18 May, 2024
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Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato il Dl 174 “Autorizzazione per l’Esercizio provvisorio della regione per il 2015”,  l’istituzione della Commissione d’inchiesta n. 1 sull’efficienza del sistema sanitario regionale e sull’adeguatezza dei suoi costi, l’Esercizio provvisorio del Consiglio regionale e la proposta di legge n. 76/ANorme per l’istituzione di un servizio pubblico regionale per l’informazione televisiva locale e per la produzione e diffusione di programmi per la valorizzazione della lingua, della cultura e della identità sarda”. 

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con l’esame del Dl n. 174 – “Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2015”, che ha ottenuto dalla conferenza dei capigruppo la corsia preferenziale in base all’art. 102 del regolamento. Il presidente ha poi comunicato che nel pomeriggio alle 16 si riunirà la commissione Finanze per l’esame delle eventuali norme intruse nella legge finanziaria, mentre da lunedì prossimo 12 gennaio la stessa legge sarà formalmente assegnata alle commissioni.

Successivamente ha preso la parola l’assessore delle Finanze, Raffaele Paci, per illustrare il disegno di legge in esame.

L’assessore ha definito il provvedimento una «norma tecnica che consente l’attuazione esercizio provvisorio; è stato poi predisposto un emendamento che consente di prolungarlo fino alla fine del mese di febbraio in modo da poter contare su un tempo più lungo sperando comunque di non doverlo utilizzare». Per quanto riguarda i ritardi, l’assessore ha spiegato che «sono stati causati dalle incertezze relative al quadro complessivo nazionale, che hanno condizionato sia i tempi di presentazione che i contenuti dei bilanci di molte Regioni».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo «con grande senso di responsabilità», ricordando però che durante il corso la maggioranza «aveva più volte annunciato una Finanziaria di rigore e sviluppo entro la scadenza stabilita». «Al netto delle difficoltà oggettive – ha proseguito – il ritardo è un fatto negativo per la Regione; quest’anno, oltretutto, ci sarà pareggio di bilancio e una minore rigidità nella spesa, ci auguriamo che ciò sia utile per il sistema regionale ma abbiamo non poche perplessità come diverse altre Regioni». Soffermandosi sulla questione delle entrate, il vice capogruppo di Forza Italia ha evidenziato che «il Governo non ha determinato il quantum da assegnare alla Sardegna e, nel frattempo, continua con politica di razzie mascherate: noi faremo molta attenzione anche perché la finanziaria ha necessità di certezze e la fretta sarebbe sbagliata, per noi la partita delle entrate non è ancora iniziata e non faremo passi indietro a cominciare dall’Irap».

Il consigliere Roberto Desini (Pd) ha affermato di aver percepito «un certo rammarico perché non si può andare in disavanzo ma questo per noi è un obiettivo; introdurre criteri stringenti su un bilancio verificato dal pareggio è risultato di buona amministrazione, ottenuto con l’accordo fra Giunta e Governo». «Eventuali altri accordi – ha sostenuto il consigliere del Pd – non possono mettere fra parentesi una grande conquista come l’uscita della Sardegna dal patto di stabilità, sottovalutare questo dato significa porsi al di fuori di una lettura storica obiettiva, negare l’evidenza di un lavoro portato avanti con una intensità mai registrata per cui vanno rivolti sinceri complimenti alla Giunta». «Lo stato dei conti della Regione – ha detto ancora Deriu – condizionato dalle entrate così come vengono riconosciute dallo Stato, ma ora abbiamo di fronte un quadro caratterizzato da una espressione compiuta di autonomia ed una agenda di governo fondata sul pieno controllo dello strumento contabile: prima di chiedere altro e di più bisogna valutare con correttezza ed obiettività quanto ottenuto anche come espressione di responsabilità e di oculata gestione che consentirà la realizzazione dei programmi di governo». «La Sardegna insomma – ha concluso Deriu – ha una nuova credibilità al di là della retorica del governo amico e la maggioranza è pronta ad assumersi le sue responsabilità nel nuovo contesto per riformulare le politiche andando al cuore dei problemi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) si è limitato in apertura alla presa d’atto della situazione: «D’altra parte l’esercizio provvisorio è praticamente atto dovuto, ma crediamo che questi mesi l’assessore Paci abbia capito il vero contenuto dell’accordo firmato a luglio con lo Stato, come hanno confermato gli sviluppi successivi della situazione, il ripensamento su ritiro di alcuni ricorsi e la riflessione complessiva sulla capacità e sulla volontà dello Stato di rispettare gli impegni sottoscritti». «L’elemento più grave di questa vicenda – ha aggiunto Cossa – è stato quello di conferire in toto alla Ragioneria dello Stato il potere di determinare le entrate dovute alla Regione perché senza dialettica e senza confronto è lecito non aspettarsi niente di buono». Sul piano politico generale, il consigliere dei Riformatori sardi ha poi osservato che «a questo punto non significa più nulla parlare di agenzia sarda delle entrate mentre, attenendosi ai numeri del bilancio, sembrerebbe che il venir meno del patto di stabilità non si traduca in grandi vantaggi». Avviandosi alla conclusione, il consigliere Cossa ha dedicato un passaggio al problema della accise, oggetto il 23 gennaio di una udienza davanti alla Corte Costituzionale, affermando che «pur essendo consapevoli delle difficoltà attuali della finanza pubblica nazionale, come dimostra ad esempio l’aumento dell’Iva su pellet, riteniamo che la nostra pretesa sia fondata sulla base dello Statuto sardo e comunque la partita doveva essere giocata perché Sardegna deve fare la sua parte con tutti i mezzi consentiti dall’ordinamento».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha dato la parole all’assessore Paci per la replica.

L’assessore ha annunciato di non voler entrare nel merito dei tempi sollevati dal dibattito. «Prendo atto delle critiche e delle lodi arrivate dal Consiglio ma, trattandosi di un provvedimento tecnico come l’esercizio provvisorio, su tutta una serie di questioni come accise, Irap e pareggio di bilancio, ritengo più opportuno rinviare confronto e l’analisi a lunedì prossimo quando la finanziaria sarà assegnata alle commissioni; per ora rinnovo il ringraziamento a tutti i gruppi consiliari per aver consentito che questo disegno di legge venisse esaminato dall’Aula con procedura d’urgenza».

Il presidente ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli ma, al momento dello scrutinio, è stata constatata la mancanza del numero legale; la seduta è stata sospesa per consentire una riunione della conferenza dei capigruppo.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperti i lavori e posto in votazione il passaggio agli articoli del disegno di legge 174 che l’Aula ha approvato con 25 voti favorevoli su 42 votanti (44 consiglieri presenti). Posto in votazione l’emendamento sostitutivo parziale n.1 (Cocco Pietro e più), per autorizzare l’esercizio provvisorio del bilancio della Regione per il 2015 per il periodo di due mesi (dal 1 gennaio 2015 al 28 febbraio 2015), è stato approvato con 25 voti favorevoli su 25 votanti (43 consiglieri presenti). Approvato, quindi, con 26 favorevoli (44 votanti su 46 presenti) l’articolo 2 “entrata in vigore”, il presidente del Consiglio ha posto in votazione il testo finale della legge che è stato approvato dall’assemblea con 26 a favore, 18 contrari (46 presenti e 44 votanti).

Il presidente Ganau ha quindi concesso la parola al consigliere del Pd, Roberto Deriu, per l’illustrazione della richiesta, ai sensi dell’articolo 125 comma 4 del regolamento interno, di istituzione di una commissione d’inchiesta sull’efficienza del sistema sanitario regionale e sull’adeguatezza dei suoi costi.

L’esponente della maggioranza ha sottolineato l’opportunità della richiesta avanzata da un gran numero di consiglieri regionali per avere un quadro preciso e dettagliato su un settore che assorbe una grande parte delle risorse disponibili del bilancio regionale. «E’ un tema che riguarda l’intera finanza pubblica – ha spiegato Deriu – e la tenuta dei conti della Regione sarda».

Deriu ha quindi fatto riferimento alla recente legge sulla spesa sanitaria («una pre-riforma o una leggina») per ribadire l’impegno del Consiglio per procedere con una “vera” riforma sanitaria che non potrebbe realizzarsi – a giudizio dell’esponente dei democratici – senza una verifica precisa dei meccanismi di spesa in Sanità e dell’efficacia della stessa. Deriu ha ricordato quindi i tre miliardi di euro destinati al sistema sanitario sardo, sottolineando come ben 2,8 miliardi sono trasferiti direttamente alle aziende sanitarie. «Grande volume di spesa – ha proseguito il consigliere Pd – è destinata al personale ma un’altra parte della spesa deriva dalla contrattazione privata svolta dalle diverse Asl». «Su questa spesa – ha aggiunto Deriu – dovrà fare piena la luce la commissione speciale del Consiglio regionale».

Il consigliere della maggioranza ha quindi rimarcato l’importanza dello “strumento” di una commissione ad hoc per valutare e verificare la spesa sanitaria in Sardegna. «Non sarà un’inchiesta sugli atti di questo o quel governo – ha concluso Roberto Deriu – ma un’indagine sulla spesa pubblica in Sanità per procedere con una reale riforma del sistema sanitario sardo».

La consigliera del Pd, Daniela Forma, ha dichiarato di condividere e sostenere la richiesta dell’istituzione di una commissione consiliare d’inchiesta sulla spesa sanitaria nell’Isola. «Dobbiamo fare piena luce e chiarezza – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – su ciò che è stata la gestione della sanità in Sardegna». Forma ha quindi ribadito l’opportunità della commissione d’inchiesta e ha definito la richiesta avanzata dal Consiglio “un percorso corretto” auspicato non solo dalla politica ma anche dalle stesse Asl. «Serve un’operazione verità sui costi della sanità sarda – ha insistito Daniela Forma – e sui conti delle Asl che non hanno raggiunto l’equilibrio di bilancio». La consigliera del Pd ha concluso auspicando “tempi celeri”, invitando la commissione a concludere i lavori prima della conclusione del mandato dei commissari nelle Asl.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha ricordato, in premessa, che la Regione sarda è l’unica tra quelle del Centro-Sud a non esser stata commissariata dal governo nella gestione della Sanità. Locci si è detto favorevole alla proposta così come illustrata dal consigliere Deriu (Pd). «Siamo favorevoli – ha spiegato Locci – ad una puntuale verifica della finanza regionale anche per superare le reciproche diffidenze rispetto alla gestione della Sanità». «Non serve – ha concluso il consigliere della minoranza – utilizzare la commissione come pretesto per puntare il dito contro i predecessori o come strumento per commissariare nei fatti la Giunta in materia di costi in Sanità».

Angelo Carta (Psd’Az), in apertura del suo intervento, si è chiesto il perché l’assessorato non sia ancora in possesso dei dati analitici sulla sanità. «Si verifica in questo settore ciò che si è verificato in provincia di Nuoro per il comparto dell’Industria. «Anche in quel caso – ha affermato Carta – non si è mai riusciti a capire che fine abbiano fatto gli investimenti statali per il rilancio dell’economia del centro Sardegna».  Il consigliere sardista ha quindi annunciato l’imminente proposta di costituzione di una specifica commissione d’inchiesta  per capire quante imprese del nuorese abbiano beneficiato di fondi pubblici, come siano stati gestiti e quali siano state le ricadute. «E’ la stessa filosofia – ha concluso Carta – che ispira la proposta avanzata dall’onorevole Deriu per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul sistema sanitario sardo».

Luca Pizzuto (Sel) ha espresso soddisfazione per la decisione dell’on. Deriu di proporre una commissione d’inchiesta sulla sanità. «La verità è sempre rivoluzionaria – ha detto Pizzuto citando Pasolini – ci troviamo davanti a un dato di fatto: il bilancio della Regione è quasi interamente assorbito dalla spesa sanitaria. Se le risorse venissero spese solo nell’interesse dei cittadini avremmo la migliore sanità del mondo. Invece sono numerosi gli sprechi e le anomalie gestionali».

Luca Pizzuto ha quindi proposto che la commissione d’inchiesta svolga una’analisi a tutto campo per capire dove sono gli sprechi e le collusioni clientelari che per troppo tempo hanno condizionato la sanità sarda. «Occorre coraggio – ha concluso il consigliere di Sel – per andare a fondo. Per costruire una sanità migliore e liberare risorse per le politiche di sviluppo bisogna abbattere il sistema clientelare e distruggere le collusioni».

Giorgio Oppi (Udc) ha invece chiesto all’Aula di dare mandato al presidente del Consiglio per la nomina della Commissione d’inchiesta sulla sanità. «Sarà quella – ha detto Oppi – la sede deputata a svolgere tutte le verifiche necessarie per far luce su sprechi e incongruenze del sistema sanitario isolano».

Il capogruppo del Centro Democratico Roberto Desini ha attaccato il sistema di gestione della sanità in Sardegna . «Difficile non intervenire quando si sentono alcune affermazioni da parte di chi in passato ha gestito la sanità– ha detto Desini – non è un problema di carattere culturale, è un problema che riguarda tutti i cittadini sardi». L’esponente della maggioranza si è poi augurato che la commissione possa stanare, una volta per tutte, le inefficienze  che hanno caratterizzato il sistema sanitario isolano. «L’obiettivo – ha concluso Desini – è creare l’opportunità di mettere al centro della sanità il cittadino-paziente».

Il presidente ha dato la parola al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, il quale ha ribadito il sostegno all’istituzione della Commissione sulle basi e con gli obiettivi illustrati dal consigliere Roberto Deriu. Fortemente critico verso l’atteggiamento del capogruppo del Cd, Roberto Desini, che con i suoi attacchi verso gli altri «non guarda a quanto accade a casa propria». Pittalis ha sottolineato che l’obiettivo della commissione resta quello di valutare i problemi, per trovare soluzioni, e non usarla come un tribunale, come strumento per lavare panni sporchi o ancora, per «atteggiamenti di rivalsa di qualcuno perché non è stato accontentato nella nomina dei commissari».

Il presidente ha poi dato la parola alla Giunta. L’assessore regionale della Salute, Luigi Arru ha dato parere favorevole e ha dichiarato di voler sostenere, attraverso il supporto degli uffici dell’assessorato, l’attività della Commissione. Arru ha annunciato di aver dato mandato agli uffici di predisporre l’atlante della sanità sarda con tutti i numeri e verrà messo a disposizione della Commissione. L’assessore ha anche annunciato che il 29 dicembre è stata approvata una delibera, grazie a un accordo con Federfarma, per distribuire nelle farmacie i farmaci da dare ai pazienti che devono proseguire le terapie a casa, inserendo anche i farmaci Nao (anticoagulanti). «Dobbiamo salvare il sistema sanitario nazionale – ha affermato Arru – che è un buon sistema. Ben venga questa commissione». Per quanto riguarda la trasparenza sugli appalti, Arru ha ricordato che con l’istituzione della Centrale unica d’acquisto la trasparenza sarà garantita.

Il presidente ha quindi annunciato che è stato presentato un ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo. Il primo firmatario, Pietro Cocco (Pd), ha illustrato il testo che delega il presidente del Consiglio regionale a nominare i componenti della Commissione d’inchiesta che entro sei mesi riferisca al Consiglio sui seguenti punti: «Quale sia l’incidenza della spesa farmaceutica, convenzionata e ospedaliera, quale sia il suo andamento di crescita, quale sia raffronto con la medesima spesa nelle altre regioni italiane; quali siano le differenze di spesa sanitaria alle diverse Asl della Sardegna; quale sia stata la rispondenza tra gli obiettivi aziendali e quelli effettivamente raggiunti; quale Sia la distribuzione delle risorse umane tra medici, paramedici, infermieri, operatori sociosanitari, farmacisti; quale sia stata la gestione delle gare pubbliche per l’acquisto di beni e servizi, quali gare abbiano avuto compimento e quali non siano state rese operative, nell’eventualità per quali ragioni; quali possono essere i margini operativi per una contrazione dei costi nel mantenimento dei livelli di assistenza».

Dopo aver avuto il parere favorevole della Giunta, il presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato. Il presidente ha messo poi in votazione l’autorizzazione dell’esercizio provvisorio del Consiglio regionale fino al 28 febbraio.

Proseguendo nell’esame dell’ordine del giorno, il presidente Ganau ha avviato la discussione generale della proposta di legge 76/A – “Norme per l’istituzione di un servizio pubblico regionale per l’informazione televisiva locale e per la produzione e diffusione di programmi per la valorizzazione della lingua, della cultura e dell’identità sarda”, dando la parola al relatore, il presidente della commissione Informazione Gavino Manca, del Pd.

Nella sua relazione, Manca ha ricordato l’articolato confronto svoltosi in commissione anche con il contributo positivo e costruttivo dei consiglieri di minoranza. Siamo consapevoli, ha detto Manca, «della necessità di una legge complessiva che risponda all’evoluzione normativa e tecnologica del mondo dell’informazione, che rende ormai superata la legge regionale del ‘98». Il settore, ha aggiunto Manca, «attraversa una crisi senza precedenti provocata in buona parte dall’avvento del digitale terrestre, dall’espansione di internet e dal calo della raccolta pubblicitaria». Rispetto al testo originario, ha detto ancora il consigliere Manca, «sono state introdotte alcune modifiche soprattutto per correggere una impostazione di una sorta di servizio pubblico che avrebbe comportato problemi sia con la normativa vigente che con il ruolo della Rai, ma il testo mantiene alcuni punti molto qualificanti: il contenuto del servizio richiesto, la concessione di contributi a fronte di pacchetto programmi legati all’informazione locale e a temi di grande rilevanza, come programmi di pubblica utilità, la conoscenza dell’Europa, i minori e i giovani». I criteri per l’attribuzione dei fondi, ha spiegato successivamente il relatore, «sono quelli della copertura territoriale, dell’utenza raggiunta, dei dipendenti a tempo pieno presenti nelle aziende, del ruolo incisivo del Corecom sui controlli relativi al possesso dei requisiti, della possibilità anche per le piccole emittenti associate di accedere ai contributi». Un provvedimento, ha infine sintetizzato Manca, «che auspichiamo possa alleggerire la crisi del comparto».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha sostenuto che «il lungo lavoro sul testo svolto in commissione ci spinge a guardare con occhi diversi la normale dialettica interna del Consiglio regionale, impegnando tutti per una norma equilibrata, con interventi di sistema che senza dare un giudizio sull’editoria sarda nel suo complesso cerca di raggiungere un obiettivo alto». «Al di là di un bilancio dell’esperienza storica della tv locale in Sardegna – ha proseguito Tunis – è chiaro che l’introduzione del digitale è stato un evento di portata storica che ha prodotto risultati negativi in tutta Italia, un contesto che ha trascurato la peculiarità di queste aziende i cui capitali sono non solo economici ma soprattutto in termini di risorse umane tecniche e giornalistiche». Dopo aver ricordato l’intervento della Regione nella precedente legislatura, l’esponente di Forza Italia si è soffermato sui problemi del settore dell’informazione, ponendo l’accento sul fatto che «occorre puntare non solo al funzionamento delle imprese ma alla loro crescita, non basta in altre parole sostenere chi c’è già ma allargare gli spazi di pluralismo, dell’accesso libero all’informazione nel territorio regionale, per consolidare fra l’altro un sistema in grado di far dialogare positivamente istituzioni e i cittadini, fermo restando il valore di un sistema informativo fortemente legato alla nostra identità, alla nostra cultura ed alla nostra lingua».

Il consigliere Paolo Zedda (Soberania e Indipendetzia) ha assicurato il pieno appoggio alla legge per due ragioni fondamentali. «Noi pensiamo – ha affermato – che un settore che occupa in Sardegna circa 200 persone, con aziende i cui ricavi provengono per due terzi dal mercato pubblicitario, ha elementi non certo trascurabili anche perché in profonda crisi, dovuta al momento economico generale ma anche ad un deficit di credibilità per l’aumento progressivo degli spazi del digitale terrestre». C’è poi, ha dichiarato Zedda, «un fattore specifico della Sardegna dove il costo del personale e dei contratti ha avuto incidenza del 59% sulla spesa complessiva delle aziende, dato quasi doppio rispetto alla media nazionale». Il consigliere ha poi ricordato le difficoltà di reti televisive come Sardegna Uno, in forte ristrutturazione, di Videolina dove sono state avviate le procedure di mobilità, di Cinque stelle dove non vengono pagati da mesi gli stipendi, soffermandosi poi sul valore democratico e civile dell’informazione locale: «La tv garantisce fra l’altro – ha sostenuto – il diritto popoli a non uniformarsi ad un certo pensiero unico, è un grande veicolo di trasmissione informazioni, informa l’opinione pubblica, orienta scelte, comportamenti e linguaggi, rappresenta uno strumento importantissimo per l’affermazione della nostra identità, della nostra cultura, delle nostre differenze e specificità».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha espresso l’opinione che la legge sia «un’occasione da cogliere per riaprire su basi buone il rapporto della Regione con l’Europa, affermando con forza in quella sede che il riferimento all’identità sarda non è un espediente per attirare aiuti di Stato ma, a supporto di questa azione, occorre un ruolo politicamente incisivo della Giunta regionale senza la mediazione del Governo centrale». E’sbagliato, secondo Floris, «lasciare questo problema sullo sfondo, anche perché la Sardegna non parte affatto da zero; abbiamo fatto due conferenze sulle politiche regionali ed europee approvando il cosiddetto documento di Cagliari sui rapporti fra Europa, Regioni e Regioni speciali, partiamo da qui».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo in luce il ruolo importantissimo della stampa e dell’editoria anche nella ripresa economica, ideale e di valori della nostra società che tutti auspichiamo. «Il settore – ha ricordato – subisce gli effetti di una crisi profonda che ha il suo epicentro nel lavoro di diverse categorie produttive, ma proprio per questo non dobbiamo dimenticare che la libertà di stampa è un valore assoluto che deve restare libero da ogni condizionamento». «In commissione – ha continuato Pittalis – abbiamo fatto il possibile anche per avere iter accelerato del provvedimento ma forse velocità ci ha fatto perdere di vista la valutazione di alcuni aspetti e cioè che la legge doveva essere approvata entro il 2014 mentre oggi abbiamo qualche problema di copertura finanziaria». Speriamo che il governo non faccia obiezioni, ha concluso Pittalis, annunciando il voto favorevole del suo gruppo «nonostante la maggioranza sia a ranghi ridottissimi» ed insistendo su «uno sforzo ulteriore per dare alla Sardegna una legge organica di riforma dell’informazione».

Il presidente Ganau ha quindi concesso la parola all’assessore della Cultura, Claudia Firino, che ha evidenziato la situazione di crisi che investe il settore della emittenza televisiva privata ed ha confermato a questo proposito, l’impegno responsabile delle istituzioni e della Regione sarda, in particolare. L’assessore ha quindi dichiarato il parere favorevole dell’esecutivo per il provvedimento che – a suo giudizio – offre risposte in ordine a due temi fondamentali. Da una lato, la salvaguardia dei livelli occupazionali e dall’altro la tutela e la valorizzazione della lingua sarda.

L’assessore Firino ha definito la legge in discussione, un primo passo nel verso di una rivisitazione delle norme in materia di emittenza e editoria ed ha concluso evidenziando come l’attuale normativa non tenga conto della editoria on line.

Il consigliere di FdI (gruppo Sardegna), Paolo Truzzu, in sede di dichiarazione di voto, ha preannunciato il voto favorevole («non è la migliore delle leggi ma è una legge giusta e equa») al provvedimento, auspicando una riforma dell’intero sistema dell’editoria sarda.

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, nel ribadire i valori della libera informazione e della democrazia ha preannunciato voto favorevole «in memoria dei giornalisti morti a Parigi per difendere la libertà e la democrazia».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha quindi proposto un minuto di silenzio in segno di lutto e solidarietà per le vittime dei tragici fatti di Parigi.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha accolto l’invito del capogruppo Pittalis ed ha invitato i consiglieri ad alzarsi in piedi per il tributo dell’Assemblea sarda alle vittime di Parigi.

Terminato il minuto di raccoglimento l’Aula ha proceduto con la votazione del passaggio agli articoli (approvato) e di seguito con l’approvazione dell’articolo 1 (modifiche all’articolo 1 della legge regionale 22\98 – Finalità) e con 39 favorevoli su 39 votanti (40 presenti) ha dato disco verde anche all’articolo 2 (destinatari degli interventi).

Aperta a discussione sull’articolo 3 (requisiti) il presidente ha annunciato la presentazione di 7 emendamenti.

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca ha quindi formulato parere favorevole per gli emendamenti, a firma Cocco Pietro e più, n. 3, 4, 5, 6, 7, 13  e parere contrario per l’emendamento n.2 (Truzzu). La Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore e l’Aula ha approvato l’emendamento n. 3 che sopprime il comma 2 dell’articolo 3; l’emendamento n. 4 che sostituisce la lettera c) del comma 1) dell’articolo 3) con la seguente dicitura: «c) possedere una stabile organizzazione redazionale dotata di giornalisti e personale tecnico amministrativo con rapporto di lavoro a tempo indeterminato assunto con contratto di categoria e un direttore responsabile»; e l’emendamento n. 5 che sostituisce la lettera d) del comma 1) dell’articolo 3) con la seguente dicitura: «d) essere in regola con il versamento degli oneri previdenziali e assistenziali attestato attraverso il Documento unico di regolarità contributiva (Durc) dall’Inpgi o, per il personale non giornalistico, dall’Inps».

Il presidente preso atto dell’approvazione dell’emendamento n. 5 ha dichiarato decaduto l’emendamento n. 2 (Truzzu). Posto in votazione e approvato il testo dell’articolo 3, il presidente Ganau ha proceduto con la votazione degli emendamenti aggiuntivi e l’Aula ha dato il via libera all’emendamento n. 6 che aggiunge, dopo la lettera “a bis”) del comma 1 la dicitura “essere società costituite da almeno 36 mesi”: l’emendamento n. 13 che alla lettera e) del comma 1 dell’articolo 3) dopo la parola “popolazione” aggiunge le seguenti: “a tal fine le emittenti televisive possono costituire un raggruppamento temporaneo di imprese o un consorzio”; e l’emendamento n. 7 che dopo il comma 1) dell’articolo 3 aggiunge il seguente: «1-bis) Alle emittenti che trasmettono in ambito locale televisivo in assenza del requisito di cui alla lettera e) del presente articolo la Giunta regionale, con delibera di cui al comma 3) dell’articolo 24 bis, riserva il 15 per cento delle risorse previste dalla presente legge, nel rispetto dei criteri e delle modalità stabilite nella medesima delibera».

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’articolo 4 per il quale sono stati presentati due emendamenti sostitutivi parziali e uno aggiuntivo. Per tutti, il presidente della Seconda Commissione, Gavino Manca, ha dato parere favorevole.

Il primo emendamento, presentato da diversi consiglieri di maggioranza e opposizione elimina la previsione di specifici programmi dedicati alle donne da parte delle emittenti beneficiare delle provvidenze. Il secondo, anche questo bipartisan, stabilisce che i contributi vengano erogati alle aziende editoriali in base al numero di giornalisti e tecnici assunti a tempo indeterminato. Il terzo emendamento, aggiuntivo, prevede l’obbligo da parte della Giunta di presentare una relazione dettagliata sull’attuazione degli interventi e dei risultati ottenuti. Gli emendamenti e il testo dell’articolo sono stati approvati dall’Aula.

L’Assemblea ha poi esaminato l’articolo 6 (norma finanziaria) al quale è stato presentato un emendamento sostitutivo totale che  individua la copertura finanziaria della legge negli stanziamenti ordinari di bilancio destinati alla legge regionale 22/1998 Legge per l’editoria). L’emendamento, per il quale il presidente della Seconda Commissione Gavino Manca ha dato parere favorevole, ha ottenuto il via libera dall’Aula.  Il Consiglio ha quindi approvato l’articolo 7 e votato il testo finale della legge.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione la mozione n. 58 «sulla richiesta di una moratoria internazionale sull’attività venatoria verso i turdidi maggiori (Tordo Bottaccio, Tordo Sassello, Storno, Merlo e Cesena) e sulla ridefinizione della normativa regionale in materia venatoria e di governo del territorio».

Modesto Fenu (Zona Franca), primo firmatario del documento, ha illustrato la mozione e chiarito il significato dell’iniziativa parlamentare. «C’è una palese ingiustizia subita dai cacciatori sardi, nonostante le competenza primaria in materia venatoria da parte della Regione – ha detto Fenu – la mozione punta a garantire alle doppiette nostrane le stesse opportunità date ai cacciatori delle altre regioni italiane». Fenu ha poi ricordato la recente sentenza della Corte di Strasburgo che riconosce alle associazioni venatorie un ruolo di primo piano nella gestione e difesa del territorio, un ruolo riconosciuto anche in Sardegna per l’abbattimento delle specie nocive. «L’attività delle associazioni venatorie è utile a garantire un migliore governo del territorio – ha sostenuto l’esponente della minoranza – non si capisce per quale motivo la caccia ai turdidi si deve concludere l’8 gennaio in Sardegna mentre nelle altre regioni si posticipa al 31 gennaio. Chiediamo che ai cacciatori sardi venga assicurato lo stesso trattamento riservato a quelli italiani ed europei».

L’assessore all’ambiente Donatella Spano ha chiarito che la Giunta è attenta a tutte le questioni che riguardano l’attività venatoria in Sardegna soffermandosi su alcuni punti della mozione. In particolare, Spano ha spiegato che la Giunta ha partecipato al tavolo tecnico con il Governo e ha fornito diversi spunti al Ministero. «Abbiamo chiesto un approfondimento per capire il perché delle differenze nel calendario venatorio tra Sardegna e Corsica e manifestato la necessità di un approfondimento per rivisitare le date in modo che i cacciatori sardi non siano discriminati, il primo principio da seguire, in ogni caso, è sempre quello della protezione della specie».

A conclusione del suo intervento, Donatella Spano ha annunciato la presentazione, a breve, del Piano faunistico regionale e del regolamento di attuazione della legge 23 in linea con le peculiarità del territorio sardo e in armonia con la normativa nazionale e internazionale.

 Il presidente ha dato quindi la parola per la replica a Modesto Fenu (Sardegna): «Penso che ognuno debba rendersi responsabile di quello che dice», ha affermato rivolgendosi a uno scambio avuto poco prima con il capogruppo del Pd, Pietro Cocco. «Credo che questa mozione sia meritevole di essere sostenuta dal Consiglio», ha aggiunto Fenu ricordando di aver manifestato la disponibilità a togliere i due punti che non convincono l’assessore e ha esortato l’Aula a votare la mozione in maniera unitaria. Pietro Cocco (Pd) è intervenuto per dichiarare di non sapere di cosa stesse parlando il collega Fenu e ha affermato di condividere appieno quanto affermato dall’assessore Spano. Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha chiesto la verifica del numero legale. Il presidente ha dato la parola al presidente della Quinta commissione, Luigi Lotto (Pd) il quale ha proposto di dare il tempo all’assessore di attuare l’impegno preso oggi, ritirare la mozione e, dopo la Finanziaria, riprendere l’esame della situazione in commissione.

