2 May, 2024
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Traghetti Arbatax e La Maddalena copiaPalazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha ritrovato l’unità sulla vicenda Saremar, con l’approvazione praticamente all’unanimità (49 sì, un solo astenuto) di un ordine del giorno che, recependo i contenuti della mozione 113 presentata da 13 consiglieri, primo firmatario Luca Pizzuto di Sinistra Ecologia Libertà, che impegna la Giunta, tra l’altro, a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti finalizzati ad evitare la privatizzazione totale del servizio e della gestione del trasporto marittimo infraregionale e/o mantenere pubblica la proprietà.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno, in base alle decisioni della conferenza dei capigruppo, con la discussione della mozione n. 113 (Pizzuto e più) “Sulle problematiche relative alla privatizzazione della Saremar”. Il presidente ha quindi dato la parola al primo firmatario della mozione, il consigliere di Sel Luca Pizzuto.

Illustrando il contenuto del documento, Pizzuto ha ricordato che, rispetto al momento in cui la mozione è stata presentata, sono accaduti fatti nuovi che renderanno necessaria la trasformazione in ordine del giorno, per definire meglio il dispositivo. L’esponente di Sel ha poi ripercorso le tappe principali della vicenda della Saremar, società della Regione che assicura il diritto alla mobilità di oltre 17.000 persone fra Carloforte e La Maddalena, con circa 270 addetti complessivi, ora purtroppo vicina al fallimento e limitata nella sua azione da una normativa che, a legge invariata, rende ineluttabile la privatizzazione. Si tratta però di una scelta, ha osservato Pizzuto, «che in altri contesti non ha prodotto risultati, bloccando i servizi o determinando situazioni devastanti per lavoratori ed utenti al punto da spingere molte comunità a chiedere il ritorno a forma pubblica». Ad avviso del consigliere di Sel, giunti a questo punto, «occorre lavorare attorno ad un progetto di gestione pubblica o mista ma a maggioranza pubblica che, attraverso la modifica della normativa vigente, comprenda anche l’inserimento di clausole sociali, a tutela del servizio e soprattutto dei lavoratori. Su questo dobbiamo impegnare i parlamentari sardi nazionali ed europei».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha ricordato la sua intensa attività consiliare sulla materia, ricordando che «la situazione è andata avanti per troppo tempo e bisognava intervenire prima; la crisi del trasporto pubblico ha aggravato l’isolamento delle isole minori della Sardegna ma non credo che tutto sia perduto, fermo restando che il primo obiettivo sia quello di tutelare i lavoratori tenendo conto delle espressioni delle comunità locali interessate». Tocco ha infine auspicato che il Consiglio arrivi ad un documento unitario «in grado di raggiungere risultati concreti».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sottolineato che quella della Saremar «è una vicenda complicata, perché da un lato si condivide la mozione ma dall’altro occorre esaminare con rigore le soluzioni possibili, bisogna in primo luogo ridare pari dignità alle popolazioni che stanno vivendo in modo ancora più grave la situazione dei Sardi rispetto alla penisola; in quei luoghi c’è un disagio fortissimo per chi deve addirittura programmare con largo anticipo il rientro o per chi fa il pendolare per questioni di lavoro, problemi gravissimi che per i residenti di Carloforte e La Maddalena sono la normalità ma non può continuare ad essere così». «Per queste sacrosante ragioni – ha concluso – dobbiamo impegnarci tutti per portare a casa un risultato ed un servizio efficiente per le popolazioni».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), dopo aver chiesto ai presentatori della mozione di aggiungere la sua firma, ha affermato che «è importante che il Consiglio torni a parlare di questo argomento perché il problema va affrontato applicando gli stessi principi che noi chiediamo allo Stato di applicare nei nostri confronti; la continuità territoriale, cioè, non può conoscere limitazioni e se in linea generale la privatizzazione può fare bene ai sistemi economici è vero che alcuni servizi, ed il collegamento Sardegna – isole minori è fra questi, non possono essere privatizzati perché troppo condizionati dalla stagionalità». Gli obiettivi del Consiglio regionale, secondo Cossa, sono quindi molto chiari: «Garantire il diritto alla mobilità, tutelare i lavoratori, assicurare una gestione efficiente del servizio ed individuare una tariffa unica che, secondo dati costanti del traffico, potrebbe essere assicurata con un contributo della Regione di circa 2 milioni di euro».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che, in premessa, si è detto convinto che la gestione del sistema di trasporto marittimo debba rimanere in mano pubblica.

Locci, pur riconoscendo le difficoltà di una situazione ormai sfuggita di mano, ha chiesto chiarimenti alla Giunta sul futuro della Compagnia Saremar: «Cosa intende fare la Regione – ha chiesto l’esponente azzurro – qual è il pensiero dell’amministrazione sulle attività di controllo ed eventualmente sulla gestione della nuova compagnia di navigazione che prenderà il posto di Saremar? Intende la Regione detenere quote nella società che gestirà il cabotaggio?».

Locci ha poi concluso il suo intervento auspicando un’azione decisa della Giunta per la tutela dei lavoratori Saremar e l’affermazione del diritto alla mobilità dei cittadini.

Per Giuseppe Meloni (Pd) occorre prendere atto «della condizione in cui versano i cittadini delle Isole minori che hanno bisogni diversi dagli altri sardi. Per loro il diritto alla mobilità è un diritto primario».

Meloni ha poi rimarcato l’esigenza di risolvere in breve tempo la situazione attuale: «Non serve oggi discutere sulle responsabilità del passato, la Regione ha il dovere di mettere in campo tutte le azioni per scongiurare la privatizzazione del servizio di collegamento con le isole minori, la funzione sociale del trasporto marittimo va salvaguardata».

L’esponente della maggioranza ha quindi condiviso l’auspicio manifestato dal primo firmatario della mozione Luca Pizzuto sulla necessità di attivare un tavolo con parlamentari e europarlamentari per ottenere una allentamento del vincolo della privatizzazione per i servizi marittimi. «Nel nuovo contratto di servizio dovrà essere inserita una clausola sociale per assicurare il trasferimento del personale della Saremar al nuovo soggetto che erogherà il servizio di collegamento con le Isole minori».

Christian Solinas (Psd’Az) ha ringraziato i presentatori della mozione per aver fatto emergere il problema dei collegamenti marittimi in tutta la sua complessità.

«Da un lato c’è l’interesse alla tutela del diritto alla mobilità, dall’altro il problema gigantesco della tutela dei posti di lavoro – ha detto Solinas – la privatizzazione prescinde dalla sperimentazione che la Regione ha fatto in passato. In altre regioni si è privatizzato senza sperimentare flotte pubbliche».

Solinas ha poi rimarcato la necessità di un’azione politica forte: «In passato abbiamo contestato il sistema europeo indicando una diversa strategia. La puntuale applicazione delle regole è il talento della tecnica – ha concluso Solinas – la politica deve invece avere il coraggio di cambiare norme inadeguate. La gestione del trasporto marittimo può essere fatta come quello su gommato o ferro».

Il presidente della Commissione Trasporti Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che dal 31 dicembre 2015 Saremar non esisterà più. «L’obiettivo che dobbiamo raggiungere è quello di garantire il diritto alla mobilità ai residenti di Carloforte e  La Maddalena e ai turisti che  vogliono raggiungere le due isole – ha affermato Solinas – è nostro dovere scrivere regole certe per il futuro che vengano rispettate e possano essere verificate in qualsiasi momento. All’interno di queste regole deve essere messa al primo posto la salvaguardia dei 180 posti di lavoro della Saremar».

Il presidente della Quarta Commissione del Consiglio regionale ha poi fatto un breve excursus sulla vicenda della compagnia marittima: «I problemi vanno avanti da qualche anno. Dal 2012  Saremar è costata 50 milioni di euro ai cittadini sardi, oggi c’è l’esigenza di salvaguardare il contributo annuale dello Stato per garantire il trasporto verso le isole minori».

Solinas, infine, si è detto convinto della necessità di individuare un nuovo modello di gestione per le compagnie marittime: «La normativa europea non vede di buon occhio la gestione pubblica, una forma mista può essere la soluzione migliore».

Ha preso poi la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui «i trasporti sono il problema dei sardi. In particolare, dobbiamo salvaguardare i posti di lavoro dei lavoratori che garantiscono i collegamenti con le isole minori. E dall’altra dobbiamo anche garantire il servizio di trasporto ai turisti».

Per il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, «il diritto alla mobilità insieme al diritto al lavoro è diritto inalienabile. Questo problema gigantesco è stato causato dai debiti accumulati e dai trasferimenti di fondi da un conto a un altro. Con l’ordine del giorno daremo un ottimo servizio alle comunità interessate e alla Sardegna».

L’assessore Deiana ha salutato «con particolare soddisfazione questo momento di confronto, indirizzato a individuare soluzioni e non a far valere le proprie posizioni». Poi ha detto: «Vorrei intanto precisare che si parla di privatizzazione ma in realtà si dovrebbe parlare di cessione di un pacchetto di controllo della società. Il servizio di trasporto in realtà è pubblico e dunque non può essere privatizzabile, perche è sostenuto con risorse pubbliche. Dunque, il tema della nostra discussione dovrebbe essere questo: quale capitolato dovrebbe darsi la Sardegna per il collegamento con le isole minori? Noi stiamo lavorando molto su questo tema, chiedendo alle comunità locali di raccogliere le esigenze di quei cittadini in modo da tenerne conto nel nostro lavoro. E quelle comunità saranno poi rappresentate nel comitato di monitoraggio. Noi affideremo il servizio, per impedire che il servizio sia negato. E qualunque armatore comunitario, pubblico o privato, potrà partecipare alla gara».

Molto soddisfatto della discussione e della risposta dell’assessore: così si è dichiarato il capogruppo di Sel, on. Pizzuto. «I profitti vengono dopo il benessere e i bisogni delle persone. Chi vive nelle isole minori ha pari dignità rispetto a un qualunque cittadino italiano. Noi oggi stiamo prendendo un impegno solenne di fronte alle comunità e stiamo mettendo quelle comunità al centro delle nostre azioni politiche».

L’on. Pietro Cocco (Pd) ha chiesto una breve sospensione per concordare con i gruppi un ordine del giorno riassuntivo del dibattito.

Alla ripresa dei lavori il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo, primo firmatario l’onorevole Pizzuto (Sel), che impegna la Giunta, tra l’altro a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti finalizzati ad evitare la privatizzazione totale del servizio e della gestione del trasporto marittimo infraregionale e/o mantenere pubblica la proprietà; a comunicare ufficialmente tutti gli atti della Giunta regionale, relativi al tema, al governo e alla commissione europea; ad aprire un tavolo di confronto col governo nazionale insieme a tutti i parlamentari e europarlamentari sardi; ad avviare le procedure pubbliche per la ricerca del partner privato; a programmare e rendere operativa una soluzione di tutela di tutti i posti di lavoro attualmente attivi; a istituire un apposito organismo di controllo in cui siano presenti anche i rappresentanti delle comunità locali interessate.

L’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, ha espresso parere positivo della Giunta e immediatamente dopo il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha chiesto di procedere con voto elettronico palese.

Aperta la votazione sull’ordine del giorno, il presidente del Consiglio ne ha proclamato l’approvazione con 49 voti a favore e un astenuto.

Il presidente Ganau, conclusa la discussione della mozione Saremar e la votazione del relativo ordine del giorno unitario, ha proseguito con la discussione e la votazione dei tre articoli, il 9 (macellazione), il 18 (definizione di fattoria sociale), 32 (direttive di attuazione) e dei relativi  emendamenti, rimasti in sospeso nel corso dei lavori della mattinata, del testo unico in materia di agriturismo, ittiturismo e pesca turismo.

Il relatore della maggioranza, Luigi Lotto (Pd), ha espresso parere favorevole della commissione per gli emendamenti all’articolo 9, n. 62, n. 22=31, e n. 61 ed ha invitato al ritiro i presentatori degli emendamenti n. 11, n. 15 e n. 42.

La Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione e il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 11.

La consigliere del Pd, Daniela Forma, ha ricordato l’importanza delle disposizioni contenute nell’articolo 9 che trattano la possibilità di macellare i capi animali all’interno delle aziende agrituristiche. L’esponente della maggioranza ha espresso preoccupazione per la formulazione della norma “perché non esistono ai sensi del regolamento 853/2004 requisiti minimi e massimi, i requisiti per la macellazione o si hanno oppure non si hanno”. «Non si può ritornare – ha dichiarato l’onorevole Forma – alle disposizioni precedenti il 2004 contenute del cossi detto “pacchetto igiene”».

«Dobbiamo essere coraggiosi – ha concluso l’esponente del Pd – e prevedere l’autorizzazione a macellare in azienda esulando dal regolamento 853 del 2004 e gli emendamenti presentati vanno nel verso di consentire a tutti gli agriturismo di macellare i propri capi in azienda».

Il presidente della Quinta commissione, Luigi Lotto (Pd) ha ricordato di aver sospeso la discussione dei tre articoli nella seduta antimeridiana per ricercare una soluzione condivisa. «Soluzione che abbiamo trovato – ha annunciato Lotto – tanto che le forze politiche di minoranza hanno chiesto la sottoscrizione di tutti gli emendamenti rimasti in votazione agli articoli 9, 18 e 32».

La consigliera Daniele Forma (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 15 e il presidente del consiglio ha posto in votazione l’emendamento n. 62 (Forma e più) che sostituisce totalmente l’emendamento n. 14 e che stabilisce che la macellazioni di avi-cunicoli eccedenti le 50 Ube/anno (unità bovine equivalenti) e di bovini, equini, suini, ovini e caprini è consentita esclusivamente negli impianti che abbiano ottenuto il riconoscimento comunitario di cui al regolamento CE 29 aprile 2004, n. 853.

Approvato l’emendamento n. 62 il capogruppo Aps, Gianluigi Rubiu ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 42.

Posto in votazione è stato approvato l’emendamento n. 22 (Lotto e più), identico al n. 31 (Cossa e più) che nel comma 3 dell’articolo 9 sostituisce “le parole 24 Ube/anno con le parole 30 Ube/anno”.

Il Consiglio approvato il testo dell’articolo 9 ha approvato con successiva votazione l’emendamento 61 (Forma e più) che sostituisce integralmente l’emendamento 58 e introduce il comma 4 bis che consente la macellazione in azienda, di animali di specie suina, ovina e caprina, con limite massimo di 3 Ube/anno, secondo le modalità previste per la macellazione per il consumo privato delle carni.

Annunciata la discussione e la votazione dell’articolo 18 e degli emendamenti presentati il presidente Ganau ha invitato la segretaria d’Aula a dare lettura dell’emendamento orale che specifica e definisce ulteriormente la cosiddetta “fattoria sociale” ed ha quindi posto in votazione l’articolo 18, così come modificato dall’emendamento orale, ed è stato approvato.

Di seguito si è proceduto con l’articolo 32 ed il relatore della maggioranza, Luigi Lotto (Pd), ha espresso parere favorevole agli emendamenti nn. 60, 27, 36 e 49, a cui è seguito il parere conforme a quello della commissione, da parte della Giunta.

Posto in votazione, l’assemblea ha approvato l’emendamento n. 60 (Forma e più) che sostituisce integralmente l’emendamento n. 17 e modifica il punto c) comma 1) dell’articolo 32, specificando le norme di riferimento per i requisiti di idoneità dei locali e le modalità di svolgimento delle attività di macellazione.

