8 May, 2024
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«La chiusura dell’aeroporto militare di Decimomannu sarebbe un grave danno per l’economia dell’Isola». A dirlo è Edoardo Tocco, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia Sardegna.

Con il pericolo di una cessazione delle attività, sono in bilico oltre 1200 lavoratori tra militari e civili per oltre 40 milioni di euro di stipendi, con altri 800 dipendenti che ruotano attorno alle ditte esterne con un volume d’affari che si aggira sui 6 milioni di euro. Davvero un brutto colpo per l’hinterland cagliaritano. Edoardo Tocco ha presentato un’interrogazione urgente al presidente della Regione per scongiurare l’ulteriore mazzata all’occupazione in Sardegna.

«Ho già sollecitato un incontro con i responsabili della base. La preannunciata chiusura dell’Aeroporto Militare di Decimo scaturisce in conseguenza alla richiesta del presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru di una chiusura alle attività operative dei poligoni per 4 mesi anziché 2 così come previsto dagli accordi tecnici tra lo Stato Italiano e il Governo Tedesco – spiega Tocco – Una situazione assurda, visto che si mette in forte pericolo un universo lavorativo militare e civile di grande rilevanza per il basso Campidano.»

Non è un caso che si siano svolti i due consigli comunali di Decimomannu e Villasor con posizioni contrarie alla serrata dell’impianto. «Questa chiusura provocherebbe una devastante crisi economica nella zona e nella Sardegna con la beffa – aggiunge Tocco – che le buste paga verrebbero dirottate presso altre regioni italiane così come è successo con il distaccamento aeroportuale di Elmas». Nei giorni scorsi si è tenuto anche un summit tra i sindacati del personale civile ed il delegato nazionale della rappresentanza del personale militare per fare il punto della situazione. Chiara la posizione delle forze sindacali.

«Ci opponiamo decisamente alla eventuale chiusura e ai vari trasferimenti del personale fuori dalla Sardegna – rimarca Antonio Perra, coordinatore territoriale della Federazione Lavoratori pubblici e funzione pubblica -. E’ impensabile chiedere alle famiglie di andarsene dopo anni di lavoro e una vita radicata nel territorio. La riduzione delle buste paga, in un distretto già messo a dura prova da una devastante crisi economica e occupazionale, sarebbe insostenibile.»

«Vogliamo che la classe politica sia consapevole del disastro che si sta creando. Si deve intanto offrire una reale alternativa economica cercando di contrastare le posizioni ideologiche di una minoranza della società civile e politica con un’attenta analisi degli impatti negativi, dal punto di vista sociale ed economico, che potrebbero scaturire da un’eventuale chiusura dell’ aeroporto di Decimomannu.»

Edoardo Tocco invoca un ripensamento della Regione: «La Maddalena e lo smembramento dell’Aeroporto militare di Elmas insegnano che senza un progetto economico alternativo è da incoscienti parlare di chiusura – conclude l’esponente degli azzurri -. E’ auspicabile una rivalutazione della posizione del Presidente della Regione anche alla luce del potenziale umano e tecnico che l’aeroporto possiede. Ci batteremo affinché Stato, Regione e Governo Tedesco rivedano le loro posizioni scongiurando la chiusura».

