22 December, 2025
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Sant'Antioco - Panorama copia

«Improvvisamente fermi i lavori di rimozione degli inerti nelle aree ex Sardamag a Sant’Antioco. Una situazione inaccettabile, per la quale pretendiamo chiarimenti immediati da parte del commissario di Igea, società regionale che ha in carico le operazioni di bonifica.»

Lo scrive in una nota Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«Uno stop inaspettato – aggiunge il consigliere regionale di Sant’Antioco – che può avere ripercussioni gravissime anche sui lavoratori. Bisogna infatti ricordare a Igea e all’Assessorato regionale all’Industria che il lavoro di bonifica viene rimborsato ogni qualvolta vengono raggiunte le 5000 tonnellate di inerti raccolti e regolarmente smaltiti. Ergo: se non si conferisce in discarica e, di conseguenza, Igea non dispone della documentazione che certifica lo smaltimento, la Regione non può versare i soldi alla controllata regionale. Va da sé che, non avendo Igea altri introiti se non quelli derivanti dai lavori compiuti, il rischio è mandare a monte il regolare pagamento degli stipendi.»

«La ragione della fermata dei lavori sarebbe riconducibile a questioni legate alla discarica che accoglie gli inerti. Una situazione non certa e sulla quale, ad ogni buon conto, non intendiamo mettere becco. Ciò che invece ci interessa, visto che la fermata delle operazioni di bonifica è un fatto certo, è che l’assessorato all’Industria e Igea si impegnino per risolvere celermente il problema. Occorre percorrere tutte le strade legali necessarie per riprendere immediatamente i lavori. Abbiamo dovuto aspettare fin troppo tempo prima di assistere all’inizio delle bonifiche. Oggi non vorremmo dover subire ulteriori ritardi che – conclude Ignazio Locci –, sebbene non dipendano direttamente da Igea, spetta al commissario Michele Caria risolvere.»

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

E’ iniziato stamane, in Consiglio regionale, l’esame del disegno di legge sull’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR) e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifiche alla legge regionale 28 luglio 2006, n. 10 (Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge regionale 26 gennaio 1995, n. 5).

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere Emilio Usula dei Rossomori ha segnalato all’attenzione del Consiglio, come “fatto di una gravità fuori dal Comune” la vendita all’asta per soli 258.000 euro «una parte del patrimonio genetico della popolazione ogliastrina, 230.000 campioni di 13.000 cittadini, per iniziativa di una società londinese quotata in borsa e cresciuta in borsa nel frattempo di ben 11 punti». Tutto questo, ha protestato vivamente Usula, «è accaduto nel colpevole silenzio della politica; noi invece riteniamo che non sia lecito che il nostro patrimonio genetico possa essere nella disponibilità esclusiva di una società estera per una cifra da elemosina, perché così stiamo aprendo le porte a presunte eccellenze sanitarie straniere». E indubbiamente un intervento tardivo, ha concluso, «ma che almeno Giunta e politica si adoperino almeno per non escludere le nostre università dalla ricerche relative a con quei dati».

Il presidente ha osservato che, dal punto di vista formale, l’intervento del consigliere Usula non può essere considerato pertinente all’ordine dei lavori, ed ha invitato il consigliere a trasformarlo in atto dell’Assemblea. Successivamente ha dato la parola al relatore di maggioranza del Dl n.321/A, il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra (Psi).

Nella sua relazione, Perra ha parlato di «un giorno importante non solo per la maggioranza ma per tutto il Consiglio regionale, tappa fondamentale di un percorso della riforma sanitaria già avviato nel 2014, di cui l’azienda unica lascia inalterati i capisaldi». Sulla riforma, ha ricordato, «c’è stato un grande dibattito come è comprensibile per una legge di così grande portata richiesta dai cittadini che lamentano giustamente grandi problemi nell’accesso al diritto alla salute». Forse sarebbe servita qualche riflessione in più, ha aggiunto Perra, «e questo è un compito dell’Aula, comunque siamo davanti ad una riforma coraggiosa, forse anche impopolare, ma necessaria, che funzionerà se si dimostreranno all’altezza gli operatori della sanità ad ogni livello; con la governance unitaria cambia in profondo il sistema e si colpiscono alla radice sprechi ed inefficienze». Nella fase transitoria, ha posi spiegato il presidente della commissione Sanità, «il nuovo Dg dovrà pilotare il passaggio a nuova struttura e individuare gli ambiti territoriali ottimali secondo uno schema più coordinato più semplice, aperto alla partecipazione degli Enti locali, con meno costi, per dare ai sardi un servizio di qualità».

Per la minoranza il vice presidente della commissione Sanità Marcello Orrù (Psd’Az) ha affermato che la riforma «ha un suo disegno strategico ma finalizzato soltanto ad occupare posizioni di potere, è una specie di colpo di mano per sostituire posizioni dirigenziali diversificate con un uomo solo al comando, dando vita ad una nuova fase di accentramento in cui una sola persona deciderà tutto sulla sanità pubblica regionale, obbedendo ciecamente agli ordini del potere politico». Orrù ha inoltre negato che la riforma possa produrre risparmi. In realtà, ha detto, «è solo un  paravanto per nascondere le responsabilità della maggioranza, i risultati concreti sono fumosi ed il sistema sardo appare fuori dalla realtà». Dal punto di vista politico, ha aggiunto Orrù, «emergono la solita ipocrisia e la malcelata complicità dei consiglieri del centro sinistra che si voltano come sempre dall’altra parte di fronte ad una manovra centralista che non contiene azioni incisive, perché non c’è sviluppo della sanità ma un susseguirsi di tagli lineari che nei prossimi mesi impatteranno negativa sulla realtà locale, soprattutto nelle zone interne». Non c’è un solo a sostegno delle tesi della maggioranza, ha concluso Orrù, «fatta eccezione per uno studio dell’Università di Venezia ed è davvero ben poco per un esecutivo fatto da accademici».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha comunicato che gli è stata richiesta la firma per la convocazione dell’assessore dei Trasporti in commissione. Non vorrei, ha sostenuto, «che si consentisse, come è accaduto oggi, di sovrapporre i lavori dell’Aula a quelli della commissione Bilancio; penso che sia un modo sbagliato di procedere, oltre che vietato dal Regolamento; se ci sono esigenze particolari devono valutarle i capigruppo».

Il presidente ha dichiarato che, in effetti, c’è stato un fortuito sfasamento di tempi.

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu si è associato alle argomentazioni dell’on. Pietro Pittalis.

Intervenendo nella discussione generale della riforma della sanità, il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha sottolineato che «il provvedimento si inserisce nel percorso di ricerca dell’equilibrio fra processi di fusione ed efficienza del sistema sanitario, tenendo presente che i processi di concentrazione hanno notevoli passi avanti in campo nazionale con una riduzione delle aziende di oltre il 25%, in molte Regioni come Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Emilia, Toscana e Veneto». Rispetto a tali situazioni, ha proseguito Ruggeri, «è difficile trovare un modello comune sorretto da chiare evidenze scientifiche, resta il fatto che il sistema sardo è quello più costoso e poco efficiente e quindi l’Asur è una risposta coerente a questa situazione; noi pensiamo che la governance unica possa produrre risposte efficaci e non risparmi basati su tagli dei servizi». Abbiamo il dovere, ha aggiunto il consigliere, «di modificare la realtà in modo strutturale altrimenti non ci saranno risultati; nel breve periodo ci saranno vantaggi dal punto di vista finanziario su servizi ed acquisti ma in prospettiva il vero risparmio arriverà dalla diffusione delle conoscenze e di una cultura di buoni comportamenti, investendo anche su persone perché le risorse umane della sanità sarda sono invecchiate». Dobbiamo innovare rischiando, ha concluso Ruggeri, «mettendo anche nel conto con la possibilità di sbagliare, restare fermi sarebbe invece un grave danno per la società sarda».

Al termine di quest’ultimo intervento, il presidente ha disposto una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa è intervenuto l’on. Edoardo Tocco (Forza Italia): “La riforma deve essere fatta ma ci troviamo a fare questa razionalizzazione in tempi rapidissimi, facendo diventare periferico il problema dei piccoli ospedali della Sardegna. Ecco, da quelle esigenza, dei territori saremmo dovuti partire invece che pianificare dall’alto una riforma che sta suscitando una reazione negativa in tutta la Sardegna”. L’oratore ha parlato anche dell’autonomia gestionale prevista dalla riforma: “Quanto sarà ampia questa autonomia? Il nuovo direttore generale avrà tanti poteri al punto che non ne avrà più l’assessore alla Sanità? Ho l’impressione che ci sia troppa fretta in questa riforma e ho notato che pure la commissione consiliare è stata esautorata. Mi dispiace”.

Per l’on. Roberto Deriu (Pd) “la prima considerazione da fare è che il presidente della Regione ci sta offrendo la possibilità di essere protagonisti in una svolta, quella in materia sanitaria. L’opinione pubblica condivide la necessità di un intervento impellente sulla Sanità per contenerne i costi e realizzare servizi uniformi in tutta l’Isola e competitivi sotto il profilo medico e delle tecniche. Non trovo convincente però un elemento cardine della riforma ovvero la possibilità che il direttore della struttura unica nella fase di avvio sia anche responsabile di un’azienda. Penso che sia una grande difficoltà, anche per un supermanager”. L’esponente del Pd nuorese ha proseguito sulla scorta di altri rilievi al testo di legge, per il quale ha richiamato l’attenzione dell’Aula e in particolare del suo partito: “C’è una grande responsabilità delle giunte regionali che dovranno gestire questa grande riforma, che dovrà poi essere applicata con sapienza tecnica e lungimiranza politica”.

Per Forza Italia ha preso la parola l’on. Marco Tedde (Forza Italia), che ha detto: “Si sente dire in queste ore di tutto, anche che il Consiglio regionale debba svolgere in questa vicenda un ruolo notarile e ragionieristico. State lavorando, colleghi del centrosinistra, sotto la cappa grigia delle purghe staliniane: dove siete? Dov’è la maggioranza e dov’è la commissione? Da tutto questo vostro lavoro deriva una qualità normativa molto scadente. Nel frattempo pensano a tutto i commissari, in barba alle direttive della giunta, dando consulenze a siciliani. E nel frattempo il buco della Sanità si allarga. Ma avete prorogato voi i commissari o sono i commissari che stanno prorogando la vita di questa giunta Pigliaru?”.

