23 December, 2025
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Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Si è svolto oggi, in Consiglio regionale, il dibattito sulla situazione della scuola in Sardegna, previsto dall’articolo 120 del Regolamento.
La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con le dichiarazioni della Giunta regionale sulla situazione della scuola in Sardegna, ai sensi dell’art. 120 del Regolamento. Il presidente ha quindi dato la parola all’assessore della Pubblica istruzione Claudia Firino.
Nel suo intervento, l’assessore ha definito molto positivo il dibattito in Aula «su un tema che caratterizza l’azione della Giunta e la sua idea di scuola sarda, con approccio organico e strutturale ed azioni concrete, non ultima quella a favore dei docenti dopo la recente riforma nazionale; la situazione è stata esaminata col ministro Giannini, cui è stato posto con fermezza sia il problema dell’insularità che quello legato ad un contesto più ampio riguardante gli organici attuali e nella prospettiva dell’anno scolastico 2016-2017». «Per quanto riguarda gli effetti reali della riforma nazionale sulla Sardegna – ha proseguito la Firino – le cifre sulla mobilità dei docenti sardi si sono molto ridimensionate, in parte per effetto degli accorgimenti adottati dal ministero e in parte per la pressione della Regione; le domande presentate sono state 1741 con 285 proposta di nomina di cui 89 fuori provincia e soltanto 10 fuori dalla Regione». «Resta il fatto – ha sostenuto poi la Firino – che la proporzione fra il numero dei docenti e del personale tecnico amministrativo ed il numero degli studenti è un metodo non adatto per la Sardegna, dove c’è una dispersione passata dal 23% del 2008 al 28% del 2015, oltre alla difficoltà di apprendimento per alcune materie; sono dati importanti per definire un fabbisogno formativo che non sia frutto di un ragionamento in termini quantitativi».

L’assessore si è quindi soffermata sul significato dei provvedimenti della Giunta adottati in questi mesi: dall’aumento dei fondi per diritto allo studio per le medie e superiori alle risorse per le borse di studio, dai fondi per il trasporto e l’assistenza ai disabili, all’attenzione per le scuole dell’infanzia, al contributo per le autonomie didattiche, nel quadro di una programmazione unitaria di risorse regionali e statali nel ciclo 2014-2020 fortemente orientata al potenziamento dell’istruzione.

«Questa programmazione – ha spiegato la Firino – si articola in 3 fasi principali: interventi sulle infrastrutture e su edifici che per la maggior parte risalgono agli anni ’70, di cui 13 milioni nel 2014 solo per le urgenze, oltre alla sistemazione dei fabbricati vecchi ed alla realizzazione di nuove scuole per 130 ml nel 2015; a queste misure si sommano quelle per il trasporto scolastico ed il rinnovo (dopo 30 anni) del parco scuolabus con l’acquisto di 70 nuovi mezzi, se per la didattica attraverso il programma Iscola (miglioramento competenze di base degli studenti con docenti in più, scuole aperte con più offerta formativa e laboratori tematici, percorsi di inclusione individuali e collettivi dei bambini e dei ragazzi in difficoltà)». «Sono tutte azioni strutturali – ha concluso l’assessore – sorrette da un forte impianto di analisi frutto di dialogo col mondo della scuola, per la realizzazione di progetto organico che offrirà ai Sardi una scuola migliore».
Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha ricolto ironicamente i complimenti all’assessore «che ha trasformato con buoni propositi e fondi inesistenti o già esistenti una pessima legge in una buona legge, mentre la posizione del presidente Pigliaru sulla scuola è al limite dell’imbarazzante perché non ha difeso specialità della Regione, come ha detto anche un deputato di Sel come Michele Piras, dello stesso partito dell’assessore Firino». «Il problema della scuola – ha detto ancora Tedde – rilancia la centralità dei rapporti fra Stato e Regione che il presidente ha sempre gestito in modo insufficiente, come dimostrato dalla mancata impugnazione con la motivazione che nella stessa ci sarebbero parti buone; può anche darsi, ma allora bisognava impugnare le cattive, visto che sulla materia ci sono competenza concorrente e competenze da rivendicare, come hanno fatto la Puglia guidata dal Pd ed il Veneto». «Credo proprio – ha immaginato Tedde – che della materia si occuperà a fondo la Corte costituzionale perché la norma è da un lato troppo vaga e poi contraria al principio costituzionale che richiede confini chiari sugli ambiti dello Stato e della Regione; in realtà siamo di fronte ad una legge che mette in pericolo la libertà di insegnamento ed introduce grandi differenze di trattamento fra docenti, ottime ragioni per impegnare la legge; altre Regioni, infatti, ne hanno discusso, mentre la Sardegna lo fa a babbo morto». In definitiva, ha concluso il vice capogruppo di Forza Italia, «se c’è da difendere le prerogative della Regione il presidente si deve muovere se davvero vuole rappresentare un popolo; forse non si vuole disturbare il manovratore ma è un atteggiamento sbagliato e dannoso per la scuola e per la Sardegna».
Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az), nell’auspicare un dibattito ampiamente partecipato, ha ricordato il momento in cui Papa Francesco ha salutato gli insegnanti sardi auspicando che le leggi tengano conto delle esigenze delle famiglie e dei docenti e riconoscendo le buone ragioni degli insegnanti sardi. «Altre Regioni – ha affermato – hanno impugnato la legge a cominciare dalla Puglia governata dal Pd e, mentre accadeva tutto questo, la Sardegna faceva scadere i termini per il ricorso alla corte costituzionale». La legge Renzi-Giannini, a giudizio di Orrù, «è una legge pessima che ha causato pesanti disagi a molti docenti sardi innescando fra l’altro un meccanismo perverso per la scelta della destinazione ed ignora i disagi l’insularità; non averla impugnata è perciò un segno di debolezza politica della Giunta succube al Governo Renzi, senza dimenticare la gravità dell’introduzione dell’insegnamento gender che cancella ogni differenza con progetti deviati senza alcuna autorizzazione delle famiglie su argomenti di grande delicatezza, i dirigenti scolastici con le mani legati per intervenire sul fabbisogno di personale, dato che la legge di stabilità taglia i fondi sia per le supplenze che per i bidelli, non aver fatto niente significa che la Giunta si è calata le braghe davanti ad un governo arrogante che calpesta i diritti dei sardi».
Ha quindi preso la parola il consigliere di Sinistra Sarda Alessandro Unali che ha sottolineato l’esigenza di restituire centralità al sistema scolastico pubblico. «E’ necessario potenziare la formazione professionale e i programmi di alta formazione – ha detto Unali – serve una proposta di legge organica sulla pubblica istruzione che metta ordine all’attuale confusione legislativa».
Unali ha poi parlato dei dati sulla dispersione scolastica: «E’ un fenomeno  drammatico che colpisce in particolar modo le aree più emarginate dell’Isola – ha affermato l’esponente della maggioranza – per contrastarlo è necessario portare a sistema le azioni progettuali che la Giunta ha messo in campo». Al termine del suo intervento, Unali ha invitato l’esecutivo a difendere la specificità sarda «della quale la riforma Renzi non ha tenuto conto».
Paolo Zedda (Rossomori) ha esordito ricordando il clima di tensione che si respira in questi giorni in Sardegna intorno alla scuola. «Ci troviamo ad affrontare la questione mentre sotto il palazzo un comitato di precari manifesta la sua contrarietà alla legge 107, un altro comitato delle scuole paritarie dell’infanzia ha iniziato lo sciopero della fame per contestare il ritardo nel trasferimento dei fondi regionali che mette a rischio le lezioni».
Paolo Zedda si è detto orgoglioso di essere rappresentato da un Presidente e da una Giunta che hanno individuato nella scuola la priorità del loro programma. «L’investimento sull’istruzione è la miglior cosa che si può fare per il futuro dei nostri figli – ha rimarcato Zedda – la situazione della scuola sarda è degenerata negli ultimi 20 anni. Siamo la Regione italiana con la percentuale più bassa di laureati, appena  il 13%, contro il 29% della media europea. La Sardegna è al 265° posto su 269 delle regioni europee con il tasso più basso di scolarizzazione, da noi uno studente su 4 non conclude le scuole superiori».
Il consigliere sovranista ha quindi definito “catastrofica” la situazione della Sardegna auspicando un’inversione di rotta che faccia perno sulla specificità dell’Isola. «La legge 107 presenta diverse criticità per la nostra Regione. Ancora non si conoscono numeri e progetti della riforma nazionale, il 57% dei docenti sardi ha per ora rinunciato al passaggio di ruolo preferendo una supplenza pur di stare in Sardegna.