Hanno poi annunciato voto favorevole Pietro Pittalis (FI), Angelo Carta (Psd’Az) e Attilio Dedoni (Riformatori sardi).

Il presidente ha messo in votazione la mozione con procedimento elettronico per la verifica del numero legale. Non essendoci il numero legale, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e convocherà il Consiglio a domicilio.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato ieri sera la legge che sopprime l’agenzia “Sardegna Promozione”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Il Consiglio ha cominciato l’esame dell’ordine del giorno, con DL n. 98 relativo alla soppressione dell’Agenzia “Sardegna Promozione”. Il presidente ha quindi dato la parola al relatore del provvedimento Piero Comandini (Pd).

NeI suo intervento, Comandini (Pd) ha osservato che la Giunta sta seguendo un indirizzo coerente con il contenuto di altre Proposte di legge di iniziativa consiliare presentate sull’argomento. Quando venne costituita l’Agenzia nel 2006, ha ricordato Comandini, «rappresentava uno strumento positivo e innovativo per lo sviluppo del turismo, la promozione dell’immagine della Sardegna nel mondo ed il sostegno alla crescita internazionale delle imprese sarde, in un contesto di forte semplificazione e riorganizzazione del settore secondo un modello che intendeva riunire competenze svolte fino ad allora da più assessorati». Nella realtà, ha spiegato poi il consigliere del Pd, «dopo il cambio di maggioranza nel 2009 alcuni assessorati non hanno delegato alcuna competenza e l’Agenzia si è occupata solo di promozione turistica; questo è stato l’elemento negativo che è andato in una direzione opposta rispetto alla legge istitutiva, esaurendo il ruolo dell’Agenzia in quello di un braccio operativo della presidenza». «La situazione economica attuale – ha aggiunto Comandini – è profondamente cambiata, anche la Regione Sarda deve fare cura dimagrante al pari delle altre Regioni sulla stessa materia come la Toscana». Concludendo, il consigliere del Pd ha assicurato che nessuno dei dipendenti dell’Agenzia sarà lasciato a casa, anzi «tutte le professionalità esistenti saranno valorizzate».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha esordito affermando che «non tutte le ciambelle escono col buco; quando Sardegna promozione venne istituita dalla Giunta Soru aveva lo scopo di evitare sovrapposizioni sostenendo la crescita del turismo e la penetrazione internazionale delle imprese sarde, ma occorre riconoscere che entrambi gli scopi non sono stati raggiunti». Lo scenario di riferimento, inoltre, secondo Agus «è profondamente cambiato ed anche per questo si rende necessaria la sua chiusura, senza dimenticare che nell’ultima fase di attività l’Agenzia si è occupata solo della concessione di contributi in modo quantomeno discutibile». Il problema, ha detto ancora il consigliere di Sel, «è che le politiche di promozione oggi sono al palo, c’è grande distanza fra quello che siamo e quello che dovremmo essere; Sardegna Promozione, peraltro, ha alimentato false speranze anche perchè aiutare lo sport è una cosa importante ma va fatto con serietà». «Oggi – ha sintetizzato Agus – usciamo finalmente dall’ambiguità, stiamo chiudendo una Agenzia che ha fatto male anche se gli obiettivi restano validi, usciamo piuttosto dal provincialismo concentrandoci sull’area Mediterranea e sui mercati mondiali emergenti come la Cina: per raggiungere questi obiettivi è auspicabile la creazione di un ente di natura pubblico-privata che metta insieme tutti i soggetti che operano nel turismo, dalle Camere di commercio alle imprese del settore».

Stefano Tunis (Forza Italia), in apertura del suo intervento, ha denunciato una carenza di motivazione nel provvedimento all’esame del Consiglio. «Perché – ha chiesto Tunis – si discute oggi la soppressione dell’Agenzia “Sardegna Promozione”, istituita dalla Giunta Soru e gestita dal centrosinistra per anni? E’ forse un regolamento di conti all’interno del Pd che esprime la volontà dell’attuale maggioranza di marcare la differenza rispetto alla precedente esperienza del centrosinistra alla guida della Regione?».

L’esponente di Forza Italia ha poi rimarcato l’urgenza di affrontare problemi molto più importanti per la Sardegna. «Ci sono in campo tante questioni ancora irrisolte – ha detto Tunis – come la nuova legge urbanistica, la finanziaria 2015, l’emergenza occupazione e gli interventi a sostegno dell’economia. La priorità invece sembra essere quella di cancellare ciò che ha fatto Soru. Perché non farlo nel corso del dibattito sulle primarie del PD?». Tunis ha infine sollecitato la maggioranza a chiarire come intende affrontare in futuro il problema della promozione locale e della valorizzazione del marchio Sardegna in giro per il mondo.

Secondo Mario Floris (Uds), il provvedimento in discussione non fa che confermare la linea politica adottata dalla Giunta regionale nel suo primo anno di mandato. «L’esecutivo regionale ha preso come esempio il Governo nazionale. Si copia ciò che fa Renzi. E’ la politica dei piccoli passi: si distrugge quello che c’è ma non s’intravede una strategia di lungo termine». Floris ha poi ricordato i risultati ottenuti in passato con l’Esit (Ente Sardo Industrie Turistiche), gli enti provinciali per il turismo e le agenzie collegate per la promozione della Sardegna nel mondo. «Avevamo una struttura meravigliosa che camminava con le sue gambe. Poi si è ritenuto di accentrare tutte le competenze in un’unica agenzia. Ora si vuole cambiare direzione con la cancellazione di Sardegna Promozione». Il leader dell’UDS ha poi definito “contraddittoria” l’azione della Giunta e della sua maggioranza che rivendica più competenze al Consiglio e poi affida alla Presidenza della Giunta e agli assessorati competenti tutto il potere decisionale in materia di promozione turistica.

Roberto Desini, capogruppo del Centro Democratico, ha invece difeso la proposta di soppressione dell’Agenzia. «Anzi – ha detto Desini – questo provvedimento doveva essere approvato all’inizio della legislatura. Se si discute oggi è perché, a più riprese, la minoranza ha chiesto un rinvio dell’esame». Desini ha poi denunciato un uso improprio di Sardegna Promozione: «Lo spirito con cui è stata istituita l’Agenzia è venuto meno. Il centrodestra lo ha trasformato in bancomat elettorale, in strumento politico e propagandistico».

L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato il finanziamento di fiction televisive «che non sono servite a migliorare l’immagine della Sardegna», i contributi a società sportive che nulla avevano a che fare con la promozione turistica. «Sardegna Promozione è il modello di gestione del governo della Regione da parte della Giunta Cappellacci. Un modello sbagliato che oggi viene cancellato. L’intenzione di questa maggioranza – ha concluso Desini – è rimettere a posto l’intero sistema Sardegna».

Il presidente ha poi dato la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha condiviso l’intervento del relatore della maggioranza sul motivo per cui si va verso la chiusura di Sardegna Promozione. Cocco ha spiegato che l’agenzia era nata con uno spirito molto ambizioso: parlare di Sardegna nel mondo coordinando le iniziative con i diversi assessorato. La legge istitutiva era lodevole, ha spiegato l’esponente della maggioranza, ma poi sono gli uomini che hanno il compito di usare gli strumento a disposizione e non lo ha fatto nel giusto modo. Cocco ha poi riversato le responsabilità del fallimento di questa iniziativa  la scorsa maggioranza di centrodestra. «Lo strumento era nobile ma non l’utilizzo che ne è stato fatto», ha affermato, auspicando che le funzioni tornino in capo ai diversi assessorati, così come il personale. E’ poi intervenuta Alessandra Zedda, in qualità di capogruppo di Forza Italia, la quale ha chiarito che Fi non vuole tenere in vita Sardegna promozione, ma ha ribadito la necessità di dotarsi di uno strumento e di una regia unica per la promozione della Sardegna nel mondo. «Ammetto che Sardegna promozione non ha svolto appieno i compiti per cui era stata pensata», spiegando poi che il centrodestra aveva «ereditato un’agenzia vuota, senza personale e con due direzioni generali senza nessuno da dirigere. Il presidente Soru ha avuto una giusta intuizione, ossia un’unica agenzia per la promozione dell’immagine della Sardegna». Per Zedda in questa legge manca un’alternativa all’agenzia: «Avremmo preferito che la soppressione arrivasse nell’ambito di una riorganizzazione generale della Regione». Per il consigliere di forza Italia la regia potrebbe essere trasferita alla Presidenza della Regione e ha esortato la maggioranza a non dimenticare che siamo alle porte dell’Expo 2015.

L’assessore del Turismo, Francesco Morandi, ha ricordato in apertura del suo intervento, le funzioni affidate all’agenzia “Sardegna Promozione”: promozione economica; internazionalizzazione dei prodotti; attrazione degli investimenti. Morandi ha quindi evidenziato come tra tali funzioni non vi sia quella della promozione turistica, sottolineando la complessità dei compiti assegnati a Sardegna promozione. L’assessore ha quindi spiegato che l’agenzia non è mai stata nei fatti un ente autonomo e le sue attività sono state garantite attraverso i trasferimenti effettuati dai diversi assessorati. Tra questi, l’assessore Morandi, ha ricordato i 13 milioni e mezzo di euro in capo al Turismo. «L’agenzia – ha proseguito il membro dell’esecutivo Pigliaru – ha erogato contributi di scopo con un’attività che è tipica degli assessorati regionali». Per quanto attiene i processi gestionali, l’assessore ha definito l’agenzia “una costola dell’amministrazione regionale”. «La Giunta – ha dichiarato Morandi – ha compiuto una valutazione tecnica ed ha accertato la sproporzione dei fini assegnati a Sardegna Promozione, rispetto ai mezzi e agli strumenti messi a disposizione». Il delegato del Turismo ha quindi insistito sulla natura giuridica dell’agenzia di cui si propone la soppressione per affermare che «invece di un’agenzia di promozione sarebbe più utile un’agenzia di sviluppo, sull’esempio di ciò che è stato fatto nella regione Veneto».

«La Giunta – ha proseguito l’assessore – ha quindi deciso con grande sofferenza di riportare le competenze che sono attualmente in capo all’agenzia, all’interno dei singoli assessorati e di procedere con la soppressione di “Sardegna Promozione.»

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con scrutinio elettronico (presenti: 47; votanti: 45; favorevoli: 45).

Il presidente Ganau ha annunciato la presentazione di un emendamento sostitutivo parziale (Cocco Pietro e più) all’articolo 1 Soppressione dell’Agenzia governativa regionale Sardegna Promozione del Dl 98 che così recita: «Al comma 1, dopo le parole “è soppressa”, il periodo “trascorsi 30 giorni dall’entrata in vigore della presente legge” è sostituito dal seguente “all’entrata in vigore della presente legge”».

Sono intervenuti nella discussione il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, la consigliera di Fi, Alessandra Zedda e la consigliere del Cd, Anna Maria Busia. L’assessore del Turismo, Francesco Morandi, in risposta ad alcune precisazioni chieste dalla consigliera Zedda, in merito alla conclusione delle pratiche al momento in corso presso l’agenzia “Sardegna Promozione”, ha assicurato che le «funzioni di Sardegna Promozione saranno trasferite automaticamente agli assessorati di riferimento».

Il relatore di maggioranza, Piero Comandini (Pd) ha espresso parere favorevole all’emendamento n. 1 e analogo parere è stato espresso per conto della Giunta dall’assessore Morandi. Il presidente ha quindi proceduto con la votazione dell’emendamento sostitutivo, che è stato approvato,  e con la votazione dell’articolo 1) che è stato approvato.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sull’articolo 2 e sugli emendamenti.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha ribadito la sua posizione favorevole al provvedimento sottolineando però, a suo avviso, la validità dell’idea originaria. «Se questo validità viene riconosciuta – ha osservato – non si capisce come si possa tornare semplicemente indietro riportando le competenze dell’Agenzia all’interno degli assessorati, fatta eccezione per un non meglio precisato nuovo Ente che dovrebbe fare capo alla presidenza della Giunta; l’emendamento presentato, sotto questo profilo, crea confusione e sovrapposizione di competenze».

Il consigliere Piero Comandini (Pd) ha riaffermato la sostanza del problema centrale, cioè che l’Agenzia non ha svolto le funzioni per le quali era stata costituita. Nel merito, ha tenuto a chiarire che «la parte turistica vene trasferita all’assessorato di riferimento mentre per quella relativa alla promozione economica la Giunta si riserva la costituzione di uno strumento ad hoc che non necessariamente deve essere un nuovo Ente ma un organismo collocato all’interno del sistema-Regione».

Con i pareri favorevoli del relatore e della Giunta, il Consiglio ha approvato l’emendamento sostitutivo parziale (Cocco Pietro e più) presentato all’articolo 2 Successione nelle competenze e nei rapporti giuridici attivi e passivi che così recita: «Il comma 1 dell’articolo 2 è così sostituito: Le competenze dell’agenzia in materia di coordinamento delle attività di promozione economica di sostegno della capacità di esportazione e penetrazione dei prodotti sardi nei mercati esterni e di attrazione degli investimenti, sono attribuite all’amministrazione regionale. Successivamente all’entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale, ai sensi delle legge regionale 25 novembre 2014, n. 24 (disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione) individua la struttura dell’amministrazione, idonea a svolgere dette competenze».

L’Aula ha quindi proceduto con l’approvazione dell’articolo 2 e – dopo aver dato il via libera all’emendamento n. 3 (Cocco Pietro e più) all’articolo 3 (Disposizioni in materia di personale), che così recita: al comma 1 dell’articolo 3 le parole «ed è assegnato alla presidenza della Regione» sono sostituite dalle seguenti «ed è inquadrato nei ruoli dell’amministrazione regionale»; ed all’emendamento n. 4 (Pietro Cocco e più) che sopprime l’articolo 3 bis del Dl 98 – ha approvato con 47 voti favorevoli ed un solo astenuto il testo finale della legge.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi sospeso i lavori e convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato le decisioni della Conferenza dei capigruppo sull’ordine dei lavori. L’assemblea esaminerà nella seduta odierna la mozione n.106, presentata da diversi consiglieri di maggioranza e opposizione, «sulla mancata erogazione dei contributi regionali alle famiglie numerose (bonus famiglia)», mentre domani verranno discussi la proposta di legge 76 “Norme per l’istituzione di un servizio pubblico regionale per l’informazione televisiva locale e per la produzione e diffusione di programmi per la valorizzazione della lingua, della cultura e della identità sarda”, un ordine del giorno sull’istituzione della commissione d’inchiesta sulla sanità, l’autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio e la mozione n.58 sulla caccia. Il presidente ha quindi dato la parola al consigliere Michele Cossa per l’illustrazione della mozione n. 106.

«Questa mozione – ha esordito Cossa – muove da un assunto: la centralità della famiglia nella società. In un momento di così grande difficoltà economica per la Sardegna la coesione sociale è garantita dalla famiglia che costituisce una rete di protezione sopperendo alle carenze delle istituzioni pubbliche». L’esponente dei Riformatori ha denunciato il distacco della politica rispetto a questi temi. «Un disinteresse ormai inaccettabile – ha proseguito Cossa – l’emergenza famiglia rischia di diventare dirompente. La Sardegna è una delle regioni con il più basso tasso di natalità. Serve una legge specifica che rimetta la famiglia al centro dell’azione delle istituzioni». Il consigliere della minoranza ha poi espresso soddisfazione per l’istituzione di un intergruppo in Consiglio che da alcuni mesi sta lavorando a una proposta organica da presentare all’attenzione delle commissioni competenti. «Negli anni scorsi si è cercato di intervenire a sostegno delle famiglie numerose. E’ stato un provvedimento parziale ma efficace, un intervento senza fronzoli con risorse erogate direttamente ai beneficiari senza troppi intralci burocratici, se non quelli delle normali verifiche di legge. Purtroppo lo stanziamento è passato da 3,350 milioni di euro a 600mila euro. Prima si riusciva ad aiutare 4.000 famiglie, nel 2014 poco più di 600. Per questo – ha concluso Cossa – proponiamo il tema all’attenzione della Giunta, affinché nella prossima finanziaria vengano reperite le risorse necessarie a soddisfare i bisogni delle famiglie sarde».

Paolo Truzzu, consigliere del Gruppo “Sardegna” ha espresso soddisfazione per l’approdo in aula della mozione “che consente di dibattere finalmente su un tema di grande importanza». Truzzu ha poi rimarcato la «notevole differenza» tra l’attenzione mostrata verso le famiglie dalla precedente Giunta di centrodestra e quella riservata dall’attuale esecutivo. Rivolgendosi all’assessore alla Sanità, il consigliere di Fratelli d’Italia ha quindi chiesto chiarimenti sui fondi che saranno destinati alle famiglie nella prossima finanziaria. «La famiglia è luogo di crescita e sviluppo dell’individuo. Spesso, però, è pensata come un soggetto debole che va sostenuto perché svolge il ruolo di ammortizzatore sociale e risolve problemi che le istituzioni non sono in grado di affrontare. Adesso – ha concluso Truzzu – è arrivato il momento di pensare alla famiglia come un soggetto attivo in grado di dare importanti risposte alla nostra società».

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere del Pd, Valter Piscedda, il quale ha condiviso l’obiettivo della mozione: prendere un impegno come Consiglio e come Giunta per approvare al più presto una legge che sostenga non solo le famiglie numerose, ma tutte le famiglie sarde. Piscedda ha evidenziato che ha avuto già rassicurazioni da parte dell’assessore Arru sulla volontà di collaborare attivamente, come assessorato, alla stesura della legge. Attualmente, ha ricordato il consigliere, sono disponibili 270mila euro e ne verranno aggiunti altri 300mila: “una goccia nel mare”, ma un inizio verso la definitiva legge a sostegno delle famiglie. Piscedda ha anche ricordato che il gruppo di lavoro utilizzerà anche le proposte di legge già presentate dai consiglieri Pietro Pittalis (FI) e Michele Cossa (Riformatori sardi). Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha fatto riferimento per quanto riguarda la famiglia al libro “Sottomissione” di Michel Houellebecq, che ripercorre l’attuale debolezza della civiltà occidentale ed europea. «È un problema serio, bisogna ricondurre tutto alla matrice della prima cellula della società: la famiglia, in particolare la famiglia numerosa – ha concluso Dedoni – che può incidere sullo sviluppo della Sardegna, dell’Italia e dell’Europa. I bambini sono il futuro, e noi ci stiamo negando il futuro e questo è grave».

Il presidente Ganau ha dato la parola all’assessore della Salute, Luigi Arru, il quale ha dato ampia disponibilità a trovare la migliore soluzione per sostenere le famiglie sarde, non soltanto quelle numerose. Arru ha spiegato che a causa di problemi di liquidità è stata fatta una scelta dolorosa, ossia ridurre il contributo e le famiglie aventi diritto, ammettendo soltanto quelle che hanno 5 o più figli. In una situazione di difficoltà abbiamo dovuto fare delle scelte, ha spiegato, perché il Fondo nazionale per le Politiche sociali, che può contare su circa 7 milioni di euro, deve essere distribuito fra tutti gli interventi di politiche sociali attive. «Siamo perfettamente d’accordo a fare un discorso complessivo sul sostegno per le famiglie», ha affermato Arru, spiegando che si potrebbe prevedere non solo un’erogazione monetaria ma più servizi a sostegno dell’infanzia e della compatibilità del ruolo genitoriale con l’attività lavorativa.

In sede di replica, il primo firmatario della mozione, Michele Cossa (Riformatori sardi) ha dichiarato di comprendere lo sforzo e l’impegno dell’assessore della Sanità sul tema dei sostegni alle famiglie numerose in Sardegna ma ha invitato l’esecutivo a porre in essere azioni semplici e non complicate. «Bene la proposta di un provvedimento organico – ha proseguito il consigliere della minoranza – ma in questo momento le famiglie hanno bisogno di aiuti concreti e immediati». Cossa ha concluso definendo “molto positiva” l’esperienza del “bonus famiglia”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha invitato la presidenza dell’assemblea a porre agli atti la sua sottoscrizione alla mozione 106 ed ha dichiarato di condividere grande parte delle considerazioni fatte nel corso del dibattito dai colleghi della maggioranza e dell’opposizione. «La famiglia è un tema che unisce – ha spiegato Pittalis – ed oggi il Consiglio sta dando una grande prova di maturità». Pittalis ha concluso citando lo scrittore e giornalista statunitense Alex Haley: «La famiglia è un collegamento con il nostro passato e un ponte verso il nostro futuro».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha ricordato che Sel difende tutte le famiglie, anche quelle non tradizionali ed ha ricordato all’assessore Arru che il bonus varato nella scorsa legislatura è a beneficio soltanto per i nati tra il 1 gennaio e il 31 ottobre 2014. Daniele Cocco ha quindi auspicato che in sede di legge Finanziaria i benefici possano essere estesi anche ai nati a novembre e dicembre.

Non essendoci altri consiglieri iscritti a parlare, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha posto in votazione la mozione 106 che è stata approvata con 41 voti favorevoli e un astenuto. Il presidente dell’assemblea sarda ha quindi dichiarato conclusi i lavori: il Consiglio si riunisce domani (giovedì 8 gennaio) alle 10.30.

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge sull’intervento di natura straordinaria a favore dei lavoratori dipendenti di società partecipate al 100% della Regione Sardegna, il disegno di legge della Giunta regionale sul piano di chiusura delle attività della Miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis S.p.a. – Decisione definitiva n. C (2014) 6836 della Commissione europea del 1° ottobre 2014 sull’aiuto di Stato n. S.A. 20867 (ex 2012/NN e ha approvato la proposta di legge sulle modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 agosto 2014, n. 16 (Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti). Il Consiglio ha poi esaminato due mozioni sulla riduzione dell’esenzione dell’Imu per i terreni agricoli, poi ricomprese in un ordine del giorno unitario sulla riduzione dell’esenzioni Imu, approvato all’unanimità.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con il disegno di legge della Giunta regionale che prevede un intervento di natura straordinaria a favore dei lavoratori dipendenti di società partecipate al 100% della Regione Sardegna. Il presidente ha aperto la discussione generale.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato in apertura che «non è facile parlare con le donne chiuse nella miniera di Igea, espressione di una lotta che si protrae da tempo in cui i lavoratori pagano responsabilità della politica in senso lato». Truzzu è stato critico sulla proposta della Giunta: «Stiamo ancora una volta illudendo le persone perché con questo strumento non risolveremo il problema e stiamo operando senza il necessario coraggio». In concreto, il consigliere si è dichiarato molto perplesso sulla natura del fondo di rotazione per i dipendenti delle società partecipate «che vorrebbe dire che un soggetto anticipa e uno restituisce ma questo passaggio non è chiaro, perché non è pensabile che sia la stessa Igea che non riesce a pagare gli stipendi». «Sarebbe stato più giusto – ha concluso – attivare l’agenzia delle bonifiche e farla funzionare, senza dimenticare che esiste il rischio che il fondo si possa configurare come potenziale aiuto di Stato, esponendo la Regione a possibili sanzioni».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «il problema di Igea richiama quello più generale delle bonifiche di Sulcis e dei siti minerari di tutta la Sardegna». Abbiamo di fronte un quadro, ha proseguito Locci, «in cui c’è da un lato una convenzione con la Regione che non è stata applicata e dall’altro una società decotta con grandissime difficoltà finanziarie e gestionali: stiamo provando a mettere una toppa per pagare gli stipendi arretrati ai lavoratori in un clima tensione emotiva molto forte». E’ importante perciò, ha concluso, «che non si colga questa occasione per le solite recriminazioni, privilegiando invece azioni chiare per rilanciare la società e mettere finalmente la parola fine alle pastoie burocratiche che stanno ostacolando l’attività di questa ed altre società».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha definito il tema in discussione “complesso” e ha evidenziato come le ultime due giunte regionali non siano riuscite a trovare una soluzione definitiva alla questione che riguarda le società partecipate interamente dalla Regione, le cosiddette società in house, come è l’Igea.

L’esponente della minoranza ha spiegato che la struttura societaria in house non agevola la ricerca di una soluzione definitiva e ha auspicato una riforma complessiva dell’Igea per garantire, primi tra tutti, i lavoratori. Alessandra Zedda ha quindi preannunciato il voto favorevole al disegno di legge approvato dalla Giunta e arrivato all’esame dell’Aula con la corsia preferenziale, garantita dall’articolo 102 del vigente regolamento interno del Consiglio regionale.

L’ex assessore dell’Industria prima e della Programmazione poi, della Giunta Cappellacci, non ha nascosto perplessità in ordine ai meccanismi di rimborso ma ha affermato che i contenuti del provvedimento sono sostanzialmente condivisibili. Alessandra Zedda ha concluso offrendo la disponibilità a procedere per una soluzione definitiva del problema che della società Igea.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha dichiarato in apertura l’assenso del suo gruppo al provvedimento e ha compiuto alcune precisazioni sulla gestione dell’Igea. L’esponente della minoranza ha ricordato che nel 2009 si è proceduto con la nomina di Battista Zurru per sanare un buco in bilancio di circa 14 milioni di euro e nel 2013 – ha spiegato Oppi – è stato approvato il consuntivo 2012 che si è chiuso con 2 milioni di sbilancio. «Il presidente Zurru – ha dichiarato il consigliere dell’Udc – ha lasciato con due mesi di stipendi arretrati mentre col commissario gli stipendi non pagati sono diventati sei».

L’ex assessore dell’Ambiente della Giunta Cappellacci ha quindi denunciato “atteggiamenti di scarsa collaborazione” nei confronti di Igea da parte dei funzionari dell’assessorato dell’Industria ed in particolare di quelli del settore “miniere”.

Oppi nell’auspicare una soluzione definitiva al problema Igea, ha rimarcato l’inopportunità di procedere con la società in house («sarebbe meglio una trasformazione in agenzia») ed ha proposto, nell’ottica di un risparmio nei costi di gestione, di fare ricorso all’esodo di 40 lavoratori che insieme con 20 nuove assunzioni, a giudizio di Oppi, comporterebbero un risparmio sul costo del personale di circa 3.5 milioni di euro nell’arco di un triennio.

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha sottolineato la necessità di ripensare a un programma di riconversione dei siti minerari. «In altre zone dell’Isola come Lula – ha detto Arbau – si pensa alla tutela delle miniere come patrimonio dell’umanità, si vuole lavora per costruire un sistema che funzioni e produca reddito e sia in grado di stare sul mercato». L’esponente della maggioranza ha poi invitato l’opposizione a tener conto della situazione di emergenza in cui si trovano oggi i lavoratori dell’Igea, ormai senza stipendio da mesi. «Abbiamo a che fare con una situazione molto delicata – ha proseguito Arbau – è vero che trovare una soluzione complessiva al problema è difficile. Ora l’obiettivo è quello di prenderci tre-quattro mesi, che sono il tempo del concordato, e pagare gli stipendi a persone che si trovano in oggettiva difficoltà».

Secondo Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, occorre pensare da subito a una nuova politica industriale per la Sardegna. «Oggi è stata trovata una soluzione per dare risposte ai lavoratori Igea e alle donne che hanno deciso di occupare i pozzi in segno di protesta. Si tratta di un provvedimento tampone che servirà per l’immediato ma che non individua un percorso definitivo per la società partecipata dalla Regione».

Per il consigliere di minoranza è arrivato il momento di avviare una profonda riflessione per tutti gli enti strumentali e le agenzie regionali. «Serve sobrietà in un momento di grave crisi – ha affermato Dedoni – se non siamo capaci di fare questo offriremo il fianco a coloro che propongono l’abolizione delle regioni a statuto speciale come il Presidente della Regione Toscana, Rossi». Il capogruppo dei Riformatori, infine, ha chiesto un intervento forte della politica per mettere mano alle storture dell’apparato burocratico regionale.

Ha poi preso la parola il presidente del gruppo Sardegna, Modesto Fenu, il quale ha voluto specificare che l’intervento del collega Truzzu  voleva essere «uno stimolo per trovare una soluzione definitiva per questi lavoratori». Fenu ha esortato, quindi, la Giunta a risolvere il problema e ha annunciato il voto favorevole.  Il consigliere del Centro democratico, Annamaria Busia, ha ricordato che proprio lei, nella sua veste di avvocato, aveva sollecitato per Igea l’intervento della Procura della Repubblica, che ha avviato un’inchiesta ancora in corso. Busia ha ricordato che lo stesso ex assessore dell’Industria, Antonello Liori, aveva detto che l’Igea era gestita da incapaci e ha fatto l’esempio di un bando del 2010 per lo smaltimento dell’amianto. Per eseguire quell’operazione, secondo l’esponente della maggioranza, Igea ha speso il doppio di quanto sarebbe stato necessario: circa un milione e 300mila euro contro i 700mila euro necessari. Secondo la Busia le cause sono da cercare nella gestione avvenuta nella scorsa legislatura.

Ha annunciato il suo voto favorevole Fabrizio Anedda (Misto – RCSinistra sarda) «per pagare gli stipendi ai lavoratori di Igea». Per il consigliere c’è un problema da risolvere: Igea è una società che gestisce 200 operai e il committente è la Regione. Secondo Anedda o la Regione non ha dato i soldi alla società o chi gestisce non è in grado, e ha proposto di analizzare la produttività di Igea e affrontare la situazione in maniera definitiva.

Il consigliere Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia) ha ribadito che «si tratta di un intervento straordinario attorno al quale nessuno può fare esercizio di retorica o prendersi meriti forse non dovuti; è necessario fare una analisi delle responsabilità politiche e gestionali e, infatti, di questi aspetti si sta occupando la magistratura, ma ora bisogna dare corso alla soluzione individuata dalla Giunta e dall’assessore». «In questo modo – ha sottolineato – stiamo dando una risposta ai lavoratori da mesi senza stipendio: è vero che si tratta di una soluzione importante ma non definitiva e su questa prospettiva bisogna concentrare i nostri sforzi, senza dimenticare che dietro gli uomini e le donne che lottano in galleria ci sono famiglie che hanno diritto a lavoro, dignità e futuro».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha condiviso le argomentazioni del consigliere Usula. «Il punto centrale – ha sostenuto – è la straordinarietà dell’intervento che arriva dopo l’incontro dei capigruppo con i rappresentanti sindacali di Igea». «La Giunta – ha detto ancora Cocco – ha fatto bene ad individuare la soluzione proposta attraverso il disegno di legge; è il minimo che il Consiglio regionale possa fare, e sotto questo profilo va apprezzata l’azione incisiva del presidente della Giunta per una vicenda ormai diventata di livello nazionale». «Oggi è inutile parlare del passato – ha concluso – anche perché le responsabilità saranno accertate, ma oggi votare questa legge è nostro dovere».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha definito «una ennesima umiliazione per tutti i sardi assistere alla lotta delle donne barricate dentro le gallerie per difendere diritti sacrosanti, contro una politica dimostratasi incapace di dare una prospettiva ad Igea». «Servono soluzioni definitive – ha spiegato Rubiu – attraverso un meccanismo virtuoso e nuove risorse che possano far ripartire la società per mettere in moto un processo di normalità e di vero rilancio dell’azienda». L’agenzia, ha continuato il consigliere dell’Udc, «può essere una ipotesi solida, Igea e Regione avranno più margini di manovra, vogliamo che Igea abbia un ruolo attivo nelle bonifiche sotto il controllo pubblico perché la Sardegna ne ha bisogno in un quadro di trasparenza». «Piuttosto – ha osservato – il riferimento a passate eredità contenuto nella relazione non è chiaro, la questione non è tornare indietro di quattro anni o quindici anni, perché o siamo tutti colpevoli o tutti innocenti». «Il nostro voto sarà favorevole – ha concluso Rubiu – nonostante le speculazioni».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, in riferimento ad alcuni accenti polemici emersi nel corso della discussione dai banchi dall’opposizione, ha sottolineato come quello varato dalla Giunta sia un provvedimento “semplice” che “mette a disposizione 5 milioni di euro attraverso un fondo di rotazione da pagare con la Sfirs per garantire le retribuzioni arretrate ai lavoratori dell’Igea”.