Il presidente della Regione Francesco Pigliaru è stato designato alla guida della Commissione ENVE del Comitato delle Regioni a Bruxelles, rinnovato per il mandato 2015-2020. Le nuove commissioni, sei in totale, si sono insediate ieri mattina, procedendo all’elezione dei presidenti.
Al centro dei lavori della Commissione ENVE sono le politiche energetiche e quelle ambientali. Per la Sardegna, che ne aveva avuto la guida anche nella precedente legislatura con il presidente Ugo Cappellacci, è una conferma. Nel suo primo intervento davanti ai componenti della ENVE, il nuovo presidente ha sottolineato quanto sia importante, trattando gli argomenti di competenza della commissione, raggiungere la sostenibilità nei processi di crescita delle regioni, anche in una situazione come quella attuale caratterizzata da grandi divari di sviluppo e di benessere.
«La Sardegna – ha spiegato Francesco Pigliaru – più di altre regioni è consapevole di quanto una buona gestione dell’ambiente sia determinante anche dal punto di vista economico e di come la qualità ambientale sia un vero fattore di sviluppo.»
Per quanto riguarda il fronte delle politiche energetiche, il presidente ha evidenziato la necessità di affrontare con grande attenzione il tema delle rinnovabili: «Sono certamente il futuro, ma bisogna mettere ordine e individuare le migliori soluzioni per generare localmente gran parte dell’energia che realmente serve per soddisfare i fabbisogni del territorio. Dobbiamo essere attivi per favorire una normativa europea in grado di offrire maggiori certezze. Lavoreremo in questa direzione con le autorità locali e regionali e a stretto contatto con tutte le istituzioni europee».
Dopo aver comunicato gli incarichi per i rappresentanti dei gruppi politici, il presidente ha illustrato il calendario dei lavori dei prossimi mesi. All’impegno in ENVE, Francesco Pigliaru aggiunge un altro incarico: è stato infatti scelto tra i componenti della sottocommissione ARLEM, che nell’ambito del Comitato delle Regioni si occupa delle politiche euromediterranee. In questi giorni a Bruxelles, infine, il presidente Pigliaru ha partecipato alle sedute in convocazione plenaria del CdR, a quello del gruppo politico PES di cui fa parte, e alle riunioni della delegazione italiana.
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Il ministero della Salute ha riconosciuto le proprietà terapeutiche dell’acqua minerale denominata Coquaddus che sgorga da due pozzi nell’ambito dell’omonimo permesso di ricerca sito nel comune di Sant’Antioco per la balneo-fangoterapia nel trattamento delle malattie artroreumatiche e per la balneoterapia nella cura delle malattie dermatologiche e delle patologie vascolari periferiche.

L’importante risultato è stato reso noto questa mattina da Ninetto Deriu, l’imprenditore che ha proposto la realizzazione di un centro termale nell’isola di Sant’Antioco per lo sfruttamento di queste acque, nel corso di una conferenza stampa convocata nella sala riunioni dello stabilimento Port.Al., ex Ila, di Portovesme.

La società titolare – si legge nel decreto del ministero della Salute, pena la revoca dello stesso, è tenuta a far pervenire al ministero della Salute – Direzione generale della prevenzione sanitaria, al termine dei primi due anni di attività, una sperimentazione clinica controllata, rigorosamente disegnata, eseguita secondo protocolli specifici, atta a valutare l’efficacia clinica del trattamento nelle indicazioni proposte. La relazione clinica sarà sottoposta alle valutazioni del Consiglio Superiore di Sanità perché verifichi se sussistono le condizioni per il mantenimento del riconoscimento.

«Il decreto ministeriale – ha spiegato Ninetto Deriu in una breve nota stampa presentata ai giornalisti, ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali e del movimento artigiani e commercianti incontrati anche prima della conferenza stampa – è fondamentale per la realizzazione dell’iniziativa imprenditoriale, visto che sgombera il campo dai dubbi sulle effettive proprietà terapeutiche dell’acqua termale di Coquaddus. A questo punto, la realizzazione della struttura, che comporterà un investimento di 20 milioni di euro, è legata al rilascio delle concessioni urbanistiche.»

Il complesso, che nei piani progettuali prevede l’impiego di 120 dipendenti fissi e un indotto stimato in altri 180 occupati, sarebbe il primo centro termale costiero della Sardegna ed uno dei pochissimi in Italia.

«Ora ci attendiamo che la Regione acceleri l’iter autorizzativo per il rilascio della concessione urbanistica», ha detto Ninetto Deriu che è anche amministratore unico della Reno srl.

Gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione del progetto, considerato che oggi i terreni interessati sono classificati come agricoli, sono legati ad una deroga, attraverso un’intesa, per superare i vincoli rigidissimi posti dal Piano Paesaggistico Regionale.

