8 October, 2024
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Il dirigente del V Settore del comune di Iglesias, in conformità ai criteri e direttive emanate dalla G.R. con delibera n. 41/3 del 15.10.2012 avente ad oggetto “L.R.15 ottobre 1997, n. 28 – Integrazione della Deliberazione n. 12/24 del 20 marzo 2012 recante “Criteri e modalità per la concessione di finanziamenti ai Comuni per l’istituzione e il funzionamento delle scuole civiche di musica (L.R. 22.8.1990 n. 40, art. 19, comma 1)” e Linee guida per la rilevazione dei dati”, secondo cui sussiste l’obbligo peri Comuni di comunicare agli Uffici regionali competenti, i dati necessari al calcolo della quota di finanziamento e alla predisposizione del programma annuale, entro e non oltre il 15 ottobre 2024”;
vista la determinazione n. 3024 del 17/09/2024 avente ad oggetto “Scuola Civica di Musica Iglesias-Musei anno scolastico 2024/2025. Approvazione Avviso pubblico e modulo domanda di pre-iscrizione.”

rende noto che sono aperte le iscrizioni alla Scuola Civica di Musica Iglesias – Musei per l’anno formativo 2024/2025.

Le iscrizioni son o aperte fino al 10 ottobre 2024

Importanti novità sono previste nella ricca offerta formativa con l’introduzione di nuovi corsi individuali, quali basso elettrico, clarinetto, launeddas, sax e violino.

Completano l’offerta i corsi collettivi del coro degli adulti e del coro voci bianche; la propedeutica musicale dedicata ai piccoli allievi dai 3 ai 6 anni e il corso di arte scenica in un connubio perfetto tra musica e teatro.

A partire dal nuovo anno scolastico la Scuola apre le iscrizioni anche ai residenti dei comuni limitrofi.

Le lezioni si svolgeranno nella nuova sede di via Isonzo, a Iglesias.

 

«La situazione delle liste di attesa in Sardegna continua ad essere drammatica. A nulla è servita l’interrogazione urgente presentata ad aprile dal sottoscritto e a distanza di sei mesi
nulla è cambiato. Le cinque commissioni istituite mesi fa per l’abbattimento delle liste di attesa ad oggi non sono mai entrate in servizio. Presenteremo in questi giorni una mozione
da discutere in Consiglio regionale.»

A dirlo è Gianluigi Rubiu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia.

«Dinanzi alla massima assemblea sarda l’assessore e il presidente della regione non potranno esimersi dall’esprimere un loro punto di vista e soprattutto non potranno rimanere indifferenti ad una gravità inauditaaggiunge Gianluigi Rubiu -. Restiamo dell’ avviso che occorre una presa di posizione forte e decisa da parte dell’esecutivo che non si riduca alla solita richiesta di ulteriore sacrificio al personale medico e amministrativo già fortemente sacrificati. Si individuino nuove figure che si rendano disponibili a svolgere l’esame e l’istruttoria delle visite mediche, anche fuori dal normale orario di lavoro, ovviamente con una compensazione economica adeguata e non offensiva, facendo ricorso magari alla corresponsione di appositi incentivi così come previsto dalla legge così come già avviene in alcune ASL sarde come ad esempio la ASL 8 di Cagliari.»
«Si proceda immediatamente all’esame delle pratiche di invalidità con estrema urgenza, l’emergenza va combattuta con strumenti straordinari, si dia corso all’ attività straordinaria con il riconoscimento al personale dei giusti incentivi – sottolinea Gianluigi Rubiu -. Non possono e non devono esistere cittadini di serie A e cittadini di serie B, il sistema sanitario sardo deve lavorare ad un unica velocità. Si intervenga immediatamente per ridurre le infinite liste di attesa che si registrano in alcune ASL sarde. Il mancato riconoscimento delle invalidità mette in ginocchio la vita di migliaia di sardi che attendono da mesi, in alcuni casi da anni, il riconoscimento di un loro diritto, al fine di poter accedere a tutti gli strumenti a loro disposizione per il l’ottenimento di aiuti economici e sussidi indispensabili per rendere la loro condizione meno difficile.»

 

Si è svolto domenica 6 ottobre, presso il porticciolo turistico di Portoscuso, il 5° meeting Turistico Auto e Moto d’Epoca, Memorial Piero Corda.

L’evento, organizzato dal Groupvangaurd Carbonia è stato animato da Davide Musu, della Angel Eventi Animazione.

Grandissima la presenza di pubblico di tutte le età che, complice la bellissima giornata di sole, si è trattenuto ad ammirare e scattare foto alle bellissime auto e moto esposte.

Di seguito gli scatti della mostra capace di far tornare come per magia indietro nel passato.

Nadia Pische

Questa mattina, presso l’assessorato regionale dell’Industria, s’è tenuto un incontro con le organizzazioni sindacali sulle problematiche riguardanti IGEA, società partecipata della Regione.

Hanno partecipato l’assessore Emanuele Cani, l’amministratore unico di Igea Salvatore Mattana e le rappresentanze regionale e territoriali di CGIL, CISL e UIL.