«Il tutto significa – ha spiegato l’esponente della maggioranza – che chi prima ha gestito l’Igea non lo ha fatto nella maniera dovuta». Pietro Cocco ha inoltre sintetizzato le tappe di Igea, nata nel ’90 per fare le bonifiche e gestire patrimonio e siti minerari nell’Isola. «Igea – ha affermato il capogruppo dei democratici – non ha saputo svolgere i suoi compiti».

Cocco ha anche confermato il ruolo di Igea nel settore delle bonifiche dei siti minerari «che – ha dichiarato – devono essere fatte da una società pubblica.»

Il capogruppo Pd ha quindi rassicurato sulla presentazione di un piano di rilancio dell’Igea e ha ricordato l’esistenza di un piano di esodo per i lavoratori che riguarda 94 lavoratori. Oggi però – ha proseguito Pietro Cocco – diamo una risposta all’emergenza delle retribuzioni non pagate ai lavoratori. «Lo ricordo – ha concluso Cocco – a quei consiglieri che hanno governato per cinque anni e che hanno lasciato in eredità situazioni disastrose».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ribadito la richiesta avanzata dal suo gruppo perché il provvedimento su Igea e Carbosulcis fosse inserito in cima all’ordine del giorno dei lavori in Consiglio regionale.

L’esponente della minoranza ha definito “non risolutive” le disposizioni del Dl 155 pur riconoscendo che rappresentano un primo passo nel verso dei problemi dei lavoratori. «Siamo un’opposizione responsabile – ha dichiarato Pittalis – e non cerchiamo divisioni sulle emergenze del lavoro ma chiediamo che si proceda con un piano industriale adeguato per il rilancio del ruolo e delle funzioni di Igea». Il capogruppo di Fi ha ribadito la necessità di una soluzione definitiva per scongiurare il rischio di nuovi interventi dettati dalle emergenze.

Nella parte conclusiva del suo intervento, Pietro Pittalis, si è rivolto al presidente della Giunta: «Presidente Pigliaru – ha dichiarato Pittalis – sul lavoro, il disagio sociale e il precariato, Forza Italia è al fianco di chi pone in essere iniziative serie per dare risposte ai problemi dei sardi».

Al termine dell’intervento del capogruppo di Forza Italia, il presidente Ganau ha dato la parola al Presidente della Giunta per il parere al disegno di legge.

Pigliaru ha chiarito da subito che la decisione adottata dall’Esecutivo è una soluzione di emergenza per dare una risposta ai lavoratori Igea. «Si tratta di una soluzione pienamente legittima che non sottrae l’azienda ai suoi obblighi – ha detto il capo dell’Esecutivo – è un provvedimento di sostegno al reddito dei singoli lavoratori e non influenza negativamente il principio della libera concorrenza».

Il presidente della Regione ha poi evidenziato “il disordine” in cui si trovano le società partecipate, alcune delle quali create da una cattiva politica al fine della mera gestione del potere che oggi non hanno però nessun ruolo nel mercato.

«I dipendenti Igea non devono pagare questo disordine creato dalla politica – ha affermato Pigliaru – oggi si tratta di risolvere un problema contingente ma importantissimo: consentire ai lavoratori in grande difficoltà di ricevere gli stipendi arretrati». La Giunta in ogni caso lavorerà per consentire a Igea di procedere alle bonifiche dei siti minerari: «Ci sono difficoltà forti che speriamo di poter risolvere – ha assicurato Pigliaru – il nuovo commissario si sta muovendo con molta determinazione per recuperare i ritardi causati da una politica distratta». Il presidente ha poi ringraziato l’opposizione per il contributo dato in Aula e si è detto convinto che con un confronto franco e diretto si possano trovare altre buone soluzioni per la Sardegna.

Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula all’unanimità. Subito dopo il Consiglio è passato all’esame dell’articolo 1. Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il testo dell’art.1 che è stato approvato all’unanimità. Successivamente è stato votato l’articolo 2 e il relativo emendamento aggiuntivo che fissa l’entrata in vigore del provvedimento nel giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. Articolo ed emendamento sono passati con 52 voti a favore e uno contrario. Ganau ha quindi messo in votazione il testo integrale della legge che è stato approvato con 52 voti a favore e uno contro.

Il presidente Ganau ha messo in discussione il secondo punto all’ordine del giorno: il DL 154 (Giunta regionale) “Piano di chiusura delle attività della Miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis S.p.a. – Decisione definitiva n. C (2014) 6836 della Commissione europea del 1° ottobre 2014 sull’aiuto di Stato n. S.A. 20867 (ex 2012/NN)”. Il presidente ha aperto la discussione generale e ha dato la parola a Luca Pizzuto (Sel). Il consigliere ha affermato “che o si sta dalla parte del lavoro o non ci si sta”. Pizzuto ha ricordato che «abbiamo ereditato una situazione del mondo del lavoro, attinente ai finanziamenti della Regione, disastroso». E ha ricordato l’intervento dell’attuale Giunta per risollevare le sorti dei lavoratori di Igea, con il Dl appena approvato, di Alcoa (oggi recuperata) e della Carbosulcis con un percorso  di chiusura che dà sicurezza ai lavoratori. Pizzuto ha annunciato che il gruppo di Sel sosterrà le due proposte e si impegnerà a dare risposte ai lavoratori.  

L’ex assessore dell’Industria, Alessandra Zedda (FI), ha evidenziato che «quando bisogna dare risposte ai lavoratori noi non abbiamo mai fatto mancare il nostro supporto, ma non abbiamo invece goduto dello stesso atteggiamento da parte dell’opposizione nella scorsa legislatura». Zedda ha ripercorso le tappe che hanno portata alla crisi della Carbosulcis, ricordando che il problema arriva da lontano, e ha imputato responsabilità alla Regione, ma anche allo Stato.  Zedda ha annunciato il voto favorevole per una «norma dovuta», che eviterà alla Regione di incorrere nella procedura di infrazione dell’Europa e consentirà di sostenere fino al 2027 tantissimi lavoratori e le loro famiglie. Zedda ha esortato il presidente della Regione a cercare di ottenere il maggior numero di finanziamenti possibili dallo Stato da destinare al rilancio del territorio del Sulcis Iglesiente.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha sostenuto che con il provvedimento in esame «inizia un percorso giusto in continuità con un cammino avviato alcuni anni fa, nell’ambito di un progetto di chiusura programmata condiviso fra lavoratori, sindacati e Regione ed Unione europea». Si chiude un pezzo della storia industriale della Sardegna, ha ricordato Locci, «ma oggi non avevamo soluzioni diverse; confermiamo quindi il sostegno a questa legge raccomandando che non sia una soluzione temporanea ma si rafforzi nel tempo con una prospettiva forte già a partire, per quanto riguarda la Regione, dalla prossima finanziaria».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, rivolgendosi al consigliere Pizzuto, ha affermato che «il ragionamento politico è un divenire, democrazia significa aprirsi alla partecipazione del popolo sia su scelte economiche che istituzionali, in un percorso spesso non omogeneo segnato da grandi difficoltà». Le politiche del settore minerario in Sardegna, ha aggiunto Dedoni, «sono state inadeguate e poco partecipate, segno che la politica e la classe dirigente non riescono a mettersi in sintonia con la gente; bisogna recuperare una sensibilità nuova capace di offrire più fatti e meno parole».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «stiamo chiudendo l’ultima miniera di carbone d’Italia è non si tratta  di una questione romantica, perché nel tempo ci sono state responsabilità oggettive che hanno portato a questo risultato». «La vicenda della miniera di Nuraxi Figus – ha detto ancora Cocco – poteva andare diversamente con scelte più coraggiose anche industriali e tecniche ma ora siamo di fronte ad una scelta obbligata: piuttosto, dobbiamo concentrare il nostro impegno sulla creazione di un polo tecnologico sostenibile da punto di vista ambientale, sui diversi passaggi che accompagneranno questo processo, dalla chiusura nel 2018 fino al completamento dei piani di bonifica nel 2027». Ci sono insomma molte idee da mettere in campo, ha concluso il capogruppo del Pd, «e la Regione ha un ruolo importantissimo che dovrà esercitare con grande attenzione e competenza anche nelle scelte che riguarderanno il management della società, perché non ci possono essere uomini per tutte le stagioni».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al presidente della Giunta. Il presidente Francesco Pigliaru ha sottolineato in apertura del suo intervento l’importanza del Dl 154 che fa parte – ha spiegato il capo dell’Esecutivo – del piano Carbosulcis. «Facciamo la nostra parte – ha dichiarato il presidente della Regione – e creiamo le condizioni perché il percorso di chiusura delle attività della miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis Spa (così come richiesto dalla Commissione Europea) avvenga con il minor danno possibile per i lavoratori».

Pigliaru ha quindi confermato la volontà di procedere così come concordato nell’apposito piano ed ha annunciato l’incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, in programma domani (giovedì 4 dicembre) a Cagliari sui temi dell’Igea, Piano Sulcis e sulle altre vertenze aperte in Sardegna.

A conclusione delle dichiarazioni del presidente della Giunta, il presidente del Consiglio ha concesso la parola per le dichiarazioni di voto ai consiglieri Pizzuto (Sel), Truzzu (Fdi-Sardegna), Rubiu (Udc) e Arbau (La Base-Sardegna Vera) che hanno dichiarato voto favorevole al Dl 154.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula. Si è proceduto, dunque, con la votazione dell’articolo 1) “Approvazione  del Piano di chiusura della miniera di Nuraxi Figus” che è stato approvato con votazione elettronica (52 presenti, 51 votanti e 51 voti favorevoli), quindi dell’articolo 2) “Copertura finanziaria” che è stato approvato con 51 votanti e 51 voti favorevoli.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 1, presentato da tutti i capigruppo del Consiglio (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che così recita: “La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (Buras)”. L’Aula ha dato il via libera all’unanimità (51 votanti e 51 favorevoli) all’emendamento aggiuntivo all’articolo 2 e sempre con votazione unanime sono stati approvati gli allegati A) e B) al testo di legge.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperta la votazione finale ed ha proclamato l’approvazione del Dl 154 con 51 votanti e 51 voti a favore.  (am)

Successivamente il Consiglio è passato all’esame della proposta di legge n. 139/B “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 agosto 2014, n. 16 (Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti)”.

Il testo introduce alcuni correttivi alla legge approvata nei mesi scorsi e impugnata dal Governo davanti alla Corte Costituzionale perché ritenuta contrastante con le norme europee sulla libera circolazione delle merci e sulla libera concorrenza.  Il primo firmatario Luigi Lotto, presidente della Commissione Attività Produttive, ha spiegato l’obiettivo primario della legge n.16/2014:  creare un marchio di qualità per la valorizzazione dei prodotti sardi. «Quella legge era stata licenziata all’unanimità dal Consiglio – ha ricordato Lotto – la Giunta aveva impostato una procedura presso l’Unione Europea per l’approvazione del marchio di qualità. Il Governo ha impugnato la legge contestando l’iniziativa perché andrebbe contro le normative europee sulla libera concorrenza. Noi abbiamo voluto creare un marchio che valorizzasse sistemi produttivi certificati per promuovere valori e tradizioni del mondo agricolo sardo». Il presidente della Quinta Commissione ha poi ricordato all’Aula che in Italia altre regioni si sono dotate di un marchio di qualità. Alcuni progetti sono andati in porto, altri hanno subito le contestazioni del Governo. «Non sono in grado di sapere quale sarà il destino finale della nostra legge – ha affermato Lotto – c’è però una scelta politica di fondo fatta dal Consiglio all’unanimità per porre le basi che consentano al mondo agricolo sardo di creare sviluppo economico». Lotto ha poi spiegato che con la proposta in discussione saranno corretti solo alcuni passaggi obiettivamente suscettibili di rilievi, mentre sarà mantenuto l’impianto della legge 16 e difesa l’idea della Regione di creare un marchio di qualità per valorizzare i propri prodotti tipici. “Ad altre Regioni è stato consentito – ha proseguito Lotto – come Regione Autonoma non possiamo accettare supinamente che il Governo e la Corte lascino in piedi le leggi di altre regioni cassando la nostra». In mattinata la Quinta Commissione aveva respinto la proposta del presidente del Gruppo “Sardegna” Modesto Fenu che chiedeva di non procedere ad alcuna modifica della legge regionale n.16 impugnata dal Governo. «Abbiamo deciso in sintonia con gli uffici di procedere ad alcune modifiche senza rinunciare all’impianto di fondo – ha concluso Lotto – siamo convinti che la creazione del marchio di qualità per i prodotti sardi sia un’operazione pienamente legittima».

Ha poi preso la parola il leader dell’Uds Mario Floris che ha chiesto di ritirare la sua firma dal progetto di legge. «Pensavo che ci fossero state delle interlocuzioni con il Governo nazionale – ha detto l’ex presidente della Regione – questa proposta introduce invece delle modifiche per i rilievi del governo. Fino a questo momento abbiamo difeso la nostra specialità con ricorsi e contestazioni, ora ci stiamo rimangiando tutto». Floris ha poi invitato Giunta e Consiglio a riappropriarsi del ruolo di capofila tra le regioni a statuto speciale: «Oggi ci adagiamo sulle decisioni di altri – ha affermato Floris – eppure la Sardegna è stata la prima regione al mondo a dotarsi di un testo unico sull’agricoltura». Il consigliere di minoranza ha quindi concluso il suo intervento sollecitando una difesa più forte delle tipicità sarde in modo da evitare l’invasione dei prodotti provenienti dall’estero.

Il presidente ha poi dato la parola al vice presidente della commissione Attività produttive, Luigi Crisponi (Riformatori sardi), il quale ha evidenziato il lavoro fatto dal parlamentino nell’analisi delle richieste fatte dal governo. Crisponi si è detto dispiaciuto nel rinunciare a parti importanti della legge, approvata ad agosto, come il contrassegno, la dicitura prodotto in Sardegna e sulle sanzioni, «ma dobbiamo soggiacere» a causa dei regolamenti comunitari. Il consigliere ha ricordato che la Regione Sardegna ha passato, però, indenne il controllo dell’Unione europea sul marchio di qualità e di origine dell’artigianato di qualità della Sardegna, utilizzando il marchio Isola. «Questo impone una riflessione della commissione». Crisponi ha concluso dichiarando «inevitabile assicurare, per adesso, il voto favorevole».

Per Mario Tendas (Pd) probabilmente c’è stato qualche errore a livello procedurale sul marchio collettivo di qualità. Il consigliere ha richiamato la sentenza della Corte Costituzionale 66/13 relativamente ai marchi di qualità regionali in cui viene affermato che “introdurre un marchio «regionale» di qualità può indurre il consumatore a preferire prodotti contrassegnati da tale marchio rispetto ad altri similari, producendo, quantomeno indirettamente o in potenza, effetti restrittivi sulla libera circolazione delle merci”. Tendas ha ricordato anche l’esperienza della Puglia, che ha allargato l’utilizzo del marchio ai soggetti operanti nell’Unione europea che rispettino determinati principi di qualità. Un’iniziativa, secondo l’esponente della maggioranza, da approfondire in Commissione. Il consigliere del Pd ha esortato l’Aula ad approvare la legge che «consente di salvare il salvabile».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia)  si è detto dispiaciuto del fatto che «la legge sia sotto lo schiaffo dell’avvocatura dello Stato pur essendo il frutto di un lavoro importante cui hanno contribuito maggioranza e opposizione». Con le modifiche che stiamo apportando, ha continuato Tedde, «si è deciso di salvare il bambino buttando l’acqua che comunque non è sporca ed è evidente che da parte del Governo c’è stato un eccesso di zelo: dal punto di vista tecnico stiamo facendo una operazione abbastanza marginale ma sul piano politico va denunciato l’atteggiamento del Governo che si concentra su atti formali e non guarda alla sostanza, dato che la legge non vuole violare i principi della libera concorrenza ma richiamare l’attenzione dei consumatori sul nostro marchio di qualità».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha operato una distinzione. Da una parte, ha sostenuto, «c’è un percorso di tecnica legislativa che porta al rispetto delle norme sovra ordinate nazionali ed europee ma, dall’altro, c’è poi un aspetto che riguarda la politica su cui c’è molto da dire». Il nostro obiettivo, ha spiegato, «è quello di promuovere la qualità dei nostri prodotti; in altre parole mangia sardo e compra sardo lo possiamo e lo dobbiamo dire, vogliamo avere uno strumento di promozione forte ed efficace e per questo abbiamo due strade, prodotti con marchio di qualità più un marchio qualità Sardegna che verrà regolato dai disciplinari di produzione delle varie filiere».

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera), in apertura, ha espresso dispiacere per la posizione del consigliere Floris che ha ritirato firma, «fermo restando che rilievi del Governo non sono del tutto condivisibili soprattutto in materia di concorrenza sleale». La politica, però, ha continuato Manca, «è mediazione, il legislatore deve governare il territorio con norme che consentano agli operatori economici di lavorare con dignità e non ci possiamo arroccare sulle nostre posizioni». Oggi, ha detto ancora, «dobbiamo salvaguardare l’impianto della legge e lavorare sui marchi di qualità, utilizzando anche il meglio di altre esperienze con riferimento a marchi di società private». Forse non è la migliore legge possibile, ha concluso il consigliere, «ma è l’inizio di una strada nuova che ci può portare a risultati migliori nel futuro, un segnale che inverte la tendenza e che si potrà ulteriormente consolidare con la programmazione dei fondi Por 2014 – 2020 che consentiranno di intervenire positivamente sulle nostre filiere».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha definito l’approvazione della legge n. 16 dello scorso 7 agosto “una bella pagina della Legislatura” e un “buon esercizio di un pezzo di quella sovranità tanto sbandierata”. Carta ha quindi dichiarato di considerare “un attacco alla Sardegna” la decisione del governo di impugnare la legge 16 dinanzi alla Corte costituzionale, perché – ha aggiunto il consigliere della minoranza – la potestà legislativa in materia di agricoltura e foreste è garantita dall’articolo 3 dello Statuto di Autonomia. «Ma Renzi – ha attaccato  il rappresentante sardista – della nostra Specialità se ne frega e non si può dunque accettare la decisione del governo procedendo con l’approvazione del Dl 139».

A giudizio di Carta, il Consiglio regionale non deve infatti modificare il testo della legge 7 agosto 2014 sul marchio dei prodotti agroalimentari ma “andare fino in fondo, fino al giudizio dinanzi della Corte costituzionale”. «Conduciamo la nostra battaglia per difendere la nostra specialità oppure saremo complici del governo nazionale», ha insistito Angelo Carta, che si è rivolto alla componente indipendentista e sovranista della coalizione del centrosinistra, perché incalzino la maggioranza per un’azione più coraggiosa e incisiva.

Il consigliere del Psd’Az ha concluso annunciando il ritiro della firma al Dl 139 ed ha preannunciato il voto contrario al testo che modifica la legge 16 approvata in Consiglio lo scorso 7 agosto.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha ribadito l’opportunità di procedere con l’approvazione del Dl 139 che – a giudizio del presidente della Quinta commissione –modifica quelle parti della legge 16/2014 che sono a rischio di bocciatura dinanzi alla Corte costituzionale. «Il nostro obiettivo – ha dichiarato Lotto – è salvaguardare la possibilità per la Regione di gestire il proprio marchio attraverso gli appositi disciplinari di produzione».

Luigi Lotto si è detto sicuro che senza le modifiche contenute nel Dl 139 la legge, che istituisce il marchio Sardegna, per i prodotti dell’agroalimentare sarà bocciata dalla Corte costituzionale. (am)

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha difeso l’impianto della legge n.16. «Quel testo per il quale oggi si presenta una proposta di modifica – ha detto Rubiu – era una legge condivisa, la sintesi perfetta delle proposte di maggioranza e opposizione. Per questo siamo contrari ai correttivi».  Rubiu ha poi chiesto all’Aula di prendere in considerazione l’emendamento alla legge presentato insieme al consigliere Modesto Fenu con il quale si affida la gestione del marchio ad un soggetto terzo di diritto privato. «In questo modo si difenderebbero i nostri prodotti tipici e si impedirebbe ad aziende non sarde di produrre e commercializzare con il marchio Sardegna». Rubiu ha quindi annunciato il proprio voto contrario in caso di mancato accoglimento dell’emendamento proposto.

Efisio Arbau, presidente del Gruppo “Sardegna Vera” ha sottolineato il nuovo spirito identitario presente in Sardegna da cui è nata l’esigenza di creare un marchio di qualità. «Questo – ha detto Arbau – sta consentendo a molte aziende di presentarsi con orgoglio nei mercati nazionali ed internazionali. Oggi però c’è l’esigenza di portare a casa un risultato positivo». Arbau ha messo in evidenza l’obbligo del legislatore di individuare strumenti e iniziative buone per tutti. «Gli strumenti da noi votati – ha proseguito il capogruppo di Sardegna Vera – sono stati ritenuti illegittimi dal Governo. Oggi abbiamo il dovere di fare i buoni legislatori e ottenere il miglior risultato possibile».

Rivolgendosi al consigliere Mario Floris, Arbau ha chiesto se si vuole davvero fare una battaglia per la creazione dello Stato sardo. «Noi siamo pronti a sostenere questa battaglia – ha concluso Arbau – altrimenti sventolare la bandierina solo sul dettaglio ci porta a prendere schiaffi dalla Corte Costituzionale». (Psp)

Il presidente del gruppo Sardegna, Modesto Fenu, ha affermato di essere dispiaciuto nel sentire consiglieri che paragonano la Sardegna a regioni come la Puglia non a Statuto speciale. «Noi siamo chiamati qui oggi non per assecondare quello che ci viene chiesto dal Governo ma per difendere l’autonomia, i diritti e le aspettative delle aziende agroalimentari sarde». Fenu ha ricordato che «il divario tra le esportazioni e importazioni ammonta a 2 miliardi e mezzo di euro», e che se si riuscisse a incidere almeno del 40 per cento si porterebbe un incremento di fatturato per le nostre aziende di oltre un miliardo di euro.

L’avvocatura dello Stato ci offende, ha affermato, perché hanno utilizzato diversi comportamenti con altre regioni non sono state e perché chiunque così potrà avere il marchio. «E non è un caso che ci chiedono di inserire il regolamento 207 del 2009» ha aggiunto Fenu, «significa che noi non possiamo intervenire neanche con i disciplinari di produzione». Per l’esponente della minoranza bisogna approvare un testo che difenda la Sardegna e gli interessi delle aziende sarde e non comportarci sempre come una colonia. Fenu ha ricordato che il Regolamento CE 1169 del 2013 non solo non impedisce di creare il marchio, «ma ce lo chiede». «Non è possibile che dobbiamo sempre essere figli di un Dio minore. Non è possibile accettarlo. Non posso votare questa legge», ha concluso Fenu.

Emilio Usula (Rossomori), capogruppo di Soberania e Indipendentzia, ha annunciato: «Voterò a favore di questa legge anche con un po’ di mal di pancia. Tutte le strade che portano alla promozione dei nostri prodotti devono essere percorse. La legge approvata all’unanimità ad agosto – ha continuato – va vista in questa direzione e l’impugnazione del Governo dimostra che stiamo andando nella direzione giusta». Usula ha affermato che la Roma ci sono forze che rispondono agli interessi della grande distribuzione che si vede minacciata da questo tipo di legge. «Dobbiamo difendere il nostro prodotto agricolo sardo e con i disciplinari saremo in grado di farlo». (eln)

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi, a nome della Giunta, ha affermato che «le modifiche proposte sono corrette e vanno sostenute, perché affermano la volontà della Sardegna di sostenere i suoi prodotti, decisione fortemente attesa dagli operatori del settore che punta a distinguere il prodotto sardo e difenderlo da una concorrenza molto aggressiva». L’impugnativa del Governo, ha precisato, «punta ad interrompere questo cammino virtuoso; per il futuro, comunque, niente ci vieta di effettuare interventi successivi per connotare meglio i nostri prodotti attraverso l’iniziativa delle imprese private, oggi dobbiamo andare avanti nella tutela della nostra agricoltura».

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che l’Aula ha approvato. Successivamente, il Consiglio ha approvato l’art.1 (36 favorevoli, 4 contrari), l’art. 2 (36 favorevoli, 4 contrari e 3 astenuti) e l’art. 3 (35 favorevoli e 4 contrari).

Nella discussione generale dell’art.4 sono intervenuti i consiglieri Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca), Luigi Lotto e Roberto Deriu (Pd).

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca) ha sottolineato che, con l’articolo in esame, «si cancella la concessione esclusiva del marchio ad imprese che hanno sede in Sardegna, quindi si dà la possibilità ad imprese del territorio nazionale di confezionare nostri prodotti ottenendo per giunta il nostro marchio, distorsione che non è possibile correggere con i disciplinari».

Il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha ricordato che «quando venne introdotta questa modifica lo si fece per difendere la visione unitaria della legge, superando i rilievi degli uffici che avevano avvertito sulla possibilità di una censura; il cuore della legge è l’art.22, che prevede l’obbligo di indicare il luogo in cui i prodotti vengono confezionati in base a precisi disciplinari dove vengono, al consumatore la scelta finale, a noi il compito di dare valore a questo aspetto della legge».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha detto che «la mente mi porta a sostenere l’approvazione della legge ma il cuore mi porterebbe a sostenere le ragioni dell’autonomia, senza dimenticare che proprio la prima legge della Sardegna venne rimandata indietro dal Governo e la Sardegna la riapprovò». La vera scelta, ha sostenuto, «è invitare i consumatori a orientarsi su prodotti sardi perché si può essere autonomisti credendo nel mercato e nella concorrenza leale: noi, difendendo l’origine del prodotto, facciamo un passo avanti anche se vorremmo fare qualcosa di più, fermo restando che la riflessione politica su come esprimere la nostra autonomia rimane tutta».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’art.4 che è stato approvato con 37voti favorevoli e 4 contrari.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu, ha confermato le critiche alle disposizioni contenute nella Pl 139 ed ha ribadito che le modifiche proposte alle legge regionale n. 16 non tengono conto delle prerogative statutarie in materia di agricoltura e foreste. «A ciò si aggiunga – ha concluso l’esponente della minoranza – che all’articolo 5 della Pl 139 si lascia intendere che i disciplinari di produzione debbano avere una sorta di parare preventivo da parte del ministero».

Il presidente del Consiglio, non avendo altri iscritti a parlare a posto in votazione l’articolo 5 “Modifiche all’articolo 19 (Disciplinare di produzione) della legge regionale n. 16 del 2014” che è stato approvato con 33 voti favorevoli, 11 contrari, su 44 votanti. Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’articolo 6), al quale è stato presentato l’emendamento aggiuntivo n. 1 (Fenu-Rubiu), e il presidente del Consiglio ha invitato i presentatori ad indicare la copertura finanziaria. Il consigliere Fenu (Zona Franca-Sardegna) ha indicato l’Upb è specificato che la copertura finanziaria prevista è pari a 50mila euro. Modesto Fenu ha quindi proseguito il suo intervento denunciando che con l’approvazione della Pl 139 di fatto si impedisce la valorizzazione attraverso l’apposito marchio dei prodotti dell’agroalimentare sardo per quelle produzioni con ingrediente principale sardo. Fenu si è detto convinto che al marchio Sardegna possa applicarsi il regolamento Ue 1169/2011 che consente alla Francia di tutelare e valorizzare i prodotti delle produzioni agricole.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha ricordato come l’ipotesi del marchio collettivo a gestione privata sia stato in realtà cassato dall’Unione europea nel 2002, in riferimento ad un’iniziativa condotta in tal senso dalla Germania.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha espresso il parere contrario della commissione Quinta e la Giunta, con l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato di rimettersi al parere della commissione.

Il consigliere Fenu (Zona Franca-Sardegna) è intervenuto per dichiarazione di voto ed ha invitato il Consiglio a riflettere sul fatto che le modifiche alla legge 16, attraverso quanto previsto nella Pl 139, si tradurranno in una penalizzazione per la Sardegna e avranno come risultato che “i culurgiones prodotti con la fecole di patate olandesi avranno il marchio dei prodotti sardi”.

Il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha annunciato il voto contrario all’emendamento Fenu-Rubiu ma ha sottolineato come in sede di discussione in commissione si è dichiarata la disponibilità ad affrontare il tema del marchio collettivo a gestione privata.

Il consigliere del gruppo Soberania&Indipendentzia, Piermario Manca, ha sottolineato la disponibilità al confronto dichiarata in tal senso dall’assessore Falchi.

Il consigliere di Sel, Eugenio Lai, ha evidenziato come il compito principale del Consiglio regionale sia quello di concludere il percorso normativo segnato dalla legge 16 del 7 agosto 2014 e che ha registrato il favore di agricoltori e allevatori in Sardegna.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato il favore alla proposta avanzata da Fenu e Rubiu per il marchio collettivo a gestione privata.

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’articolo 6 “Abrogazioni” che è stato approvato con 38 voti a favore e 5 contrari, mentre l’emendamento aggiuntivo n. 1 (Fenu-Rubiu) non è stato approvato (42 votanti, 11 favorevoli e 31 contrari). Approvato con 40 favorevoli e 3 contrari l’articolo 7 “Entrata in vigore”, il presidente Ganau ha dichiarato aperta la votazione finale del testo di legge e ne ha quindi proclamato l’approvazione: 43 votanti, 39 favorevoli e 4 contrari.

L’Aula è poi passata all’esame di due mozioni, una della maggioranza e una dell’opposizione, sulla revisione delle esenzioni Imu sui terreni agricoli introdotta dal Governo nazionale. La prima mozione è stata illustrata da Antonio Solinas, presidente della Commissione Urbanistica e primo firmatario del documento.

Solinas ha evidenziato i pericoli del decreto interministeriale n.66/2014, convertito in legge lo scorso 23 giugno, con il quale si cancellano le esenzioni Imu per i terreni agricoli finora assicurate alle aree montane, collinari e svantaggiate lasciandole in vigore solo per i centri situati ad oltre 600 metri di altitudine sul livello del mare. «Se applicato – ha detto Solinas – questo provvedimento metterebbe a rischio le già asfittiche casse dei comuni sardi e impedirebbe di rispettare il principio del pareggio di bilancio».