Il presidente Ganau ha proceduto con la votazione dell’articolo 32 che è stato approvato e con l’emendamento aggiuntivo n. 27 (Lotto e più), uguale al 49 (Rubiu e più) e al 36 (Cossa e più), e che introduce al comma 1) la lettera “a bis” che così recita “le modalità di accertamento della tracciabilità dei prodotti di cui agli articoli 4 e 13”.

Approvato l’emendamento n. 27 si è quindi proceduto con la votazione finale del testo di legge che è stato approvato a maggioranza con 28 voti favorevoli.

Successivamente il Consiglio ha avviato la discussione generale del Dl n. 205 (“Sostituzione della tabella E allegata alla legge regionale 9 marzo 2015 n. 5 – legge finanziaria 2015”)

Il presidente della commissione bilancio Franco Sabatini, relatore di maggioranza del provvedimento, ha  ringraziato l’opposizione per corsia preferenziale assegnata all’Aula per l’esame della legge.

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, pur confermando la scelta della minoranza di non ostacolare né rallentare le procedure di spesa, ha evidenziato «le gravi disfunzioni del sistema informatico che consente ai consiglieri regionali di accedere ai dati di bilancio; ad oggi è impossibile conoscere lo stato di attuazione della spesa e delle entrate, capiamo che le procedure di armonizzazione dei bilanci siano impegnative ma su questa inefficienza occorre intervenire al più presto». Nel merito la Zedda ha osservato che «è vero che la variazione di bilancio si rende necessaria per attivare il mutuo e l’investimento di 400 milioni in opere pubbliche, però la necessità è causata dagli errori commessi in sede di finanziaria e ancora adesso si procede in parte al buio, nel senso che si coprono le spese di co-finanziamento con fondi che ancora non ci sono, mentre sull’edilizia scolastica assistiamo ad una sorta di spacchettamento in tre capitoli di bilancio senza che si conoscano i progetti ed il destino del programma Iscola». Forse dovremo tornare su queste cose fra qualche mese, ha notato la consigliera, «fermo restano che abbiamo il diritto di conoscere il piano dettagliato delle opere pubbliche».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto chiarezza sulla prosecuzione della seduta, osservando che «il  provvedimento sugli ammortizzatori sociali avrebbe dovuto avere la precedenza su quello in esame, che del resto ci è pervenuto da appena qualche minuto». «Poi, per quanto riguarda la nostra mozione sull’inceneritore di Tossilo – ha protestato Pittalis – abbiamo notizia che il centro sinistra non la voglia discutere non si sa bene per volontà di chi, Giunta o maggioranza; noi chiediamo rispetto per tema posto dall’opposizione e non accettiamo che si dica domani e poi qualcuno non si presenta perché, in quel caso, assumeremo iniziative clamorose, vogliamo sapere se e quando verrà discusso questo argomento».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, sempre sull’ordine dei lavori, ha ricordato che «in conferenza di capigruppo è stata raggiunta una intesa su una serie di cose, forse informalmente: la discussione della legge sull’agriturismo, poi la mozione sulla Saremar e dopo ancora il rinvio alla prossima seduta del Consiglio della mozione su Tossilo». «Tuttavia – ha precisato, – non vogliamo certamente eludere il tema nè mettere in discussione le prerogative della minoranza; come centro sinistra non abbiamo problemi ad ammettere che ci sono posizioni differenti ma non per questo ci sottraiamo al confronto in Consiglio».

Il presidente Ganau ha ribadito che l’Assemblea sta seguendo l’ordine del giorno concordato e, per quanto riguarda la mozione su Tossilo, ha ricordato che si era deciso di non discuterla oggi ma la prossima settimana, annunciando che dopo la conferenza dei capigruppo sarà comunicata la data.

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi, intervenendo ancora sull’ordine dei lavori, ha avvertito che «si corre il rischio che, nel frattempo, presso gli uffici di Nuoro che rilasciano l’autorizzazione integrata ambientale, si adottino provvedimenti che renderebbero vana qualunque discussione; quindi dobbiamo fare presto».

Successivamente, riprendendo l’esame del Dl n. 205, il presidente ha dato la parola all’assessore della Programmazione Raffaele Paci.

Nel suo intervento, l’assessore ha in prima battuta ringraziato il presidente dell’Assemblea, il Consiglio ed in particolare la minoranza per aver portato l’argomento all’attenzione dell’Aula con grande celerità. «Abbiamo agito in via prudenziale – ha sottolineato – perché in presenza di alcune interpretazioni controverse della Cassa Depositi e Prestiti, ci è sembrato opportuno intervenire con una variazione di bilancio per non fermarci dopo a ridosso della stipula del contratto di mutuo». Quanto alle osservazioni della consigliera Zedda, l’assessore Paci ha detto che al direttore generale dell’assessorato non risultano disservizi «che probabilmente si stanno verificando sugli accessi dei consiglieri che hanno credenziali diverse; siamo in una fase di transizione per il passaggio al bilancio armonizzato e proprio oggi in Giunta lo abbiamo approvato nella sua nuova veste come previsto dalla finanziaria per poterlo poi trasmettere al più presto al Consiglio». «Per quanto riguarda il piano delle infrastrutture da 417 milioni di euro – ha concluso Paci – a breve sarà esaminato dalla in Giunta e poi inoltrato alla commissione per il parere mentre per il mutuo da 700 milioni, conclusa la fase della manifestazioni di interesse degli istituti di credito interessati, valuteremo le proposte entro la fine dei questo mese per essere pronti a firmare il contratto a giugno».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ricordato di aver posto alcuni interrogativi in commissione che sono rimasti senza risposta, «soprattutto su scuola e trasporti che fanno quasi da cassa e sono oggetto di continue modifiche; serve più chiarezza». «Ricordo anche – ha affermato – che il Consiglio, con un ordine del giorno unitario, aveva previsto il passaggio del programma in Aula ma la maggioranza pare abbia risolto tutto con un confronto bilaterale con l’assessore; al Consiglio, però, va trasmesso comunque. Dedoni, infine, ha manifestato forti dubbi sull’utilizzo di fondi per l’acquisto di mezzi Arst e sull’edilizia scolastica; chiediamo la presenza dell’assessore perché abbiamo già assistito all’impiego di risorse per realizzare un’aula in più in una scuola precedentemente chiusa per effetto della razionalizzazione del sistema scolastico, perciò siamo disponibili a discutere ma non a votare a favore».

Il presidente della commissione bilancio Franco Sabatini, ha tenuto a precisare che «oggi stiamo solo approvando alcune modifiche alla finanziaria a seguito di condizioni differenti emerse in un secondo momento; quanto approvato in finanziaria prevede che la quota resti alle infrastrutture per interventi su viabilità, porti, sistemi irrigui, idrico, difesa del suolo e assetto idro-geologico e che la Giunta, dopo il parere della commissione individui le priorità, quindi il programma arriverà certamente in commissione».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, «con sincerità», ha ribadito che «pur comprendendo le difficoltà è grave che manchino dal sistema tutti i dati del 2015, dato che può essere confermato dagli uffici». Quanto alle precisazioni del consigliere Sabatini, secondo il vice capo gruppo di Forza Italia «è vero che non stiamo approvando progetti ma stiamo spostando risorse, che mancano i dati contabili sul leasing  e che stiamo coprendo i fondi regionali del co-finanziamento delle risorse comunitarie con un mutuo, per queste ragioni voteremo contro».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazioni gli articoli 1 e 2 del Dl n.205, che sono stati approvati, mentre successivamente il Consiglio ha approvato il complesso del provvedimento, con 28 voti favorevoli e 18 contrari.

L’Aula è quindi passata all’esame del disegno di legge n. 209 presentato dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore al Lavoro, Virginia Mura, che consente di autorizzare l’anticipazione di circa 50 milioni di euro per l’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga per l’annualità 2014.

Il provvedimento introduce una modifica all’articolo 2 della legge regionale n.17 del 2013 che consente di autorizzare l’anticipazione di circa 50 milioni di euro per l’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga per l’annualità 2014.

Il presidente della Commissione Lavoro del Consiglio regionale, Gavino Manca, ha illustrato all’Aula il contenuto del provvedimento. «Si tratta di soldi anticipati dalla Regione per far fronte ai ritardi dell’INPS nel pagamento delle indennità ai lavoratori in mobilità – ha detto Manca – questi denari, restituiti dall’Istituto Nazionale di Previdenza alla Regione dopo il trasferimento delle risorse statali, saranno adesso utilizzati per pagare gli ammortizzatori dell’annualità 2014».

Attualmente sono circa 17.000 i lavoratori sardi che attendono da mesi il pagamento delle somme dovute.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli articoli e il testo della legge che sono stati approvati all’unanimità. (47 voti favorevoli su 47 votanti). La legge entrerà in vigore nel giorno della pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione.

Subito dopo il  voto la seduta è stata sospesa e convocata la Conferenza dei capigruppo per decidere sulla programmazione dei lavori.

Al termine della riunione, il presidente Ganau ha comunicato che il Consiglio regionale si riunirà mercoledì prossimo, 13 maggio, alle ore 15.00 per l’esame della mozione sull’inceneritore di Tossilo presentata dal centrodestra.

 

Consiglio regionale 38 copia

E’ in corso, in Consiglio regionale, il dibattito sul Testo Unificato in materia di agriturismo, ittiturismo e pesca turismo. La seduta, stamane, si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione sul titolo, gli articoli e gli emendamenti relativi al Testo unificato nn. 58-79-107-115-121-122/A (Norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pescaturismo, fattoria didattica e sociale e abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998).

Non essendoci iscritti a parlare sul titolo il presidente lo ha messo in votazione ma, essendo stato chiesto lo scrutinio elettronico palese ha sospeso la seduta, come da regolamento, per dieci minuti.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha approvato il titolo della legge con 46 voti favorevoli. Successivamente, l’Assemblea ha approvato i primi 3 articoli della legge, respingendo tutti gli emendamenti presentati.

Sull’art. 4 (Prodotti utilizzabili nella somministrazione di pasti, alimenti e bevande), il relatore di maggioranza Luigi Lotto (Pd), presidente della commissione Attività produttive, ha annunciato il parere favorevole sugli emendamenti n. 19 (“Somministrazione di almeno il 35% dei prodotti propri dell’azienda”), 29 e 39 (“Tracciabilità dei prodotti”), aggiungendo che, attraverso un emendamento orale successivo, si provocherà la decadenza degli altri.

In sede di discussione generale sull’art. il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipedentzia) ha espresso il suo dissenso dall’orientamento della commissione per quanto riguarda il tetto del 30% sui prodotti impiegati dalle aziende agrituristiche. Dopo una riflessione, ha affermato, «ho votato quel testo obtorto collo, ma in realtà ritengo preferibile eliminare ogni riferimento percentuale perché è sufficiente indicare che i prodotti devono essere provenienti da materie prime sarde ed aggiunge che gli alimenti devono essere all’80% sardi certificati». Se usciamo da questo perimetro, ha continuato, «dobbiamo evitare di creare difficoltà agli operatori ed in ogni caso andare oltre il 30% è sbagliato, anche osservando le realtà delle altre Regioni».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha sottolineato che iniziano emergere i nodi di fondo della legge, «a partire dalla definizione di azienda agricola ed agrituristica; agriturismo deve servire da integrazione del reddito aziendale e da strumento di promozione dei territori, deve avere una specificità superiore e diversa rispetto alla ristorazione ed anche i prodotti propri devono necessariamente essere superiori». Questa è la ratio, ha precisato, «della nostra proposta del 50%, perché mettiamo al centro i valori dell’azienda che sono i suoi prodotti, altrimenti siamo nel campo della ristorazione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha osservato che il ruolo dell’azienda agrituristica è connesso all’azienda agricola, come previsto anche dal codice civile, «però chi ha solo un frutteto non può automaticamente esercitare l’agriturismo, ecco il significato del tetto del 50% da assegnare alle produzioni locali; gli agriturismi sono gli ambasciatori dell’agricoltura dei nostri territori e della nostra ruralità, portatori di valori non sono negoziabili». Metterli in discussione,a detto ancora, «significa mettere a rischio l’agricoltura sarda e la nostra storia di eccellenza, andando ad approvare una legge inutile e pericolosa». Rubiu ha infine espresso dure critiche sull’azione dell’assessorato sui problemi del carburante agricolo agevolato e sul recente bando dell’Expo, definito «troppo complesso e restrittivo».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha sottolineato che «questa legge è stata voluta da tutto il Consiglio regionale e, dato che con questo articolo si chiarisce cosa deve  somministrato alla clientela, entra in gioco un messaggio forte da rivolgere all’esterno, mangia sardo e compra sardo». Sotto questo aspetto, a giudizio di Cherchi, «il testo ha una lacuna relativa alla percentuale troppo bassa in relazione ai prodotti locali da impiegare perchè il 35% indicato dalla maggioranza è troppo basso; occorre invece arrivare almeno al 50% per assicurare che buona parte della produzione dell’azienda finisca sulla tavola dei clienti».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha messo in evidenza che «dopo il superamento dell’albo dei fornitori previsto dalla legge precedente, bisogna andare avanti in modo coerente mentre invece è venuto fuori un minestrone; già nell’art 4 l’elemento centrale della qualità dell’azienda agrituristica viene annacquato attraverso la bassa percentuale di prodotti che viene richiesta». «Veneto, Friuli e Basilicata sono al 70% – ha ricordato Crisponi – la Sardegna non può accontentarsi della metà; inoltre, se si facesse un approfondimento su normativa regionale ci si renderebbe conto che il 35% di Toscana e Lazio nasce da un basso numero di coperti medio ed oltretutto il tetto altissimo dei pasti assegnato alle aziende crea una situazione fuori dalla realtà». Identità, genuinità e valori delle buone produzioni, ha concluso il consigliere dei Riformatori, «sono finiti nel nulla mettendo a rischio una reputazione storica della Sardegna».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha rimarcato la necessità di dare un “perimetro certo” alla norma ed ha polemicamente domandato quale sarà la differenza tra un ristorante tipico e un agriturismo all’indomani dell’approvazione del provvedimento in discussione in Consiglio regionale. «La differenza – ha dichiarato l’esponente della minoranza – sarà solo nel diverso regime fiscale a vantaggio dell’agriturismo». Carta ha sottolineato come con l’articolo 4 si debba definire con chiarezza che cosa deve essere  un agriturismo e la differenza rispetto alle altre attività della ristorazione, deve essere rappresentata dall’obbligo per l’azienda agrituristica a somministrare i prodotti della propria azienda. «Invece – ha proseguito il capogruppo dei Quattro Mori –  si riduce la soglia della produzione propria, riducendo così sempre più la differenza tra l’agriturismo e il ristorante tipico». Per Carta, la soglia della produzione propria per l’agriturismo deve essere innalzata almeno al 50% ed ha auspicato, in conclusione del suo intervento che la legge in discussione contenga linee chiare e non equivoche sulla materia.

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha ricordato che la definizione di agriturismo ai sensi della legge nazionale n. 96/2006 ed ha affermato che «paradossalmente l’attività agrituristica è consentita anche a chi fa forestazione». Il consigliere della maggioranza ha definito la soglia del 35% di produzione propria “una quota equilibrata” ed ha contestato la veridicità dei dati annunciati da alcuni esponenti della minoranza a proposito delle altre normative regionali in materia di agriturismo. «Il 35% è una misura di compromesso – ha concluso Tendas – ferma restando la volontà di incentivare la produzione e il consumo dei prodotti sardi, come dimostrano le premialità, indicate nelle norma, a favore di chi somministra più del 35% di prodotti di produzione propria».