La riunione è stata aperta dall’assessore Emanuele Cani che ha posto al centro il rilancio della missione della società e l’esigenza di superare ritardi e criticità accumulatesi in questi anni, innanzitutto il tema delle bonifiche con un rilancio nei diversi territori e con un chiaro e definito rapporto con i comuni. Si deve rafforzare il ruolo dell’Igea nel sistema regione con tutte le potenzialità che questa società può sviluppare. È inoltre fondamentale che l’Igea torni nel territorio anche con la sua presenza fisica e con la sua sede amministrativa e di lavoro quotidiano.

L’amministratore unico Salvatore Mattana illustrato un primo e concreto percorso di lavoro teso a risolvere diverse criticità e problemi. La società, che è sana e con grandi potenzialità, oggi è priva di un piano industriale e deve procedere in tempi brevi all’esame e alla approvazione di 4 bilanci non approvati dal 2020 al 2023. Su questi aspetti l’amministratore unico ha illustrato nel dettaglio date e tappe imminenti con cui andranno a risoluzione questi passaggi formali.

Il confronto con le rappresentanze sindacali si è quindi sviluppato in uno scambio di informazioni e proposte che hanno tracciato un percorso di proficua collaborazione fra l’assessorato, IGEA e sindacati. Al centro il rapporto con i comuni e con i territori, le bonifiche e la messa in sicurezza dei siti, il riuso e la riconversione degli immobili e dei siti dismessi. In questo contesto trova urgenza la definizione di un nuovo modello organizzativo e la ricostruzione di una pianta organica ridotta oggi a poche figure che con dedizione e professionalità svolgono il loro lavora, ma con una esigenza di nuove figure apicali e specializzate di cui la società ha bisogno. I sindacati hanno quindi posto l’accento su l’esigenza di accelerare i processi e realizzare, con un organico ridefinito e ampliato, non solo i progetti in ritardo, ma ridefinire con nuove idee e nuove risorse un programma di rilancio della Società. L’IGEA resta uno strumento fondamentale per gestire e realizzare la transizione ambientale legata alla riconversione del lavoro e di nuova manodopera verso specializzazioni e nuove professionalità.

Si è concluso sabato 5 ottobre, a Carbonia, il 19° Festival Tuttestorie dal titolo “E adesso? Racconti, visioni e libri sulle cose che finiscono”. Dal 1 ottobre, per l’intera settimana, si sono tenute presso la Biblioteca comunale di viale Arsia, Centro Sistema SBIS Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis, mostre guidate installazioni, animazioni, attività, laboratori ed incontri con scrittori e scrittrici di altissimo livello e rilevanza nazionale ed internazionale: Alessandro Ricccioni, Alice Coppini, Bruno Zucca, Carlo Marconi, Daniele Nicastro, Fabrizio Alteri, Flavio Soriga, Maddalena Vaglio Tanet, Manlio Castagna, Marianna Balducci, Matteo Pompili, Nicoletta Gramantieri, Sergio Olivotti e Veronica Truttero.

Grande entusiasmo e partecipazione da parte della scuola di ogni ordine e grado, con l’intervento di oltre 3.000 tra alunni e docenti, circa 600 ogni giorno. Il parco della biblioteca si è colorato di voci e risate, di bambini curiosi di scoprire cose nuove, partecipando ad un’offerta culturale e formativa che ogni anno si rinnova, riscuotendo sempre più successo. Trenta grandi autori che promuovendo la lettura hanno fatto sognare e volare nel mondo della fantasia, in cerca di nuove avventure. In un mondo dove la tecnologia “galoppa” è bene rimarcare e stimolare la grande importanza della lettura che stimola la creatività ed arricchisce le persone. Tantissimi libri dalle copertine accattivanti e dalle trame sempre più nuove, sono stati impreziositi dalle dediche dell’autore, rendendo orgogliosi bimbi e ragazzi che l’hanno conosciuto.

Tanti i lavori creati dai bambini che hanno letto i libri presentati, lavori che non sono tornati a scuola bensì nelle borse degli scrittori che li conserveranno come tesori.

Nadia Pische 

Il 7 ottobre del 1964, sessant’anni fa, moriva a Roma Velio Spano. Era nato a Teulada il 15 gennaio del 1905 e dopo aver trascorso la gioventù al seguito della sua famiglia a Guspini, dove suo padre era segretario comunale, aderisce ancora studente al Partito Comunista d’Italia.
La svolta decisiva della sua vita, raccontata nel saggio “Gramsci Sardo”, pubblicato nel 1937 in occasione della morte di Antonio Gramsci, avviene quando si reca a Roma per gli studi universitari, ed è in quel tempo che conosce e inizia la frequentazione di Antonio Gramsci. Durante la permanenza romana condivide con Altiero Spinelli la direzione del gruppo comunista universitario, successivamente entra in clandestinità a causa della messa al bando dei partiti ad opera del regime fascista, svolgendo la sua militanza politica al nord prevalentemente a Torino.
Sottoposto ad una stretta sorveglianza dell’Ovra nel 1928 viene arrestato e condannato dal Tribunale Speciale fascista, viene scarcerato nel 1932 a seguito dell’amnistia concessa in occasione del decennale dalla “Marcia su Roma”. Da qui inizia una lunga vicenda umana e politica che lo vedrà impegnato su diversi fronti: protagonista della lotta antifascista in Italia e, su incarico del partito, all’estero prima in Francia, successivamente in Spagna con le Brigate Internazionali guidate da Luigi Longo contro le milizie fasciste di Francisco Franco e successivamente in Tunisia contro il regime del maresciallo Petain.
L’esperienza africana è indubbiamente quella più rilevante, nel 1935 lo troviamo impegnato in Egitto a svolgere attività contro la guerra coloniale in Etiopia, tra le truppe italiane di passaggio a Suez, nel 1937 in Spagna, nel 1938 viene inviato dal partito in Tunisia dove svolgerà nel corso degli anni un ‘azione di resistenza contro i nazifascisti a fianco di eminenti figure politiche: Giorgio Amendola, Maurizio Valenzi (che diverrà negli anni ‘70 sindaco di Napoli), Loris, Ruggero, Diana e Nadia Gallico, Marco Vais, i fratelli Bensasson, per citarne alcuni tra i più noti. E’ in questo frangente che sposerà Nadia Gallico che diverrà la sua compagna di lotte e di vita.