Secondo il primo firmatario della mozione, la decisione del Governo, oltre a penalizzare i comuni, arrecherebbe un colpo mortale all’intero comparto agricolo della Sardegna. «Per questo – ha concluso Solinas – si chiede l’impegno della Giunta regionale a sostegno del mondo delle campagne e degli enti locali per scongiurare i rischi per i loro bilanci derivanti dalla revisione dalle esenzioni Imu sui terreni agricoli.

Pietro Pittalis (capogruppo Forza Italia Sardegna) ha illustrato la mozione n. 96 di cui è primo firmatario. Non basta approvare un  ordine del giorno – ha detto – bisogna intervenire a livello parlamentare. Il capogruppo di Forza Italia ha detto che l’iniziativa di predisporre un ordine del giorno bipartisan è lodevole  ma non basta. Il problema è far svegliare i parlamentari della Sardegna per far valere le nostre  prerogative. Questo onere di 18 milioni e 500 mila euro non può gravare sul bilancio dei comuni e del comparto agricolo. Eugenio Lai (Centro democratico Sardegna) ha parlato di “mannaia” per il nostro mondo agricolo e di “fuga” dello Stato davanti alle proprie responsabilità. Per Lai è necessario aprire  una vertenza Sardegna e un confronto continuo con il governo nazionale.

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha messo l’accento sul fatto che il provvedimento del governo colpisce un settore, come quello agricolo, che stava mostrando timi segnali di ripresa. La Sardegna, ha aggiunto, «è la Regione che paga di più perché ha un altimetria media molto bassa e la maggioranza dei Comuni ricade in una fascia che non potrà godere di nessuna esenzione». Nella nostra Regione inoltre, ha detto ancora Manca, «esistono caseggiati di grandi dimensioni per immagazzinare grandi quantità di prodotti come i cereali, che sarebbero ulteriormente penalizzati; in definitiva, siamo davanti a un colpo mortale per la nostra agricoltura, che si potrebbe evitare semplicemente ritornando al concetto di altimetria media eliminando il legame fra l’imposta e la posizione della casa comunale».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Itaila) ha affermato che, con il provvedimento del Governo sull’Imu, «si sta gettando nella disperazione tutta l’agricoltura sarda». Sul piano istituzionale, secondo Cherchi, «viene completamente ribaltata la situazione precedente in base alla quale la Regione sarda poteva azzerare l’impatto dell’Imu sui terreni agricoli, considerando tutta la Sardegna zona svantaggiata; ora invece la competenza passa allo Stato con gli effetti che conosciamo». A parte il criterio assurdo di legare l’imposizione alla sede legale del Comune, ha concluso Cherchi, «chiediamo che il presidente e  l’assessore si trasferiscano a Roma fino alla soluzione del problema».

Il capogruppo dei Riformatori Sardi Attilio Dedoni ha rivendicato in Aula la decisione di presentare insieme ai colleghi del centrodestra una mozione per arrivare poi alla predisposizione di un ordine del giorno unitario. «Gli agricoltori non possono essere trattati in questo modo – ha detto Dedoni – questo decreto sulle esenzioni Imu per i terreni agricoli è l’ennesimo attacco all’autonomia sarda. Dal Governo abbiamo ricevuto piccoli contentini, per il resto solo tasse e penalizzazioni».

Angelo Carta (Psd’Az) ha auspicato un’azione forte nei confronti del Governo che domani sarà rappresentato in Sardegna dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Del Rio. «Ho firmato l’ordine del giorno unitario consapevole che non cambierà le sorti dei comuni sardi ma servirà per ribadire a Roma che non siamo disposti a continuare a subire penalizzazioni». Carta ha poi annunciato, come sindaco di Dorgali, l’intenzione di trasferire la sede legale del suo comune a 800 metri di altitudine per poter continuare a beneficiare delle esenzioni Imu.

L’ordine del giorno è stato condiviso dalla giunta. Siamo fortemente preoccupati – ha detto l’assessore all’Agricoltura – dall’impatto che questo provvedimento avrà sui nostri territori. Questo provvedimento deve essere rivisto.

Il Consiglio ha poi messo in votazione un ordine del giorno firmato da tutti i capigruppo. Questo ordine del giorno impegna la giunta regionale a mettere in campo tutte le azioni necessarie per difendere le prerogative della Regione e le norme approvate in ragione della propria autonomia, a tutelare gli Enti locali della Sardegna rispetto ai rischi derivanti per i loro bilanci dalle modalità di applicazione della revisione delle esenzioni Imu sui terreni agricoli e a sostenere il mondo agropastorale sardo di fronte ad un provvedimento che, se applicato, aggraverà la situazione di pesante crisi che attraversa il settore. L’ordine del giorno è stato approvato. Il Consiglio è stato convocato a domicilio.

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge 72 “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione” e gli emendamenti nn. 4, 5, 7, 131, 129, 134, 135, 136, 137, 138. L’Aula ha anche approvato tre ordini del giorno: “Sull’equiparazione giuridica e retributiva del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito ai sensi dell’art. 12 della legge regionale 9/2000”, “sull’opportunità di affrontare e definire tutte le situazioni relative al personale del sistema Regione” e “sulla Croce Rossa italiana”.

Al mattino, la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione generale sugli articoli e gli emendamenti al Disegno di legge 72/A – Giunta regionale – Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sul titolo e non essendoci iscritti a parlare ha messo in votazione l’emendamento n.50 col parere negativo del relatore Salvatore Demontis (Pd) e dell’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro, a nome della Giunta; l’emendamento è stato respinto con 29 voti contrari e 14 favorevoli. Successivamente l’Aula ha approvato il titolo della legge.

Al termine dello scrutinio, il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 01 “Modifiche all’articolo 1 della legge regionale 31 del 1998 (Ambito di applicazione)”.

Il consigliere Mario Floris (gruppo Sardegna) ha comunicato la sua decisione di non presentare emendamenti perché, ha spiegato, «si tratta di una legge che non chiude alcun ciclo, anzi apre la strada alla ripetizione di quanto accaduto nella Regione negli ultimi 30 anni». «La sfida che abbiamo di fronte – ha sostenuto – è quella di conciliare le istanze dei dipendenti della Regione con i cambiamenti della società e non partiamo da zero, c’è stato un lungo confronto ed il lavoro di uno specifico tavolo tecnico, abbiamo quindi un quadro normativo solido su cui operare ma resta aperto il problema del rapporto fra politica e burocrazia». Il compito della politica, ha detto Floris, «è dettare obiettivi, indirizzi, controllare sul raggiungimento dei risultati per creare una Regione di eccellenze politiche e professionali, superando la errata convinzione di molti politici di essere al potere in eterno». Il nuovo modello di Regione  che dobbiamo perseguire, secondo il consigliere, «presuppone non solo la riforma dell’organizzazione della macchina amministrativa ma anche un nuovo Statuto, una nuova legge elettorale, una legge statutaria, un nuovo rapporto con Enti locali, con lo Stato e l’Europa, c’è poi l’esigenza di coordinare la riforma rispetto alle modifiche del Titolo V della Costituzione e della nuova normativa in materia di lavoro». «Se non saremo capaci di fare questo – ha concluso – consumeremo il nostro tempo in una sarabanda che non merita di essere considerata».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha sottolineato la grande attenzione sulla legge nell’opinione pubblica al di là degli addetti ai lavori, precisando però che «il provvedimento non si propone come legge sul personale della Regione ma è un primo passo importante sulla riorganizzazione della macchina burocratica che introduce alcuni concetti nuovi come il sistema regione e la stretta relazione fra esecutivo e burocrazia». «I temi del personale e del trattamento di settore – ha chiarito Deriu – sono state in questa fase accantonate perché devono confluire in un provvedimento specifico; il fatto di essere partiti da un intervento di modifica della legge 31 ha indotto molti in un equivoco,in realtà la commissione ha introdotto alcuni miglioramenti frutto di un clima di collaborazione fra maggioranza ed opposizione e del confronto aperto fra due posizioni culturali». «L’obiettivo comune – ha concluso Deriu – è quello di lavorare per ricostruire un disegno che riporti al centro la capacità dell’amministrazione di essere incisiva nella realtà sociale».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definto la legge una operazione con cui si è voluto «concentrare l’attenzione sull’idea di fondo di una riforma che incide sull’organizzazione, anche se forse si è voluto accelerare troppo». «In commissione – ha poi ricordato, – si è lavorato in modo molto duro, con la maggioranza che apparentemente ha tenuto una posizione rigida anche se, nei fatti, anche l’opposizione ha potuto contribuire alla costruzione del testo». Secondo l’esponente di Forza italia, «il tema centrale nel dibattito della pubblica amministrazione è il rapporto fra politica e burocrazia e in questo si inserisce positivamente il nuovo sistema di valutazione della dirigenza, ma il quadro sanzionatorio indicato fa capire che difficilmente arriveranno risultati concreti, perché ciò che limita il dirigente è la paura di non far ricadere le proprie azioni nell’ambito dell’interesse pubblico». La vera questione, a giudizio di Tunis, «è coinvolgere le strutture apicali nella mission dell’azione politica, ed intervenire sull’elemento motivazionale».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha messo in luce la novità rappresentata dall’introduzione del sistema regione, che «incide profondamente sia sulla mobilità che sulla valutazione della performance». La mobilità, in particolare, consentirà a parere di Demontis «una vera integrazione con Enti ed Agenzie rendendo possibile la mobilità larga, un risparmio di risorse, una migliore possibilità di scelta delle diverse figure professionali, dando vita ad una Regione regista». Il disegno di legge della Giunta, ha detto infine il consigliere del Pd, «apre la strada alla modifica della macrostruttura con la revisione legge 1 che va certamente cambiata laddove suddivide gli assessorati secondo uno schema tipico degli anni ‘90 molto rigido e superato nei fatti, ed orientata verso risultati ed obiettivi».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha parlato di una «legge di organizzazione ma non ancora di una vera e propria riforma con alcune cose condivisibili, con particolare riferimento all’idea di delegificare attribuendo alla Giunta il potere di organizzare la macchina regionale per realizzare il programma di mandato». Nella realtà, tuttavia, secondo Truzzu accade molto spesso che «gli obiettivi non sono chiari a causa di contrasti fra esecutivo, maggioranza e personale e sullo sfondo resta il divario forte fra elaborazione ed attuazione delle idee, il personale non è un esercito senza forma e senza confini, deve essere ben guidato e ben diretto, coinvolto nelle azioni che si intendono fare».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «tutti si sono spesi in una legge che rappresenta una opzione organizzativa in cui si parla anche di rapporti di lavoro del personale, allargando il perimetro con un percorso singolare che inizia stranamente modificando la 31anticipando un pezzo della riforma che avrebbe richiesto un vero chiarimento delle questioni aperte nell’ottica complessiva di una riforma organica della Regione». «Una riforma – ha spiegato Solinas – che deve prevedere fra l’altro le nuove competenze della Giunta, del Presidente e la riduzione degli assessorati in linea con la riduzione dei consiglieri e delle commissioni, mentre qui si è cominciato dalla fine con il personale che dovrebbe essere in stretto rapporto con gli organi di governo». Dopo aver lamentato che una sua proposta di legge sulla stessa materia non è stata accorpata al disegno di legge in esame, Solinas ha concluso affermando che «il testo contiene alcuni spunti interessanti alcuni spunti interessanti sul sistema regione, il sistema autonomie ed il sistema di valutazione della dirigenza, ma prima andava fatta la legge statutaria e poi, a cascata, bisognava operare sull’ assetto organizzativo, così si è fatta una anticipazione che fa perdere organicità».

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione e ha messo in votazione gli emendamenti. L’articolo 01 “Modifiche all’articolo 1 della legge regionale n. 31 del 1998 (Ambito applicazione)” è stato approvato con 31 voti favorevoli e 20 contrari.

Sull’articolo 01 e sugli emendamenti sono intervenuti più volte Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Mario Floris (Uds), Michele Cossa (Riformatori sardi), e il presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), il quale ha spiegato all’Aula che il Dl nasce dall’urgenza di intervenire verso l’omogeneizzazione del comparto Regione, poi successivamente dovranno essere risolte le grandi differenze contrattuali ed economiche all’interno del comparto.

Il presidente ha, quindi, aperto la discussione sull’articolo 1 “Inserimento dell’articolo 8 bis nella legge regionale n. 31 del 1998 (Valutazione della dirigenza)” e sugli emendamenti.

Il primo iscritto a parlare è stato Salvatore Demontis (Pd), il quale ha subito spiegato che «l’articolo 1, insieme con l’emendamento 130, è l’articolo di maggior rilievo del disegno di legge». «Stiamo proponendo l’attuazione della legge 150/2009 e prevedendo l’istituzione dell’organismo di valutazione». Per Demontis il mancato recepimento delle linee di mandato è la non coincidenza degli obiettivi tra classe politica e classe gestionale. La classe politica deve dare gli obiettivi di mandato, ha continuato, e deve valutare durante tutto l’anno il raggiungimento di tali obiettivi strategica. Questo è il compito della politica. «Ora i dirigenti verranno valutati non da organismi interni all’amministrazione ma dall’Oiv, e solo se la valutazione sarà positiva si potrà corrispondere la parte economica legata agli obiettivi raggiunti». Demontis ha anche evidenziato che  il “ciclo delle performance” stabilisce anche delle responsabilità per i risultato non raggiunti.

Per il consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, con questa riforma si stanno soltanto colmando alcuni vuoti normativi della legge 31, come la valutazione dei dirigenti, «ma sarà difficile fare tali valutazioni perché si opera in una macchina scollegata». «Credo si debba intervenire – ha proseguito Zedda – su un’armonizzazione delle valutazioni tra Regione ed enti. Non ci possono essere dirigenti di serie A e di serie B, devono raggiungere gli obiettivi ma devono essere messi nelle condizioni di farlo». Per l’esponente azzurro manca ancora molta strada per poter valutare le performance nei tempi utili e si rischia di penalizzare i dirigenti che hanno raggiunto i risultati previsti. D’accordo con la collega anche Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), il quale ha proposto l’inserimento di una clausola di salvaguardia per garantire i dirigenti, con l’applicazione del contratto di lavoro, nel caso in cui la valutazione non venga data nei tempi previsti. «L’articolo 1 è molto importante – ha affermato Truzzu – perché permette di equiparare i principi di valutazioni in base alla legge Brunetta, legge che, se fosse stata applicata nella sua interezza, avrebbero consentito di avere delle amministrazioni più efficienti». Sulla valutazione dei dirigenti Truzzu ha detto di essere d’accordo nel merito, ma nel metodo ha stigmatizzato ancora una volta l’utilizzo di un emendamento completamente sostitutivo, che «rende difficile lavorare e si rischiano pasticci».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola a Stefano Tunis: «Stiamo compiendo un atto dovuto, ma ricorrere a valutazioni esterne, vuol dire che c’è una carenza nella nostra organizzazione interna, ed è un elemento di debolezza».

Per Tunis quella in esame è una riforma di destra, perché nell’utilizzo della risorsa umana si punta al raggiungimento dell’obiettivo e ha consigliato alla Giunta e alla maggioranza di accettare i suggerimenti dell’opposizione per attenuare questo aspetto destrorso della riforma.

Il presidente del Consiglio ha quindi invitato il relatore di maggioranza a formulare il parere su tutti gli emendamenti. Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha dichiarato il parere favorevole soltanto per l’emendamento n. 130 e contrario per tutte le altre proposte di modifica.

L’assessore del Personale, Gianmario Demuro, ha dichiarato il parere della Giunta conforme a quello del relatore.

Il presidente del Consiglio ha dunque posto in votazione gli emendamenti n. 12, 73 e 152 che non sono stati approvati dall’assemblea. Si è proceduto quindi con votazione elettronica palese all’emendamento 130, sostitutivo totale dell’articolo 1 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) con parere favorevole del relatore e della Giunta. Al termine della votazione il presidente Ganau ha proclamato l’esito: presenti: 52; votanti: 51; favorevoli: 34 e contrari 17.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato decaduto l’emendamento 74 ed ha posto in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’emendamento n. 34. Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri Paolo Truzzu (“FdI-Sardegna”) “favorevole” e il relatore della maggioranza Salvatore Demontis (Pd) “contrario”. L’emendamento 34 non è stato approvato (votanti: 52; favorevoli: 18; contrari: 34). Non è stato approvato neppure l’emendamento 168 (votanti: 52; favorevoli: 16; contrari: 36) mentre l’emendamento n. 72 è stato dichiarato inammissibile.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 2 “Modifiche all’articolo 13 della legge regionale n.31 del 1998 (Istituzione strutture)” e sugli emendamenti.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha spiegato che l’articolo 2 “delegifica le procedure d’istituzione, modifica e soppressione delle direzioni generali e dei servizi, attribuendo alla Giunta il compito di definire le linee fondamentali dell’organizzazione amministrativa regionale”. Demontis ha inoltre affermato che la previsione in legge del numero massimo delle direzioni generali, 24, deriva dal fatto che non è possibile stabilirne la riduzione prima della definizione della nuova pianta organica. Il relatore della maggioranza ha quindi sottolineato piena condivisione nella norma che pone in capo al presidente della Giunta la facoltà di stabilire le direzioni regionali e non già, come è attualmente, al Consiglio regionale che procede con apposita legge.

Il consigliere Mario Floris (Uds-Sardegna) si è detto negativamente “sorpreso” dalla “chiusura pregiudiziale” da parte della maggioranza verso i contributi migliorativi dell’intero Consiglio e anche per quelli che arrivano «da parte di chi da oltre quarant’anni si occupa dell’amministrazione regionale». Floris ha quindi ricordato la riforma sull’organizzazione regionale presentata nella passata Legislatura per poi affermare che «le norme gentili che vengono proposte oggi hanno un nome e un cognome in ciascuno degli articoli». L’ex presidente della Giunta ha quindi criticato la scelta dell’attuale maggioranza di governo di delegare al presidente della Regione anche “il numero delle direzioni regionali” ed ha espresso contrarietà per il mantenimento di 24 direzioni, proponendone 13 («una per la presidenza e una per ciascuno degli assessorati»).

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha espresso il dubbio di una sottovalutazione dell’impatto che le norme del dl 72 avranno sull’intero sistema organizzativo regionale. Cherchi ha criticato la scelta della maggioranza di «voler procedere con le deleghe ai direttori generali e ai funzionari» di compiti che, a suo giudizio, devono restare in capo all’organo politico.

L’esponente dell’opposizione ha quindi rimarcato contrarietà per le 24 direzioni regionali e invitato l’Aula a ridurne sensibilmente il numero. Oscar Cherchi ha auspicato una sospensione dell’esame dell’articolo 2 ed ha definito “un gravissimo errore” quello di «delegare la funzione politica alla parte tecnica».

Stefano Tunis (Fi) ha ribadito le critiche all’impostazione del Dl 72 ed ha insistito sul fatto che la legge sembra voler «dare vita propria alla parte amministrativa regionale». Tunis ha inoltre sottolineato le difficoltà di applicazione e la inopportunità delle disposizioni riferite al direttore generale a cui vengono attribuiti anche compiti sulla gestione delle risorse umane.

L’esponente della minoranza ha definito il comma 7 dell’articolo 2 “troppo blando” nella determinazione del vincolo tra l’indirizzo politico e la direzione generale ed ha auspicato, in proposito, una positiva valutazione dell’emendamento n. 167.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore Demuro per la replica della Giunta. Il responsabile del Personale nell’esecutivo Pigliaru ha dichiarato di rimettersi alle valutazioni del relatore di maggioranza.

Il relatore Demontis ha quindi dichiarato, su invito del presidente Ganau, il parere sugli emendamenti, esprimendo parere favorevole soltanto sull’emendamento 128 (sostitutivo parziale) primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco.

Il presidente Ganau ha quindi proceduto con la messa in votazione degli emendamenti 13, 122 e 151 che non sono stati approvati con 32 voti contrari e 18 favorevoli.

Non approvati gli emendamenti n. 123 (18 favorevoli e 33 contrari); n. 125 (20 favorevoli e 30 contrari); n. 127 (19 favorevoli e 33 contrari); n. 117 (20 favorevoli e 33 contrari); n. 119 (20 favorevoli e 33 contrari); n.121 (19 favorevoli e 34 contrari); n. 111 (18 favorevoli e 30 contrari).

Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’emendamento 126 sul quale hanno formulato dichiarazione di voto i consiglieri Gianluigi Rubiu (favorevole) e Salvatore Demontis (Pd). L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento n. 126 e l’emendamento 116.

In votazione con procedura elettronica gli emendamenti 68 e 167 non sono stati approvati (favorevoli 19 e contrari 31).

L’assemblea ha invece approvato (38 favorevoli e 13 contrari) l’emendamento 128 (parere favorevole del relatore e della Giunta) che sostituisce il punto 7 dell’articolo con la seguente dicitura: “I servizi sono istituiti, modificati o soppressi con decreto dell’assessore competente per materia, su proposta del direttore generale sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta regionale ai sensi del comma 6”.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’articolo 2 che è stato approvato con 32 favorevoli e 19 contrari. Non approvati gli emendamenti aggiuntivi n.124 (19 favorevoli e 33 contrari); n. 118 e n. 120.

Il presidente del Consiglio, ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 3 “Inserimento dell’articolo 13 bis della legge regionale 31 del 1998 (Comitato di coordinamento delle direzioni generali)” e sugli emendamenti.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito il nuovo organismo previsto dal dl 72 «un parlamentino dei direttori generali, luogo in cui la nuova classe dominante si ritrova col presidente della Regione per decidere le priorità della Regione». Su questo, ha auspicato, «serve un meditato passo indietro; non si capisce che fine farebbero nel parlamentino le sintesi politiche raggiunte faticosamente nella maggioranza».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha criticato la scelta di dare vita ad un organismo in cui vengono concentrate decisioni e competenze operative e strategiche. Ricordando un episodio della sua esperienza assessoriale, Cherchi ha raccontato di una riunione in cui, per accelerare le procedure interne relative alle autorizzazioni per impianti di energie rinnovabili, si organizzò una grande riunione con tutti i direttori generali, dove tutti si misero a disposizione per dare una mano autorizzando anche trasferimenti di personale. «Naturalmente – ha concluso – non venne trasferito nessuno, questo per dire il parlamentino che viene immaginato non serve a niente, anche perché il presidente convoca i direttori generale quando vuole».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha detto che è sbagliato parlare di parlamentino, «è un organismo di coordinamento e non c’è cessione di poteri, si parla degli obiettivi trasversali ed interassessoriali sui quali gli stessi dirigenti saranno valutati, si stabilisce chi fa cosa e a quale valutazione sarà sottoposto». «Si sta parlando – ha precisato – degli obiettivi più importanti per una amministrazione, proprio che non vengono mai raggiunti e non si capisce mai di chi sia la responsabilità».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito la sua posizione contraria alle legge, che pure contiene alcune parti positive. Quest’articolo, ha affermato, «senza sulla togliere alla dirigenza non fa altro che codificare una cosa che può essere gestita in via amministrativa, con una delibera o un atto di indirizzo». «Se invece lo si vuole scrivere in una legge – ha avvertito – ho il dubbio che dietro ci sia una ragione nascosta, perché chi ha ricevuto un potere difficilmente lo restituisce, stiamo approvando ennesima norma rigida che non serve a niente».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha dichiarato che il provvedimento «dimostra tutti i rischi di una riforma che va per la sua strada trascurando il quadro di insieme; c’è già un passaggio della legge 1, in vigore, che attribuisce al Presidente l’unità di indirizzo politico della Giunta». «In altre parole –ha detto ancora Solinas – è sbagliato procedere a pezzi, ci saranno nell’ordinamento regionale due norme che dicono cose diametralmente opposte e la maggioranza non dovrebbe avere il timore di prendersi un po’ di tempo per migliorare il testo».

Il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau si è detto convinto che «il comitato va incontro ad una esigenza molto sentita coordinando la macchina amministrativa su obiettivi trasversali, quadro che si rafforza con altri articoli contenuti nella legge, fermo restando che la guida della Regione rimane all’organo politico».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ironicamente corretto i colleghi Tunis e Cherchi sostenendo che, in realtà, «le ragioni di questa norma risiedono nella necessità di rispondere all’inadeguatezza della Giunta ed alla incapacità di alcuni assessori, serve in altre parole a supplire all’inadeguatezze dell’organo politico e a rafforzare la Giunta che ora riceve indirizzi e lavoro su una strada tracciata da altri,  segno di debolezza fisiologica».

L’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro, intervenendo a nome della Giunta per la replica, ha tenuto a precisare che «l’indirizzo politico resta in capo all’organo di governo come previsto dall’art. 97 della Costituzione; il comitato di coordinamento è invece un intervento di tipo organizzativo incaricato di svolgere compiti operativi, uno strumento di maggiore collaborazione per affrontare questioni che non sono più settoriali ma devono essere inquadrate in un’ottica sistematica, proprio per garantire la migliore attuazione dei propri programmi politici».

Dopo aver acquisiti i pareri del relatore e della Giunta sugli emendamenti, entrambi contrari, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 182, approvato, e quelli n. 14, 153 e 132, respinti. Subito dopo l’Aula ha approvato il testo dell’art. 3.

E’ quindi incominciata la discussione generale dell’art. 3/bis “Modifiche dell’articolo 14 della legge regionale 31 del 1989 (Posizioni dirigenziali di staff e ispettive)” e degli emendamenti.

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha precisato che si tratta della definizione del contingente numerico dei cosiddetti “dirigenti ispettivi”, contingente che sarà rideterminato dal presidente della Giunta, di cui non si prevede aumento.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha affermato che occorre invece puntare alla riduzione di questo contingente ai minimi termini, per mettere a regime professionalità non sfruttate nel modo adeguato.

Il Consiglio ha poi respinto l’emendamento n.15 ed approvato il testo dell’articolo.

Al termine dello scrutinio il presidente ha avviato la discussione sull’art 4.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito il provvedimento «uno sforzo ingegneristico in cui si immagina un modo di contingentare il personale da qui a tre anni lavorando poi con obiettivi annuali; serve invece maggiore elasticità nella gestione delle risorse umane».

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha tenuto a precisare che «si parla del programma triennale di fabbisogno del personale ma ha ovviamente una valenza annuale, è una procedura già in vigore nel sistema delle autonomie».

Non essendoci altri scritti a parlare e dopo aver acquisito i pareri sugli emendamenti del relatore e della Giunta, entrambi negativi, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti presentati: l’Aula ha respinto gli emendamenti n. 16, 112, 154, 113 e 114.

Sul n.115 il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha dichiarato che «si tratta di rendere giustizia ai lavoratori dell’Ente Foreste che da anni svolgono mansioni superiori; prima dei concorsi e del riordino degli organici sarebbe opportuno un corso-concorso aperto ai dipendenti».

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha chiarito che, in base agli accordi di maggioranza, «si è scelto di non introdurre nella legge contenuti che riguardano il personale, al quale si penserà dopo con un provvedimento specifico».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ribadito la fondatezza scelta della maggioranza, anche perché occorre una riflessione molto attenta su una problematica giuridicamente molto complessa, anche per ciò che concerne la spesa.

L’emendamento 115, sottoposto al voto dell’Assemblea, è stato respinto.

Dopo lo scrutinio il Consiglio ha approvato il testo dell’art. 5.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’Articolo 5 “Inserimento dell’articolo 15 bis (Variazione dei contingenti organici delle direzioni generali)” e sugli emendamenti. Dopo il parere del relatore e della Giunta sugli emendamenti, il presidente ha messo in votazione testo dell’articolo che è stato approvato.

Sull’emendamento 8, bocciato dopo essere stato ritirato dal proponente Emilio Usula (Soberania e Indipendenzia) e fatto proprio dall’opposizione, c’è stata una lunga discussione. Il testo prevedeva di risolvere il problema del transito dalla categoria A alla categoria B per quei dipendenti che per anni hanno svolto mansioni superiori. Nella discussione sono intervenuti i rappresentanti della maggioranza: il proponente dell’emendamento Emilio Usula (capogruppo Soberania e Indipendentzia), Pietro Cocco (capogruppo Pd), Efisio Arbau (capogruppo Sardegna Vera), Daniele Cocco (capogruppo Sel), Roberto Desini (capogruppo Cd), Anna Maria Busia (Cd), Franco Sabatini (Pd) e Salvatore Demontis (Pd).

Gli esponenti della maggioranza, prima di tutti il proponente dell’emendamento, Emilio Usula, hanno spiegato di aver ritirato l’emendamento per evitare interventi spot sul personale, visto la Giunta ha l’obiettivo di presentare entro sei mesi un disegno di legge organico in materia di personale. La maggioranza ha annunciato un ordine del giorno che impegnerà l’esecutivo a rispettare il termine di sei mesi.

Per la minoranza sono intervenuti, Pietro Pittalis (capogruppo FI), che ha fatto suo l’emendamento ritirato dalla maggioranza, Stefano Tunis (FI), Oscar Cherchi (FI), Michele Cossa (Riformatori sardi), Alessandra Zedda (FI), Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Gianluigi Ribiu (capogruppo Udc), Christian Solinas (capogruppo Psd’Az), Mario Floris (Uds). Tutti hanno affermato che l’approvazione dell’emendamento era necessaria e urgente perché sarebbe andata a risolvere un caso noto da tempo di ingiustizia e che non c’era alcun bisogno di rinviare ancora a una futura legge organica sul personale. L’opposizione ha evidenziato che ci sono tante persone che aspettano da anni la risoluzione del problema. (eln)

Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento n.69.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha dichiarato il suo voto favorevole «perché -ha spiegato – si tratta di assicurare il transito di un contingente di lavoratori, composto da vincitori di concorso, dalla categoria C alla categoria D». Messo in votazione, l’emendamento è stato respinto dall’Aula che, subito dopo, ha respinto anche l’emendamento n. 158.

Successivamente, il presidente Ganau ha convocato la conferenza dei capigruppo e sospeso la seduta; i lavori sono ripresi nel pomeriggio, sempre sotto la presidenza del presidente Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale sugli articoli e gli emendamenti all’art.6 del Dl 72/A – Giunta regionale –- Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione.

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato che l’Arpas ha presentato le mappe bio-climatiche della Sardegna, disegnando attraverso i fenomeni eco ambientali la Sardegna del futuro, ha invitato il presidente dell’Assemblea ad intervenire presso la Giunta per garantire che tutti i consiglieri regionali abbiano a disposizione quel documento

Il presidente ha assicurato il suo intervento ed ha comunicato, sulla base delle decisioni della conferenza dei capigruppo, che al termine dell’esame del DL 72 sarà esaminato un ordine del giorno in materia di contributi alle associazioni sportive non professionistiche.

Successivamente ha avviato la discussione sull’art.6 e, non essendoci iscritti a parlare, ha acquisito i pareri del relatore e della Giunta sugli emendamenti; entrambi hanno espresso parere contrario tranne per il n. 36 per cui si invita il proponente al ritiro.

