27 December, 2025

Venerdì 30 giugno, intorno alle ore 12.00, a Carbonia, verrà sperimentato un nuovo sistema d’allarme, denominato IT-Alert, gestito dal Dipartimento della Protezione civile per informare la popolazione su un eventuale immediato pericolo.
Tutti i telefoni cellulari, indipendentemente dalla modalità in cui si trovano, emetteranno un suono capace di richiamare l’attenzione dell’utente.
Sullo schermo comparirà un messaggio d’emergenza, all’interno del quale troverete un link che rimanda a un questionario.
Compilandolo, potrete aiutare il Dipartimento della Protezione civile a migliorare questo nuovo strumento, utilissimo in caso di criticità.
È importante ricordarsi che si tratterà solamente di un test, ossia non ci sarà una vera emergenza.
IT-Alert rappresenta un sistema innovativo di comunicazione, complementare ai canali ordinari, che consente di raggiungere quasi la totalità della popolazione presente in un determinato momento nel territorio, fino al momento della cessazione dello stato di emergenza.

L’Amministrazione comunale di San Giovanni Suergiu ha deliberato gli interventi finanziati con l’avanzo libero e vincolato, per opere pubbliche, decoro urbano e servizi sociali.

Nel corso dell’ultima seduta del Consiglio comunale, la maggioranza guidata dal sindaco Elvira Usai, ha destinato 220mila euro sul territorio per decoro urbano delle rotatorie, bacheche digitali e cartellonistica viaria per il centro e le frazioni. Oltre un milione e mezzo di euro sono stati destinati alle opere cantierabili, dai servizi per l’infanzia alla messa in sicurezza di due discariche, alla manutenzione degli argini del Rio Palmas, ai lavori nel campo sportivo comunale e ai fondi per cantieri di occupazione. Ingenti anche le risorse sociali indirizzate al Reis, lo sportello giovani e le famiglie.

«In tempi di fragilità economica come questo che stiamo vivendoha spiegato la sindaca Elvira Usaidestinare queste risorse a settori strategici come lavori pubblici e sociale, rappresenta un obiettivo importante e in linea con il nostro programma elettorale.»

Trenitalia, principale società italiana nella gestione del trasporto ferroviario e che fa parte del gruppo Ferrovie dello Stato, assumerà nuovo personale in possesso di diploma o di laurea, che si occuperà di diverse mansioni: Addetti Coordinamento del Servizio Prevenzione e Protezione, Assistenti Lavori Realizzazione Opere Tecnologiche, Specialisti Automazione Tecnologia Operativa, Assistenti Responsabili Progetto e tante altre. Gli Addetti al Coordinamento del Servizio Prevenzione e Protezione dovranno supportare i responsabili del servizio di prevenzione e protezione nello svolgimento delle attività di coordinamento del servizio, gestire i format delle nomine, le attività formative e i contatti con fornitori e ditte; gli Assistenti Lavori Realizzazione Opere Tecnologiche dovranno supportare il direttore lavori nel predisporre la documentazione formale, verificare l’avanzamento fisico delle opere/impianti di competenza, controllare l’esecuzione dei lavori in fase realizzativa, supportare il direttore nei rapporti con il gestore dell’infrastruttura in fase di definizione di verbali, rallentamenti e interruzioni all’esercizio ferroviario; gli Specialisti Automazione Tecnologia Operativa dovranno sviluppare soluzioni e progetti finalizzati all’evoluzione tecnologica e all’automazione dei processi, identificare soluzioni tecnologiche flessibili, partecipare a tavoli tecnici e di confronto con enti istituzionali e operatori economici per lo sviluppo delle iniziative legate ai temi di connettività; gli Assistenti Responsabili del Progetto dovranno garantire la realizzazione dei progetti assegnati nel rispetto degli obiettivi in termini di tempi, costi e qualità, assicurare la gestione del contratto tra l’azienda e il cliente per le commesse di competenza, gestire i rapporti con gli appaltatori ed il contraente generale, gestire i rapporti con gli enti, le amministrazioni ed i soggetti terzi interessati attuando attività di coordinamento e negoziazione.

Per verificare tutte le altre figure…

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://diariolavoro.com/trenitalia_2.html .

