19 May, 2024
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Dipartimento di Scienze botaniche copia

Il recente aumento della tassa per il diritto allo studio, che passa da 62 a 140 €, è l’occasione per fare un’analisi della situazione del diritto allo studio universitario in Sardegna.
La motivazione addotta in merito a tale aumento da parte dell’assessore Claudia Firino e del presidente Francesco Pigliaru è l’adeguamento alla normativa nazionale, precisamente il D.Lgs 68/2012, la cui applicazione era sospesa da due anni e non poteva più essere prorogata a nome di una cosiddetta equità nazionale. Peccato che nel caso dei DSU dell’equità nazionale ci si faccia scudo solo quando si tratta di chiedere soldi in più agli studenti, che per pagarsi gli studi devono o dividersi tra lavoro e università o fare affidamento sulle proprie famiglie, già gravate dai costi che la crisi scarica su di esse.
Infatti l’equità nazionale non vale quando si tratta di equiparare le borse di studio alle soglie minime così come stabilite nel DPCM 390/2001 e aggiornate nel DPCM 553/2014.

Questa è la situazione oggi in Sardegna:

Confronto degli importi delle borse di studio in Sardegna rispetto alla soglia minima nazionale

Status

Importo max regionale

Importo minimo nazionale

Fuori sede

€ 3.770,00

€ 5.108,14

Pendolare

€ 2.130,00

€ 2.816,04

In sede

€ 1.456,00

€ 1.925,37

Un’altra giustificazione data a quest’aumento è il fatto che con essa sarà possibile finanziare 600 borse di studio per il prossimo anno accademico. Scaricare sugli stessi studenti il finanziamento del diritto allo studio è una mossa che ribalta completamente i dettami della Costituzione che dice chiaramente che è compito della repubblica intervenire con borse di studio e quant’altro sia necessario per far si che i capaci e meritevoli pur se privi di mezzi possano raggiungere i gradi più alti di studio. Non rispettare questo dettame significa prendere la rotta di una formazione universitaria elitaria, destinata ai soli che se la possono economicamente permettere.
A questo si aggiunga un’altra nota negativa riguardo le modalità con cui questo incremento è stato apportato: averlo fatto ad anno accademico inoltrato non ha consentito di provvedere ad un suo scaglionamento in fascie di reddito come previsto dalla norma nazionale.
Ulteriori preoccupazioni desta il bilancio 2015 presentato dall’assessore alla programmazione che mostra come sul campo dei DSU non ci sia per ora la volontà da parte della giunta di affrontare in maniera seria quello che puntualmente di anno in anno si presenta come un grave problema, ovvero la non totale copertura delle borse di studio, che producono quella categoria di studenti noti come “idonei non beneficiari”: studenti che hanno i requisiti di reddito e di merito per ottenere la borsa, ma che per una mancata copertura finanziaria non riceveranno un euro. Si tratta di studenti che difficilmente saranno in grado di proseguire il proprio percorso universitario.

