15 May, 2024
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Giovedì 21 settembre il Consiglio regionale eleggerà il nuovo vicepresidente al posto del dimissionario Ignazio Locci. L’Aula si riunirà alle 10.00, con all’ordine del giorno anche la nomina del Garante per l’infanzia e l’adolescenza e l’esame della seconda variazione di bilancio 2017/2019.

Da domani 19 settembre torneranno invece al lavoro le commissioni permanenti.

Alle 16,00 si riunirà la Prima “Autonomia e ordinamento regionale” presieduta da Francesco Agus. In programma l’audizione dell’assessore al personale Filippo Spanu e dei sindacati sull’applicazione della legge 37/2016 sul superamento del precariato nel sistema Regione.

Per la mattinata di mercoledì 20 settembre sono invece convocate la Seconda e la Quinta Commissione.

Il parlamentino delle “Cultura”, presieduto da Gavino Manca, a partire dalle 10,30, proseguirà l’esame del Testo unico sulla lingua sarda mentre alle 11.00 si riunirà la Commissione “Attività produttive”, guidata da Luigi Lotto, per la programmazione dei lavori.

Giovedì 21 settembre, alle 15,00, in commissione Sanità ci sarà il confronto sulla riforma della rete ospedaliera richiesto dall’Anci. All’incontro saranno presenti i sindaci, i presidenti del Consiglio e della Giunta Gianfranco Ganau e Francesco Pigliaru, i presidenti dei gruppi consiliari di maggioranza ed opposizione e l’assessore della Sanità Luigi Arru.

  

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E’ durissimo il giudizio espresso dal sindaco di Sant’Antioco, Ignazio Locci, fino a due giorni fa vicepresidente del Consiglio regionale, sulla riforma della rete ospedaliera approvata lo scorso luglio dalla Giunta Pigliaru e dalla prossima settimana al vaglio del Consiglio regionale per l’approvazione definitiva.

«Ora che il documento sul Riordino della rete ospedaliera è stato definito ed è pronto per approdare in Consiglio regionale per la definitiva approvazione, senza timore di smentita possiamo affermare che la Sanità del Sulcis Iglesiente ne esce con le ossa rotte – attacca Ignazio Locci -. I servizi sanitari intesi come prestazioni garantite a tutti i cittadini, soprattutto, alle fasce deboli, sono ormai un lontano ricordo. Questa riforma, infatti, ci dice chiaramente che soltanto i cittadini facoltosi potranno permettersi, pagando, una sanità rispondente alla domanda di salute. Tutti gli altri saranno costretti a subire le pene dell’inferno, confrontandosi con un sistema malato che di fatto non esiste più. I presupposti che, secondo l’assessore della Sanità Luigi Arru ed il super manager Fulvio Moirano, avrebbero dovuto ispirare la riforma (caratteristiche dei territori, densità abitativa, viabilità, etc.) sono stati tutti disattesi. Il risultato è un taglio generalizzato dei servizi che non tiene conto di nulla, né del territorio del Sulcis Iglesiente, né della densità abitativa, figuriamoci se si cura dei diritti dei cittadini. E ciò che più stupisce è che questa “riforma farsa” arriva con il beneplacito di quella parte politica che da sempre si riempie la bocca di enunciazioni sul sostegno dei più deboli e promette maggiore attenzione verso i cosiddetti ultimi.»

«Il Sirai di Carbonia e il CTO di Iglesias, che insieme dovrebbero costituire un ospedale di Primo livello, sono solo una brutta copia di quello che dovrebbe essere un vero ospedale di Primo livello. I reparti di Laboratorio, Trasfusionale, Otorino, Farmacia, Fisioterapia, Professioni sanitarie, sono stati infatti tutti ridimensionati, di fatto tagliati – aggiunge Ignazio Locci -. Attenendoci sempre ai documenti ufficiali, scopriamo che, al contrario, all’ospedale di Lanusei hanno conservato tutti i primariati, sebbene inizialmente i progetti fossero ben diversi. Evidentemente hanno prevalso logiche politiche a noi sconosciute, mentre nel Sulcis la mannaia del duo Arru-Moirano è stata semplicemente spietata. Il Riordino prospettato da Arru avrebbe dovuto mettere in relazione gli ospedali con le strutture territoriali. Ma le Case della salute e l’Ospedale di Comunità (il Santa Barbara di Iglesias) di fatto non esistono, sono rimaste solo le dichiarazioni di principio. Ma non finisce qui, perché a monte c’è il fatto che l’ASSL Carbonia funziona malissimo: chi la amministra non conosce minimamente il territorio; non esiste più alcun rapporto di confronto tra sindaci e struttura, nonché tra medici e struttura; il personale sanitario non ha più punti di riferimento.»

«Come sindaco di Sant’Antioco faccio un appello ai colleghi del territorio affinché ci si riunisca quanto prima nell’ambito della Conferenza Socio-sanitaria, con lo scopo di portare all’attenzione dell’ATS Sardegna i gravi problemi che insistono sul sistema locale. Purtroppo, ho scarsa fiducia sulla possibilità che possano ascoltare le nostre legittime rivendicazioni (anche il Cal si è aggiunto al lungo elenco di quanti hanno bocciato il Riordino, e in tutta risposta Luigi Arru ha fatto sapere che procederà comunque), ma cercheremo di fare il possibile per salvare la Sanità nel Sulcis Iglesiente. Non vogliamo essere costretti – conclude il sindaco di Sant’Antioco – a raggiungere il capoluogo tutte le volte che risultano necessarie cure mediche.»

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Mea culpa del sindaco Ignazio Locci per l’esclusione del comune di Sant’Antioco dai beneficiari dei fondi regionali per la mitigazione del rischio idrogeologico.

«Ieri la Regione ha pubblicato l’elenco dei Comuni beneficiari dei fondi per la manutenzione dei corsi d’acqua e la mitigazione del rischio idrogeologico – scrive in una nota Ignazio Locci -. Ci duole tuttavia comunicare che Sant’Antioco risulta esclusa dalla ripartizione delle somme messe a bando dalla Regione. È evidente che non è stato fatto il possibile per sfruttare questa possibilità e, per questo, me ne assumo le responsabilità in quanto primo cittadino. Sono convinto che si tratti semplicemente di un “passo falso” sui cui questa Amministrazione dovrà riflettere attentamente con l’obiettivo di evitare il ripetersi di simili episodi.»

