20 December, 2025
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«In Sardegna l’aumento della tassazione rischia di mettere in ginocchio le aziende produttrici di birra». La denuncia viene da Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia.

«Nel gennaio del 2015 è previsto un ulteriore incremento del 13% delle accise sulla birra che, sommato ai precedenti – spiega Ignazio Locci -, porta a un aumento totale del 30% in soli 16 mesi. In più, sul fronte dell’Iva, nonostante l’aliquota sia già salita dal 20 al 22%, dal primo gennaio 2016 al 2018 dovrebbe raggiungere il 25.5%. Da qui, il rischio che in Sardegna (prima regione italiana per consumo di birra pro capite), gli ulteriori aumenti della tassazione possano portare duri contraccolpi alle aziende isolane. La birra, del resto, di questo passo rischia di trasformarsi in una bevanda per ricchi».

«Soltanto nello stabilimento Heineken di Assemini che produce la prestigiosa Ichnusa, sono impiegati circa cento lavoratori. Si pensi, poi, ai birrifici artigianali della Sardegna, che portano il marchio isolano in giro per Italia e l’estero, riscuotendo un importante successo di pubblico e critica. Vere e proprie eccellenze (circa una trentina, con numeroso personale occupato) che ogni anno garantiscono all’isola svariati riconoscimenti e premi, a testimonianza dell’alta qualità della birra “made in Sardinia”, prodotta con ingredienti scelti con assoluta cura. Realtà floride che si stanno sviluppando anche grazie al confronto con i produttori internazionali, che non meritano di essere lasciate sole a lottare con una tassazione che rischia di metterle in croce. La Giunta regionale – aggiunge il consigliere regionale di Sant’Antioco – deve prendere seriamente in considerazione il problema e mettersi al lavoro per studiare una serie di misure volte a mitigare la tassazione che grava sulle imprese isolane. Si pensi, a esempio, alla ulteriore riduzione dell’Irap.»

«In Sardegna – come in Italia – approdano birre europee di bassa qualità e a prezzi decisamente contenuti. Questo perché le accise non vengono pagate in Italia ma nello Stato membro dove sono più basse. Risultato: si bevono sempre più birre economiche e straniere. È doveroso da parte della Regione – conclude Ignazio Locci – impegnarsi per tutelare la birra artigianale sarda, creando le condizioni per non licenziare il personale e mantenere il prezzo di vendita ai livelli attuali.»

Ignazio Locci

Consigliere regionale Forza Italia Sardegna

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Non si placano le polemiche sulla decisione adottata dall’Agenzia regionale Sardegna Promozione con la risoluzione della convenzione che la legava al Cagliari Calcio.

«Alla Regione non basta che la nuova gestione del Cagliari calcio sia riuscita a restituire lo stadio ai suoi tifosi, che abbia riacceso l’interesse dei sardi verso i colori rossoblù e, soprattutto, che con la maglia della squadra promuova l’isola portando in giro per l’Italia il brand Sardegna – dichiara Ignazio Locci, consigliere regionale del Gruppo Forza Italia Sardegna -. Evidentemente no, dato che in maniera del tutto inaspettata e ingiustificata l’Agenzia regionale Sardegna promozione, oggi commissariata, ha risolto la convenzione che la legava alla società rossoblù, negandole i milioni di euro (1,9 milioni di euro relativi alla stagione 2013/2014 e 1,3 a quella in corso), su cui la nuova dirigenza faceva affidamento.»

«Si tratta di una beffa a tutti gli effetti, che vale sia per il sodalizio calcistico, sia per un’isola intera, da sempre legata alla squadra che milita nel massimo campionato nazionale – aggiunge Ignazio Locci -. Ma per la dirigenza costerà cara, considerato che su quei fondi contava per contribuire al progetto di rilancio della società, già alle prese con la crisi che ha colpito il settore.»

«Ricordo al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’assessore del Turismo Francesco Morandi che hanno tutto il potere per intervenire presso Sardegna promozione e scongiurare una decisione che avrebbe ripercussioni gravissime. Mi auguro che se ne convincano e agiscano quanto prima. A meno che – conclude il consigliere regionale di Forza Italia – non intendano far scappare anche il volenteroso presidente del Cagliari Tommaso Giulini.»

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Animato dibattito, ieri sera, nella sala conferenze della Grande Miniera di Serbariu, sulla realtà del Poligono di Capo Teulada, come risorsa, fonte di economia e di sviluppo per il territorio. All’incontro, organizzato dal Consorzio Fieristico Sulcitano, hanno partecipato il Capo di Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale, Filippo Spanu; i sindaci di Teulada e Sant’Anna Arresi, Daniele Serra e Paolo Luigi Dessì; i deputati del Partito Democratico Emanuele Cani e Francesco Sanna; il senatore di Forza Italia Emilio Floris; l’ex comandante del 1° Reggimento di Teulada, colonnello Sandro Branca; i consiglieri regionali di Forza Italia Stefano Tunis e Ignazio Locci; l’ex comandante della Brigata Sassari, generale Nicolò Manca; il sindaco di Perdasdefogu, Mariano Carta; i sindaci di Carbonia e Calasetta, Giuseppe Casti e Antonio Vigo; il segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, Roberto Puddu; amministratori locali, rappresentanti di associazioni e movimenti e semplici cittadini.

Diverse le posizioni emerse nel corso del dibattito. Da una parte la posizione del ministero della Difesa che rivendica il mantenimento dell’attuale situazione e degli oltre 7.000 ettari di demanio (demanio e non servitù, come ha rimarcato il colonnello Branca, in quanto i terreni sono stati acquistati dal ministero della Difesa da alcune centinaia di proprietari, ad un prezzo nettamente superiore a quello che allora era il prezzo di mercato, e solo in tredici casi si procedette con espropri) per lo svolgimento delle esercitazioni; da un’altra quella della Regione, manifestata dal governatore Francesco Pigliaru alla seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari e ribadita nell’occasione dal Capo di Gabinetto Filippo Spanu, in base alla quale «non si può essere gravemente sperequati da una prassi dello Stato di cui si fa parte non si può più ritenere scontato che la gran parte delle servitù militari della Repubblica italiana sia in Sardegna. Riequilibrio e bonifiche come grande occasione di lavoro, di educazione, di civiltà, di sviluppo, di recupero e riuso che vanno finanziate a valere sulla fiscalità generale della Repubblica»; e ancora quella delle comunità locali, con in prima fila i comuni di Teulada e Sant’Anna Arresi, i due comuni maggiormente coinvolti dalla presenza militare (Sant’Anna Arresi non ha suo territorio in area militare ma è direttamente a contatto con lo stesso), che rivendicano un alleggerimento del peso della servitù ed un maggior coinvolgimento in termini di ricadute economiche. Ci sono poi coloro che sono pienamente favorevoli alla presenza del poligono, vedi i pescatori, che ormai da anni usufruiscono degli indennizzi per il mancato esercizio della loro attività; e coloro che, viceversa, sono nettamente contrari, in quanto ritengono la presenza del poligono un freno allo sviluppo economico del territorio, soprattutto nel settore turistico.

Oggi – come ha sottolineato il colonnello Branca, il poligono rappresenta la principale azienda del territorio, con l’erogazione di ben 1.200 buste paga, tra militari e civili, e nelle considerazioni che vengono fatte circa la permanenza o meno del poligono, è una realtà della quale non si può non tenere conto, soprattutto in una fase di grave crisi economica come quella che vive il Sulcis Iglesiente. E nella prospettiva di un ridimensionamento anche parziale della servitù, con una restituzione di porzioni di territorio agli usi civili – come da parte sua ha rimarcato il senatore Emilio Floris – andrebbe affrontato preventivamente il problema delle bonifiche, per evitare il ripetersi delle situazioni vissute a La Maddalena, dove gli americani sono andati via ma il territorio, non essendo state effettuate le bonifiche, oggi è praticamente ancora inutilizzabile.

L’ipotesi più realistica, sostenuta tra gli altri, oltre che dal governatore Francesco Pigliaru, anche da Roberto Puddu, segretario generale della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, è quella di una riduzione della superficie destinata alle esercitazioni militari («perché niente è eterno – ha detto Puddu – come dimostrano i casi dell’industria e della stessa Carbosulcis, che sta chiudendo. E non si capisce perché debba essere eterna la superficie di territorio destinata alle esercitazioni militari»), con maggiori ricadute in termini economici per le comunità locali, possibili con il nuovo programma che prevede investimenti per ben venti milioni di euro.

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Lettera aperta all’Amministratore unico di Abbanoa dr. Alessandro Ramazzotti.

Innanzitutto, vorrei sottolineare che prendo atto dei programmi di salvataggio e consolidamento della società di gestione del sistema idrico isolano di cui il dr. Ramazzotti è amministratore unico.

Ricoprire l’incarico di amministratore di Abbanoa è un compito certamente non facile che tuttavia non può limitarsi alla sola attività di gestione dei conti, che il Dottore vanta di avere sistemato e rimesso in ordine. Quello che i cittadini hanno a cuore, infatti, non sono i conti in ordine, bensì un servizio funzionale ed efficiente basato su un rapporto gestore-utente corretto e affidato a personale capace e cortese.

Sono molteplici gli obiettivi da raggiungere per garantire agli utenti un servizio accettabile e far sì che Abbanoa non venga percepita come un “mostro” a cui non consegnare i propri soldi.