Per il Partito dei Sardi ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu, secondo cui “siamo consapevoli di partecipare a un processo di rinnovamento ineludibile. Nella nostra isola non siamo all’anno zero sulla Sanità e non si annoverano casi di mala sanità come altrove. Nella logica di dare risposte sanitarie di qualità, in tutti i territori, la relazione tra la Sanità e chi usufruisce deve essere attiva e fattiva.   La vera innovazione sarà nella erogazione del sistema di welfare. Con questo livello di attenzione noi ci siamo posti davanti alla riforma e ne do atto all’assessore e al presidente della Regione”.

Secondo l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) “in realtà con questo schema di legge non si riforma nulla perché non è riformato il modello economico di organizzazione sanitaria e di finanziamento. Ancora, abbiamo scoperto dall’intervento dell’on. Deriu, che ancora dovete trovare il modello amministrativo. Noi non avevamo bisogno di leggere i quotidiani per conoscere il livello della spesa sanitaria e del disavanzo: è arrivato il momento di dirvi che questa non è una riforma storica  e tra qualche mese ne avrete la dimostrazione quando proverete ad applicarla”.

Il consigliere dell’Udc, Gianni Tatti, ha lamentato il mancato parere del Consiglio delle autonomie locali (il mandato è nel frattempo scaduto): «E’ un fatto grave e preoccupante anche alla luce delle proteste che si levano nei diversi territori della Sardegna».

L’esponente della minoranza ha quindi criticato l’operato dei commissari delle Asl («continuano ad assumere iniziative anche in questi giorni in cui si annuncia la riforma delle aziende sanitarie») ed ha affermato che «il modello di servizio sanitario proposto nel Dl 321 farà aumentare “l’ospedalicentrismo” con l’accentramento dell’offerta sulle grandi strutture cagliaritane». «Aumenterà così – ha spiegato Tatti – la migrazione delle zone interne verso Cagliari, Olbia e gli altri i grandi centri, mentre serve la territorializzazione dell’offerta sanitaria». Il consigliere dei centristi ha quindi accusato la Giunta regionale di operare con un “prospettiva soltanto economicistica” mentre il fine ultimo della riforma deve essere quello di salvaguardare e garantire “lo stato di salute delle popolazioni”.

Tatti ha concluso definendo “pericoloso” l’accentramento di potere in un’unica persona nominata dal potere politico ed ha ribadito che “con la riforma dell’Asl unica restano in realtà cinque aziende (Asur, Brotzu, le aziende ospedaliero universitarie di Cagliari e Sassari e l’azienda dell’emergenza urgenza”. «Si prevedono anche – ha dichiarato il consigliere dell’Udc – aree socio sanitarie locali articolate in distretti con annessi direttori e con capacità autonoma di spesa che dimostrano che non c’è semplificazione nè razionalizzazione del sistema».

La consigliere del Pd, Rossella Pinna, ha ribadito pieno sostegno al progetto riformatore intrapreso dalla Giunta e dalla maggioranza («ci assumiamo la responsabilità di trovare soluzioni alle criticità della nostra sanità che è la Cenerentola in italia») ed ha definito “malata” la sanità sarda.

Riprendendo l’ultimo pronunciamento della Corte dei Conti sull’aumento della spesa sanitaria regionale, la consigliera del centrosinistra, ha evidenziato come nella stessa si riconoscano “gli sforzi del governo regionale per il controllo della spesa” e che “sull’incremento della spesa farmaceutica incidono i farmaci cosiddetti innovativi (quelli per diabete, talassemia, epatite tipo “c”)”.

L’onorevole Pinna ha quindi ricordato come il nuovo assetto organizzativo proposto con la riforma sia in linea con le tendenze in atto nel resto d’Italia dove, così ha affermato l’esponente dl Pd, in quattro anni si è passati da 330 a 245 aziende sanitarie. «La Asl unica – ha insistito Rossella Pinna – rafforza la relazione tra centro e periferia con la previsione delle aree socio sanitarie locali ma il beneficio più grande sarà quello di riuscire a garantire nuove sinergie per rendere il sistema sanitario sardo più equo e sostenibile».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha ricordato le iniziative intraprese dal suo gruppo consiliare, nella precedente e nella legislatura in corso, tendenti all’istituzione della Asl unica e si è detto soddisfatto che la Giunta regionale abbia “sposato l’idea avanzata dai Riformatori”.

«La riforma della sanità – ha ribadito Michele Cossa – non è un’opzione ma una scelta necessitata ma la nostra proposta muove con l’obiettivo di far ritrarre la politica dalla sanità sarda e vuole garantire alla Regione compiti e funzioni di programmazione, controllo e verifica degli obiettivi. Bene dunque la gestione centralizzata degli acquisti e del personale, perché è lì che sono più elevati i rischi per la corruzione e gli sprechi».

Nella parte conclusiva del suo intervento, il consigliere dei Riformatori, ha denunciato la corsa “alla nomina” in atto nelle diverse aziende per prefigurare eventuali “posizioni di privilegio” in vista dell’operatività dell’Asur ed ha dunque invitato l’assessore della Sanità “ad azzerare tutte le nomine fatte in questi ultimi mesi dai commissari della sanità sarda”. Cossa ha quindi auspicato la nomina di un super manager («un Marchionne, per intenderci») alla guida della istituenda Asur ed ha dichiarato di “attendere gli emendamenti annunciati per valutare se le proposte di modifiche del centrosinistra indichino davvero la volontà di cambiamento o siano tendenti a rimettere le dita nella marmellata”

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha aperto il suo intervento facendo riferimento alla vendita della Shardna ad una società inglese: «E’ una coincidenza nefasta che il dibattito sulla riforma della Sanità si sviluppi mentre apprendiamo della vendita del patrimonio genetico di ciascuno di noi per poche migliaia di euro, ed è  per questo che invito la Giunta a farsi parte zelante perché la Sardegna non rinunci a questo enorme patrimonio anche alla luce della prevista autorizzazione al Brotzu per l’acquisizione di rami di azienda nel campo della ricerca, come dovrebbe accadere per la società “Fase1”».

Nel merito dei contenuti del disegno di legge, l’esponente della minoranza ha riconosciuto che in Italia è in atto un processo di aggregazione delle Asl ma ha affermato che nel 2015 le perdite del sistema siano aumentate rispetto agli anni precedenti, raggiungendo la considerevole cifra di 33,75 miliardi di euro.

«Esistono degli studi – ha proseguito Christian Solinas – come quelli dell’Università Bocconi che ci dicono che la reingegnerizzazione di un ospedale può generare risparmi fino al 20% nel breve periodo, mentre gli studi che si riferiscono all’azienda unica dimostrano che l’eventuale risparmio può quantificarsi nel 4 o 5% nel medio periodo».

Il segretario dei sardisti ha quindi invitato ad un’ulteriore approfondimento sul modello organizzativo ed ha ricordato che gli spazi per la riduzione della spesa sono ridottissimi («da anni si assiste alla riduzione delle risorse e bisogna superare la retorica del costo della siringa, perché la sfida è quella di una nuova organizzazione che tenga conto del modificato quadro epidemiologico sardo dove aumentano cronicità e la popolazione è più anziana»).

«Auspico correttivi profondi – ha concluso Christian Solinas – e in attesa degli emendamenti annunciati sospendo il giudizio sul disegno di legge».

La consigliera Annamaria Busia (Sdl) ha sostenuto che « la riforma che rappresenta un processo importante dal punto di vista politico e sociale, anche perché la percezione delle persone disegna un sistema di sofferenza non più tollerabile, segno di un modello ospedalo-centrico che deve essere superato, che ha problemi di sostenibilità e di trasparenza che restano aperti a causa di una visione marcatamente economicistica dello stesso sistema che, però, perde di vista la vera missione, il diritto alla salute dei cittadini». Il modello della Asl unica, ha detto ancora la Busia, indubbiamente «semplifica e centralizza e potrebbe rappresentare una scelta valida ma richiede più coraggio e soprattutto un cambiamento di logica che consenta rettifiche in corsa ove necessarie, insomma una gestione dinamica con un forte rapporto fra soggetti gestionali e politici». Sotto questo profilo, ha precisato, «la nostra proposta di tre aree omogenee ci sembra più convincente, anche perché parte dalla centralità dell’organizzazione e non ci sembra che questo aspetto sia correttamente affrontato dal testo della Giunta per cui a nostro avviso occorre correggere alcune carenze tecniche, cosa che faremo con alcun emendamenti qualificanti». Per noi, ha continuato, «azienda unica significa nuove funzioni per una azienda regionale ma non si può pensare che il tavolo tecnico non sia servito ad immaginare uno schema nord-centro-sud, siamo anche contrari all’Areus come nuova azienda monofunzione e per una forte attenzione alla fase transitoria; divergenze ce ne sono e non le neghiamo, dobbiamo andare verso una dimensione nuova e confido in un ripensamento complessivo».

Il consigliere Giancarlo Carta (Forza Italia) ha messo l’accento sulla mancanza di un dibattito aperto in commissione che avrebbe consentito anche alla minoranza di dare un contributo, «invece siamo qui davanti al solito testo che alla fine sarà stravolto dalle modifiche dell’ultimo momento, come dimostrato anche da molti interventi dei consiglieri della maggioranza; nel merito, inoltre, si sta proponendo una Asl unica che in realtà non c’è perché le aziende sono cinque ed i risparmi non sono superiori al 2% annuo: siamo alla montagna che partorisce il topolino». La sanità sarda, ha aggiunto Carta, «ha bisogno di ben altro e dei gravi limiti di questa riforma si sono accorti gli stessi cittadini e  restiamo convinti che lo schema ottimale sia quello di nord-centro- sud che avrebbe avuto ben altro senso». Quanto alla governance, ha osservato, «emerge la figura del mega direttore generale che finisce per svuotare di ogni ruolo l’assessore della Sanità, basti pensare a quanto accaduto nelle gestioni dei commissari, andate sotto molti profili fuori controllo: concorsi, assunzioni, promozioni, istituzione di nuovi servizi». Noi siamo per il cambiamento, ha concluso, «e la riforma della sanità deve essere una riforma di tutti i sardi, ma è stata la maggioranza a scegliere una strada opposta».