Lo strumento dell’intesa (già utilizzato in altre aree della Sardegna) è stato proposto alla Giunta regionale ma, al di là della disponibilità di massima di alcuni assessori regionali (l’assessore dell’Urbanistica ed Enti locali, Cristiano Erriu, si è dichiarato disponibile ad esaminare il progetto e la richiesta di intesa nel corso del convegno svoltosi il 17 aprile dello scorso anno alla Grande Miniera di Serbariu ed ha poi partecipato ad un sopralluogo nel sito interessato, con il sindaco di Sant’Antioco, Mario Corongiu, il coordinatore del Piano Sulcis, Tore Cherchi, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e l’imprenditore), non c’è stato finora alcun pronunciamento ufficiale da parte del presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru.

Nel corso della conferenza stampa Ninetto Deriu ha spiegato che, su sollecitazione del governatore Pigliaru, i tecnici hanno arretrato l’area di insediamento delle strutture da 150 a 300 metri dal mare, ma di non poter andare oltre per la conformazione del terreno, perché oltre questa distanza si perderebbe la vista a mare e quindi le potenzialità di accoglimento della proposta da parte dell’utenza. Nonostante questa modifica, ad oggi il presidente Pigliaru non si è pronunciato.

«Attendiamo il pronunciamento del presidente Pigliaru – ha detto Roberto Puddu, segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente – perché il territorio non può lasciarsi sfuggire un’opportunità occupazionale e di sviluppo di questo genere. Siamo favorevoli alla realizzazione di questo progetto e non solo, posso dire che, per rilanciare questo territorio, auspichiamo che i progetti come questo nel territorio siano almeno una trentina.»

Ninetto Deriu ha spiegato che non esiste la possibilità di una speculazione edilizia, paventata da alcuni, con un’eventuale successiva modifica della destinazione d’uso, perché c’è l’impegno assunto davanti ad un notaio sulla destinazione definitiva e non solo per 99 anni, come ipotizzato in un primo momento, delle strutture ad attività di centro termale e ancora che non si tratta di un progetto destinato esclusivamente ad un’utenza dalle elevate disponibilità economiche, perché il centro termale potrà essere frequentato anche da coloro che non sceglieranno di risiedere nelle strutture alberghiere del complesso, per scelta o per minori disponibilità economiche, raggiungendo lo stesso con mezzi propri o con i mezzi di trasporto messi a disposizione dall’organizzazione che effettuerà il servizio di bus navetta da Sant’Antioco.

Roberto Puddu ha concluso sottolineando che il progetto ha partecipato al concorso internazionale 99ideas del Piano Sulcis, classificandosi nelle prime dieci posizioni ed è inserito nell’ordine del giorno di un incontro già convocato dalla Giunta regionale che dovrebbe svolgersi a breve.