Quest’anno a ottobre si è raggiunto un record negativo: i fondi stanziati non arrivavano a garantire la borsa nemmeno alla metà degli aventi diritto; fatto deplorevole che è stato mitigato con uno stanziamento regionale straordinario di due milioni e da altri fondi extra messi dall’ERSU e dall’ateneo di Cagliari fino ad arrivare ad una copertura del 71%.
I fondi messi a bilancio per il 2015 per le borse di studio sono 5 milioni di euro, cifra esigua, specie se confrontati coi 17 milioni che pioveranno sulle scuole private. Questo stanziamento non consentirà la totale copertura delle borse di studio per l’ennesimo anno, condannando migliaia di studenti sardi a non poter proseguire serenamente il proprio percorso di studi, o ancora peggio a non poterlo nemmeno iniziare dato che l’incidenza degli idonei non beneficiari è maggiore tra le matricole che fanno richiesta di tale servizio all’ERSU.
La stessa esistenza degli idonei non beneficiari è vergognosa: serve un impegno preciso e immediato da parte dell’amministrazione regionale affinché si eviti ora e in futuro il presentarsi di questa evenienza, stanziando i fondi necessari per garantire il 100% di idonei beneficiari con gli importi minimi previsti dalla normativa nazionale.
Sempre in tema di DSU bisogna constatare come sia precaria per gli studenti anche la residenzialità: a Cagliari a fronte di oltre 15mila studenti fuori sede esistono appena 725 posti letto nelle case dello studente, lasciandoli in balia del caro affitti, spesso e volentieri senza contratto, e non esiste ad ora una vera politica di interventi che possa risolvere anche questa criticità.
In tal senso sarebbe auspicabile valutare la conversione dell’ormai ex-carcere di Viale Buoncammino in campus universitario, data anche la posizione baricentrica tra le facoltà di Ingegneria, del polo umanistico in località Sa Duchessa e di quello economico politico giuridico di Viale Fra Ignazio.
Un tema delicato come quello degli studi universitari, in una regione dove le iscrizioni all’università calano di anno in anno e in cui politiche scorrette come queste non fanno altro che allontanare i giovani da una formazione avanzata, meriterebbe di essere affrontato con la stessa tenacia con cui ce ne si è fatti baluardo durante la campagna elettorale, consapevoli che questo settore rappresenta una delle leve in grado di risollevare la Sardegna dalla crisi sociale e culturale in cui riversa.

Roberto Vacca

Partito della Rifondazione Comunista
Segreteria regionale Sardegna

La Giunta regionale i opponga alla legge di stabilità e contesti il pagamento del bollo auto per i veicoli che hanno dai venti ai trent’anni dalla data di produzione. E’ l’invito avanzato dai consiglieri regionali di Forza Italia (primo firmatario Edoardo Tocco) contenuto in un’interrogazione presentata in Consiglio regionale e rivolta al presidente Pigliaru e all’assessore del Turismo, Francesco Morandi. Gli esponenti dell’opposizione, nel ricordare le disposizioni del provvedimento pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 29 dicembre 2014, evidenziano i danni che la loro applicazione comporterebbe nel settore delle cosiddette “auto d’epoca”.

Fino allo scorso mese, infatti, tutti i veicoli (auto e moto) con più di venti anni dalla data di produzione erano esentati dal bollo, beneficio che è decaduto con l’entrata in vigore della legge di Stabilità e che – a giudizio di Edoardo Tocco e dei consiglieri di Forza Italia – rischia di compromettere la sopravvivenza delle numerose associazioni che operano in Sardegna, nonché le attività  delle officine, delle autocarrozzerie, dei ricambisti e dei piccoli artigiani.

Una convocazione immediata a Roma di una seduta del Consiglio regionale con all’ordine del giorno la “Vertenza Alcoa”, al fine di capire qual è lo stato della trattativa di cessione dello smelter di Portovesme tra la multinazionale americana e la Glencore, unica azienda interessata all’acquisizione della fabbrica chiusa dal 2013. E’ la richiesta avanzata da Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia Sardegna.

«È inaccettabile che gli operai, ormai licenziati da un mese – spiega Locci -, debbano aspettare fiduciosi e in silenzio notizie sul proprio futuro lavorativo. Forse non è chiaro ai “manovratori” che gli ammortizzatori sono agli sgoccioli e che la pazienza ha un limite. Non possiamo attendere a braccia conserte – a maggior ragione oggi che le maestranze sono state licenziate – l’esito della trattativa. Che, è bene sottolinearlo, non è detto vada a buon fine.»

«Forse è il caso che si inauguri una nuova stagione di mobilitazione per fare in modo che il Governo si spenda con tutti i mezzi a sua disposizione affinché la vendita dell’impianto si concretizzi e gli operai possano realmente sperare nel ritorno al lavoro. Ecco perché è indispensabile convocare la massima assemblea dei sardi a Roma così come si fece in passato, con buona pace di Francesco Pigliaru che vorrebbe le tute blu in silenzio e in disparte. Anche perché non c’è alcuna certezza sul riavvio dello stabilimento. L’unica consapevolezza – conclude Ignazio Locci – è che Alcoa non ha alcuna intenzione di riaccendere i motori dello smelter.»