In Sardegna c’è infatti bisogno di servizi territoriali degni di essere chiamati tali, di uffici puliti ed accoglienti, di risposte agli utenti corrette e certe. Ma al di là dei conti che l’amministratore unico afferma essere in ordine, per ora abbiamo assistito all’inarrestabile chiusura di uffici periferici, a costanti slacci delle utenze, a fatturazioni irregolari responsabili di cifre esorbitanti nelle bollette. E l’insieme di questi fattori concorre a delineare il quadro di un ente dalla struttura confusa e smisurata, incapace di essere vicino agli utenti e alle loro esigenze e colpevole della gestione di un servizio inefficiente e costoso (complice il prezzo fissato dall’Ato).

Una sfida, decisiva, cui garantire quanto prima piena attuazione per la gestione dell’acqua è la fatturazione bimestrale: questa opzione consentirebbe rate più “umane” e sostenibili. E rappresenterebbe un passo decisivo per riavvicinare Abbanoa ai sardi.

Il dr. Ramazzotti proviene da una realtà del nord Italia in cui – viene da pensare – tutto funzionava per il meglio e nessuno si lamentava. Ma qui in Sardegna le cose stanno diversamente e Abbanoa è degna di un paese sottosviluppato.

I sardi hanno diritto a un servizio idrico normale. Diversamente, non si può biasimare chi contesta la società e malvolentieri paga bollette per un servizio considerato tra i peggiori erogati in Sardegna. Semmai, scandalizza chi difende l’indifendibile, essendo peraltro in parte responsabile del disastro.

Auguro, infine, all’amministratore unico, di raggiungere gli obiettivi che interessano i sardi. E non quelli delle cosiddette “cricche”.

Ignazio Locci

Consigliere regionale Forza Italia Sardegna

Ospedale Brotzu Cagliari 3

Ospedale Microcitemico copia

Il Consiglio regionale ha approvato, con 32 voti favorevoli, la proposta di legge 71/A “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”. 

L’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione degli emendamenti relativi all’art. 6. Il presidente, Gianfranco Ganau, ha poi comunicato che gli emendamenti relativi al numero delle Asl ed al commissariamento delle aziende saranno esaminati e votati in modo organico secondo un ordine che sarà comunicato a tutti i consiglieri.

Il relatore del provvedimento Luigi Ruggeri (Pd) ha espresso il parare negativo su tutti gli emendamenti presentati all’art. 6, fatta eccezione per il n. 89 “condizionato”, il n. 370, il n.368 ed il n. 373.

La Giunta, con l’assessore della Sanità Luigi Arru, ha espresso parere conforme. Il presidente Ganau ha aperto il dibattito generale sull’articolo 6. Non essendoci iscritti, ha messo in votazione l’articolo e gli emendamenti.

Sull’articolo 6 e sugli emendamenti, per dichiarazione di voto, sono intervenuti anche più volte: Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna) che ha detto che non si tratta di una riforma compiuta delle Asl ma solo  di  un “assalto alla diligenza”. Questa legge è una legge dei rinvii. Michele Cossa (Riformatori sardi) ha annunciato il voto favorevole agli emendamenti soppressivi all’articolo 6. Anche per Cossa non si tratta di una vera riforma sanitaria ma si tratta di un provvedimento frammentario che introduce solo elementi di confusione. Sull’emendamento 203 (Liste d’attesa) Cossa ha chiesto un intervento immediato da parte della giunta e della maggioranza. Edoardo Tocco (Forza Italia Sardegna) ha parlato di fretta incredibile nel voler commissariare le Asl. Sarebbe opportuno, invece,  evitare il commissariamento e allentare la fretta sui commissariamenti. Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) ha detto che le Asl in realtà sono state commissariate già da tempo, di fatto nel marzo 2014, con una delibera dell’assessore che ha legato le mani alle aziende sanitarie locali. Questo articolo 6 è una “ricetta confusa” che getterà la sanità sarda nel caos.

Sull’emendamento 370 Locci ha detto che con l’approvazione di questa legge si trasformeranno le strutture ospedaliere in un “non si sa cosa” con inevitabile perdita di posti di lavoro.    Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) ha detto che questo articolo 6 è un “mostro”. Ha contestato la tecnica legislativa secondo la quale  in aula snatura totalmente, con gli emendamenti, il testo approvato in commissione. Anche per Tedde con il testo in esame si attua un secondo commissariamento. «Vogliamo – ha chiesto – riqualificare la sanità o nominare commissari?» L’esponente di Forza Italia sull’emendamento 370 ha chiesto di rivederlo perché genera solo errori. Giorgio Oppi (Udc)  ha chiesto maggiore chiarezza sul numero dei posti letto. Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha chiesto quanti saranno gli ospedali di comunità. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto che per una riforma seria bisogna dare efficienza ed efficacia all’azione amministrativa per dare risposte ai cittadini.

E’ stato approvato l’emendamento 370  (organizzazione degli ospedali di comunità) e il testo dell’articolo 6.

Il presidente ha dato la parola ad Alessandra Zedda (FI) per dichiarazioni di voto sull’emendamento 40 (Zedda A. e più) sulla riduzione delle Asl a tre: Nord Sardegna, Centro Sardegna, Sud Sardegna. Zedda ha esortato la maggioranza a fare un’ampia riflessione per fare una riforma compiuta. Oscar Cherchi (Fi), dichiarando il voto favorevole, ha ricordato le vittime di Nassirya e ha chiesto al presidente Ganau a fine seduta un minuto di silenzio per commemorare i caduti. Per Michele Cossa (Riformatori sardi) è fondamentale ridurre il numero delle Asl a una unica. Marco Tedde (Fi) ha evidenziato come questo emendamento sia una proposta concreta di razionalizzazione del sistema sanitario regionale e non ostruzionismo. Il leader dell’Udc, Giorgio Oppi, ha annunciato, invece, l’astensione del suo gruppo su tutti questi emendamenti, in attesa di un chiarimento da parte della maggioranza e della Giunta sulla riduzione delle aziende sanitarie. Per Attilio Dedoni (capogruppo Riformatori sardi) «a situazione di crisi che vive la Sardegna impone di trovare soluzioni di risparmio». Il consigliere regionale di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato di non aver firmato l’emendamento perché non è d’accordo che la riduzioni delle Asl sia fondamentale per ridurre la spesa. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha affermato che con questo emendamento hanno voluto portare la maggioranza a parlare di un argomento importante e concreto. Alle parole devono seguire i fatti. Pittalis ha duramente criticato la maggioranza perché vuole, oltre che commissariare le Asl, nominare contestualmente i direttori sanitari e amministrativi. Prima che il presidente mettesse in votazione l’emendamento Pittalis ha chiesto cinque minuti di sospensione.

Al rientro in aula, Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro degli emendamenti dal 40 in poi sulla riorganizzazione delle aziende sanitarie. Michele Cossa (Riformatori sardi) ha annunciato il ritiro degli emendamenti tranne il 136.

Il presidente Ganau ha messo, quindi in votazione l’emendamento 136 (Dedoni e più). E’ intervenuto il consigliere Cossa il quale ha ribadito la volontà del suo gruppo di proporre un’unica Asl che si occupi delle problematiche amministrative, tecniche, patrimoniali e contabili, a cui affiancare otto circoscrizioni individuate negli otto collegi provinciali, che si occupino dei soli aspetti sanitari. «Con il vantaggio – ha affermato – di ridurre i costi ed evitare le preoccupazioni delle comunità locali». L’emendamento è stato respinto. (eln)

Il presidente ha messo in votazione l’emendamento della maggioranza (Pietro Cocco e più) n. 368 che aggiunge l’art. 6 bis.

L’emendamento n. 368 apre la strada al processo di riforma che, nella prima fase, dovrà definire il numero delle Asl ed i rispettivi ambiti territoriali nell’ambito del riordino del sistema degli Enti Locali sul territorio regionale. Nel dettaglio si prevede, a Sassari, l’incorporazione dell’Aou di Sassari con l’ospedale SS. Annunziata  e, a Cagliari, l’incorporazione dell’ospedale Brotzu con il Microcitemico e l’Oncologico. Quest’ultimo accorpamento potrebbe portare alla nascita di un nuovo polo ospedaliero-universitario specializzato nella ricerca (Istituto di Ricovero e Cura di carattere Scientifico – IRCCS).

Il terzo comma dell’emendamento impegna la Giunta ad approvare una deliberazione, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, per dettare le linee di indirizzo necessarie per la definizione dei rapporti giuridici ed amministrativi delle aziende sanitarie interessate da operazioni di accorpamento.

Per quanto riguarda la tempistica, la norma prevede che sempre entro 30 giorni siano nominati i nuovi commissari delle Aziende ospedaliero-universitarie; resteranno in carica per 4 mesi rinnovabili una sola volta e saranno affiancati da due dirigenti, nei settori sanitario ed amministrativo. Entro 4 mesi i commissari dovranno predisporre un piano di riorganizzazione e riqualificazione del servizi sanitari nei loro ambiti di riferimento individuando, fra l’altro, le attività da trasferire alle strutture territoriali, agli ospedali di comunità ed alla nuova Azienda di emergenza-urgenza Areu. La pianificazione dei commissari sarà poi approvata dalla Giunta entro 30 giorni.