«Il Comune resta vigile e in prima linea nella lotta ai rischi idrogeologici: procederemo celermente alla verifica delle emergenze che insistono sul nostro territorio e, qualora la fase di studio richiedesse interventi mirati – conclude Ignazio Locci -, cercheremo di reperire i fondi attingendo dalle casse comunali.»

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Ieri sera il gruppo consiliare di minoranza Genti Noa ha diffuso una nota sulle dimissioni del sindaco di Sant’Antioco, Ignazio Locci, dalla carica di consigliere regionale.

«Apprendiamo che il nostro sindaco non è più consigliere regionale grazie alle dimissioni dalla stessa carica intervenute in data odierna – si legge nella nota dei consiglieri Alberto Fois, Daniele Dessena ed Ester Fadda –Eccoci allora, oggi 12 settembre 2017 Ignazio Locci non è più onorevole e, all’esito di un lungo braccio di ferro con le opposizioni del consiglio comunale di Sant’Antioco e del consiglio regionale della sardegna, ha lasciato il doppio incarico decidendo a tempo scaduto di rispettare la legge e gli impegni presi con i cittadini.»

«Che la legge vietasse ad un consigliere regionale di fare anche il sindaco lo si sapeva dal 1948, non doveva arrivare Ignazio Locci a mettere in discussione una norma concepita per garantire il buon governo dei comuni medio grandi e impedire l’accumulo degli incarichi elettivi – aggiungono i tre consiglieri regionali di Genti Noa -. E, infatti, con le osservazioni depositate in Regione prima e in Consiglio comunale poi, Ignazio Locci ha cercato di opporsi, sebbene inutilmente, alle procedure di decadenza, tentando di procrastinare il più possibile la sua incompatibilità. Le sue posizioni a dir poco fantasiose sulla ingiustizia della incompatibilità trascritte nelle suddette osservazioni sono state sonoramente respinte dall’assemblea dei sardi che quindi ha deciso di farlo decadere surrogandolo, come prevede la legge ed estromettendolo dal consiglio regionale.

La verità, quindi, non è che il nostro Ignazio ha deciso di dimettersi da consigliere regionale per puro spirito di liberalità, come oggi vorrebbe far credere, affermando addirittura di agire nel rispetto degli impegni, ma solo perché questo pomeriggio il Consiglio regionale lo avrebbe dichiarato comunque decaduto senza appello! Meglio tardi che mai, dunque, noi siamo soddisfatti di aver rimarcato dopo la campagna elettorale le stesse cose che abbiamo detto prima della stessa competizione. Coerenza talvolta vuol dire sincerità ed onestà intellettuale.»

«Cari concittadini, nei prossimi anni conservate la memoria di quanto è accaduto in questi mesi – sottolineano ancora Alberto Fois, Daniela Dessena ed Ester Fadda -. Non dimenticatevi che il nostro sindaco ha promesso di fare il sindaco e basta! Non dimenticatevi che alle prossime politiche che si terranno nel 2018 il nostro sindaco non si dovrà candidare a fare il parlamentare, ma dovrà restare a Sant’Antioco a risolvere tutti i problemi che si è candidato a risolvere; fare politica vuol dire servire i cittadini non fare campagne elettorali all’infinito.

Antiochensi, allora, non scordatevi mai che Ignazio deve mantenere le promesse sulla nautica, l’edilizia e il turismo che ha fatto in campagna elettorale. Noi saremo sempre presenti e non smetteremo di ricordarlo al sindaco ed alla sua maggioranza.»

«Ora ci rivolgiamo a lei caro Sindaco: siamo sicuri che per cinque anni non si ricandiderà, non cercherà di fare il senatore ed il sindaco insieme, non si rimangerà la parola, manterrà le promesse della campagna elettorale e anche quelle che fa spesso su Facebook risolvendo un sacco di annosi problemi – concludono Alberto Fois, Daniela Dessena ed Ester Fadda -. Noi la sosterremo ogni qualvolta penserà solo al bene della nostra amata Sant’Antioco.»

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Paolo Luigi Dessì ha giurato ieri pomeriggio in Consiglio regionale al posto del dimissionario Ignazio Locci, neo sindaco di Sant’Antioco. L’ex sindaco di Sant’Anna Arresi è ritornato così in Consiglio regionale per gli ultimi 17 mesi della legislatura, dopo l’esperienza maturata dal 2009 al 2014.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Ganau che, dopo le formalità di rito, ha ricordato la figura dell’on. Giannetto Mariani, medico originario di Orune, consigliere regionale nella XIV legislatura nelle file dell’Italia dei Valori, scomparso il 2 marzo scorso.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi comunicato all’Aula le dimissioni del consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), eletto il 12 giugno scorso sindaco del comune di Sant’Antioco. Vista l’incompatibilità tra la carica di consigliere e quella di primo cittadino, Ignazio Locci ha deciso di optare per quest’ultima. Il presidente Ganau, ai sensi dell’articolo 85 della legge regionale n.7/79, ha ricordato la facoltà riservata all’Assemblea di ricevere ed accettare le dimissioni dei propri membri ed ha invitato la Giunta delle elezioni a riunirsi e ad indicare il nome del subentrante. La seduta è stata quindi sospesa per 10 minuti.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato la decisione della Giunta delle elezioni: al posto del consigliere Ignazio Locci entra in Consiglio Paolo Luigi Dessì, primo dei non eletti nel Sulcis nella lista di Forza Italia. Il neoconsigliere, chiamato in Aula, ha prestato giuramento e si è formalmente insediato nel nuovo ruolo.

L’Aula è quindi passata all’esame del primo punto all’ordine del giorno: nomine di competenza del Consiglio nei Cda di alcuni enti regionali.

Sull’ordine dei lavori è intervenuto il consigliere Michele Cossa. L’esponente dei Riformatori sardi ha chiesto il parere dell’Aula e del presidente sulle dichiarazioni rilasciate alla stampa da Fausto Marino, sovraintende per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio delle province di Cagliari e Oristano contro la proposta di nuova legge urbanistica presentata dalla Giunta. «Cosa pensa il Consiglio delle valutazioni irrituali e inappropriate espresse da un alto funzionario dello Stato su atti all’esame del Consiglio? Ricordo che il mio gruppo ha votato contro la legge di manutenzione urbanistica e ha espresso contrarietà alla nuova legge di riordino – ha detto Michele Cossa – quello che si è verificato rappresenta però un grave oltraggio al Consiglio regionale. Cosa accadrebbe domani se il comandante generale dell’esercito decidesse di polemizzare con la Regione in tema di servitù militari? Pongo il problema all’Aula e al presidente in quanto garante della dignità dei sardi».