Nell’esperienza tunisina esercita in clandestinità l’attività di giornalista e sotto lo pseudonimo di Antiogheddu pubblica diversi articoli rivolti anche alle vicende sarde con un’attenzione particolare alla neonata Carbonia e ai minatori del bacino minerario.
Il Governo di Vichy alleato dei nazifascisti, lo condannerà a morte per due volte in contumacia. A questo proposito vorrei ricordare un curioso aneddoto relativo all’ incontro con il Generale De Gaulle capo della resistenza francese, il Generale francese si presentò al suo interlocutore, con la seguente frase: «Piacere Charles De Gaulle una condanna a morte”, ottenendo in risposta “Velio Spano, due condanne a morte».
Ritornato in Italia dopo l’armistizio, esercita nel Sud Italia, appena liberato, una funzione politica rilevante, partecipa nel gennaio del 1944 al Congresso di Bari all’incontro dei Comitati di Liberazione Nazionale, in rappresenta della delegazione del PCI, insieme ad Eugenio Reale e Marcello Marroni.
Dopo la proclamazione della Repubblica sarà eletto nell’Assemblea Costituente che darà vita alla Costituzione Repubblicana nel 1948, della stessa farà parte sua moglie Nadia Gallico Spano. Una piccola parentesi su Nadia (nella foto) che ho avuto l’onore di conoscere da giovane militante comunista, in occasione delle sue frequenti visite a Carbonia, di lei vorrei sottolineare oltre all’attività di direzione politica esercitata in Sardegna, l’importante funzione politica e sociale nel partito sulla scala nazionale, tra le masse popolari, nelle borgate romane e un’importante attività di organizzazione di salvataggio da fame e miseria di bambini meridionali e sardi pregevolmente testimoniata nel libro: “Cari bambini vi aspettiamo con gioia” e successivamente nella sua autobiografia “ Mabruk”.

Velio Spano fu il primo comunista italiano a recarsi in Cina nel 1949 dove si trattenne per diversi mesi e fu autore per il quotidiano del Partito l’Unità di diversi reportage sulla Rivoluzione Cinese e la conclusione vittoriosa della “Lunga Marcia di Mao Tse Tung”. Nel corso di questa esperienza ebbe modo di entrare in relazione oltre a Mao, con alcuni dei principali dirigenti che segneranno la storia cinese sino alla fine del novecento, Ciu en Lai e Deng Xiao Ping.
Una biografia, la sua, troppo ricca ed impegnativa da raccontare in questo breve spazio per cui mi permetto
di suggerire a chi intendesse approfondirne l’opera ed il pensiero, la lettura di due testi pubblicati dall’editore della Torre nel 1978, a cura dello storico sassarese Antonello Mattone: “Vita di un rivoluzionario di professione” e “Per l’unità del popolo sardo”, ai quali si aggiunge una pubblicazione monografica di Rinascita Sarda del 1994 a trent’anni dalla sua morte, a cura di Giorgio Caredda e Giuseppe Podda, oltre ovviamente ai discorsi parlamentari e alla corposa pubblicazione di articoli sull’Unità, Rinascita, libri e giornali.
L’associazione “Amici della Miniera” in collaborazione in collaborazione con “CSC Umanitaria Fabbrica del Cinema”, il “Circolo Soci Euralcoop”, la “Sezione di Storia Locale di Carbonia”, con le istituzioni locali e con la rete di associazioni che opera nella città, ha deciso di ricordarlo con un convegno nel quale si evidenzia la sua vicenda politica anche attraverso l’ausilio di una mostra di fotografie, giornali e documenti storici suddivisa in diverse sezioni distinte che mettono in evidenza la sua vita attraverso le immagini fotografiche, l’impegno politico dai resoconti dei giornali, il viaggio in Cina nel 1949, Carbonia e lo sciopero dei 72 giorni del quale fu insieme ai minatori, uno dei principali protagonisti, la morte nel 1964 per finire con la sua produzione letteraria.
Velio Spano verrà eletto il 18 aprile del 1948 senatore della Repubblica nel collegio minerario, ma ciò che legherà indissolubilmente la sua figura alla città di Carbonia sarà determinato da un altro avvenimento storico, l’attentato al segretario del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti (nella foto in un comizio tenuto in piazza Roma, a Carbonia), il 14 luglio del 1948.