Sull’emendamento è intervenuta per dichiarazioni di voto Alessandra Zedda (FI), la quale ha accusato la maggioranza di aver fatto questa legge soltanto per arrivare al commissariamento delle Asl. Dello stesso parere anche il collega di partito, Ignazio Locci il quale ha annunciato il voto contrario. D’accordo anche Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia): «Avete raggiunto il risultato, ossia commissariare le Asl, ma non c’era bisogno di impegnarci inutilmente con questa legge». Per Marco Tedde (Fi) questo emendamento costituisce il fine della legge: il commissariamento. Oscar Cherchi (Fi) ha affermato: «Questo emendamento è la legge, il vero disegno di legge. Voterò contro». D’accordo anche il capogruppo de Riformatori sardi, Attilio Dedoni. Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, invece, ha annunciato il voto favorevole, dichiarando che la maggioranza ha tardato troppo nel commissariare le Asl. Parere positivo quello di Edoardo Tocco (Fi) sull’accorpamento del Brotzu con Microcitemico e Oncologico, ma contrario a far gestire questo delicato compito da un commissario. Anche Michele Cossa (Riformatori sardi) ha affermato che questo emendamento è il cuore della legge. «Alcuni aspetti sono condivisibili», ha affermato, condannando però l’utilizzo di un emendamento per commissariare le Asl. Ancora critico il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, sulla nomina contestuale, all’insediamento dei commissari, del direttore sanitario e amministrativo. Per Giorgio Oppi (Udc) è normale che il commissario venga affiancato da figure tecniche, come un direttore sanitario e amministrativo, che possano evitare le possibilità di errori. Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto di eliminare un errore nel testo: al comma 6 è stata cancellata la parola “consolida”.

Il presidente ha messo l’emendamento 368 in votazione che è stato approvato con 33 voti favorevoli e 22 astenuti. Successivamente il presidente Ganau ha avviato l’esame dell’art. 7 della legge dando lettura degli emendamenti presentati.

Il relatore Luigi Ruggeri (Pd) ha chiesto una breve sospensione della seduta che è stata accolta.

Alla ripresa dei lavori, il consigliere Ruggeri ha espresso il parere sugli emendamenti: negativo su tutti fatta eccezione per il n. 373.

La Giunta, con l’assessore della Sanità Luigi Arru, ha espresso parere conforme.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione generale sull’art. 7 e gli emendamenti, dando la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Alessandra Zedda.

Il consigliere di Forza italia ha detto che, a suo avviso, «con questa legge si sta rendendo un pessimo servizio ai sardi, siamo di fronte ad un articolo che ribalta completamente il testo e probabilmente introduce norme giuridiche viziate, e ad una specie di maxi emendamento della maggioranza che contiene una norma intrusa sull’Istituto Zooprofilattico». «Nel complesso – ha proseguito – è una legge che non incide positivamente sulla razionalizzazione degli Enti della Regione, non fa spending review, nè riorganizzazione efficiente del sistema sanitario, contrasta col Patto della salute sottoscritto a livello nazionale e con lo stato dei conti della Regione». «Tanto è vero che le altre Regioni a Statuto speciale -ha concluso Zedda – hanno chiesto con un documento unitario di rivedere la procedura di pareggio di bilancio e spostarla al 2016, cosa che la Sardegna colpevolmente non ha fatto».

Il consigliere Peppino Pinna (Udc) ha dichiarato la sua delusione perché sperava che dalla discussione «scaturisse qualcosa di nuovo ed importante ma così non è stato». Questa legge, ha aggiungo con una espressione dialettale sassarese, non è altro che «un foggu di pimpisa, quello delle ramaglie di ulivo che fanno molto fuoco e lasciano soltanto cenere: la legge è attraversata da un continuo ricorso alla Giunta che la svuota di ogni contenuto concreto».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha dichiarato che, anche secondo la sua opinione, il passaggio sul commissariamento dell’Istituto Zoo profilattico è una norma intrusa.

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha osservato che «di solito non si interviene sulle norme finali ma in questo caso occorre una eccezione, perché la maggioranza ha infilato proprio qui il commissariamento della Zoo profilattico stravolgendo il testo della legge per l’ennesima volta; molto peggio dell’ordinaria confusione».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha osservato che «non abbiamo fatto cosa meritoria davanti al popolo sardo né per il sistema sanitario; la maggioranza si è arroccata nel suo fortino, non comprendendo le vere esigenze dei sardi in materia sanitaria». «Su questa legge bisognerà tornarci quanto prima – ha concluso – per fare una vera riforma, perché questo testo è solo un concentrato di contorcimenti politici, tecnici ed amministrativi»

Il capogruppo di Forza italia Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha richiamato l’attenzione del presidente sul fatto che il testo dell’emendamento 368 deve mantenere la stesura votata dall’Assemblea.

Il presidente Ganau ha precisato che gli uffici hanno corretto solamente un errore materiale laddove nel passaggio relativo al commissariamento non si citavano le Aziende sanitarie delle quali invece si parla in tutte le altre parti della legge.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), parlando sull’ordine dei lavori, ha invitato il presidente «a non rendersi responsabile di un abuso di questo genere, non creiamo precedenti che sarebbero disastrosi per il Consiglio regionale»

Il presidente Ganau ha quindi sospeso la seduta, convocando la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa, il presidente ha comunicato che nel caso oggetto dei rilievi di alcuni consiglieri, è stato applicato l’art. 89 del Regolamento secondo il quale, prima della votazione finale, si possono effettuare correzioni di errori materiali.

Lo stesso presidente ha poi chiesto il parere del relatore della legge sulla correzione.

Il consigliere Ruggeri si è dichiarato favorevole, precisando che nel testo occorre anche inserire il riferimento all’Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, presentatore dell’emendamento, ha espresso parere conforme, così come la Giunta, con l’assessore della Sanità Luigi Arru.

Sull’ordine dei lavori, il vice capogruppo di Forza italia Alessandra Zedda ha osservato che «siamo in presenza di un abuso conclamato perchè se gli uffici rilevano un errore l’Aula ne deve essere informata; dobbiamo sapere ciò che votiamo, questo è un modus operandi inammissibile e la correzione è un abuso che denunciamo».

Il presidente Ganau ha ribadito che la natura materiale dell’errore si evince anche dal titolo dell’articolo in cui si fa riferimento alle Aziende sanitarie, precisando che l’art. 89 del Regolamento non prevede discussione.

L’Assemblea ha quindi approvato la correzione dell’errore materiale.

Il presidente ha successivamente avviato la discussione sull’art. 7 e gli emendamenti dando la parola al relatore Luigi Ruggeri (Pd) per il parere.

Ruggeri ha espresso parere negativo su tutti, fatta eccezione per il n. 373 “Norme finali”, parzialmente modificato dal n. 390.

Per la Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha espresso parere conforme.

L’Aula ha poi respinto gli emendamenti n. 96, 208, 273 e 358 ed approvato il n. 373 (che sostituisce integralmente l’ar. 7) modificato dal n. 390 al sesto comma che, col recepimento della legge nazionale n. 189 del 2012 – Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute – modifica in alcune parti la governance delle Aziende sanitarie e, di conseguenza, determina il cambiamento della legge regionale n. 10 del 2006 stabilendo che: «Sono organi delle Asl il direttore generale, il collegio di direzione e il collegio sindacale. Il direttore generale è coadiuvato, nell’esercizio delle proprie funzioni, dal direttore sanitario e dal direttore amministrativo». Inoltre, la dizione: “Conferenza provinciale e socio-sanitaria” è sostituita con “Conferenza territoriale socio – sanitaria”. Per effetto della modifica introdotta al comma 6 dall’emendamento 390 viene stabilito che «Il Presidente della Regione provvede, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, alla nomina dei nuovi organi dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Sardegna Giuseppe Pegreffi».

L’Aula ha quindi affrontato l’esame degli emendamenti soppressivi parziali e, dopo il parere negativo espresso dal relatore e dalla Giunta, ha respinto gli emendamenti n. 357, 99, 211, 262, 100, 212, 282, 101, 213, 281 e 360, ed ha approvato il testo finale dell’art. 7/bis.

Passando all’esame dell’art. 7/ter, col parere negativo del relatore e della Giunta, sono stati respinti gli emendamenti n. 102, 103, 214, 262 e 280, ed è stato approvato il testo dell’articolo.

Al termine di quest’ultimo scrutinio, l’Aula ha ripreso l’esame dell’emendamento n. 248 (Truzzu-Fenu) accantonato dalle sedute precedenti e poi trasformato in ordine del giorno unitario. Il documento impegna l’assessore della Sanità «a costituire in capo al medesimo assessorato un coordinamento della sanità penitenziaria preposto ad organizzare l’assistenza presso le carceri garantendo livelli essenziali di assistenza pari a quelli del cittadino libero». L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.

Il Consiglio, infine, ha proceduto al voto finale della legge, che è stata approvata con 32 voti favorevoli.

«Abbanoa ritiri immediatamente le richieste di pagamento dei depositi cauzionali inviate ai cittadini nei giorni scorsi. Richieste illegittime sui contratti in essere proprio in base alle delibere dell’Autorità per l’Energia e il Gas cui la società di gestione del servizio idrico in Sardegna fa riferimento per giustificare il nuovo balzello: la n° 86/2013R/IDR e la n° 643/2013/R/IDR. Si tratta a tutti gli effetti di un sopruso ingiustificato: una modifica unilaterale di contratto illegittima in virtù dell’attuale disciplina, e irrazionale in base all’Anticipo sui consumi che ogni utente ha versato al momento della sottoscrizione del contratto con Abbanoa.»