Il relatore di maggioranza Luigi Lotto (Pd) ha ricordato l’importanza dell’articolo 4 del testo unico ed ha ribadito come “il mondo dell’agriturismo in Sardegna sia variegato” e contempli diverse situazioni produttive del mondo agricolo. «Il 35% di produzione propria – ha concluso Lotto – è una misura congrua che va incontro alle esigenze di tutti ed è tale da dare risposte alle diverse necessità di un sistema articolato e per certi versi complesso».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Prc) ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto nella competente commissione consiliare ed ha auspicato «che le risorse destinate all’agricoltura siano destinate al mondo agricolo e non a società ibride della ristorazione agricola». «L’azienda agricola – ha affermato l’esponente della maggioranza – ha tutto il diritto di diversificare le proprie attività ma proporrei di farlo attraverso la creazione di un apposito ramo d’azienda avente per oggetto le attività proprie della ristorazione e del commercio».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito l’invito rivolto all’intero Consiglio perché si lavori per approvare una buona legge ed a questo proposito ha invitato i colleghi a riflettere se e quanto le soglie indicate nel testo unico e negli emendamenti in discussione, siano adeguati ed efficaci a salvaguardare gli interessi della Sardegna. «L’agriturismo non è un obbligo – ha dichiarato l’esponente della minoranza – ma è una possibilità». «Capisco il rischio di chiusura per molte realtà agrituristiche – ha proseguito Dedoni – ma serve non far perdere l’immagine della Sardegna». In conclusione del suo intervento il capogruppo dei Riformatori sardi a dichiarato di essere contrario alla soglia indicata nel testo unico, pari al 20%, riferita alla possibilità di somministrare negli agriturismo  prodotti che arrivano al di fuori dell’Isola.

L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, si è detta concorde con l’esigenza di garantire la valorizzazione dei prodotti del territorio sardo ed ha affermato che le proposte contenute nell’articolo 4 “vanno proprio in questa direzione”. L’assessore ha quindi spiegato di aver valutato, insieme con i preposti uffici regionali, la possibilità di elevare la soglia indicata per le produzioni proprie ma di aver constatato il rischio di contravvenire alle disposizioni nazionali in materia di agriturismo. «Riteniamo che la soluzione del 35% – ha dichiarato Elisabetta Falchi – contempli le diverse posizioni in campo e garantisca un’alta qualità del prodotto offerto negli agriturismo della Sardegna».

Il relatore della maggioranza, Luigi Lotto (Pd), ha quindi proposto all’Aula un emendamento orale all’emendamento n. 19 ed ha sottoposto all’esame del Consiglio la sostituzione alla lettera a) delle parole “acquistate direttamente” con la parola “prodotte”.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, constatato l’accoglimento delle modifiche all’emendamento 19 proposte dal consigliere Lotto ha annunciato la votazione dell’emendamento n. 19.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha quindi annuncia il voto contrario all’emendamento ed ha denunciato “un cortocircuito” tra le posizioni espresse dall’assessore dell’agricoltura, dal suo gruppo di riferimento in Consiglio e all’interno della maggioranza. «Non è sufficiente girare la fregola all’Expo’ per sostenere le aziende sarde – ha concluso Locci – ma bisogna farlo concretamente con misure efficaci e questa legge era una buona occasione per dimostrare davvero di voler valorizzare le nostre produzioni innalzando al 50% il limite minino per le produzioni proprie».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha escluso contraddizioni tra quanto affermato dai rappresentanti dei Rossomori, dalla Giunta e dalla maggioranza. «C’è un dibattito in corso – ha spiegato Usula – ma la direzione è chiara ed è quella di favorire l’agricoltura sarda». Il capogruppo del centrosinistra ha ricordato che solo il 18% degli alimenti consumati nell’Isola è prodotto in Sardegna ed ha affermato che con la soglia minima del 35% si favorisce il consumo dei prodotti sardi. «Magari – ha concluso Usula – tale percentuale fosse riscontrabile anche negli alberghi e nei ristoranti dell’Isola».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha affermato che con l’approvazione della norma si rischia «di non rendere un buon servizio all’immagine della Sardegna». «Dobbiamo avere aziende agrituristiche strettamente connesse ai prodotti della terra sarda – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e valorizzare il nostro territorio ed è per questo che chiediamo di elevare dal 35% al 50% il limite minimo per le produzioni proprie». «Vogliamo un territorio che alimenta gli agriturismo – ha concluso Tedde – e un agriturismo che promuovono il territorio ed è per questo che diciamo no “pizza-turismo”».

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato voto contrario ed ha invitato il relatore Luigi Lotto ad una rilettura dell’emendamento 19 perché – a giudizio dell’esponente della minoranza – nella formulazione delle lettere a) e b) alle aziende si consente di fatto di rendere vano il limite della soglia del 35% per le produzioni proprie. «Di fatto – ha concluso Crisponi – spalanchiamo le porte per lo sbarco dei maialetti dell’olanda negli agriturismo della Sardegna».

Il consigliere di “Soberania e Indipendentzia”, Paolo Zedda, ha ribadito l’obiettivo di potenziare le aziende agricole esistenti in Sardegna ed ha contestato le soglie di produzione propria delle aziende agrituristiche indicate da alcuni consiglieri della minoranza, in riferimento alle normative in vigore nelle altre regioni italiane ad incominciare dalla Basilicata, la Calabria, l’Umbria e il Trentino.

Voto contrario all’emendamento n.19 ha annunciato il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. Con questa legge  non si sta facendo un’operazione meritoria indirizzata verso l’accoglienza – ha detto l’esponente dei Quattro Mori – il Consiglio sta semplicemente prendendo atto che tutti, in Sardegna, possono fare agriturismo».

Ha quindi preso la parola l’on. Dedoni (Riformatori), che ha detto: «E’ importante davvero capire che cosa il codice civile intenda per imprenditore agricolo. Da lì discendono le conseguenze, anche per la legge che abbiamo noi in esame. Noi non siamo contrari alle altre produzioni ma dobbiamo favorire la produzione in Sardegna. Auguri a chi deve interpretare questa norma».

Per l’on. Rubiu (Udc), che ha annunciato il voto contrario all’emendamento 19, «non siamo qui per dare licenze a chicchessia».

L’on. Pizzuto (Sel) considera «questo emendamento un passo avanti importante, anche per l’economia agricola dell’Isola». Invece, l’on. Pittalis (Forza Italia) ha detto: «Imparate a ragionare da sardi, smettetela di guardare sempre al Trentino e ad altre regioni che nulla c’entrano con noi».

L’emendamento 19 è stato approvato e sono dunque decaduti gli emendamenti in contrasto. Approvato anche il testo dell’articolo, con un emendamento orale dell’on. Lotto(Pd) che solleva la soglia dei prodotti sardi da utilizzare negli agriturismo dall’80 all’85%. Approvati anche gli emendamenti aggiunti 20, 29 e 39, con il parere favorevole della commissione competente.

Anche il testo dell’articolo 5 e 6 è stato approvato, con alcuni emendamenti.

Sull’articolo 7 sono stati presentati alcuni emendamenti, anche sostitutivi totali che riguardano il numero dei coperti mensili massimi e dei posti letto. L’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato che “gli articoli 4 e 7 sono il cuore della legge, nel corso dei lavori di commissione abbiamo trovato una sintesi che ci trova tutti concordi”.    

Per l’on. Crisponi (Riformatori) «con il consenso del Consiglio regionale gli agriturismo sono diventati ristoranti e chissà cosa diventeranno i ristoranti».

L’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha annunciato il voto a favore: «Se riuscissimo a portare questi numeri nelle strutture agrituristiche faremmo tutti un affare». L’on. Lotto (Pd) ha affermato che «ogni azienda agricola dovrà trovare da questa legge un punto di riferimento serio».

Per l’on. Dedoni (Riformatori) «c’è differenza tra liberalizzare ed essere criminali. I prodotti sardi devono rappresentare la totalità della ristorazione negli agriturismo».

Approvato anche l’articolo 7, così come modificato dall’emendamento sostitutivo totale.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’art 8 (Lavorazione di carni, latte e prodotti derivati. L’unico emendamento presentato al testo dell’art (Arbau e più) è stato ritirato dai presentatori su richiesta del presidente della Commissione Attività Produttive.

Sul merito dell’art.8 è intervenuto il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi che ha invocato maggiore cautela nella trattazione dell’argomento alla luce dei nuovi scenari europei. «Occorre valutare bene norme e regolamenti comunitari – ha detto Crisponi – lo stesso problema si porrà nella discussione dell’art9 sulla macellazione dei capi di bestiame».

Su questo punto è intervenuto il presidente della Commissione Luigi Lotto che, accogliendo le sollecitazioni di Crisponi, ha annunciato una richiesta di rinvio della discussione dell’art.9 in modo da «superare alcune criticità».

L’Aula ha quindi approvato l’art. 8 e deciso la sospensione dell’esame dell’art. 9.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione gli art.10 (Norme igienico sanitarie) e 11 (Classificazione delle aziende agrituristiche) entrambi approvati.

Si è passati successivamente all’esame dell’art 12 (Definizioni di ittiturismo e pesca turismo).

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato i colleghi a una riflessione sui contenuti dell’articolo. «C’è una norma-quadro che disciplina le attività di ittiturismo definendole attività di pesca professionale – ha detto Tedde –  per questo settore sarebbe servita una legge ad hoc. Si rischia di approvare una disposizione  non in linea con la normativa nazionale».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il testo dell’articolo che ha ottenuto il via libera dall’Aula.

Si è passati poi all’esame dell’art 13 (Prodotti utilizzabili nella somministrazione di pasti, alimenti e bevande).

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito il concetto espresso nel precedente intervento: «Il problema – ha detto – è relativo alla legge quadro n. 4 del 2012 che disciplina il settore della pesca e dell’acquacoltura. La norma fa rientrare nelle attività di pesca professionale anche l’ittiturismo e la pesca turismo. Per questi settori si chiede che la prevalenza dei prodotti utilizzati deve essere di produzione propria. Questo principio contrasta con la legge che si sta approvando che prevede invece l’utilizzo del 35% dei propri prodotti». L’articolo è stato approvato per alzata di mano.

Disco verde anche per gli articoli 14(Locali per attività di ittiturismo), 15 (Disciplina dell’attività di ittiturismo), 16 (Definizione dell’attività di fattoria didattica) e 17(Offerta formativa).

Rinviata invece la discussione dell’art. 18 (Definizione dell’attività di fattoria sociale) su richiesta del consigliere Alberto Randazzo (Forza Italia).

L’Assemblea ha poi approvato in rapida successione gli art. 19 (Spazi per attività di fattoria didattica e sociale), 20 (Connessione e complementarietà), 21 (Dichiarazione unica di avvio di attività produttiva per l’esercizio della multifunzionalità in campo agricolo e ittico), 22 (Comunicazione di avvio di attività di pesca turismo), 23 (Disponibilità di un operatore qualificato), 24 (Formazione e abilitazione), 25 (Attività di studio, di ricerca e formazione professionale), 26 (Albo regionale della multifunzionalità delle aziende agricole e ittiche), 27 (Osservatorio regionale sulla multifunzionalità), 28 (Obblighi), 29 (Vigilanza e controlli), 30 (Sospensione e revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività) e 31 (Sanzioni amministrative pecuniarie).

Rinviata, come per gli art 9 e 18, la discussione dell’art 32(Direttive di attuazione).

Via libera, infine, al testo degli art 33 Abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998), 34 (Norma transitoria), 35 (Norma finanziaria), 36 (Entrata in vigore).

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato chiusa la seduta. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto di mettere subito in discussione il provvedimento sugli ammortizzatori sociali in deroga e chiesto chiarimenti sui tempi per l’esame della mozione sull’inceneritore di Tossilo presentata dal centrodestra.

Sul primo punto, il presidente  Ganau ha chiarito che il testo della legge è ancora all’attenzione degli uffici, mentre sul secondo si esprimerà la conferenza dei capigruppo.

I lavori del Consiglio regionale riprendono nel pomeriggio alle 16.00.

Il Consiglio regionale è riunito sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Primo punto all’esame dell’Assemblea il testo unificato nn. 58-79-107-115-121-122/A (Norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pescaturismo, fattoria didattica e sociale e abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998).

Prima di procedere con l’ordine del giorno, il presidente ha fatto gli auguri al nuovo segretario generale del Consiglio, Marcello Tack, che subentra a Mariangela Sedda, da qualche giorno in pensione.  Il presidente Ganau ha poi illustrato il programma trimestrale delle commissioni e ha annunciato che i lavori dell’Aula, dopo questa tornata, saranno fissati nelle settimane a partire dal 15  giugno. Tutto il mese di maggio e le prime due settimane di giugno saranno dedicate al lavoro delle commissioni consiliari.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Consiglio regionale 42 copia

Nella seduta di Sa Die De Sa Sardigna il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno unitario contro il deposito delle le scorie nucleari.

I lavori sono iniziati con l’esame dell’ordine del giorno comprendente comunicazioni del presidente del Consiglio su “Sa die de sa Sardigna” e le mozioni n. 111 (Rubiu e più) “Sulla contrarietà al progetto sulle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, 121 (Cappellacci e più) “Sul rischio che la Sardegna sia scelta come deposito unico delle scorie nucleari italiane”, 122 (Dedoni e più) “Sul rischio che la Sardegna possa essere individuata dal governo nazionale come sito per la realizzazione del Parco tecnologico contenente il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, 130 (Pizzuto e più) “Sulla possibile scelta della Sardegna quale sito per il deposito unico delle scorie nucleari italiane” e 133 (Cocco Pietro e più) “Sulla contrarietà ad ospitare nel territorio della Sardegna la sede del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi a bassa e media intensità”.

Nel suo intervento introduttivo, il presidente Ganau ha ripercorso i passaggi storici della Festa nazionale dei sardi, istituita nel 1993 per ricordare la cacciata dall’Isola dei piemontesi nel 1794 una sollevazione popolare dovuta a molte cause, dall’oppressione fiscale al costo della vita, dalla corruzione alle mancate risposte alle istanze di compartecipazione alla vita pubblica. Sono cinque domande, ha aggiunto il presidente, «formulate dagli stamenti cioè dai parlamenti sardi, momento centrale di vero e proprio atto rivoluzionario oggi diventato simbolo dell’orgoglio sardo inserito in un percorso non ancora compiuto che dovrà portare alla sovranità ed all’autodeterminazione della Sardegna».

Molte di quelle condizioni che furono allora alla base della proteste sono valide ancora oggi, ha sostenuto il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau: «La Sardegna è stata colpita più di altre Regioni dagli effetti devastanti della crisi, dall’emersione di nuove povertà, dal tentativo di limitare l’autonomia regionale, in un clima di crescente sfiducia verso le classi dirigenti e di grave disagio per l’aumento delle disuguaglianze sociali». «Tutti questi problemi – ha sintetizzato il presidente del Consiglio – richiedono chiarezza e rapidità di risposte».

Dopo l’istituzione de “Sa Die”, ha continuato il presidente, «il Consiglio regionale ha approvato la legge n. 26 sulla tutela e la valorizzazione della cultura e della lingua sarda, provvedimento di grande valore anche dal punto di vista identitario, consolidando un percorso ancora in itinere che, partendo dal nostro interno, deve portarci a costruire una società complessa e dinamica, in cui lo sviluppo della conoscenza sia ancorato alle risorse locali».