E’ quindi intervenuto il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu (Pds) che ha chiesto chiarimenti sulle nomine inserite all’ordine del giorno. «Non sappiamo di cosa si tratta – ha detto Gianfranco Congiu – pensiamo che si tratti dell’Ersu, se così non fosse il presidente informi l’Aula». Gianfranco Congiu ha poi chiesto delucidazioni sulle ultime due nomine nel Cda dell’Ersu decise dal presidente Ganau: «Non c’è stato nessun tavolo di sintesi. Renda conto del suo operato in quanto organo super partes. Una delle nomine è espressione di una fucina politica ben identificata».

Gianfranco Congiu ha subito replicato il presidente: «Le nomine dell’Ersu erano iscritte da tempo all’odg. Non essendo arrivati a una sintesi politica mi è stato chiesto di esercitare i poteri sostitutivi. Questo ho fatto nominando i signori Giovanni Maria Cubeddu e Stefano Perrone».

E’ quindi intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis per chiedere l’inversione dell’ordine del giorno: «Visto che non c’è accordo sulle nomine sarebbe meglio discutere subito il Dl sulla pastorizia».

La proposta di Pittalis è stata accolta e il Consiglio è quindi passato all’esame del disegno di legge n. 448 della Giunta che modifica la legge regionale n. 19/2017 incrementando la dotazione finanziaria a sostegno del comparto ovi-caprino messo in ginocchio dal calo del prezzo del latte. Il provvedimento prevede un ulteriore stanziamento di 30 milioni di euro che andranno ad aggiungersi ai 17 già stanziati nei mesi scorsi.

Nel primo intervento della discussione generale il consigliere Piermario Manca (Pds) ha ricordato la grave difficoltà del comparto agropastorale dovuta alla siccità. «La grave situazione di crisi era già chiara nel mese di maggio. Il Nord Sardegna si è mobilitato per sensibilizzare la politica. Sono state raccolte migliaia di firme per chiedere un intervento immediato di sostegno. Il 6 giugno di quest’anno sindaci e organizzazioni di categoria hanno presentato un pacchetto di richieste al presidente Pigliaru che riguardava in particolare il riconoscimento dello stato di calamità naturale, l’istituzione di un tavolo interassessoriale, l’acquisto di scorte alimentari per tutte le aziende, il congelamento delle rate Inps e dei mutui Agrari, l’immediato pagamento dei premi comunitari. Nonostante l’allarme lanciato dal mondo rurale – ha affermato Manca – solo dopo alcune settimane è stata presentata la richiesta di calamità naturale. Finora la Regione  non ha speso un euro».

L’esponente del Partito dei Sardi si è poi detto d’accordo sullo stanziamento di ulteriori risorse: «Oggi ci apprestiamo a stanziare altri 30 milioni di euro destinati al comparto ovicaprino con l’impegno a trovarne altri 20 per gli altri settori colpiti dalla siccità. Il provvedimento va votato ma servono alcune correzioni. I soldi vanno destinati all’intero comparto zootecnico. Riconoscere le somme solo agli allevatori di pecore e capre crea discriminazioni. Alla manifestazioni di agosto erano presenti non solo allevatori di pecore ma anche di vacche. Non possiamo assumerci la responsabilità di dividere il settore».

Giovanni Satta (Psd’Az – La Base) ha annunciato il suo voto a favore sottolineando però alcune criticità. «La decisione di triplicare lo stanziamento è giusta – ha detto Satta – ma ci arriviamo con un anno di ritardo. Ho presentato una mozione nel settembre scorso per chiedere interventi immediati a favore del mondo agropastorale. E’ una cosa gravissima, non si è mostrata attenzione per il settore. Oggi si tampona un’emergenza e non si interviene sul prezzo del latte che grazie a Dio è risalito da solo perché la produzione è calata. L’auspicio è che in futuro ci sia maggiore attenzione da parte della Giunta. Serve una vera riforma organica dell’intero comparto agricolo».

Per Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) il disegno di legge è «una manifestazione di buona volontà della Giunta per dare sollievo al comparto agropastorale». Gallus ha ricordato la grave situazione di disagio in cui si trova il mondo delle campagne: «Oggi si parla di misure a favore del settore ovino. Sono d’accordo e voterò a favore – ha detto il consigliere – le risorse messe a disposizione non sono sufficienti, tuttavia l’iniziativa è positiva perché potrà consentire al comparto di agganciare la ripresa. Il prezzo del latte registra un incremento di valore grazie anche alle sagge politiche di alcune cooperative. Ci sono però altri comparti che meritano attenzione come quello dell’olivicoltura. Servirebbe un provvedimento anche per questo settore».

Gaetano Ledda (Psd’Az-La Base) si è detto d’accordo con il provvedimento ma ha espresso preoccupazione per i tempi di erogazione delle risorse.

«Vorrei ricordare come si è arrivati a questo disegno di legge – ha detto Ledda – in finanziaria, visto il calo del prezzo del latte pagato 50/60 centesimi al litro, si decise di stanziare i primi 17 milioni dei quali però non si è speso ancora un euro. I tempi sono troppo lunghi. Chiedo all’assessore quando e come saranno spesi i soldi che stanziamo oggi.»

Dopo l’on. Ledda ha preso la parola l’on. Attilio Dedoni (Riformatori), che ha annunciato il voto a favore della legge, «a prescindere di quello che sarà il voto del mio gruppo. Tutte le disgrazie che l’agricoltura sarda ha patito e sta patendo hanno bisogno di risposte concrete ma non vorrei che anche questa legge fosse inviata alla Corte Costituzionale dal solito governo amico. E’ adesso l’inizio dell’anno agrario, il Capudanne dei sardi: non possiamo perdere altro tempo. Cosa ne pensa il ministero di queste norme? Ci saranno altri ritardi? Ecco, vorrei essere rassicurato su questo».