Il consigliere Stefano Tunis, anch’egli di Forza Italia, ha detto di sentir aleggiare sul Consiglio «l’ennesimo spettro della soluzione finale della grande riforma, con un testo totalmente riscritto dagli emendamenti della Giunta, con una sconfessione plateale del lavoro della commissione e dello stesso dibattito fin qui svoltosi in Consiglio ma, stando al testo che c’è, sospenderò il giudizio politico ma rinnovo la disponibilità a partecipare in maniera attiva alla costruzione di una buona riforma, visto che stiamo parlando di una legge fondamentale per la Sardegna». Ricordando che di Asl unica non si parlò mai in Sardegna prima della fine del 2015 quando si profilava un aumento delle imposte, Tunis ha dichiarato che «le evidenze scientifiche sono poche nonostante il problema della riduzione delle aziende sia stato affrontato da molte Regioni fin dagli anni ‘90, passando da una soglia di 200.000 abitanti per azienda ad una più equilibrata di una per 400.000 abitanti». Per noi, ha assicurato, «basterebbero tre Asl, parlando di cose applicabili e non di salti nel buio, perché non possiamo riorganizzare la sanità senza intervenire a tutto campo, quindi anche sulla rete ospedaliera e sulle tariffe». Aspetto argomenti della Giunta e della maggioranza, ha concluso, «perché prima si parla di organizzazione snella ma poi fra Regione, aziende, aree, distretti, si allunga la catena di comando con grande impatto sull’utenza; sembra il tentativo della maggioranza di riequilibrare il testo della Giunta».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha affermato che non avrebbe mai creduto di essere d’accordo con la Giunta ma, nei fatti, «è vero che il sistema non garantisce il diritto alla salute dei sardi, la spesa è fuori controllo, dati con i quali la stessa Giunta dichiara il suo fallimento ma purtroppo l’onestà intellettuale non è durata a lungo perché sono stati prorogati i commissari per l’estate (e forse ci sarà un emendamento della maggioranza per farli arrivare fino a dicembre), continua il silenzio sul Mater Olbia, c’è da chiedersi quanti nella maggioranza siano consapevoli della realtà», La sanità è pericolosa per chi governa, perché si vive ma si può anche morire, ha avvertito Oppi, «e al terzo anno di governo di questa maggioranza la situazione peggiorata tanto che la Corte dei conti parla di voragine; quella della Asl unica è una legge che nasce male con emendamenti azzerati in commissione, non è poi unica perché comprende quattro o cinque aziende ma ciò che è più sbagliato è incidere su unica cosa positiva, che era il radicamento territoriale delle strutture». La centralizzazione, secondo il consigliere dell’Udc, «ha senso per le questioni amministrative lasciando le Asl alla loro missione naturale, mentre qui si sta creando un caos enorme senza dati scientifici, le riforme non si fanno a sentimento in fretta e furia, al termine di un lunghissimo ciclo di audizioni in cui sono tutti contrari: a che istanza risponde allora?» Solo a quella, ha concluso Oppi, «dell’uomo solo al comando, col massimo del potere senza controllo, mentre noi siamo per la prevalenza della politica sulla burocrazia».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha riconosciuto all’assessore Arru esperienza e competenza precisando però di non essere ottimista «perché quanto è accaduto dall’inizio della legislatura non consente nessuna apertura, soprattutto perché la riforma arriva in Aula con un pesantissimo fardello di proteste arrivate da tutti i territori della Sardegna, la vera voce dei cittadini che la maggioranza e la Giunta hanno ignorato». Noi siamo per la Asl unica e non da oggi, ha ribadito Crisponi, «perché riteniamo che la sanità debba essere gestita da chi davvero la conosce con la politica che fa un passo indietro, in modo da ricostituire quel clima di fiducia che è venuto meno; auspichiamo che l’assessore respinga gli assalti dei suoi compagni di squadra e richiami semmai il presidente a lottare al suo fianco».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha detto di aver faticato a resistere alla «tentazione di sparare a zero che la stessa maggioranza ha alimentato, visto che nessuno ha difeso la proposta per convinzione, nel merito e nel metodo; anzi, dopo anni di dibattiti all’ultimo tornante si cambia tutto e si ricomincia daccapo». La situazione è disastrosa e tutti vogliamo cambiare ma non a prescindere, ha osservato Truzzu, «bisogna fare bene non tanto sul numero delle Asl quanto su come garantire la salute dei cittadini e come creare nuovo sistema di prevenzione e di cure; da questo punto di vista l’Asl unica non risolve i problemi della sanità sarda che ha i conti fuori controllo, i servizi continuamente tagliati prima ancora del varo del varo della riforma, si assiste al solito assalto alla diligenza con i commissari che attribuiscono incarichi per i prossimi tre anni». Questi danni li pagheranno i cittadini sardi, ha protestato Truzzu, «ed anche per questo la scelta dell’Asl unica è perciò una scelta di disperazione, con gestione affidata ad un monarca unico, che forse non sarà nemmeno sardo e magari risponderà ad altre logiche; tuttavia non può essere l’unica soluzione possibile, è ora di tornare alla politica migliorando il sistema ed è una cosa che possiamo fare già ora con gli strumenti disponibili, rinforzando magari l’assessorato e rinunciando all’ennesimo compromesso al ribasso che inchioda la maggioranza alle sue responsabilità ma non fa bene a tutta la politica». (Af)

Dopo l’on Truzzu ha preso la parola l’on. Augusto Cherchi (Partito dei Sardi), che ha detto: “La riforma che stiamo esaminando è necessaria, perché sono evidenti le lacune di qualità e di sostenibilità economica della Sanità sarda.  Non serve soffermarci su chi ha prodotto il debito e su come lo ha prodotto: negli ultimi quindici anni la politica sarda non è stata capace di curare questo sistema malato. C’è bisogno di un cambiamento ragionato e calato sui bisogni della Sardegna”. Sulla riduzione del numero delle Asl ha detto: “Accorpare non sempre significa risparmiare. Ma se sono favorevole a uno choc nella Sanità chiedo anche che sia il Consiglio regionale a farlo e non con atti attuativi a carico della Giunta. Per questo presenteremo emendamenti sull’Areus e non solo, proponendo nuovi dipartimenti che migliorino in Aula questa legge”.

Per il coordinatore di Sel, on. Luca Pizzuto, “siamo alle soglie di un cambiamento epocale per la Sanità sarda. E’ evidente che non possiamo continuare con questo modello sanitario ma la legge deve avere già gli strumenti per la gestione del sistema.  Ci serve una legge che consenta davvero la riduzione degli sprechi ma che al tempo stesso garantisca la salute anche alle realtà sarde minori”.

Il presidente Ganau ha dichiarato conclusi i lavori della mattinata. I lavori sono ripresi questo pomeriggio.

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Consiglio regionale 1 copia

Il Consiglio regionale ha respinto le mozioni di sfiducia nei confronti dell’assessore dei Trasporti Massimo Deiana. presentate dal centrodestra.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito e le comunicazioni dei ricorsi proposti dal presidente del Consiglio dei ministri contro la Regione sarda per dichiarata illegittimità costituzionale dell’articolo 3 della legge n. 6 dell’11 aprile 2016 e dell’articolo 1, comma 12, dell’articolo 4 commi 24, 25, 26 e 27; dell’articolo 8 comma 13, della legge n. 5 dell’11 aprile 2016, il presidente ha comunicato che, per quanto riguarda l’elezione di un vice presidente dell’Assemblea, è stato raggiunto un accordo per il rinvio.

Si è quindi passati alla discussione delle mozioni n. 194 (Cossa e più) e n. 212 (Tedde e più) entrambi tendenti alla censura e alla richiesta di sfiducia nei confronti dell’operato dell’assessore regionale dei Trasporti, Massimo Deiana.

Il primo firmatario della mozione n. 194, il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha illustrato il contenuto del documento sottoscritto da 15 consiglieri della minoranza e, in apertura del suo intervento, ha evidenziato il ritardo con il quale si discute in Aula la richiesta di “sfiducia” per l’assessore, datata 9 novembre 2015. Il coordinatore regionale dei Riformatori ha quindi argomentato le critiche rivolte all’assessore e alla Giunta per la gestione delle politiche dei trasporti ad incominciare dalla continuità territoriale con gli scali di Roma e Milano; la mancata realizzazione della Continuità territoriale con gli scali minori di Pisa, Firenze, Napoli, Bologna, Verona, Torino, nonché la questione dell’abbandono degli scali sardi (Alghero in particolare) da parte dei vettori low cost e della compagnia Ryanair in particolare.

Michele Cossa ha parlato di “superficialità” in riferimento all’attenzione posta dalla giunta sul tema chiave della continuità aerea che, così ha dichiarato, «per i sardi deve rappresentare un ponte non solo per superare la distanza con il Continente ma deve essere tale da consentire il superamento del gap psicologico rappresentato dal modo con il quale gli isolani affrontano il viaggio». «Affrontiamo il tema della Ct1 – ha proseguito Cossa – applicando gli stessi principi di 15 anni fa, nonostante l’evoluzione e le novità nel frattempo intervenute nel settore e dimentichiamo che non basta avere tariffe basse e slot garantiti ma bisogna dare ai sardi la certezza dello spostamento».

Il consigliere della minoranza ha quindi criticato la mancata realizzazione della Ct2: «Quando si è insediato l’assessore, era tutto pronto per la pubblicazione degli oneri di servizio pubblico, e poi niente è stato fatto e così si sono ulteriormente ingolfate le rotte della Ct1 (Roma e Milano) con 400mila passeggeri in più».

Sottolineature particolarmente critiche hanno caratterizzato inoltre l’intervento di Cossa nella parte riguardante la questione dei low cost: «La Giunta si è nascosta dietro un dito o dietro la foglia di fico dell’Unione Europea». «La fuga dei low cost dall’Isola e l’aumento delle tasse aeroportuali è una vicenda pagliaccesca – ha proseguito l’esponente dei Riformatori – e abbiamo assistito ad un ping-pong di dichiarazioni e di proposte per nulla opportune e per niente adatte a risolvere il problema, mentre in altre Regioni (Puglia, Sicilia, Toscana e persino la Germania) low cost ha continuato ad operare e a fare accordi con le gestioni aeroportuali e i territori».

«Il Governo – ha attaccato Cossa – con l’aumento delle tasse aeroportuali  ha fatto una scelta scellerata e ha causato un danno enorme al nostro territorio ed in particolare ad Alghero e oggi il governo deve dire con chiarezza se toglierà o no quelle tasse.»

Michele Cossa ha concluso accusando la Regione di gravi responsabilità anche sulla vicenda della privatizzazione dello scalo di Alghero: «Così come è non arriverà mai a buon fine e il parere preventivo dell’Ue non è affatto necessario neppure in questo caso».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha illustrato la mozione n. 212 che, presentata nel dicembre del 2015, si conclude con l’impegno rivolto al presidente della Giunta per procedere con la revoca della delega all’assessore dei Trasporti. L’esponente della minoranza ha ricordato le varie fasi della questione delle low cost evidenziando come la decisione di Ryanair di abbandonare gli scali sardi (14 voli in meno su Alghero e 8 in meno a Cagliari) sia stata antecedente rispetto all’aumento delle tasse aeroportuali (novembre 2015 rispetto a febbraio 2016).