«Dobbiamo quindi avere il coraggio – ha sostenuto ancora il presidente dell’Assemblea sarda – il coraggio di rilanciare la questione linguistica ed identitaria auspicando sotto questo profilo che il Governo proceda in tempi brevi dopo la recente approvazione della commissione paritetica del provvedimento con cui, su impulso della Giunta regionale, si trasferiscono alla Sardegna le risorse per dare attuazione alla normativa di settore».

«Oggi – ha detto ancora il presidente – siamo di fronte ad una riforma della Repubblica di una riforma istituzionale di forte impianto centralista che cancella ogni speranza di federalismo così come si era affermato dal 2001, una riforma che indebolisce ruolo e funzioni di tutte le autonomie regionali, anche di quelle ordinarie che, sbagliando, ritengono di essere agevolate dal ridimensionamento delle autonomie speciali». «Ci occuperemo a fondo di questi temi – ha continuato Ganau – in una riunione di tutti i presidenti delle Regioni autonome che si terrà il prossimo mese a Cagliari, da cui rilanceremo il confronto a tutto campo con lo Stato, per ribadire che la specialità rappresenta il perno centrale di un sistema differenziato e che, come Sardegna, non siamo disposti a fare nessun passo indietro sulle ragioni della nostra specialità».

«Vogliamo anzi – ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale – rilanciare la vertenza Sardegna aprendo una fase nuova, concentrando la nostra azione sul gap infrastrutturale, sulla questione energetica e sulle politiche identitarie e culturali: impegnarsi per affrontare e vincere questa sfida significa proprio dare il più alto significato ad una celebrazione come Sa Die, con cui vogliamo riaffermare la nostra unità di popolo».

In questa occasione, ha concluso il presidente, «sentiamo il dovere di riaffermare il diritto di scegliere liberamente il migliore utilizzo per il nostro territorio e di concentrare tutti i nostri sforzi per garantire alla Sardegna un futuro in cui non ci sia spazio per le scorie nucleari». «Su questi temi – ha aggiunto Ganau rivolto al presidente della Regione Pigliaru – ci sarà sempre l’unità e la compattezza di tutto il Consiglio».

Concluso il suo intervento, il presidente del Consiglio; Gianfranco Ganau, ha concesso la parole al consigliere Gianluigi Rubiu (Aps)  per l’illustrazione della mozione n.111, sulla contrarietà al progetto sulle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi.

Il capogruppo Rubiu ha ricordato, in apertura del suo intervento, il significato storico della festa di “Sa Die” e ha sottolineato che ricorre il 221° anniversario di una grande vittoria popolare. «La storia della negazione dei diritti dei sardi – ha spiegato l’esponente della minoranza – sembra ripetersi con il rischio delle scorie nell’Isola ed ha quindi auspicato un nuovo protagonismo della politica e della società sarda per scongiurare il rischio».

Il consigliere Rubiu ha quindi sottolineato che l’Isola è inserita tra le aree idonee per realizzare il deposito unico delle scorie radioattive prodotte in Italia ma ha anche dichiarato di avere fiducia nelle dichiarazioni rese di recente a Cagliari dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che ha assicurato che senza il consenso della popolazioni interessate non potrà realizzarsi alcun deposito nucleare.

L’onorevole di Aps ha inoltre ribadito i numeri delle scorie (90mila metri cubi) a cui si sommano i milioni di metri cubi di terreni inquinati nelle zone industriali e nelle aree minerarie dell’Isola e a cui si aggiungono i milioni di ettari vincolati dalle servitù e dai poligoni militari.

«Il deposito nucleare sarebbe una scelta scellerata – ha dichiarato Rubiu – che contrasta con le volontà espresse dai sardi nel referendum del maggio 2011. Risvegliamo l’orgoglio del popolo sardo e contrastiamo unitariamente qualunque ipotesi che veda la Sardegna deposito delle scorie radioattive».

Il coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci, ha illustrato all’Aula i contenuti della mozione n. 121 (sul rischio che la Sardegna sia scelta come deposito unico delle scorie nucleari italiane) ed ha espresso forti perplessità sulle recenti dichiarazioni del ministro dell’Ambiente in ordine al percorso “trasparente e partecipato” per l’individuazione del deposito unico per le scorie nucleari. «Non fosse altro – ha spiegato l’esponente della minoranza – perché l’intero procedimento adottato dal governo per l’individuazione del sito è caratterizzato da poca trasparenza ed è assai fumoso». «Credo sia risibile – ha proseguito l’ex governatore – l’affermazione che sarà un percorso partecipato perché tutto fa intendere che la decisione sul deposito per le scorie sarà un’altra decisione calata dall’alto». Cappellacci ha quindi domandato con tono polemico quale percorso può essere più partecipato di quello che ha portato i sardi a pronunciarsi contro il nucleare in un referendum popolare che ha visto il 97% dei sardi esprimersi contro all’ipotesi del nucleare nell’Isola. «La Sardegna ha già dato – ha spiegato il consigliere di Fi – abbiamo un’idea diversa dello sviluppo, vogliamo puntare sulla green economy, la cultura, la valorizzazione dell’ambiente, il turismo». Cappellacci ha in conclusione rivolto critiche alla Giunta per la risposta fornita ad una recente interrogazione del consigliere Marco Tedde sull’argomento: «Avete risposto con un copia e incolla dalle dichiarazioni rese in Aula quasi un anno fa dall’assessore degli Affari Generali, Demuro».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha illustrato all’Aula i contenuti della mozione n. 122 (sul rischio che la Sardegna possa essere individuata dal governo nazionale come sito per la realizzazione del Parco tecnologico contenente il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi). L’esponente della minoranza ha manifestato la volontà di scongiurare le polemiche e di dedicarsi esclusivamente alle celebrazioni di “Sa Die”. Dedoni ha quindi dichiarato piena condivisione per la decisione assunta dalla conferenza dei capigruppo e dal presidente del Consiglio per celebrare la festa del popolo sardo con la discussione delle mozioni sul tema delle scorie. Dedoni ha ricordato con enfasi la volontà espressa dai sardi col referendum del 2001 contro la realizzazione in Sardegna del deposito unico delle scorie nucleari. «Nessuno può permettersi di disattendere la volontà popolare per fare della Sardegna una pattumiera». Dedoni ha quindi espresso dubbi sul fatto che la Sardegna possa dirsi area a rischio sismico zero ed ha ricordato il sisma che nel 1948 interessò la città di Tempio in Gallura.

Ha quindi preso la parola il consigliere di Sel Luca Pizzuto per l’illustrazione della mozione n. 130 «sulla possibile scelta della Sardegna quale sito per il deposito unico delle scorie nucleari italiane».

«Poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa». Luca Pizzuto ha iniziato il suo intervento citando il celebre passo della Città Futura di Antonio Gramsci di cui ieri ricorreva l’anniversario della morte.

«Cito Gramsci, ha detto Pizzuto, perché oggi si discute di un tema che richiama il concetto focalizzato dal pensatore sardo nel suo scritto. Parlare di deposito di scorie nucleari può sembrare un argomento di natura ambientale e di salute pubblica, in realtà questo tema nasconde ben altri tipi di pericoli. Dietro c’è il ricatto di chi dice che la presenza di un deposito può creare lavoro, questa scelta ha similitudini profonde con quella per cui migliaia di cittadini salgono sui barconi per cercare speranza altrove».

Secondo Pizzuto, su temi come questi «si determina la vera applicazione della democrazia o invece si attua una forma di totalitarismo. Individuare in Sardegna un sito per il deposito di scorie nucleari senza il consenso del popolo sarebbe un atto totalitario. E’ un problema profondo e di cultura: come è possibile che il Governo decida senza il consenso delle popolazioni? Bisogna opporsi in modo strategico, serve l’impegno collettivo per rivendicare la sovranità in modo pratico, è necessario fare fronte comune per dare autorevolezza alle istituzioni che rappresentiamo».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al capogruppo del Pd Pietro Cocco per l’illustrazione dell’ultima mozione all’ordine del giorno, la n. 133, firmata da tutto il centrosinistra, «sulla contrarietà a ospitare nel territorio della Sardegna la sede del deposito nazionale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività».

«C’è un senso di forte preoccupazione per l’Isola e per i suoi abitanti – ha esordito Cocco – la discussione di queste mozioni nel giorno delle celebrazioni de “Sa Die” ha un valore fortemente simbolico». Cocco ha poi ricordato che la battaglia per l’autodeterminazione del popolo sardo è una battaglia storica del centrosinistra. «Continuiamo a farla, anche se oggi c’è un governo amico – ha detto il capogruppo del PD – la Sardegna ha già dato, sappiamo che facciamo parte di un progetto complessivo, ma siamo una regione a Statuto speciale, vogliamo decidere in casa nostra la programmazione del nostro futuro».

Cocco ha infine ricordato il prezzo altissimo pagato dalla Sardegna in termini di porzioni di territorio in uso alle forze armate. «La Sardegna cede 35mila ettari dati alle servitù militari, non ci si può chiedere di dare ancora. La nostra non è una battaglia di retroguardia, dobbiamo credere di più nella forza che il Consiglio può esprimere. Questa è l’occasione per ribadire il nostro diritto all’autodeterminazione».

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione generale sulle mozioni.

Mario Tendas (Pd)  ha ricordato come nella cacciata dei piemontesi del 1794 e la battaglia contro il deposito di scorie nucleari ci sia più di una similitudine: «Allora fu una festa di liberazione – ha detto Tendas – oggi nella contrarietà allo stoccaggio delle scorie radioattive riemerge la dignità e la fierezza del popolo sardo».

Tendas ha poi sottolineato che «sulla Sardegna grava il 60% delle servitù, l’Isola ospita i tre poligoni più grandi d’Europa e altre infrastrutture al servizio delle forze armate nazionali e internazionali. Anche questa è una partita aperta per la quale è necessario individuare misure di riequilibrio». Dal consigliere del Pd, infine, un invito a ribadire l’indicazione data dai sardi con il referendum del maggio 2011.

Secondo Augusto Cherchi (Partito dei Sardi), la celebrazione de “Sa Die de sa Sardigna” deve far nascere la consapevolezza che uno Stato sardo è possibile.

Cherchi ha espresso il timore che la procedura per l’individuazione del sito non sia trasparente «Cosa succede se si presenta qualche volontario? – ha chiesto Cherchi – se penso alla procedura adottata dalla Sogin le preoccupazioni crescono. L’amministratore delegato Casale parla di procedura partecipata. In Sardegna il popolo ha già espresso la sua netta contrarietà con un referendum, non è necessaria una nuova consultazione. Abbiamo in mente uno sviluppo diverso. Il nostro è un no fermo, convinto e deciso».

Per il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta «il popolo sardo vuole un modello di autodeterminazione più forte. L’indipendenza si può avere con uno Stato che batte moneta, oppure con una capacità di decidere sulle grandi questioni in casa propria. L’autonomia è fallita su tutta la linea: 35mila ettari di servitù (il 60% del totale delle servitù italiane), l’industrializzazione ha distrutto il nostro sistema economico, sono fallite le ferrovie e tutto il sistema dei trasporti, siamo stati traditi nella cultura: non c’è un testo che parli della nostra storia. Ora è necessario guardare al futuro partendo da chi rappresenta il popolo sardo. Il consiglio regionale deve farsi carico delle istanze dei cittadini e affermare il diritto di oltre 800mila sardi che hanno detto no alle scorie nucleari».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in apertura, ha espresso apprezzamento per l decisione del presidente del Consiglio «di approfittare della giornata di Sa Die per rafforzare significato della dignità e dell’impegno del Consiglio; oggi come allora vogliamo dire un No chiaro a qualcuno che pensa di utilizzare la Sardegna come pattumiera, al presidente del Consiglio dei Ministri, a qualche ministro e a qualche rappresentante distratto di questa Regione». «La Sardegna – ha sostenuto ancora Pittalis – si è già pronunciata con il referendum svoltosi nel 2011, unita come forse non è mai stata, vorremmo perciò che su questa vicenda non ci siano aperture di fiducia verso un Governo centrale che sta dimostrando di muoversi secondo interessi funzionali solo a logiche centraliste». «Abbiamo già vissuto – ha ricordato il consigliere di Forza Italia – lo sbarco dei rifiuti campani quando nonostante ripetute assicurazioni e promesse ci siamo trovati la sorpresa dentro casa ed oggi non ci faremo sorprendere; ben venga quindi l’ordine del giorno di sintesi ma non vorremmo che, come accaduto per le servitù militari, ritrovarsi con le scorie in Sardegna, è necessario dunque che il presidente Pigliaru difenda da protagonista gli interessi della Sardegna che è fermamente contraria a questa ipotesi».

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona franca) ha manifestato il suo plauso al presidente Ganau per associare l’occasione storica ad una vicenda attuale e centrale per il futuro del nostro popolo; allora i Sardi dimostrarono il coraggio di ribellarsi ad un invasore decidendo di cacciarlo ed occorre chiedersi se i sardi avessero ancora l’orgoglio di cacciare il governo italiano se decidesse di collocare le scorie nucleari in Sardegna senza ascoltare il popolo. «Questa posizione – ha affermato – va stimolata e conquistata, noi ci candidiamo come piattaforma culturale del Mediterraneo, per svolgervi un ruolo economico e di unione fra i popoli dell’area; questo è il futuro che immaginiamo e vogliamo per i nostri figli». «Queste – ha proseguito Fenu – non devono essere battaglie di parte; col referendum i sardi hanno rafforzato la posizione del presidente di allora, oggi i sardi devono fare altrettanto, sostenendo le giuste ragioni dell’autodeterminazione dell’Isola».

La consigliera Anna Maria Busia (Centro democratico), dopo aver ringraziato il presidente Ganau per aver portato all’attenzione dell’Aula una riflessione storica che proietta i suoi effetti sull’attualità, ha affermato che il problema delle scorie riguarda non solo i sardi ma tutta la comunità nazionale. «Infatti – ha osservato – ci sono troppe ombra sulle procedure di smaltimento delle scorie, gestite dalla Sogin in maniera poco trasparente; è importante quindi far sentire la voce della Sardegna anche su questo punto, perché è vero che il 2 gennaio scorso è stata consegnata la mappa dei siti idonei e che si conoscono i territorio potenzialmente idonei, però si è deciso di rinviare tutte le procedure perché di mezzo ci sono le elezioni regionali e qui sta la mancanza di trasparenza». Il presidente Pigliaru, secondo la Busia, «deve sicuramente ribadire quanto è già chiaro, cioè che occorre la condivisione, ma anche sottolineare l’obbligo di eliminare ogni opacità nel comportamento di una società come Sogin, interamente dello Stato».