Alcoa al Sant'Elia copia

Elezione senza sorprese, questa sera, in Consiglio regionale, dei tre delegati della Sardegna per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Gli eletti sono il governatore Francesco Pigliaru, il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, e il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis.

La seduta si è aperta sotto la presidenza di Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente dell’Assemblea ha messo in discussione il primo punto all’ordine del giorno: la mozione n. 58 “sulla richiesta di una moratoria internazionale sull’attività venatoria verso i turdidi maggiori”.

Modesto Fenu (Zona Franca), primo firmatario del documento, ha annunciato il ritiro della mozione. «La questione è ormai superata – ha detto – il 20 gennaio il Governo italiano ha infatti corretto la norma esercitando il potere sostitutivo nei confronti delle regioni e ripristinando il principio che garantisce trattamenti uniformi nei diversi territori italiani per l’esercizio dell’attività venatoria». Alla luce delle novità normative, Fenu si è riservato di presentare una nuova mozione per un esame più approfondito della questione.

L’Aula è quindi passata all’esame del secondo punto all’ordine del giorno: la designazione dei tre rappresentanti della Regione Sardegna per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica Italiana ai sensi dell’art. 83 della Costituzione.

Il presidente ha quindi incaricato i segretari di procedere alla prima chiama. Al termine delle operazioni di voto sono risultati eletti: il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau (38 voti), il presidente della Regione Francesco Pigliaru (37) e il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis (25). Hanno ottenuto voti anche il sindaco di Torpè Antonella Dalu (7) e Antonella Ladu (1).

Dopo la proclamazione degli eletti, il presidente Ganau ha sospeso la seduta per consentire agli uffici di stilare i verbali che dovranno essere trasmessi al Parlamento.

La seduta è ripresa alle 17.30. L’Aula ha approvato i verbali e disposto l’immediata trasmissione a Roma. Il presidente Ganau ha quindi dichiarato chiusa la seduta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

Layout 1

Ignazio CirronisFrancesco Pigliaru 4

Il presidente di Copagri Sardegna, Ignazio Cirronis, ha inviato una lettera aperta al Governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru.

Questo il testo integrale.

Caro Presidente,

io ho preso sul serio quanto ha detto negli incontri a cui ho partecipato che hanno preceduto le elezioni regionali della Sardegna quando, da economista, ha sostenuto che la rinascita della Sardegna passava per una nuova politica economica. In particolare per l’agricoltura, ha affermato che si doveva puntare sui comparti produttivi e sulle aziende capaci di aggregare le produzioni perché solo così si potevano valorizzare le eccellenze agroalimentari sarde anche sui mercati esteri.

Io sono stato contento di sentire quelle parole dal futuro Presidente della Giunta Regionale. Ancora più felice sono stato quando ha nominato Elisabetta Falchi assessore dell’agricoltura: donna capace e professionalmente preparata per disegnare e cercare di attuare le strategie agricole di cui ha bisogno la Sardegna.

Poi però succede qualcosa che non mi convince: al comparto agricolo non vengono lasciati nel bilancio regionale neppure le briciole e se non fosse per il PSR, si potrebbero mettere in cassa integrazione non solo i 119 funzionari dell’Assessorato, ma anche i 1.341 dipendenti delle diverse Agenzie Regionali e quelli delle Associazioni Allevatori.

E poi arriva la doccia fredda del taglio dei programmi operativi per le OP, le Organizzazioni di Produttori, che in questi giorni hanno ricevuto il taglio o il rigetto delle proposte per il 2015. Tra l’altro la scure non ha interessato tutte allo stesso modo, creando una grave discriminazione tra chi aveva un programma in corso e chi lo stava rinnovando! La Giunta Cappellacci non era arrivata a tanto: tutte le OP avevano avuto il supporto promesso, potendo continuare nel loro impegno che ha accresciuto ogni giorno reddito e occupazione.