Marco Tedde ha quindi ricordato i “ceffoni” ricevuti dal Nord ovest dell’Isola negli ultimi due anni (Enti Locali, Sanità, etc.) ai quali si aggiunge lo sconquasso prodotto dalla fuga di Ryanair: «Dinanzi a tutto ciò la giunta in questi due anni e mezzo non ha fatto nulla mentre Ryanair ha proseguito con gli accordi negli scali di altre Regioni». Il consigliere di Fi ha fatto riferimento alla “tempestiva azione del 2009” condotta dall’allora presidente della Regione, Cappellacci, che a Dublino aveva concluso l’intesa con il vettore irlandese. «Massimo Deiana invece – ha proseguito – ha nicchiato e brandiva il macigno della legge n. 10, sottoposta a procedura di infrazione Ue».

Marco Tedde ha dunque ricordato con tono polemico il ruolo di consulente precedentementte svolto dal professor Massimo Deiana, sia nella Sogeaal di Alghero e sia con la presidenza della Regione, evidenziando come proprio sulla questione dei contributi ai low cost di cui alla legge 10 del 2010, il professor Deiana invitava la Sogeaal a procedere con diffida per ottenere i trasferimenti dalla Regione, riconoscendo la piena operatività e la compatibilità con le norme europee della legge 10. «La stessa – ha dichiarato Tedde – che Deiana, nel frattempo diventato assessore, non vuole applicare perché sottoposta alle valutazioni dell’Ue».

A giudizio del consigliere di Fi è evidente una posizione in conflitto di interesse da parte dell’assessore Deiana che ha mostrato «un atteggiamento discutibile e una condotta opaca da censurare per gli intrecci tra compiti di assessore a attività professionale.

«Avete fallito nelle politiche dei trasporti e con i low cost – ha concluso Tedde – e per questo chiediamo al presidente Pigliaru la revoca immediata della delega affidata a suo tempo all’assessore Deiana.» 

Il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco ha sottolineato che «ancora una volta ci troviamo a discutere del nodo dei trasporti anche se la mozione di sfiducia è uno strumento che oggettivamente crea imbarazzo, anche perché l’assessore possiede una grande competenza tecnica che però non può far dimenticare che i sardi si aspettavano molto di più ed a questo punto è giusto che ne tragga le conclusioni». «Il fallimento della politica dei trasporti – ha aggiunto Tocco – è sotto gli occhi di tutti perché è mancata una visione strategica dei trasporti aerei in Sardegna: dai low cost a Meridiana, dalle navi all’Arst, che ha mezzi vecchissimi che dovrebbero essere cambiato ogni 7 anni mentre ne hanno 15». In definitiva, ha concluso, siamo di fronte ad una situazione totalmente negativa di cui si deve prendere coscienza in modo chiaro.

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha parlato di un «dibattito del tutto inutile se trasformato nel solito rituale fra maggioranza ed opposizione di cui gli esiti sono scontati e la stessa l’opposizione non può ragionevolmente sostenere di non aver commesso errori nel passato in tema di trasporti». «La legge 10 – ha ricordato Sabatini – che pure fu votata all’unanimità, conteneva un vizio che poi si è rilevato determinante con la notifica tardiva all’Unione europea con cui si cercò di cambiare la natura della legge provocando la procedura di infrazione che ancora non ha trovato risposta». In realtà, ha sostenuto l’esponente del Pd, «il tema dei trasporti è stato sempre sottovalutato, dalla Tirrenia alla Flotta sarda, ma uscendo da questo schema occorre interrogarsi su cosa si può fare per invertire la tendenza perché, se è vero che il sostegno pubblico alle società di gestione degli aeroporti viola il principio di concorrenza, è vero anche che i tempi della definizione della controversia sono inaccettabili per una società moderna». Sono europeista da sempre, ha concluso Sabatini, «ma riconosco che c’è bisogno di una Europa diversa, in grado di superare tecnocrazia, burocrazia, vincoli e procedure».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha premesso di non volersi appiattire «sulle logiche della gogna mediatica e tuttavia sento il dovere di affrontare un dibattito su una delle questioni centrali per la Sardegna; qui non è questione di competenze e simpatie ma bisogna entrare nel merito delle questioni e i numeri dicono che nei primi 5 mesi di quest’anno molti, circa 500.000, hanno rinunciato al loro soggiorno in Sardegna con ricadute pesantissime sui territori, Alghero su tutti, su una filiera economica che poggia sul turismo». Il Consiglio, secondo Crisponi, «deve essere consapevole di quanto sta accadendo ed invertire al più presto la rotta, anche per rispondere ad una legittima protesta dei cittadini e delle categorie produttive, fermo restando che i superburocrati nell’Europa non possono mettere in un angolo le legittime aspirazioni di questa terra e, quanto agli aiuti di Stato, semplicemente non esistono in una economia come la nostra che a causa dell’insularità non può competere con le altre».

Il consigliere del gruppo Misto Mario Floris ha richiamato l’attenzione del Consiglio sul fatto che «l’assessore non è l’unico responsabile della situazione disastrosa dei trasporti, anzi Deiana è il meglio sul piano della competenza e della professionalità ma il problema è che manca la politica».Gianfranco – ha ricordato Floris – con l’introduzione della continuità il presidente della Regione operava in prima persona ed il percorso era solo l’inizio, poi questo processo virtuoso è stato interrotto dopo che la Regione si è presa in carico i costi della continuità ma è un errore gravissimo: la continuità deve essere riportata in capo allo Stato per ragioni politiche, perché è un diritto che lo Stato deve garantire a tutti i sardi, da aerei a navi, dalle persone alle merci, il resto sono favole e scorciatoie che non portano da nessuna parte».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha spiegato di non aver firmato la mozione perché quando è stata presentata non ricopriva la carica di consigliere regionale. Però, ha osservato, «intendo manifestare da cittadino sardo la contrarietà alle politiche della Regione in materia dei trasporti, perché è il problema dei problemi come sa molto bene chi fa impresa; è un settore dove si deve fare molto di più e, d’ora in avanti, bisogna impostare discorsi diversi con lo Stato sottolineando che si tratta di un servizio pubblico che in un isola è un diritto fondamentale». «La situazione del nostro sistema è drammatica – ha proseguito Satta – non solo perché la Tirrenia offre passaggi ponte a 83 euro o perché il crollo dei low cost è stato una sciagura per Alghero come per Cagliari, quanto perché nel giugno scorso il presidente dell’Enac Vito Riggio ha detto che se non pagano i debiti le concessioni dei nostri aeroporti potrebbero essere a rischio soprattutto ad Alghero ma anche a Cagliari». Qui nessuno vuole discutere le capacità di Deiana «però sembra che si voglia coprire qualcuno o qualcosa, ma la realtà resta che trasportare un blocco di granito dalla Sardegna costa il doppio che in Spagna, per questo serve un segnale forte».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «il disastro dei trasporti sardi non è solo colpa di Deiana, i sardi sanno benissimo qual è la situazione e la mettono in contro sia al presidente Pigliaru che alla maggioranza di centro-sinistra». «Ogni segmento della nostra economia – ha sostenuto – dipende dai trasporti e proprio sul tema del trasporto marittimo l’assordante silenzio della Giunta ha consentito che un imprenditore privato si comprasse a debito, con un bond 300 milioni, il monopolio dei mari pur essendo un concessionario di servizio pubblico». I sardi, a giudizio di Tunis, «non si meritano questo atteggiamento passivo e lo stesso Renzi, dopo l’operazione sui mari, ha detto che così i sardi la smetteranno di parlare delle continuità territoriale; anche questo è un grave demerito della Giunta e della maggioranza».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha respinto l’interpretazione secondo la quale «chi governa la Sardegna non ha colpe e di conseguenza nemmeno l’assessore, ma è una difesa d’ufficio sostenuta peraltro senza molta convinzione dalla stessa maggioranza, invece chi governa ha il massimo delle responsabilità e lo dicono i dati dell’Enac: il traffico negli scali sardi è sempre stato stabile tranne che nel primo semestre del 2016, con flessioni molto preoccupanti ad Alghero e Cagliari, mentre Olbia tiene, sono numeri che inchiodano il Governo regionale soprattutto per le sue ripercussioni negativa sull’economia della Sardegna». «Partiamo da qui – ha suggerito – per trovare soluzioni immediate ed efficaci, Deiana è competente ma in questo momento responsabile e non può bastare al centro sinistra guardare per l’ennesima volta al passato».

Dopo l’on. Locci ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu (Pds), che ha detto: «E’ legittima la protesta dei cittadini e dei sindaci, sia chiaro. Il vostro problema, però, è che siamo alla vigilia di un accordo con il governo italiano e dobbiamo ottenere al deroga al regime degli aiuti di Stato e questo ci consentirà di non rischiare più di infrangere normative severe sugli aiuti di Stato. Se risolveremo il problema della continuità territoriale risolveremo il problema delle imprese sarde. Un’altra risposta è utilizzare la leva fiscale, come previsto dallo Statuto».

Per l’on. Paolo Truzzu (Fdi) «discutere questa mozione è un problema perché sarebbe stato molto meglio non discuterla e aver risolto il tema della continuità territoriale della Sardegna. Ricordo polemiche roventi anche prima dell’avvento dell’assessore Deiana, ai tempi dell’assessore Baghino e poi del presidente Palomba. Non è di oggi, insomma». Per l’oratore, però, «due anni fa era più facile viaggiare dalla Sardegna per l’Europa e per l’Italia rispetto a oggi, con voli affollati per Roma e Milano e un notevole decremento dei low cost».

Rivolto all’assessore Deiana l’on. Marcello Orrù (Psdaz) ha detto: «Nessuno mette in dubbio che lei sia un bravo professore ma qui siamo davanti a un vero disastro. Avete bombardato il sistema dei trasporti aerei del nord Sardegna e Ryanair è andata via per le vostre scelte. Dovete prendere atto degli sbagli fatti e dei danni arretrati. Come ha fatto la Puglia a trattenere Ryanair? Forse perché è meno pavida e presuntuosa di voi».

Ha preso poi la parola l’on. Giuseppino Pinna (Udc), secondo cui «in pochi potevano credere che il baratro dei trasporti fossi così vicino. E invece ci siamo precipitati. Se al turista costa troppo il trasporto, il turista non viene in Sardegna o non ci torna. Non bisogna inventare chissà che cosa ma prendere esempi da quelle regioni e da quegli Stati che fanno cose buone». Per l’oratore è importante anche capire «se c’è un disegno per svalutare l0’aeroporto di Alghero e consegnarlo un domani agli speculatori».