Non sono previsti interventi a favore delle minoranze linguistiche. E’ una prerogativa sfruttata da Valle d’Aosta e dalle province di Trento e Bolzano. Questo si poteva fare e non lo si è fatto. La carta della lingua poteva essere sfruttata per impedire il trasferimento dei docenti sardi. Chiediamo che la Giunta tenga conto delle esigenze dei lavoratori – ha concluso Zedda – si lavori ad una legge di sistema per il diritto allo studio».
Di clima  surreale ha invece parlato Christian Solinas (Psd’Az). «Mentre lei tratteggiava la situazione della scuola sarda – ha detto rivolgendosi all’assessore alla Pubblica Istruzione – mi ritornavano in mente i flash mob dei precari in aeroporto, le manifestazioni sotto il Consiglio regionale, le proteste dei sindaci, il ritardo nell’erogazione dei fondi per la mobilità degli studenti».
Secondo Solinas, la scuola non è un problema di maggioranza e opposizione ma della politica intera. «La gente non riconoscerà più la politica come quel soggetto che difende gli interessi del popolo – ha detto l’esponente sardista – la Giunta doveva presentare un ricorso contro la Riforma Renzi. I ricorsi non sono contro il governo amico ma un atto di difesa del popolo. La Puglia ha fatto ricorso e non è una Regione a statuto speciale.
Christian Solinas ha poi ricordato di aver proposto iniziative in difesa delle minoranze linguistiche. «Questo argomento sembra però non interessare la Giunta, viene considerata una questione non culturalmente adatta. E’ invece una battaglia fondamentale».
Rivolgendosi poi ai consiglieri sovranisti e indipendentisti, Solinas ha invitato i colleghi a marcare la loro presenza all’interno della maggioranza riaffermando le ragioni dell’identità e della specificità sarda. «La Giunta decanta gli effetti benefici della riforma sulla “Buona Scuola”, siamo difensori non richiesti di un provvedimento che non va bene. Se il 57% dei docenti non ha fatto domanda per il passaggio in ruolo significa qualcosa. Mi auguro  – ha concluso Solinas – che l’Aula capisca che non si può liquidare l’argomento con questo dibattito. Occorre che la Giunta riprenda in mano la questione. Si trovi una soluzione altrimenti sarà una sconfitta per tutti».
Antonio Solinas (Pd) si è detto d’accordo con la decisione della Giunta di privilegiare l’interlocuzione con il Governo anziché procedere all’impugnazione della Riforma Renzi.
«Il sistema scolastico regionale non è oggi in grado di formare i ragazzi per la sfida alla globalizzazione e non dà risposte alle famiglie – ha detto Solinas – i dati sulla dispersione scolastica sono drammatici. Il progetto “Iscola” è importante sotto questo punto di vista: la filosofia non è dare fondi per riparare una scuola, ma pensare a progetti territoriali, introdurre la banda larga, favorire l’insegnamento dell’inglese, aprire le scuole nel pomeriggio, promuovere l’innovazione tecnologica e  l’aggiornamento degli insegnanti. Un progetto che dà pari opportunità ai meno abbienti con contributi per l’acquisto di libri di testo».
Il consigliere del Pd ha quindi invocato una norma che faccia valere le prerogative della Sardegna: «L’idea è quella di una scuola accogliente ed inclusiva, tagliata sulla specificità sarda. Occorre rafforzare identità e senso di appartenenza, esaltare l’interculturalità. La scuola deve diventare patrimonio di tutti».
Solinas ha poi auspicato un rafforzamento della concertazione sul piano di dimensionamento scolastico. «La riduzione delle pluriclassi è importante, ma le scelte fatte sulle autonomie non rispecchiano la realtà sarda. Alcune decisioni vanno riviste ascoltando amministrazioni e dirigenti scolastici. L’obiettivo di tutti è ridurre la dispersione scolastica e costruire una scuola migliore».