A seguito di questo efferato episodio, in tutta Italia si verificarono tumulti, moti di piazza e scontri con le forze dell’ordine, tanto da temere una “ guerra civile” e solo l’invito alla calma da parte di Palmiro Togliatti dal letto dell’ospedale fu decisivo per la loro cessazione; in questo stato di cose Carbonia non costituì un eccezione e bisogna ricordare – tenuto conto doverosamente del contesto in cui si svolsero – che, purtroppo, avvennero anche fatti di degenerazione esecrabili, mi riferisco in particolare alla vicenda dell’aggressione di Fiorito a Bacu Abis nonché a episodi di disordini scoppiati in città.
Tale insieme di circostanze innescò il pretesto per un’azione repressiva della Polizia guidata dal commissario Antonio Pirrone – un passato da fascista e Repubblichino – che culminò con la decapitazione del gruppo dirigente amministrativo, politico e sindacale della città di Carbonia.
Furono spiccati, infatti, mandati di cattura per Renato Mistroni (nella foto in occasione del 50° della città di Carbonia) primo sindaco della città, per Antonio Selliti segretario della Camera del lavoro, che riuscirono ad espatriare in Cecoslovacchia e per Silvio Lecca rappresentante del Partito Sardo d’Azione.

Sono questi anni che verranno ricordati in tutto il paese per l’azione di repressione del movimento operaio e sindacale da parte della Polizia del ministro degli Interni guidata da Mario Scelba.
E’ in questa temperie che Velio Spano che nella sua qualità di senatore della Repubblica godeva dello status dell’immunità parlamentare, viene chiamato a ricoprire l’incarico di segretario della Camera del lavoro e del movimento dei minatori di Carbonia.
Le cronache dei giornali dell’epoca sono utili a ricostruire il clima poliziesco nel quale si operava, già a settembre del 1948 il predetto commissario Antonio Pirrone disperdeva con l’uso della forza pubblica un comizio di Velio Spano e tratteneva arbitrariamente lo stesso, in uno stato di fermo per diverse ore, prima negli uffici del Comune e successivamente dell’Albergo Centrale, vicenda che si concluse con l’intervento di un ufficiale dei carabinieri pienamente consapevole dell’abuso del commissario Antonio Pirrone.
Analoga vicenda si manifestò in occasione di un comizio nel settembre del 1949, questa volta protagonista Nadia Gallico Spano anch’ella parlamentare, circostanza descritta fedelmente nell’edizione sarda dell’Unità del 2 settembre. Ne conseguì anche in questo caso una denuncia alla magistratura per abuso e violazione dei compiti di istituto disciplinati dalla legge e a fine anno del 1949 il commissario Antonio Pirrone concluse la sua esperienza in città e venne opportunamente trasferito da Carbonia a Messina.
Negli anni del primo dopoguerra quindi, Velio Spano con l’elezione a segretario regionale assume in Sardegna un ruolo fondamentale nella direzione del Partito Comunista e nella battaglia per l’Autonomia alla quale imprime una svolta decisiva Palmiro Togliatti nel 1947 con lo storico discorso alle Manifatture Tabacchi alla conferenza dei comunisti sardi. E’ in questo contesto che Velio Spano già affermato dirigente nazionale, diviene insieme a Renzo Laconi (nella foto), il principale interprete nella costruzione del partito nuovo e di una nuova cultura autonomistica in Sardegna.