Subito dopo l’Aula ha respinto tutti gli emendamenti presentati ed approvato il testo dell’art.6.

Sull’emendamento n.36 il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha annunciato il suo voto favorevole «perché la definizione di un sistema-Regione appare lo strumento migliore per agevolare i processi di mobilità interna». Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha affermato che la proposta di ritiro nasceva proprio dalla considerazione che «il sistema-Regione è espressamente previsto dal disegno di legge in esame».

Messo in votazione, l’emendamento n. 36 è stato respinto.

Subito dopo, il presidente Ganau ha avviato la discussione dell’art.6/bis e, non essendoci iscritti a parlare, ha messo in votazione il testo dell’articolo, che è stato approvato.

Al termine di questa votazione, il presidente ha avviato la discussione dell’art.7 e, non essendoci iscritti a parlare, ha invitato il relatore e la Giunta ad esprimere il prescritto parere sugli emendamenti presentati. Entrambi hanno espresso parere negativo, fatta eccezione per il n. 131 ed il n. 129. L’Aula ha quindi proceduto alla votazione, respingendo gli emendamenti nn. 20, 81,149 e 169 approvando invece gli emendamenti n. 131 (Compiti del dirigente assegnato a studi e ricerche, Unità di progetto) e 129 (Equiparazione del trattamento economico dei coordinatori delle Unità di progetto, finalizzato al conseguimento degli obiettivi, al contratto di lavoro dell’area dirigenziale), quest’ultimo a scrutinio segreto con 30 voti favorevoli e 20 contrari.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art.8 con la discussione generale dell’articolo e degli emendamenti.

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha manifestato la sua meraviglia perché l’articolo «è l’unica norma sul Corpo Forestale mentre è opportuno che eventuali modifiche siano inserite nell’apposita legge di riforma; del resto stamattina la stessa maggioranza aveva detto che non dovevano esserci norme sul personale». «Siamo davanti ad una follia – ha protestato Oppi – non è mai successo che un dirigente della Regione andasse al vertice del corpo: se uno non ci ha mai lavorato non sa nemmeno di cosa si occupa, soprattutto per ciò che concerne il settore investigativo che opera per delega della magistratura». La vera svolta, ha continuato il consigliere, «sarebbe quella di portare il corpo sotto la competenza dello Stato, visto che è l’unico autonomo nel panorama regionale e costa alla Sardegna 30 milioni l’anno». «Quella che state facendo è una marchetta chiara e lo vedremo subito», ha concluso Oppi rivolto alla maggioranza annunciando con forza il suo voto contrario.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha iniziato il suo intervento dichiarando che il consigliere Oppi ha usato il termine migliore: «E’ una norma aberrante secondo la quale un dirigente esterno potrebbe ricoprire un ruolo in cui è previsto il requisito di ufficiale di polizia giudiziaria, compito delicatissimo riservato a figure altamente specializzate». E’impensabile, ha concluso Crisponi, «che anche che il miglior dirigente della Regione, in forza di una legge, possa ricoprire quella funzione al vertice di un esercito di 1400 uomini, è un percorso con fotografia, un articolo sbagliatissimo».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha condiviso le osservazioni contenute negli interventi precedenti, ricordando fra l’altro che «il ministro della Funzione pubblica Madia ha presentato un disegno di legge che va verso la riunificazione corpi di polizia per cui, in questo nuovo contesto, sarebbe davvero auspicabile riportare in capo allo Stato la competenza del corpo forestale». In ogni caso, ha proseguito, «è chiaro che nessuno, sia pure con grandi capacità, può avere conoscenze e competenze adatte in un contesto così speciale». Per quanto riguarda il nuovo regime che il testo prevede per le figure dirigenziali, secondo Zedda la strada maestra sarebbe quella di una progressiva diminuzione, fermo restando che «occorre prestare attenzione a quelle figure professionali dei cosiddetti facenti funzioni che, in molti casi, hanno sopperito a situazioni complesse mandando avanti l’attività dell’amministrazione regionale in tanti settori».

Il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis (Pd) ha illustrato i contenuti dell’articolo 8 “modifiche all’articolo 28 della legge regionale 31 del 1998 (Attribuzioni delle funzioni dirigenziali)” sottolineando il fatto che la norma va nel segno della semplificazione e della continuità amministrativa con la possibilità di designazione dei dirigenti. Demontis ha evidenziato inoltre come oggi la figura del direttore generale sia da considerarsi alla stregua di un manager e quindi non è più necessario rivolgersi ad un esperto. Il riferimento vale, a giudizio del relatore indicato dalla commissione, per la disposizione contenuta nell’articolo 8 a proposito della possibilità di attribuire l’incarico di direttore generale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale ai dirigenti dell’amministrazione regionale in possesso di comprovata professionalità ed esperienza nelle materie di competenza del Corpo forestale.

Il consigliere della maggioranza ha quindi rimarcato le misure di contenimento della spesa pubblica derivanti dalle disposizioni dell’articolo 8, in particolare per quanto attiene il divieto per gli enti e le agenzie regionali di compensi ai ruoli apicali superiori a quelli attribuiti ai direttori generali dell’amministrazione regionale. «Inoltre – ha spiegato Demontis – è previsto l’indirizzo per enti e agenzie ad istituire una sola posizione dirigenziale che deve svolgere anche le funzioni di direttore di servizio». A giudizio del consigliere del Pd va inoltre rimarcata la possibilità di revoca degli apicali al momento dell’insediamento della Giunta regionale.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito l’articolo 8 “il banco di prova per la maggioranza per dimostrare la sua credibilità in ordine all’inserimento nel Dl 72 di norme che riguardano il personale”. A giudizio del capogruppo della minoranza, infatti, la maggioranza contraddice se stessa e al punto d) dell’articolo 8 ha inserito proprio norme che riguardano il personale e che – stando alle dichiarazioni dei consiglieri del centrosinistra – dovrebbero essere oggetto di un apposita legge. «Se passano i contenuti dell’articolo 8 – ha incalzato Pittalis – allora non ci sono giustificazioni perché non possano essere approvati gli emendamenti riguardanti il personale dell’Ente foreste».

L’esponente del centrodestra ha quindi definito “un’operazione spericolata” la volontà della maggioranza di “assoggettare” il Corpo Forestale alla volontà politica invece che alla magistratura per quanto attiene i compiti che il corpo regionale svolge al servizio delle Procure. «Con l’articolo 8 – ha ammonito Pietro Pittalis – create i presupposti per la nomina di qualche dirigente regionale che avete già individuato ed in più puntate al controllo delle attività investigative del Corpo Forestale».

Pietro Pittalis ha concluso invitando il Consiglio a cassare l’articolo 8 del Dl 72.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha rinunciato all’intervento ed il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha invitato il relatore di maggioranza a formulare il parere agli emendamenti presentati all’articolo 8.

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha espresso parere favorevole agli emendamenti 134 e 137 e contrario per tutti gli altri. L’assessore Demuro ha dichiarato il parere della Giunta conforme a quello del relatore. Si è proceduto dunque con la votazione dell’emendamento 21 che non è stato approvato (17 favorevoli e 29 contrari) mentre con 30 voti a favori e 17 contrari è stato approvato l’emendamento sostitutivo parziale n. 134 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) in materia di attribuzione temporanea di funzioni, che sostituisce gli articoli 4 bis, 4 ter, 4 quater, 4 quinquiens della lettera d) dell’articolo 8 del Dl 72.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato decaduti gli emendamenti nn. 164, 39 e 38 ed ha proceduto con la messa in votazione dell’articolo 8 che è stato approvato dall’Aula con 33 voti favorevoli e 18 contrari.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 105 che è non è stato approvato (17 favorevoli e 35 contrari) mentre è stato approvato con 34 favorevoli e 18 contrari, l’emendamento aggiuntivo n. 137 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che all’articolo 8 dopo il comma 1 aggiunge il comma 1 bis che così recita: “Le disposizioni legislative o contrattuali che riconoscono un trattamento economico parametrato alla retribuzione di posizione prevista per le funzioni di dirigente con compiti di studio, ricerca e consulenza sono da intendersi riferite alla misura attualmente prevista dal contratto collettivo per la suddetta posizione”.

Il presidente ha aperto quindi la discussione sull’articolo 9 “Modifiche all’articolo 30 della legge regionale 31 del 1998 (Sostituzione dei direttori generali e dei direttori di servizio)” e agli emendamenti. Non essendoci iscritti a parlare il presidente ha invitato il relatore a formulare il pare sugli emendamenti presentati. Salvatore Demontis (Pd) ha espresso parere contrario per tutti gli emendamenti presentati all’articolo 9 (nn. 27, 95, 96 e 104) e la Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore. Con medesimo risultato (18 favorevoli e 34 contrari) non sono stati approvati gli emendamenti n. 27, 95, 96 e 104.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’intero articolo 9 che è stato approvato con 31 voti a favore e 20 contrari.

Il presidente Ganau ha dichiarato soppresso l’articolo 10 ed ha aperto al discussione dell’articolo 11 “Modifiche all’articolo 33 bis della legge regionale 31 del 1998 (Conferimento di funzioni dirigenziali presso altre amministrazioni)” e degli emendamenti. Non essendoci iscritti a parlare, il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis (Pd) ha dichiarato parere contrario per l’unico emendamento presentato il n. 29. Parere conforme a quello del relatore è stato espresso dalla Giunta con l’assessore Demuro.

Verificato che l’unico emendamento presentato (il n. 29) è “soppressivo totale”, il presidente Ganau ha posto in votazione l’articolo 11 nella formulazione originaria del Dl 72. L’Aula ha quindi approvato l’articolo 11e il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione all’articolo 12 “Sostituzione dell’articolo 39 della legge regionale 31 del 1998 (Variazione provvisoria delle dotazioni organiche, mobilità nel sistema Regione)” e degli emendamenti presentati. Non essendoci iscritti a paralare, il relatore Demontis ha espresso il parere sugli emendamenti, formulandolo positivo solo per gli emendamenti nn. 136, 5 e 4; contrario per tutti gli altri. La Giunta ha dichiarato parere conforme a quello del relatore. L’Aula non approvato gli emendamenti nn. 30 e 83; il n. 160 mentre ha approvato l’emendamento soppressivo parziale n. 136 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che sopprime all’articolo 12, comma 1 il punto 1. Nelle successive votazioni non sono state approvati gli emendamenti nn. 98 e 107; i nn. 87 e 109.

Il presidente Ganau, a seguito dell’approvazione dell’emendamento 136 ha dichiarato decaduti gli emendamenti n. 166, 84, 86 e 108. Non approvato, invece, l’emendamento 82. Approvato, invece, l’emendamento sostitutivo parziale n. 5 (primo firmatario il consigliere Roberto Deriu, Pd) che così riformula il punto 3 del comma 1 dell’articolo 12: “L’assessore competente in materia di bilancio è autorizzato ad apportare con proprio decreto le necessarie variazioni compensative, anche fra diverse unità di voto del bilancio di previsione della Regione, ivi comprese quelle relative ai contributi di funzionamento di enti, agenzie e istituti, nei limiti delle spese per il personale conseguenti ai trasferimenti disposti in attuazione del presente articolo”.

Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’intero articolo 12 che è stato approvato ed ha proceduto con le votazioni degli emendamenti aggiuntivi. L’Aula ha approvato l’emendamento aggiuntivo n. 4 (primo firmatario il consigliere di Sel, Agus) che così recita: “Nel punto 2 del comma 1 dell’articolo 12 dopo la parola – complessiva – sono inserite le seguenti: – del sistema regionale -“.  Non approvati, invece, gli emendamenti 85, 40, 88 e 110, 51.

Il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 13 “Sostituzione dell’articolo 40 della legge regionale 31 del 1998 (Trasferimenti, assegnazioni e comandi, mobilità tra il sistema Regione e altre pubbliche amministrazioni)” e degli emendamenti presentati.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha segnalato all’Aula l’emendamento n. 52 ed il presidente Ganau ha fatto presente che sarà discusso nel corso dell’esame dell’articolo 15 bis. Il capogruppo del Psd’Az. Christian Solinas, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento di cui è presentatore, il n. 58.

Il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis, ha espresso il parere favorevole solo per l’emendamento 138 e contrario per tutti gli altri emendamenti presentati. La Giunta ha dichiarato parare conforme a quello del relatore.

L’Aula con votazioni consecutive non ha approvato gli emendamenti: 31, 89, 99; 90 e 100; 91 e 101; 92 e 102. Il presidente Ganau ha dichiarato inammissibili i due emendamenti 93 e 103 e l’Aula ha approvato l’emendamento sostituivo parziale n. 138 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che all’articolo 13, comma 1, sostituisce il punto 3 con la seguente dicitura: “I comandi di cui ai commi 1 e 2 sono attivati secondo i criteri stabiliti dalla Giunta regionale, sentiti i dipendenti interessati, con provvedimento del direttore competente in materia di personale in ciascuna amministrazione del sistema Regione”.

Il Consiglio ha quindi approvato l’intero articolo 13 e si è passato alla votazione degli emendamenti aggiuntivi.

Sull’emendamento 57, il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato il voto a favore, mentre il consigliere Demontis ha ribadito il voto contrario. L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento 57 e si è proceduto con le dichiarazioni di voto sull’emendamento 41, formulate dal consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna): favorevole; e dal capogruppo dei Riformatori, Dedoni: favorevole. Il Consiglio non ha approvato l’emendamento n. 41 e con votazione a scrutinio elettronico (16 favorevoli e 34 contrari) non ha approvato l’emendamento 58.

Il presidente del Consiglio ha aperto la discussione sull’articolo 13 bis “Inserimento dell’articolo 40 bis della legge regionale 31 del 1998” e sugli emendamenti. Preso atto del ritiro dell’unico emendamento presentato all’articolo 13 bis, il presidente Ganau ha posto in votazione l’intero articolo che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 14 “Modifiche all’articolo 27 della legge regionale n. 32 del 1988 sulla composizione degli uffici di gabinetto” e sugli emendamenti. Il primo consigliere a intervenire è stato Stefano Tunis (FI), il quale ha chiesto all’Aula un chiarimento su quale funzione debbano avere gli Uffici di gabinetto. Tunis ha ricordato che in Commissione è stata respinta all’unanimità la possibilità, prevista nel testo della Giunta, di aumentare i consulenti dell’Ufficio di gabinetto del presidente della Regione da due a tre. «Non vorrei che nel corso del dibattito, attraverso qualche emendamento, si riaprisse la porta all’aumento dei consulenti». Immediata la risposta del consigliere del Pd, Salvatore Demontis, il quale ha spiegato che il voto negativo in Commissione è stato dovuto a un difetto di comunicazione tra Giunta e Commissione. L’Esecutivo, ha spiegato Demontis, ha comunicato che il terzo consulente andrà all’ufficio di Roma, visto che il Servizio di Roma verrà soppresso. Quindi, per Demontis, non solo non c’è un aggravio di spese ma c’è un risparmio.

Ha dichiarato il voto a favore dell’articolo il consigliere Roberto Deriu (Pd), ma con riserva. L’esponente della maggioranza ha affermato che è fondamentale per l’attività del presidente della Regione che quest’ultimo possa scegliere il proprio staff. Devono essere in primo luogo  persone godono della fiducia del presidente, figure duttili e con competenze specifiche. «Dobbiamo riuscire a disegnare attorno al vertice politico un ufficio che lo aiuti a governare, a conoscere e a comandare». E ha concluso: «Il presidente si deve scegliere le persone che lo possano aiutarlo meglio a governare». D’accordo anche Attilio Dedoni (capogruppo Riformatori sardi) perché il presidente e gli assessori devono avere «una struttura di supporto quanto più qualificata possibile». Dedoni si è detto contrario al continuo utilizzo del comando, mentre è favorevole alla mobilità.

Il presidente ha dato poi la parola al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Non so se la maggioranza si sia resa conto di cosa stia approvando con l’articolo 14. Abbiamo un testo presentato dalla Giunta regionale che prevede tre consulenti, un testo esitato dalla Commissione che riporta a due i consulenti e tra gli emendamenti ce n’è uno che ripristina le tre unità. È un modo schizofrenico di agire». Pittalis ha dato ragione all’on. Deriu sul fatto che gli assessori e il presidente della Regione devono potersi scegliere lo staff e ha ricordato che  il punto 3 dell’articolo 14 dice che il personale dell’Ufficio di gabinetto è scelto tra i dipendenti del sistema Regione e che gli Uffici di gabinetto attuali, se passasse la norma, dovranno essere modificati.

In risposta al capogruppo Pittalis è intervenuto l’assessore Demuro, il quale ha rassicurato l’esponente dell’opposizione sul fatto che resta in vigore il comma 4 dell’articolo 27 della Legge regionale n. 32 del 26 agosto del 1998. Il comma prevede che “Il Capo di Gabinetto, il segretario particolare ed i consulenti che devono essere dotati di alta e specifica professionalità, possono essere scelti fra i funzionari in servizio presso altre amministrazioni pubbliche, da comandarsi presso l’Amministrazione regionale, o anche fra estranei all’Amministrazione regionale”.

Il presidente Ganau ha messo, quindi, in votazione l’emendamento sostitutivo parziale n. 135 (Pietro Cocco e più) che porta i consulenti del presidente della Regione da due a tre. L’emendamento è stato approvato con 29 voti favorevoli e 22 contrari. L’Aula ha poi approvato anche il testo dell’articolo 14.

Sull’emendamento 42 uguale al 173, che è stato bocciato, che prevedeva l’istituzione della vice dirigenza sono intervenuti Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) e Alessandra Zedda (FI), presentatori del testo. Gli esponenti della minoranza hanno messo in evidenza l’importanza di questa nuova figura di supporto al dirigente, che renderebbe più efficiente l’amministrazione e più responsabilizzato il personale. La vice dirigenza, ha spiegato Zedda, esiste già a livello nazionale.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art.15.

Il relatore e la Giunta hanno espresso il parere su emendamenti, contrario tranne che per il n. 156 (Attività delle conferenze e servizio di Roma)

Non essendoci iscritti a parlare l’Aula ha respinto il n.24 ed ha approvato il testo dell’articolo 15. Successivamente sono stati respinti gli emendamenti nn. 47, 165, e 52.

Sull’emendamento n.53 il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sottolineato che «si intende rendere giustizia a quanto hanno avuto un inquadramento dirigenziale dopo aver vinto un concorso, senza però veder riconosciuto il livello retributivo». L’emendamento è stato poi respinto, con 17 voti favorevoli e 32 contrari. A seguire sono stati respinti anche gli emendamenti n.140, 141, 142, 143, 144, 145 e 146.

Sull’emendamento n.156 il primo firmatario Anna Maria Busia (Sardegna Vera-Cd) ha annunciato il ritiro, precisando che «ci sono state date rassicurazioni che si interverrà sul punto con un atto amministrativo della Giunta ma è importante che se ne sia parlato». Gli uffici di Roma, ha ricordato, «sono di proprietà del Banco di Sardegna e costano circa 250.000 l’anno; è opportuno, nel quadro del contenimento delle spese, ridimensionare questa struttura anche perché i suoi compiti possono essere svolti utilmente dalla conferenza Stato-Regioni».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha comunicato di voler fare suo l’emendamento, riservandosi poi di decidere sul ritiro. «Siamo davanti – ha detto – ad una contraddizione incredibile, prima si aumentano i consulenti del presidente, poi si parla contenimento di spese: al contrario, penso che l’ufficio vada potenziato e rinforzato, perché in questi mesi è emerso che il ruolo della Regione deve contare soprattutto a Roma, nel rapporto con lo Stato». Pittalis ha infine annunciato il ritiro dell’emendamento, auspicando che si trovi il modo per affrontare la questione sotto ogni aspetto».

Sull’emendamento n. 43 il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha espresso parere favorevole, perché «si prevede il recupero di una norma nazionale che assegna una riserva del 50% di posti nei concorsi pubblici al personale dipendente; questo non significa che si vincono i concorsi in modo surretizio ma la precedenza scatta solo se vince, sarebbe il riconoscimento di giuste aspirazioni per chi è entrato nell’amministrazione magari con un livello inferiore».

Messo in votazione, l’emendamento n.43 è stato respinto insieme al n. 170.

Il presidente Ganau ha quindi avviato la discussione dell’art. 15/bis e degli emendamenti.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «questa riforma, alla fine, è diventata il “cavallo di Troia” per arrivare al commissariamento delle Province, per il desiderio irrefrenabile di commissariare qualunque cosa». Dopo aver chiesto ai commissari di verificare tutto si comunica la loro sostituzione, un fatto su cui, secondo Tunis, «c’è persino poca letteratura giuridica; chiederemo ai nuovi se tutto va bene ma sarà dura sostenerlo davanti all’opinione pubblica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha evidenziato che «dopo le  invettive sulla precedente amministrazione ora si chiude il cerchio: resterà solo qualche commissariato di polizia da commissariare». Dopo aver ripercorso l’iter di abolizione delle Province, Cossa ha affermato che ci si trova di fronte «ad una norma brutale che dà ai commissari un termine di 15 giorni per fare non si sa bene che facendo scattare poi la sostituzione o la conferma degli stessi commissari; è una norma che non sta in piedi, sarebbe stato molto più ragionevole indicare un termine vero che darebbe un senso ad una vera riforma delle autonomie locali».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato che in poco tempo si è passati «dalla competenza al potere per evitare pasticci e migliorare la qualità dell’amministrazione, consolidata anche oggi dai continui richiami a leggi organiche, ad una pura follia giuridica». E’vero, ha riconosciuto, «che chi vince ha il diritto di governare, però commissariare i commissari è davvero troppo, questa legge è diventata lo strumento per commissariare i commissari sgraditi senza nemmeno salvare le apparenze, l’ennesima porcata».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd), riprendendo la metafora del cavallo di Troia, ha affermato che in realtà manca il cavallo, mentre è vero che prima c’era Ponzio Pilato come ha detto il consigliere Cossa; «qui si vuole sostituire le gestioni provvisorie mettendo ordine in una situazione giuridica mostruosa e non si può accusare noi di sostituire i commissari se queste figure le avete inventate voi con i vostri podestà, noi stiamo ricostruendo un tessuto istituzionale profondamente lesionato».

Non essendoci altri iscritti a parlare, relatore e Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti, sempre negativo tranne che per il n. 133 “commissari per le gestioni provvisorie delle Province e modifica dell’articolo 4 della legge regionale 7 ottobre 2005, n. 13”.

L’Aula ha quindi respinto gli emendamenti n.44 e 54.

Sull’emendamento n.133 il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «per l’ennesima volta si cambia del tutto un articolo e, nel merito, occorre precisare il riferimento ai requisiti dei commissaria, che dovrebbero essere almeno dirigenti enti locali o ex segretari comunali, in coerenza con norme nazionali che vietano incarichi a pensionati».

Il presidente Ganau ha precisato che la legge richiede che i dirigenti in pensione prestino la loro opera per non più di un anno ed a titolo gratuito.

L’emendamento 133 è stato poi approvato con 33 voti favorevoli e 16 contrari.

Subito dopo è stato approvato il testo dell’articolo e, a seguire, sono stati respinti gli emendamenti n.163 (a scrutinio segreto, 22 favorevoli e 28 contrari) e n. 66.

Al termine di quest’ultima votazione è iniziata la discussione dell’art.15/ter.

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha dichiarato di trovarsi «in grossa difficoltà nel dover esprimere un voto favorevole a questo articolo perché, se stralciamo le questioni del personale bisogna poi avere un trattamento uniforme e rispettare l’orientamento comune dei capigruppo». «Le mie remore sono intellettuali – ha chiarito Manca – ma anche dal punto di vista formale ho grossi dubbi; c’è un aumento di spesa nascosto, si sta derogando alla durata degli incarichi che non possono avere durata superiore ad un anno». Dopo aver aggiunto che «non si possono fare figli e figliastri», Manca ha annunciato che non parteciperà alla votazione.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato che «nella maggioranza qualcuno si rende conto di quanto sta succedendo, prima ha detto di voler procedere con una legge organica, poi si è arrivati a questo capolavoro di fantasia, con stabilizzazioni mascherate e personale trattato perfino meglio di quello in ruolo». «Da una parte – ha riconosciuto Truzzu – si vuole ovviare ad un problema ma di questi problemi ce ne sono a centinaia; se si apre questa porta generazioni di giovani sardi non avranno nemmeno la possibilità di provare a fare un concorso».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha dichiarato che la posizione di Manca evidenzia una obiezione vera, anche se «sulla questione specifica va precisato che non è una stabilizzazione né una eccezione alle deroghe; c’è un gruppo di ragazzi che regge di fatto l’assessorato dell’Urbanistica, un gruppo che non potrebbe più lavorare mancando tutti gli obiettivi della Regione». Resta comunque, ha concluso Arbau, «l’impegno previsto nell’ordine del giorno ad intervenire sul personale in modo organico, in modo che tutti abbiano risposte».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che si è parlato più volte del problema, anche in fase di assestamento. «La realtà dell’assessorato dell’Urbanistica – ha continuato – è che quel gruppo di lavoro fornisce assistenza ai Comuni per i Puc, alla Regione per la legge edilizia e urbanistica, alla nuova stesura del Ppr». Solinas ha poi negato che si tratti di una stabilizzazione: «Si conclude un percorso con cui si possono dare risposte alla Sardegna».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha ammesso che «si sta parlando di professionalità di alto livello che sono necessarie, tuttavia resta il problema del metodo perché i trattamenti diversi ci sono eccome». «Se l’amministrazione regionale ha problemi – ha affermato – vanno risolti tutti al di là della volontà della maggioranza, avremo creato meno errori e creato meno aspettative mentre si poteva e si doveva fare molto meglio».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha detto «che non può passare inosservato l’atteggiamento a corrente alternata della maggioranza e Manca ha fatto bene ad evidenziarlo: quella del personale regionale dipendente o precario è un problema che non può essere trattato usando due pesi e due misure». «Non sono in discussione – ha proseguito – ruolo, funzione ed utilità del gruppo di lavoro, ma il metodo è censurabile, qui ci sono 840.000 euro per alcuni e niente per altri, a cominciare dai lavoratori dell’Ente foreste che hanno gli stessi diritti».

Al termine della discussione, relatore e Giunta hanno espresso parere contrario sull’unico emendamento presentato, il n. 45.

Il primo firmatario dell’emendamento Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha tenuto a precisare che «non è in discussione la qualità persone, il loro ruolo ed i loro e compiti: non si parla dei singoli ma del metodo e se sarà sempre questo non risolveremo mai nulla».

L’emendamento è stato respinto dall’Aula e, successivamente, è stato approvato il testo dell’art.15/ter con 31 voti a favore, 3 contrari e 14 astenuti.

Sull’articolo 15 quater (piano per il superamento del precariato) e sull’emendamento 159 sull’ente foreste (bocciato),  sono intervenuti, anche più volte, i consiglieri Peru (Forza Italia Sardegna), Antonio Solinas ( Pd), Demontis (Pd), Lotto (Pd), Daniele Cocco (Sel), Arbau (Sardegna Vera), Dedoni (Riformatori sardi), Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha annunciato la presentazione di un’interrogazione urgente sulla situazione dell’ente foreste.

In rapida successione sono stati approvati gli articoli 15 quater, il 16, il 16 bis, il 16 ter, il 16 quater e il 16 quinquies.

Sull’articolo 16  sexies, e sugli emendamenti presentati, sono intervenuti: Cristian Solinas (Psd’az), Paolo Truzzu (Sardegna), Attilio Dedoni (Riformatori sardi). L’articolo è stato approvato.

Sull’emendamento 157, presentato dalla consigliera Busia e fatto proprio da Pietro Pittalis sono intervenuti, oltre al capogruppo di Forza Italia Sardegna, Pietro Cocco (Pd). L’emendamento è stato bocciato.

Sull’articolo 17 e sugli emendamenti sono intervenuti Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna), Salvatore Demontis (Pd), Approvato il testo dell’articolo e l’emendamento 7 (Busia e più) che aggiunge un articolo che prevede l’entrata in vigore della legge nel giorno della pubblicazione sul Buras.

L’aula ha approvato anche tre ordini del giorno. Il primo (Pietro Cocco e più) sull’equiparazione giuridica e retributiva del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito dall’articolo 12 della legge regionale 9/2006.

Questo odg impegna la giunta regionale ad adottare entro 120 giorni dall’approvazione dell’ordine del giorno, con propria deliberazione, su proposta dell’assessore degli affari generali, previo parere della commissione competente, le linee guida per l’equiparazione dei trattamenti retributivi del personale del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito ai sensi dell’articolo 12 della legge regionale 9/2006, in armonia con i principi che regolano il lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche e nel rispetto delle norme sull’ordinamento degli enti locali.

Il secondo ordine del giorno approvato (Arbau e più) riguarda l’opportunità di affrontare e definire tutte le situazioni relative al personale del sistema Regione. In particolare questo documento impegna la giunta regionale a predisporre, entro sei mesi, un apposito disegno di legge sul personale che affronti e risolva le questioni solevate in materia di personale durante la discussione sul DL n. 72. L’esecutivo, inoltre deve garantire, nell’applicazione del DL 72, la prosecuzione di importanti funzioni, assicurando la continuità lavorativa del personale precario coinvolto. La Giunta è stata anche impegnata a emanare direttive precise all’Ente foreste per attivare immediatamente la procedura ad evidenza pubblica che risolva alla radice, ed in tempi rapidi, la questione attinente alle assegnazioni temporanee di mansioni superiori. Il terzo ordine del giorno approvato, che è stato illustrato da Alessandra Zedda) riguarda la Croce Rossa italiana che sarà posta in liquidazione dal primo gennaio 2015. L’ordine del giorno impegna il presidente della Regione a porre in essere tutte le azioni necessarie anche per rispettare il profilo pubblico dell’ente e per salvare i livelli occupativi inserendo i militari della Sardegna in una lista di esaurimento per essere destinati alla protezione civile o ad un coinvolgimento per il servizio del 118.

Per dichiarazione di voto sul DL 72 sono intervenuti: Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha espresso voto contrario perché non si sono applicati criteri uguali per tutti. Michele Cossa (Riformatori Sardi) ha parlato di legge negativa perché inquinata da norme intruse. Agus ha espresso, invece, voto a favore. Si tratta di una legge importante che apre un processo di riforma ed è un primo tassello di un puzzle complicato. Pietro Cocco (Pd) ha espresso un parere favorevole sulla legge e ha detto che la riorganizzazione della Regione è un tema che si è affrontato da tempo, ma nessuno ha mai risolto il problema. Noi abbiamo fatto un primo passo. Questa legge è l’inizio di un percorso. Per Arbau (Sardegna Vera) si tratta di una buona legge. E’ stata l’ennesima prova per questa maggioranza superata con intelligenza. Ma questa tecnica legislativa di stravolgere l’attività fatta in commissione in Consiglio, non funziona più. Il DL 72 è stato approvato (votanti 46, sì 32, no 14). 