Lo scrive, in una nota, Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«La società regionale – aggiunge Locci -, così zelante nel rispetto delle delibere che le consentono di fare cassa (perché di questo si tratta), mostri la stessa diligenza assicurando la piena attuazione della normativa che le impone fatturazioni conformi (ma quando si dice Abbanoa si pensa a fatturazioni irregolari responsabili di cifre esorbitanti nelle bollette), rapporti cordiali e certi con gli utenti (la costante chiusura degli uffici periferici e gli slacci ingiustificati delle utenze vanno in tutt’altra direzione), una corretta ed equa gestione del servizio. La società regionale non pensi, insomma, che il titolo di monopolista del servizio idrico le consenta di fare il bello e il cattivo tempo.»

«Appare poi un insulto la possibilità di eludere il pagamento nell’ipotesi in cui il cittadino acconsenta all’addebito RID sul proprio conto delle future bollette dell’acqua, considerato che la stessa Abbanoa spesso commette errori macroscopici, recapitando fatture da migliaia di euro. Accettarle a scatola chiusa consentendo l’addebito sul proprio conto corrente sarebbe una follia. Come è folle richiedere un nuovo balzello – conclude Ignazio Locci – quando anziché essere vicino agli utenti e alle loro esigenze, si è un ente dalla struttura farraginosa ed elefantiaca.»

«La decisione di dedicare una sezione del sito istituzionale della Regione Sardegna al Piano straordinario per il Sulcis è un’iniziativa lodevole. Tuttavia, rincresce dover sottolineare ancora una volta la totale assenza di riferimenti temporali: non vi è alcuna chiarezza, infatti, sui tempi di attuazione dei progetti contenuti nel Piano.» Lo ha detto oggi Ignazio Locci, consigliere regionale del Gruppo Forza Italia Sardegna.

«Sarebbe il caso che il Presidente – ha aggiunto Locci – si rendesse conto che è giunto il momento delle soluzioni vere, e che i programmi di rilancio del territorio più disastrato della Sardegna, di questo passo, rischiano di rimanere inattuati. Come Pigliaru ben sa (giacché ha partecipato in qualità di consulente retribuito insieme al vice presidente della Regione, Raffaele Paci, alla stesura del Piano strategico poi inserito nel più ampio Piano Sulcis) esistono numerosi disegni per ridare speranza alla provincia del Sulcis Iglesiente. E se è vero come più volte è stato ribadito che la chiave di volta è il rilancio turistico, allora mi preme ricordare al governatore che stiamo ancora aspettando risposte sul rifacimento del porto e del ponte di Sant’Antioco, progetti che si inseriscono nel contesto della valorizzazione del Golfo di Palmas. Rivitalizzare l’area antiochense, tra nautica da diporto, cantieristica e ricettività turistica, significherebbe garantire una nuova opportunità a tutto il territorio. Si passi al più presto ai fatti: dai progetti, dunque, alla cantierizzazione delle opere, trasferendo le risorse ai comuni interessati.»

Il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 5 (Case della Salute) della proposta di legge 71/A (Cocco Pietro e più)  “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale” ed ha concluso la discussione generale sull’articolo 6. I lavori riprenderanno mercoledì, 12 novembre, alle 10.00, con la conclusione dell’esame della proposta di legge, per poi passare all’esame del DL 72Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione dell’art. 5 e degli emendamenti alla proposta di legge 71/A.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha ricordato che l’Aula deve ancora votare l’art. 4 e, in particolare, l’emendamento n. 248 sulla sanità penitenziaria. Il presidente ha precisato che l’emendamento non è ancora pervenuto e pertanto si può procedere sull’art. 5.

Prima di avviare la discussione generale, il presidente ha dato lettura degli emendamenti presentati e successivamente ha dato la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Lorenzo Cozzolino, del Pd.

Lorenzo Cozzolino, soffermandosi sulla novità della legge rappresentata dalle case della salute ha affermato che «queste strutture sono state programmate come un luogo in cui vengono erogate cure primarie da parte di personale sanitario e del servizio sociale, professionisti che hanno in carico il cittadino assicurando continuità assistenziale 24 ore al giorno e 7 giorni su 7, compreso il servizio di prenotazione». «Le case della salute – ha proseguito Cozzolino – sono parte integrante del distretto, il cui modello di base è dimensionato attorno ai 30.000 abitanti, in alcun realtà della Sardegna saranno quindi necessariamente più grandi».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha invitato l’Assemblea ad una riflessione su una legge con tante lacune ma comunque importante perché «per l’ennesima volta, con un emendamento successivo si sta completamente riscrivendo la legge: un modo di procedere censurabile che riduce il testo ad un aggregato di enunciazioni di principio». «Sarebbe opportuno – ha proposto – tornare almeno per una giornata in commissione per riflettere sul lavoro svolto». «Con questo modo di procedere – ha continuato Zedda – viene svilito il ruolo del Consiglio da una azione invasiva della Giunta che ha bacchettato la maggioranza richiamandola all’ordine costringendola a riscrivere le parti più importanti della legge; una legge che comunque resta piena di contraddizioni, da una parte si introducono nuove figure e addirittura nuove aziende ma non si dice nulla, ad esempio, di guardie mediche e poliambulatori».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito l’articolo «l’ennesimo tassello di un puzzle che non riesce a comporsi; le case della salute nascono con tante buone intenzioni che non si sono realizzate, ora si vuole raddrizzare la situazione ma occorre interrogarsi sul risultato di quella esperienza, purtroppo senza dati in grado di supportare una analisi approfondita». «Bisogna intervenire – ha sostenuto Cossa – con cognizione di causa e questa legge non lo fa, è impensabile ad esempio che ogni casa della salute debba sviluppare un proprio modello informatico, vuol dire che non abbiamo nemmeno una vaga idea di cosa comporterebbe mentre, casomai, dovrebbe essere il sistema Sisar ad occuparsi di informatizzare la rete territoriale».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha sottolineato che l’istituzione delle “case della salute” è un processo irreversibile nel verso dell’integrazione dei servizi nel territorio. «Il punto – ha aggiunto l’esponente della minoranza – è scrivere una buona norma che ne espliciti funzioni e ne garantisca le finalità istitutive». Locci ha quindi affrontato il tema dei bacini di utenza per l’istituzione delle case della salute ed in riferimento alle affermazioni fatte in proposito dal consigliere Cozzolino ha espresso contrarietà all’ipotesi di assumere come bacino di utenza minimo quello dei 30mila abitanti. Ignazio Locci ha affermato che serve tener conto di tutti i territori dell’Isola, ad incominciare da quelli di frontiera. «Non perdiamo di vista i nostri paesi e le esigenze dei loro abitanti», ha dichiarato il consigliere Fi, che ha sollevato dubbi sull’effettivo inserimento dei medici di base all’interno delle costituende case della salute.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ribadito dubbi sulla Pl 71 e si è detto perplesso per quanto disposto dall’articolo 5 a proposito delle forme organizzative delle cure primarie all’interno delle case della salute. L’esponente della minoranza ha quindi insistito nelle critiche all’emendamento della maggioranza all’articolo 5 comma 5 («di fatto stravolge l’intera norma»). Cherchi ha inoltre invitato alla riflessione sui contenuti del comma 3, lettera c) dell’articolo 5, laddove si prevede la promozione di un lavoro di equipe tra le varie figure professionali con il coinvolgimento anche dei medici di base che – a giudizio dell’ex assessore dell’Agricoltura – sono già impegnati 24 ore su 24 con i rispettivi assistiti («meglio sarebbe stato rivolgersi agli specializzandi e specializzati di medicina interna»).

Cherchi ha chiesto lumi sul futuro delle guardie mediche ed ha concluso proponendo lo stop all’esame del testo di legge in Consiglio ed il ritorno della Pl 71 in Commissione.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha accusato la maggioranza di procedere con “giochi di prestigio” e ha ricordato lo stanziamento di 30 milioni di euro per l’introduzione delle case della salute. L’esponente della minoranza ha ricordato il piano dell’allora assessore Liori ed ha affermato che nessuna di quelle case è in funzione e addirittura a Giba la casa della salute si trova all’interno di un ambulatorio.

Oppi ha quindi invitato a considerare come indispensabile un supporto anche di tipo economico per il coinvolgimento dei medici di base nelle costituende case della salute. Il leader dei centristi ha dunque ribadito la necessità di prevedere un adeguato stanziamento di risorse e ha evidenziato la sua contrarietà al punto “i” dell’articolo 5 perché – a suo giudizio – si traduce in una disponibilità di immobili di grandi dimensioni. Giorgio Oppi ha concluso rivolgendosi direttamente all’assessore Arru perché garantisca una posta finanziaria adeguata ed ha definito “insufficiente” quella prevista per l’istituzione dell’Areu.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito le critiche all’impianto normativo ed al modo di procedere attraverso l’approvazione di emendamenti che stravolgono nei fatti il testo esaminato nella commissione consiliare della Sanità. Nello specifico, l’esponente della minoranza ha denunciato il rischio che, così come è ipotizzata nella Pl 71, “la casa della salute diventi una Rsa senza testa e senza coda”. «Ho grandi dubbi sul palinsesto della legge – ha concluso Dedoni – una legge che non è utile perché non produce alcuna riforma».