Il Lions Club di Carbonia ha ritirato gli occhiali con la collaborazione di istituzioni, associazioni, negozi e persone che hanno contribuito generosamente al conseguimento dell’abbondante raccolta. Gli occhiali donati saranno ricondizionati presso il Centro Lions di Chivasso (TO) e aiuteranno a migliorare la qualità della vita di bambini e adulti che vivono nelle comunità a basso e medio reddito di tutto il mondo. Molte persone potranno vedere correttamente per la prima volta e vivere una vita produttiva nel lavoro, sostenere le proprie famiglie, frequentare la scuola e migliorare il proprio livello di istruzione.

Il Lions Club Carbonia ringrazia tutti coloro che hanno contribuito generosamente alla raccolta e, in particolare, i bersaglieri del 3° Reggimento; l’associazione “Banco del Farmaco Maria Piano, amici degli ultimi”, la farmacia Fenu e la libreria Cossu di Carbonia; l’associazione “Soccorso Giba”, la farmacia comunale ed il negozio “L’angolo verde” di Giba. E, infine, sottolinea che tutti sono stati valentissimi!

 

Il 27 giugno ha preso il via, con una grande partecipazione di pubblico, la rassegna “Cinema sotto le stelle”, all’Arena Mirastelle di Carbonia. Organizzata dal Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria con il sostegno della Regione Autonoma della Sardegna Assessorato Regionale Beni Culturali, in partnership con il Comune di Carbonia e in collaborazione con diverse associazioni della città: La Fabbrica del Cinema, l’ARCI, l’UCCA e il Circolo FICC.

Le proiezioni, dopo la prima già proiettata, saranno sei: il 4, il 10, il 18 e il 24 luglio, le ultime due nei giorni 1 e 8 agosto, come indicato nelle locandine cartacee e nelle pagine dei social network. La serata di martedì 27 giugno è iniziata con la presentazione della rassegna cinematografica dalla voce di Moreno Pilloni, operatore del Centro Servizi Culturali della Società Umanitaria di Carbonia che ha illustrato i film in scaletta e ringraziato le collaborazioni e il pubblico per la presenza numerosa. Sono seguiti l’intervento dell’assessora Giorgia Meli con i saluti e i ringraziamenti allo staff organizzatore da parte del sindaco e dell’amministrazione comunale. Un impegno serio e costante nel “fare cultura”, quello del Centro Servizi Culturali della Società Umanitaria di Carbonia che opera una cernita sempre ben oculata e varia, scegliendo tra i vari campi che l’arte del cinema offre come spunto di riflessione, divertimento e informazione. “Siccità”, una commedia di Paolo Virzì, ha inaugurato la rassegna, un film del settembre 2022 presentato in anteprima alla settantanovesima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Una trama coinvolgente che catapulta lo spettatore, provato psicologicamente dalla pandemia vissuta nella realtà, in un qualcosa che forse prima di questa terribile esperienza, che ha segnato tutti nel profondo arrivando a modificare caratteri, modi di rapportarsi, di lavorare e ci creare legami affettivi, non sarebbe stato credibile. Nel film il dramma rimane circoscritto nella capitale, Roma, dove non piove da ormai 3 anni, un tempo lunghissimo che comporta un alto grado di stress tra i cittadini che oltre a “morire di sete” vivono una sorta di infezione batterica che porta al collasso i vari ospedali. In questo scenario tragico il regista profila le vite di alcuni uomini e donne, adulti e adolescenti che vivono i loro problemi personali che saranno ulteriormente aggravati dalla situazione. Un’esasperazione che mette in luce la difficoltà delle relazioni affettive nella coppia, in famiglia e tra amici. Vittime ed opportunisti in lotta in un unico disegno mentre ognuno cerca una soluzione. Interpreti di grosso spessore che hanno reso l’intreccio coinvolgente tanto da portare ad una profonda considerazione sulla, forse inconsapevole, solitudine umana che incurante dei sentimenti “si fa strada” nella realtà odierna. Un quadro di una società che fa rabbrividire, dove ognuno pensa alla propria sopravvivenza. Un male che il ritorno della pioggia non sarà capace di sconfiggere.