Pl 141 (Pietro Cocco e più) “Interventi straordinari per la promozione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche per la partecipazione ai campionati nazionali e europei”

Il presidente Ganau ha annunciato quindi la presentazione per la discussione in Consiglio con la procedura d’urgenza di cui all’articolo 102 del regolamento, della Pl 141, siglata da tutti i capigruppo, primo firmatario Pietro Cocco (Pd), dal titolo: “Interventi straordinari per la promozione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche per la partecipazione ai campionati nazionali e europei”.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha chiesto la sospensione dell’esame del Dl 141 e il rinvio del testo in commissione, definendo la proposta “invotabile”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente Ganau ha accordato.

Alla ripresa, il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato di accogliere l’invito del collega di gruppo Ruggeri per il rinvio del testo in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto “basito” per la decisione comunicata dal capogruppo dei democratici ed ha definito un’autentica “sconfessione” quella ricevuta da Pietro Cocco. «Ma il punto non è questo – ha aggiunto l’esponente dell’opposizione – ma il rischio concreto dei fallimenti che si fa correre alle società dilettantistiche dello sport isolano».

Pittalis ha invitato il gruppo del Pd ed i consiglieri della maggioranza a procedere con l’esame della Pl 141, evidenziando come sia frutto di un’intesa tra tutti i capigruppo del Consiglio regionale. «Se così non sarà – ha concluso Pittalis – non firmeremo più alcuna procedura d’urgenza con il ricorso all’articolo 102 del regolamento».

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha definito un “simpatico siparietto” quello andato in scena in seno al gruppo del Pd ma si è detto pronto a “sfilarsi” dal voto sulla Pl 141 seppure in autonomia rispetto al suo gruppo e alla minoranza. Crisponi ha lamentato una scarsa azione a difesa delle sponsorizzazioni di società che competono tra i professionisti, facendo esplicito riferimento alla revoca delle sponsorizzazioni di “Sardegna promozione” alle squadre del Cagliari calcio e alla Dinamo basket.

La consigliera del Centro democratico, Anna Maria Busia, ha invitato alla prudenza e ha dichiarato di condividere le perplessità e le richieste avanzate dal consigliere Ruggeri per la sospensione dell’esame della Pl 141. «Lo sport è importante – ha conclusa la consigliera della maggioranza – e gli accordi tra capigruppo vanno rispettati ma le emergenze della Sardegna sono altre». Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione per alzata di mano la pregiudiziale avanzata dal consigliere Luigi Ruggeri che è stata approvata dall’Aula.

Il presidente ha quindi dichiarati conclusi i lavori ed ha comunicato che il Consiglio sarà convocato al domicilio.

Consiglio regionale 1 copia

Il Consiglio regionale ha concluso la discussione generale sul Dl 72 “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione” e ha approvato con 26 voti a favore e 17 contrari il passaggio agli articoli. I lavori riprenderanno mercoledì, 19 novembre.
Il presidente Ganau, in apertura di seduta, ha chiesto all’Aula un minuto di silenzio per commemorare le vittime della strage di Nassiriya, un attentato contro la base “Maestrale” in cui persero la vita 28 persone, 19 italiani e 9 iracheni e rimasero feriti 19 carabinieri e un civile. Non tornarono dalle loro famiglie 12 carabinieri, 5 militari dell’esercito e due civili italiani. Il presidente ha ricordato che quello di Nassiriya è stato il più grave attacco alle truppe italiane dalla Seconda guerra mondiale ed ha sottolineato che la pace è l’obiettivo che l’Italia e l’Europa devono perseguire.
Dopo la commemorazione dei caduti, il presidente ha aperto la discussione generale sul Disegno di legge della Giunta regionale su “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione”.
Sull’ordine dei lavori sono intervenuti i consiglieri di minoranza Marco Tedde, Stefano Tunis, di Forza Italia, Attilio Dedoni (Riformatori sardi), Mario Floris (Uds), Gianluigi Rubiu (Udc) hanno chiesto di rinviare la discussione perché il clima teso, la complessità del disegno di legge e il fatto che è stato modificato e approvato dalla Prima commissione questa mattina, non consente alla minoranza di elaborare gli emendamenti. Il presidente ha ricordato che il testo non è stato modificato in maniera sostanziale, stamattina, e che era stato deciso in conferenza di capigruppo di proseguire oggi con l’esame del provvedimento. Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, si è detto contrario alla sospensione del provvedimento: «Non è sufficiente dire che non c’è il clima adatto. Abbiamo il dovere di intervenire sulla materia. Invito i colleghi di opposizione ad essere ligi al loro dovere». Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha quindi chiesto al presidente Ganau la convocazione di una Conferenza dei capigruppo per valutare le esigenze della minoranza, vista la buona disponibilità dell’opposizione che stamattina ha evitato di chiedere i cinque giorni previsti per le relazioni consentendo al testo di arrivare subito in Aula. «La proposta – ha spiegato Pittalis – è quella di fare la discussione generale, ma dare tempo a chi deve presentare gli emendamenti».
Il presidente ha sospeso i lavori e convocato i capigruppo. Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha annunciato che domani l’Aula proseguirà la discussione generale sul DL 72, gli emendamenti potranno essere presentati entro le 10.00 di martedì prossimo, 18 novembre. Alle 16,30 poi si riunirà la Prima commissione per l’esame degli emendamenti. Il Consiglio si riunirà poi mercoledì e, se necessario, giovedì per l’esame degli articoli e degli emendamenti.
Il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, Salvatore Demontis (Pd), il quale ha evidenziato che il testo esitato presenta molti elementi innovativi rispetto alla prima stesura della Giunta. Si tratta – ha spiegato – di un primo tassello di una riforma più ampia del Sistema Regione, passando da una impostazione formale a manageriale, ossia sostanziale. «Vorremo passare da una Regione basata sulla produzione di atti, secondo il modello tipico degli anni ’90, a un’amministrazione basata sui risultati. Una pubblica amministrazione basata sugli anni ‘90 non solo scoraggia i cittadini ma anche gli investitori privati». La Regione così com’è funziona male a prescindere da chi la governa, ha spiegato Demontis. «Spesso, infatti, la classe politica non traduce le linee di mandato in obiettivi strategici chiari», e ha aggiunto, «insomma non viene attuato il ciclo di programmazione, gestione e controllo, oggi chiamato comunemente “ciclo delle performances”». «Da qui l’esigenza  – ha spiegato – di una macrostruttura sul “modello per missione”, quindi strutture che nascono “attorno” agli obbiettivi strategici di mandato, le “missioni” appunto, con le strutture che nascono in base agli obiettivi strategici e non il contrario». Tra gli obiettivi fondamentali: la creazione del Sistema regione, con mobilità volontaria interna, la  valutazione delle performance, con una migliore ottimizzazione del lavoro in Regione con una maggiore valorizzazione del personale.
«Sia la mobilità all’interno del Sistema Regione che la delegificazione sulle direzioni generali, ad oggi disciplinate invece per legge, sono propedeutiche alla modifica della legge n. 1 del 1977 e quindi della macrostruttura. Questo è l’obiettivo politico che si intende raggiungere. I servizi sono invece istituiti, modificati o soppressi dal direttore generale che poi dovrà però rispondere dei risultati raggiunti». Demontis ha poi spiegato che «spetterà al presidente della Regione presiedere il Comitato di coordinamento delle direzioni generali al fine di raggiungere gli obiettivi strategici trasversali. L’articolo 6 bis elimina le posizioni funzionali dirigenziali con compiti di studio, ricerca e consulenza che possono essere svolte da funzionari del Sistema Regione. Non occorre essere dirigenti». Il testo prevede inoltre l’introduzione della continuità amministrativa.
Il presidente, terminati i dieci minuti a disposizione del relatore, ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, in qualità di relatore di minoranza. Tunis ha spiegato ai colleghi che «abbiamo fatto un lavoro difficile all’interno della Prima commissione. Abbiamo lavorato articolo per articolo, inserendoli in una valutazione di sistema». Il consigliere di Forza Italia ha espresso rammarico per la visione che non mette la politica al centro dell’azione di governo, svincolandola dalla burocrazia, «ma si sta cercando una soluzione per dire che il sistema amministrativo e burocratico può vivere a dispetto dalla politica». L’assessore ha detto che va privilegiato l’efficacia della decisione. Per Tunis è un disegno non ricevibile da chi ha preso l’impegno con i cittadini e che ha visto ricoprire i più importanti incarichi di governo da persone prive del mandato dei cittadini. «Questo testo – ha aggiunto – è stato corretto nelle parti dove dava il colpo di grazia alla politica della Regione». La maggioranza sbaglia, secondo Tunis, ad andare avanti su un testo che è stato stravolto e ha esortato la Giunta e la maggioranza a dire esattamente cosa vuol fare: riaffermare il ruolo della politica o abdicare. «Vi chiedo di fare un passo indietro».
Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha osservato che l’intento del provvedimento è apprezzabile ma fa emergere, a suo avviso, numerose perplessità. Già la legge Bassanini, ha osservato, «prevedeva la valutazione indipendente sull’operato della dirigenza, strumento che ha prodotto buoni risultati, così come il coordinamento dei dirigenti non è una novità, anzi mi stupisce che la Regione ci arrivi solo ora». Giusto, a parere di Orrù, «anche il tetto alle direzioni generali ma la Giunta ha accentrato il 30% delle direzioni nelle sue mani ed anche tutti gli interventi di accorpamento e soppressione superando il ruolo del Consiglio». Si tratta di un modo di procedere, ha continuato il consigliere sardista, «simile ad una “dittatura” del presidente e della Giunta, di questo passo l’Assemblea non potrà far altro che discutere mozioni e interpellanze e non conterà più nulla». Orrù, in conclusione, ha manifestato dubbi su «operazioni che potrebbero tradursi in favori rivolte a singole carriere anche esterne; nel complesso la valutazione sul provvedimento è negativa perché non c’è niente di rivoluzionario».
Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha affermato che «parlare in quest’Aula diventa sempre più difficile se non inutile ed il provvedimento in esame non appare rispondente ai bisogni sia dell’amministrazione che dei cittadini». «In questi decenni – ha ricordato – si è detto che la burocrazia ha avuto uno sviluppo abnorme a danno dell’efficienza dell’azione amministrativa e io stesso, da assessore, ho presentato un disegno di legge organico che purtroppo è andato perduto però, al di là dei titoli ad effetto, questo testo non fa altro che riproporre il decreto Brunetta: sarebbe stato più dignitoso limitarsi ad affermare che anche in Sardegna trova applicazione quel decreto». Nel merito, secondo Floris, «contiene un ulteriore svuotamento dei poteri del Consiglio ed ha un impianto verticistico; si va verso una Regione dirigenziale, senza parlare del resto del personale». Per il consigliere Floris, inoltre, «non sussistono motivi di urgenza, dato che molte decisioni possono essere adottate già oggi a legislazione vigente». Piuttosto, ha sostenuto ancora Floris avviandosi alla conclusione, «dobbiamo chiederci quale Regione vogliamo per la Sardegna di domani; da una parte registriamo una forte vocazione centralista dello Stato, dall’altra non possiamo sostenere noi, in Sardegna, un nuovo centralismo burocratico». Il problema, ha detto infine, «è tracciare un confine fra quello che deve fare la politica e ciò che devono fare i tecnici, altrimenti facciamo come Renzi e trasformiamo il Consiglio in un organismo di secondo livello come il nuovo Senato».
Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha dichiarato che, a suo giudizio, «le differenze di opinione sono il sale della democrazia ma quello delle riforme deve essere un terreno comune per intervenire sul rapporto deteriorato fra istituzioni e cittadini, nel quadro di una consapevolezza che ha caratterizzato l’atteggiamento dell’opposizione in commissione, sempre propositivo e costruttivo». C’è una preoccupante tendenza centralista dello Stato, ha proseguito Agus, «mentre al contrario le funzioni delle Regioni vanno ampliate ma a patto di migliorare il rapporto fra queste istituzioni ed i cittadini, riconoscendo i nostri errori e lavorando da subito per difendere le nostre istituzioni». La nuova Regione e, soprattutto, gli uffici regionali devono semplificare la vita di famiglie e persone senza lasciare nessuno indietro, ha ammonito il consigliere di Sel, «ma non si faccia l’errore di considerare il testo una riforma a se stante, è solo l’inizio di un percorso più ampio di riforma dell’amministrazione regionale, che passa attraverso la riforma della 31 e del sistema degli Enti locali come del personale, perché oggi il sistema non regge più e vive di soluzioni temporanee rese definitive senza una vera programmazione». «Diciamo basta a rendite di posizione e veti incrociati – ha esortato Agus – perché solo così potremo recuperare il rapporto con i cittadini oggi profondamente logorato, anche da un processo nazionale che ha tolto e non ha dato frutti; seguiamo una strada diversa e questo testo, pur non risolvendo tutto, crea le condizioni per un percorso virtuoso, senza alibi, che privilegia meritocrazia e responsabilità».
Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto che il testo di legge l’ha ricevuto poche ore fa, alle 15 e 14 ma che anche da una prima lettura si è reso conto che, nonostante il titolo: “Disposizioni urgenti i materia di organizzazione della Regione”, non si tratta certo di una riforma. Per l’esponente dei Riformatori, invece, è necessaria una riforma seria e concreta, calata nel reale.
Per Gianluigi Rubiu (Udc) questo DL mina in maniera inequivocabile il potere degli enti a favore della Giunta regionale. Si tratta di un nuovo “Regime-Regione”. L’esecutivo – secondo Rubiu – acquista il potere decisionale su tutto. Insomma, una sorta di  “Commissariamento della politica”. Il capogruppo dell’Udc ha detto di essere favorevole ai principi che sono alla base di questo provvedimento ma  non condivide le azioni previste in questo testo. I dirigenti, infatti,  sembrano le “pedine di una scacchiera” che possono essere spostate a piacimento dal politico di turno.
Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna) ha detto che queste norme non attuano nessuna riforma dell’organizzazione della Regione. Si sta procedendo con una piccola manutenzione quando si ha bisogno  di una sonora ristrutturazione. Per Alessandra Zedda era necessario partire dall’analisi della legge 1 per attuare una vera riforma. Questo non è stato fatto e si sta  perdendo un’altra occasione. Per l’ex assessore al bilancio non c’è nulla di così urgente, c’è tutto il tempo per fare una riforma compiuta che snellisca realmente le procedure.
L’assessore degli Affari generali, Gianmario Demuro, iniziando il suo intervento, ha detto che «molte riforme di cui ha parlato il Consiglio fanno parte del programma di legislatura ed il disegno di legge, infatti, si limita ad intervenire su alcuni punti strategici «per far funzionare la macchina mentre la si riforma». Il primo degli elementi di fondo del provvedimento, ha sostenuto, è quello della mobilità, «cioè dare ai dipendenti la possibilità di spostarsi secondo le loro attitudini e le loro aspettative di miglioramento in modo da dare più valore all’amministrazione».
Finora, ha osservato Demuro, la mobilità «è stata un qualcosa di straordinario, in parte anche per la complessità di una macchina regionale composta da 23 controllate, 57 enti, 198 dirigenti, 136 servizi e 26 direzioni generali, dove non è ancora disponibile una “banca dati” delle competenze, per sapere dove sono le risorse umane della Regione, cosa fanno e cosa potrebbero fare di meglio». Poi, secondo elemento, la valutazione di “perfomance”; «E’ vero che ci sono norme nazionali in vigore da anni – ha sostenuto l’assessore – ma la Regione è rimasta come in una “bolla” separata dal mondo esterno, mentre il corretto uso delle risorse pubbliche è elemento chiave per restituire al cittadino ciò che dà attraverso le tasse». Inoltre, altro obiettivo strategico è la riorganizzazione «perché qualunque cosa, nella nostra Regione, ha una norma che la riguarda e questo ostacola il funzionamento dell’amministrazione; il Consiglio, in particolare, deve riappropriarsi di un ruolo di grande programmazione rivolto al futuro, a difesa della democrazia regionale e della funzione della rappresentanza». Di fronte a questo scenario, ha detto ancora l’assessore Demuro, «è necessario intervenire con strumenti semplici come il numero delle direzioni e dei servizi, di ciò che serve per far funzionare la macchina; questo non significa affatto mettere da parte le riforme di grande respiro ma agire concretamente per risolvere problemi da tempo nascosti, per risparmiare risorse e migliorare l’efficacia dell’azione amministrativa e darle una dimensione orizzontale, posto che i problemi non solo riferiti ad una materia ma talmente complessi da richiedere un approccio interdisciplinare».
Dopo l’intervento dell’assessore, il presidente ha aperto la fase delle dichiarazioni voto sul passaggio agli articoli.
Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha affermato di condividere lo schema generale illustrato dall’assessore e, in particolare, il riferimento al ruolo del Consiglio come luogo di “alta programmazione” ma, ha osservato, «emergono una serie di contraddizioni fra il testo licenziato dalla commissione e quello originario della Giunta, una su tutte riguarda le stabilizzazioni del personale precario che vengono ora rinviate al 31 dicembre 2016: queste sono le cose reali cui si deve rispondere, il mio voto sarà contrario».
Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli del DL 72, che l’Aula ha approvato con 26 voti favorevoli e 17 contrari. Subito dopo, ha dichiarato chiusa la seduta, comunicando che il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per martedì, 18 novembre, alle 10.00, mentre la Commissione si riunirà per esaminarli nella stessa giornata di martedì ma alle 16.30.
I lavori del Consiglio, infine, riprenderanno mercoledì 19 novembre, alle 10.00.

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

La minoranza in Consiglio regionale invita la Giunta a procedere con la proroga del “piano casa”. La richiesta è contenuta in un’interpellanza urgente, sottoscritta da dieci consiglieri regionali (primo firmatario Mario Floris – Uds) rivolta al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, nella quale si evidenzia il mancato rispetto di quanto disposto dall’ordine del giorno approvato lo scorso 2 ottobre in Consiglio e che impegnava la giunta «a presentare nel più breve tempo possibile un disegno di legge sostitutivo e migliorativo della normativa urbanistica ed edilizia vigente e di semplificazione delle procedure».

«La scadenza del vigente “piano casa” – sottolineano Mario Floris, Pietro Pittalis, Gianluigi Rubiu, Modesto Fenu, Michele Cossa, Alessandra Zedda, Paolo Truzzu, Marcello Orrù e Attilio Dedoni – è fissata per il prossimo 29 novembre e sebbene la Giunta, lo scorso 10 ottobre, abbia approvato il disegno di legge dal titolo: “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia edilizia e urbanistica”, il testo non è stato ancora trasmesso al Consiglio per l’esame in Commissione e l’avvio dell’iter di approvazione».

«Pertanto – concludono gli esponenti della minoranza consiliare – non ci sono più i tempi per procedere con il via libera al disegno di legge della Giunta ed è quindi necessario accedere alla proroga del “piano casa vigente”».   

Consiglio regionale 3 copia

Sono state presentate questa mattina, in Consiglio regionale, le relazioni di maggioranza e minoranza della proposta di riforma del sistema sanitario regionale, la cui discussione generale inizierà martedì 28 ottobre, alle 10.30. Dopo la presentazione delle relazioni, inoltre, l’Assemblea ha esaminato le mozioni e gli altri argomenti all’ordine del giorno.

La proposta, ha iniziato Gigi Ruggeri (Pd), relatore di maggioranza «corrisponde all’esigenza di inserire un argine alla deriva finanziaria della spesa sanitaria, da sempre al centro del dibattito sui sistemi di tipo universalistico, senza diminuire qualità dei servizi e dell’assistenza». «Negli ultimi cinque anni in Italia – ha aggiunto Ruggeri – la spesa è cresciuta di crescita di 2 miliardi l’anno ed in Sardegna, rispetto tetto definito dalla conferenza Stato-Regioni, ha superato nel 2013 i 3 miliardi al netto di Irap mentre modello di assistenza non ha fatto significativi passi avanti rispetto logica ospedalocentrica. Problema vero è rinuncia a governare questi processi, se non attraverso nuove regole sulle procedure di acquisizione di beni e servizi e sui protocolli diagnostico-terapeutici che non hanno funzionato, ed anche alcune nuove leggi hanno lasciato intatto l’enorme spazio di potere riservato ai direttori generali». Così, secondo il consigliere del Pd, «il sistema non può reggere perché mancano una centralizzazione del governo clinico e della committenza, un ragionamento complessivo che va esteso alla ristrutturazione della rete ospedaliera perché siamo al di sopra della media nazionale, una offerta articolata in modo diverso». E’necessario poi «mettere in rete i sistemi ospedalieri – ha osservato Ruggeri – dato Sardegna terza in Italia per ipodensità dopo la Val d’Aosta e la Basilicata, una bassissima densità di popolazione del tutto peculiare di cui si deve tener conto nella programmazione di un sistema di emergenza-urgenza di migliore qualità». «Altro obiettivo qualificante della proposta – ha concluso il consigliere del Pd – quello di ridisegnare il sistema dell’assistenza territoriale, una realtà nella quale oggi esistono ampie quote di domanda di salute che restano senza risposta; una realtà che possiamo cambiare realizzando nuove case salute e ospedali comunità, questa legge è solo il punto iniziale di un processo di riforma molto articolato».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), relatore di minoranza, ha affermato che, da un lato, «c’è l’esigenza condivisa di un processo radicale di riforma come dimostra la presentazione di diverse proposte di legge; dall’altro una proposta che viene portata all’attenzione dell’Aula senza una attenta analisi attività della realtà esistente ed una valutazione dell’impatto delle diverse misure sul sistema». «Sarebbe imperdonabile – ha avvertito Cossa – pensare che i problemi reali siano quelli delle persone che governano la sanità sarda e non bastano piccoli aggiustamenti ma servono interventi strutturali per dare vita ad un nuovo sistema adatto alla nostra specificità». In altre parole, secondo il consigliere, «la sanità sarda ha bisogno di meno aziende, meno spazi di potere, meno politica, più attenzione all’assistenza ed alla salute dei cittadini, ma di tutto questo non c’è traccia in un provvedimento insufficiente e forse dannoso». «Il sistema attuale – ha poi ricordato l’esponente dei Riformatori – risale agli anni ’70 e consisteva nel curare le persone nel momento del bisogno acuto; adesso è ora di cambiare passando dal curare al prendersi cura, con l’ospedale che deve diventare un incidente nella vita di persona mentre il servizio pubblico deve garantire altro, seguire la persone nelle diverse fasi della sua vita». «Inoltre – ha continuato il relatore di minoranza – serve un modello sardo della sanità che magari prende spunto da altri ma poi sa adattarsi alla nostre peculiarità insulari e geomorfologiche; questa è strada per ritrovare efficienza ed efficacia, prima un quadro chiaro, poi tutto il resto». Avviandosi alla conclusione, Cossa ha detto che «da questa legge non uscirà nulla di buono, perché cambiano i direttori ma resta uguale tutto il resto, fra qualche mese dovremo tornare sull’argomento, senza dimenticare che tutte le audizioni della Commissione sanità hanno dato un parere negativo su questa proposta, che di fatto blocca una riforma solo per cambiare i direttori».

L’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’illustrazione della mozione 79 (Truzzu e più) sulla mobilità giovanile. Il presidente Ganau ha dato, quindi, la parola al consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, il quale ha spiegato l’importanza di dare ai giovani la possibilità di fare esperienze all’estero con il progetto Erasmus. Ma il consigliere Truzzu non si è fermato all’Erasmus nel suo intervento, ha infatti parlato di un progetto complessivo che dovrebbe avere la Regione per contribuire a formare i nostri giovani e dare loro la possibilità di acquisire nuove competenze e l’apertura mentale verso ciò che è diverso. Truzzu si è detto convinto europeista, ma di un’Europa di popoli e non di un’Europa delle banche.

Truzzu ha citato alcuni dati: un terzo dei giovani che hanno usufruito del progetto Erasmus hanno incontrato il proprio partner durante questa esperienza. «La Commissione europea ha anche evidenziato – ha continuato Truzzu – che la capacità occupazionale dei ragazzi che hanno fatto l’Erasmus è superiore del 50 per cento rispetto agli altri studenti». Dati importanti che, secondo il proponente della mozione, evidenziano l’impatto sull’economia, sul turismo, sulla cultura e sull’occupazione offerto dai progetti di mobilità europea. Per questi motivi ha chiesto alla Giunta di istituire un «tavolo di lavoro (a cui saranno invitati a partecipare gli assessori competenti per materia, il presidente della Commissione competente, i Magnifici Rettori dell’università di Cagliari e Sassari, i presidenti dell’ERSU di Cagliari e Sassari, il presidente dell’ANCI e dell’ASEL Sardegna, i sindaci dei Comuni di Cagliari e Sassari e i rappresentanti delle associazioni di mobilità studentesca internazionale di maggiore rappresentatività) che per oggetto avrà l’individuazione degli interventi strutturali e finanziari per far crescere il numero dei giovani che potenzialmente potrebbero arrivare nella nostra Isola tra il 2014 e il 2020 per effetto dei programmi e dei fondi per la crescita inclusiva istituiti dall’Unione europea o dagli strumenti regionali derivanti da fondi indiretti«.

Truzzu ha anche ricordato che la Comunità europea ha finanziato un progetto Erasmus anche per gli imprenditori e ha ricordato l’importante evento che si terrà a Cagliari, il meeting internazionale Agora, a cui parteciperanno 800 giovani provenienti da tutta Europa, grazie all’associazione Aegee, voluta dallo scomparso Paolo Carta e da Stefano Tunis.

Il presidente ha dato, quindi la parola a Stefano Tunis, consigliere di Forza Italia, il quale ha condiviso l’assoluta importanza del progetto Erasmus, ma anche di tutti i progetti di mobilità europea non soltanto finalizzati all’istruzione. Tunis ha ricordato i notevoli risultati avuti grazie al programma Move (mobilità opportunità e volontariato in Europa). L’obiettivo, secondo l’esponente della minoranza che ha proposto di trasformare la mozione in un ordine del giorno unitario, è di «accompagnare e agevolare la crescita delle risorse umane, con un bagaglio di competenze certificato e spendibile».

Ignazio Locci (Forza Italia), d’accordo con il collega di partito, ha ricordato di essere stato uno di quei ragazzi sardi «ad aver avuto la fortuna di fare questa esperienza e di avere acquisito un patrimonio culturale di cui mi sento arricchito, grazie all’opportunità che mi è stata data dall’Università». E ha aggiunto che «dovrebbe essere obbligatorio per i giovani partecipare alla mobilità europea». Locci ha apprezzato anche l’iniziativa di sostegno messa in campo dal sindaco di Elmas, il quale sta aiutando i residenti a formarsi all’estero e cercare nuove opportunità. Da questi viaggi i nostri giovani rientrano in Sardegna più arricchiti, ha affermato Locci, ma è necessario che la Regione Sardegna sostenga il diritto allo studio, le Università, il volontariato e l’associazionismo sardo che si occupa di fare l’accoglienza dei giovani europei che vengono a fare esperienza nell’Isola.

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato condivisione per i temi trattati nella mozione 79 ed ha sottolineato come il testo all’esame dell’Aula abbia il pregio di introdurre, all’attenzione del Consiglio, uno dei pochi strumenti che mira alla costruzione degli europei prima ancora dell’Europa. L’esponente della minoranza ha dichiarato apprezzamento per i progetti Erasmus e verso tutte le iniziative che favoriscono la mobilità giovanile ed in particolare gli scambi tra gli studenti delle Università. «Sono scambi fondamentali – ha insistito il capogruppo dei Quattro Mori – per costruire una vera integrazione tra i popoli europei attraverso un percorso che parte dal basso con i giovani». Christian Solinas ha concluso il suo intervento con l’invito all’Aula perché proceda con l’approvazione della mozione 79 (Truzzu e più).

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore degli Affari Generali, Gianmario Demuro, per l’intervento riservato alla Giunta. Demuro ha riaffermato l’importanza del tema trattato dalla mozione in discussione ed ha espresso apprezzamento per le attività e le azioni dei progetti Erasmus. L’assessore ha quindi riconosciuto la validità della richiesta di interventi di supporto da parte della Regione sarda e ha preannunciato una particolare attenzione in sede di Piano regionale di sviluppo. Il delegato agli Affari Generali della giunta presieduta da Francesco Pigliaru ha quindi ribadito l’importanza della nuova programmazione europea per offrire prospettive ancor più concrete ai progetti Erasmus ed ha quindi dichiarato il favore dell’esecutivo regionale per i programmi inerenti la mobilità giovanile. «Mobilità a tutto tondo – ha concluso l’assessore Demuro – che riguarda cioè gli studenti ma anche artigiani, professionisti e più in generale lavoratori».

Il consigliere Paolo Truzzu (gruppo “Sardegna”) nello spazio al dibattito riservato alla replica del presentatore della mozione ha ringraziato l’assessore Demuro per il favore espresso verso i contenuti del documento all’esame dell’Aula ed ha precisato che la mozione tratta il tema dell’Erasmus e anche quello della mobilità giovanile in termini più ampi e generali.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, sull’ordine dei lavori, ha chiesto un minuto di sospensione per verificare la possibilità di un ordine del giorno unitario.

Alla ripresa dei lavori è stata data lettura dell’ordine del giorno in cui, fra l‘ altro, si impegna il presidente della Regione ad attivare un tavolo di lavoro formato dagli assessori competenti e dai presidenti di commissione interessati, insieme ai rappresentanti del mondo universitario, per l’individuazione di interventi strutturali e finanziari in grado di accrescere il numero dei giovani che potranno partecipare a programmi di mobilità internazionale in diversi settori.

A nome della Giunta, l’Assessore degli Affari generali Gianmario Demuro ha espresso favorevole.

Non essendosi altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato all’unanimità. Il documento, sottoscritto da tutti i capigruppo del Consiglio, impegna il presidente della Regione «a convocare un tavolo di lavoro per l’individuazione degli interventi strutturali e infrastrutturali finanziari per far crescere il numero dei giovani che potenzialmente potrebbero partecipare in entrata e in uscita a tutti i programmi di mobilità internazionale, non più e non solo rivolti all’istruzione, ma alla crescita complessiva dell’individuo, attraverso esperienze di studio, lavoro e volontariato».

Proseguendo nell’ordine del giorno l’Aula ha poi iniziato l’esame della Mozione n. 59 (Tatti e più) “Sull’attuazione dell’articolo 4 della Legge regionale 21 gennaio 2014 n. 7, in materia di stabilizzazione del personale precario dell’Ente foreste della Sardegna”. Il presidente ha quindi dato la parola al primo firmatario Ignazio Tatti.