Per il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, anche le case della salute rappresentano teoricamente una realtà importante, ma ha evidenziato che ai commi 1 e 2 vengono definite le funzioni teoriche, «copiate ma non pensate per il nostro territorio». Per Rubiu «mancano dati, percentuali, programmazione, non definisce una strategia, e non risponde ai bisogno dei sardi». Per quanto riguarda il comma 3 per l’esponente dell’opposizione, si tratta di pura fantasia. «Il più divertente è il comma 4», ha affermato, perché non individua «né le risorse né i soggetti di cui stiamo parlando». E ha aggiunto: «Siete bravi nel copia e incolla ma incapaci di pensare ai reali strumenti per dare risposte. L’aspetto che mi duole di più e che avremmo potuto discutere di misure urgenti per la sanità, invece abbiamo davanti un testo fittizio». Rubiu ha esortato la maggioranza a ritirare il testo e riportarlo in Sesta commissione. Il consigliere del Pd, Roberto Deriu si è detto confuso per le affermazioni della minoranza che parlano a loro volta di confusione con affermazioni contraddittorie. «Intervengo  – ha affermato Augusto Cherchi (Partito dei sardi) – perché stiamo cercando di discutere di argomenti importanti, seri, senza dare quel contorno di serietà che merita. Io riparto dal titolo: norme urgenti». Cherchi  ha affermato che il 118 va riformato in modo urgente e che l’assistenza territoriale, quella di cui tutti hanno più bisogno, deve essere riorganizzata, passando da un concetto di cura a quello di prendersi cura. Per il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Se questo dibattito aveva bisogno di un momento di chiarezza lo ha fatto il collega Roberto Deriu, che mi dovrà spiegare il suo intervento». E ha aggiunto: «Questo è lo specchio di quello che la maggioranza ha in animo di fare con buoni propositi, con obiettivi pomposamente esaltati come enunciazioni» senza un piano concreto e operativo. Per Pittalis questa legge sta creando preoccupazione tra gli operatori sanitari, visto che la maggioranza non ha tenuto conto delle riflessioni fatte dagli organismi sindacali e di categoria in commissione. «Vi aspettiamo ai primi di giugno per vedere cosa riuscirete a fare. Se c’è confusione questa è dalla vostra parte», e ha concluso: «Per fare pasticci di questa natura sarebbe stato meglio non fare nulla».

Per la Giunta, l’assessore della Sanità Luigi Arru ha dichiarato che non si sta procedendo col metodo della tabula rasa e, quanto al confronto con gli operatori, ha annunciato che fin da domani partirà “una 48 ore” di confronto a tutto campo con gli addetti ai lavori in collaborazione con l’Università Sant’nna di Pisa, a partire dai medici di famiglia. «Il nostro obiettivo – ha spiegato – è quello di trovare una alternativa all’ospedale per le acuzie e per questo lavoreremo molto sugli uomini e sulla loro motivazione». Arru ha citato in proposito l’esempio della blue tongue, ricordando che «prima c’erano oltre 100.000 capi morti mentre oggi sono appena 15 ma non abbiamo fatto niente di speciale, abbiamo solo messo assieme le risorse umane esistenti». La tendenza internazionale, ha concluso Arru, «è quella di attivare alla luce delle dinamiche demografie negative una alternativa alla centralità dell’ospedale, anche perché in Sardegna avremmo l’indice di vecchiaia più alto di tutta Italia insieme alla Liguria».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi invitato il relatore della maggioranza ad esprimere il parere sugli emendamenti all’articolo 5. Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha espresso parere favorevole all’emendamento 369 e ha formulato un invito al ritiro per l’emendamento 67 ed ha quindi espresso parere contrario per gli emendamenti: 187, 188, 221, 350, 82, 182, 220, 83, 183, 219, 84, 185, 234, 351, 189, 190, 87, 192, 191, 379.

Il presidente del Consiglio ha chiesto alla Giunta di formulare il parere di competenza. L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha dichiarato di rimettersi al parere espresso dal relatore di maggioranza.

Il presidente Gianfranco Ganau ha posto in votazione gli emendamenti: 64, 168, 275, 337. Sono intervenuti per dichiarazione di voto: Alessandra Zedda (Fi), favorevole; il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, contrario; il consigliere di Fi, Ignazio Locci, favorevole; il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, favorevole; il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, contrario; il consigliere di Fi, Marco Tedde, favorevole; la consigliere del Cd, Anna Maria Busia, contraria; il consigliere di Fi, Oscar Cherchi, favorevole; il consigliere di Fi, Stefano Tunis, favorevole; il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, favorevole; il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, favorevole. Concluse le dichiarazioni di voto, il presidente Ganau ha dichiarato aperta la votazione (52 votanti, 21 a favore e 31 contrari) con la quale l’Aula ha respinto gli emendamenti 64, 168, 275, 337.

Il presidente ha dichiarato inammissibile l’emendamento 262 ed ha proceduto con la votazione degli emendamenti 68, 169, 236, 338 (52 votanti, 20 a favore e 31 contrari) che sono stati respinti. Respinti con successive votazioni a scrutinio elettronico palese gli emendamenti 69, 170, 232, 339, 70, 171, 231, 340, 71, 172, 230, 341, 72, 173, 229, 342, 73, 174, 228, 343, 74, 175, 233, 344, 75, 176, 227, 345, 76, 177, 226, 346, 77, 178, 225, 347, 78, 179, 224, 348, 79, 180, 223, 80, 181, 222, 349, 81, 184, 221, 350, 82, 182, 220, 83, 183, 219, 84, 185, 234, 351, 85, 186, 235, 352.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 65. Per dichiarazione di voto sono intervenuti i consiglieri: Ignazio Locci (Fi), favorevole; Oscar Cherchi (Fi), favorevole; Alessandra Zedda (Fi), favorevole; Marco Tedde (Fi), favorevole. L’Aula ha quindi respinto l’emendamento 65 con 20 voti favorevoli e 31 contrari.

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’emendamento 66. Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri: Ignazio Locci (Fi), favorevole e Michele Cossa (Riformatori), favorevole. Il Consiglio ha respinto l’emendamento 66 con 20 voti a favore e 30 contrari. Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 86 che a conclusione della dichiarazione di voto a favore del consigliere, Oscar Cherchi (Fi), è stato respinto con 21 voti a favori e 31 contrari. Respinto con 20 voti a favore e 31 contro anche l’emendamento 107.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento sostitutivo parziale n. 369 (primo firmatario il capogruppo del Pd, Pietro Cocco), con parere favorevole della commissione e della Giunta che prevede la sostituzione del comma 5 dell’articolo 5 della Pl 71 con la seguente dicitura: «La Giunta regionale, sentita la competente commissione consiliare, disciplina funzioni e organizzazione della case della salute, prevedendo livelli e tipologie differenziati per la modulazione delle attività di cui al precedente comma 3, in base alle caratteristiche territoriali e alla programmazione delle reti assistenziali, garantendo una localizzazione equilibrata delle strutture in tutto il territorio regionale che tenga conto di quelle già esistenti o previste nei piani sperimentali approvati, nonché delle aggregazioni funzionali territoriali e delle unità complesse di cure primarie di cui alla normativa vigente». Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri: Lorenzo Cozzolino (Pd), favorevole; Ignazio Locci (Fi), contrario; Alessandra Zedda (Fi), contraria; Giorgio Oppi (Udc), contrario.

L’emendamento 369 è stato approvato con 31 voti a favore e 20 contro.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato che a seguito dell’approvazione dell’emendamento 369 sono decaduti gli emendamenti: 67, 87, 192  e 191 ed ha proceduto con la messa in votazione dell’articolo 5 della proposta di legge n. 71.

In sede di dichiarazione di voto il consigliere, Ignazio Locci (Fi), si è dichiarato contrario ed ha ribadito le critiche espresse nel corso del dibattito verso l’intero provvedimento ed in particolare su quanto previsto per le case della salute soprattutto per ciò che attiene i cosiddetti bacini di utenza.

Il consigliere di Fi, Oscar Cherchi, ha dichiarato il voto contrario denunciato il pericolo che le case della salute si traducano in un caos con conseguenze dannose per la sanità sarda.

Il capogruppo dell’Udc, Luigi Rubiu, ha dichiarato il voto contrario ed ha ribadito la necessità di una vera riforma sanitaria vicina ai bisogni dei cittadini sardi ed ha paventato il rischio che le case della salute producano lo sfascio delle casse regionali.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, non ha nascosto la parziale fondatezza di alcune perplessità espresse dai consiglieri della minoranza ma ha dichiarato il voto favorevole all’articolo 5 perché – così ha spiegato Arbau – rappresentano una sfida per una nuova classe dirigente sarda.

Il capogruppo dei Riformatori, Michele Cossa, ha dichiarato il voto contrario, sottolineando come il testo in esame rappresenti un “sistema disomogeneo e disarmonico”. «Non siamo contro le case della salute – ha spiegato l’esponente della minoranza – ma siamo contro le case della salute come sono normate all’articolo 5 della Pl 71».

Concluse le dichiarazioni di voto si è proceduto con la votazione dell’emendamento 369 che è stato approvato con 31 voti a favore e 19 contrari.