Ora, invece, si prevedono tempi durissimi per le 30 OP della Sardegna con oltre 7.000 produttori associati e un fatturato complessivo di quasi 230 milioni di euro. Riferendomi alle OP non parlo di “assistenza”, ma di cooperative che oltre a rispettare le norme generali della cooperazione (per esempio non dividono utili) rappresentano, a detta della Unione Europea, la strada privilegiata per lasciare alla produzione il maggior valore aggiunto dei prodotti agricoli giacché trasformano e commercializzano direttamente, o con il minor numero di intermediazioni, i prodotti dei soci.

Le OP preparano e attuano programmi di attività che supportano la commercializzazione, spesso sui mercati esteri, dei prodotti alimentari sardi. Con questi programmi l’occupazione nelle OP sarde è cresciuta costantemente negli anni. A maggior ragione non è tollerabile una interruzione di queste politiche. Nel bilancio 2015 manca un milione di euro  per salvaguardare centinaia di posti di lavoro produttivi e per permettere uno sviluppo dell’occupazione nelle zone rurali, quelle dove non c’è l’alternativa del pubblico impiego e dove l’industria non è più nemmeno un miraggio.

Caro Presidente, se non vogliamo che altri dicano che questa Giunta non mantiene gli impegni presi per il rilancio dell’economia isolana, occorre certo puntare su ambiente e istruzione, ma che ce ne facciamo di persone istruite se poi esportiamo non i nostri prodotti alimentari, bensì i nostri migliori cervelli?

Lungi da me aprire una guerra tra poveri, ma se è possibile trovare 600 milioni per realizzare nuove infrastrutture, se ne trovi uno per finanziare tutti i programmi di attività ed i piani di avviamento delle Organizzazioni di Produttori Agricoli, eliminando le discriminazioni tra diverse OP già dai piani 2015.

E come è possibile che l’assessorato dell’Industria abbia messo a bando 800.000 euro per supportare le imprese artigianali che vogliono esporre i propri prodotti all’Expo (magari con materie prime non sarde) e non ci sia in bilancio un solo euro per le aziende e cooperative agricole per la stessa finalità?

Sono abituato a giudicare i governi sulla base delle loro azioni. Su queste due emergenze, e più in generale sulla strategia per l’agricoltura sarda, mi piacerebbe che gli impegni presi vengano rispettati: noi la nostra parte la facciamo comunque.

Cagliari, 20 gennaio 2014

Cordiali saluti

Ignazio Cirronis

Presidente Copagri Sardegna

«La Sardegna, per la sua posizione, è al centro di un dialogo possibile tra la sponda nord e quella sud del Mediterraneo e si candida ad essere il luogo in cui questo dialogo si intensifica e porta nuovi frutti»: è uno dei passaggi dell’intervento con il quale il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha aperto il convegno “La nuova cooperazione internazionale”, organizzato dal Coordinamento della cooperazione internazionale della Sardegna e dalla Regione nei locali della Fondazione del Banco di Sardegna a Cagliari.
«La cooperazione internazionale è un tema cruciale in questa fase storica – ha spiegato il presidente -. L’apertura dei mercati favorisce l’aumento della ricchezza ma non si occupa certamente della sua distribuzione: la cooperazione internazionale serve per garantire il governo di questi meccanismi e il ruolo della politica è quello di lavorare per includere, integrare, distribuire. Questo – ha continuato Pigliaru – era, dopo la guerra, il senso del Piano Marshall: non vincitori né vinti, ma tutti partecipi del proprio futuro. Lo sviluppo è partecipazione consapevole e questo che affrontiamo oggi è un grande tema sul quale non possiamo permetterci di balbettare.»