Il presidente della Regione Francesco Pigliaru, illustrando la posizione della Giunta e ribadendo la ferma contrarietà della Sardegna ad accogliere sul suo territorio le scorie nucleari, ha affermato che il dibattito del Consiglio sul problema delle scorie attribuisce un particolare spessore istituzionale alle celebrazioni di Sa Die, perché «assumersi con coraggio le proprie responsabilità è stata ed è la scelta del governo regionale che richiede con forza a tutti i livelli di governo la partecipazione alle decisioni che ci riguardano». «Oggi – ha sostenuto – siamo chiamati ad attuare questo principio così come facciamo in tutte le questioni aperte con lo Stato, attraverso una leale collaborazione che ha consentito di raggiungere risultati: sulla vertenza entrate abbiamo ottenuto risorse rilevanti, su altri temi proseguiamo il confronto ed il dialogo mostrando lo stesso coraggio che oggi celebriamo». «Il confronto – ha poi precisato il presidente della Regione – proseguirà anche sulle servitù militari, con l’obiettivo di riequilibrare una presenza certamente eccessiva rispetto ad altre Regioni; per queste ragioni abbiamo negato la firma dell’intesa nel giugno scorso, attivando tavoli negoziali finalizzati ad una dismissione progressiva ed introducendo misure di mitigazione come quelle antincendio ma anche trasparenza, consapevoli che è ancora pochissimo rispetto a ciò che rivendichiamo». «Vogliamo disporre del nostro territorio e di un territorio sano –  ha aggiunto Pigliaru – perché la nostra ricchezza è il nostro ambiente e in questo quadro è chiaro che l’imposizione del deposito delle scorie nucleari in Sardegna sarebbe una nuova servitù; in attesa del riequilibrio delle servitù militari non ci può essere dunque nessuno spazio per questa ipotesi, non ci sono compensazioni che tengano perché il nostro patrimonio ambientale e naturale dovrà essere il volano del nostro sviluppo, non ne facciamo solo una questione economica perché abbiamo imparato a dare valore al paesaggio e per noi ci sono cose non negoziabili». «Il ministro dell’Ambiente – ha ricordato il presidente Pigliaru – conosce bene la nostra posizione, egli stesso ha parlato di trasparenza e condivisione e noi vogliamo crederci, tenendo presente però che il 97% dei sardi si è già espresso con un referendum e che la Sardegna, Regione generosa che più di tutti ha partecipato alla difesa nazionale, vuole ridurre i gravami sul suo territorio nell’arco della legislatura e non ne può accettare altri: come 221 anni fa dimostreremo lo stesso coraggio facendo per intero la nostra parte».

Il segretario d’Aula, Daniela Forma (Pd), ha dato lettura dell’ordine del giorno unitario, sottoscritto da tutti i capigruppo del Consiglio «sulla totale indisponibilità alla dislocazione nel territorio della Sardegna la sede del deposito nazionale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività».

Il documento si conclude con l’impegno per il presidente della Regione.

«a) a proseguire nell’azione intrapresa ponendo in essere tutte le azioni istituzionali, ed eventualmente anche amministrative e giudiziarie, che verranno ritenute opportune e necessarie per avviare un confronto con il Governo affinché sia rispettata la volontà sovranamente espressa dal popolo sardo in occasione del referendum consultivo del maggio 2011, di non volere nel proprio territorio installazioni di depositi e stoccaggio di scorie nucleari, evitando, pertanto, che la Sardegna venga individuata quale sede idonea ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi;

b) a promuovere un’azione congiunta con i parlamentari sardi per scongiurare il pericolo della costruzione del deposito unico delle scorie nucleari in Sardegna;

c) a difendere in ogni sede e ambito la specialità dell’Isola, così come stabilito e riconosciuto nello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna».

Il consigliere di Area popolare sarda (Aps), Giorgio Oppi, ha dichiarato il voto di astensione perché – a suo giudizio – l’impegno contenuto nell’ordine del giorno deve essere rivolto a tutte le forze politiche presenti in Consiglio e a tutti i consiglieri prima ancora che al presidente della Giunta.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarata aperta la votazione sull’ordine del giorno unitario (Cocco Pietro e più) ed ha conclusione dello scrutinio palese elettronico ne ha proclamato l’approvazione con 47 voti favorevoli su 47 votanti e 49 presenti in Aula.

Il presidente del Consiglio Ganau ha annunciato il secondo punto all’ordine dei lavori dell’Aula, riguardante la nomina di tre componenti la Consulta dell’emigrazione.

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini, ha quindi chiesto e ottenuto la parola sull’ordine dei lavori ed ha chiesto conferma al presidente del Consiglio riguardo l’indisponibilità dei capogruppo della minoranza a procedere con la discussione e l’approvazione della proposta di legge n. 126 (Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 maggio 2013, n. 12 “Norme per la formazione specialistica medica, medico-veterinaria e non medica dell’area sanitaria”). «Se così fosse – ha concluso l’esponente del centrosinistra – sarà chiaro a tutti chi non ci dà la possibilità di salvaguardare i diritti degli studenti sardi». Il capogruppo Desini ha quindi annunciato la volontà di abbandonare l’Aula in segno di protesta.

Il presidente del Consiglio Ganau ha sottolineato che per quanto attiene l’inserimento dei punti aggiuntivi all’ordine del giorno dell’Aula è necessario che si convenga unitariamente sulla loro iscrizione all’ordine dei lavori.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo proprio sull’ordine dei lavori, ha replicato con fermezza a quanto affermato dal consigliere Desini ed ha ricordato che il provvedimento in questione è stato esitato all’unanimità nella Sesta commissione nella riunione del 23 aprile 2015 e la prevista relazione è pervenuta soltanto ieri (27 aprile 2015). «Alcuni gruppi – ha spiegato Pittalis – hanno chiesto il tempo necessario per compiere alcune valutazioni così da confermare il favore espresso sai componenti la Sesta commissione».

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola al capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, che non ha iniziato il suo intervento per le proteste del consigliere Desini.

Il presidente Ganau ha quindi invitato il capogruppo del Centro democratico a consentire il regolare svolgimento dei lavori ma l’onorevole Desini ha proseguito nella protesta e così dopo due richiami formali da parte del presidente del Consiglio è stato espulso dall’Aula. 

Il capogruppo Psd’Az, Angelo Carta ha quindi rinunciato all’intervento e il presidente del Consiglio ha annunciato la discussione dell’ordine del giorno che ai sensi dell’articolo 25 della legge regionale 15 gennaio 1991, n. 7, stabilisce la nomina, su proposta della Giunta, di tre esperti in materia di emigrazione nella consulta regionale dell’emigrazione. Nel documento si propongono al voto dell’Aula  Carlo Manca, Francesco Angelo Siddi e Elio Turis.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha annunciato l’astensione dei gruppi della minoranza perché – così ha spiegato – si tratta solo di rettificare una decisione assunta dalla Giunta e perché il provvedimento è arrivato all’attenzione dell’Aula pochi minuti prima della messa in votazione in Consiglio.  

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato che tra gli indicati dalla Giunta come componenti la consulta per l’emigrazione non figura alcuna donna ed ha quindi invitato il presidente della Giunta a ritirare il provvedimento ed a modificarlo così da rispettare il principio della parità di genere e delle pari opportunità.  

L’assessore del Lavoro, Virginia Mura, nel ribadire che la Giunta «ha a cuore» la parità di genere ha affermato che i tre componenti indicati nella deliberazione n. 45/5 dell’11 novembre 2015 andranno a far parte di organismo in cui sono presenti numerose donne.

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha ribadito l’invito alla Giunta a modificare le indicazione contenute nell’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente del Consiglio, ha prontamente accordato.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha messo in votazione il documento n. 5 che è stato approvato dall’Aula: Carlo Manca, Francesco Angelo Siddi e Elio Turis saranno i tre rappresentanti del Consiglio regionale in seno alla consulta dell’emigrazione.

Chiusa la votazione, il presidente ha dichiarato chiusi i lavori. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Il Consiglio regionale è stato convocato per martedì 28 aprile, alle 16.00. La seduta di “Sa die de Sa Sardigna” sarà dedicata alla discussione delle cinque mozioni, presentate e sottoscritte sia da consiglieri dei gruppi della maggioranza che da quelli appartenenti alla minoranza, sul delicato tema delle scorie nucleari. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo, presieduta dal presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ed alla quale ha partecipato anche il presidente della Regione, Francesco Pigliaru.

Le mozioni iscritte all’ordine del giorno della seduta n. 101 della XV legislatura sono, dunque, la n. 111 (Rubiu e più); la n. 121 (Cappellacci e più); la n. 122 (Dedoni e più); la n. 130 (Pizzuto e più) e la n. 133 (Pietro Cocco e più).

La capigruppo, preso atto delle priorità espresse dal presidente della Giunta in ordine ai provvedimenti da sottoporre all’esame dall’Aula, ha quindi deciso di attendere le proposte che in tal senso saranno formulate (entro la prossima settimana) dai presidenti delle sei commissioni permanenti, prima di procedere con la programmazione bimestrale dei lavori del Consiglio, il cui calendario terrà conto delle scadenze e degli adempimenti derivanti dallo svolgimento delle elezioni amministrative in Sardegna.

Alessandro Bianchi all'Eliseo di NuoroGianfranco Ganau all'Eliseo di Nuoro Carlo S,muraglia all'Eliseo di Nuoro  I giovani musicisti dell'Eliseo di Nuoro Il pubblico dell'Eliseo di Nuioro

Un minuto di silenzio, dedicato ai migranti che hanno perso la vita nel Canale di Sicilia ed un lungo applauso del pubblico dell’Eliseo in piedi, hanno dato inizio questa mattina alle celebrazioni del 70° anniversario della Liberazione, che la presidenza del Consiglio regionale ha scelto di tenere nella città di Nuoro.

Nel suo saluto, dopo l’esecuzione dell’Inno di Mameli da parte dell’orchestra e del coro del Liceo di scienze umane e musicale “Sebastiano Satta” di Nuoro, il sindaco Alessandro Bianchi ha ricordato le figure di Pietro Borrotzu e Antonio Mereu, che si distinsero nella guerra di Liberazione. Bianchi ha poi sottolineato l’attualità dei principi e dei valori della Resistenza, che vanno trasmessi anche con iniziative fortemente simboliche, come quella della città di Nuoro che ha voluto dedicare la fontana dell’ingresso della città ad un “partigiano moderno” come Giorgio Ambrosoli.

Il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau, rivolgendo un preciso messaggio ai tantissimi giovani del Teatro Eliseo, si è soffermato sul significato del ricordo di coloro che «hanno perso e rischiato la vita per consentirci di viere in uno Stato libero e democratico», come occasione importante per rilanciare «la necessità di un impegno quotidiano volto a diffondere i valori della Resistenza». Un impegno quotidiano, ha aggiunto ancora il presidente, che chiama la politica a nuove e più grandi responsabilità. «Per questo – ha precisato – abbiamo voluto che queste celebrazioni avvenissero fuori dalle mura del Consiglio regionale, fra la gente, per ricordare un momento importante ed anche per stare vicino ai problemi dei sardi e della Sardegna».

Grazie ai partigiani, «a quegli uomini e quelle donne che si batterono allora – ha proseguito il presidente del Consiglio – è nato qual capolavoro di diritti e doveri rappresentato dalla nostra Costituzione, atto fondante della nostra Repubblica e della nostra democrazia».

Con un nuovo richiamo all’attualità ed all’impegno civile e morale dei giovani, Ganau ha poi affermato che «la Costituzione deve essere conosciuta, rispettata, difesa ed anche pienamente attuata in alcune parti, a cominciare dal diritto al lavoro». Citando, infine, il grande giurista Piero Calamandrei, che paragonava il valore della libertà ad un bisogno vitale come l’aria che respiriamo, il presidente del Consiglio ha invitato i ragazzi a ricordare che «la democrazia va continuamente alimentata attraverso battaglie a difesa della solidarietà, della giustizia sociale e del rispetto della persona umana».

Successivamente ha preso la parola il senatore Carlo Smuraglia, presidente dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia. Smuraglia ha rievocato la scelta di tanti giovani di allora «che scelsero istintivamente la libertà» ribellandosi contro la dittatura. «Il nostro primo pensiero – ha detto ancora – va ai caduti ed ai combattenti dei quali siamo debitori ma vogliamo ricordare anche che il 25 aprile fu per il popolo italiano una grande festa, una gioia immensa, un momento magico in cui tutti si sentivano liberati».

Anche il presidente dell’Anpi, in un passaggio centrale del suo intervento, si è rivolto con passione ai giovani. «Ad essi – ha affermato – non va solo passato un testimone, vanno spiegate a fondo le ragioni che molti anni fa ci spinsero a fare certe scelte, vanno spiegate in particolare agli studenti che devono senz’altro acquisire conoscenze ma, soprattutto, diventare cittadini consapevoli”. «Perché – ha concluso – la democrazia non è per sempre: va tenuta come una pianta, innaffiata con amore e consolidata ogni giorno».

Durante la manifestazione sono state proposte al pubblico le testimonianze di due studenti: Salvatore Sias del Liceo “Sebastiano Satta” di Nuoro e Cristina Pitzadili dell’Istituto tecnico commerciale “Enrico Fermi” di Ozieri. A conclusione degli interventi, la Compagnia Teatro e/o Musica di Sassari ha rappresentato l’opera teatrale di Emanuele Floris: “Veniva l’acqua de Dio” – dalla Shoah alla Liberazione.

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Oggi a mezzogiorno il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, e il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, hanno deciso di far abbassare a mezz’asta le bandiere esposte davanti al palazzo del Consiglio in via Roma e a quello della Regione in viale Trento a Cagliari.

Le due istituzioni regionali hanno voluto così ricordare la strage di centinaia di migranti morti nel Mediterraneo mentre tentavano di fuggire dai loro paesi sconvolti dalla guerra civile e sottolineare la richiesta alla comunità internazionale di far cessare l’inerzia, di agire perché questi drammi non si ripetano.

Castello di Sanluri 1Monumenti apertiTorre spagnola Portoscuso Monumenti aperti 2013 copia

E’ stata presentata ieri mattina, nella sede dell’assessorato regionale del Turismo, la XIX edizione di Monumenti aperti, organizzata dall’associazione Imago Mundi. Hanno partecipato alla presentazione l’assessore del Turismo, Artigianato e Commercio, Francesco Morandi, il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, l’assessore della Pubblica Istruzione, Claudia Firino, gli amministratori dei Comuni coinvolti e la responsabile del polo museale isolano, Giovanna Damiani.

«E’ una manifestazione nella quale crediamo profondamente e che porta risultati concreti – ha detto l’assessore Morandi -, un’iniziativa corale che dà il via a una diffusa animazione territoriale: dobbiamo investire in una prospettiva di crescita per promuovere il valore dei nostri monumenti, rilanciare i territori e impostare strategie di rilancio dell’Isola sui mercati».

«Il rapporto con le scuole e le giovani generazioni è uno dei fattori più importanti di questa iniziativa – ha detto l’assessore Claudia Firino – il ruolo che assumono i territori e le istituzioni pubbliche e private, la scoperta di luoghi spesso sconosciuti, rivelano inoltre la necessità di valorizzare il grande patrimonio culturale dell’isola a volte trascurato.»

Dal 18 aprile al 31 maggio, in 51 Comuni della Sardegna e 2 in Piemonte, Santo Stefano Belbo e Mango, a conferma della vocazione nazionale del progetto, quasi 700 i siti aperti raccontati gratuitamente da oltre 11mila volontari. Con questi numeri prende dunque le mosse il consueto appuntamento primaverile con la riscoperta delle ricchezze archeologiche, storiche e ambientali di tutte le province isolane patrocinato dalla presidenza del Senato, dal ministero dei Beni Culturali e finanziato dalla Regione.