Mi pare significativo, a questo proposito, richiamare un giudizio esterno relativo a quegli anni, contenuto in un libro a cura di Eugenia Tognotti “Americani comunisti e zanzare”. Nello specifico si tratta di una relazione datata 7 gennaio 1949 (siamo a meno di un mese dalla conclusione dello sciopero dei 72 giorni) commissionata dalla Fondazione Rockfeller che realizzava attraverso l’Erlaas la lotta antimalarica in Sardegna, dalla quale emerge un giudizio su Spano abbastanza lusinghiero considerando che, lo stesso documento con molta probabilità fu redatto da agenti dell’Intelligence USA, del quale riassumo un breve stralcio e del quale segnalo un’imprecisione, Spano non fu mai in Russia in quel periodo: «Ad un certo punto ci fu anche un movimento in favore di un partito comunista sardo separato dal PCI nazionale. Questa situazione venne presto corretta da Velio Spano (alias Paolo Tedeschi) che durante il suo esilio dall’Italia si era impegnato in un’intensa attività politica e di reclutamento nell’Europa Occidentale in Russia e nel Nord Africa. Rapidamente e con grande energia costruì un’organizzazione efficiente, eliminando ogni tendenza alla deviazione o al separatismo. Di conseguenza il PCI in Sardegna è particolarmente sensibile ad ogni accenno di autonomia ed è rigidamente controllato dal quartier generale del partito. Velio Spano che è un sardo del sud di origine medio-borghese, ha una visione molto lucida dello scenario politico sardo: negli anni cruciali del 1945/46 che videro la rapida espansione del comunismo in tutta Italia, il partito in Sardegna ha fatto dei rapidi progressi sotto la sua direzione, specialmente nel Sulcis, dove la politica di infiltrazione in posizioni di prestigio nei sindacati dei minatori, è stata particolarmente efficace».
Potrebbe apparire singolare un’attenzione così interessata da parte americana verso la sinistra e i comunisti, ma dalla lettura di documenti declassificati di recente, provenienti dal National Archives di Washington, provano l’attenzione alle vicende del bacino minerario di Carbonia e Iglesias ebbe inizio fin dal settembre del 1943 dopo l’armistizio e proseguì ininterrottamente nel tempo.
Spano si afferma quindi come una personalità di grande spessore politico ed intellettuale ed è dotato di un carisma riconosciuto nella sua organizzazione politica, tra i minatori, ma lo è altrettanto dai suoi avversari che ne hanno timore e rispetto, c’è tra le altre una vicenda che mi piace ricordare, riguarda il contraddittorio tra Padre Lombardi (noto alle cronache dei tempi come il Microfono di Dio) e Velio Spano.
Il confronto venne ospitato a Cagliari il 4 dicembre del 1948 presso il Cinema di Sant’Eulalia, all’esterno però furono piazzati degli altoparlanti che consentirono a migliaia di persone di assistere alla tenzone con le inevitabili tifoserie. Questa vicenda ebbe una grande risonanza anche nelle cronache del tempo, in Sardegna giunsero inviati di giornali stranieri oltre alle principali testate italiane, ma a noi arriva anche attraverso il racconto letterario: c’è un capitolo del romanzo di Giulio Angioni l’Oro di Fraus che lo celebra e una in poesia in “limba sarda” attraverso una riduzione riassuntiva a cura di Pietro Soru dal titolo evocativo: Roma o Mosca? eseguito secondo la struttura metrica della quartina che, in questo caso, sostituisce quella più tradizionale dell’ottava che, a quei tempi, era una forma di espressione molto praticata nella tradizione orale della poesia sarda.
Questo episodio avviene nel mezzo dello sciopero della non collaborazione dei 72 giorni dei minatori di Carbonia, una lotta importantissima per la sopravvivenza della città, che si concluderà vittoriosamente il 18 dicembre del 1948 a distanza di soli 10 anni dalla sua fondazione.
Per tanti questa data, il 18 dicembre del 1948 è stata concepita come un nuovo inizio, una sorta di rifondazione della città, è un’espressione che ho avuto modo di ascoltare da diversi protagonisti di quella lotta, alcuni dei quali sono stati discepoli di Velio Spano: da Pietro Cocco, Antonio Puggioni, Antonio Saba per citare alcuni dei più noti; Tore Cherchi nel suo libro “Città Industriale e Post Industriale” riassume efficacemente questo concetto: «Due date, il 18 dicembre del 1938 e il 18 dicembre del 1948, fra loro distanti esattamente 10 anni, segnano il primo periodo di storia della città. La prima è l’inaugurazione della città intesa come spazio costruito, l’urbs appunto. La seconda potrebbe essere considerata come conclusiva del progressivo divenire degli immigrati, infine furono cittadini e cittadine per atto di volontà individuale e collettiva, cives non solo per condizione giuridica. Il 18 dicembre del 1948 mostra plasticamente che la civitas è formata.»
Le cronache sui quotidiani del tempo, ricostruiscono con molto realismo la complessità e la drammaticità di quella lotta – compresa la dialettica interna alla CGIL – che mi pare non sia esagerato affermare, assunse una forma epica e così è giunta sino a noi; su tutte ho il piacere di segnalare la prima pagina dell’Unione Sarda del 17 dicembre del 1948 a firma di un giovane cronista di allora Peppino Fiori, che abbiamo poi conosciuto come un affermato giornalista televisivo, scrittore di successo e, infine, senatore della Repubblica eletto come indipendente nella liste del PCI.
La conclusione vittoriosa di quella lotta fu per i cittadini di Carbonia uno spartiacque, anche se le vicende successive degli anni ’50 riproposero nuovi problemi e nuovi dolori, licenziamenti e conseguente emigrazione nel nord Italia e verso le miniere della Francia, Belgio e Germania.
L’impegno istituzionale di Velio Spano in Senato per la Rinascita, il Bacino minerario, rimase costante sino alla data della sua scomparsa, ma occorre dire che l’attenzione per la sorte della città di Carbonia fu un suo continuo cruccio, su questo punto suggerisco in particolare la lettura di un suo discorso al Senato della Repubblica nella seduta del 12 ottobre del 1953, nella quale conclude il suo appassionato intervento con un’esortazione: «Salviamo Carbonia».
Credo che la decisione di ricordarlo a sessant’anni dalla sua scomparsa sia un gesto importante che assume un valore di testimonianza e insieme di gratitudine per il suo impegno politico coerente, per una militanza intesa come servizio e per un’intera vita spesa per affermare i valori di democrazia e di libertà!

Antonangelo Casula

 

E’ morto oggi, all’età di 84 anni, Cesare Corda, giornalista televisivo ed ex consigliere regionale. Lottava da molti anni contro il morbo di Parkinson. Ha scritto il libro “Benvenuto Mister Parkinson”, reportage di 4 anni di battaglie dal fronte della malattia, “Così… ho zittito il mostro” che ha presentato in ogni angolo della Sardegna.