Alessandra Zedda (Forza Italia) ha contestato la decisione della Giunta di non impugnare la legge sulla “Buona Scuola”. «L’art. 5 dello Statuto permetteva di far valere le ragioni della specificità sarda, voi non lo avete utilizzato – ha attaccato Zedda – altrimenti non saremmo qui a discuterne e non ci sarebbero state le manifestazioni di protesta. Se vi abbiamo chiesto di impugnare la legge è perché la scuola sarda è quella più in difficoltà in Italia».
La consigliera azzurra ha poi ricordato il dramma dei docenti sardi costretti a trasferirsi in altre regioni d’Italia: «In molti hanno rinunciato ad entrare in ruolo, quest’anno avranno delle supplenze ma il problema si riproporrà nel 2016 . In Sardegna intanto le scuole attendono ancora i pullmini per il trasporto degli studenti».
Alessandra Zedda, al termine del suo intervento, ha invitato l’esecutivo ad un’azione più decisa nei confronti del Governo: «Dobbiamo pretendere ciò che spetta alla Sardegna. Ciò che stiamo facendo con i fondi comunitari è una nostra capacità, Non c’entra nulla con quello che il Governo ci deve. Nemmeno un nostro docente deve andare fuori se ci sono i posti sufficienti in Sardegna. La Giunta continua a fare proclami e annunci. Abbiamo aperto la legislatura parlando di Iscola ed edilizia scolastica. Finora non è stato fatto nulla».
Il consigliere di Sel, Francesco Agus, ha dichiarato in apertura del suo intervento «di non considerarsi un sostenitore dell’attuale figura del preside» spiegando inoltre di «non ritenere che i presidi possano svolgere con efficacia il ruolo assegnato dalla nuova legge». Agus ha però sottolineato che la riforma del governo «avvia il percorso di stabilizzazione dando seguito alle diverse sentenze della Corte di giustizia europea». Il presidente della commissione Autonomia ha ricordato l’elevato livello di precariato in Sardegna definendolo una situazione “fuori controllo” su cui è bene – così ha affermato l’esponente della maggioranza – tirare una linea e risolvere il problema». «Superare il precariato a scuola – ha dichiarato Agus – deve essere una volontà improcrastinabile sia per i diritti degli insegnanti che per quelli degli studenti». Il consigliere di Sel ha quindi spiegato che il tema della discussione resta l’applicazione delle legge 107 alla realtà sarda ed ha ricordato che per l’anno in corso solo grazie all’interlocuzione della giunta il problema è stato limitato: «Ma dobbiamo fare in modo che in futuro si evitino i disagi per i docenti sardi e siano ricosciute le nostre specificità».
«Con l’applicazione della legge di riforma – ha aggiunto Agus – saranno dieci i docenti a lasciare l’isola per trovare un lavoro stabile e dobbiamo agire su più fronti per scongiurare il ripetersi dei problemi». L’esponente di Sel ha invitato alla “responsabilità” ed ha auspicato la messa al bando della politica degli annunci. «Serve, invece, pressione politica anche per via parlamentare – ha proseguito il consigliere del centrosinistra – perché siano riconosciuti i disagi patiti dai docenti sardi e riconosciute le pecularietà della realtà sarda». Agus ha concluso rimarcando la necessità di una nuova legge regionale sull’istruzione che “ragioni sull’organico” e introduca nei programmi lingua, storia e cultura.
Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha riconosciuto l’opportunità di una riflessione approfondita sul tema dell’istruzione ed ha definito la scuola “il tema strategico”. «Affrontiamo oggi solo un pezzo del problema – ha proseguito l’esponente della minoranza – che sembra mostrarci un mondo alla rovescia: la sinistra che ha sempre considerato la scuola come parte della soluzione della disoccupazione oggi, infatti, adotta meccanismi di reclutamento brutali, tipici “da padrone delle ferriere”. Cossa ha quindi criticato la decisione della Giunta regionale di non impugnare la riforma “nonostante molte altre regioni governate dal centrosinistra abbiano proceduto in tal senso».