Nadia Pische

E’ in programma dal 7 luglio al 28 agosto, la XII edizione del Festival Culturale LiberEvento 2023, organizzata dall’Associazione Culturale ContraMilonga. Negli scenari più suggestivi dei comuni di Cagliari, Calasetta, Carbonia, Gonnesa, Iglesias, Masainas, Piscinas, Portoscuso, Sant’Antioco, Teulada, Villamassargia si alterneranno più di trenta ospiti, per degli appuntamenti letterari “a tu per tu con gli autori”, che offriranno uno stimolante omaggio alla letteratura, cultura, alla musica e al tempo stesso alla promozione del territorio e dell’enogastronomia locale.

Il sipario sulla manifestazione si alzerà venerdì 7 luglio a Villamassargia a partire dalle 21.30. Il suggestivo Giardino di Villa Casula ospiterà Simone Tempia (autore di “Vita con Lloyd) che in dialogo col giornalista e storico d’arte Marco Loi, presenterà il suo libro “Il Piero o la ricerca di una felicità (Rizzoli 2022)”.

L’autore replicherà la presentazione sabato 8 luglio alle 18.30 presso la Cagliari Airport Library dell’Aeroporto Mario Mameli di Cagliari-Elmas.

Nella serata di sabato 8 luglio, l’appuntamento è alla Tonnara Su Pranu di Portoscuso, dove la giornalista e conduttrice Tiziana Ferrario presenterà a partire dalle 21.30, il suo libro “La bambina di Odessa (Chiarelettere 2022). Modera la giornalista Federica Portoghese. Il giorno dopo, l’autrice incontrerà il pubblico a Sant’Antioco, nella cornice della Piazza De Gasperi recentemente rinnovata (ore 21.30).

Dopo qualche giorno di pausa, il Festival entra nel vivo del mese di luglio. L’appuntamento è di nuovo a Sant’Antioco, martedì 11 luglio con Enrico Galliano che parlerà, in dialogo col giornalista Giampaolo Meloni, del suo ultimo libro “Geografia di un dolore perfetto” (Garzanti 2023). L’autore e insegnante, replicherà la presentazione il giorno dopo al Chiostro di San Francesco, a Iglesias.

Gli appuntamenti proseguiranno con un calendario molto ricco fino al 28 agosto.

Per partecipare agli eventi è necessaria la prenotazione, fatta eccezione per quelli in programma a Calasetta e Portoscuso

 

 

Questa mattina, presso la sala riunioni della Torre Civica, alla presenza di rappresentanti delle associazioni locali e dei consiglieri comunali Giacomo Guadagnini e Pino Giganti, è stato presentato alla stampa il ricco calendario di eventi che caratterizzerà l’estate nella città di Carbonia. 
Il sindaco Pietro Morittu, dopo aver preliminarmente espresso il cordoglio dell’Amministrazione comunale per l’incidente sul lavoro che ieri pomeriggio è costato la vita al nostro concittadino Omar Locci, ha annunciato che “il comune di Carbonia, in stretta collaborazione con la Pro Loco, i centri commerciali naturali e le associazioni locali, ha profuso un forte impegno per organizzare e proporre alla città un cartellone di appuntamenti estivi variegato, che coinvolgerà il centro, le periferie e le frazioni con una serie di iniziative capaci di andare incontro ai molteplici gusti della cittadinanza e dei visitatori”.
Una serie di appuntamenti enunciati con soddisfazione dall’assessora della Cultura, Sport e Spettacolo Giorgia Meli, “cominciati già nel mese di giugno con eventi di varia natura. Ultimo dei quali la rassegna cinematografica “Cinema Sotto le Stelle”, preceduta dalla gara ciclistica regionale corsa domenica scorsa a Cortoghiana, che ha fatto il paio con il campionato ciclistico per sole donne svoltosi poche settimane prima nella frazione di Bacu Abis. Tra i tanti appuntamenti previsti nelle prossime settimane spiccano “Notti a Monte Sirai”, il “Summer Sport Carbonia” organizzato dall’MSP nelle vie del centro che coinvolgerà circa 25 discipline sportive, gli spettacoli di danza e musica nell’Anfiteatro di piazza Marmilla, fino a “Calici sotto le stelle”.
Le attività culturali, sportive e gli spettacoli sono stati organizzati sempre in stretta sinergia con l’assessorato alle Attività produttive, guidato da Michele Stivaletta, il quale ha comunicato che “gli eventi previsti per luglio, agosto e Settembre, sono stati preceduti da appuntamenti importanti già svoltisi nel mese di giugno, tra cui in particolar modo il “Sulcis Iglesiente Espone”. Il 5 luglio cominceranno gli appuntamenti del mercoledì sera con “Nottinsieme”, dal 27 al 30 luglio avrà luogo la “Fiesta latina 2023”, punto di riferimento per lo street food internazionale, mentre dal 25 al 27 agosto Carbonia ospiterà la prima edizione del “Sulcis Beer Fest” con promozione artigianale, culturale e turistica, musica, mostre, esibizione di dj internazionali e street food”.
Tanti eventi per tutti i gusti.
Nei prossimi giorni verrà divulgato il programma dettagliato di “Estiamoinsieme 2023”.