Per l’on. Giuseppe Fasolino (Forza Italia) «ce l’avete messa tutta per costringere anche uno come me a parlare in occasione di una mozione di sfiducia. Partiamo dal principio: i dati dell’aeroporto di Alghero e di Cagliari sono davvero bassi, in un’annata che doveva essere magica. E le dimissioni che stiamo chiedendo all’assessore Deiana non sono un fatto personale ma politico: riguardano la comica di treni veloci, la disgrazia di Saremar, la fuga di Ryanair, l’accorpamento delle autorità portuali. Presidente Pigliaru, lei non può continuare a rendersi complice di questo sfascio».

Per Forza Italia l’on. Alessandra Zedda ha esordito sostenendo una metafora sportiva: «Lei è stato acquistato come fuoriclasse per conquistare lo scudetto e invece non hai messo la palla dentro il cesto. Ha provato anche a giocare contro la sua squadra. Non si può affrontare un campionato con un giocatore così: avete iniziato con i proclami, avete criticato i predecessori e invece il sistema dei trasporti è in uno stato di fallimento totale. E non lo diciamo noi ma tutti fuori da qui. Qual è il vostro problema? Avete paura del governo?». Rivolta all’assessore, poi ha detto: «Lei ha fatto annunci e dichiarazioni, inquietanti, nel doppio ruolo di consulente e di assessore ai Trasporti. Una figuraccia dietro l’altra. Se proprio deve restare e non la mandano via, cambi registro». 

Ha quindi preso la parola il consigliere Roberto Deriu (Pd) che ha subito dichiarato di volersi sottrarre al rito del capro espiatorio che si vorrebbe consumare in Aula scaricando tutte le responsabilità del malfunzionamento del settore dei trasporti sull’assessore Deiana.

«Massimo Deiana sarebbe da rimuovere e non da sfiduciare visto che il Consiglio non gli ha mai dato la fiducia – ha detto Deriu -. E’ da rimuovere, secondo la minoranza, perché incompetente: una delle prove che portate è che è stato scelto da voi in quanto competente come consulente della presidenza nella passata legislatura. I fatti invece dicono che la vostra politica dei trasporti è stata fallimentare con l’operazione Saremar, il buco da 80 milioni di euro all’Arst, la procedura d’infrazione per la legge 10, il trenino verde e i treni veloci, comprati da voi, che non funzionano. Voi pretendete che si deliberi sui fattoidi, a noi invece interesserebbe una seria politica sui trasporti.»

Deriu ha quindi annunciato il suo voto contrario alle due mozioni del centrodestra. «Non avete voluto farci parlare di trasporti ma concentrare l’attenzione sul capro espiatorio. E’ un esercizio che non considero onorevole e non posso affiancarvi in questa situazione. Anche a un popolo stanco è chiara la strumentalità dell’iniziativa».

Salvatore Demontis (Pd), dopo aver ribadito la sua stima nei confronti dell’assessore Deiana, si è detto convinto che la questione si sarebbe dovuta affrontare in modo diverso. «La Regione avrebbe dovuto negoziare con la Commissione Europea una procedura più semplice e veloce – ha detto Demontis – non si possono attendere le decisioni di Bruxelles così a lungo».

Demontis sì è detto poi d’accordo sulla necessità di pensare a un nuovo sistema di finanziamento delle low cost che coinvolga le società aeroportuali. «In attesa delle decisioni della Commissione europea noi avremmo dovuto attivare un’altra procedura di finanziamento senza incorrere negli errori della Giunta di centrodestra. Non credo che l’attivazione di un percorso parallelo avrebbe nuociuto sulla decisione della Ue».

L’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha chiarito di non provare nessun imbarazzo a discutere una mozione di sfiducia. «Molti hanno detto che provano disagio a parlare di questo tema. Io non ho nessun problema nel farlo a prescindere dal fatto che Deiana sia stato mio consulente e abbia avuto la mia fiducia. Io stimo Deiana professionista e ho simpatia per l’uomo. Qui in ballo ci sono altre cose. La questione è politica. Sono passati due anni e mezzo e parlate ancora dei nostri errori. Il dibattito è surreale, la responsabilità politica è della maggioranza e del presidente della Regione».

Cappellacci ha quindi accusato la Giunta di eccesso di fiducia nei confronti del Governo nazionale. «Sentire Pigliaru che dice di aspettare una decisione del Governo mi terrorizza e mi rende il quadro ancora più drammatico – ha detto l’esponente di Forza Italia – il Governo ha dato fondi per la continuità che non potranno essere spesi quest’anno. Intanto Renzi inaugura l’Air Force governativo costato 200 milioni, con costi di esercizio di 15 milioni all’anno. E’ lo stesso presidente che elogia la continuità territoriale sarda senza conoscerla. Se queste sono le premesse, mi dispiace, ma non arriverà nessuna soluzione».

In difesa dell’assessore Deiana si è schierato il presidente della Commissione Trasporti Antonio Solinas (Pd). «Tedde e Cappellacci vanno all’attacco ma non danno soluzioni alternative – ha detto Solinas – ricordo che nel 2010 la legge n. 10 fu approvata all’unanimità. Il centrosinistra votò quella legge, poi sono arrivati i pasticci in fase di attuazione per responsabilità di Cappellacci. Gli aiuti alle low cost vennero considerati come investimenti in libero mercato e la delibera non venne notificata a Bruxelles. A fine 2011 la Giunta decise di cambiare strategia e di notificare la legge. Stiamo ancora aspettando che la Commissione decida. Questo macigno che incombe non consente di intervenire».

Solinas ha poi riconosciuto alla Regione di aver fatto di tutto per risolvere il problema. «I segnali sono positivi, la Commissione darà parere favorevole – ha affermato il consigliere del Pd – ma nel frattempo non si poteva far altro che aspettare la decisione di Bruxelles».

Il presidente della commissione Trasporti, infine, ha proposto di dedicare un’intera sessione dei lavori del Consiglio per discutere la questione dei trasporti aerei e marittimi: «Un dibattito propedeutico all’elaborazione di un Piano regionale che garantisca il diritto alla mobilità ai cittadini e alle imprese».

Giuseppe Meloni (Pd) ha definito il dibattito “surreale, vecchio e stantio”. «Si cerca un colpevole per accontentare la piazza – ha sottolineato Meloni – i trasporti sono un settore nevralgico, ma non è questo il modo di affrontare il problema. E’ vero che c’è malumore ma vogliamo far credere ai cittadini che tutto sia legato a questi due anni di governo e alla responsabilità di Deiana? Vogliamo prendere in giro i sardi?». Il consigliere gallurese ha quindi lanciato una proposta: «Si pensi a una commissione d’inchiesta che indaghi sul sistema dei trasporti degli ultimi 15 anni. Voglio sapere perché l’aeroporto di Olbia produce certi risultati e gli altri no, come è stato reclutato il personale e la dirigenza? Vorrei sapere tutto questo. Sarebbe troppo facile parlare delle reciproche responsabilità».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha evidenziato come le criticità in materia dei trasporti “non rappresentino una novità per l’Isola” ed ha riaffermato il “diritto dei sardi alla mobilità e alla continuità territoriale” ed ha dichiarato che «negli ultimi due anni e mezzo si stanno trascinando le politiche dei trasporti messe in campo dal precedente governo».  L’esponente della maggioranza ha ricordato le nomine tutt’ora in essere all’Arst ed ha invitato il Consiglio a prestare più attenzione per il trasporto merci «è fondamentale per lo sviluppo dell’agroalimentare sardo».

In merito alla questione Ryanair, Anedda ha puntato il dito contro le presunte “incapacità” gestionali dei vertici della Sogeaal: «Lo dimostra anche la colletta degli imprenditori algheresi per trattenere i voli delle low cost». «Il segnale è chiaro – ha concluso Anedda – la crisi è più forte laddove c’è una società di gestione aeroportuale inadeguata e le low cost hanno un senso solo se si confrontano con altri privati quali sono gli imprenditori del comparto turistico ricettivo».

Il segretario del Psd’Az, Christian Solinas, ha precisato di non aver sottoscritto le due mozioni di sfiducia all’assessore Deiana («per ragioni personali e di opportunità politica») ed ha riconosciuto come la discussione dei due documenti presentati dalle minoranze in Consiglio «rappresentino un’occasione per dibattere sul tema dei trasporti».

«La questione dei trasporti – ha affermato l’esponente sardista – pone una questione più ampia e cioè che l’autonomia non basta più per risolvere il problema in Sardegna».

L’ex assessore dei Trasporti della giunta Cappellacci ha quindi invitato l’attuale presidente della Regione a «cambiare approccio nei rapporti con lo Stato e con Bruxelles» ed ha ricordato che il problema degli aiuti di Stato alle compagnie low cost è nato nel 2003 per la denuncia di AirOne e quindi «per un contrasto tra operatori privati». «Nel 2010 – ha spiegato il segretario Quattro Mori – abbiamo approvato la legge n. 10 nonostante fosse aperta una procedura di infrazione dell’Ue e per questo affermo che non basta una procedura aperta per bloccare le iniziative volte alla tutela dei diritti dei sardi». Solinas ha quindi svolto una serie di considerazioni critiche sul funzionamento e le logiche che sottendono le decisioni della commissione europea: «Nella maggior parte dei casi si muove sulle logiche delle lobbies e delle pressioni territoriali ed è per questo che invito il presidente e la giunta ad incentivare le pressioni sul governo italiano e sulla commissione europea per vedere riconosciuto il diritto dei sardi alla mobilità».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, si è rivolto ai banchi della Giunta, domandando polemicamente quale sia la politica dei trasporti del governo regionale e perché soltanto dopo due anni ci si è accorti che la legge 10 del 2010 fosse inadeguata per concludere accordi con le compagnie low cost.

L’esponente della minoranza ha quindi introdotto il tema delle gestioni aeroportuali («Dall’era Cappellacci in giù l’assessore ha sbagliato nel dare indicazioni, ad incominciare da quella corretta per creare un’unica società di gestione per gli scali sardi mentre  ha chiuso Tortolì e Fenosu»)  ed ha fatto riferimento al tema delle privatizzazioni ().

Attilio Dedoni ha paventato il rischio “svendita” per gli aeroporti sardi, quale conseguenza di  una “logica sotterranea a vantaggio di banche e fondazioni”.