Il capo dell’esecutivo regionale ha sottolineato l’importanza dell’approvazione, nell’agosto scorso, di una nuova legge che ha portato a compimento un dibattito sulla cooperazione internazionale durato vent’anni. Secondo il presidente Pigliaru, la nuova legge è caratterizzata dal rispetto dei criteri di efficienza, trasparenza e economicità, attraverso una gestione delle risorse fondata sul coordinamento di tutti gli attori coinvolti nel quadro della cooperazione. Inoltre, l’istituzione di nuovi organismi, come il Comitato interministeriale, il Consiglio Nazionale per la cooperazione allo sviluppo, l’Agenzia, hanno la finalità di garantire la programmazione, il coordinamento e l’efficienza operativa degli interventi. Tuttavia, ha sottolineato il capo della giunta, ora che si è entrati nella fase di elaborazione dei decreti attuativi del testo, è opportuno limare alcuni aspetti, come ad esempio un coinvolgimento maggiore delle Regioni.

«In qualità di coordinatore delle Regioni per la materia della cooperazione allo sviluppo – ha detto il presidente Pigliaru – ho di recente scritto al ministro Gentiloni, chiedendogli di assicurare un’adeguata partecipazione delle Regioni nei tavoli di lavoro per la predisposizione dei provvedimenti attuativi.» 

Francesco Pigliaru 1 copia

 

Il segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, Roberto Puddu, ha inviato una lettera aperta al governatore della Regione, Francesco Pigliaru, sollecitando l’attivazione di un tavolo di confronto sul progetto Biofuel.

«Sulla questione della possibile realizzazione dell’Impianto Biofuel, nel territorio e non solo – scrive Roberto Puddu -, sta montando un dibattito che, a nostro parere, vede contrapposte ragioni derivanti da opzioni di carattere di posizionamento e opportunismo politico, oltre che da pregiudiziali contrarietà dovute soprattutto alla scarsa e/o strumentale informazione, e infine dalla non condivisione delle responsabilità nei processi.

Tale situazione, se lasciata e se stessa – evidenzia l’esponente sindacale -, rischia di pregiudicare l’opportunità di realizzare, fra l’altro, l’insediamento di un impianto di innovazione tecnologica che può e deve rispondere ai processi Europei, in materia di carburanti biologici e di filiera produttiva (per la quale occorre un’accorta e ben definita perimetrazione della possibilità di utilizzo dei terreni per la coltivazione della comune canna), e soprattutto ad una nuova fase di ripresa di investimenti nel settore industriale, economico, occupazionale.

Non sto qui a ricordare la drammatica situazione in cui vive il Sulcis Iglesiente – sottolinea Puddu -. Mi limito a dire che sta esponenzialmente aumentando la povertà, la perdita di qualsiasi ammortizzatore sociale e la casistica dei furti di beni alimentari.

Anche per questo, dunque, ci permettiamo di sollecitare l’attivazione di un tavolo che comprenda le opportune rappresentanze istituzionali e sociali, nel quale, siamo certi – conclude il segretario generale della CGIL -, potrà determinarsi un percorso chiaro e maggiormente condiviso per non perdere tale opportunità.»

Roberto Puddu 4 copiaFrancesco Pigliaru 3

Paci-Pigliaru
Il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore del Bilancio Raffaele Paci hanno ottenuto dal Governo centrale un’anticipazione di 300 milioni di euro come acconto del credito che la Regione Sardegna vanta nei confronti dello Stato nell’annosa vertenza delle entrate, fondata sul riconoscimento dell’articolo 8 dello Statuto autonomo.
Richieste, trattative, ricorsi: dal 2010 la Regione insegue il riconoscimento di quanto le è dovuto. E i calcoli sono ancora aperti, anche se il totale degli arretrati fino al 2014 varia all’interno di una forbice fra i 600 e i 750 milioni di euro. «L’anticipazione è un primo passo concreto, sono soldi veri, sono tanti e disponibili immediatamente – ha detto il presidente Pigliaru -. Arrivano ora dopo anni di nulla e possiamo spenderli per i cittadini, serviranno per mitigare gli effetti della crisi e per mettere ordine nel disordine ereditato». I fondi, i primi arrivati dall’apertura della vertenza sugli arretrati nel 2010, serviranno a pagare impegni di spesa presi in passato ma mai onorati, i cosiddetti residui passivi. «E’ la prima volta che, dopo molto discutere su questo tema, si ottengono soldi veri su crediti maturati. Viene rispettato un nostro assoluto diritto, riconosciuto ufficialmente e definitivamente nell’incontro del 19 dicembre. Allora – ha ricordato il presidente – avevamo chiesto e ottenuto che il primo, importante, acconto arrivasse entro metà gennaio e così è stato». La quantificazione esatta della cifra sarà fatta nei prossimi mesi all’interno dei lavori della Commissione paritetica per la definizione delle Norme di attuazione dell’articolo 8 dello Statuto. «Continueremo a usare tutti gli strumenti necessari per chiudere positivamente questa vertenza – ha concluso il presidente Pigliaru -. A cominciare da oggi, anche i più scettici sull’accordo di luglio col governo, in cui abbiamo eliminato l’assurdo vincolo di spesa del patto, potranno cominciare a convincersi della sua validità»