La Polizia locale del comune di Carbonia nel mese di luglio effettuerà controlli sistematici su tutto il territorio comunale per verificare che siano rispettati i limiti di velocità da parte dei conducenti.
Le postazioni di controllo per il rilevamento della velocità saranno di volta in volta presegnalate, a norma di legge, dall’apposito segnale stradale di indicazione temporaneo ad alta visibilità, riproducente l’iscrizione “Polizia Municipale di Carbonia – Controllo elettronico della velocità”.
L’apparecchiatura tecnica per il rilevamento sarà impiegata con la presenza e sotto il costante Allegato il calendario delle postazioni autovelox previste nel mese di luglio 2023.

Nei 150 uffici postali della Sardegna Meridionale le pensioni del mese saranno in pagamento a partire da sabato 1 luglio.
Per una migliore fruizione del servizio, è consigliabile, per il ritiro delle pensioni in contanti, seguire la turnazione alfabetica indicativa suggerita nell’esempio:
i cognomi dalla A alla C sabato 1 luglio (solo mattina)

dalla D alla K lunedì 3 luglio
dalla L alla P martedì 4 luglio
dalla Q alla Z mercoledì 5 luglio

Le pensioni di luglio saranno disponibili a partire da sabato 1, anche per i titolari di un Libretto di Risparmio, di un Conto BancoPosta o di una Postepay Evolution che abbiano scelto l’accredito. I possessori di Carta di Debito associate a conti/libretti o di Postepay Evolution, quindi, potranno prelevare in contanti dai 107 ATM Postamat del territorio senza recarsi allo sportello. Inoltre, i possessori di Carta di Debito associate a conti/libretti potranno usufruire gratuitamente di una polizza assicurativa che consente un risarcimento fino a € 700 all’anno sui furti di contante subiti nelle due ore successive al prelievo effettuato sia dagli sportelli postali sia dagli ATM Postamat.

 

L’Autonomia riconosciuta a noi sardi in Costituzione ha ragioni molto diverse da quelle che oggi sono alla base del recente disegno di legge sull’“Autonomia differenziata”. La prima fu approvata per generare coesione nazionale e sussidiarietà. La seconda invece pare avere principi e finalità differenti.

L’Autonomia sarda derivò dall’esperienza di tre secoli di sottomissione alla Spagna, da un secolo di resistenza ai piemontesi e da un altro secolo di guerre e battaglie per fare l’Italia. I sardi inventarono l’“Autonomia” per porre fine alla povertà indotta dal feudalesimo. Nei tre secoli in cui la Sardegna era stata sottoposta al dominio spagnolo, la sua amministrazione era basata su una gerarchia molto semplice.

Esisteva il “vassallo” del re che, per diritto feudale, era proprietario di tutto: delle terre, delle persone, degli animali, dei mari e dei pesci, dei boschi, insomma di tutto. L’economia era semplicissima: dentro il feudo avvenivano la produzione, il consumo e la vendita o lo scambio dei prodotti della terra; il commercio finiva lì. In un sistema economico e culturale chiuso, senza scambi col mondo esterno, la povertà era assicurata. Una siffatta povertà si è poi radicata in modo strutturale e persistente. Fino all’anno 1714 la Sardegna e il ducato di Milano furono parte integrante dell’impero spagnolo. Il regime di controllo politico a cui erano sottoposti i sardi e i milanesi era simile, ma in Sardegna la vita era infinitamente peggiore. Nel 1702, dopo la morte dell’imperatore di Spagna Carlo II, che non lasciava eredi, era scoppiata una guerra di successione terrificante tra la Francia e il resto d’Europa (Inghilterra, Sacro Romano Impero e piccolo Ducato di Savoia). Alla fine, con il trattato di Ramstatt del 1714, l’impero spagnolo venne spezzettato. Con la spartizione la Sardegna venne assegnata al duca di Savoia, il Lombardo-Veneto invece venne assegnato agli Austriaci.