Il presidente Ganau è quindi passato alla votazione degli emendamenti aggiuntivi all’articolo 5 ed ha posto in votazione l’emendamento 187. Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri Michele Cossa (Riformatori), favorevole; il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau che ha espresso la disponibilità ad affrontare in sede di riforma l’ipotesi contenuta, nell’emendamento presentato da Cossa,  di inserire gradualmente nelle case della salute i servizi dell’area socio assistenziale. Il consigliere Ignazio Locci (Fi) favorevole; mentre la consigliere del Pd, Rossella Pinna, si è dichiarata “assolutamente contraria”. Il consigliere dei Riformatori sardi, Luigi Crisponi, ha dichiarato il voto a favore ed ha polemizzato con la consigliere del Pd, Rossella Pinna.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 187 che è stato respinto con 20 voti a favore e 29 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’articolo 6 “Ospedali di Comunità” e sugli emendamenti. Per il consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, si tratta di «un altro pezzo disarmonico di questo provvedimento legislativo. Tutte cose potenzialmente buone prese singolarmente, il quadro d’insieme che viene fuori è però disastroso. Vengono istituiti gli ospedali di comunità senza spiegare esattamente cosa sono, prenderanno il posto dei piccoli ospedali? Sono le cosiddette Rsa? Questo non è chiaro». Cossa ha poi aggiunto: «Se fossero un veicolo per eliminare quelle duplicazioni di offerta sanitaria che sono presenti in varie parti dell’Isola, allora ci potremmo anche ragionare. Però questo non è chiaro». Per l’esponente della minoranza si tratta di un testo è generico che crea confusione.

Per Ignazio Locci (Forza Italia) gli ospedali di comunità rappresentano il mezzo per razionalizzare la rete ospedaliera a discapito dei piccoli ospedali di periferia. «Mi auguro che non sarà così perché a me stanno molto a cuore gli ospedali di periferia, che non sono la causa di tutti i mali della sanità, anzi». Per Locci l’articolo 6 non è  uno strumento utile all’avvio della riforma sanitaria. Il vice presidente del gruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha ribadito che sarebbero serviti maggiori approfondimenti, perché gli ospedali di comunità sono una buona soluzione, ma manca un’analisi attenta delle strutture da riconvertire, dei costi, (“lo farà la Giunta in un secondo momento?”), in che modo incideranno sui piccoli ospedali, sui poliambulatori. Zedda ha proposto alla maggioranza di fare una pausa e ragionare insieme «per migliorare quello che stiamo andando ad approvare». L’esponente azzurro ha ricordato che alla base della norma c’era la riduzione dei costi, mentre finora è stata approvata soltanto l’istituzione di altre strutture. Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha affermato che nel merito si trovava d’accordo con quanto stabilito dall’articolo 6, ricordando che gli ospedali di comunità risalgono agli anni ’20 in Gran Bretagna e che i primi in Italia sono stati istituiti in Emilia Romagna (“loro ne hanno soltanto tre”). Cherchi ha manifestato preoccupazione per come possano essere recepite queste strutture nei territori che le vedranno contrapporsi agli ospedali di periferia e alla sanità privata. Lorenzo Cozzolino (Pd) ha spiegato che «gli ospedali di comunità garantiscono la cura di tutte quelle persone che necessitano di cure per non acuti, riducendo i ricoveri negli ospedali». E ha aggiunto che anche nel Patto della Salute ci sono gli ospedali di comunità, che nasceranno dalla riconversione di strutture già esistenti e nell’ambito della razionalizzazione della rete ospedaliera.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd), relatore del provvedimento, ha invitato l’Aula ad interpretare correttamente la definizione di ospedali di comunità «come momento di ristrutturazione della rete ospedaliera ed anello di congiunzione fra territorio e rete ospedaliera, luogo in cui trattare in maniera efficace il paziente che ha un modesto bisogno di cure uscendo dalla visione ospedalo-centrica». «Su questo terreno – ha precisato – ci può essere un punto di incontro, fermo restando che ognuno che ognuno deve fare il suo mestiere in un certo territorio e che le funzioni dovranno essere svolte in raccordo con il bacino di utenza».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni si è detto disponibile a convergere con quanto affermato da Ruggeri nell’ottica di una razionalizzazione ma il problema, ha avvertito, «è che questa razionalizzazione non c’è in una legge fatta di segmenti disomogenei: sul territorio, ad esempio, ci sono ospedali che vanno messi in rete restituendoli ad una funzione più efficace ma esistono anche territori privi di strutture, serve insomma una analisi molto approfondita che nella legge manca».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha richiamato l’attenzione dell’Aula sulle esperienze degli ospedali di comunità portati avanti nelle altre Regioni e successivamente ha messo l’accento sulla proposta della maggioranza parla che parla di interventi di “ristrutturazione” della rete ospedaliera. «Non vorrei – ha detto – che fosse una foglia di fico per nascondere operazioni di taglio dei posti letto, magari legati in qualche modo all’operazione San Raffaele». «Bisognerà pur dare qualche risposta – ha detto Pittalis – agli ospedali periferici di Bosa come di Sorgono, di Thiesi come di Iglesias e su questo occorre da parte dell’assessore una parola di chiarezza». Quanto all’emendamento che prevede il commissariamento delle aziende sanitarie, il capogruppo di Forza Italia, si è espresso in modo fortemente critico; «viene motivato con la riorganizzazione ma, oltre alla figura del commissario, si prevedono quelle di un coordinatore amministrativo e uno sanitario». Rivolto alla maggioranza, Pittalis l’ha invitata ad «evitare questa vergogna perché, fra l’altro, sarà difficile sostenere questa tesi davanti al giudice amministrativo, è una porcheria!».

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha affermato che «tutto va visto nell’ottica della circolarità superando le tante barriere artificiali individuando il servizio migliore per il paziente che ha superato la fase di acuzie e deve poter restare in un ambiente protetto». «Non vogliamo tagliare – ha aggiunto – ma siamo obbligati a fare scelte complesse dal Patto della salute e comunque speriamo di poter accedere ad una quota di fondi nazionali ma, al di là di questo aspetto, non esistono alternative: o garantiamo integrazione e continuità delle cure o perderemo la battaglia, continuando ad avere un surplus di codici bianchi al pronto soccorso e reparti di geriatria non efficienti». Rispondendo all’osservazione del consigliere di Forza Italia Pittalis sul commissariamento delle aziende sanitarie, l’assessore ha affermato che «la Giunta ha fatto una riflessione, ritenendo necessaria la presenza di figure di supporto, accanto al commissario, per poter gestire in modo efficiente situazioni particolarmente complesse che caratterizzano le aziende di grandi dimensioni».

Dopo l’intervento dell’assessore il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno mercoledì prossimo, 12 novembre, alle 10.00, con la prosecuzione della discussione sugli articoli della Proposta di Legge 71/A fino al voto finale sul provvedimento.  A seguire l’Aula sarà impegnata nell’esame del disegno di legge n. 72 (Giunta regionale) – Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione – che sarà esaminato dalla Prima commissione, per il parere, nella seduta convocata per lo stesso, mercoledì 12 novembre, alle 9.00.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato stamane l’articolo 4 della proposta di legge di riforma del sistema sanitario.

Avviando la discussione generale, il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato gli emendamenti presentati all’art. 4 e ha dato la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Michele Cossa dei Riformatori sardi.

Cossa ha affermato che il testo dell’art. 4 «rafforza la nostra convinzione di una riforma funzionale solo al commissariamento delle Asl e, in particolare, si continua ad alimentare confusione, anticipando elementi di riforma sui quali si dovrà tornare». «La ratio dell’articolo – ha aggiunto – è gestire la fase transitoria post abolizione delle Province che porta con se anche l’abolizione della conferenza provinciale ed il nuovo assetto degli Enti locali, un contesto complesso che dovrebbe suggerire il rinvio alla sede naturale della vera riforma della sanità». Quanto alle Consulte, secondo il consigliere «sono una cose bella molto cara alla sinistra ma, in realtà, si traducono in appesantimenti delle procedure determinati da organismi fittizi senza ricadute effettive e poteri reali, che interferiscono oltretutto col ruolo istituzionale degli Enti locali: non possono che essere i sindaci gli interpreti delle istanze dei territori».

Il consigliere Alessandra Zedda, di Forza Italia, ha sottolineato che «si continua a procedere in un modo quantomeno discutibile; la proposta, letta insieme agli emendamenti, cambia del tutto l’art. 4». Soffermandosi sulla consultazione dal basso, ha detto che «è apprezzabile ma si corre il rischio di una Babilonia, soprattutto in una fase di scarsa chiarezza: cosa vuol dire rappresentanti degli Enti locali? Ci sono i sindaci, così siamo in presenza di una norma fuorviante e sarebbe opportuno individuare al massimo alcuni principi per poi rinviare tutto al dettaglio alla vera riforma».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha espresso forti perplessità su un articolo «che svuota i Sindaci del ruolo che hanno sempre esercitato in materia sanitaria». Qui, ha osservato, «si sta seguendo un percorso logico contrario a quello dell’articolo precedente, disciplinando le consulte con un semplice atto amministrativo, ragione di più per sollecitare la Giunta ad un chiarimento, una sorta di simulazione del risultato di questo anticipo di riforma».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) si è detto d’accordo su alcune dichiarazioni precedenti, mettendo l’accento sul fatto che «c’è molta confusione mentre bisogna tener conto delle esperienze precedenti». «Leggendo gli emendamenti con cui si scrive in effetti la legge – ha proseguito – ci si convince che sarebbe stato molto meglio fare la legge dall’inizio; in entrambi i percorsi c’è poi un errore perché deve essere il Consiglio ad attribuire le funzioni dei distretti sanitari». «Bisogna inoltre specificare – ha suggerito Oppi – che le consulte non producono oneri aggiuntivi, fermo restando che così come sono configurate appesantiscono processi decisionali, sottraggono poteri ai Sindaci legittimati dalle elezioni». Alla fine, ha concluso l’esponente dell’Udc, «si finirà per non concludere niente, anche perché la competenza sulle norme regolamentari, come dice la legge, spetta al Consiglio e non alla Giunta».