«Abbiamo dimostrato ancora una volta che questa Giunta va avanti con i fatti e portando a casa risultati concreti, mentre il centrodestra polemizza ma in 5 anni non è riuscito a portare un solo euro nelle casse della Sardegna, lasciandoci in eredità l’intera vertenza sugli arretrati 2010-2014» ha detto l’assessore Paci. Il vicepresidente della Regione ha poi ricorda tutti gli importanti risultati ottenuti dalla Giunta Pigliaru in meno di un anno dal suo insediamento: grazie all’accordo di luglio sono state definitivamente cancellate le sanzioni per aver superato il patto di stabilità nel 2013; è stato ottenuto l’ampliamento del tetto di spesa di 364 milioni per il 2014; è stato eliminato il vincolo del patto di stabilità dal 2015 in poi: quindi, quanto entra nelle casse tanto potrà essere speso, interamente, e cioè circa 800 milioni in più solo per quest’anno. «D’ora in poi spendiamo tutto quello che entra nelle nostre casse per dare finalmente risposte certe a territori, istituzioni, categorie sociali» ha ribadito l’esponente della Giunta Pigliaru. Solo per fare alcuni esempi, i 300 milioni incassati oggi saranno utilizzati per sostegno a famiglie con disagio economico (18 milioni), talassemia e altre patologie gravi (16), interventi a favore di portatori di handicap gravi (26), assistenza domiciliare a non autosufficienti (10), Ersu (10), Università (8), Borse di studio e fitto casa (9), Consorzio Fidi (7), Cantieri verdi (13), indennizzi blue tongue (20), attività teatrali e cinema (10), biblioteche (1,5), Sport (8).

Infine, la partita delle riserve erariali, ovvero le tasse di scopo destinate ad abbattere il debito pubblico che saranno lasciate in Sardegna, 200 milioni all’anno destinati, per il 2014, al pagamento dei debiti commerciali. Per quanto riguarda invece il periodo 2015-2018, di quei 200 milioni, 50 potranno essere liberamente utilizzati per investimenti, gli altri 150 per ridurre il debito pubblico della Regione e degli Enti Locali. «Abbiamo rispettato pienamente il mandato ricevuto dal Consiglio regionale lo scorso 2 ottobre con un ordine del giorno unitario. I soldi dei sardi rimangono ai sardi, e allo stesso tempo viene certificata la sovranità della Sardegna in materia di entrate così come stabilito dal nostro Statuto. Il nostro obiettivo è quello di tirar fuori la Sardegna da una difficile situazione economica e, allo stesso tempo – ha concluso l’assessore Paci – lavorare duramente per il suo rilancio economico dopo il disastro di fronte al quale ci siamo trovati».

A distanza di 24 ore, Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna, interviene nuovamente sulla «spinosa vertenza Carbosulcis».