Il consigliere Tatti (Udc), illustrando il documento, ha dichiarato che «la Sardegna non è solo coste ma anche zone interne anzi il patrimonio ambientale della nostra Regione deve tornare al centro della nostra politica; questo è il questo contesto opera l’Ente Foreste». «Però, a causa dell’invecchiamento del personale e del blocco del turn-over – ha lamentato Tatti – dal 2007 c’è un momento di grande difficoltà, nonostante un numero sempre crescente di Comuni abbia concesso terreni all’Ente». «Il sistema insomma – secondo Tatti – sta scricchiolando, il problema della stabilizzazione non deve essere visto come esercizio di clientelismo: la crisi è stata violenta soprattutto nelle fasce più deboli della comunità sarda ed è necessario dare certezza ai nostri cittadini, agendo secondo coscienza e secondo i nostri doveri morali». La scelta di oggi, ha precisato il consigliere Tatti, «deriva dalla concreta possibilità di trasformare la mozione in atti concreti, infatti nella finanziaria 2014 all’art 4 con un provvedimento bipartisan è stato individuato un fondo di 6 milioni per stabilizzazione». E’vero, ha riconosciuto l’esponente dell’Udc, «che questo tipo di interventi è sempre sotto osservazione ma la norma regionale non è stata impugnata e i termini sono scaduti; ora servono procedure di attuazione precise, dall’ aggiornamento degli organici all’esame di  situazioni territoriali ora piuttosto squilibrate, inquadrando questa azione in quella più generale di prevenzione delle calamità naturali e contrasto del rischio idrogeologico». «La norma della scorsa finanziaria – ha concluso Tatti – prevede la stabilizzazione con graduatorie triennali per un massimo di 500 unità per anno, da 2014 fino al 2016, si tratta di un primo intervento per dare alla Sardegna un Ente foreste nuovo, giovane e dinamico per difendere il nostro ambiente e farne un fattore di sviluppo per tutta la Sardegna».

Il presidente ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, il quale ha ricordato di aver presentato un’interpellanza sullo stesso argomento. L’esponente della minoranza ha chiesto all’assessore quali siano le sue vere intenzioni: «E’ fondamentale dare risposte celeri alle tante persone che vivono in una situazione di precarietà». D’accordo anche Oscar Cherchi, consigliere di Forza Italia: «I colleghi hanno sollevato un problema che chiede di essere risolto, anche per una questione di giustizia». Per Cherchi si tratta di una realtà fondamentale per il nostro territorio e che, dall’istituzione dell’Ente foreste, ha dato importanti risultati. Il consigliere azzurro ha ribadito che non si sta parlando di stabilizzazioni per accontentare qualche amico ma per risolvere un problema che esiste da troppi anni. Ci interessa che la Giunta e l’assessore, ha proseguito, preveda che i lavoratori a tempo determinato, in base alle regole, abbiano risposte nel più breve tempo possibile per la stabilizzazione.

E’ poi intervenuto il leader dell’Udc, Giorgio Oppi, ex assessore dell’Ambiente, il quale ha ripercorso le varie fasi che hanno attraversato le iniziative di stabilizzazione degli operai. Oppi ha spiegato all’Aula che l’Ente foreste assorbe il 70-75 per cento dei fondi dell’assessorato dell’Ambiente, circa 180 milioni di euro, con un avanzo di esercizio annuale di circa 20-30 milioni. Le stabilizzazioni, ha continuato, vanno affrontate all’interno di un quadro generale che comprenda anche i 400 amministrativi. Allo stato attuale le stabilizzazioni riguardano circa 1600 addetti, principalmente distribuiti nei territori dell’Ogliastra, Nuoro, Oristano e Cagliari, mentre in altri territori, il Sassarese e la Gallura, ci sono soltanto una ventina di addetti ancora con contratto a tempo determinato. L’ex assessore ha anche spiegato che fu avviata una procedura di  stabilizzazione, ma con difficoltà, in parte perché l’Ente non aveva i fondi necessari e in parte, ha spiegato, perché molti non avevano voluto essere stabilizzati perché avrebbero avuto una perdita economica. Oppi ha anche esortato la Giunta ha intervenire con Roma affinché il Corpo forestale, che costa alla Sardegna circa 25 milioni, sia a carico dello Stato come avviene nelle altre regioni.

Il consigliere del gruppo Pd, Antonio Solinas, ha invitato il Consiglio a “fare il punto” sulla situazione in cui versa il personale (e non soltanto) dell’Ente foreste. L’esponente della maggioranza ha ricordato l’importanza del ruolo e dei compiti propri dell’ente strumentale della Regione ed ha invitato i presentatori a valutare che il percorso della stabilizzazione degli operatori è stato avviato con le norme del 2007 e che nel 2008 si è dato corso ai bandi di stabilizzazione per circa 800 lavoratori precari. «Significa – ha precisato il presidente della Quarta commissione – che nella legislatura che va dal 2009 al 2014 non si è fatto molto per proseguire nel percorso intrapreso a suo tempo dal centrosinistra». Antonio Solinas ha quindi ricordato la partecipazione del consigliere Tatti (primo firmatario della mozione) al consiglio di amministrazione dell’ente foreste ed ha evidenziato che «forse qualcosa in più anche quel Cda poteva fare». Solinas ha fatto riferimento alle diverse iniziative consiliari intraprese nella scorsa legislatura dalle opposizioni per sollecitare la ripresa del percorso di stabilizzazione. Il consigliere dei democratici ha ricordato la scarsa efficacia e la difficile situazione organizzativa dell’Ente foreste ed ha dichiarato di condividere le ipotesi di commissariamento. Antonio Solinas ha quindi affermato di valutare positivamente la possibilità di redigere un ordine del giorno unitario a conclusione della discussione della mozione 59.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha ricordato i diversi incontri e le numerose iniziative intraprese nella scorsa legislatura per favorire la stabilizzazione dei circa 1.200 operai semestrali che prestano servizio all’Ente Foreste. L’esponente della maggioranza ha quindi evidenziato le difficoltà incontrate, ad incominciare da quelle inerenti la complicata individuazione della tipologia contrattuale che regola il rapporto di lavoro dei “semestrali” con l’ente regionale che si occupa anche dell’anticendio. Il consigliere di Sel ha quindi ricordato la presenza del consigliere Tatti nel Cda dell’Ente foreste ed ha evidenziato come «le volontà allora espresse dall’assessorato all’Ambiente guidato dall’onorevole Oppi (compagno di partito di Tatti) non siano state recepite dai vertici dell’Ente Foreste». Daniele Cocco ha auspicato “un cambio di marcia” ed ha espresso favore per le ipotesi di commissariamento dell’Ente foreste, nonché favore per la predisposizione di un ordine del giorno unitario a conclusione della discussione della mozione 59.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha sottolineato come la Sardegna sia la Regione con la più vasta superficie forestale con 221.000 ettari. A giudizio dell’esponente della minoranza è forte il rischio di una generale sottovalutazione del ruolo dell’Ente foreste e dell’urgenza di procedere con le stabilizzazioni degli operai semestrali. «L’Ente foreste – ha spiegato Rubiu – deve tutelare il patrimonio boschivo più importante del Mediterraneo». Il consigliere dell’Udc ha quindi evidenziato le gravi carenze organizzative dell’ente e ha denunciato il rischio di pesanti contenziosi legali. Rubiu ha concluso con l’auspicio che sia data rapida applicazione alle norme del 2007 e che gli operai in servizio all’Ente foreste possano essere stabilizzati.

L’Assessore dell’Ambiente Donatella Spano, esprimendo il parere della Giunta sulla mozione, ha apprezzato i riferimenti del Consiglio al nuovo ruolo dell’Ente Foreste. Il problema della stabilizzazione, ha spiegato, «è legato, infatti, alla riforma dell’Ente, che è un obiettivo strategico del Governo regionale». «E’già stato individuato – ha aggiunto – un percorso di riordino complessivo della materia forestale, attraverso un disegno di legge che punta sul potenziamento delle politiche del comparto boschivo in Sardegna e introduce significativi elementi di modernizzazione e attualizzazione dei compiti istituzionali, inquadrando le politiche forestali nella più vasta tematica ambientale». «L’Ente deve essere valorizzato dal punto di vista economico e sociale – ha proseguito l’assessore – per gestire il patrimonio boschivo secondo principi di qualità e fruizione delle risorse, ma per fare questo servono rinnovamento tecnologico, la ridefinizione dei compiti istituzionali, la razionalizzazione delle attività, degli obiettivi, delle strutture, della governance, la distribuzione del personale con flessibilità superando logica dei cantieri». In poco meno di 6 mesi la Giunta ha lavorato con grande impegno su questi problemi, ha detto ancora l’esponente della Giunta, «anche grazie al fondamentale supporto di un tavolo interassessoriale di tutti i settori della Regione a vario titolo interessati». Si tratta di un percorso virtuoso, secondo l’assessore, «che in breve tempo porterà alla riorganizzazione dell’Ente, alla revisione della contrattualistica ed alle stabilizzazioni, per le quali però manca ancora una definizione esatta dei numeri e delle sedi, dei livelli retributivi, situazione di incertezza che in questa fase richiede il commissariamento dell’Ente».

In sede di replica, il consigliere Tatti (Udc) ha affermato di aver sollevato il problema solo per assicurare la corretta destinazione dei fondi assegnati all’Ente foreste, aggiungendo che il consiglio di amministrazione dell’Ente ha sempre rispettato gli indirizzi della Giunta in materia, «attivandosi anche per chiedere alla Giunta quello stanziamento che poi è stato inserito nella finanziaria del 2014». I sindacati, ha sostenuto ancora Tatti, «dicono che le stabilizzazioni possono essere fatte in breve tempo ed occorre chiedersi perché si vuole parlare prima della riforma ed esaminare il problema a più lunga scadenza». Oggi, ha concluso il consigliere dell’Udc, «ci sono necessità reali ed occorre soprattutto superare la logica del passato in cui si sono fatte stabilizzazioni in Comuni dove non c’era un metro di terreno dell’Ente foreste».

Il consigliere Antonio Solinas, del Pd, ha chiesto una sospensione per verificare la possibilità di predisporre un ordine del giorno unitario.

Il presidente Ganau ha accolto la richiesta, sospendendo i lavori.

Alla ripresa della seduta, il presidente ha dato lettura dell’ordine del giorno in cui, richiamato l’art 4 della legge finanziaria 2014, si riconosce la rilevanza dell’Ente foreste nelle attività di prevenzione delle calamità naturali e del dissesto idrogeologico ed inoltre, dopo aver ricordato il disegno di legge di riforma che a breve arriverà in Consiglio, impegna il presidente della Giunta a ricomprendere nella riforma anche la prosecuzione del processo di stabilizzazione iniziato nel 2007.

La Giunta, attraverso l’assessore Spano, ha espresso parere favorevole.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Franco Sabatini ha manifestato apprezzamento per presenza degli Assessori dell’Ambiente e degli Affari generali, «metodo giusto perché tema va affrontato di concerto per arrivare a soluzioni positive». Dopo aver ricordato la volontà unanime della commissione Bilancio «di superare con la stabilizzazione un passato di lavori semestrali che nascondevano spesso un secondo lavoro e addirittura un lavoro  in nero», ha invitato l’Aula a «tenere presenti le osservazioni del consigliere Oppi; le stabilizzazioni, cioè, vanno fatte con criterio per renderle sostenibili, anche per sconfiggere “la macchina della disinformazione”, che distorce sistematicamente la verità».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha annunciato il suo voto contrario, ricordando che l’interruzione delle stabilizzazione è stata provocata prima dai decreti Brunetta e Tremonti, poi  per il rapporto sbilanciato fra spese personale e correnti, problema superato con l’inquadramento di tale rapporto nell’intero comparto regionale». Poi, ha continuato, «bisognava intervenire sul Governo per assegnare alla Regione i fondi della disoccupazione finora erogati dallo Stato». Quanto alla riforma, ha detto Floris concludendo, «Non ha niente a che vedere con la mozione e con il problema delle stabilizzazioni: basta verificare anzianità, stato familiare e situazioni economiche».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha condiviso gli argomenti Sabatini, sostenendo che «ci sono sciacalli in giro che rendono la situazione ancora più pesante; abbiamo due problemi, l’organizzazione della macchina pubblica ed il trattamento lavoratori, bisogna vederli insieme con una nuova legge ma anche con la ridefinizione complessiva del lavoro pubblico».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «è risaputo che le nostre campagne sono teatro di chiacchiere da bar che spesso esulano dalla verità, ma il Consiglio regionale non può essere accostato a Pinocchio, non si può procrastinare tutto dopo il voto unanime della scorsa legislatura, non si può giocare sulla pelle delle persone, ricordando anche la fragilità Sardegna sul piano forestale e ambientale». Abbiamo votato proprio ieri due nuovi parchi, ha aggiunto Crisponi, «ed è un discorso che non possiamo interrompere».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha ribadito il suo voto a favore ma ha invitato l’Assemblea a considerare con molta attenzione le situazioni dell’Ogliastra, Nuoro ed Oristano «che hanno molti terreni e poco personale: serve un riequilibrio, una  razionalizzazione seria perché l’Ente non ha dirigenti e questo vuoto ne compromette la funzionalità, e servono persone che si impegnino a fondo in un percorso di stabilizzazioni difficile che però va fatto».

Il presidente Ganau ha dato, poi, la parola al presidente della Quarta commissione, Antonio Solinas, il quale ha annunciato il suo voto favorevole, ma ha anche condiviso alcune perplessità sollevate dai consiglieri e ha esortato l’assessore a tenerne conto. Solinas ha rilevato che, di fatto, chi non ha ancora fatto il bando è stato il consiglio amministrazione dell’ente. «Oggi l’Ente foreste è nel caos più totale, non c’è il direttore regionale e ci sono problemi – ha concluso – anche per i responsabili di servizi che svolgono mansioni superiori ma non vengono loro riconosciute».

Per il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, è necessario  fare un «quadro complessivo degli enti regionali e liquidare quelli inutili».  Per il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, questo ordine del giorno ha accolto al suo interno il merito della mozione. «È inutile guardare indietro – ha detto – qui c’è l’impegno a riorganizzare un ente: abbiamo un ente con 6.500 dipendenti e soli 5 dirigenti e questo non può andare bene». Per Cocco si tratta di un ente gestito in maniera maldestra a livello dirigenziale e di consigli di amministrazione. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato che il processo di stabilizzazioni ha preso il via nel 2007 e che per diverse vicende non è stato possibile avviarle. «Oggi – ha affermato – al 22 ottobre ancora quel processo non si è concluso ed è stagnante». Pittalis ha ricordato che i ritardi sono stati dovuti anche alla politica.

Il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato con 48 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astenuto. Il documento sottoscritto da tutti i capigruppo impegna il presidente della Regione «a far sì che la riforma di riorganizzazione e rilancio dell’Ente foreste comprenda, in attuazione dell’articolo 4 della legge 7|2014, la prosecuzione del processo di stabilizzazione iniziato nel 2007». 

L’assemblea ha quindi proseguito nell’esame della mozione n. 66 (Ledda e più) ed il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha concesso la parola al consigliere, Gaetano Ledda (gruppo “Sardegna Vera”) per l’illustrazione.

L’esponente della maggioranza ha quindi proceduto ad illustrare il documento sottoscritto da 58 consiglieri regionali (sia del centrosinistra che della minoranza) e che impegna il presidente della Giunta a ricondurre in ambito regionale la gestione del libro genealogico del cavallo anglo arabo sardo. Ledda ha ripercorso il testo della mozione nel quale si evidenzia l’importanza del cavallo anglo arabo sardo nella produzione zootecnica, nello sport e la sua rilevanza culturale e identitaria. Il consigliere di “Sardegna Vera” ha quindi rimarcato il ruolo dell’associazione nazionale allevatori del cavallo anglo arabo (Anacaad) e ricordato che la stessa è in possesso di tutti i requisiti previsti dalle norme nazionali e comunitarie per la tenuta del libro genealogico. «Ma – ha proseguito Ledda – nonostante le opportune istanze e le migliaia di firme raccolte, è stato negato all’Anacaad la tenuta del libro genealogico».

Il presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto, ha dichiarato di condividere il testo della mozione illustrata dal consigliere Ledda e ne ha auspicato l’approvazione. «Serve che la Regione si riappropri del tema – ha spiegato Lotto – e così l’interlocuzione col ministero avrà un maggiore grado di autorevolezza, evitando così che sia solo l’associazione Anacaad ad occuparsi del problema della tenuta del libro genealogico del cavallo anglo arabo sardo».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato pieno sostegno alla mozione ed ha ribadito l’urgenza di iniziative adeguate per la risoluzione del problema inerente la tenuta del libro genealogico del cavallo anglo arabo sardo. L’esponente della minoranza si è quindi detto fiducioso nell’operato del neo commissario Agris ed ha concluso evidenziando la rilevanza economica del settore.

Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia”, Pier Mario Manca, ha evidenziato come il problema della tenuta dei libri genealogici riguardi anche il settore delle razze ovine in Sardegna. «I libri genealogici dei cavalli come delle pecore e delle capre sono tenuti a Roma – ha dichiarato Piermario Manca – ed è necessario riportarli in Sardegna».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza italia) ha affermato di condividere la mozione, avvertendo però «che non sarà semplice arrivare a risultati concreti, ma ci dobbiamo impegnare, come ha ricordato il consigliere Manca, anche per ricoscere in modo tangibile il grandissimo lavoro fatto in questi anni dall’Istituto di incremento ippico per rilanciare la filiera».

Il consigliere Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha detto che la mozione è legata ad un progetto di riordino del settore predisposta anch’essa dal consigliere Ledda e «riguarda da vicino l’economia reale della Sardegna, per la capacità del settore di creare effetti moltiplicatori su un vasto indotto; l’iniziativa è poi molto tempestiva perché proposta ad inizio mandato».

Il consigliere Pietro Pittalis, capogruppo di Forza italia, ha osservato che, ove fosse necessario un approfondimento, sarebbe opportuno rinviare ad un’altra seduta.

A nome della Giunta l’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi si è dichiarata favorevole alla mozione, «in linea con gli indirizzi del Governo regionale che ha individuato da tempo le grandissime potenzialità del comparto, in grande crescita sia nella disciplina dell’endurance che nell’equitazione, ma ancora privo di una programmazione incisiva».

In sede di replica, il consigliere Ledda (Sardegna Vera) ha espresso soddisfazione per l’andamento del dibattito ed ha sollecitato tutto il Consiglio ad impegnarsi per il raggiungimento di risultati concreti.

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione la mozione che è stata approvata all’unanimità e, successivamente, ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedi 28 ottobre alle 10.30 con la discussione generale della proposta di legge 71/A (misure urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale) e proseguiranno nei giorni successivi.

Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato questa mattina gli articoli 2 e 3 del DL 111 “Assestamento alla manovra finanziaria per gli anni 2014-2016”. Il voto finale sul provvedimento slitta a martedì prossimo.    

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno, con la discussione generale dell’art.2 del DL 111/A (Assestamento alla manovra finanziaria 2014-2016). Il presidente ha comunicato in proposito che, essendo in corso una riunione per riordino degli emendamenti, si rende necessaria una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha avviato la discussione generale dell’art.2 del provvedimento, dando la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia.

Pittalis, «per agevolare la discussione», ha annunciato il ritiro degli emendamenti da pag. 1 a pag. 60.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione generale sull’art.2, non essendoci iscritti a parlare ha dato la parola all’Assessore della Programmazione, Raffaele Paci, che ha rinunciato all’intervento.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 2 e degli emendamenti. Sono stati approvati gli emendamenti: 150,  153, 4, 14, 1213 e  3. Durante il dibattito sono intervenuti anche più volte: Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna), l’assessore Raffaele Paci, Christian Solinas (Psd’az),  Attilio Dedoni (Riformatori sardi), Efisio Arbau (Sardegna Vera), Luigi Crisponi (Riformatori sardi), Daniele Cocco (Sel), Michele Cossa (Riformatori sardi), Angelo Carta (Psd’az), Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna), Modesto Fenu (Sardegna), Gianluigi Rubiu (Udc), Mario Floris (Sardegna), Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna), Paolo Truzzu (Sardegna), Marco Tedde (Forza Italia Sardegna), Ugo Cappellacci (Forza Italia Sardegna), Franco Sabatini (Pd), Piermario Manca (Soberania e Indipendentzia), Giuseppe Fasolino (Forza Italia Sardegna), Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna), Pietro Cocco (Pd).

L’emendamento 150, approvato dall’aula, prevede di stanziare 150.000 euro  a favore del Pontificio seminario regionale sardo.

Sull’emendamento 153 (contributi per il finanziamento dell’Istituto Superiore regionale etnografico) è stato presentato un emendamento orale che prevede  un finanziamento di 1 milione di euro. Così emendato l’emendamento è stato approvato. L’assessore Paci, dichiarandosi a favore dell’emendamento, ha detto che la somma sarà utilizzata solo se la strada dei fondi comunitari  non sarà percorribile.   

Grande dibattito si è sviluppato sull’emendamento 92, presentato dal centrodestra, sugli immigrati e emigrati. L’assessore Paci ha detto che per la giunta i sardi del mondo rappresentano la nostra identità. Quindi un settore importante su cui c’è stata una minima riduzione di risorse. Lo stanziamento era di 2.000.000 ed il taglio è di appena 400.000 euro. Inoltre, ci sono molti residui. Per l’esponente della giunta, dunque, non si sta azzerando nulla. Piuttosto c’è la necessità di mettere mano alla legge. L’emendamento è stato bocciato (presenti 56, si 20, no 35).

L’emendamento 4, che prevede 50 mila euro per promuovere e sostenere l’editoria e l’informazione, è stato approvato. L’emendamento n. 14 (emendato dall’emendamento 1213 che ne modifica lo stanziamento a 150.000 euro) a favore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Tempio Ampurias, è stato approvato. 
Approvato, infine, l’emendamento n.3 che prevede  200mila euro per gli interventi di bonifica nella discarica di Bono.

Il testo dell’articolo 2 è stato approvato. Il presidente Ganau ha convocato una conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente del Consiglio regionale ha avviato l’esame dell’articolo 3 “Entrata in vigore”. Il presidente della Commissione, Franco Sabatini, e l’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, hanno dato parere negativo sugli emendamenti. L’Aula ha respinto tutti gli emendamenti e ha, invece, approvato il testo dell’articolo.

Il presidente Ganau ha sospeso l’esame del Dl 111, rimandando la votazione finale sul provvedimento alla prossima seduta, e ha messo in discussione l’ordine del giorno unitario “sul ruolo e la funzione del Crel”. Il testo impegna l’Assemblea a non procedere al rinnovo degli organi statutari, esentando il presidente del Consiglio da ogni responsabilità in ordine all’esercizio dei poteri sostitutivi”
L’ordine del giorno è stato approvato. La seduta del Consiglio è stata chiusa, i lavori riprenderanno martedì 21 ottobre, alle 15.00.

Consiglio regionale 3 copia

Chiusa ieri la discussione generale sul D.L 111 “Assestamento alla manovra finanziaria per gli anni 2014-2016”, il Consiglio esamina oggi l’articolato del disegno di legge approvato dalla Giunta. Subito dopo le formalità di rito, il presidente Gianfranco Ganau ha dato la parola al primo iscritto a parlare, il consigliere di Forza Italia Marco Tedde.

Secondo l’esponente azzurro, l’assestamento di bilancio arriva in un momento difficile per l’Isola, alle prese con crisi epocale, aggravata dai problemi nei collegamenti aerei e marittimi e dal gap infrastrutturale. «Nel provvedimento ci sono scelte obbligate – ha detto Tedde – comprendiamo le difficoltà della Giunta ma non possiamo non rilevare un neo: la necessità di contribuire al bonus da 80 euro che Renzi ha concesso agli italiani. Il bonus ha fatto ottenere ottimi risultati elettorali al premier ma comporterà un deficit per le casse dello Stato di 6,7 miliardi di euro per quest’anno e  di 10 miliardi per il 2015».

Tedde ha poi puntato l’indice contro l’azione dell’esecutivo regionale che «in sette mesi non è riuscito a spendere risorse ma è stato impegnato in trattative estenuanti con il Governo Nazionale». «Di fatto – secondo il consigliere della minoranza – la Giunta ha firmato la resa nei confronti dello Stato: la prova è il famigerato decreto del 16 settembre sulle riserve erariali che comporterà un mancato introito di 130 milioni di euro per le casse regionali». L’aspetto più negativo dell’assestamento in discussione è però un altro: «L’impresa è scomparsa dai programmi della Giunta Pigliaru – ha concluso Tedde – i tagli più pesanti riguardano l’economia e il lavoro (circa il 22%). Le difficoltà economiche si stanno trasformando in disagio sociale».

Mario Floris (Uds) ha definito “singolare” l’enfasi con la quale la Giunta ha presentato il Dl di assestamento di bilancio. «Si tratta di un intervento di poco più di 216 milioni di euro – ha detto Floris – ciò che colpisce è piuttosto la linea adottata dall’esecutivo che non  coglie le istanze provenienti da tutte le componenti della società sarda». Il decano del Consiglio regionale ha citato in Aula la preoccupazione manifestata dalla Quinta Commissione per la scelta di tagliare gli incentivi alle imprese artigiane e commerciali. «E’ un segnale allarmante – ha aggiunto Floris – così come la decisione di tagliare gli stanziamenti per i “cantieri verdi”, unico sbocco per i disoccupati dei piccoli Comuni». Floris ha poi denunciato l’incremento degli stanziamenti per le spese di funzionamento della Giunta (+500mila euro) e per quelle di rappresentanza (+600mila euro). Dal leader dell’Uds, infine, un attacco alla “debole” azione della Giunta nei confronti del Governo: «Paci ha annunciato che al bilancio 2014 mancheranno 130 milioni di euro per le riduzioni delle entrate erariali. A questo si aggiunge il concorso della Regione alla riduzione del deficit statale (550 milioni di euro) e la copertura del debito della sanità (110 milioni). Serve un nuovo patto con lo Stato e un’azione più forte della Giunta per rilanciare i temi dell’insularità e della zona franca». 

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha invocato “un’operazione verità” sui conti della Regione. L’ex assessore al Bilancio della Giunta di Ugo Cappellacci, ha invitato l’attuale esecutivo ad assumersi le proprie responsabilità sulle scelte effettuate. «Ognuno di noi quando è andato a governare ha ereditato situazioni problematiche e ha provato a risolverle secondo la propria capacità e coscienza politica. Comprendiamo che alcune decisioni sono obbligate ma in ogni caso ognuno si deve assumere la responsabilità delle scelte».

Zedda è poi tornata sugli 80 euro deliberati dal Governo Renzi a favore dei redditi bassi. «Operazione – ha affermato l’esponente dell’opposizione – che costerà 65 milioni di euro alle casse regionali». Dubbi anche sui 103 milioni di euro per sanare il deficit della sanità: «Quanti serviranno per gli ammortamenti “non sterilizzati” e quanti per i debiti commerciali? – si è chiesta Zedda – questo non è ancora chiaro». Un accenno, infine al Fondo Unico per gli enti locali («Bene l’incremento di 35 milioni di euro, meglio sarebbe stato arrivare a 49 milioni») e al fondo di perenzione («la cifra indicata non è significativa, occorre verificare meglio le somme».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha annunciato un emendamento all’art. 1 a costo zero che tende a superare un contrasto normativo in materia di cultura fra due leggi regionali. L’Ente Concerti Marialisa De Carolis di Sassari così come altre realtà del settore, ha spiegato Demontis, «è rimasto vittima di un corto circuito fra diverse leggi regionali che, da una parte, vincolavano la possibilità di ottenere finanziamenti alla definizione della programmazione strategica del Consiglio regionale e, dall’altra, il Consiglio regionale che dal 2008 non ha approvato la sua programmazione strategica», di fatto impedendo a molte realtà di operare. La proposta di Demontis, quindi, «consiste nelle possibilità che nelle more della nuova programmazione possano essere finanziate le diverse attività, con particolare riferimento al De Carolis di Sassari che, forte di una antichissima tradizione, dispone di due teatri, il Politeama ed il nuovo Auditorium, strutture che grazie alla stagione lirica potrebbero generare anche un interessante indotto economico».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha ricordato in apertura «i quaderni delle libertà del professor Paolo Maninchedda caratterizzati da grandi contenuti per il rilancio dell’autonomia, mentre invece siamo ancora qui a discutere di sudditanza rispetto al governo centrale e alle sue politiche, che comportano ulteriori sacrifici per le Regioni». L’assestamento, ha sottolineato, «arriva in aula in un clima non troppo sereno per l’insofferenza di qualcuno al dibattito democratico, ma non abbiamo nemmeno i testi delle modifiche proposte dalla Giunta in commissione e andiamo al buio». Sul piano generale, Locci ha osservato che «si tenta di intervenire su settori che non meriterebbero neanche un euro a favore di enti non virtuosi che non fanno nemmeno parte della Regione; secondo noi si poteva avere uno scatto di orgoglio e impegnare risorse per motivi diversi evitando regalie immeritate, bisognava puntare sul lavoro e giovani, categorie verso le quali questa Regione non vuole guardare, al di là delle solite prediche sul cambio di passo».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd), riprendendo l’osservazione di un autorevole funzionario della Regione che rilevava l’irritualità di un relatore di maggioranza che non intervene sull’assestamento, ha detto di condividere il rilievo. «In realtà – ha aggiunto – il mio intento era quello di dare un segnale di accelerazione, perché c’è la necessità di fare velocemente e c’è anche poco da discutere, tralasciando le polemiche inutili». Nessuno, ha precisato, «avrebbe voluto questa manovra, men che meno la Giunta, la maggioranza e i sardi, è una strada obbligata per dare copertura al fondo perenzioni per pagare i debiti con le imprese, al fondo per i Comuni per garantire i servizi essenziali, al sistema sanitario, anche qui, per pagare debiti e appalti, oltre al taglio che deriva dallo Stato». Il resto, per Sabatini, «è insignificante, è chiaro che ci devono essere tagli per 216 milioni, esattamente come è stato fatto nella legislatura precedente proprio per ripianare nel 2013 i debiti delle Asl». Anche allora, ha concluso il consigliere del Pd, «si è tagliato su programmazione negoziata, politiche attive del lavoro, trasferimenti ai comuni, biblioteche, lingua sarda, sistema idrogeologico, protezione ambientale, aree urbane, piani urbanistici, volontariato, disabilità, famiglia, sport, cinema, categorie produttive e tanto altro: i tagli sono gli stessi, il vero banco di prova per il quale auspichiamo un metodo collaborativo con l’opposizione sarà la Finanziaria».

Il presidente ha dato, poi, la parola al consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, per il quale dare sempre le colpe a chi ha governato precedentemente è puerile. «Anziché essere propositivi ci si scaglia contro gli altri». Per Cherchi: «E’ una manovra che non dà respiro all’economia della Sardegna» e ha ricordato che i 35 milioni di euro per il Fondo unico non erano stati stanziati perché era in corso la trattativa con lo Stato per ottenere più risorse. «Sull’articolo 1 ci siano alcune considerazioni positive ma che non danno risposte come i sardi si attendono». E ha aggiunto: «Non si deve però tagliare in modo indiscriminato, in particolare serviva più attenzione verso il sistema agricolo». Cherchi ha poi concluso: «Dimentichiamoci del passato e ragioniamo sul futuro».