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha definito “accoglibile” la proposta formulata dal consigliere Giorgio Oppi, per specificare all’interno della norma che l’introduzione della consulta è senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione regionale. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato che al momento non c’è ancora un nuovo assetto delle Province e ha insistito sul “senso” generale del contenuto dell’articolo 4, soprattutto in riferimento con quanto previsto nell’emendamento sostitutivo presentato dai consiglieri del centrosinistra. «Può essere – ha ammesso Ruggeri – che l’istituzione della consulta rappresenti un appesantimento dei centri decisionali ma è fondamentale, con l’annunciata riduzione del numero delle Asl e, dunque, con il conseguente accentramento dei centri decisionali, controbilanciare l’accentramento di decisioni e di scelte». L’emendamento “sostitutivo totale” n. 367 presentato dai consiglieri della maggioranza e che prevede che la Giunta definisca composizione, modalità e funzioni della consulta di cittadinanza e delle consulte locali – a giudizio di Ruggeri – garantirà che le funzioni restino nei territori dove operava la Asl.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato che le perplessità espresse dalle forze della minoranza alla Pl 71 sono le medesime di quelle espresse dal Cal. Tedde ha quindi definito “contradditorio” il parere di merito formulato dal Cal alla Pl 71: «Non si comprende come essere positivo dopo le critiche e le censure evidenziate». Il rappresentante del centrodestra ha quindi rivolto critiche al “modo di legiferare della maggioranza” ed in particolare ha stigmatizzato l’uso degli emendamenti: «Non è corretto che siano utilizzati, come si sa facendo nel corso dell’esame in Aula della Pl 71, per rivoluzionare la norma e stravolgerne senso e contenuto rispetto al testo esaminato nella competente commissione consiliare».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha rivolto un invito alla chiarezza e alla serietà e ha definito “un frutto di un ben individuato credo ideologico” la decisione di istituire la consulta che esclude la rappresentanza e prevede una partecipazione diretta dei cittadini («questa non è una vera partecipazione democratica e nasconde il rischio di fare ricorso a vere e proprie truppe cammellate per decidere sulle questioni della sanità»). Dedoni ha invitato la maggioranza a ritirare la norma («fate due passi indietro e aprite al confronto per migliorare il provvedimento»). Il capogruppo dei Riformatori ha concluso denunciando un possibile rischio di delegittimazione dei sindaci e dei Consigli comunali.

Il presidente ha dato, poi, la parola al capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, il quale ha definito l’articolo 4 una «scatola vuota, amorfa, priva di significato e che arreca un grave danno a chi ha riposto in voi la fiducia». Rubiu ha apprezzato la volontà di istituire i distretti socio sanitari, ma ha evidenziato che nella norma non è specificato alcun dettaglio, dall’organizzazione, ai compiti fino alla copertura finanziaria. Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau (La Base), ha affermato di essere molto favorevole all’istituzione delle consulte, in quanto rafforzano la partecipazione del territorio e dei cittadini. Per Arbau il funzionamento di questo articolo è strettamente legato alla riforma di enti locali. «Avremo modo di lavorare attentamente su una proposta che preveda i criteri generali e lasci autonomia ai territori».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto d’accordo con l’on. Tedde per quanto riguarda il modo di legiferare. «Lo dico al presidente della commissione Sanità che imponeva ritmi di lavoro a tappe forzate» e ha ricordato che la minoranza aveva chiesto di fare riflessioni più attente. Pittalis ha messo anche in evidenza come gli emendamenti stravolgano l’articolo. «C’è molta confusione – ha detto – e non avete le idee chiare». L’esponente azzurro si è detto molto preoccupato per come sta agendo la maggioranza: «State dando una delega in bianco alla Giunta, di fatto state commissariando la funzione del Consiglio regionale». Pittalis si è poi meravigliato della poca attenzione della stampa locale alle denunce fatte in Aula da lui e da tutta la minoranza su questa legge. In conclusione il consigliere ha annunciato di condividere l’emendamento di Luca Pizzuto (Sel), che istituisce il codice rosa nei pronto soccorso. Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, il quale ha confermato che è in corso la riforma degli enti locali  e ha ribadito la grande importanza che avranno le consulte in previsione del cambiamento delle patologie e dell’invecchiamento della popolazione. La partecipazione delle comunità sarà sempre più importante, ha proseguito, portando a una maggiore consapevolezza e responsabilità. «Dobbiamo promuovere in maniera unitaria – ha concluso l’assessore – la partecipazione degli enti locali e dei cittadini».

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore della legge Luigi Ruggeri (Pd) per illustrare il parere della commissione sugli emendamenti. Ruggeri si è espresso in senso contrario su tutti quelli presentati, fatta eccezione per il n. 367, della maggioranza, che disciplina il “funzionamento dei distretti socio sanitari” e per il n. 63 (Pizzuto e più, successivamente unitario) che istituisce “il codice rosa in tutti i pronto soccorso della Sardegna”.

La Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore.

Il presidente ha chiamato la votazione degli emendamenti n. 50, 149 e 125.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha riconosciuto il ruolo importante dell’associazionismo ma, ha precisato, «non sono momenti assembleari come questi che miglioreranno l’efficienza del servizio sanitario regionale, saranno spesso organismi di comodo al servizio di una parte politica omologa alla maggioranza».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione agli emendamenti 50, 149 e 125 che sono stati respinti.

L’Aula ha quindi iniziato l’esame dell’emendamento n. 367 (Cocco Pietro e più) che disciplina il «funzionamento dei distretti socio-sanitari, della conferenza territoriale socio-sanitaria, delle consulte generali e locali di cittadinanza».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), per dichiarazione di voto, ha dichiarato che la norma presenta «problemi di legittimità, per la delega alla Giunta di competenze del Consiglio, e di opportunità politica perché si interviene in una riforma che non c’è».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha ribadito che «non c’è sottrazione di poteri a danno dei sindaci, la conferenza socio sanitaria rimane in piedi mentre decade quella provinciale perché non ci saranno più le Province». Ruggeri ha poi manifestato disponibilità ad accogliere, con un emendamento orale, la richiesta di introdurre il parere vincolante della Commissione consiliare sulla proposta della Giunta in materia di consulte sollecitando inoltre, con un secondo emendamento orale, come suggerito dal consigliere Oppi, una modifica del testo per chiarire che l’attività delle consulte dovrà essere svolta senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione regionale.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, che il presidente Ganau ha accordato.

Alla ripresa della seduta, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha proposto, precisando ulteriormente le dichiarazioni del consigliere Ruggeri, i due emendamenti orali all’emendamento 367; al primo comma la dizione “la Giunta provvede” viene sostituita da “la Giunta propone”, al comma 3 viene aggiunto il passaggio “senza oneri per l’amministrazione”.

Il presidente Ganau ha invitato il consigliere Cocco ad una maggiore chiarezza terminologica nella formulazione dei due emendamenti orali ed ha nuovamente sospeso brevemente i lavori.

Alla ripresa, il consigliere Pietro Cocco ha comunicato che resta invariato il testo del comma 1, mentre al comma 3 viene aggiunta la dizione “senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione”.

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc), annunciando il voto contrario del gruppo, ha sottolineato che «emerge una confusione totale, meglio riportare in commissione tutta le legge».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha evidenziato che l’emendamento, a suo avviso, non prevede niente di nuovo ma ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul fatto che «l’art. 27 dello Statuto individua nel Consiglio il soggetto titolare della potestà legislativa e regolamentare, potestà che non ammette deroghe, è un modo di procedere del tutto irregolare».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) si è detto contrario per l’oggettivo appesantimento del sistema previsto dal testo, e perché si creano organismi che si sovrappongono alla conferenza dei sindaci: «sarebbe stato meglio concordare questi passaggi con gli stessi Enti locali, così è uno sgarbo istituzionale».

L’Aula ha poi approvato l’emendamento orale formulato dal consigliere Cocco e, a seguire, l’emendamento 367, con 31 voti a favore e 18 contrari. Il presidente Ganau ha comunicato che, per effetto dell’approvazione dell’emendamento, decadono gli altri emendamenti dal n. 150 al n. 366 e dal n. 61 al 167. Successivamente, sono stati respinti anche gli emendamenti n. 50, 149, 325, 59, 158, 333, 290, 159, 163, 60, 160, 289, 334, 165, 166, 164.

Subito dopo si è passati all’esame dell’emendamento n. 63 (Pizzuto e più, poi sottoscritto unitariamente) ed il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il consigliere Luca Pizzuto, di Sel.