Per l’on. Daniele Cocco (Mdp) «oggi si va a tradurre concretamente l’impegno preso il 2 agosto scorso da tutti i capigruppo insieme al presidente Pigliaru. Certo, il governo che troppo spesso si è dimostrato poco amico potrebbe impugnare la legge ma immagino che l’assessore abbia avuto tutte le sue interlocuzioni con il ministero. Sappiamo bene che anche un’altra parte del mondo agricolo è in sofferenza e la Giunta sta aprendo un tavolo verde tecnico. Avrei voluto che fossero i Comuni a gestire la partita dell’erogazione dei fondi, visto che per la blue tongue i Comuni sono stati bravissimi e veloci. Ma l’assessore ha scelto un’altra procedura e noi ci fidiamo».  L’oratore ha aggiunto: «Non so se sia il caso di rimodulare il Psr, alcuni settori hanno già esaurito il plafond mentre altri rischiano di non spendere tutto. Ma intanto oggi si inaugura una nuova stagione di unità, non solo con chi sta in campagna a lavorare ma anche con le istituzioni della Regione. Sappiamo bene che con la legge di oggi risolviamo poco ma questo poco è molto importante».

Per l’Udc ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu, che ha definito il provvedimento tardivo, inconsistente e non risolutivo. «Quarantacinque milioni di euro sono come curare un tumore con un’aspirina. Il minimo sindacale è destinare alle campagna l’uno per cento del bilancio regionale, come ha chiesto il leader del Movimento pastori. Nei convegni noi diciamo sempre che l’agricoltura è trainante per la Sardegna ma poi qui dentro le parole rimangono tali». Rivolto all’assessore all’Agricoltura ha detto: «E’ grave che la Giunta non individui in maniera univoca da dove verranno attinti i 45 milioni di euro. Quindi, è giusto dire che i tempi rischiano di essere lunghi, anche un anno. E che la legge, per come è scritta, non darà nessun tipo di risultato».

Per l’on. Gianfranco Congiu (Partito dei Sardi) «abbiamo iniziato un percorso per alleviare le sofferenze del mondo agropastorale e il percorso che abbiamo articolato consisteva in una rimodulazione del Psr. La nostra strategia avrebbe evitato quelle pericolose differenziazioni nel mondo delle campagne che oggi ci troviamo davanti, veicolando le risorse sulla misura 5.2. Si è scelto di rimodulare il bilancio regionale ma in un’incertezza procedurale che mi fa allarmare. Stiamo attenti a spendere le risorse nel miglior modo: questi soldi devono uscire e devono arrivare e non vedo nel testo della legge quella certezza di riposta del comparto».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto di «riportare la discussione a quello che è il testo della legge: destinare 30 milioni al comparto ovicaprino della Sardegna. E’ evidente che non si risolvono i problemi della pastorizia sarda ma non ci sono alternative da parte di quelli che oggi dicono di non essere d’accordo e sollevano anche ora dubbi. Abbiamo accolto il grido di dolore che si solleva dal mondo agropastorale, che rappresenta il presidio civile delle zone interne della Sardegna e non solo». L’oratore ha aggiunto: «Questa legge è concreta e abbiamo assunto l’impegno all’inizio di agosto, ascoltando la piazza. Ed è bene che tutto il Consiglio regionale ne vada fiero, non solo la maggioranza di centrosinistra. Il vero tema è invece la velocità dei pagamenti: dobbiamo rispettarli».

Il presidente del Consiglio ha dato la parola al capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, che ha detto: «Poco fa un’agenzia di stampa ha dato la triste notizia del licenziamento di tutti gli operai di Ottana. E non è questa l’occasione di ragionare sulle cause ma certo una scellerata politica distrusse la solida economia agropastorale ha arricchito gli imbroglioni dell’industria pesante e oggi lascia macerie. Da quel periodo è iniziata la parabola della nostra economia: questi santoni che promettevano lo sviluppo e l’eldorado sono stati aiutati. Io non voglio che in Sardegna un girono si scriva che è finita l’era della pastorizia. Al contrario: dobbiamo vedere le nostre campagne in un’ottica nuova. E da sardi dobbiamo fare una battaglia nei confronti dello Stato e della Ue. La nostra economia agropastorale non è quella padana né quella olandese, non è possibile che le risorse dell’Ue non arrivino nelle campagne sarde». L’on. Pietro Pittalis ha poi aggiunto: «Sono oppositore di questa giunta ma sono fiero di votare questo provvedimento, sollecitato dal popolo dei pastori. Perché noi votiamo le cose positive e non cerchiamo il pelo nell’uovo a ogni costo. Approveremo dunque oggi questo provvedimento ma il presidente Pigliaru deve assumere l’impegno solenne che le risorse non si perderanno nelle pastoie della burocrazia. Perché di burocrazia non si campa».

Per la Giunta ha preso la parola l’assessore Pierluigi Caria, che ha ricordato la breve storia del provvedimento in esame: «E’ una legge per tutelare i pastori e si deve sapere che non abbiamo comprato le eccedenze del pecorino romano perché quell’acquisto non avrebbe portato un euro nelle tasche dei pastori. Oggi stiamo mantenendo un impegno assunto con forza da tutta la politica. Certo, è vero che non stiamo facendo un intervento strutturale: stiamo colmando un’emergenza che si è creata nei mesi scorsi nel settore che deve rappresentare l’ossatura principale dell’economia sarda». Per l’assessore «metteremo altri 20 milioni per gli altri comparti di allevamento insoddisfatti con il provvedimento di oggi e per l’agricoltura». Rispondendo all’on. Congiu ha detto: «Le misure del Psr non potevano essere adottate per questa risposta sollecitata dal mondo pastorale. Noi usiamo le norme sulla calamità naturale (nevicate, gelate e siccità), come ci ha suggerito il ministero. Sarà l’assessorato con Argea a occuparsi dei pagamenti e dovremo essere bravi a spendere tutti i 45 milioni, è una scommessa che mi assumo. Gli allevatori dovranno semplicemente indicare nella domanda i propri capi di bestiame e la produzione di latte delle ultime due annate». L’oratore della Giunta ha proseguito: «Con le organizzazioni agricole stiamo lavorando per un Psr di sviluppo e non di sostegno”.

Per dichiarazione di voto ha preso la parola l’on. Gianmario Tendas (Pd): «Non è un provvedimento risolutivo ma straordinario a fronte di una vera emergenza. Dobbiamo ora riprendere il discorso generale del settore».