In merito alle discusse graduatorie della “Buona scuola” il consigliere dei Riformatori ha evidenziato che «sarebbe bastato attivare le graduatorie nazionali solo in ultima istanza, partendo invece dalle graduatorie su base provinciale». Michele Cossa ha inoltre evidenziato il dato che il «57.5% dei docenti sardi non ha fatto richiesta di assunzione e che appare grave dunque l’atteggiamento di sufficienza mostrato in proposito dal governo e anche da alcuni colleghi del Consiglio». Il consigliere della minoranza ha parlato di «eccessiva accondiscendenza da parte della Giunta» e di un “atteggiamento bifronte” da parte del partito di Sel. Michele Cossa ha rimarcato l’urgenza di una nuova legge regionale sull’istruzione ma ha precisato: «Bene storia e lingua sarda ma ciò che è più importante garantire ai sardi l’ingresso nei circuiti che oggi gli sono negati e che fa sì che oggi tanti sardi cerchino altrove e al di fuori dell’isola le occasioni di lavoro». Nella parte conclusiva del suo intervento, l’esponente dei Riformatori ha definito “un’inezia” le cifre stanziate per la sicurezza nelle scuole sarde («tante sono inagibili» ed ha affermato che si è dinanzi ad “un’autentica emergenza”. Cossa ha concluso con un riferimento alla situazione di difficoltà che attraversano le scuole dell’infanzia paritarie: «Sono in attesa dei che la Regione versi i contributi dovuti per il 2013 e il 2014 e nel frattempo danno lavoro a circa 2.000 persone e offrono servizi importanti a tanti sardi coprendo, in alcuni casi e in molti centri, le tante carenze delle scuola pubblica».
Il consigliere del Partito dei sardi, Gianfranco Congiu ha rivolto pesanti critiche verso l’operato dell’ufficio scolastico regionale «per non aver tenuto conto, nell’applicazione della riforma “Buona scuola”, delle difficoltà della Sardegna nonostante le indicazioni fornite in proposito dalla Regione». «L’ufficio scolastico regionale – ha proseguito l’esponente della maggioranza – non ha proceduto con la richiesta delle consentite deroghe delle legge 107». «Tutte le altre Regioni – ha proseguito Congiu – hanno chiesto le deroghe, tranne l’ufficio scolastico regionale della Sardegna». Il consigliere Pds ha quindi parlato di “scuole smantellate” per effetto delle “scelte al risparmio” adottate dall’ufficio scolastico regionale: a Sindia come a  Fonni e a Macomer come a Laconi. «Chiediamo che il Consiglio regionale censuri l’operato dell’ ufficio scolastico regionale ed auspichiamo un confronto tra Giunta e governo per la formalizzazione delle deroghe a favore della Sardegna o rivolgere l’invito per compensare le criticità segnalate, nelle diverse fasi di applicazione della riforma della scuola».
«Riappropriamoci delle nostre competenze legislative – ha concluso Congiu – e ripudiamo suggestioni proconsolari di romana derivazione».
Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha criticato duramente la decisione del presidente e della Giunta di non ricorrere contro la riforma “Buona scuola” del governo Renzi. «Troppo spesso – ha ammonito il consigliere della minoranza – la Giunta ha dimenticato il significato della specificità della nostra isola». Oscar Cherchi ha quindi ricordato alcuni criticità del sistema sardo ad incominciare da quelli che riguardano «gli elementi di debolezza dei sistemi locali, dei livelli di infrastrutturazione e dei trasporti».
Il consigliere di Fi ha quindi affermato che il consigliere di Sel, Francesco Agus, avrebbe mostrato sulla riforma, nel corso del suo intervento, un’idea diversa rispetto a quella che il suo partito avrebbe nel Parlamento a Roma. «Agus – ha detto Cherchi – giustifica e difende la legge 107 ipotizzandone vantaggi nel futuro mentre invece la norma non tutela la scuola sarda ed è questo un problema prettamente politico». Cherchi ha concluso dichiarando di attendere dal presidente della Giunta e dall’assessore della Pubblica istruzione sulla base di quali motivazioni la Regione sarda non abbia presentato ricorso alla Corte costituzionale contro la riforma Buona scuola.