«Abbiamo posto l’impresa culturale al centro della nostra attività – ha aggiunto Francesco Morandi – e in questa ottica è necessario modificare il posizionamento della regione sul mercato turistico sfruttando proprio gli attrattori culturali: sappiamo che questo prodotto interessa il 76 % dei turisti che provengono dai mercati più lontani e assume un valore straordinario sopratutto nel nostro Paese. La Sardegna – ha concluso l’assessore Morandi – investe in questa direzione, a partire dalla promozione dei giganti di Mont’e Prama.»

Come ogni anno l’apporto degli studenti volontari in prima fila è determinante per la riuscita di Monumenti aperti: «Lancio una sfida per la prossima edizione – ha concluso Claudia Firino – ampliamo il periodo di coinvolgimento delle scuole, iniziamo a portare avanti un lavoro mirato e specifico che duri tutto l’anno. Per questa prospettiva metto a disposizione la struttura del mio assessorato assicurando il massimo della collaborazione.»

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Il Consiglio regionale ha approvato con 33 voti favorevoli e 18 contrari il DL n.130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”, meglio noto come nuovo Piano Casa.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale dell’art. 29 (“Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica”) del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 228 ma, dopo aver constatato la mancanza del numero legale, ha sospeso la seduta per trenta minuti.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha votato e respinto l’emendamento n.228 e, a seguire gli emendamenti nn. 508, 509, 510, 511, 392 e 393.

Sull’emendamento n. 509, annunciando il voto contrario, il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha sottolineato che «questa mattina si arriva alla fine di un iter legislativo molto complesso che però ha consentito alle due coalizioni principali di confrontarsi nel merito ed individuare in alcuni casi significative occasioni di convergenza». Si tratta di un approccio utile, ha aggiunto, «ed è auspicabile che prosegua sulla scia di esempi virtuosi come, ad esempio, quello della vendita degli immobili abbandonati e degradati ad un euro, per favorire sia il recupero dei fabbricati che la realizzazione di progetti strategici pubblici o di partenariato pubblico-privato».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il Consiglio ha approvato il testo dell’art. 29 con 29 voti favorevoli, 17 contrari ed 1 astenuto.

Successivamente il presidente ha avviato la discussione generale dell’art. 30 (“Disciplina transitoria”).

Il consigliere Alessandra Zedda, vicecapogruppo di Forza Italia, ha ribadito il giudizio negativo del suo gruppo sulla legge, aggiungendo in particolare che «le disposizioni transitorie, soprattutto al comma 3 dell’articolo, provocheranno il blocco di ogni attività attraverso un emendamento della Giunta che farà slittare tutto alla nuova legge urbanistica». Siamo contrari a questa eventualità, ha spiegato la Zedda, «perché riteniamo siano necessarie norme di equilibrio ispirate a principi di ragionevolezza ed equità finalizzate, da un lato, alla tutela del bene paesaggistico e, dall’altro, al rispetto di legittime esigenze dei privati che hanno sottoscritto accordi vincolanti con la pubblica amministrazione, come peraltro confermato da alcune pronunce della giurisprudenza». Inoltre, l’esponente di Forza Italia, ha richiamato l’attenzione della Giunta e della maggioranza sul fatto che, «anche in conseguenza della cancellazione del vecchio art. 12 della legge 4/2009, si determineranno sia un ulteriore vuoto normativo che, potenzialmente, gravi danni a tanti privati che hanno presentato progetti strategici investendo un grande volume di risorse; è prevedibile, quindi, che da tale situazione nascano  contenziosi in sede giudiziaria». Non essendoci iscritti a parlare il presidente ha messo in discussione gli emendamenti.

L’emendamento soppressivo totale 229 è stato respinto dall’Aula e così gli emendamenti 366, 367.

Approvato invece l’emendamento 72 (Francesco Agus e più), soppressivo del comma 3 dell’articolo 30.

Il presidente ha poi messo in votazione il testo dell’articolo 30, che è stato approvato.

L’assessore Cristiano Erriu ha riferito di interlocuzioni tra i gruppi per proporre un emendamento orale sul termine per il posizionamento delle strutture per la balneazione nel caso in cui il Comune non si sia ancora dotato del Piano di utilizzo del litorale.

Il testo recita così: “Le disposizioni regolanti il funzionamento delle strutture a servizio della balneazione in assenza di Pul entrano in vigore dal 31 dicembre 2016. In via transitoria il permesso di costruire per la realizzazione delle strutture può avere durata non superiore a quella della stagione balneare”.

L’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) ha chiesto una breve sospensione dei lavori per la verifica dell’emendamento annunciato dall’assessore all’Urbanistica. Alla ripresa, l’Aula ha approvato l’emendamento.

L’on. Roberto Desini (Centro democratico) ha illustrato un emendamento orale sulla certificazione energetica degli edifici e l’on. Carta (Psd’Az) ha chiesto che l’onere sia trasferito in capo ad Area. Sul punto l‘assessore Erriu ha detto: “Non sono in grado di dare un parere positivo per ragioni di copertura finanziaria”. Gli emendamenti sono stati respinti.

Approvato l’emendamento 632 (Giuseppe Fasolino e più) e anche il 93, modificato dal 632 appena approvato.

Il vice presidente Eugenio Lai ha aperto dunque la discussione sull’articolo 31 (abrogazioni) che abroga alcuni articoli di leggi regionali precedentemente approvate, in modo da non creare difformità con le norme comprese nel testo in esame. In particolare l’articolo abroga gli articoli 12, 13 e 14 bis della legge 23 /1985 (norme in materia di controllo dell’attività urbanistico-edilizia, di risanamento urbanistico e di sanatoria di insediamenti ed opere abusive, di snellimento ed accelerazione delle procedure espropriative), gli articoli principali della legge 4 del 2009, ossia la legge sul Piano casa, e l’art. 17 (disposizioni urbanistiche a favore di portatori di handicap gravi) della legge Finanziaria del 2007 e la legge sul golf ( n. 19/2011).

Per Marco Tedde (Forza Italia) è importante arrivare a un riordino delle norme, soprattutto per quanto riguarda l’articolo 20 (Interventi di incremento volumetrico delle strutture destinate all’esercizio di attività turistico-ricettive). In particolare, secondo Tedde, non è corretto consentire gli interventi di ampliamento se si ha una struttura entro i 300 metri dal mare e non a chi è oltre i 300 metri. Il consigliere ha annunciato un emendamento orale per creare «una situazione di giustizia formale».

Il vice presidente Lai ha invitato Tedde a formulare il suo emendamento che sarà discusso alla fine dell’articolo. E’ quindi intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia) il quale si è detto contrario a quanto previsto dal comma 5, ossia l’abrogazione del parere della Regione per la realizzazione degli edifici in “agro con volumi superiori a 3000 metri cubi”. «Non ci sembra coretto – ha detto – credo che si debbano coordinare meglio le politiche di verifica e controllo».

Per Oscar Cherchi (Forza Italia) si sta eliminando il cuore della legge 4. «Siamo contrari a questo articolo – ha detto – in quanto non condividiamo l’atteggiamento di questo Consiglio regionale, della Giunta e della maggioranza che hanno cambiato il percorso di un Piano casa che ha già dato risultati importanti». Per quanto riguarda il comma 5 ha poi aggiunto: «Non capiamo perché si voglia togliere il controllo della Regione visto che si tratta di insediamenti importanti». Cherchi si è detto contrario all’emendamento orale sulle aree attrezzate, perché non attinente a un articolo abrogativo. In conclusione Cherchi ha espresso giudizio negativo sul comma 4 che abroga la legge sul golf.

D’accordo anche il vice capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda: «L’articolo 31 abroga il più importante articolo della legge 4 che ha avuto con un impatto socioeconomico importante». Per Zedda: «Creiamo un vuoto normativo, lascerete il territorio privo d’indirizzo e creerà dei problemi per chi ha già sostenuto piani strategici già concordati con i comuni». L’esponente di minoranza ha rivolto poi un appello all’assessore Erriu affinché intervenga per concedere alle attività che si trovano sul litorale di Cagliari di avere il tempo di realizzare i necessari adeguamenti al Pul. La Zedda ha spiegato che il Pul impone l’immediato adeguamento, senza deroga, con investimenti immediati in un momento di difficoltà economica come quello che sta attraversando tutta la Sardegna, Cagliari compresa.

Per Antonello Peru (Forza Italia) «l’articolo 31 all’articolo abroga leggi e articoli della precedente 4. Articoli che davano organicità e qualificavano l’obiettivo della legge 4. Non solo. Abroga una legge intera: la legge 19, la legge sul golf, una legge che non ha avuto seguito e che viene abrogata per un pregiudizio ideologico». Poi i dati. «Il turismo golfistico nel mondo cresce dell’8 per cento – ha spiegato Peru –  e genera 40 miliardi di euro grazie a 70 milioni di golfisti. C’è un contenitore che già esiste e dove la Sardegna poteva e può entrare per le condizioni climatiche favorevoli e la posizione geografica dell’Isola». Peru ha poi aggiunto: «Il golfista consuma 4 volte di più del turista medio e si trattiene 7 giorni contro i 4 medi, in Spagna genera 3 miliardi di euro di fatturato. Questi sono i numeri importanti – ha continuato – che la Sardegna poteva auspicare, con una destagionalizzazione turistica importante». Si tratta, ha detto Peru «di una legge che poteva veramente generare ricchezza in un territorio che soffre. Una legge che rispettava l’ambiente. L’abrogazione della legge esprime la volontà di andare contro la Sardegna e i sardi. Noi quindi siamo contrari».

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e aperto le votazioni. Dopo aver approvato il testo dell’articolo, sono stati approvati gli emendamenti aggiuntivi 138 (della Giunta) che dopo il comma 1 aggiunge il comma 1 bis che abroga gli articoli 4 e 5 della legge regionale 1 luglio 1991, n. 20 (Norme integrative per l’attuazione della legge regionale n. 45 del 1989, concernente: Norme per l’uso e la tutela del territorio regionale) e successive modifiche e integrazioni, l’emendamento 630 all’emendamento 113 (Giunta) che aggiunge l’articolo 31 bis. Disposizioni transitorie in materia di impianti eolici. In particolare questo testo, approvato con 28 voti favorevoli e 18 contrari, prevede che: “1. Nelle more della revisione del Piano paesaggistico regionale, conformemente ai principi espressi dalla Corte Costituzionale, secondo cui nella localizzazione degli impianti da fonti rinnovabili non è consentito adottare misure volte a precluderne in maniera generalizzata la realizzazione, non trova applicazione l’articolo 112, secondo comma, delle norme tecniche di attuazione del Piano paesaggistico regionale primo ambito omogeneo. 2. La Giunta regionale approva, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, una deliberazione contenente l’individuazione delle aree e dei siti non idonei all’installazione degli impianti eolici e le linee guida per il loro corretto insediamento”. Il Consiglio regionale ha poi approvato con 43 voti favorevoli e 3 contrari, l’emendamento orale presentato da Antonio Solinas (Pd), presidente della Quarta commissione, a cui ha chiesto di apporre la firma Pietro Pittalis, a nome del gruppo di Forza Italia. Il testo prevede che “al termine dell’articolo 31 è aggiunto il seguente testo: 1. Sono aree di sosta di autocaravan e di caravan omologati a norma delle disposizioni vigenti le aree destinate esclusivamente al parcheggio degli stessi mezzi per un periodo massimo di 48 ore consecutive. 2. Sono aree attrezzate per la sosta di autocaravan e di caravan omologati a norma delle disposizioni vigenti le aree dotate di appositi impianti di smaltimento igienico-sanitario, atti ad accogliere i residui organici e le acque chiare e luride raccolte negli appositi impianti interni di detti veicoli. 3. I comuni, nel rispetto delle norme vigenti e degli atti di pianificazione sovraordinati, individuano e regolamentano all’interno del proprio territorio le aree per la sosta e le aree per la sosta attrezzata di autocaravan e caravan”.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’articolo 32 (disposizioni finali ed entrata in vigore) e i relativi emendamenti.  

Acquisiti i pareri di Commissione e Giunta, il presidente Ganau ha aperto la discussione.

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha duramente criticato la scelta di Giunta e maggioranza di cancellare “con un atto violento” la legge sul Golf, approvata nella precedente legislatura.  «Non avete avuto la capacità di ascoltare con il cuore le sollecitazioni e i suggerimenti che sono arrivati dalla minoranza, non avete mostrato interesse agli indirizzi progressisti per uno sviluppo serio dell’Isola. La cancellazione della legge sul golf è un misfatto».

Per Ignazio Locci (Forza Italia), il Dl 130 riapre la possibilità di realizzare impianti ad energia rinnovabile, parchi eolici e serre fotovoltaiche. «Alcune forze politiche che hanno attaccato il Governatore oggi votano per la riapertura di parchi energetici da fonti rinnovabili in deroga al Piano Paesaggistico regionale – ha detto Locci – è doveroso sottolinearlo. Ora rimane il nodo delle direttive che la Giunta dovrà approvare. Speriamo che, nel rispetto delle regole del libero mercato, non si apra la strada a speculatori senza scrupoli».

Gigi Ruggeri (Pd) ha invece difeso l’impianto della legge. «E’ una norma che va verso la semplificazione – ha detto Ruggeri – la differenza rispetto al precedente Piano Casa è data dai limiti di costruzione nell’agro e dal divieto di edificare entro i 300 metri dal mare. Altro punto qualificante è il limite assoluto agli incrementi volumetrici dentro l’edificato».

Ruggeri ha poi riconosciuto la «funzione anticrisi» svolta dal Piano Casa negli ultimi anni denunciandone però limiti evidenti: « l’operazione andava regolamentata per impedire casi come quello dell’Auchan di Sassari che ha realizzato un incremento volumetrico di 17000 mq».

Il consigliere del PD ha poi criticato l’atteggiamento ostruzionistico dell’opposizione manifestando la necessità di una modifica del Regolamento interno. Occorre trovare una sintesi che garantisca l’opposizione ma, allo stesso tempo, permetta alla maggioranza di andare avanti nel suo programma di Governo».

Durissima la replica del capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis. «Non si può tollerare l’atteggiamento di chi è stato silente per tutta la discussione della legge e poi si alza per fare la morale su come si lavora in Aula. L’on. Ruggeri non riuscirà mai a mettere il bavaglio a questa opposizione».

Pittalis si è detto contrario a una modifica del Regolamento interno. «Lo si vuole cambiare per non farci parlare e per far approvare le nefandezze che avete fatto passare con questa legge (deroghe al PPR, ritorno all’eolico). Tollero tutto ma non che ci si limiti nell’esercizio della democrazia». 

Il presidente Ganau ha invitato tutti i consiglieri a mantenere toni più bassi. «Siamo alla conclusione di un iter che ha garantito il confronto tra le parti – ha sottolineato il presidente del Consiglio – tutti hanno svolto il proprio ruolo nel modo migliore».

Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo totale n.231 che è stato respinto dall’Aula. Bocciati anche gli emendamenti soppressivi parziali n.380 e 381.

Si è quindi passati alla votazione del testo dell’art. 32 che ha ottenuto il via libera con 28 voti a favore e 17 contrari.

Successivamente sono stati presentati due emendamenti orali, uno da parte della Giunta e un altro da parte del consigliere Marco Tedde (Forza Italia).

L’emendamento dell’esecutivo, illustrato dall’assessore Cristiano Erriu, modifica l’art 11 del Dl 130 e stabilisce che “in ogni caso di mancato rispetto dei tempi per il rilascio del permesso di costruire si forma il silenzio inadempimento e l’interessato può avanzare istanza alla direzione generale competente in materia urbanistica della Regione per l’intervento sostitutivo”. La correzione – ha detto Erriu – serve a rendere più fluida l’applicazione della norma. L’emendamento orale all’art. 11 Giunta è stato approvato con 28 voti a favore.

