora le lezioni frontali. In tal caso sia l’insegnante che gli studenti dovranno adottare un abbigliamento per mantenere al “distanza sociale”: maschere, guanti, occhiali e, forse, tute. Tutto questo rappresenterà un costo aggiuntivo notevole.

Vi è il problema degli asili infantili. I bambini non potranno essere dotati di mascherine e guanti, inoltre dovranno giocare a stretto contatto fra di loro.

E’ vero che i bambini sembrano essere più protetti dal virus, ma è anche vero che basta che uno solo sia contagioso e tutta la comunità verrà contagiata. Poi i bambini rientrando a casa «a trovare la mammina» le regaleranno il virus. Grande problema da risolvere.

Vi è inoltre il grande problema dei mezzi di trasporto pubblico come: treni, aerei, navi. In quei contesti è difficile evitare il “contatto sociale”. Forse si dovrà trovare la soluzione nella adozione di un abbigliamento con copertura totale (tute, copricapo, maschere, guanti, calzari), e comunque sarà vietato l’affollamento. Fatto che non sarà evitabile nelle metropolitane delle grandi città.

L’affollamento sarà il nuovo nemico pubblico numero 1. Forse in tutte le attività pubbliche si attuerà il contingentamento degli utenti. Fatto che abbiamo visto essere molto efficace nei supermercati. Prenderanno vigore i piccoli negozi di quartiere che oltre ad essere gestiti da persone conosciute potranno evitare gli spostamenti con mezzi pubblici o automobile.

La vita privata cambierà. Si pensi ai giovani che non potranno frequentare i locali d’incontro e frequentare la persona partner ideale se non con  l’interposizione  di maschere, guanti e occhiali. Ma anche questo verrà reso digeribile dalla moda.

Tutti diventeremo sospettosi nei confronti dell’altro, e tutti diventeremo sospetti per il prossimo. Il motivo sta nel fatto che l’elemento più pericoloso della Fase 2 saranno i portatori inconsapevoli di virus, cioè i portatori sani e soggetti con la malattia in incubazione e ancora senza sintomi.

Paradossalmente i luoghi meno sospetti saranno gli ospedali dove i Covid positivi saranno noti e ben sorvegliati e dove chi guarisce diventa immune mentre chi muore finisce di essere una fonte di contagio.

Durante la Fase 2 compariranno le “patenti di immunità” che verranno rilasciate ai pazienti guariti diventati immuni, e con tampone negativo.

Gli “immuni” riavvieranno la macchina produttiva della Nazione e daranno vita al nuovo mondo.

Ecco perché la Fase 2 sarà la più impegnativa e perché sarà questa a cambiare il mondo che abbiamo conosciuto.

Appena arriverà il vaccino ciò che ho descritto finirà, tuttavia molti costumi cambieranno per sempre.

Mario Marroccu

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«La dolorosa e drammatica scomparsa del Dott. Nabeel Khair, il primo medico di base morto nella nostra isola per il Covid 19, pone con drammatica urgenza la necessità del riconoscimento da parte dello Stato di morte per malattia professionale per i medici di base e di guardia medica e per gli operatori sanitari, colpiti da questa tremenda epidemia, nell’espletamento del proprio lavoro.»

Lo ha dichiarato Francesco Carta, presidente di Medicina Democratica Sardegna ed è quanto ha chiesto il Consiglio Nazionale FIMG, Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, con le risoluzioni del 28 marzo e del 4 aprile scorsi, e per le quali si è ancora in attesa di risposta: «Forse non tutti sanno che questa categoria di medici e di operatori sanitari non sono dipendenti pubblici e quindi  non hanno diritto al risarcimento infortunistico».

Nabeel Kahir, medico palestinese, naturalizzato sardo, è entrato a far parte della tragica lista di medici uccisi dal Coronavirus in Italia dall’inizio della pandemia: il suo è il n° 96, l’ultimo di un elenco spaventoso di medici vittime del lavoro, destinato purtroppo ad allungarsi.

«Con la morte del nostro carissimo Nabeel Khair, ci risultano al momento 40 medici di medicina generale in Italia caduti sul lavoro, perché di questo si tratta: morti nello svolgimento della propria attività  professionale di assistenza medica, nei propri ambulatori sparsi nel territorio,  privi di adeguati dispositivi di protezione individuale e di sicurezza, dall’inizio dell’epidemia fino alla scorsa settimana. Così come abbiamo denunciato  per i medici e gli operatori sanitari ospedalieri, che hanno affrontato eroicamente questa  emergenza  in condizioni di estrema difficoltà e con gravissimo rischio per la propria e altrui salute, come attesta l’altissima percentuale di positivi sul totale dei contagiati. Esprimiamo profonda preoccupazione per  il recente ricovero al SS Trinità del primario del Policlinico di Monserrato, a cui va il nostro pensiero e l’auspicio di rapida guarigione.»  
In Sardegna sono 1.000 i medici di medicina generale, ma ci sono ben 200 sedi vacanti,  e quindi ne mancano all’appello altri 200. Sono inoltre 190 le postazioni di Guardia Medica, coperte da circa 850 medici di guardia, per un totale di 1.850 medici effettivi, che hanno lavorato per oltre due mesi senza le necessarie tutele e senza essere messi in sicurezza.
«Esprimiamo il più profondo cordoglio – ha aggiunto Francesco Carta – per la scomparsa del dr. Nabeel Khair, la nostra vicinanza e solidarietà alla moglie, ai due figli e alla comunità palestinese di Cagliari e della Sardegna, di cui è stato fra i promotori e animatori. La mia conoscenza e amicizia con Nabeel  risale al 1986, in occasione di un dibattito sulla questione palestinese nel Consiglio comunale di Austis, di cui ero amministratore. All’epoca Nabeel era uno studente della Facoltà di Medicina di Cagliari. Fin da allora mi colpirono le sue doti umane e professionali. La nostra amicizia si è sviluppata nel corso di quasi quarant’anni, anche attraverso innumerevoli iniziative a sostegno dei diritti del popolo palestinese. Tante  le azioni e i progetti di scambio tra la comunità sarda e quella palestinese. Le sue alte qualità umane e professionali ne avevano fatto un dirigente di caratura europea e da alcuni anni ricopriva l’incarico di vice presidente della Comunità Palestinese in Europa. Lascia un vuoto incolmabile.»

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Il presidente del Consiglio comunale di Carbonia, Daniela Marras, su specifica richiesta di 6 consiglieri comunali, ha convocato la prossima seduta dell’assemblea cittadina per martedì 14 aprile alle ore 10.00 nella sala polifunzionale di piazza Roma.
In questa fase di emergenza da Covid-19, ai consiglieri comunali e agli assessori sarà consentito di partecipare alla seduta – a loro discrezionalità – in presenza oppure in videoconferenza.
La riunione verterà su due punti all’ordine del giorno indicati nel seguente modo:
1. Ordine del giorno prot. 13167 del 30 marzo 2020 – allegato A;
2. Ordine del giorno prot. 14524 dell’8 aprile 2020 – allegato B.