La consigliera Rossella Pinna (Pd) ha contestato in apertura le affermazioni dell’on. Orrù secondo il quale i governi Pigliaru e Renzi hanno ucciso la scuola. In realtà, ha sostenuto, «sono stati i diversi governi Berlusconi a fare a fettine il mondo della scuola, tagliando 8 miliardi e 100.000 posti e dando vita alle classi pollaio; al contrario, il governo Renzi ha invertito la tendenza perché ha finalmente scelto di investire sulla scuola con una scelta coraggiosa e di cambiamento, aggredendo il vero e proprio deficit di conoscenza dell’Italia rispetto all’Europa, con la Sardegna che registra dati ulteriormente negative». Prima di tutto, secondo l’esponente del Pd, «dobbiamo rivendicare il diritto al sapere dei ragazzi, ad una scuola con nuovi strumenti in grado di aprire nuovi scenari, intervenendo in un mondo dove il personale è spesso stanco, demotivato e mal pagato nonostante molti buoni esempi; nella riforma ci sono fondi per premiare il merito ed incentivare l’arricchimento culturale dei docenti, ci sono anche risorse importanti per l’edilizia ma, soprattutto, ci sono 100.00 docenti immessi in ruolo mettendo fine alla reiterazione del precariato e creando le condizioni per prevenire e contrastare dispersione ed abbandono scolastico». Quanto al nuovo ruolo dei dirigenti che qualcuno ha definito sceriffi, la consigliera Pinna ha osservato che «saranno valutati come gli altri dirigenti della pubblica amministrazione ed affiancati dal collegio docenti nella predisposizione del  piano dell’offerta formativa e, rispetto al ruolo della Regione, sarà importante una presenza incisiva nella conferenza unificata e nella stessa commissione cultura del Consiglio per la definizione degli ambiti territoriali e degli accordi di rete fra scuole, puntando sulla semplificazione degli adempimenti amministrativi e sul piano dell’edilizia scolastica».
Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) è partito dal dato comune sul ruolo strategico della scuola nella società dove devono esserci opportunità per tutti, per affermare che «la Giunta non ha mostrato un’idea di scuola vincente per la Sardegna, perché alle parole (a parte i soliti spot) non sono seguiti i fatti ed oggi tutti vediamo cosa accade nelle nostre scuole dove manca spesso la carta ed il sapone». Dopo aver lamentato la scarsa attenzione dell’Esecutivo per le scuole paritarie, «che non sono le scuole dei bambini ricchi ma strutture che coprono le lacune del settore pubblico», Truzzu ha messo in luce che «si sta ripetendo la logica delle occasioni perse facendo discussioni a babbo morto mentre la Sardegna avrebbe bisogno di altro, perché non è in discussione la buona scuola ma cosa fare per realizzare l’autonomia della scuola sarda». Un consigliere di maggioranza come Paolo Zedda, ha ricordato ancora Paolo Truzzu, «ha parlato di quanto si poteva fare e non si è fatto; è la certificazione del fallimento, un fallimento politico frutto di una leale collaborazione con lo Stato che, finora, ha solo danneggiato la Sardegna».
Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha auspicato che si metta ordine nella discussione dove a suo avviso si sta assistendo al solito gioco delle parti. Non condivido la legge e non amo Renzi, ha dichiarato, «con buona pace del consigliere Manca, pur ammettendo che le stabilizzazioni sono un risultato importante anche se bisogna fare di più perché la legge in Sardegna va applicata e sotto questo aspetto l’impugnazione ha un percorso lungo che avrebbe dato garanzie immediate ai docenti sardi mentre è vero che, in questa prima fase, i lavoratori sardi rimangono in Sardegna». Riferendosi alle posizioni critiche verso la maggioranza espresse dal deputato Michele Piras, Pizzuto ha risposto confermando la sua vicinanza al presidente Pigliaru ed il suo dissenso dalle idee di Piras ricordando inoltre che «la legge è stata approvata a livello nazionale anche da alcuni che ora la contestano; come Consiglio regionale, piuttosto, dobbiamo esprimere con un ordine del giorno sia la volontà di recuperare i rapporti con modo sindacale che quella di stabilizzare la posizione dei docenti sardi in Sardegna». Riferendosi alla situazione dei lavoratori della scuola privata, Luca Pizzuto ha ammesso che si tratta di un errore cui occorre rimediare purchè, ha avvertito, «ci si ricordi che in passato ci sono state le riforme Moratti e Gelmini che hanno prodotto dispersione di cui oggi ci lamentiamo, mentre l’attuale maggioranza ha finanziato il trasporto pubblico scolastico, ripristinato i contributi e aumentato gli importi delle borse di studio; dobbiamo ora concentrare tutti i nostri sforzi per governare le fasi successive della riforma, perché insularità pesa come svantaggio ma pensando ad un siciliano che va in val d’Aosta, dobbiamo renderci conto della necessità di un nuovo sistema che va reso accettabile e ragionevole».