Nel suo intervento Pizzuto ha affermato che «il Consiglio sta facendo qualcosa di importante per la Sardegna e per le donne della Sardegna, per contrastare un fenomeno con cifre allarmanti: in Italia avvengono 10 stupri al giorno e sono denunciati 7200 casi di violenza ogni anno». La violenza di genere, ha aggiunto, «costa alla società ben 16 miliardi l’anno ma non è solo questione di soldi: bisogna combattere una visione della donna come strumento di mercificazione soprattutto nei media».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza italia) ha affermato che «questa norma ci mette al passo con i tempi; il fenomeno ha numeri spaventosi, ma soprattutto sono drammatiche le cicatrici della sofferenza delle donne ma non solo». «Il codice rosa – ha concluso – significa attenzione delle autorità sanitarie e dei soggetti sociali che operano nelle strutture, può aiutare a denunciare e prevenire».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza italia) ha condiviso le argomentazioni del consigliere Pizzuto. Si tratta di una norma di civiltà, ha osservato, «ma dispiace che sarà senza oneri aggiuntivi, forse in questo caso sarebbe stata opportuna una eccezione, per adeguare strutture del pronto soccorso ad accoglienza particolare».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito l’emendamento emblematico «di un tema sensibile ed attuale, è auspicabile però che l’assessore chiarisca alcuni aspetti di operatività della norma perché soprattutto in questo caso non si possono fare le nozze con i fichi secchi».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha annunciato il voto favorevole, aggiungendo che «quando si affrontano argomenti importanti emerge la politica migliore, però non basta dire senza oneri aggiuntivi; bisognerà provvedere nella prossima finanziaria».

Il presidente Ganau, parlando da “operatore sanitario” ha messo l’accento sulla delicatezza del percorso delle persone vittime di violenza soprattutto nella fase pre-ospedaliera.

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha espresso il suo parere favorevole, sottolineando che «la norma recepisce quanto di buono è stato già fatto dalla società» ed ha ricordato, in proposito, le iniziative di alcuni ordini di medici ed avvocati, che hanno messo a punto protocolli di intervento ed assistenza ed i protocolli seguiti dai medici di emergenza-urgenza. «Dobbiamo dare più forza a queste iniziative – ha concluso – garantendo la privacy, fornendo una accoglienza in grado di tutelare appieno la persona in modo uniforme su tutto il territorio regionale».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha manifestato alcuni dubbi procedurali, suggerendo che forse sarebbe più utile lavorare ad una norma ad hoc.

Il presidente Ganau ha disposto un breve rinvio dell’esame dell’emendamento, per consentire i necessari approfondimenti sulla formulazione dell’emendamento, ed ha chiamato la votazione dell’emendamento n. 248 in materia di sanità penitenziaria, dando la parola al primo firmatario, il consigliere Paolo Truzzu (Fdi).

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha messo in evidenza che si tratta di un problema che assume importanza sempre maggiore, soprattutto per la parte della sanità penitenziaria che prevede cure mediche dal carcere a in ospedale, suggerendo la creazione di un dipartimento inter-aziendale.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) si è detto favorevole, ricordando però che la maggioranza ha dimenticato questo problema, pur avendo la Regione assorbito tutte le competenze in materia.

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza italia) ha dichiarato che «anche qui serve un atto di civiltà e serve molta attenzione per casi che si stanno moltiplicando dei quali il Ministero non si occupa, mentre mancano anche protocolli comportamentali degli operatori».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza italia) ricordato che «nel carcere di Uta ci sono strutture all’avanguardia, bisogna potenziare la formazione del personale ed evitare un uso inappropriato del servizio sanitario regionale».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) ha auspicato che il Consiglio dimostri «la stessa sensibilità espressa nell’emendamento contro la violenza sulle donne, bisogna migliorare la capacità professionale degli operatori».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha osservato che «occorre capire modalità gestionali perché la competenza è delle Asl».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha apprezzato la proposta.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è detto favorevole ma non totalmente, suggerendo un rinvio dell’esame dell’emendamento al pomeriggio.

Il presidente Ganau ha comunicato che è pervenuto il testo dell’emendamento relativo all’istituzione del “codice rosa”, precedentemente sospeso.

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha ricordato che la Sardegna è l’unica Regione che forniva assistenza, anche farmaceutica, ai detenuti, invitando l’assessore a fornire chiarimenti all’Assemblea.

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha riconosciuto che «la Sardegna ha anticipato un modello di assistenza sanitaria ai detenuti ma la situazione è a macchia di leopardo, perché oltre alle patologie principali ci sono quelle pediatriche e odontoiatriche in un quadro di vincoli eccessivi che potranno essere superati solo attraverso un percorso comune da portare avanti con l’amministrazione penitenziaria».

L’Aula ha poi approvato la proposta di rinviare l’esame dell’emendamento alla seduta pomeridiana ed ha ripreso l’esame dell’emendamento n. 63 sull’istituzione del “codice rosa”. Nella sua nuova formulazione, il testo prevede che entro 120 giorni le aziende dovranno organizzare il servizio mentre entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, la Giunta regionale emanerà apposite linee-guida.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Rossella Pinna (Pd) si è detta «favorevole con convinzione per il valore simbolico e al tempo stesso reale della norma; la Sardegna ha buone leggi ma ancora inapplicate come quelle relative alla rete anti violenza».

Il consigliere Alberto Randazzo (Forza Italia), pur essendo favorevole, ha espresso riserve sull’assenza di risorse, che invece occorrono se si vuole davvero mettere in funzione equipe di intervento.

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca), anch’egli favorevole, ha condiviso i dubbi del consigliere Randazzo, auspicando tempi brevi per implementazione nuovo servizio.

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha ringraziato il collega Pizzuto per aver voluto condividere la sua iniziativa con l’Assemblea, osservando che forse la sintesi dell’emendamento è troppo riduttiva.

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha sottolineato che si tratta di un argomento di grande importanza impostato nel modo giusto; la violenza non ha aggettivi ed occorre puntare su accoglienza e riservatezza.

Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha richiamato invece l’attenzione dell’Aula sulla centralità della formazione del personale.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha definito la norma «di civiltà, necessaria per contrastare un fenomeno che merita una forte risposta delle istituzioni».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione l’emendamento che è stato approvato unanimità.

Successivamente ha tolto la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. I lavori del Consiglio riprenderanno alle 16,30.

Consiglio regionale 3 copia

Stadio Sant'Elia 2

I consiglieri regionali di Forza Italia Tocco e Locci sollecitano la Giunta ad erogare i contributi alle società sportive per le azioni di co-marketing.

«Non si può distruggere lo sport isolano – attacca Edoardo Tocco -. Se si va avanti di questo passo numerose società rischiano di ritirarsi dai rispettivi campionati.»

Secondo Tocco, l’annullamento dei contributi finanziari per le azioni di co-marketing alle squadre impegnate nelle diverse discipline sportive è solo l’ultima mazzata arrivata con la mancata assegnazione delle risorse economiche, necessarie alle società per affrontare in modo continuativo la stagione agonistica. «Si tenga conto che i campionati sono già cominciati per la grande parte di discipline sportive. Il provvedimento che deriva da Sardegna Promozione non è certo una regalia, visto che le squadre promuovono l’immagine turistica, culturale e sociale dell’Isola in diversi impianti della Penisola e dell’estero. Il Cagliari e la Dinamo in primis, poi il Cus Cagliari e la Torres femminile, sono espressioni della Sardegna in tutte le coniugazioni. Con i rallentamenti nella corresponsione delle somme alle società si rischia però di portare verso il baratro il settore sportivo. Il pericolo è che il commissario di Sardegna Promozione annulli la delibera con gli stanziamenti previsti. Potrebbe essere un colpo mortale anche per le società professionistiche che affrontano spese considerevoli per le trasferte oltre Tirreno ed in Europa.»

«La Regione fa autogoal – dice da parte sua Ignazio Locci – e tiene ancora in cassa i fondi di Sardegna promozione destinati al Cagliari calcio (1,9 milioni di euro relativi alla stagione 2013/2014 e 1,3 a quella in corso), creando un danno incalcolabile per una società “provinciale” impegnata in una nuova fase della sua storia, e alle prese con non poche difficoltà economiche. Tempo fa il Commissario dell’Agenzia regionale ha congelato i contributi per interventi di co-marketing destinati alle società sportive, tra le quali il Cagliari calcio, impegnate nei massimi campionati nazionali di categoria. Si tratta di fondi sui quali i sodalizi avevano fatto affidamento ma a cui per ora – e forse per sempre – dovranno rinunciare, fronteggiando una situazione di emergenza già aggravata dalla crisi del settore. Il tutto nonostante la Giunta regionale avesse assunto l’impegno a elargire le risorse per tempo. Eppure, il Cagliari calcio, come le altre squadre che avrebbero dovuto beneficiare dei soldi, portano ben visibile il marchio “Sardegna” sulle proprie maglie, promuovendo l’isola nei confini nazionali e, in alcuni casi, anche all’estero. Ed è proprio in quest’ottica di promozione che l’Agenzia regionale aveva destinato i contributi alle società sarde. L’auspicio è che l’assessore regionale dllo Sport Claudia Firino, che ama parlare di “ruolo strategico dello sport per l’integrazione sociale dei giovani” ma si dimentica di essere conseguente con le giuste politiche – conclude Ignazio Locci -, si impegni per far sì che Sardegna promozione liquidi i fondi. Anche perché 3,2 milioni di euro per il Cagliari sono una cifra importante, a cui la squadra rossoblù non può certamente rinunciare.»