«E’ doveroso sottolineare – dice Locci – che la Giunta di Francesco Pigliaru ha approvato un piano di dismissione redatto dall’attuale dirigenza (nominata dal precedente governo regionale) e concordato con le rappresentanze sindacali unitarie di fabbrica. Un programma che rispetta le rigide direttive dell’Unione Europea e che ha scongiurato sia i licenziamenti anticipati delle centinaia di maestranze che quotidianamente varcano i cancelli della miniera di Nuraxi Figus, sia la condanna per aiuti di stato.»

«Senza questo piano di dismissione, che traccia la strada per chiudere in sicurezza la miniera garantendo l’adeguata considerazione che i lavoratori meritano, la Regione avrebbe dovuto restituire 450 milioni di euro relativi alle precedenti gestioni aziendali. Un’ipotesi simile avrebbe inevitabilmente determinato il fallimento della controllata regionale e, dunque, il licenziamento di tutta la forza lavoro. Ma il management in carica ha saputo guardare alla vertenza con coscienza e lungimiranza e ha individuato la strada migliore: un percorso che, suddiviso in tappe precise grazie anche alla legge recentemente approvata dal Consiglio regionale (29/14) – conclude Ignazio Locci -, non lascia indietro nessuno.»

Carbosulcis 2

Nuove critiche del consigliere regionale di Forza Italia Ignazio Locci alla maggioranza di centrosinistra sui contenuti della Manovra finanziaria 2015.

«Più si va avanti con l’analisi della Finanziaria – dice Locci – e più ci si accorge che la Giunta di Francesco Pigliaru sta facendo una vera e propria strage in alcuni importanti settori dell’economia sarda, tra mondo dell’informazione e archeologia. Senza dimenticare le mancate promesse sulla valorizzazione della lingua sarda. E non pensi, la Giunta, di risolvere tutto con il mutuo per le infrastrutture da 600 milioni di euro. Insomma, stando ai fatti e, soprattutto, ai numeri, con i quali i professori dovrebbero avere una certa dimestichezza, questa Finanziaria fa acqua da tutte le parti.

Durante l’approvazione della legge di riordino del sistema radiotelevisivo sardo la Giunta aveva preso l’impegno di prevedere la copertura finanziaria nella legge di bilancio. Ma, guarda caso, non ci sono le previsioni di spesa e si corre il rischio che il Governo nazionale impugni la legge che garantisce un sostegno al mondo dell’editoria televisiva, alle prese con una crisi importante. Oltre a una effettiva necessità di fondi da inserire nei propri bilanci, le aziende appartenenti al mondo dell’informazione hanno forti aspettative in merito alla nuova normativa. La speranza è che nel corso della discussione in Commissione e in Consiglio la Giunta riesca a individuare le risorse necessarie. Risorse, lo preciso ulteriormente, da considerarsi vitali per le aziende del settore.»

«Altro comparto di straordinaria importanza per l’economica della Sardegna a non trovare adeguata attenzione da parte dell’esecutivo regionale è l’archeologia – aggiunge il consigliere regionale di Sant’Antioco -. La Giunta ha avuto il coraggio di ridurre, rispetto all’anno passato, il fondo destinato ai comuni per la gestione dei siti archeologici di ben 5 milioni di euro. Una cifra esorbitante, se si pensa che già con il fondo precedente si faceva difficoltà a garantire la tutela e la valorizzazione dei tesori dell’archeologia sarda. Una sforbiciata che, oltre a mettere a rischio i beni culturali, produrrà anche una riduzione di personale, visto che le cooperative che hanno in mano la gestione dei musei o di qualsiasi altro sito dovranno fare i conti con minori fondi. Che, ovviamente, significherà ridurre il personale. E menomale che la Giunta aveva promesso un grande piano per il lavoro.»

«E la lingua sarda? Non pervenuta. In Finanziaria non se ne parla nemmeno per sbaglio. Ci impegneremo, se ce ne daranno l’opportunità, per sanare queste situazioni di vera emergenza. Nessun ostruzionismo – conclude Ignazio Locci – ma responsabilità verso i sardi e la Sardegna. La maggioranza faccia altrettanto.»

Ignazio Locci 1 copia