Il capogruppo dei Riformatori ha concluso citando in positivo l’esempio della vicina Corsica dove la compagnia aerea della Regione corsa conta 15 aeromobili e 2 milioni di euro di attivo.

Il capogruppo dell’Upc-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha definito le criticità del trasporto aereo “l’emergenza da affrontare” ma ha invitato la Giunta e il Consiglio a non trascurare le problematiche del trasporto marittimo, anche in considerazione di ciò che rappresentano per il traffico passeggeri.

L’esponente della maggioranza ha auspicato la revisione della convenzione Cin-Tirrenia ed ha richiamato l’assessore Deiana sul tema dei collegamenti Sardegna-Corsica: «Se non si fa il bando entro settembre rischiamo di non avere alcun collegamento».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha riconosciuto l’opportunità, offerta dal dibattito sulle mozioni, per discutere di un tema fondamentale verso il quale «il Consiglio ha avuto troppo poche occasioni per far sentire la sua voce».

L’esponente della maggioranza pur riconoscendo le problematicità del trasporto aereo e marittimo ed “il poco soddisfacente” livello dei trasporti interni (bus e treni) ma ha definito “ingeneroso” il tentativo di scaricare sull’assessore tutte le responsabilità («chi ha governato prima di noi si assuma quelle che gli sono proprie»).

Emilio Usula ha quindi lamentato ritardi sul piano regionale dei trasporti («ma gestiamo una situazione che ha origini lontane») ed ha concluso con l’augurio che «sui trasporti i risultati possano arrivare nella seconda parte della Legislatura».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha esortato l’assessore Deiana a liberare la Sardegna osservando però che «lo strumento della mozione, come tale, ha un esito scontato rispetto a problemi atavici come quello dei trasporti e siamo coscienti delle criticità e delle emergenze ma la soluzione non sta nella rimozione di un assessore, dato che il presidente Pigliaru ha messo in campo la squadra e deciderà di conseguenza». Il Consiglio, ad avviso di Cocco, «deve occuparsi del merito delle questioni, al di fuori delle dietrologie e dei richiami al passato, per avere un rapporto diverso con quelle burocrazie europee che non sanno dove è la Sardegna e non ne conoscono i problemi strutturali». La nostra Sardegna, ha sostenuto ancora il capogruppo di Sel, «deve avere risposte che consentano di colmare il gap con le altre regioni dell’Italia e, sotto questo profilo, se occorre applicare in modo più incisivo lo Statuto all’art. 10 facciamolo, proviamole tutte, non accontentiamoci di respingere una mozione dicendo che tutto va bene, abbiamo un Patto per il Sud ancora in fase di elaborazione che può essere la migliore opportunità per richiamare l’attenzione del Governo centrale sulla specificità della Sardegna».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha definito la mozione «un gesto estremo della minoranza per rivendicare una soluzione forte per il problema dei trasporti, che significa vita e sviluppo per la Sardegna ed avremo rinunciato a questo gesto se ci fosse stata una politica diversa ma purtroppo siamo all’anno zero, anche nel collegamento con le isole minori proiettato fuori dall’ambito pubblico con conseguenze negative anche sull’occupazione che è stata precarizzata, per non parlare del trenino verde, delle ferrovie, delle navi e degli gli arerei». «Deiana – ha concluso Rubiu – è stato un re Mida al contrario che ha prodotti risultati disastrosi a danno dei sardi».

Il capogruppo di Sdl, Roberto Desini, ha invitato le forze politiche ed i cittadini ad avere rispetto per le persone al di là dei ruoli ricoperti, ricordando che «Deiana è stato vittima di attacchi ingiustificati al di sopra delle righe ed è comunque sbagliato strumentalizzare problemi reali con il populismo». «Serve invece molta maturità ed attenzione ai dati oggettivi – ha auspicato Desini – senza aver paura di affermare, per esempio, che l’accordo di Soru col Governo per la continuità territoriale è da rivedere e non è più sostenibile e questo può essere un terreno di impegno comune». «Anche perché – ha ricordato – nella Regione c’è stata sempre una alternanza fra le due principali coalizioni ed è quindi una responsabilità comune quella dei trasporti così come dell’aeroporto di Alghero la cui società di gestione è stata ricapitalizzata per ben 6 volte, tutte scelte che sono state pagate e vengono pagate dai sardi». «Cerchiamo di invertire la rotta – ha esortato Desini – cambiando i nostri rapporti con il Governo centrale e la Comunità europea impegnandoci a fare molto di più».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha condiviso quanto emerso dal dibattito nel senso che quello dei trasporti è il problema principale della Sardegna ma, ha precisato, «va ricordato che a fronte di una situazione oggettivamente complessa, ci sono responsabilità evidenti del centro destra che al contrario ha mostrato molta faccia tosta nel sostenere certe tesi». «Noi non chiediamo alibi – ha continuato – ma dietro alcune vicende ci sono responsabilità precise in materia di low cost e di collegamenti con le isole minori con il buco di 11 milioni che ha affondato la Saremar; non possiamo dire che il sistema di trasporto in Sardegna funzione bene né che sostenga come dovrebbe il nostro sistema economico, anzi queste sono questioni che ci devono trovare uniti nell’interesse dei cittadini». «Sono convinto – ha concluso Cocco – che le norme europee non impediscano di sostenere la crescita del traffico aereo, bisogna quindi trovare forme di intervento innovativo e forse si potevano fare scelte diverse in attesa della pronuncia della Commissione europea o fare qualcosa di più sulla cosiddetta continuità 2 o sulla gestione degli scali, su questo dobbiamo impegnarci a fondo».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha lamentato che «spesso si confondono le acque per non far vedere quale sia la verità e quale la menzogna ma il disastro della Giunta regionale con i suoi effetti devastanti per tutta la Sardegna e non solo per Alghero è sotto gli occhi di tutti e, peraltro, non serve nemmeno al centro-sinistra provare a ridimensionarli, nel tentativo disperato di dare una risposta agli amministratori locali che manifestano sotto il palazzo del Consiglio ed agli operatori economici del turismo». «Il problema – ha affermato Pittalis – non è cosa fare oggi o domani ma l’immobilismo della Giunta regionale che fa viaggi e riunioni dappertutto senza che poi segua un solo fatto concreto, mentre per quanto ci riguarda siamo pronti a ritirare la mozione se c’è una risposta vera alla situazione di emergenza che i sardi sono costretti a vivere». «Voi difenderete il vostro assessore con la solita ipocrisia di facciata che non esita ad auspicare il cambiamento di tutta la Giunta regionale – ha concluso Pittalis – ma questa è la politica delle battute e degli annunci, non è quella che serve ai sardi, in una terra dove crescono povertà e disoccupazione ed un profondo malessere morale».

Per la replica ha preso la parola l’assessore ai Trasporti, Massimo Deiana: «C’è un aspetto positivo nel dibattito e per cultura coltivo sempre il dubbio, soprattutto nelle materie tecniche. Ho ascoltato l’illustrazione della mozione da parte dell’on. Cossa e confermo che sul sistema del Ct1 c’è molto da lavorare: nasce nel 2013 dall’idea condivisibile di dare a tutti, sardi e non, la possibilità di viaggiare a prezzi favorevoli. Ma non è accaduto così e su questo dobbiamo riflettere perché è in atto una profonda riflessione. Il 19 luglio abbiamo convocato la prima riunione della conferenza dei servizi per l’imposizione degli oneri di servizio pubblico e sono in atto una serie di valutazioni. Sono d’accordo, perché è sempre stato un mio sogno, che noi dovremmo riuscire a costruire un ponte di servizio che sopperisca alla nostra continuità materiale, che è assente. Purtroppo, il trasporto marittimo e aereo non è un bene a disponibilità infinita, perché talvolta non si trovano aerei e talvolta non si trovano nemmeno slot liberi».

L’assessore ha aggiunto anche che a Bruxelles «la legge 10 è vista come un sistema di aggiramento delle norme comunitarie. Noi siamo bloccati su questo e speriamo che la nostra difesa sia stata efficace e dunque smentisca la tesi della violazione delle norme sugli aiuti di Stato. Nell’attesa non possiamo dare soldi della Regione agli aeroporti, questo deve essere chiaro».

Il presidente Pigliaru ha proseguito nella replica: «Questa è un’occasione per parlare del merito delle cose. Siamo vicini agli operatori che in questo momento hanno visto sparire il mercato che era nato negli anni scorsi, magari in modo imperfetto: il nostro impegno è perché i danni subiti oggi siano restituiti domani con gli interessi. Riconosciamo che siamo in difficoltà e che la difficoltà ha radici profonde. Non ha nessun senso considerare il nostro aiuto un aiuto di Stato, visto che siamo una regione insulare: questo deve essere chiaro a chi sta fuori e non comprende la condizione che si vive in Sardegna».

Per il presidente della Regione «pesano anche gli errori del passato e la continuità territoriale è roba vecchia e rigida, e questo non aiuta. Va ripensata la continuità territoriale: vogliamo oneri di servizi ma anche spazi per il mercato dei low cost, c’è moltissimo da fare per costruire quel ponte virtuale. Possiamo arrivare anche noi ad avere le compagnie low cost, non una sola, gratis nei nostri  aeroporti: questo è quanto accade in un importante hub del Nord est italiano. Questi sono i problemi e non potete chiamarci a responsabilità per fatti che non dipendono da noi. Siamo pronti a dimostrarvi che continuamente facciamo pressione sul Governo e sull’Unione europea».

Poi Pigliaru ha dato la notizia: «Questa mattina al Mef abbiamo avuto una riunione tecnica per la copertura finanziaria del decreto che cancellerà le tasse aeroportuali. In queste ore verrà presentato l’emendamento del Governo e sappiamo che avrà la copertura. Il ministro Del Rio sta mantenendo  l’impegno che ha preso venti giorni fa. Abbiamo chiesto 120 milioni per irrobustire la continuità territoriale nei 4 anni e sono fiducioso. Vorrei trasmettere questa fiducia agli operatori turistici e a voi». 

Conclusa la replica della Giunta, il presidente Ganau ha dato la parola ai primi firmatari delle due mozioni per le controrepliche.

Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato la propria insoddisfazione per le risposte dell’esecutivo alle contestazioni contenute nella sua mozione: «La maggioranza ha sprecato un’occasione, si assume la responsabilità politica di dare una copertura all’azione dell’esecutivo – ha detto Cossa – sostenere ancora oggi che se non si rispettano i paletti della Ue sia difficoltoso affrontare gli argomenti è anacronistico. Fermo restando il principio della non concorrenza, tutte le altre cose si possono fare». Cossa ha poi ricordato la difficile situazione dell’aeroporto di Alghero (“gestito in modo familistico”) a cui fa da contraltare l’efficientismo dell’aeroporto di Olbia. «Subordinare a una parere della Ue la privatizzazione di Alghero – ha affermato il consigliere dei Riformatori – significa allungare ulteriormente i tempi».