La nobiltà sarda, di genealogia spagnola, mantenne in vita il regime feudale con le note conseguenze sociali, economiche e culturali di arretramento. Il Lombardo-Veneto invece fu molto più fortunato perché, nonostante mancasse la libertà politica, il regime feudale finì e l’economia, la burocrazia, la cultura e l’organizzazione sociale si adeguarono all’evoluzione post-feudale di tutta l’Europa.

Fino al 1730 circa il duca di Savoia evitò di interessarsi di Sardegna ignorando lo stesso titolo di re che gli era piombato addosso. Dal 1730, con l’intervento del primo viceré sabaudo barone di Saint Remy e, soprattutto, dal 1756 con l’opera riformatrice del conte Lorenzo Bogino, iniziarono i cambiamenti. Fu soprattutto con la nuova cultura illuminista, che proveniva dalla Francia, che i sardi cominciarono a prendere coscienza dei diritti naturali dell’Uomo e del Cittadino. A Cagliari, alla fine del 1700, nel rione di Stampace, si formarono in segreto circoli illuministi di stampo giacobino e iniziò a prendere corpo l’idea di autogovernarsi secondo i principi di uguaglianza e di libertà. Contemporaneamente esisteva un vasto movimento autonomista in Corsica alimentato da Pasquale Paoli e si instaurarono contatti fra i movimenti delle due isole. Pasquale Paoli dapprima combatté i Genovesi per liberare la Corsica dal loro dominio, poi si ribellò anche ai Francesi, divenuti i nuovi padroni. Quella ribellione non si è mai spenta completamente tanto che Paoli tutt’oggi è considerato il padre della patria corsa. Similmente anche i sardi rifiutarono di finire sotto il nuovo padrone francese, e successivamente cacciarono i Piemontesi maturando l’idea di Autonomia del popolo sardo. Tutto iniziò nel 1793. A gennaio di quell’anno le navi da guerra francesi inviate dal Comitato rivoluzionario di Salute pubblica di Parigi, al comando dell’ammiraglio Truguet, occuparono le isole di Carloforte e Sant’Antioco. Come primo atto gli occupanti-liberatori vi fondarono la prima repubblica italiana: “La Rèpublique de la Libertè”. I Carlofortini, dapprima accettarono, ma i Calasettani e gli Antiochensi no.

Una volta occupate militarmente le due isole sulcitane, le truppe francesi iniziarono la marcia su Cagliari passando dall’istmo di Santa Caterina. Allorché le truppe si inoltrarono nell’istmo vi fu un’incredibile reazione da parte di sei abitanti della zona che, saltati a cavallo e caricati gli schioppi, attaccarono i soldati francesi e in men che non si dica ne uccisero 20. Il fatto interruppe l’avanzata francese e dette tempo al cavalier Camurati, piemontese, di organizzare le sue truppe nella terraferma e di ricevere l’appoggio di armati inviati dalla curia di Iglesias. Questi erano una milizia privata bene armata e, infervorati fa un frate guerriero, un tal padre Arrius, erano pronti a tutto, pur di fermare i francesi rivoluzionari anticlericali. L’ammiraglio francese, vista quella micidiale resistenza, dimise subito l’idea di raggiungere Cagliari per quella via, reimbarcò le truppe sulle navi ancorate nel Golfo di Palmas e procedette per via mare. Dopo pochi giorni la flotta da guerra francese cannoneggiò Cagliari e sbarcò le sue truppe d’assalto nella marina di Quartu. Le guardie svizzere che proteggevano il Castello di Cagliari, si asserragliarono chiudendo i ponti levatoi. Il popolo, lasciato solo, si armò e, organizzato da leaders improvvisati come Vincenzo Sulis e Girolamo Pitzolo, sorprese i soldati invasori nelle paludi di Quartu e del Poetto e ne fece strage. I Francesi rinunciarono e ripartirono. In quelle due battaglie, quella di Santa Caterina nel Sulcis e quella di Quartu, si era manifestata, dopo molti secoli di rassegnato torpore medioevale, un nuova entità guerriera che avrebbe fatto la storia: il “popolo sardo”.