L’on. Anedda (Misto) ha annunciato il voto a favore e ha detto: «Tutte le imprese sono oggi in difficoltà e le risorse sono aggiuntive e non ledono la dignità se creano sviluppo e non assistenza». E’ intervenuto anche l’on. Ledda (Psd’Az-La Base) e ha annunciato il voto a favore anche l’on. Tedde (FI), che ha detto: «E’ evidente che la piazza ha fatto paura al governo regionale e ora, ai pannicelli caldi, devono seguire misure capaci di incidere sul sistema agropastorale, dichiarando una volta per tutte lo stato di crisi».

Il consigliere Antonio Gaia (Cps), favorevole, ha affermato che «il provvedimento è condivisibile, un punto di partenza per il Consiglio che, con il contributo di tutto il mondo agro-pastorale, deve lavorare per arrivare ad una nuova legge organica sul pastoralismo per passare finalmente dalle parole ai fatti e consentire agli agricoltori sardi di far crescere le loro aziende».

Il consigliere Alessandro Collu, del Pd, ha ribadito il voto favorevole del suo gruppo, sottolineando che «con la legge si mettono in condizioni le aziende di salvarsi e di fare buona programmazione per le prossime annate; piuttosto, è necessario che la Regione intervenga presso lo Stato per aumentare le risorse nazionali che, con appena 17 milioni per l’intera penisola, sono del tutto insufficienti».

La consigliera Annamaria Busia (Misto), favorevole, ha dichiarato che «con la legge si imbocca la strada giusta per risolvere i problemi che stiamo vivendo, ma per il futuro le questioni del mondo agricolo dovranno essere affrontate in modo diverso, in linea con i cambiamenti del mondo agro-pastorale e con lo sguardo proiettato verso la costruzione di nuovo modello agricolo».

Il capogruppo dell’Udc Rubiu ha ribadito le sue preoccupazioni per la scelta dell’assessore di puntare sul riconoscimento dei danni da calamità naturale che a suo giudizio, nel negoziato con il Governo, «determineranno l’esclusione di molte aziende mentre, per quanto riguarda i tempi, è facile ipotizzare che i pagamenti reali arriveranno nella prossima primavera: tutto questo è preistorico».

Il capogruppo di Sdp – Art. 1 Daniele Cocco si è limitato a ricordare che i fondi previsti dalla legge saranno ripartiti solo in base al numero dei capi.

Luigi Lotto, presidente della commissione Agricoltura (Pd), favorevole, ha confermato che «si tratta di un intervento che va fatto, significativo nella sua dimensione, fortemente richiesto, necessario anche se non risolutivo». «Al Consiglio – ha proseguito – è affidato il compito di avviare da domani un percorso che, accanto a procedure più celeri, preveda anche un ruolo importante di altri soggetti, a cominciare da quello dell’agro alimentare organizzato, un modo che si deve cimentare assieme alle istituzioni nel difficile compito di individuare un nuovo modello per l’agricoltura sarda, in grado di creare ricchezza e benessere».

Subito dopo il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli della legge.

Sull’art 1, il consigliere Antonio Solinas, Pd, ha sottolineato che «il settore agro-pastorale ha una funzione strategica nell’economica regionale; il provvedimento in esame ha una funzione emergenziale ma deve essere approvato e ne vanno riconosciute sia la tempestività che la consistenza dal punto di vista finanziaria». Sulle modalità di attuazione, Solinas ha osservato che «è vero che Argea sarà organismo pagatore a livello regionale ma la straordinarietà della situazione richiede uno sforzo in più, soprattutto per evitare che il lavoro sui fondi della legge metta in secondo piano il Psr, ed assicurare i pagamenti entro Natale, sia utilizzando il personale di altre agenzie agricole o del sistema Regione sia, come ha suggerito il collega Pittalis, attraverso la costituzione di una task force esterna, ipotesi da non trascurare».

Al termine dell’intervento di Solinas il Consiglio ha approvato all’unanimità i 5 articoli della legge e le 7 tabelle allegate.

Prima del voto finale è stato presentato un ordine del giorno con primo firmatario il consigliere Michele Cossa dei Riformatori sardi con cui si impegna la Giunta a individuare misure di sostegno a favore delle aziende agricole ed agrituristiche danneggiate dagli incendi nella stagione 2017.

Illustrando il parere favorevole della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha assicurato che, all’interno delle regole sugli aiuti di Stato, si farà il possibile come per le precedenti calamità.

L’ordine del giorno è stato approvato.

In sede di dichiarazione di voto il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha confermato l’impostazione del suo partito «soprattutto dopo l’intervento dell’assessore Caria», confermando che, a suo giudizio, «si è trattato di una cattiva interpretazione della misura 5 del Psr che, invece, risarcirebbe anche il patrimonio strutturale delle aziende colpite da calamità perchè in realtà si fa riferimento anche ai danni al potenziale produttivo delle aziende».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, favorevole, ha sostenuto che «la legge non è un punto di arrivo ma di partenza anche in riferimento al documento consegnato al Consiglio dai pastori il 2 agosto scorso, un documento in cui ci sono molti punti non applicati soprattutto in materia di alleggerimento fiscale, servizio idrico, viabilità e strutture per la conservazione del latte». «Il provvedimento di oggi va bene – ha concluso – ma altri problemi restano a cominciare da quelli indicati dal movimento pastori».

L’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria è intervenuto nuovamente per precisare che, «per danni al potenziale si intende perdita degli animali ma questo non si è verificato, per cui intervenendo sul quella parte di Psr con una rimodulazione significava mandarlo alla Ue, con tempi molto più lunghi rispetto al disegno di legge».

Subito dopo il Consiglio ha approvato la legge con 48 voti.

Passando ad un punto successivo dell’ordine del giorno, il presidente ha formulato la proposta di rinvio della votazione riguardante l’elezione del Garante regionale dell’Infanzia. Il Consiglio ha approvato.

Successivamente l’Aula ha iniziato l’esame della proposta di legge n. PL 446 – modifiche alla legge regionale sul turismo ed il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il capogruppo del Pd Pietro Cocco.