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Dopo le tappe cagliaritane, sono partiti oggi con Nuoro i primi incontri pubblici sui territori in cui la Giunta Pigliaru ha iniziato a presentare le misure di intervento per sconfiggere la Peste suina africana (Psa) in Sardegna. Il direttore generale della Presidenza della Regione e responsabile dell’Unità di progetto per l’eradicazione della Psa, Alessandro De Martini, ha aperto i lavori dell’incontro “La peste suina africana si può sconfiggere”, in cui è stato illustrato il nuovo programma di lotta all’epidemia che affligge gli allevamenti sardi da 37 anni. De Martini ha portato i saluti del Presidente Pigliaru e spiegato la forte volontà della Giunta nel voler cancellare la malattia dall’isola. «La presenza della Psa – ha spiegato il responsabile dell’Unità di progetto – ha depresso il settore suinicolo regionale, portando la Sardegna ad essere un grande importatore. Debellare l’epidemia vuol dire quindi aprire numerose occasioni di forte sviluppo per l’economia agroalimentare sarda, che tanto può costruire nei mercati dell’export».
All’iniziativa sono intervenuti gli assessori della Sanità e dell’Agricoltura, Luigi Arru ed Elisabetta Falchi, il capo di gabinetto dell’assessorato della Sanità, Gianni Salis, la veterinaria del servizio zootecnico dell’agenzia regionale LAORE, Daniela Sardo (in sostituzione del direttore generale dell’Agricoltura, Sebastiano Piredda), e il funzionario dell’assessorato dell’Ambiente, Davide Brugnone. Hanno poi preso la parola il consulente dell’Unità di progetto e professore di Sanità animale dell’università di Madrid, Josè Manuel Sànchez-Vizcaino, e il componente della direzione generale della Sanità della Commissione europea, Alberto Laddomada. Olivia Bessi, del ministero della Salute, ha seguito gli interventi in collegamento Skype da Roma, augurando un buon lavoro e una buona riuscita all’Unità di progetto. Numerosi sono poi stati gli interventi dal pubblico.
«Come Regione puntiamo sull’agroalimentare di qualità, che possiamo raggiungere garantendo il benessere dei nostri animali». Così l’assessore Falchi che ha aggiunto: «Dobbiamo lavorare sull’emersione dei soggetti che praticano l’allevamento con animali non regolari. Per questo abbiamo iniziato a costruire percorsi che favoriscono tale passaggio: partiamo con il benessere animale per il suino, simile a quello già esistente per gli ovini. Si tratta di una misura completamente nuova, che sarà operativa nel momento in cui giungerà da Bruxelles il via libera».
Sempre la titolare dell’Agricoltura ha spiegato che per il futuro gli «allevatori dovranno tenere gli animali confinati e seguirli con regimi alimentari particolari». La Regione farà la sua parte destinando, per iniziare, 10 milioni di euro per la costruzione dei recinti che verranno finanziati sempre con il via libera della Commissione europea sul benessere animale. «Intanto – ha concluso Elisabetta Falchi – continuiamo con il percorso, già avviato, di formazione e informazione nei territori per far capire le opportunità positive che può portare a tutta l’economia delle campagne sarde l’eradicazione della Psa, perché allevare in biosicurezza non è impossibile. Le carni suine o il maialetto sardo hanno una storia che si può vendere in tutto il mondo, dobbiamo crederci e dobbiamo lavorare per raggiungere l’obiettivo sfruttando anche il nuovo Marchio qualità su cui stiamo lavorando per definire i disciplinari».
L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha ringraziato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per l’apertura di credito e per la fiducia data alla Sardegna, che fino a pochi mesi fa rischiava il commissariamento per i pessimi risultati e la cattiva gestione delle politiche di eradicazione della Psa collezionati nel passato.
«L’incontro di oggi è il primo passo di una serie di iniziative che terremo sui territori – ha detto l’esponente della Giunta Pigliaru – io, l’intero esecutivo, tutti noi, ci stiamo mettendo la faccia perché la Sardegna deve dare una risposta di credibilità al governo e all’Unione europea. Si tratta di un impegno di mandato che portiamo avanti insieme agli assessorati dell’Agricoltura, dell’Ambiente e al Presidente Pigliaru. Fino a oggi purtroppo abbiamo fatto l’errore di litigare fra noi, di dividerci e di perderci per strada. Da adesso in poi cambiamo strada: confrontiamoci, bisticciamo, ma poi andiamo avanti verso l’obiettivo.»
L’assessore della Sanità ha poi concluso con un invito alla collaborazione fra politica, di maggioranza o opposizione, fra gli allevatori e i veterinari. «Se perdiamo questa battaglia – ha ribadito Arru – la Sardegna sarà commissariata e ci penserà il governo o l’Europa a gestire il problema. Da oggi in poi quindi diamoci del “noi” e tutti assieme puntiamo verso il traguardo».
Un intervento carico di ottimismo e responsabilità quello di Josè Manuel Sànchez-Vizcaino. «È la prima volta che trovo una vera volontà per eradicare la Psa in Sardegna – ha osservato il consulente dell’Unità di progetto -. Non esiste una ricetta unica per debellare l’epidemia, ma esiste una soluzione per ogni luogo e questa è la prima volta che si prepara una ricetta pensando alla Sardegna». I risultati, ha aggiunto Vizcaino, si possono raggiungere solo con una «forte collaborazione fra allevatori e veterinari, perché altrimenti anche la tecnologia più avanzata non sarà sufficiente per sconfiggere la malattia».