Nato a Cagliari il 18 febbraio 1940, Cesare Corda esordì nel giornalismo l’11 novembre 1975. Dal Palalido di Milano fece per Radiolina la radiocronaca del campionato d’Europa dei pesi mosca tra Udella e Martin. Iniziò anche a fare le telecronache di calcio e di pugilato, per Videolina. Condusse varie trasmissioni di successo. Dopo tredici anni di gavetta, iniziò a collaborare con Canale 5. Venne inviato in Sudan alla ricerca dei guerriglieri che avevano rapito due tecnici italiani. Riuscì a intervistare il capo di quei ribelli. Fu il primo scoop ripreso dalla stampa mondiale. In 12 anni, come inviato e poi come corrispondente dalla Sardegna del TG4-TG5, Studio Aperto e di Italia 1 Sport, realizzò circa mille servizi.

Ha svolto la sua attività giornalistica fino all’arrivo della malattia. Dopo lo sgomento iniziale, si ribellò e ricominciò a combattere e a fare il giornalista.

Nel 1999 venne eletto consigliere regionale nelle liste di Alleanza Nazionale, con 9.838 preferenze.

Ciao Cesare

Giampaolo Cirronis

Il Carbonia ha superato nettamente 3 a 1 il Bari Sardo a Lanusei e ora è quarto posto in classifica. La squadra di Diego Mingioni ha confermato quanto di buono aveva fatto sia in Coppa Italia (con il superamento degli ottavi di finale a spese dell’Iglesias) sia nelle prime tre partite di campionato (la sconfitta iniziale immeritata subita con la neo capolista Budoni, il pareggio di Gavoi e la vittoria casalinga sul Villasimius) e si propone con una bella realtà del nuovo campionato di Eccellenza.
Anche a Lanusei, Diego Mingioni ha schierato inizialmente ben cinque giovani nati tra il 2004 e il 2006. In panchina si rivede Mirko Atzeni, sulla via del completo recupero.
La vittoria è stata costruita con una prestazione da applausi, con il risultato sbloccato dopo soli 5′ da uno splendido goal dai 30 metri di Nicola Mancini, sugli sviluppi di un calcio di punizione battuto da Wellinton Caverzan, respinto dal blocco difensivo del Bari Sardo, controllo rapido e calcio al volo che non ha lasciato scampo al portiere.
Il Carbonia ha mostrato maturità nella gestione del risultato, rischiando poco, e non ha mai rinunciato ad andare alla ricerca del secondo goal, sfiorandolo in alcune occasioni.
Nel secondo tempo il Carbonia ha arrotondato il risultato con una doppietta di uno dei protagonisti di questo eccellente avvio di stagione, Lorenzo Sartini (classe 2005): al 57′ su assist di Federico Moreno, al 69′ su assist di Lorenzo Isaia. Il Bari Sardo ha realizzato il classico “goal della bandiera” al 76′ con un bel calcio di punizione di Ion Dragan. Il risultato nei 20 minuti finali, recupero compreso, non è mai stato in discussione. Diego Mingioni ha utilizzato tutti e cinque i campi a sua disposizione, con i quali ha motivato chi oggi non ha trovato spazio nell’undici iniziale (Nicolas Ricci, Leonardo Tocco, Samuele Mastropietro, Stefano Atzeni e Gianluca Filippi).
Al termine, la squadra ha festeggiato con il gruppo dei tifosi Carbonia Ultras, ancora una volta presenti per sostenerla.
Il Carbonia è la squadra più giovane del campionato ed oggi anche la più bella sorpresa. Cresce a vista d’occhio sotto la guida di Diego Mingioni e del suo staff e i risultati sono il frutto del grande lavoro svolto durante la settimana. Quella che inizia domani sarà una settimana speciale. Mercoledì il Carbonia giocherà a Monastir, contro la squadra di Marcello Angheleddu che ha espugnato il Nino Manconi di Tempio Pausania, spezzando l’imbattibilità della capolista, la partita di andata dei quarti di finale della Coppa Italia; domenica prossima al Comunale “Carlo Zoboli” arriva il Tempio di Mauro Giorico. Due autentiche “corazzate” costruite per vincere campionato e Coppa Italia, che dovrebbero far tremare gli avversari ma il Carbonia dei giovani di Diego Mingioni, come ha già dimostrato contro il Budoni (perdendo immeritatamente con un goal “regalato” da un errore frutto di un peccato di gioventù del portiere Davide Doneddu), le affronterà sicuramente senza paura.
Giampaolo Cirronis

L’Alghero ha espugnato il Monteponi di Iglesias, scavalcando in classifica la squadra rossoblù e balzando al quarto posto in compagnia di Carbonia e Nuorese. 2 a 1 il risultato finale di una partita che la squadra catalana allenata dall’iglesiente Gian Marco Giandon (90 presenze e 3 goal con la maglia rossoblù dell’Iglesias) ha meritato di vincere, contro un’Iglesias che, viceversa, scesa in campo priva di tre squalificati (Mauricio Bringas, che ha finito di scontare le quattro giornate lasciategli in eredità dallo scorso campionato: Lorenzo Mechetti, che ha scontato la seconda delle due giornate ricevute dopo l’espulsione nella partita con il Monastir; Fabricio Alvarenga, espulso domenica scorsa a Ossi), non ha confermato quanto di buono fatto sette giorni fa a Ossi, che ha fruttato tre punti pesantissimi contro una delle squadre più attrezzate ed ambiziose del campionato.