Nel suo intervento, Cocco ha affermato che la legge ha lo scopo di riportare la normativa regionale sul turismo alla sua vera natura, sopprimendo il comma 4 sia per considerazioni di ordine politico che per riserve sulla sua legittimità costituzionale, concludendo che il Consiglio potrà comunque disciplinare meglio il problema dell’accoglienza con altre norme specifiche.

Il relatore di minoranza Marco Tedde (Forza Italia), ha parlato di norma singolare e mai vista «prima approvata e poi modificata in 24 ore». Nel merito, ha aggiunto, «il giudizio sulla proposta è negativo perchè crea una pericolosissima commistione fra imprenditori del turismo e dell’accoglienza, finanziata da altre risorse; l’emendamento di Peru alla legge sul turismo era di buon senso e cancellarlo è sbagliato».

Luigi Crisponi, per i Riformatori sardi, ha messo l’accento sul fatto che «tutto l’armamentario verbale della legge sul turismo, accuse di razzismo comprese, era del tutto fuori luogo: distinguere fra imprenditori turistici ed imprenditori dell’accoglienza è segno di saggezza e significa guardare in faccia la realtà e, al contrario, se una Regione ad economia turistica come la Sardegna fa confusione su questo sbaglia di grosso».

Il consigliere di Forza Italia Antonello Peru ha espresso dispiacere «per dover intervenire a spiegare ancora una volta il senso dell’emendamento approvato dal Consiglio; la proposta afferma un principio di buon senso e per certi versi scontato, cioè che i contributi previsti dalla legge sul turismo spettano a chi fa turismo, mentre altri fanno accoglienza dei migranti, un’opera nobile e meritoria ma radicalmente diversa, che gode di specifiche misure di sostegno pubblico». «Se il Consiglio ritiene di fare una legge sull’accoglienza – ha continuato – sono totalmente disponibile ma è un’altra cosa, il turismo è la vocazione della Sardegna e merita attenzione e consapevolezza, per questo chiediamo il ritiro della proposta di legge, nata da un voto non controllato ma che ha prodotto un esito positivo che è sbagliato correggere con una prova muscolare».

Sempre per Forza Italia il consigliere Giuseppe Fasolino ha ricordato le espressioni irriguardose rivolte al suo gruppo dopo l’approvazione di quell’emendamento, affermando che «Peru ha dato una spiegazione molto puntuale di quel voto su cui si era registrata una convergenza della maggioranza». Siamo alle solite, ha protestato: «tutti dicono che il turismo deve essere un settore trainante della nostra economia e tutti ci siamo compiaciuti dei risultati di questa stagione anche se determinati in parte da una congiuntura internazionale, poi però quando ci sono da fare strategie per rilanciare il settore le cose cambiano». «Magari capiterà l’esclusione di una struttura ricettiva a favore di una di accoglienza – ha concluso Fasolino – e forse allora capirete l’errore di aver tolto risorse al turismo in una Regione turistica».

Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha iniziato dicendo di non pensare che «fosse necessario un supplemento di discussione su questo argomento perché, proprio ieri, l’assessore del Turismo Barbara Argiolas, al di là del titolo fuorviante sui troppi turisti, ha espresso considerazioni condivisibili sulla sostenibilità del sistema regionale per le presenze fortemente concentrate nel mese di agosto, quando si finiscono scorte d’acqua, i depuratori vanno al limite e le spiagge sono eccessivamente affollate anche in piccoli Comuni». A questo punto, secondo Truzzu, «o la Regione fa le scelte strategiche o le fa il mercato; ecco perché la legge sul turismo destina risorse a chi opera nel settore e non ad altri, le risorse per l’accoglienza sono diverse e ci sono, quindi la legge nasce da una visione ideologica di cui le stesse associazioni di categoria del turismo non si fanno una ragione».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha sostenuto che «la legge andrà ricordata fra le cose obbrobriose di questa legislatura confondendo fra turismo ed accoglienza, errore già fatto in materia di turismo cancellando la legge sul golf; adesso la maggioranza deve dire chiaramente alla gente che si stanno togliendo risorse al turismo».

Il consigliere di Sdp – Art.1 Luca Pizzuto, favorevole, ha ribadito il suo punto di vista evidenziando che «chi ha realizzato una struttura turistica ha scelto questo settore cambiando poi la sua attività, magari per sopravvivere, come dimostrano i dati che parlano di agriturismi e non di alberghi sul mare». «Per noi – ha dichiarato – è in gioco un principio inalienabile di giustizia e di solidarietà sociale che non può essere cancellato da un emendamento capzioso; il problema non è come riorganizzare il sistema turistico ma come organizzare localmente e non centralmente il sistema dell’accoglienza e comunque non possiamo restare indifferenti davanti alla sofferenza di milioni di persone».

La consigliera Alessandra Zedda, intervenendo in qualità di capogruppo Fi, ha definito “terribile” la scelta della maggioranza di modificare la legge approvata poco più di un mese fa dal Consiglio ed ha accusato il centrosinistra di non avere «un’idea di turismo e di sviluppo turistico». «La norma che proponete – ha dichiarato l’esponente della minoranza – è uno scempio e ribadisco condivisione per il contenuto dell’emendamento Peru: con la vostra iniziativa state facendo un danno serio alla Sardegna». «La vocazione turistica non è l’accoglienza – ha concluso la consigliera Zedda – ed invito la maggioranza a riflettere ritiro della proposta di legge».

Il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ha dichiarato parere conforme a quello della maggioranza e il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis ha escluso richieste di votazioni a scrutinio segreto: «Vogliamo che la maggioranza si assuma la responsabilità dell’approvazione di un simile provvedimento che niente c’entra con la politica dell’accoglienza».

Posto in votazione il passaggio agli articoli è stato approvato con 25 sì e 12 no e dopo una breve sospensione dei lavori il presidente della Quinta commissione, Luigi Lotto (Pd), ha dichiarato il parere sugli emendamenti e quello della Giunta è risultato conforme a quello della commissione.

Non approvati gli emendamenti soppressivi dell’articolo 1 (n. 5 e n. 7) il presidente ha posto in votazione l’articolo 1 (Abrogazione) ed ha constatato, al termine dello scrutinio elettronico (solo 28 presenti) la mancanza del numero legale.

Il presidente Ganau ha dichiarato dunque conclusi i lavori ed ha convocato il Consiglio per questa mattina alle 10.00.