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Leggi più semplici e un sistema amministrativo chiaro e trasparente per fare in modo che la Regione, col suo operato, contribuisca a ridurre le occasioni di contenzioso fra cittadini e pubblica amministrazione. E poi, comunicazione trasparente, legittimità nell’operare e un leale rapporto con privati e imprese per un miglior funzionamento del sistema. L’ha detto il vicepresidente della Regione, Raffaele Paci, partecipando a Cagliari all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar, il Tribunale amministrativo regionale.
«L’alto tasso di litigiosità che genera una forte inefficienza nel sistema deve rappresentare uno stimolo affinché la Regione si adoperi, attraverso il miglioramento del suo operato, per una riduzione del contenzioso, in modo da garantire allo stesso tempo il rispetto formale della legge ma anche la soddisfazione dell’interesse pubblico, delle esigenze dei cittadini e del funzionamento efficiente del sistema – ha detto Paci portando il saluto del presidente Francesco Pigliaru, impegnato a Bruxelles -. Una prima e chiara linea che la Regione deve perseguire è quella della legittimità della sua azione amministrativa che tuttavia non è sufficiente se non accompagnata da un leale rapporto con cittadini e impresa. La trasparenza nella comunicazione con il cittadino è un elemento in grado di creare fiducia e dunque di ridurre potenzialmente il contenzioso: quando è chiaro il processo decisionale e le motivazioni alla base del provvedimento finale, c’è quanto meno una minore tendenza a rivolgersi al giudice per contestare l’azione amministrativa.»
Secondo il vicepresidente della Regione, «l’azione amministrativa della Regione deve essere improntata alla legittimità non solo per evitare un possibile contenzioso ma per un fine è un interesse più alto, che è quello della legalità e della soddisfazione dell’interesse pubblico, che deve incidere sul cittadino nella maniera più lieve e meno invasiva possibile e con il minor sacrificio per lo stesso».

Raffaele Paci ha poi sottolineato la necessità che la Regione, nell’interesse generale, lavori a una indispensabile semplificazione amministrativa e legislativa, creando così «un rapporto di fiducia tra cittadino e impresa da una parte e pubblica amministrazione dall’altra. Un procedimento chiaro, semplice e trasparente, senza trappole e inganni, riduce gli errori degli utenti, rende chiara la decisione è il suo fondamento riducendo contenzioso e litigiosità», a partire da leggi “chiare e di facile attuazione” per garantire ai cittadini trasparenza e semplificazione della Regione, condizioni indispensabili per ridurre i contenziosi.

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Il consigliere regionale Gianluigi Rubiu, capogruppo Udc. ha preso posizione in merito alla legge regionale sulle emergenze sociali.

«Il bilancio della Regione – denuncia Rubiu – assegna sempre meno stanziamenti per le persone svantaggiate. Una decisione che si stenta a comprendere, perché diverse famiglie isolane si trovano in condizioni di forte disagio per l’assistenza agli anziani e disabili. C’è poi una legge regionale che consentirebbe di aggirare le rigidità per l’accesso ai finanziamenti per la non autosufficienza. Occorre intervenire da subito per dare un supporto a tantissimi nuclei familiari e all’universo degli assistenti, che provvedono alla cura di chi soffre particolari difficoltà, perché le condizioni economiche, in moltissimi casi, sono insufficienti per sorreggere le cure previste.»

C’è anche un altro nodo sul welfare isolano e la denuncia è arrivata mediante una lettera urgente di Salvatore Usala – che da anni combatte contro la Sla, conducendo una battaglia attraverso il Comitato 16 novembre – al presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, e all’assessore della Sanità, Luigi Arru.

«Nella manovra finanziaria – sottolinea Rubiu – si registra un forte decremento degli stanziamenti per la non autosufficienza e per le persone svantaggiate e sono stati quindi disattesi, gli impegni presi dall’esecutivo in un summit con le associazioni impegnate nel terzo settore, senza che sia stato avviato l’iter per il pagamento delle somme ai Comuni e per gli altri progetti socio assistenziali. L’auspicio è che si possa correggere la manovra con l’approvazione degli emendamenti in aula volti all’adeguamento dei finanziamenti, per garantire uno stile di vita dignitoso a chi combatte ogni giorno con gravi difficoltà.»