 

L’Alghero ha iniziato la partita con un bel piglio ed ha sbloccato il risultato al 15′. Calcio d’angolo sulla destra, in mezzo all’area ha staccato più in alto di tutti il giovane centrocampista serbo Djordje Brboric che ha colpito forte e preciso di testa spedendo il pallone sotto la traversa. Adam Idrissi, sorpreso, non ha neppure abbozzato l’uscita.

         

L’Iglesias ha reagito e al 24′ Gobbi ha negato la gioia del goal del pareggio a Nicolas Capellino con un gran balzo sulla sua destra, togliendo praticamente il pallone dall’angolino a fil di palo.

Le squadre sono andate al riposo con l’Alghero in vantaggio e in avvio di ripresa ha provato a ritrovare la parità, ma ha creato poco e, soprattutto, non ha mai servito palloni giocabili al suo attaccante più pericoloso, Artur Sagitov, autore del goal partita a Ossi. E da uno di questi è scaturito il gol del raddoppio al 76′, frutto di un bel fraseggio tra Manuel Sanna, Tommaso Spanu e l’ex Andrea Renzo Iesu, con conclusione ancora di Tommaso Spanu, non contrastato dai difensori dell’Iglesias. Sullo 0 a 2 la partita è sembrata decisa, l’Iglesias ha provato a riaprila più con il cuore che con la testa, soprattutto con le incursioni dei neo entrati Stefano Crivellaro e Guillermo Rizzi sulla corsia di sinistra, ma solo in pieno recupero ha avuto un’opportunità, poi sfruttata per dimezzare lo svantaggio, con un calcio di rigore guadagnato da Stefano Crivellaro e trasformato da Antony Cancilieri (il più vivace nell’Iglesias).

       

Sono seguiti ancora alcuni minuti di extra recupero ma il risultato non è più cambiato e l’Alghero al triplice fischio finale ha dato sfogo alla gioia per un successo molto importante nel percorso di crescita. Per Gian Marco Giandon una gioia particolare, contro la squadra della sua città d’origine.

  

Iglesias: Idrissi, Pitzalis (dal 46′ Crivellaro, 97′ Mancini), Piras, Giorgetti, Lamacchia, Ilario, Sagitov, D’Angelo (53′ Rizzi), Capellino, Brailly, Cancilieri. In panchina: Riccio, Grasso, Angioni, Crobeddu. Allenatore: Giampaolo Murru.

Alghero: Gobbi, Pireddu, Spanu, Brboric (97′ Manunta), Mereu (67′ F. Sanna), Serna, Mula, M. Sanna (80′ Delizos), M. Carboni (67′ Iesu), Scognamillo, Kamana. In panchina: Piga, Milia, Scanu, Fois, Oli. Allenatore: Gian Marco Giandon.

Arbitro: Francesco Succu di Nuoro.

Assistenti di linea: Francesco Collu di Oristano e Marco Navarra di Carbonia.

Marcatori: 15’ Brboric, 75′ Spanu, 95′ Cancilieri (rigore).

Ammoniti: Idrissi (I), Sagitov (I), Pireddu (A), Spanu (A), Brboric (A), M. Carboni (A), Kamana (A).

Spettatori: 200 circa.