Sulla questione della Ct1, Michele Cossa ha ricordato che le rotte dalla Sardegna per Roma e Milano sono tra le più remunerative in Italia. «Il fatto che ci sia una procedura di infrazione non impedisce che si facciano altre cose. Non c’è scritto da nessuna parte che bisogna attendere – ha concluso Cossa – oltre al trasporto aereo c’è da discutere anche il trasporto marittimo e i collegamenti con le isole minori. A Carloforte non esistono più sconti. Vorremo vedere il contratto di servizio con la compagnia che ha vinto la gara e utilizza un traghetto del 1966».

Voto contrario ha annunciato anche Marco Tedde (Forza Italia), primo firmatario della seconda mozione, che ha parlato di scollamento totale tra l’Aula il Nord Ovest dell’Isola. «A questa zona qualcuno sta paralizzando l’economia e pregiudicando il futuro – ha detto Tedde – è un parere condiviso anche dalla maggioranza, lo dimostrano gli interventi tiepidi arrivati dal centrosinistra in difesa di Deiana».

Marco Tedde ha ribadito la convinzione che si possa attuare una politica di sostegno alle low cost: «Bisogna essere capaci di governare – ha attaccato Tedde – c’è bisogno di scelte politiche, basta con le letterine spedite al Governo». Il consigliere di minoranza ha quindi contestato l’immobilismo della Giunta, colpevole di aver aspettato passivamente le decisioni di Bruxelles anziché cercare una soluzione. «La Giunta conosce bene le normative ma non le vuole applicare – ha concluso l’esponente azzurro – intanto si continua a sostenere Alitalia con costi nettamente superiori rispetto alle low cost. Pigliaru si metta una mano sulla coscienza, approfondisca la questione e assuma le dovute decisioni».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione le due mozioni.

Votazione non opportuna, secondo Roberto Deriu (Pd), che ha espresso dubbi sulla legittimità della mozione di sfiducia nei confronti di un assessore. Il presidente Ganau, richiamando l’articolo 118 del Regolamento, ha invece ribadito la correttezza della procedura invitando i consiglieri a procedere con le dichiarazioni di voto.

Giorgio Oppi (Udc), pur riconoscendo fondate le contestazioni alla politica dei trasporti della Giunta, ha annunciato il suo voto contrario. «Per principio – ha detto – non ho mai firmato né votato mozioni contro una singola persona».

Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha invece annunciato il suo voto a favore. «E’ una sfiducia nei confronti di tutta la Giunta e del suo presidente. Deiana è stato un ottimo consulente, lui può dire che cosa fare o non fare, ma qualcuno deve fare le scelte. Chiediamo coraggio nelle decisioni».

Gianfranco Congiu (PdS) in sede di dichiarazione di voto ha ribadito la sua proposta: «Si utilizzi l’articolo 10 dello Statuto che consente di ricorrere alle detrazioni d’imposta».

Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il suo voto favorevole: «La situazione è peggiorata, la maggioranza ne prenda coscienza altrimenti ci penseranno i suoi elettori. Se la Giunta è convinta che l’Ue darà ragione alla Sardegna allora prosegua sulla sua strada. Deiana è troppo competente e per questo deve tornare a insegnare».

Sì alle mozioni anche da parte di Oscar Cherchi (Forza Italia): «Bisogna avere il coraggio di dire che dell’Unione Europea non ce ne frega niente. Le procedure di infrazione si aprono e si chiudono. Le nostre scelte non possono essere condizionate da probabili infrazioni che poi non vanno avanti. Il popolo sardo attende risposte chiare e decise e una soluzione definitiva del problema».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti, ha annunciato il suo voto favorevole e invitato la Giunta a occuparsi del collegamento marittimo tra Santa Teresa e Bonifacio.

Stefano Tunis (Forza d’Italia) ha ribadito il suo sostegno alle mozioni e invitato la Giunta a occuparsi anche di trasporto marittimo: «Presidente e assessore non si sono degnati di dedicare 30 secondi a questo tema – ha affermato – un comportamento omissivo di carattere doloso. Se non siete in grado di affrontare il tema passate la mano».

Gianfranco Carta (Forza Italia) ha lamentato una scarsa attenzione nei confronti del Nord Sardegna: «Mi aspettavo una risposta chiara e netta ai cittadini che sono venuti da Alghero e Sassari per protestare sotto il Consiglio. Il territorio è stato già schiaffeggiato. Ryanair ci ha fatto viaggiare, nel bene e nel male, chi non viaggia a basso costo non verrà più in Sardegna».

Salvatore Demontis (Pd) ha annunciato il suo voto contrario alle due mozioni ribadendo però la sua posizione: «I tempi di attesa per la decisione della Commissione europea sono scaduti, non si  aspetti più e si avvii un nuovo regime di aiuti per le low cost».

Luigi Crisponi, a nome del gruppo dei Riformatori, ha annunciato il voto favorevole alle due mozioni: «Non abbiamo avuto soddisfazione nelle risposte della Giunta. Il tema merita ulteriori approfondimenti».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato che dal mese di aprile l’aeroporto di Alghero ha perso 28mila passeggeri: «Al territorio mancano 15 milioni di euro. Ho la certezza che Pigliaru sia un sostenitore della decrescita felice – ha detto il consigliere di minoranza – si vuole creare un connubio virtuoso tra economia e ambiente, ma non credo che i sardi siano d’accordo. La Sardegna vuole almeno sopravvivere».

Giovanni Satta (Uds) ha ribadito la propria contrarietà alle politiche sui trasporti degli ultimi anni. « Non ho avuto risposte sui trasporti aerei e marittimi, per questo voto a favore della sfiducia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha rivolto un invito alla maggioranza: «Smettetela con il teatrino sui mezzi di informazione. Sui giornali chiedete l’azzeramento della Giunta e in Aula assumete un atteggiamento diverso – ha detto Pittalis – noi votiamo le mozioni perché convinti della assoluta incompetenza e inadeguatezza dell’assessore a governare un sistema così complicato. La Giunta non dà risposte nemmeno alle proposte alternative come quelle avanzate dall’onorevole Congiu».

Citando Aldo Moro ha poi concluso: «Una realtà non interpretata è una realtà muta. Se questo è l’afflato identitario della Giunta, allora povera Sardegna!».

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La rimodulazione dei fondi del Piano Sulcis deliberata dalla Giunta regionale non piace all’on. Ignazio Locci (FI).

«Sant’Antioco sotto attacco del colonizzatore Paolo Maninchedda, l’assessore regionale dei Lavori pubblici che, come un novello “padre padrone”, decide le sorti della comunità antiochense, arrogandosi il diritto di bypassare le istanze dei cittadini e, con ogni probabilità, anche quelle dell’Aamministrazione comunale – scrive Ignazio Locci in una nota diffusa stamane -. Con la delibera N. 40/18 del sei luglio scorso (Piano straordinario per il Sulcis”. Rimodulazione interventi infrastrutturali sulla viabilità e la portualità di competenza dell’assessorato dei Lavori pubblici) Maninchedda ha deciso di definanziare le opere portuali di Sant’Antioco (9 milioni di euro), parte di quelle destinate ai porti di Carloforte (4 milioni) e Calasetta (6 milioni), nonché l’adeguamento della SP 77 di San Giovanni Suergiu (3 milioni di euro), a favore della famigerata circonvallazione Sant’Antioco-Calasetta. E questo, nonostante una buona parte dei cittadini abbia più volte espresso parere contrario all’opera, evidenziandone l’inutilità manifesta. Ma tant’è. Paolo Maninchedda e Francesco Pigliaru hanno comunque stabilito che adesso è determinante reperire le risorse per procedere anche con le gare d’appalto relative alla circonvallazione (per il nuovo collegamento terrestre le procedure di gara sono state avviate tempo fa).»

«È evidente – aggiunge Ignazio Locci – che lo spirito del Piano Sulcis è morto e sepolto: ai cittadini è rimasta la possibilità di accettare passivamente quello stabilito nelle comode stanze dei bottoni. Bisogna stare zitti e, a testa bassa, prendere quel che passa il convento. Il messaggio è che o stringi quello che ti viene concesso, oppure perdi i finanziamenti e chissà quando mai passerà un treno così. E meno male che il Piano Sulcis doveva essere un progetto per il rilancio del territorio, concordato con le comunità coinvolte. Oggi sembra invece lo strumento con cui la Giunta regionale cerca di farsi bella mostrando quanti soldi riesce a spendere. Ma la verità è che sta fallendo su tutti i fronti.»

 Ponte di Sant'Antioco 1 copia

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Teatro Lirico di Cagliari 9

Si sono svolte oggi nella commissione Cultura le audizioni dei rappresentanti di “Assoartisti” e “Cosas” sul tema delle normative che regolano il settore dello spettacolo.

Gianluca Medas e Monica Pistidda (Cosas) con Vincenzo Derosa e Ilaria Zedda (Assocartisti) hanno preliminarmente portato all’attenzione del parlamentino presieduto da Gavino Manca (Pd) le risultanze dell’incontro tenutosi a San Sperate lo scorso 24 giugno che ha visto la partecipazione di tutte le associazioni e delle cooperative che rappresentano gli operatori del teatro e della musica. La principale richiesta che Cosas e Assoartisti hanno avanzato alla commissione («con spirito collaborativo e senza alcun accento conflittuale») riguarda l’annullamento della cosiddetta “delibera Milia” (n. 3/18 del 22.01.2013), in particolare per quanto attiene le premialità ed il conseguente ripristino dei parametri in vigore fino al 2012. «Sono circa ottanta – ha detto Gianluca Medas – le strutture e le organizzazioni che sono state messe in ginocchio nell’intera Isola dal meccanismo di assegnazione della quota di premialità adottato dal 2013».

Ulteriori proposte riguardano l’introduzione di regole che garantiscano “la proporzionalità tra contributo regionale e requisiti” («non è ammissibile che si richiedano i medesimi requisiti a chi percepisce un piccolo contributo e a chi vanta contribuzioni che superano i centomila euro»); la suddivisione dei settori di intervento regionale in: produzione teatro, produzione danza, produzione musica, distribuzione e organizzazione eventi; l’ammissibilità tra le spese utili alla rendicontazione degli spettacoli rappresentati su tutto il territorio nazionale e internazionale con la condizione che quelli realizzati e distribuiti nel territorio sardo debbano essere in misura prevalente; l’obbligo di inserimento, tra gli spettacoli organizzati da circuiti regionali e provinciali, della misura del trenta per cento di spettacoli prodotti da compagnie sarde; l’eliminazione del calcolo della media contributiva per l’individuazione del contributo regionale.