CNA Sarda e Confartigianato Imprese Sardegna hanno scritto al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, per chiedere un incontro urgente sulla crisi dell’edilizia, settore che, da troppo tempo, versa in uno stato di crisi incidendo profondamente su tantissimi altri settori.

«La ripresa del comparto – scrivono le due più importanti associazioni degli artigiani della Sardegna – è un elemento imprescindibile per il rilancio dell’economia e dell’occupazione e abbiamo urgenza di confrontarci con il Presidente per conoscere quali azioni concrete la Giunta intende porre in essere per il comparto.»

Gli artigiani ricordano come il“sistema casa”, ovvero imprese delle costruzioni, impiantistica, i produttori di infissi e di mobili, arrivi a pesare oltre il 75% nel panorama delle imprese artigiane sarde. A questo si devono aggiungere i trasporti, i professionisti della progettazione e il commercio.

Confartigianato e CNA sottolineano come circa 37 mila dei 72 mila occupati persi in Sardegna tra il 2008 e il 2014 facessero riferimento al settore delle costruzioni allargato, equivalente a quasi il 50% della perdita occupazionale complessiva. Nonostante la crisi l’intera filiera delle costruzioni, l’edilizia in senso stretto e il mercato immobiliare, rappresenta oggi circa 6 miliardi di euro di volume d’affari, un impatto economico pari a circa il 20,6% del valore aggiunto dell’economia isolana.

Le due associazioni di categoria, infine, hanno rammentato come dalle ultime rilevazioni di Movimprese-Unioncamere, dal 2009 a oggi abbia chiuso definitivamente il 12,2% delle imprese artigiane ovvero 5.178 aziende.

Non si placano le polemiche sul nuovo Piano di dimensionamento della scuola 2015-2016 proposto dall’assessore della Pubblica istruzione Claudia Firino e approvato dalla Giunta nella seduta di venerdì. Per la Giunta si tratta del primo passo di un percorso che mira ad incrementare la qualità dell’offerta scolastica, il Piano è il frutto di un percorso lungamente concordato con i territori e gli amministratori. Si tratta dell’inizio del grande piano di investimenti della Giunta regionale sulla scuola cominciato con Iscol@, che prosegue con l’intervento sul fenomeno negativo delle pluriclassi, dove gli studenti si trovano ad affrontare un percorso didattico necessariamente non adeguato, condividendo l’anno scolastico con altri ragazzi di differente età. Seguiranno a brevissimo gli investimenti contro la dispersione scolastica e per il miglioramento dell’offerta formativa e delle competenze.

«E’ un avvio morbido che riguarda le scuole esclusivamente con pluriclassi che consideriamo più a rischio per i nostri ragazzi. Parliamo di appena 29 istituti su 1580, ovvero appena l’1,8% dei punti di erogazione del servizio»,  ha detto il presidente Francesco Pigliaru spiegando che i ragazzi che lasceranno le scuole del loro paese per frequentare quelle di centri vicini in classi regolari, avranno a disposizione tutti i servizi, a cominciare dagli scuolabus.

«La scuola sarda è malata, ed è il sistema che non funziona, visto il record di dispersione. Siamo qui per provare a curarla e non lo facciamo in un’ottica di risparmio, al contrario. Non tagliamo certo sulla scuola – ha aggiunto il presidente della Regione -. Al contrario, investiamo su una migliore qualità dell’istruzione intervenendo sulle pluriclassi, che sono una delle cause alla base della dispersione. È un lavoro che abbiamo portato avanti, in questi mesi, in un’ottica di condivisione con i territori. Ci rendiamo conto che stiamo attuando un cambiamento e che passare da ciò che è conosciuto a ciò che è nuovo implica una certa difficoltà. Ma siamo profondamente convinti dell’importanza di questo percorso: dobbiamo trovare il coraggio collettivo di cambiare. E lo facciamo chiedendo a ogni singolo territorio di scommettere su un nuovo progetto di sviluppo, proprio a partire dalla scuola. Vogliamo permettere ai nostri ragazzi di mettersi al livello dei migliori. È dovere di tutti noi dar loro questa opportunità.»