Piove dentro casa e mettiamo secchi e pentole per terra prima che l’acqua bagni i tappeti. Stiamo facendo la stessa cosa nella Sanità Pubblica dal 1992.
Quando Oscar Luigi Scalfaro si accorse che l’Italia correva il rischio del dèfault economico dette l’incarico di Governo a Giuliano Amato che ci salvò. Egli prese provvedimenti d’emergenza che erano giustificati ma che adesso, da almeno 25 anni, non lo sono più. Per risparmiare sulla spesa sanitaria egli dette l’incarico di ministro della Sanità a Francesco De Lorenzo che, da buon liberale, approntò una legge neo-liberista: la 502 del 30 dicembre 1999. Quella legge abolì il principio cardine della più grande legge italiana dopo la Costituzione: la legge sanitaria 833 di Tina Anselmi. Ne smontò il principio di uguaglianza, equità, universalità e gratuità della Sanità pubblica per tutti nella Nazione. Abolì gli organi democratici di governo delle Unità Sanitarie Locali e le trasformò in “Aziende” di tipo privatistico, con un “Manager”.
Fin qui si può capire e anche approvare quel metodo, data la confusione politica di quegli anni  Non si è mai capito, però, per quale motivo quella linea liberista, in campo pubblico, sia stata mantenuta e aggravata da ministri della stessa area politica riformista a cui apparteneva Tina Anselmi.
L’aziendalizzazione di tipo privatistico applicata alla Sanità pubblica peggiorò nel 2001 con la modifica del Titolo V della Costituzione, poi col Governo Berlusconi del 2003, col Governo Monti del 2010 (che fece leggi che indussero la riduzione di reparti ospedalieri e la chiusura di ospedali) e col governo Renzi che emanò norme ancora più restrittive per gli ospedali pubblici (DM 70/ 2015).
Tina Anselmi nel 1978 aveva abolito le Casse Mutue e l’ampio uso dell’ospedalità privata e caritativa, concentrando tutta la sanità negli ospedali pubblici ed aveva ottenuto grande soddisfazione nella popolazione. I Governi dal 1992 in poi fecero il contrario: tolsero all’ospedalità pubblica la centralità sanitaria e la suddivisero con gli ospedali privati (case di cura). Così la parola “Servizio” scomparve dall’acronimo SSN (Servizio Sanitario Nazionale) e venne sostituita dalla parola “Sistema” (Sistema Sanitario Nazionale – SSN). Allora non ci accorgemmo di quel cambiamento apparentemente insignificante, invece esso conteneva la sostanza di un cambiamento enorme: da allora la Sanità privata cominciò a lavorare facendo “Sistema“ con la Sanità pubblica. La riforma di Tina Anselmi era finita.
Fino ad allora il “Fondo Sanitario Nazionale” era stato riservato alla sola Sanità pubblica. Da allora il “Fondo sanitario” venne suddiviso fra Sanità pubblica e Sanità privata. Per pagare la sanità privata si attinse dallo stesso unico fondo a cui attingeva la Sanità pubblica.
La Sanità privata fu sempre efficiente. Si è vista, per esempio, la sua efficienza durante l’epidemia di Covid. Nel tempo, man mano che aumentava la percentuale di Fondo sanitario destinato a pagare la sanità privata, inevitabilmente, diminuì la quota rimasta per quella pubblica. Si capisce che con l’aumento della spesa per la Sanità privata, la Sanità pubblica è destinata ad essere progressivamente sottopagata. Alla fine la pubblica va in crisi per deficienza di fondi.
In Sardegna, in particolare, a questo meccanismo di morte lenta per deficit di finanziamento degli ospedali, si è aggiunto un altro meccanismo anche peggiore: la “Centralizzazione “ della Sanità ospedaliera nelle due città di Cagliari e Sassari e il depotenziamento dei 6 ospedali delle altre Province. In particolare, l’accentramento sanitario regionale è stato concentrato nell’ARNAS Brotzu di Cagliari.
La spiegazione per cui venne avviato questo progetto accentratore era semplice: «Visto che l’evoluzione della tecnologia sanitaria è costosissima, per contenere i costi ci conviene centralizzare la spesa in uno o due ospedali regionali». Questa teoria fu micidiale per gli altri 6 ospedali provinciali. Ne conseguì che i direttori generali delle altre ASL sarde ebbero il mandato di «ridurre le spese». Chi più riduceva, più veniva premiato e i direttori generali potevano, in base all’entità del risparmio, ottenere un premio economico. Ne conseguì che ci fu una gara al risparmio proprio negli ospedali provinciali e i fondi regionali si concentrarono, soprattutto, sulle due città universitarie di Cagliari e Sassari. Intanto, a causa della defunzionalizzazione progressiva dei nostri ospedali di provincia, i malati sardi cominciarono a riversarsi su Cagliari. Tuttavia l’ospedalità cagliaritana, e il Brotzu in particolare, non avevano una capacità di posti letto e personale adeguati all’aumentata richiesta. Così il Brotzu, nella notte fra il 13 e 14 luglio 2024 andò in crisi gravissima, con file di barelle alle sue porte, e vi fu una protesta pubblica di tutti i Capi dipartimento medici che si scoprirono inadeguati e impotenti davanti al fenomeno.
Per di più negli ospedali provinciali, come una valanga che si forma lentamente, i medici hanno cominciato ad andarsene. Il danno è grave perché non abbiamo medici giovani, formati ed esperti, pronti alla loro sostituzione.
Contemporaneamente, i medici di base dei territori, privati dei loro ospedali di riferimento provinciali, hanno cominciato a disdire i loro contratti con lo Stato, andando in quiescenza.
Oggi gli ospedali privati del Cagliaritano, presi d’assedio da una gran massa di pazienti rifiutati dagli ospedali pubblici, hanno liste d’attesa di molti mesi, e non riescono a compensare la carenza pubblica.
La scontentezza aumenta e a pagarne il conto sono i Pronto Soccorso. Lì, non essendo possibile assistere tutti contemporaneamente, si creano file di pazienti in attesa per ore. Alla fine, arriva la contestazione proprio contro chi non ha responsabilità.
Questa sintetica ricostruzione storica dell’origine del malcontento sanitario, dimostra che Tina Anselmi aveva ragione a puntare tutto sulla Sanità pubblica così come l’aveva formulata lei.
Aveva ragione anche Francesco De Lorenzo nel momento di quell’emergenza, così come hanno ragione coloro che mettono secchi e pentole per terra per raccogliere l’acqua piovana quando il tetto si rompe.
Nel primo momento è giusto così; tuttavia, per affrontare le piogge successive, è più corretto riparare, cioè “ri-formare” il tetto rotto. Non si può continuare a mettere secchi.
Pochi giorni, fa il governo regionale ha deliberato la spesa di 7 milioni di euro a favore degli ospedali per ridurre le “liste d’attesa”; ha anche deliberato lo stanziamento di 5 milioni di euro per le case di cura private per lo stesso motivo.
Tutto questo, in emergenza, è necessario. Finita l’emergenza si fa programmazione.
Per il futuro bisognerebbe mettersi nelle condizioni di non dover disporre secchi e pentole sotto il tetto rotto per contenere l’acqua piovana. Sarebbe auspicabile riparare il tetto e approntare una Riforma sanitaria regionale che consideri l’immediata:
– attivazione dei 6 ospedali provinciali;
– l’integrazione ospedali provinciali/territorio attraverso le strutture intermedie (case della salute).
– il decentramento sanitario e il coinvolgimento dei territori.

Mario Marroccu