Il re piemontese in tutta risposta premiò le guardie svizzere che si erano asserragliate in Castello e ignorò il popolo che aveva difeso sé stesso e anche la sede del viceré Balbiano. I coscritti dei circoli stampacini, approfittando dei meriti maturati in quel momento, organizzarono un Commissione per chiedere udienza al re a Torino e proporgli le cosiddette “cinque domande”. Si trattava di richieste apparentemente molto semplici ma che contenevano fondamentalmente il riconoscimento e la legittimazione del “popolo sardo” come nuovo soggetto da prendere in considerazione e introdurre nell’apparato per l’amministrazione e la difesa della Sardegna. Si trattava, di fatto, del primo abbozzo scritto dell’idea di “Autonomia” sarda. Il re Vittorio Amedeo III, molto regalmente, ignorò la Commissione e la lasciò in attesa fuori dal suo palazzo per 6 mesi, poi respinse le “5 domande”. Fu una grande umiliazione.

A Cagliari, nel quartiere di Stampace, per reazione fervèttero ancor di più le riunioni dei circoli giacobini allo scopo di creare una coscienza popolare rivoluzionaria. Qui, un anno dopo le battaglia contro i francesi, maturarono i fatti di “Sa Die de Sa Sardigna”: il 28 aprile 1794. Quel giorno, non potendone più degli arresti e delle provocazioni delle guardie del Viceré, il popolo si rivoltò e puntò armi e cannoni contro Castello. La battaglia fu intensa, con morti da ambo le parti, è finì con la conquista della piazzaforte e con lo “Scommiato”, cioè la cacciata da Cagliari dei Piemontesi che vennero imbarcati su navi dirette a Genova. Con questi eventi violenti il popolo sardo entrò nel vortice delle rivoluzioni della fine del 1700 e con la sua rivolta contro i Savoia divenne attore di primo piano nello stesso violento scenario storico per portò all’Indipendenza degli Stati Uniti di America con Giorgio Washington e al Terrore di Parigi con Robespierre. Il re di Sardegna si trovò all’improvviso dentro la Rivoluzione che stava agitando l’Europa; capì la situazione e accettò immediatamente le “5 domande”. Fu la prima pietra storica dell’edificio giuridico che in 150 anni avrebbe sancito l’Autonomia Speciale della Sardegna. In quella storia di rivoluzione e riscossa avvenne un triste fatto emblematico dell’insofferenza del popolo sardo. Due dei Commissari sardi, rappresentanti del movimento patriottico, che si erano recati a Torino e avevano concordato i termini della compartecipazione della Sardegna alla nuova gestione, il marchese della Planargia e Girolamo Pitzolo, accettarono dal re incarichi e privilegi personali, diventando di fatto collaborazionisti dell’apparato di controllo politico straniero. Furono cioè cooptati nel sistema di potere piemontese. Tale posizione era in netto contrasto con le idee più radicali di Autonomia rappresentate da Giovanni Maria Angioy. Ciò creò nei sardi, che si sentirono traditi, un forte risentimento che esplose in una rivolta sanguinosa con il massacro dei due, avvenuto a Cagliari nel luglio 1795.

Il sogno dell’autonomia coltivato dai sardi con “Sa Die de sa Sardigna del 1794” non fu facile da realizzare; dopo l’accettazione delle “5 domande” quel sogno fu represso da frustrazioni dolorose che andarono avanti per tutto il 1800. I sardi, per le doti guerriere che avevano dimostrato, erano diventati, per il re di Sardegna, un esercito di soldati professionisti, fedeli, coraggiosi e micidiali, da utilizzarsi in battaglia. Furono impiegati efficacemente a fianco dei Francesi contro i Russi in Crimea nel 1853-56. Subito dopo Napoleone III accettò di aiutare il regno Sardo nella Seconda guerra d’Indipendenza. Da allora i sardi rappresentarono il nerbo delle forze speciali in tutte le guerre che seguirono. Questo non fu dimenticato.