Bocciato invece l’emendamento orale dell’on. Tedde (25 contrari, 21 a favore) che chiedeva una modifica dell’art 20 per consentire agli alberghi che hanno pertinenze entro e oltre i 300 metri dal mare di realizzare strutture per servizi.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), preannunciando il voto contrario, ha detto che «l’opposizione ha provato a contrastare le tante oscenità che contiene e qualcosa è stata modificata grazie al nostro apporto, piccoli miglioramenti che però non possono giustificare un parere positivo; la maggioranza ha messo le lancette dell’orologio indietro di tre anni, lo pensiamo noi e lo pensano l’opinione pubblica, il modo del lavoro e delle categorie produttive». Spero, ha aggiunto Cherchi, «che non si parli ancora di tasselli e che la maggioranza si assuma le proprie responsabilità per non aver approvato quelle norme organiche che davvero servono alla Sardegna; basta con le finte genialate, non siete né salvatori della Patria né moltiplicatori di pani e pesci».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd), favorevole, ha sottolineato che la legge «è frutto del laborioso impegno dell’assessore della Giunta e del Consiglio, l’avvio di un processo di riforma complessiva del settore urbanistico, non solo la riscrittura del piano casa ma la prima pietra di un nuovo sviluppo del domani». La nuova legge urbanistica in particolare, secondo Cozzolino, «farà fare un salto di qualità al settore nel segno della sostenibilità; la Sardegna vive un momento difficilissimo in cui bisogna andare oltre l’emergenza per esprimere ogni potenzialità di sviluppo, attraverso la riduzione del consumo del territorio nel rispetto delle vocazioni per evitare danni incommensurabili». Abbiamo un grande patrimonio che vogliamo conservare, ha concluso il consigliere del Pd, «valorizzando tradizione e modernità, una progettualità pubblico privata per rilanciare i nostri centri storici e l’agro con criteri di efficienza, sicurezza, superamento barriere architettoniche».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), contrario, ha citato in apertura alcuni dati economici, evidenziando che «la Sardegna è dietro alla Romania ed alla Bulgaria con il Medio campidano che è perfino dietro la Grecia, i nostri giovani vanno fuori e imprese portano i libri in tribunale, la gente pensa che politici sono tutti ladri ed incapaci». Per queste ragioni, ha proseguito Cossa, «ci voleva una risposta diversa che riconoscesse l’importanza dell’edilizia in Sardegna e rilanciasse davvero il settore». Semplicemente, ha precisato esponente dei Riformatori, «sarebbe bastato semplificare il ginepraio di norme che soffoca la materia; la maggioranza ha messo questa legge prima di quella sugli enti locali e sulla sanità pensando di fare una grande legge sull’edilizia, invece ha messo in  piedi un apparato che sembra fatto apposta per complicare la vita delle persone, non per i passaggi sui 300 metri o per il grave errore della soppressione della legge sul golf o sull’agro, ma perché è infarcita di pasticci».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), favorevole, ha ricordato che «la legge ha iniziato il suo percorso il 13 marzo, causalmente nello stesso momento dell’elezione di Soru che ha aleggiato a lungo in quest’Aula, forse immeritatamente perché alla fine la responsabilità è tutta dei consiglieri, mentre l’assessore ha tentato stoicamente di superare certi limiti del dibattito consiliare introdotti per colpa della maggioranza». Nel merito, ad avviso di Locci, «c’è stata molta propaganda per mandare messaggi ambientalisti all’esterno, ma la legge non servirà a questo e nemmeno a rilanciare il settore dell’edilizia in Sardegna, senza dimenticare la gravissima complicazione delle procedure tanto è vero che nell’entrata a regime della norma emergeranno grandissime difficoltà di applicazione».

Il consigliere Rossella Pinna (Pd) ha detto di essere «una di quelle silenti di cui ha parlato Pittalis ma condivido con accenti diversi le preoccupazioni di Ruggeri perché molto spesso i lavori dell’Aula hanno restituito ai Sardi l’immagine di una casta chiusa dentro il palazzo, di un Titanic dove si continua a suonare mentre il mondo crolla; alcune parti della legge sono state positivamente condivise e tuttavia non appare più differibile intervenire sul regolamento sia per snellire i lavori Consiglio che per dare alla Sardegna le riforme di cui ha bisogno». Il punto più qualificante della legge, a giudizio della Pinna, «è che si abbandona il concetto conosciuto di piano casa per affermare una nuova idea di agro e paesaggio con limite dei 300 metri, e la densificazione dell’esistente, si traccia un confine e si disegnano i tratti principali di una nuova urbanistica organica e di un testo unico sull’edilizia, nell’ottica di un processo di semplificazione che i cittadini attendono».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna), contrario, ha fatto una sorta di bilancio del mese di lavoro del Consiglio, mettendo in evidenza che «nonostante la maggioranza si lamenti del tempo perso in realtà l’opposizione ha svolto un ruolo utilissimo; i continui emendamenti dimostrano che legge era pasticciata e non aveva fatto il giusto percorso in commissione». Il testo, ha continuato Truzzu, «è stata migliorato in alcuni punti, gli stessi rilevati da ampi settori dell’opinione pubblica, in altre parole siamo arrivato ad un piatto forse un po’ più digeribile ma non è quello che interessa ai sardi; l’immagine del Titanic che qualcuno ha evocato regge fino ad un certo punto perché all’esterno, invece, molti si sono resi conto dell’inutilità di questa legge perché aumenta la burocrazia, frutto dell’atteggiamento di chi non vuole ascoltare chi sta fuori e nemmeno chi ha dato il consenso al centro sinistra».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), contrario, ha affermato che «il percorso tormentato della legge non è attribuibile all’opposizione ma al fatto che il testo è nato male e gestito peggio dalla maggioranza; ne è venuto fuori un prodotto contraddittorio, lo pensano anche alcuni della maggioranza salvo poi votarla come ha fatto il consigliere Sale». Nel merito, ha osservato Tedde, «è piena di errori macroscopici a cominciare dalla mancata proroga della legge 4/2009 che avrebbe rappresentato il miglior ponte verso la legge urbanistica, rivendichiamo comunque alla nostra parte il miglioramento alcuni aspetti francamente ottusi come quello contro gli alberghi oltre i 300 metri, e siamo sicuri che la Sardegna ha capito e capirà ancora di più dopo la pubblicazione della legge».

Il consigliere Alessandra Zedda, sempre di Forza Italia, ha paragonato la legge alla favola della volpe con la pancia piena per affermare che «la legge avrà pesanti ripercussioni negative per la stessa maggioranza che l’ha voluta, mentre l’opposizione rivendica il merito dei miglioramenti ottenuti in coerenza con le domande espresse dalla società sarda».

Il consigliere Antonello Peru, anch’egli di Forza Italia, si è detto «convintamente contrario ad una legge senza corpo, senz’anima e  senza cuore, che non rilancerà il settore, non riqualificherà il patrimonio edilizio, non riordinerà il tessuto urbanistico, frenerà la corsa all’efficienza energetica dei fabbricati, vanificherà i risultati ottenuti dal piano casa con circa un miliardo di investimenti privati». La verità, ha sostenuto Peru, «è che non avete sentito i sardi, salvo qualche suggerimento, solo per un pregiudizio ideologico, dimenticando che l’ambiente non è appannaggio del centro sinistra, come ha dimostrato la recentissima vicenda della centrale di Fiumesanto».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, Forza Italia, annunciando il suo voto contrario ha dichiarato che, anche a livello personale, si è impegnato a fondo per migliorare la legge «ed in effetti rispetto a come era arrivata in Aula è migliorata; vuol dire che da parte nostra non c’era ostruzionismo ma un invito alla riflessione, invito che perfino qualcuno della maggioranza ha mostrato di raccogliere ed anche l’assessore ha mostrato una certa capacità di ascolto». Tuttavia, ha concluso Fasolino, «restiamo convinti che la strada maestra per rimettere in moto l’economia della Sardegna fosse quella di prorogare il vecchio piano casa per arrivare in tempi brevi ad una nuova legge urbanistica».

Per l’on. Luigi Lotto (Pd) “il voto favorevole a questa legge deriva da tante considerazioni, la prima delle quali è stata la necessità di approvarla perché si erano create le condizioni. La nostra risposta non è stata la semplice proroga del Piano casa ma anche ad altre esigenze che la Sardegna ha. Certo, mancano ancora le risposte fondamentali sul futuro dell’urbanistica sarda. Avremo occasione per discuterne e per dare risposte più puntuali”.

Invece, per l’on. Stefano Tunis (Forza Italia) “vale la pena di ricordare che avevamo detto che non sarebbe stata una buona legge. Infatti, grazie al duro lavoro di questa assemblea la legge è sensibilmente migliorata anche grazie all’apporto non secondario di regia dell’assessore e grazie al lavoro dell’opposizione. Non era chiusa in questo palazzo la casta ma in un appartamento qui nei pressi, con le tapparelle abbassate. Ogni volta che potete voi manifestate un atto di sudditanza totale alla classe burocratica e accademica che vi comanda. Avete scelto di essere dei piccoli interpreti”.

L’on. Cesare Moriconi (Pd) ha detto: “E’ evidente che su questa materia i due schieramenti la pensano diversamente, facciamocene una ragione. Questa legge raggiunge un equilibrio possibile su temi delicati e ci porta all’obiettivo del rilancio del comparto edile e della riqualificazione del patrimonio immobiliare della Sardegna, seguendo anche l’obiettivo dell’efficienza energetica. Insomma, una legge che risolve tanto, non consuma suolo e non compromette comunque nulla”.

L’on. Giuseppe Meloni (Pd) ha sostenuto che “non da questa legge possiamo aspettarci molti risultati, serve per tenere a galla un settore dell’economia. Ma tutti ci attendiamo qualcosa di importante dalla nuova legge urbanistica e in particolare una nuova disciplina delle zone F e dell’adeguamento dei Puc al Ppr”.

Secondo l’on. Modesto Fenu (Zona franca) “questa è una legge tecnica migliorata dal contributo dell’opposizione. Se questa legge fosse rimasta un po’ di più in commissione non sarebbe stato male. Imparate ad ascoltare i portatori di interesse che stanno qui fuori: sono tutti preoccupati”.

Per l’on. Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) “in questo mese e mezzo di dibattito sul Piano casa sono emerse tante indicazioni utili ma molto si è perso per strada”. Invece, l’on. Dedoni (Riformatori) ha detto che “se questo è il concetto base che porta a compimento l’azione politica siamo in piena contraddizione”.

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas che, in premessa, ha ringraziato la minoranza per il lavoro svolto in Commissione e in Aula.

Solinas ha difeso la legge e si è detto convinto che molte critiche cadranno una volta che la norma entrerà a regime. «Non è una legge contro i cittadini – ha detto Solinas – viviamo vicino alla gente e conosciamo i problemi». Poi, rispondendo al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha detto che sull’eolico non si è cambiata idea ma «c’è solo il rispetto della sentenza europee». Riguardo alla legge sul golf, Solinas ha infine ricordato che il centro sinistra ha sempre avversato il provvedimento: «crediamo che non abbia prodotto nulla e per questo andava cancellata».

Roberto Desini, capogruppo del Centro Democratico, si è detto dispiaciuto per la mancata approvazione della legge entro il 31 dicembre dello scorso anno.  «Forse sarebbe stato meglio prorogare il Piano Casa per approfondire meglio alcune tematiche e garantire il pieno coinvolgimento degli Enti Locali – ha rimarcato Desini – voteremo a favore perché siamo parte integrante della coalizione ma per leggi così importanti serve una riflessione più approfondita».

Desini ha poi ricordato le diverse posizioni del Centro Democratico, rispetto alla maggioranza, sulle costruzioni nell’agro e gli incrementi volumetrici in Zona F. «Abbiamo un’idea chiara – ha detto il capogruppo del Cd – per spirito di coalizione ci siamo adeguati. Nella prossima legge urbanistica servirà un atteggiamento diverso da parte della maggioranza».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, dopo aver annunciato il suo voto contrario si è detto convinto che solo il tempo potrà consentire di dare un giudizio definitivo sulla legge. Carta ha poi bocciato la proposta di modifica del Regolamento interno: «non serve cambiare le regole,  è necessario invece rendere più rapida l’azione di governo della Giunta regionale».

Secondo Daniele Cocco (Sel) non sarà questa la norma che dirimerà i problemi dello sviluppo della Sardegna.  «La speranza è che la prossima legge urbanistica dia l’input allo sviluppo. Il paesaggistico è stato aggredito in passato da scelte politiche scellerate». (Psp)

E’ poi intervenuto il capogruppo di Assemblea popolare, Gianluigi Rubiu, secondo il quale il Dl 130 inserisce solo limiti e restrizioni, «è un attacco all’economia sarda e colpisce settori trainanti come edilizia, turismo, servizi e agricoltura». Rubiu ha poi aggiunto: «La vostra visione, incentrata sulle limitazioni e sui vincoli, non vi ha permesso di pensare al futuro, nonostante i nostri continui tentativi di miglioramento della legge. Ci teniamo a ribadire  – ha concluso – che ambiente e paesaggio sono per noi risorse fondamentali, ma servono anche strutture e servizi per poterle fruire».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha definito la legge migliorativa rispetto al precedente Pieno casa. «Annuncio il voto favorevole mio e del gruppo del Pd. Stiamo votando una legge per l’edilizia, che è una legge di passaggio tra il vecchio piano casa e la nuova legge urbanistica che stiamo preparando e che arriverà in aula entro la  fine dell’anno».

Per il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis «alcuni colleghi della maggioranza hanno cercato di giustificare il loro voto a favore, altri hanno puntato il dito contro il ruolo dell’opposizione. Vi ricordo che il presidente del centrosinistra a vinto le elezioni, ma i partiti del centrodestra hanno preso più voti rispetto a quelli del centrosinistra e non siamo qui soltanto a fare da spettatori perché noi rappresentiamo la maggioranza dei sardi». Pittalis ha poi aggiunto: «Con questa legge avete perso l’occasione di rilanciare un settore, quello edilizio, fatto per la maggior parte da piccoli artigiani. Avete perso la possibilità di dare risposta ai sardi». Per l’esponente della minoranza «questa legge serve a creare un danno e una mole di contenziosi. Poi non lamentiamoci».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola all’assessore Cristiano Erriu: «La Giunta e io personalmente abbiamo avvertito da subito le difficoltà di raggiungere un equilibrio tra le tante esigenze che emergevano dai diversi territori, enti, associazioni e cittadini. Quella raggiunta con il DL 130 è la soluzione migliore possibili». E ha aggiunto: «Non ci sono valori moderati, ma un’azione politica decisa per moderare il conflitto e lo scontro alla ricerca di un interesse generale e del bene comune. Si tratta di una legge equilibrata che vuole dare risposte». Erriu ha poi concluso: «Do atto all’opposizione di aver fatto da pungolo e da supporto e quando ho ritenuto ragionevole la proposta l’ho accolta».

Concluse le dichiarazioni di voto ha chiesto la parola il consigliere Alessandra Zedda, Forza Italia: «Colgo l’occasione, vista la presenza del presidente, per manifestare forte preoccupazione in ordine alle notizie sulla possibilità di trasferire nella nostra Isola una parte degli immigrati sbarcati stamattina. Sono state già state avvertite le Asl. La Sardegna non è in grado di accoglierli».