«Accolgo l’invito del presidente Sabatini e, per primo, avrei avuto il piacere di affrontare in maniera più serena la discussione sull’assestamento – ha affermato il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu – se non siamo arrivati a una soluzione è perché la logica è quella dei blitz e della prevaricazione della maggioranza nei confronti dell’opposizione». E ha aggiunto: «Noi vogliamo dare soltanto il nostro contributo». Secondo Truzzu i tagli di oggi sono dovuti ai 300 milioni in meno di cui ha parlato il consigliere Alessandra Zedda, «perché la Giunta ha supinamente accettato le scelte del governo Renzi». Secondo l’esponente dell’opposizione «questo assestamento manifesta confusione» e ha citato il taglio effettuato al progetto Iscol@, cavallo di battaglia della maggioranza.

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Antonello Peru: «Caro assessore non è il gioco delle parti. La minoranza è preoccupata, ma accettiamo volentieri la richiesta di collaborazione dell’on. Sabatini». Peru ha affermato che in tutti i territori della Sardegna i sindaci sono fortemente preoccupati per i tagli che il governo centrale sta facendo e ha esortato l’Aula a «non proseguire su questa linea». Per l’esponente della minoranza la Giunta e la maggioranza non hanno “un’idea di Sardegna”. «Vorremo si proseguisse su iniziative prese dell’altra Giunta per il sostegno alle imprese». Per Peru la Sardegna sta pagando l’accordo con Prodi che ha portato l’onere dei trasporti e della sanità in capo alla Regione. «Oggi c’è la scadenza della Tasi, fra qualche settimana la Tari e i Comuni non riescono a sostenere le famiglie e le imprese». Il consigliere azzurro ha annunciato che la Provincia di Sassari, a cuusa dei tagli dei trasferimenti dei fondi agli enti locali, ha dovuto tagliare alcuni servizi e i presidi del Sassarese hanno minacciato la chiusura degli istituti per la mancanza del servizio di manutenzione. «Oggi ha chiuso i battenti un istituto di Ozieri». Peru ha proposto all’Aula di intervenire su questa emergenza: «Spogliamoci della casacca di partito».

Giorgio Oppi (Udc), in apertura del suo intervento, ha offerto la propria disponibilità a dare un contributo costruttivo alla discussione purché fatta “su basi serie”.

Il consigliere di minoranza è poi entrato nel merito  delle disposizioni finanziarie e di settore disciplinate dall’art.1 del Dl 111 avanzando alcune proposte operative. «Il comma 5 – ha detto Oppi – consente alla Regione di assumere impegni anche in mancanza della presentazione dei programmi triennali da parte dei comuni. Ci sono amministrazioni che non hanno programmato, sarebbe utile orientare le risorse disponibili su interventi immediatamente realizzabili».

Giorgio Oppi ha poi espresso perplessità sull’incremento del Fondo Unico degli Enti locali: «Anche i Comuni devono contribuire alla riduzione del deficit. Meglio prima verificare i bilanci. Necessario – secondo il leader dell’Udc – istituire l’Osservatorio degli Enti Locali per definire il quadro delle risorse da destinare alle amministrazioni civiche ed evitare che piccolissimi comuni abbiamo avanzi di amministrazione di 600mila euro». Da rivedere, infine, anche lo stanziamento di 6,3 milioni di euro per il miglioramento dell’offerta turistica: «Somme – ha concluso Oppi – che difficilmente potranno essere erogate entro l’anno».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha invece segnalato la mancanza di interventi per limitare il rischio idrogeologico della Sardegna. «La situazione in molte aree dell’Isola rimane grave, il pericolo alluvioni è sempre presente». Dedoni si è poi soffermato sulle politiche economiche del Governo Renzi che rischiano di penalizzare ulteriormente la Sardegna: «E’ stata presentata una manovra che prevede una spending review di 15 miliardi di euro per finanziare la riduzione delle tasse. In queste condizioni sarà davvero difficile per la Giunta presentare una manovra di bilancio seria per il 2015». 

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha contestato le dichiarazioni dell’assessore al bilancio Raffaele Paci sulle cause del deficit regionale. «E’ ingeneroso addossare all’ex assessore alla programmazione della Giunta Cappellacci, Giorgio La Spisa, l’origine del buco di bilancio – ha detto Pittalis – La Spisa, in maniera seria e responsabile, ha ritenuto di dover fare qualcosa, in un momento di crisi, per sostenere lo sviluppo, finanziando il de minimis, gli ammortizzatori sociali in deroga e gli interventi per le calamità naturali. Tutto questo è servito ad evitare ulteriori danni al sistema economico e sociale della Sardegna». Rivolgendosi poi al presidente della Commissione Bilancio del Consiglio Regionale, Franco Sabatini, che aveva definito “fisiologico” l’assestamento di bilancio, Pittalis ha ricordato la dura opposizione fatta dal centrosinistra nella passata legislatura: «Se noi abbiamo sbagliato perché voi perseverate? – ha chiesto Pittalis – Noi cerchiamo di riportarvi alla realtà e di rappresentare il profondo disagio vissuto dalla società sarda che oggi chiede alla politica soluzioni urgenti per limitare gli effetti devastanti della crisi. Siamo comunque pronti a dare il nostro contributo perché abbiamo a cuore le sorti dei nostri cittadini. Sarà la Finanziaria il vostro vero biglietto da visita – ha concluso il capogruppo di Forza Italia – ci confronteremo anche su questo. Oggi sarebbe stato utile non mettere in discussione i fondi per contrastare il disagio sociale».

Il presidente ha dato la parola all’assessore della Programmazione e Bilancio, Raffaele Paci, il quale ha subito preso atto delle precisazione fatte nel corso della discussione. L’esponente della Giunta, auspicando una collaborazione con l’opposizione,  ha chiarito di non avere detto che i residui passivi sono il risultato della cattiva volontà dei precedenti amministratori, ma che sono stati dovuti ai vincoli. Paci ha ribadito che si tratta di «una manovra tecnica perché siamo obbligati a dare una serie di risposte» e ha aggiunto rispondendo al consigliere Floris: «Abbiamo ridotto tutte le spese di rappresentanza, le abbiamo azzarate completamente». Rispondendo al consigliere Alessandra Zedda ha aggiunto: «C’era un obbligo di legge per i fondi sterilizzati della Sanità», sottolinenando che se non avessero provveduto la Regione sarebbe stata commissariata. «So bene – ha proseguito Paci – che non deriva dalla precedente amministrazione ma è un problema che la Regione si trascina dal 2000». «Ho apprezzato intervento dell’on. Oppi – ha affermato Paci – sugli enti locali su chi dobbiamo ragionare nella manovra del 2015. Si tratta di un intervento importante che però va razionalizzato e messo a sistema». L’assessore ha ribadito che la Giunta ha tentato di rendere minimo l’impatto negativo sui cittadini e ha affermato che, sicuramente, in alcune parti, con la collaborazione di tutti, il testo possa essere migliorato.

Il presidente del Consiglio Ganau, terminato il dibattito generale, ha dato la parola al presidente della Terza commissione Franco Sabatini che ha elencato i 20 emendamenti su cui l’organismo consiliare ha dato parere favorevole. Questi emendamenti sono: 9, 2, 5, 6, 7, 1, 8, 11, 13, 10, 17. Sul 12 e sul 16 il parere è negativo con richiesta di ritiro. Sul 32 la commissione si è rimessa all’aula.

L’aula ha bocciato tutti gli emendamenti, su cui c’era il parere negativo della commissione e della giunta, fino al 110.

Sull’articolo 1 e sugli emendamenti sono intervenuti i consiglieri:  Michele Cossa Cossa (Riformatori sarda) che ha fatto rilevare il problema dell’uso della carta. «Bisogna sostituire l’uso della carta – ha detto – con degli e book». Il presidente Ganau ha risposto che si sta procedendo verso una informatizzazione del Palazzo e che presto il problema dell’uso della carta sarà superato. Sono intervenuti, inoltre, anche più volte:  Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna), Paolo Truzzu (Sardegna), Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna), Efisio Arbau (Sardegna Vera), Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna), Gigi Ruggeri (Pd), Giorgio Oppi (Udc), Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna), Pietro Cocco (Pd), Gianluigi Rubiu (Udc), Michele Cossa (Riformatori sardi), Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna), Alberto Randazzo (Forza Italia Sardegna).

I lavori riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16. In votazione l’emendamento 54 all’articolo 1.

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno sulla proroga del Piano Casa presentato dall’on. Gianluigi Rubiu (Udc).

Gianluigi Rubiu, primo firmatario della mozione, ha sottolineato in apertura che l’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha annunciato una imminente modifica della legge, cosa che potrebbe rendere non necessaria la proroga proposta. In ogni caso, ha affermato, «il Piano ha portato benefici reali indiscutibili: 100.000 interventi per un controvalore di 54 milioni di euro, danaro fresco che ha fatto andare avanti le imprese di un settore trainante dell’economia sarda». «A parte i numeri – ha proseguito Rubiu – «ci sono stati grandi vantaggi sul piano ambientale, economico e sociale, dal risparmio energetico alla riduzione del consumo di suolo, dai benefici per le imprese, gli studi tecnici e l’indotto, all’emersione del lavoro nero che ruota attorno all’edilizia». In conclusione, esponente dell’Udc ha espresso alcuni dubbi sul possibile aggancio del Piano casa alla nuova legge urbanistica,«perché ciò provocherebbe un intollerabile slittamento dei tempi».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha insistito nell’evidenziare la crisi del settore dell’edilizia, a suo giudizio «messo ko dal Piano paesaggistico di Soru, come dimostrano i dati del credito al settore con la Sardegna che registra un dato peggiore di 3 punti rispetto alla media nazionale». Locci si è detto poi preoccupato per quello che ha definito l’ennesimo «vorrei ma non posso della Giunta, perché non è accettabile un ragionamento al ribasso nei confronti di una legge che, in 4 anni, si è rivelata l’unico strumento di politica urbanistica in grado di tenere in piedi il settore delle costruzioni». «Inoltre – ha continuato il consigliere Locci – è auspicabile che il Consiglio possa partecipare al miglioramento del Disegno di Legge della Giunta, posto che il Piano è necessario ma non sufficiente e bisogna accelerare sulla pianificazione paesaggistica».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), dopo aver ricordato che quella in esame sarebbe la quarta o quinta proroga, ha riconosciuto che i risultati della legge non sono certamente negativi, come confermato anche dall’Assessore dell’Urbanistica». Tuttavia, ha dichiarato, «abbiamo scelto di non fare una proroga secca a ridosso della scadenza, privilegiando una strada diversa con la predisposizione di una norma chiara e definitiva che dia certezza ai cittadini, alle imprese ed agli operatori del settore». La nuova norma, ha poi annunciato, «recepirà molte disposizioni di quella vigente, ferme restando visioni diverse ed in qualche caso anche opposte; ora è tempo di una nuova legge sull’edilizia oltre che sull’urbanistica, individuando come priorità il recupero delle unità immobiliari esistenti». Quanto al cosiddetto «disastro di Soru», Solinas ha fermamente respinto l’interpretazione proposta dal consigliere Locci: «il Ppr non è responsabile del blocco dell’edilizia che va attribuito invece alla crisi che ha colpito in modo più forte quel comparto». Ora comunque, ha concluso il consigliere Solinas, «lavoriamo tutti nell’interesse della Sardegna per fare un buon servizio alla nostra comunità».

Per Mario Floris (Uds), la mozione fa proprio l’allarme economico e sociale lanciato dalle associazioni di settore e accoglie l’invito alla politica a dare ossigeno al comparto dell’edilizia. «Il Piano Casa è stato un volano importante per le costruzioni e i settori collegati – ha detto Floris –  ha consentito di rinnovare il patrimonio immobiliare pubblico e privato.  Dopo l’annullamento del Ppr, il Piano Casa è l’unico strumento a disposizione per l’edilizia. Per questo la mozione deve essere approvata». Floris ha poi ricordato all’Aula che il Piano scadrà il prossimo 29 novembre, sollecitando una proroga dello stesso.  «Crediamo sia un atto urgente – ha spiegato il consigliere dell’Uds –  il decreto “Sblocca Italia” introduce nuove norme per favorire la ripresa dell’edilizia. Non è però razionale aspettare la sua conversione in legge. Il Consiglio regionale farebbe una cosa saggia se approvasse una proroga dei termini del Piano Casa sia per l’inizio che la conclusione dei lavori senza entrare nel merito della nuova normativa». In conclusione del suo intervento, Floris ha sottolineato la complessità della materia: «Di una legge organica sull’urbanistica si parla da anni, segno evidente che si deve tener conto di tutti i passaggi. Per questo occorre procedere con i piedi di piombo, l’esperienza ci dice che bisogna agire con cautela». Secondo Gianni Tatti (Udc) il rilancio dell’economia della Sardegna passa anche attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio. «Il Piano Casa è stato pensato per venire incontro alle famiglie (“che hanno potuto rinnovare le proprie abitazioni”) e sostenere l’edilizia messa in ginocchio dalla crisi. Dopo 4 anni dal suo avvio, il Piano Casa ha fatto registrare un aumento di istanze». Tatti ha poi ricordato che sono quasi 22mila le nuove domande presentate. «I dati – ha detto l’esponente dell’Udc – confermano che il numero delle istanze, la loro distribuzione  e la tipologia degli interventi sono in linea con le finalità della legge: sostenere l’occupazione attraverso il rilancio dell’edilizia».

Sostegno alla mozione ha annunciato anche Marco Tedde (Forza Italia). «Il documento – ha detto – raccoglie l’intento di dare ossigeno al settore edilizio, principale attività industriale della Sardegna». Tedde ha ricordato che, dalla sua entrata in vigore, il Piano Casa ha consentito di autorizzare circa 35mila interventi che hanno portato investimenti per centinaia di milioni di euro. «La crisi ha provocato un crollo dell’edilizia in Sardegna – ha rimarcato il consigliere di Forza Italia – e una perdita di addetti impressionante: dal settembre 2012 al settembre 2013 sono 13600 i posti di lavoro di lavoro in meno. Dati allarmanti e preoccupanti da analizzare attentamente per trovare soluzioni e favorire un’inversione di tendenza». Tedde ha poi concluso il suo intervento dichiarandosi disponibile a discutere, ed eventualmente accogliere, proposte di modifica e arricchimenti all’attuale Piano: «Dopo i danni provocati dal PPR, che ha impedito ai comuni di elaborare i PUC, oggi la priorità è rilanciare l’edilizia e favorire l’occupazione – ha concluso il consigliere di minoranza – il PPR conteneva errori macroscopici e consentiva deroghe ad personam, ben vengano le modifiche e il confronto sui contenuti».

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, il quale, in apertura del suo intervento, ha enunciato i dati del piano casa: «Sono 21853 le istanze presentate per il piano casa, 35mila gli interventi realizzati, dando lavoro a70mila persone, creando 54milioni di euro di entrate per il settore edilizio». Secondo Fasolino i dati evidenziano la necessità di prorogare la legge. «Si tratta di un intervento a costo zero per la Giunta che crea economia. Un’azione che crea posti di lavoro – ha affermato Fasolino – senza rovinare il patrimonio ambientale, anzi ci ha dato la possibilità anche di migliore il nostro patrimonio immobiliare». L’esponente della minoranza, rivolgendosi al presidente della Quarta commissione, ha affermato che il Ppr, unito alla crisi, abbia contribuito a causare effetti disastrosi. «L’obiettivo era nobile ma ha creato un disastro. Oggi avete una grande possibilità: l’opportunità di creare un progetto per creare uno sviluppo economico che può dare posti di lavoro». Fasolino, in conclusione, ha affermato che l’opposizione è pronta ad aprire la discussione sul Ppr senza preconcetti. «Siamo un’opposizione pronta a dare un supporto per creare economia».

Per il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, è urgente prorogare la legge che scade il 29 novembre, ossia fra otto settimane. «Il piano casa ha costituito l’unica risorsa alla situazione tragica dell’edilizia. Ogni euro investito nell’edilizia – ha spiegato Truzzu – ha una ripercussione su altri settori». Truzzu ha ricordato che si tratta in media di interventi di 35mila euro e che il piano casa ha dato una risposta a quelle famiglie che aveva bisogno di una stanza in più per un figlio o un genitore.  «Oggi abbiamo 8 settimane e la legge non è neanche arrivata in commissione. La mia proposta alla maggioranza e all’assessore di pensare a una proroga in attesa di una nuova legge». Per il consigliere regionale di Forza Italia, Oscar Cherchi, «di questo argomento quest’aula ne ha discusso per 5 anni consecutivi». Cherchi ha ripercorso le difficoltà di fare approvare una legge in Consiglio che veniva vista come la legge degli speculatori. Una battaglia portata avanti dall’allora opposizione per dire no a un disegno di legge che ha invece dimostrato di essere in grado di dare risposte a un settore in grave difficoltà. «Ma i risultati ci sono stati, magari non il primo anno ma quando è entrata a regime». Cherchi ha chiesto all’assessore una proposta da parte della Giunta e nel frattempo, la possibilità di prorogare di 24 mesi la legge in vigore in attesa dell’approvazione del nuovo testo.

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha manifestato soddisfazione «nel sentire la maggioranza che apprezza e dice che il Piano ha generato economia, dopo averci accusato di cementificazione e distruzione del paesaggio e delle coste sarde; siamo contenti di sentire l’Ance che dice “senza il Piano casa saremmo morti e sepolti”; segno che la maggioranza di allora è stata lungimirante mettendo in piedi l’unico strumento per rilanciare la nostra economia senza consumare suolo e senza devastare l’ambiente, puntando in modo forte sulla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, misura attualissima anche oggi come dimostrano gli incentivi introdotti dal Governo nazionale». Sulla possibile proroga del Piano e le modifiche relative alla fascia entro i 300 metri, Peru ha preso le distanze da interpretazioni dietrologiche: «io dico che le porcherie si possono fare al di quà e al di là di questa fascia e le tutele ci son: poi, credo che chi spende le sue risorse non sprechi e non distrugga, anzi riqualifichi e migliori l’architettura del territorio, spogliamoci dai pregiudizi ideologici e lavoriamo in modo costruttivo, spero che centro sinistra che prima ha sottovalutato il problema sia ora più attento».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «si è discusso tante volte di un Piano casa che ha sempre avuto carattere di straordinarietà senza una visione organica del problema di cui invece la Sardegna ha bisogno, intervenendo su riqualificazione e riduzione del consumo del territorio, dando al settore dell’edilizia un ruolo strategico nel rilancio della nostra economia». Però alcune cose vanno dette, secondo Cocco, a proposito del Piano paesaggistico varato a suo tempo della Giunta Soru: «quel Piano non è un provvedimento integralista, siamo nel campo delle idee e delle opinioni che hanno varcato i confini nazionali e, anzi, dovrebbero essere patrimonio di tutti». Non si può concepire l’edilizia come una zona franca dalle regole, ha sostenuto il capogruppo del Pd, «lo chiedono per primi i cittadini di Olbia e di tanti altri territori, l’edilizia in Sardegna ha sempre avuto un ruolo centrale, una storia ed una tradizione e buona parte dei suoi problemi sono legati soprattutto alla burocrazia: per questo siamo per un intervento legislativo strutturale che introduca una significativa semplificazione delle procedure».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha detto di comprendere l’imbarazzo del centro sinistra, «che nasce dal pregiudizio ideologico sul Piano casa che quella parte politica ha sempre avuto; oggi si cambia rotta sulla via di Damasco? Ci fa piacere che accada oggi quando il centro sinistra ha responsabilità di governo, si tratta ora di capire in che direzione vuole andare il governo regionale». Noi, ha aggiunto Pittalis, «abbiamo presentato una proposta, se arriva quella della Giunta ben venga, sarà poi abbinata alla nostra, tanto più che i meriti saranno sempre i vostri come dice certa stampa: lo dico perché con riferimento alla legge in esame auspichiamo che sia l’occasione per rendere il Piano casa una misura permanente e stabile, superando il sistema delle proroghe, vi attendiamo alla prova privilegiando i contenuti».

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha ricordato i dati diffusi dalla Confartigianato ed evidenziato i riflessi positivi, registrati nel settore dell’edilizia, per effetto delle disposizioni relative al cosiddetto “piano casa”. Il rappresentate dell’esecutivo ha quindi affermato che “la stabilizzazione permanente del piano casa è un’ipotesi che è tenuta nella dovuta considerazione” ma che non ci si può sottrarre dall’evidenziare anche “una serie di norme poco chiare e di non semplice applicazione”. «La Giunta – ha spiegato Erriu – ha esaminato le disposizioni vigenti ed ha individuato le fattispecie da portare a regime permanentemente ma altre ne sono escluse, come ad esempio la possibilità di ampliamenti in aree paesaggisticamente sensibili». L’assessore all’Urbanistica ha ribadito l’indisponibilità della Giunta a procedere con una semplice proroga del piano casa ed ha confermato l’ormai prossima presentazione di un apposito disegno di legge («con tutta probabilità sarà esaminato nella prossima riunione dell’esecutivo») sulla materia. Dl che conterrà norme efficaci per incentivare gli interventi di valorizzazione, riconversione e riqualificazione (edilizia e energetica) e sarà tale – a giudizio di Cristiano Erriu –  da superare le ambiguità presenti nella legge 4.

L’assessore ha quindi assicurato che il provvedimento della Giunta non sconvolgerà i principi cardine di una pianificazione ordinata del territorio. «Il disegno di legge su piano casa – ha dichiarato Erriu – rappresenta il primo passo di una strategia di più ampio respiro che ricomprende la legge di governo del territorio, il piano paesaggistico regionale e il testo unico per l’edilizia». Cristiano Erriu ha quindi spiegato che tra le priorità della Giunta c’è anche la semplificazione dell’apparato amministrativo e, nella parte conclusiva del suo intervento, ha dichiarato che le norme contenute nello “Sblocca Italia” consentiranno una “rapida evoluzione” del Disegno di legge e tempi di approvazione congrui della provoca.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al primo firmatario della mozione n. 74, Gianluigi Rubiu, per la replica. Il capogruppo dell’Udc si è dichiarato “abbondantemente soddisfatto” del dibattito e delle conclusioni ed ha ringraziato l’assessore per la disponibilità mostrata.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dunque chiesto una sospensione di cinque minuti per verificare la possibilità di predisporre un ordine del giorno.

Il presidente della Giunta ha accordato la sospensione e dopo pochi minuti ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno sul quale la Giunta, con l’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha espresso parere favorevole.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha dato lettura dell’ordine del giorno unitario firmato da tutti i capigruppo. Sul documento sono intervenuti diversi consiglieri per dichiarazioni di voto.

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha apprezzato il superamento dell’approccio ideologico che caratterizza da oltre un decennio  il dibattito sulla materia. «L’esigenza -ha spiegato Solinas – è quella di trovare una sintesi su una normativa farraginosa non sempre riconducibile a coerenza. Nel vissuto dei cittadini c’è il timore di imbarcarsi in una pratica edilizia che ha tempi lunghi e una insicurezza di fondo». Solinas ha poi invitato la Giunta a prevedere nel Dl sull’urbanistica un effettivo riutilizzo del patrimonio edilizio esistente. «Laddove esistono porzioni urbane edificate che rientrano in un centro storico o in una zona B c’è la tentazione di conservare lo status quo. Spesso però si tratta solo di rovine».

Il capogruppo del Psd’Az, infine, ha manifestato forti perplessità sui tempi di approvazione del disegno di legge della Giunta. «Il progetto organico della Regione rischia di essere anticipato da una normative nazionale. Alla scadenza del Piano Casa c’è il pericolo di rimanere scoperti».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto d’accordo sull’ordine del giorno ma ha chiesto l’aggiunta di un terzo punto: la proroga del Piano Casa nel caso in cui, entro il 28 novembre, non dovesse essere approvato il Dl della Giunta. «La proroga – ha detto Fasolino – è attesa da tutti».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha espresso dubbi sul fatto che il Dl della Giunta possa essere approvato prima della scadenza del Piano Casa. «In otto settimane difficilmente si riuscirà a trovare una soluzione di lungo periodo – ha detto Truzzu – alla scadenza del 29 novembre ci troveremo ad affrontare la stessa questione. Per questo dichiaro la mia astensione».

Critico anche Oscar Cherchi (Forza Italia): «Nell’ordine del giorno non si fa riferimento alla proroga – ha detto Cherchi – Siamo d’accordo sulla necessità di un Dl organico in materia urbanistica e pronti a dare il nostro contributo, oggi però si deve avere la certezza di una proroga del Piano Casa».

Il presidente ha dato la parola al consigliere regionale di Forza Italia, Stefano Tunis, il quale ha ribadito la necessità di mantenere in essere il piano casa, perché rinunciando a questo provvedimento si bloccherebbe l’economia. Per Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, la discussione è stata importante perché ci ha dato la possibilità di capire quali siano gli intendimenti della Giunta. Arbau ha però chiarito all’Aula che l’edilizia in Sardegna non è stata messa in crisi  da una Giunta di centrosinistra, ma da una congiuntura economica devastante. L’esponente della maggioranza ha anche aggiunto che «su urbanistica e ambiente bisogna rispettare le regole e che il “piano casa” non è un piano casa vero e proprio, ma un provvedimento emergenziale per dare respiro all’edilizia e lo ha fatto». Secondo Arbau l’ordine del giorno evidenzia la volontà di prorogare il provvedimento.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha proposto all’Aula e all’assessore Erriu di inserire un terzo punto nell’ordine del giorno in cui si può ipotizzare la proroga della legge nell’ipotesi in cui non sia possibile esitare la nuova legge entro la scadenza del 29 novembre. «Ho paura  – ha detto Pittalis – che con tutto il lavoro che abbiamo, tra assestamento di bilancio e riforma sanitaria, non si possa esitare un disegno di legge di questa portata in tempi brevissimi». Per il capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco «questo ordine del giorno è di buonsenso, non si può sempre stravincere ma si può anche pareggiare. Noi voteremo solo questo ordine del giorno con questi due punti».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha rassicurato l’Aula che lo spirito dell’ordine del giorno è quello di prorogare il piano casa, visto che martedì arriverà in commissione. Cocco ha però affermato che l’ordine del giorno va approvato così come è stato sottoscritto. Perplesso Michele Cossa (Riformatori sardi): «La proposta dell’on. Pittalis è una proposta di buonsenso, perché approvare un ordine del giorno scritto in questa maniera manda all’esterno un messaggio controproducente, un messaggio negativo». E ha aggiunto: «Il Consiglio deve dare certezze alle aziende, ai professionisti e ai cittadini nel panico. Quest’ordine del giorno così come è scritto non è approvabile». Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha spiegato di aver pensato, nel momento in cui ha sottoscritto l’ordine del giorno, che ci sarebbe stata la proroga e che sarebbe caduta al momento del licenziamento della nuova norma. Per il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, l’impegno dell’assessore è stato chiaro e non richieda ulteriori precisazioni.  Desini ha annunciato il suo voto favorevole.

Il presidente del Consiglio ha quindi sospeso la seduta per cinque minuti.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato che l’ordine del giorno deve essere votato, a suo avviso, così come è, tanto più, ha osservato «che è stato firmato da tutti, se poi qualcuno ci ha ripensato è un problema di altri».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha annunciato invece il ritiro della sua firma dall’ordine del giorno perché, nell’attuale stesura, «inutile».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che, a suo giudizio, «il dibattito soffre ancora di qualche riserva, abbiamo detto che se non si riesce ad approvare il nuovo Disegno di Legge si proroga il Piano casa: tutto qua, abbiamo anche proposto una alternativa, a questo punto la maggioranza si assume in pieno la responsabilità di quanto succederà in caso di vuoto normativo, pertanto ritiro anche mia firma».

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha ricordato che il centro-destra «ha fatto sforzi immani per liberarsi dai panni degli oppositori per andare incontro agli interessi della Sardegna, purtroppo ci sono incrostazioni ideologiche che taluni non riescono a superare, ma il vuoto normativo non è tollerabile come ha compreso anche l’Assessore: gli impegni verbali vanno inseriti nel documento con una specifica clausola di salvaguardia».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha confermato il voto favorevole del suo gruppo sull’ordine del giorno, precisando però di ritenere utile «una dichiarazione dell’Assessore e, perché no, anche del presidente Pigliaru, con un impegno per la proroga del Piano casa entro 29 novembre, nel caso di mancata approvazione della nuova legge».

Il consigliere del Pd Antonio Solinas ha ribadito il parere favorevole del Pd sull’ordine del giorno, fermo restando che «il centro sinistra è consapevole che alcune norme non possono essere disattese, il nuovo disegno di legge arriverà in Commissione martedì prossimo e siamo impegnati a dare priorità al suo iter e siamo favorevoli anche ad una proroga entro 29 novembre: in caso contrario il Consiglio ha tutti gli strumenti per intervenire». Deve essere chiaro, tuttavia, «che una proroga così com’è non esiste perché siamo e restiamo coerenti con quanto abbiamo sostenuto nella passata legislatura».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha chiesto alcune delucidazioni sul contenuto del documento e, dopo i chiarimenti del presidente Ganau, ha annunciato il suo voto favorevole, «prendendo atto delle dichiarazioni del capogruppo del Pd e dell’assessore».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha dichiarato il suo voto contrario, a causa «dell’ennesimo vorrei ma non posso della Giunta che, in modo inaccettabile, dice no ad una proroga del Piano casa, sia pure eventuale».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, si è detto contrario al documento con dispiacere «perché nella discussione è emersa una vera e propria fobia per la proroga, nonostante le dichiarazioni con cui la maggioranza ha riconosciuto che il Piano casa ha raggiunto il suoi obiettivo di rilanciare l’economia sarda». La proroga richiesta poi, ha continuato, «è solo eventuale, se siete sicuri di approvare la nuova legge in tempo non c’è motivo di non inserire un paracadute»

Il consigliere Stefano Tunis, sempre di Forza Italia, ha rilevato che «purtroppo nonostante le rassicurazioni del consigliere Pietro Cocco ricordo che la Giunta non si è riuscita a fare cose assai meno delicate ed importanti dal punto di vista politico, per colpa del capo del vostro partito». Immagino quanto sia avvilente, ha sostenuto, «dover sottostare ad un ordine forse telefonico, in queste condizioni non sarete in grado di dare una risposta e sarà difficile spiegare a migliaia di sardi che una cosa non si fa solo perché siete schiavi».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha affermato di voler ringraziare Tunis «che si preoccupa del nostro benessere, in realtà sarà difficile per lui spiegare perché si sia firmato un ordine del giorno per poi togliere le firme; noi non abbiamo intenzione di prorogare il vostro Piano casa, siamo per un aumento di volumi solo se finalizzato al recupero senza le norme intruse che ci avete appiccicato con un sistema di deroghe». La norma paracadute, ha concluso, «semmai può riguardare quelle parti del Piano che hanno funzionate, nel caso saranno prorogate solo quelle e sarà vostra responsabilità se ostacolerete la nuova legge».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’ordine del giornoe che l’Aula ha approvato con il seguente esito: presenti 55, votanti 54, favorevoli 39, contrari 13, astenuti 1.