Fin dall’inizio del 1800, al centro dell’interesse, nella vita civile dei sardi, vi era sempre stata la rinascita dell’Isola, partendo dall’agricoltura. Il dibattito che ne era seguito in sede di governo aveva generato l’editto delle “chiudende”, nella convinzione che la distribuzione al popolo delle terre dei Salti o ademprivi, avrebbe favorito una nuova economia imprenditoriale.

Tale metodo di distribuzione del latifondo reale era stato sperimentato nel regno Unito con qualche successo. In Sardegna fu un fallimento, perché le terre finirono nelle mani dei più ricchi e i poveri rimasero senza pascoli e senza terra libera da coltivare, perché i salti vennero inglobati nel latifondo privato. L’uscita dalla mentalità feudale si rivelò difficilissima. Durante tutto il secolo vennero istituite diverse commissioni parlamentari che svolsero inchieste per trovare una soluzione alla cronica povertà dell’Isola. Nel 1897 venne approvata la prima legge speciale per la Sardegna. Ad essa seguirono le leggi speciali del 1902 e 1914. Alla fine si approdò alla legge nota come “Legge del Miliardo” con cui si disposero spese per l’esecuzione di opere pubbliche finalizzate ad ottenere una maggiore produzione e migliorare il tenore di vita della popolazione.

L’Italia neonata aveva continuato ad utilizzare i sardi in prima linea in tutte le guerre che seguirono. Da quelle in Africa a quelle in Europa. I sardi furono messi al centro del fronte di tutte le battaglie dell’Isonzo nella prima Guerra mondiale, e furono essi, con la Brigata Sassari, i temuti “diavoli rossi”, che protessero le truppe italiane in fuga dai cacciatori austriaci nella ritirata di Caporetto. Dai reduci di quella guerra nacque il Partito sardo d’Azione con un programma Autonomistico. L’Autonomia sarda non fu bene accetta dal Fascismo ma riprese vigore alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con la richiesta di introdurre in Costituzione il riconoscimento della Sardegna come regione ad Autonomia Speciale.

Il riconoscimento avvenne il 26 febbraio 1948, con la legge n. 3. I padri Costituenti che presentarono le motivazioni per la concessione dell’“Autonomia Speciale” alla Sardegna furono Emilio Lussu e Renzo Laconi. La sintesi delle motivazioni fu: «Povertà secolare per una storica sottomissione che ne ha impedito lo sviluppo economico».

I Costituenti Repubblicani tennero conto delle diverse istanze provenienti dalle regioni e optarono per concede ad alcune di esse l’Autonomia speciale, nel rispetto del principio di indivisibilità della Repubblica e della sussidiarietà tra le regioni.

Vennero riconosciute “Regioni a Statuto speciale” la Sicilia, la Sardegna, la Val d’Aosta, il Trentino alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia.

Le motivazioni erano basate su ragioni storiche, geografiche, economiche, per contenere spinte autonomistiche e per la tutela delle minoranze linguistiche.

Ai Consigli regionali delle regioni elencate venne riconosciuto potere legislativo con la possibilità di produrre leggi concorrenti con lo Stato. Fu altresì riconosciuta a tali regioni la competenza ad imporre tributi propri e la capacità di trattenere per i propri bisogni una percentuale del gettito fiscale di alcune imposte statali che poteva essere anche del cento per cento (per esempio sulla produzione e consumo di energia).

Ora questo privilegio, che fu concesso per necessità, è in pericolo.

Una trentina d’anni fa un nostro conterraneo sulcitano, rappresentante sardista, venne invitato ad una cena politica organizzata dal leghista Roberto Maroni in una città del Nord. In quella cena i leghisti vantarono la loro superiorità morale, economica e politica rispetto al Sud. Il nostro uomo prese la parola e rispose: «…evidentemente non sapete che se voi oggi esistete come popolo libero e ricco lo dovete a noi sardi che nel 1859, quando voi eravate l’estrema periferia dell’impero austro-ungarico, con le battaglie di Solferino, di San Martino e di Magenta, vi liberammo dall’oppressore e vi facemmo assaporare l’indipendenza; con la libertà conquistata da noi avete potuto diventare quello che oggi siete».

Questa fu la posizione del sardo quel giorno. Oggi è vecchio e continua a pensare allo stesso modo; non so se le nuove generazioni abbiano la stessa consapevolezza della nostra storia.