 

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A distanza di tre mesi dall’elezione a sindaco di Sant’Antioco, Ignazio Locci s’è dimesso dalla carica di consigliere regionale. Alcuni minuti fa ha annunciato la sua decisione con un post pubblicato nel suo profilo facebook.

«Ho depositato le dimissioni dalla carica di consigliere regionale, così come preannunciato nelle settimane passate e, ancor prima, in campagna elettorale – ha scritto Ignazio Locci –. La politica, quella del fare con impegno e serietà, continua con forza e vigore. E non soltanto al servizio della città di Sant’Antioco: fare il Sindaco, infatti, significa essere rappresentante delle istituzioni, quindi dello Stato, della Regione. Andiamo avanti, dunque, con il progetto di rilancio di Sant’Antioco che ha preso il via, senza tentennamenti, il 12 giugno scorso, all’indomani delle elezioni che hanno consegnato a questa Amministrazione la fiducia degli antiochensi. Noi stiamo facendo tutto il possibile per assicurare alla nostra isola un futuro ricco di opportunità. Proseguiremo su questa strada – ha concluso Ignazio Locci -, con l’entusiasmo, la competenza e la professionalità che caratterizzano il gruppo che mi onoro di guidare.»

Il passo compiuto da Ignazio Locci pone così fine al durissimo scontro apertosi in Consiglio comunale, a Sant’Antioco, sul ritardo nell’esercizio dell’opzione tra la carica di sindaco e quella di consigliere regionale, incompatibili secondo quanto previsto dalla legge statutaria della Regione autonoma della Sardegna. Tra i più critici, il capogruppo di “Genti Noa”, Alberto Fois, ed il capogruppo di “Sant’Antioco Attiva”, Massimo Melis, entrambi candidati a sindaco sconfitti da Ignazio Locci nella competizione elettorale dello scorso 11 giugno. Il 25 luglio la Giunta per le elezioni si era riunita per esaminare la situazione di incompatibilità di Ignazio Locci ed aveva deliberato di proporre al Consiglio di formulare al consigliere Locci l’invito a rimuovere l’incompatibilità entro 10 giorni, come prescritto dalla legge. Il Consiglio regionale aveva ratificato la deliberazione a scrutinio segreto.

Le dimissioni di Ignazio Locci dalla carica di consigliere regionale comportano la surroga con il primo dei non eletti, Paolo Luigi Dessì, ex consigliere regionale del Partito Sardo d’Azione dal 2009 al 2014 e sindaco di Sant’Anna Arresi per tre consiliature consecutive. Paolo Luigi Dessì nella precedente esperienza in Consiglio regionale, aveva potuto continuare a ricoprire contemporaneamente la carica di sindaco di Sant’Anna Arresi, in quanto Comune con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti. Paolo Luigi Dessì era risultato il primo dei non eletti nella lista di Forza Italia Sardegna alle elezioni regionali del 16 febbraio 2014, con 2.012 preferenze, alle spalle di Ignazio Locci che aveva ottenuto 2.236 preferenze, davanti a Mario Porcu che si era fermato a 1.707 preferenze.

 

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A causa del maltempo, il concerto di Piero Marras, in programma questa sera alle 21.00 all’Arena Fenicia di Sant’Antioco, è stato rinviato. L’evento, rientrante nella prima edizione dell’Arena Fenicia Festival, si terrà il 30 settembre prossimo, sempre all’Arena Fenicia, alle 21.00, con ingresso gratuito.

Ne danno comunicazione il sindaco di Sant’Antioco, Ignazio Locci, e l’assessore del Turismo e Spettacolo, Roberta Serrenti.

«Siamo ottimisti e guardiamo il bicchiere mezzo pieno – dicono Ignazio Locci e Roberta Serrenti -: nonostante la pioggia abbia imposto l’annullamento dell’esibizione odierna, la accogliamo con piacere, giacché la nostra terra ne aveva decisamente bisogno. E, soprattutto, consideriamo il posticipo della data come l’occasione per allungare ulteriormente la stagione turistica, nell’ottica della destagionalizzazione.»

«Siamo certi che, dopo il successo di pubblico delle prime due esibizioni (sia Max Gazzè, che Alex Britti hanno chiamato a raccolta tantissimi amanti della buona musica nella suggestiva cornice dell’Arena Fenicia) – concludono Ignazio Locci e Roberta Serrenti – anche lo spettacolo di Piero Marras non sarà da meno. L’Arena Fenicia Festival continua!»

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Grande successo, ieri sera all’Arena Fenicia di Sant’Antioco, per il 50enne cantautore romano Max Gazzè, protagonista del primo dei tre concerti inseriti dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Ignazio Locci, nell’Arena Fenicia Festival, uno degli appuntamenti più significativi del programma dell’estate antiochense 2017. Il sito dell’Arena Fenicia si è rivelato ancora una volta ideale per ospitare eventi di questo genere e sicuramente il successo si ripeterà questa sera con il concerto del 49enne chitarrista e cantautore romano Alex Britti, con inizio alle ore 21.00. il Fenicia Arena Festival si concluderà domani sera, con il concerto del 68enne cantautore sardo Piero Marras, sempre con inizio alle ore 21.00.

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Dopo il doppio incarico del sindaco eletto l’11 giugno, Ignazio Locci, che a distanza di quasi tre mesi non ha ancora esercitato l’opzione tra la carica di primo cittadino e quella di vicepresidente del Consiglio regionale, c’è un nuovo motivo di scontro aperto tra maggioranza e minoranza al comune di Sant’Antioco, l’avviso pubblico (datato 23 agosto 2017) per il conferimento di un posto di Istruttore amministrativo “Capo di gabinetto” – Cat. C1 da assegnare all’ufficio di staff del Sindaco ai sensi dell’art. 90 del D.lgs. 267/2000.

Due settimane fa il comune di Sant’Antioco ha indetto una procedura selettiva pubblica per titoli e colloquio ai sensi dell’articolo 90, del D.Lgs. 267/2000, finalizzata alla formazione di un elenco di candidati idonei da cui attingere per l’assunzione a tempo determinato, part-time 30 ore settimanali (83,33%), per un anno, di 1 istruttore amministrativo “Capo di Gabinetto”, cat. C1, da destinare all’ufficio di staff del Sindaco e della Giunta, salvo proroga espressa. La durata del mandato non potrà comunque superare la scadenza del mandato del sindaco.