Il presidente Ganau ha aperto la votazione finale sulla legge che è stata approvata con 33 voti favorevoli e 18 contrari.

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Il Consiglio regionale ha ripreso ieri sera l’esame del Dl 130 “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia” ed ha approvato gli articoli 27 e 28.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale dell’art. 27 (“Interventi di trasferimento volumetrico per la riqualificazione ambientale e paesaggistica”) del Disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”. Per incentivare il trasferimento volumetrico per la riqualificazione ambientale e paesaggistica nell’articolo viene previsto un credito volumetrico pari al 40 per cento.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha chiesto all’assessore e alla maggioranza «se esiste la volontà di dare un significato alla legge» e ha formulato, in proposito, due proposte. Con la prima si introducono nella legge gli interventi sostitutivi regionali a favore dei comuni che non hanno mezzi sufficienti per le demolizioni di manufatti abusivi realizzati in zone vincolate o a rischio idrogeologico, prevedendo anche le opere di ripristino del territorio. Con la seconda, sempre per venire incontro ai comuni,  si prevedono forme di sostegno per consentire il recepimento delle nuove disposizioni regionali negli statuti dei comuni.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha evidenziato che l’articolo «è diviso in due parti: la prima dà grande premialità, il 40%, per la demolizione seguita da ricostruzione in aree urbane importanti dal punto di vista paesaggistico o a rischio idrogeologico». Nella seconda parte c’è, ha poi lamentato, «c’è una sostanziale una retromarcia anche nella fascia dei 300 dove alla demolizione non può seguire la ricostruzione se non in un’area più interna con un arretramento del manufatto, ma così non si riqualifica il paesaggio».

Il consigliere Marco Tedde, sempre di Forza Italia, ha condiviso le considerazione del collega Cherchi, aggiungendo che il testo, «originariamente l’art.8 della prima proposta della Giunta sottoposta alla commissione, non presenta sostanziali differenze e appare frutto della ennesima schizofrenia legislativa che attraversa tutta le legge, contenitore di tante norme difficili da assemblare e soprattutto da applicare». In molti passaggi, ha aggiunto entrando nel merito, «viene richiesto l’intervento del consiglio comunale ma questo non è certo un modo per semplificare l’iter dei procedimenti amministrativi, è invece un appesantimento inutile che complicherà le procedure ed allungherà i tempi, meglio assegnare queste competenze alle giunte».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) non ha espresso un giudizio negativo sull’articolo che, a suo avviso, «risponde efficacemente alla domanda di riqualificazione presente sul territorio regionale, fermo restando il peccato originale della legge per cui anche interventi di miglioramento in certe aree incontreranno un mare di difficoltà; in definitiva il testo dimostra poco coraggio perché si poteva andare un po’ più avanti e poteva essere esteso anche ai manufatti abusivi e sanabili, magari al centro di lunghe e complesse vicende giudiziarie».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha messo l’accento sul fatto che «il paesaggio non è una cartolina ma qualcosa di mobile in continua trasformazione, non solo per la presenza di manufatti abusivi ma anche, ad esempio, per l’abbandono o la sostituzione di alcune colture; il Consiglio regionale ha il dovere di intervenire per preservare l’integrità del nostro paesaggio e questa purtroppo è una occasione che la legge non ha saputo cogliere».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha osservato che «c’è molta agitazione nei banchi del centrosinistra, forse per i troppi vertici bilaterali convocati da Soru e Pigliaru, speriamo non ci siano le ennesime ripercussioni negative su questa legge». Pittalis ha poi citato le perplessità espresse da un importante esponente della maggioranza sulla nuova norma, «giudizio negativo cui come al solito non è seguito alcun fatto concreto, come sarebbe stato lecito e logico aspettarsi sia sulla legge che sullo stesso articolo in esame, frutto dell’atteggiamento di qualcuno che continua a fare gazzosa sulla stampa salvo poi comportarsi in modo contrario». Come modifica del testo il capogruppo di Forza Italia ha suggerito una riduzione dei costi di costruzione, già prevista nella misura del 20% dalla normativa nazionale per gli immobili dismessi, superando l’insufficiente previsione del testo in discussione, limitato alla riduzione degli oneri concessori».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti all’art. 27.

A scrutinio palese, l’Aula ha bocciato l’emendamento soppressivo totale n. 226 e i soppressivi parziali nn. 335, 319, 320, 321, 322, 323, 333 e 334.

Sull’emendamento soppressivo parziale n. 332 (Pittalis e più) è intervenuto per dichiarazioni di voto il consigliere Oscar Cherchi che ha giudicato contraddittorie le disposizioni contenute nel comma 4 dell’art. 27: «Non si capisce – ha detto Cherchi – per quale motivo non si possano ricostruire gli edifici demoliti nella fascia dei 300 metri dal mare. Questa possibilità è invece prevista dall’art. 28 seppur con una diminuzione delle volumetrie del 15%». Cherchi ha quindi proposto la soppressione del comma 4 o, in alternativa, un adeguamento alle disposizioni dell’art. 28.

Mario Floris (Sardegna – Uds) ha invece ribadito la necessità di modificare la norma per scongiurare l’impugnazione da parte del Governo. «Stiamo modificando norme statali di carattere generale – ha detto Floris – il rischio di una bocciatura da parte della Corte Costituzionale è reale».

Antonello Peru (Forza Italia), dopo aver segnalato il contrasto tra le disposizioni dell’art. 27 e dell’art.28, ha chiesto un intervento chiarificatore da parte dell’assessore all’Urbanistica Cristiano Erriu. L’esponente della Giunta Pigliaru ha ricordato che la questione era stata ampiamente dibattuta nel corso dell’esame del Piano Casa. «La logica è che gli interventi di demolizione abbiano come fine la riqualificazione paesaggistica».

L’emendamento n. 332 è stato respinto dall’Aula con 27 voti contrari e 18 a favore.

Disco rosso anche per gli emendamenti sostitutivi parziali n. 318, 324, 325, 357, 326, 327 e 328, tutti presentati dalla minoranza.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento sostitutivo parziale n. 329 (Pittalis e più) che proponeva di cancellare il comma 7 dell’art. 27 che fissa il limite dei 3 metri d’altezza per le ricostruzioni, con mutamento di destinazione d’uso, di edifici precedentemente destinati a cicli produttivi. Per dichiarazione di voto è intervenuto il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia): «si tratta di una norma eccessivamente restrittiva – ha detto l’esponente della minoranza – se l’immobile ha un unico piano significa perdere tanta volumetria». Cherchi ha quindi proposto di cassare il comma o di portare il limite d’altezza per le ricostruzioni a 3,5 metri. L’emendamento n. 329 è stato bocciato con 28 voti contrari e 18 a favore.

Il presidente Ganau ha poi messo in votazione il testo dell’articolo 27.

Il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas ha proposto un emendamento aggiuntivo orale con il quale si stabilisce che “le disposizioni si applicano anche in casi di edifici in corso di realizzazione o realizzabili in virtù di titolo abilitativo legittimo ed efficace alla data di presentazione dell’istanza di parte del privato o alla data di adozione della deliberazione del consiglio comunale”.  Dopo una breve sospensione, la proposta è stata accolta dall’Aula che ha poi dato il via libera al testo dell’art.27 con 30 voti a favore e 16 contrari.

Si è quindi passati alla votazione dell’emendamento aggiuntivo n. 134, presentato dalla Giunta regionale, dell’art.27 ha ottenuto il via libera con 29 a favore e 18 contrari. La modifica al testo stabilisce che, in caso di demolizioni e ricostruzioni di edifici localizzati in zone urbanistiche omogenee diverse dalla zona A, la necessità di una deliberazione del consiglio comunale o una espressa disposizione contenuta nel Piano particolareggiato del centro di antica e prima formazione”.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sull’articolo 28 (Rinnovo del patrimonio edilizio con interventi di demolizione e ricostruzione). L’obiettivo dell’articolo in discussione è chiarito al comma 1 in cui viene scritto: “La Regione promuove il rinnovamento del patrimonio edilizio esistente mediante interventi di integrale demolizione e successiva ricostruzione degli edifici esistenti che necessitino di essere adeguati in relazione ai requisiti qualitativi, architettonici, energetici, tecnologici, di sicurezza strutturale e per il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche”. L’articolo prevede, secondo la zona, diverse premialità volumetriche mentre nella zona h una diminuzione volumetrica rispetto all’edificio originale. Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 14. Il primo consigliere a prendere la parola è stato Oscar Cherchi (Forza Italia). Per l’esponente della minoranza non è chiaro perché nell’articolo 28 vengano attribuite diverse premialità secondo la grandezza del lotto: per i lotti inferiori a 500 metri quadri la premialità è del 15%, se invece sono superiori la premialità è del 30%. «L’altro aspetto  che mi lascia perplesso – ha proseguito Cherchi – è legato alle zone agricole: si escludono senza una ratio e una logica». Per Cherchi non ha neanche senso che nella zona h, in caso di demolizione e ricostruzione, vengano penalizzati i proprietari con una diminuzione del 15% della volumetria. «Chiediamo che vengano mantenute le stesse volumetrie». D’accordo con il collega di partito anche Giuseppe Fasolino: «In questo articolo ci sono contraddizioni evidenti». Per l’esponente della minoranza «è assurdo che l’aumento volumetrico debba essere approvato in Consiglio comunale. Uno degli obiettivi della legge era di velocizzare le procedure, così stiamo appesantendo, e non di poco, l’iter burocratico». Per quanto riguarda il comma 15 ha poi affermato: «Oltre a ridurre la volumetria del 15% potevamo anche punire il proprietario per aver voluto recuperare il proprio edificio in zona h. Teniamo almeno la volumetria esistente».

Per l’esponente di Forza Italia, Ignazio Locci: «Questa norma nelle sue intenzioni,  ossia provare a specificare meglio le norme nazionali, sembrava meritoria, ma poi troviamo che questo principio è annacquato da diverse limitazioni». Per Locci non c’è motivo  di negare la possibilità di utilizzare la legge a chi ha già utilizzato altre norme precedentemente. Per Michele Cossa, Riformatori sardi: «Questo articolo andrebbe nella direzione giusta se non ci fossero inutili appesantimenti delle procedure. Che senso ha l’approvazione dell’aumento volumetrico da parte del Consiglio comunale, al massimo sottoponiamolo a delibera di Giunta». Per l’esponente della minoranza il comma 12 rappresenta un inutile appesantimento e complicazione: «Chiedere al privato elaborati tecnico-grafici di livello pari allo studio di fattibilità di un’opera pubblica mi sembra eccessivo». Per Cossa anche il comma 15 (riduzione volumetrica del 15% in zona h) non ha senso: «Stiamo parlando di edifici che hanno avuto con concessione edilizia, e quindi legittimi. Non possono essere penalizzati coloro che si fanno carico di spendere denaro per demolire e ricostruire le porcherie di cui è costellata la nostra costa, mi sembra un accanimento ingiustificato». D’accordo anche Antonello Peru, intervenuto in vece del capogruppo di Forza Italia. Per l’esponente dell’opposizione si tratta di una legge un po’ pasticciata anche se in alcune parti corretta «grazie al contributo dell’opposizione». Peru si è detto contrario a quanto previsto nel comma 15, ossia la riduzione della volumetria pari al 15% in caso di demolizione e ricostruzione in zona H. «Basta l’applicazione della legge 380, recepita da questa legge, per consentire ai proprietari di edifici presenti in zona h di demolire e ricostruire senza penalizzazioni. Speriamo – ha concluso – che la maggioranza ascolti i suggerimenti della minoranza».

Il presidente ha dato quindi la parola all’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, il quale ha chiarito alcuni dubbi della minoranza. Intanto per quanto attiene al passaggio in Consiglio comunale: questo riguarda soltanto lotti superiori a 500 metri quadri o 2000 metri cubi, mentre le piccole proprietà sono esentate da questo passaggio. «Per quanto riguarda l’agro nelle zone e) e h) abbiamo una norma di salvaguardia e vogliamo evitare le deroghe». D’accordo con le osservazioni dell’opposizione invece sul comma 15: «Ci sarà una proposta di emendamento orale per eliminare la riduzione del 15 per cento sulla volumetria esistente per gli edifici delle zone H».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha illustrato al Consiglio due emendamenti orali con cui si modificano alcune parti dell’articolo 28. Con il primo, il comma 11 dell’art. 28 riformulato consente la cumulabilità del credito volumetrico del lotto con i volumi dello stesso non ancora utilizzati. Il secondo, invece, interviene sul comma 15 e, in caso di demolizione-ricostruzione in zona h, permette la riedificazione dell’immobile utilizzando la volumetria pre-esistente, «a condizione che il nuovo fabbricato determini un minore impatto paesaggistico secondo le indicazioni dell’Amministrazione regionale, con apposite linee guida da adottarsi entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), sull’ordine dei lavori, ha osservato che la risposta dell’assessore è stata fornita sulla base del testo, tralasciando che lo stesso era sottoposto a significative modifiche per effetto degli emendamenti presentati. Un tale modo di procedere, ha affermato, «crea confusione e rende difficile il lavoro dell’Aula».

Il presidente ha condiviso l’osservazione, invitando tutti a procedere con ordine.

Successivamente l’Assemblea ha respinto i seguenti emendamenti: 227, 309, 426, 310, 423, 311, 422, 421, 312, 78, 314, 315, 316, 317, 358, 359, 360, 361, 362, 363, 364, 365, 503, 504, 505, 506, 507, 170, 579, 580, 581, 398, 424, 153, 151, 394, 433.

Sono stati invece approvati il n. 473 – Solinas Antonio e più (“E’ consentita la demolizione-ricostruzione dei fabbricati esistenti con un credito volumetrico del 30% da determinarsi con apposita deliberazione del consiglio comunale 512”), il n. 135 – Giunta regionale (“Le demolizioni-ricostruzioni nei centri storici sono consentite solo in presenza del Piano particolareggiato del centro di antica e prima formazione”) e n. 592 – Giunta regionale – (“La Regione promuove il ricorso a programmi integrati di riordino urbano di cui alla legge regionale 16/94”).

A seguito dell’approvazione dell’emendamento n.592 il presidente ha dichiarato la decadenza di alcuni emendamenti, fra i quali il n.15 – aggiuntivo.

Successivamente il Consiglio ha approvato il testo dell’art. 28, comprensivo delle integrazioni orali formulate dal presidente della commissione Antonio Solinas (Pd).

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau ha sollecitato un chiarimento sulla decadenza dell’emendamento n.15, che a suo avviso resta valido, e ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha spiegato che l’emendamento n.15 presenta in effetti una diversità rispetto al n. 592 e può essere ammesso sia pure non integralmente, ma solo per la parte che riguarda la cessione di immobili a prezzo simbolico in modo da poter avviare i piani integrati previsti dall’articolo 28 e, per questo motivo, sarà integrato nel testo.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n. 15 che l’Assemblea ha approvato.

Il presidente ha poi avviato la discussione generale sull’art. 29 (“Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica”).

Il presidente della commissione Antonio Solinas, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha comunicato che in base ad accordi intercorsi fra tutti i gruppi, è stato deciso di chiudere la seduta con l’approvazione dell’art.28 rinviando l’esame dell’art. 29 a domani.

Il presidente, quindi, ha dichiarato conclusa la seduta ed ha riconvocato il Consiglio per questa mattina alle 10.00.