«Abbiamo aperto le interlocuzioni sul piano di dimensionamento da ottobre, dando a tutti la possibilità di proporre la soluzione che ritenevano più confacente per migliorare l’offerta scolastica. Alcuni comuni l’hanno fatto, approfittando dell’opportunità, consapevoli dell’esigenza di evitare le pluriclassi e di organizzarsi in forma cooperativa per formare nuove scuole territoriali – ha dichiarato l’assessore Claudia Firino -. Noi interveniamo sostenendo i comuni per il trasporto, acquistando 40 nuovi scuolabus e partecipando alle spese, programmando i fondi contro la dispersione e per l’accrescimento delle competenze dei ragazzi», ha aggiunto l’assessore della Pubblica Istruzione specificando che il Piano ha agito su scuole che avevano esclusivamente pluriclassi e non si trovano oltre i 12 km di distanza da altre scuole, tenendo anche conto delle condizioni delle strade e di altre eventuali difficoltà di spostamento.

L’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha spiegato che il dimensionamento è stato costruito anche avendo presente il processo di riordino delle autonomie locali basato sulla cooperazione intercomunale. «La Giunta persegue la qualità dell’istruzione attraverso la razionalizzazione del sistema. Non tagli dunque, ma il rafforzamento della qualità dell’offerta. Forniamo il trasporto agli studenti e compensiamo la chiusura delle pluriclassi e i potenziali disagi di chi era abituato a una scuola di livello inadeguato», ha dichiarato Erriu ricordando che la Regione crea così le condizioni perché il diritto allo studio sia organizzato in maniera efficiente nei territori.

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E’ un’iniziativa destinata a far discutere quella messa in atto da un gruppo di artigiani e commercianti di Teulada con la sistemazione di uno striscione davanti all’ingresso della base militare di Sa Portedda, che riporta la scritta “Teulada dà il benvenuto ai militari”.

L’iniziativa arriva in una fase particolarmente delicata del confronto tra oppositori e sostenitori della presenza militare in Sardegna e, nello specifico, nel territorio del comune di Teulada.

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru e il sottosegretario di Stato della Difesa, Domenico Rossi, hanno firmato recentemente l’accordo per l’avvio del tavolo di confronto istituzionale tra regione Sardegna e ministero della Difesa, sulle servitù militari e, fra l’altro, hanno concordato che sussistono tutte le condizioni per l’avvio di un tavolo di confronto istituzionale volto a valutare, in coerenza con le linee programmatiche del ministro della Difesa e con le risoluzioni parlamentari e consiliari, la percorribilità dell’avvio del processo di graduale dismissione di parte dei poligoni e l’individuazione di misure di riequilibrio e di armonizzazione, in termini di riduzione quantitativa e qualitativa dell’incidenza delle attività militari. Un percorso da avviare con tempi certi e modalità definite. Con riferimento alle esigenze di armonizzazione e mitigazione, quelle più evidenti sono riconducibili alla riduzione dell’estensione dei poligoni, del Demanio militare e delle aree soggette a Servitù militari e le connesse occupazioni temporanee, alla tutela ambientale e della salute nei poligoni, alla riconversione delle attività svolte nei poligoni, all’impatto della presenza militare sulle prospettive di sviluppo dei territori, al riavvio dei processi di dismissione dei beni militari in applicazione dell’articolo 14 dello Statuto sardo, a partire dagli accordi del 2006 e 2007.