I candidati prescelti dovranno fornire attività di supporto al Sindaco nell’elaborazione ed attuazione delle politiche pubbliche, curare le connesse attività di comunicazione, i processi partecipativi con la cittadinanza e le istituzioni locali; dovrà occuparsi dei rapporti con i componenti della maggioranza consiliare, i partiti politici e gli altri enti locali del territorio; e, infine, svolgere attività di supporto relative alle funzioni di rappresentanza ed onorificenze pubbliche, al cerimoniale di manifestazioni civili, religiose, culturali e sportive.

La reazione delle opposizioni a questa scelta del sindaco e della Giunta di dotarsi della figura del Capo di Gabinetto con le competenze suelencate, è stata durissima ed oggi il gruppo consiliare Genti Noa ha manifestato la sua contrarietà in un video che alleghiamo, realizzato dal capogruppo Alberto Fois e dai consiglieri Ester Fadda e Daniela Dessena.

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«Attraverso molteplici e discutibili dichiarazioni tanto alla stampa che attraverso blog e social network, il sovrintendente per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cagliari, Oristano e Sud Sardegna, Fausto Martino, assume un atteggiamento considerato da tanti inappropriato per un alto funzionario dello Stato nei confronti dell’istituzione regionale, esprimendo pareri di merito sulle scelte politiche dell’attuale Giunta». Lo sostiene l’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, in una lettera inviata al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini.
L’esponente della Giunta Pigliaru nella missiva ricorda le ultime dichiarazioni del soprintendente successive all’impugnazione da parte del Governo di alcuni articoli della legge n. 11 del 2017 «con le quali ha espresso giudizi sulle scelte politiche contenute nel disegno di legge sul governo del territorio attualmente in discussione in Consiglio regionale, scelte sulle quali la Regione ha competenza primaria, anticipando una posizione censoria delle decisioni che nell’assemblea verranno democraticamente assunte». 
«L’atteggiamento critico e irrituale tenuto dal Soprintendente – aggiunge Cristiano Erriu – si accompagna a una estenuante difficoltà di interlocuzione con gli uffici locali del ministero dei Beni e delle Attività culturali sin dal momento dell’insediamento dell’attuale Governo regionale.» 
L’assessore regionale dell’Urbanistica segnala al ministro Franceschini che «la Regione ha incessantemente cercato una fattiva collaborazione con il Mibact e i suoi organi locali per riprendere le attività di verifica e adeguamento del Piano Paesaggistico, ai sensi dell’articolo 156 del Codice del Paesaggio, che si erano interrotte negli ultimi mesi della scorsa legislatura. Siamo davanti – osserva l’assessore – a una storia infinita di solleciti e mancati riscontri».
«Non certo alla Giunta – si legge nella lettera indirizzata a Franceschini – può essere addebitata la responsabilità di affrontare in solitudine questioni così delicate. Tutte le proposte di dialogo e confronto che abbiamo avanzato non hanno prodotto risultati concreti. Ciò rende dubbia la praticabilità di prossime interlocuzioni con il Soprintendente che pare mosso da posizioni pregiudiziali, irrispettose dei ruoli e dell’autonomia regionale sarda.»

«Ci rendiamo comunque disponibili – conclude l’assessore Erriu – per affrontare al più alto livello istituzionale le diverse questioni, con l’obiettivo di riportare il rapporto su un piano di ragionevolezza e di lealtà istituzionale.»
Ieri sera, intanto, l’assessore Cristiano Erriu ha partecipato ad un convegno svoltosi nel salone parrocchiale della Chiesa di San Ponziano, a Carbonia, organizzato dall’Associazione per lo sviluppo socio economico del Sulcis Iglesiente, sul tema “Verso l’approvazione della legge urbanistica, quali opportunità per lo sviluppo economico e sociale del Sulcis Iglesiente?”, coordinato da Manolo Mureddu, al quale hanno partecipato, tra gli altri, il parroco, don Amilcare Gambella, il segretario regionale Cisl edili Giovanni Matta; l’imprenditore Ninetto Deriu; il sindaco di Sant’Antioco Ignazio Locci; il sindaco di Iglesias Emilio Gariazzo; il sindaco di Gonnesa Hansel Cabiddu.
Nel corso del dibattito si è parlato, inevitabilmente, dell’impugnazione della delibera della legge della Regione Sardegna n. 11 del 3/07/2017, recante “Disposizioni urgenti in materia urbanistica ed edilizia”, deliberata qualche giorno fa dal Consiglio dei ministri. Si è parlato a lungo della necessità di dotare la Sardegna di una nuova legge Urbanistica in grado di superare il Piano Paesaggistico regionale, e di garantire alla nostra Isola le attese occasioni di sviluppo, sempre nel rispetto dell’ambiente. L’imprenditore Ninetto Deriu ha parlato del progetto delle terme di Coquaddus, presentato alcuni anni fa e finora bloccato proprio dai rigidissimi vincoli imposti dal PPR. Giovanni Matta ha evidenziato le sofferenze del settore dell’edilizia, rimarcando l’importanza delle novità introdotte dalla legge approvata dal Consiglio regionale, oggi al centro del contrasto con il Consiglio dei ministri. Motivo di confronto è stato anche il ritardo da parte della stragrande maggioranza dei Comuni nell’approvazione dei PUC nel rispetto del PPR (solo 15 sono i Comuni sardi che hanno finora provveduto).

Nel dibattito seguito agli interventi dei relatori, sono intervenuti: Daniela Garau, consigliere comunale di Carbonia; Gianluigi Rubiu, capogruppo UDC in Consiglio regionale; Roberto Puddu, segretario generale della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente; Luciano La Mantia, titolare di Gamma Radio Luna e imprenditore turistico; Armando Ciosci, sindacalista dell’USB; Elio Camcedda, presidente del Movimento partite Iva; Alfredo Mussetti, imprenditore.

Vediamo ora uno stralcio dell’intervento dell’assessore regionale Cristiano Erriu, che ha sottolineato, tra l’altro, il grande squilibrio esistente tra le diverse aree della Sardegna nella distribuzione delle strutture ricettive e quindi dei posti letto, e della necessità di consentire alle aree oggi più svantaggiate che puntano sul turismo per diversificare il loro modello di sviluppo, di recuperare almeno in parte questo gap che tanto le penalizza.