A conclusione dell’audizione dei rappresentanti di Cosas e Assoartisti, sono intervenuti nella Seconda commissione i vertici regionali dell’associazione generale cooperative italiane (Agci) sul tema delle gestioni dei beni culturali in Sardegna.

Beni culturali, bibliotecari, museali, archivistici e archeologici 

Sergio Cardia (presidente Agci) ha rappresentato le difficoltà cui vanno incontro le circa 40 realtà (per lo più cooperative) impegnate nella gestione dei beni culturali in circa 35 centri dell’Isola («Il sistema è ormai allo sfascio ed è sempre più a rischio il futuro lavorativo di circa 850 addetti»). A giudizio di Cardia il comparto soffre di una “doppia situazione di precarietà”. «La prima – ha spiegato il presidente dell’Agci – riguarda l’incertezza nella proroga delle gestioni che scadranno entro il prossimo dicembre e l’altra attiene il regime di precarietà in cui operano i lavoratori».

Sergio Cardia ha ricordato come la copertura da parte della Regione dell’85% del solo costo del lavoro, rispetto al 90% del 2016, insieme con  l’assenza di corresponsioni per le spese per infrastrutture e per quelle generali, unitamente all’impossibilità dei Comuni di contribuire ai costi delle gestioni dei beni ricadenti nei territori di competenza, di fatto ha prodotto «una situazione non più sostenibile per gli operatori e per le coop».

Sollecitato anche dalle richieste di chiarimento avanzate dai consiglieri di Forza Italia, Stefano Tunis e Ignazio Locci, il presidente dell’Agci ha preannunciato la trasmissione di un’ulteriore e più dettagliata documentazione ed ha ribadito per con forza «l’urgenza di interventi da parte della Regione nonché di nuove norme che diano stabilità al comparto delle gestioni dei beni culturali».

Il presidente della commissione, Gavino Manca, nel suo breve intervento di conclusione dei lavori, ha ricordato la complessità del tema delle gestioni dei beni culturali, archeologici e museali in Sardegna ed ha preannunciato un’altra serie di audizioni in vista dell’adozione di provvedimenti tali «da saper fare fronte all’emergenza rappresentata dalle cosiddette proroghe ma soprattutto per tracciare le linee di una riforma strutturale dell’intero comparto».  

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Ignazio Locci 3 copia

Il consigliere regionale di Forza Italia Ignazio Locci ha presentato un’interrogazione al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’assessore regionale dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda per sollecitare le banche continuano a rifiutare tutte le istanze di rinegoziazione dei tassi di interesse sui mutui prima casa, disattendendo accordi ufficiali e disciplina.

«Visto il perpetuarsi di una situazione inaccettabile, che vede le banche fare il bello e il cattivo tempo alle spalle dei sardi – sottolinea Ignazio Locci -, ritengo sia doveroso che Pigliaru e Maninchedda ci dicano se sono consapevoli che nulla è cambiato per i cittadini che da tempo tentano di farsi riconoscere il diritto alla rinegoziazione dei tassi di interesse applicati ai mutui di cui alla LR 32/85 e come possa essere giustificata tale grave e inaccettabile situazione che vanifica il risparmio mensile  per gli aventi diritto, nonché la restituzione alla Regione della quota di contributo eccedente da parte delle banche. È auspicabile, dunque, che governatore ed assessore competente procedano in maniera più determinata ad una scrupolosa verifica dell’applicazione delle direttive regionali da parte degli istituti di credito convenzionati e, così come abbiamo suggerito all’assessore Maninchedda in tempi non sospetti, valutino la possibilità di revocare le convenzioni con gli attuali istituti di credito, con lo scopo di individuare soluzioni alternative che tutelino gli interessi della comunità sarda e il bilancio della Regione.»

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3 - Sant'Antioco dall'alto 1

La Regione faccia chiarezza una volta per tutte sulle aree demaniali contese di Sant’Antioco. Si tratta di porzioni di terreno (in particolare nel Lungomare) su cui insistono edifici privati e sulle quali il Demanio rivendica il diritto di proprietà inviando a cittadini incolpevoli imbarazzanti quanto ingiustificate ingiunzioni di sgombero. Lo Stato, dunque, pretende di riprendere indietro alcune porzioni di abitazioni e giardini, contestando l’occupazione abusiva di area demaniale. Tutto ciò ha dell’incredibile: è impensabile che a distanza anche di cento anni si esiga la proprietà di aree che sono evidentemente private e non demaniali.

Una situazione che sta mettendo in difficoltà onesti antiochensi che si vedono costretti a rivolgersi al Tar per rivendicare il proprio indiscutibile diritto. Il Tribunale amministrativo, tra l’altro, ha recentemente dato ragione a un cittadino che aveva impugnato il provvedimento di sgombero, concedendo la sospensiva dell’atto. Ecco perché non è più procrastinabile un intervento della politica che, carte alla mano, liberi le aree in questione dai vincoli demaniali che oggi non hanno alcun senso e ponga fine a questa pantomima, le cui conseguenze sono tutte a carico dei cittadini.

Si consideri, inoltre, che il Demanio non solo reclama aree appartenenti ai privati, ma anche porzioni di terreno del comune di Sant’Antioco nel tempo migliorate e destinate alla socialità (parco giardino, campi da tennis, etc) e per le quali esige canoni piuttosto salati. È evidente che si tratta di terreni che devono essere ceduti al patrimonio comunale senza alcun indugio. Auspico, quindi, un interessamento immediato dell’assessore regionale del Patrimonio, Cristiano Erriu, affinché si chiuda questa intricata vicenda e venga resa giustizia ai cittadini incolpevoli.

Ignazio Locci

Consigliere regionale Forza Italia Sardegna

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«Il presidente Francesco Pigliaru venga in Aula e riferisca su questo fantomatico “Patto per la Sardegna” che dovrebbe stringere con il Governo del suo amico Matteo Renzi. Si presenti in Consiglio e spieghi in cosa consiste concretamene, perché di proclami fumosi siamo stufi marci e non sappiamo che farcene.»

Lo dice Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«Le questioni ancora aperte con il Governo sono troppe – aggiunge il consigliere regionale di Sant’Antioco – e francamente non crediamo più alle favolette che Renzi e soci, con la complicità di Pigliaru, propinano ai sardi da due anni a questa parte. Il cosiddetto “Patto per la Sardegna” per ora è noto solo al Premier e al Pd e, di grazia, vorremmo saperne qualcosa in più.»

«Ma soprattutto – sottolinea ancora Ignazio Locci – vorremmo sapere se alcuni temi determinanti per la ripresa della nostra Isola sono dentro il Patto. Le questioni industriali, tra Ottana, Alcoa, Eurallumina, chimica verde, sono della partita oppure no? E le tasse aeroportuali? Riusciamo a risolvere il problema a questo giro o forse dobbiamo ancor elemosinare a Roma con il cappello in mano? Ci perdonerà il Governatore se mostriamo scetticismo di fronte alle solite promesse del baro Renzi, ma con gli scippi e le beffe cui ci ha sottoposto il Governo in questi anni, a partire dalla Vertenza entrate, abbiamo difficoltà a credere che si possa parlare di rilancio reale. Siamo invece più propensi a credere – conclude Ignazio Locci – si tratti del solito accordo di “casa Pd”.»

Ignazio Locci 1 copia

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Ignazio Locci 3 copia

Il consigliere regionale di Forza Italia Ignazio Locci interviene sull’aggiudicazione a una cooperativa messinese del Servizio di assistenza domiciliare del Plus del Sulcis (Piano locale unitario servizi alla persona, Comune capofila Carbonia) per 2 milioni e 756mila euro per tre anni.

«Adesso a rischio ci sono 90 unità lavorative – dice Ignazio Locci -. Innanzitutto occorre chiedersi come sia possibile che una cooperativa esterna riesca a presentare un’offerta migliore di quelle avanzate dalle cooperative da anni operanti nel territorio. In secondo luogo, non ci si può esimere dal domandarsi per quale ragione chi ha preparato il bando non si sia impegnato per salvaguardare le competenze consolidate e professionali del Sulcis Iglesiente e abbia invece spalancato le porte ad un grosso sodalizio non sardo in grado (ma sarebbe il caso di piazzare la lente di ingrandimento) di proporre un’offerta fuori mercato.»

«A questo punto – aggiunge Ignazio Locci -, non ci resta che appellarci ai sindaci che rientrano nel Plus di Carbonia (Calasetta, Carbonia, Carloforte, Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Santadi, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, Tratalias, Villaperuccio) affinché vigilino per salvaguardare sia le 90 unità lavorative, sia i servizi alla persona. Gli aspetti da valutare sono molteplici: la gara d’appalto non ha brillato per trasparenza; è stata espletata a cavallo tra il vecchio e il nuovo codice degli appalti; e la proclamazione del vincitore è stata rimandata costantemente fino all’annuncio arrivato dopo il ballottaggio del 19 giugno scorso.»

«Gli amministratori locali del Sulcis non devono consentire l’ingresso nel nostro territorio a imprese non locali che potrebbero incidere negativamente nel nostro mercato, peraltro in questo caso retto dal lavoro femminile. Ed è altresì importante – conclude Ignazio Locci – che gli amministratori impediscano che le antipatie e le simpatie locali di qualche funzionario pubblico si intromettano nelle procedure pubbliche condizionando l’economia del territorio.»

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Piazza Municipio Narcao 4 copia

Venerdì 1 luglio, alle 17.30, presso l’Oratorio Don Bosco di via Cesare Battisti, a Narcao, si terrà un incontro dibattito divulgativo, organizzato dal comune di Narcao, nel quale verranno illustrate tutte le opportunità offerte dal PSR 2014/2020 e dal Piano Sulcis. Parteciperanno Danilo Serra e Andrea Tunis, rispettivamente sindaco e vicesindaco del comune di Narcao; Ignazio Locci, consigliere regionale; Giuseppe Bullegas, agronomo e progettista, consulente esperto in ambito sviluppo rurale e premi comunitari agricoli; Federico Deiana, agronomo, progettista consulente esperto in ambito sviluppo rurale e urbanistico; Juan Navarro, consulente esperto di sviluppo rurale in ambito agricoltura super intensiva per olivo, mandorlo, melograno.