 

 

Si è svolto ieri sera il confronto fra il presidente della Regione Francesco Pigliaru, gli assessori dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda e degli Enti locali Cristiano Erriu con i sindacati confederali e i sindacati degli edili. L’obiettivo dell’incontro è riuscire a incrociare domanda e offerta di lavoro nel settore dell’edilizia per creare nuova occupazione e garantire il rientro nel mondo del lavoro a chi l’ha perso.
In sostanza è stato istituzionalizzato il tavolo fra Anas, sindacati, imprese, servizi territoriali del lavoro e Comuni per favorire un processo di matching fra imprese che si aggiudicano gli appalti di opere pubbliche in Sardegna, rendendole consapevoli di quale sia l’offerta di lavoro e la qualità dell’offerta di operai e tecnici specializzati che magari sono stati espulsi da un’altra impresa e possono essere riassunti da chi vince un altro appalto. Si è poi aperto un tavolo di verifica sulla normativa europea e italiana sugli appalti per verificare come sviluppare al massimo l’inserimento nei bandi di norme ambientali e sociali.

«Stiamo continuando il confronto con i sindacati, un confronto proficuo per ottimizzare il rapporto fra domanda e offerta di lavoro legata al sistema delle opere pubbliche in modo da massimizzare la creazione di nuovi posti di lavoro e allo stesso tempo il ricollocamento di lavoratori del settore edilizio espulsi dal mercato del lavoro – ha detto il presidente della Regione, Francesco Pigliaru – Si procederà ora a una verifica dell’impianto normativo in modo da eliminare tutte le rigidità che di fatto impediscono una ricaduta in termini di ricchezza e di lavoro dei grandi investimenti infrastrutturali che la Regione realizza nel proprio territorio.» I

Il presidente ha poi ricordato il mutuo infrastrutture da 700 milioni inserito nella manovra finanziaria che si articola su quattro direttive: il settore viario, la mitigazione del rischio idrogeologico, il multisettoriale – per esempio le dighe – e l’intervento idrico-fognario-depurativo.

«Nei primi otto mesi di governo abbiamo trasferito al sistema degli enti locali e dunque delle piccole imprese edili un ammontare complessivo di 60 milioni di euro – ha ricordato l’assessore Maninchedda -. Abbiamo bandito il famoso Bando multilinea, quello delle cantierabili che certamente ha dei limiti per ciò che riguarda la non selettività degli interventi ma che ha anche il grande merito di aprire 101 cantieri in Sardegna per un ammontare di 70 milioni, cantieri che partono immediatamente visto che le opere vanno tutte consegnate entro il 30 settembre di quest’anno. Stiamo favorendo gli interventi di Area, l’agenzia per l’edilizia abitativa della Sardegna, a breve la Regione varerà un piano da 20 milioni, e stiamo sostenendo un sistema delle manutenzioni che è un universo di appalti piccoli particolarmente appetibile per le imprese sarde che non hanno grande capitalizzazione. Questo è quello che stiamo facendo, ed è sotto gli occhi di tutti – ha concluso l’assessore dei Lavori pubblici -. Ora i Comuni devono programmare autonomamente i propri interventi per le piccole opere pubbliche in modo da non dipendere dallo stanziamento regionale ma da poter programmare sulla base delle proprie risorse, contando però su un fondo che la Regione mette a disposizione.»
Semplificazione e snellimento burocratico, meccanismi di premialità che consentano di immettere nuove risorse per il rilancio dell’edilizia insieme a quelle destinate alla valorizzazione dei centri storici e alla riqualificazione urbana delle periferie, valorizzazione delle competenze e delle professionalità, impegno a definire in tempi brevi una architettura di pianificazione che trovi il punto di incontro fra tutela ambientale e le esigenze di sviluppo economico e occupazionale. Queste sono, per l’assessore Cristiano Erriu, priorità è urgenze nel settore edilizio.

«Oggi c’è stata una sostanziale condivisione delle diverse strategie di attacco che abbiamo discusso con i sindacati – ha detto Erriu – Abbiamo parlato di grandi opere infrastrutturali e di opere pubbliche locali. Noi ci impegniamo a monitorare un settore in profonda crisi, 30mila occupati in meno, puntando a una crescita qualificata, organica, equilibrata nei territori. Continueremo a ragionare coi sindacati – ha concluso l’assessore degli Enti locali – sugli strumenti ottimali, il miglioramento di quelli esistenti e sulle condizioni finanziarie e gli strumenti per poter realizzare gli obiettivi concordati.»