Il consigliere Gavino Manca (Pd) ha parlato della scuola come argomento di grande spessore che da sempre suscita con grandi contrapposizioni, ricordando poi che la riforma della buona scuola non è la prima che cerca di cambiare le cose ma ha contenuti importanti e guarda alla competitività del sistema Paese, a differenza di riforme precedenti che non hanno funzionato lasciando l’Italia nelle ultime posizioni in Europa. C’era quindi bisogno di una riforma nuova e coraggiosa, ha aggiunto Manca, «per superare la lunga fase del precariato introducendo valutazione e meritocrazia e superando la vecchia paura del nuovo ed i fatti concreti: 1 miliardo di investimenti nel 2015, 6 miliardi a regime, nuove materie come musica e scuola dell’arte, obbligo dell’alternanza scuola lavoro, scuola digitale, spese correnti raddoppiate, risorse per l’aggiornamento e la formazione dei docenti, semplificazione burocratica». A novembre, ha detto poi Manca, «in Sardegna ci saranno più di 2000 assunti ed in futuro saranno sempre di più i sardi che insegneranno nella Regione; questo è un anno di passaggio ma dal prossimo le assunzioni saranno fatte su ambiti regionali e proprio su questo la Regione potrà e dovrà intervenire per far valere la sua specificità». Manca, infine, ha respinto l’identificazione del dirigente scolastico con uno sceriffo, ricordando che la maggiore responsabilità dei dirigenti risale al 2011, e sottolineando l’aspetto della gestione collegiale degli istituti, la responsabilità delle scelte e la trasparenza nella pubblicazione dei risultati; rispetto a queste innovazioni la Sardegna non è rimasta indietro, perché c’è un grande piano di interventi che dà una risposta all’emergenza e indica una prospettiva nuova per la scuola sarda».
La consigliera Anna Maria Busia (Sdl) ha preso le distanze, in apertura, dalla piega che ha preso la discussione, perché a suo giudizio «non si presta la giusta attenzione alle situazioni concrete, a cominciare dalle decisioni del provveditore scolastico regionale che avrebbe dovuto agire in modo diverso con un sistema di deroghe che avrebbe garantito i docenti sardi». Ma ora, ha proposto, «bisogna pensare al futuro sia per le ragioni che ha espresso il consigliere Congiu, sia perché la stessa legge sulla buona scuola dice che la sua applicazione avverrà nelle Regioni a Statuto speciale compatibilmente con gli statuti e le norme di attuazione». Proprio questo, secondo la Busia, «è lo strumento su cui bisogna agire ed anche la ragione per cui la legge non è stata impugnata; le norme di attuazione consentono già ora, infatti, di adattare una legge nazionale a realtà territoriali specifiche come la nostra, lavorando in modo paritario con lo Stato ed attivando il confronto previsto dall’art. 56 dello Statuto, è la strada giusta già tracciata, peraltro, da altre Regioni speciali».
Una bocciatura senza appello della riforma sulla “Buona Scuola” è arrivata da Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda). «Il provvedimento del Governo Renzi mette a rischio il diritto all’istruzione, faticosamente raggiunto dalle generazioni precedenti – ha detto Anedda – una riforma che, inoltre, non tiene conto della specificità sarda». Anedda ha citato come caso emblematico la situazione del Liceo Classico di Laconi ancora chiuso nonostante le richieste del territorio. «Gli studenti sardi non possono scegliere dove istruirsi ha sottolineato il consigliere comunista – alcuni territori non sono in grado di sostenere gli alti costi per la mobilità».
Negativo anche il giudizio sul piano delle assunzioni («che penalizza i docenti sardi») e sui super poteri dei dirigenti scolastici («si introduce il concetto del preside-padrone»), sul finanziamento alle scuole private a scapito delle scuole pubbliche e sulla marginalizzazione dei sindacati. «Meglio avrebbe fatto Pigliaru ad impugnare la riforma – ha affermato Anedda – noi abbiamo in testa una altro modello di autonomia scolastica.  Il Ministero affida il compito di definire l’offerta formativa agli Uffici scolastici regionali espropriando la Regione sarda delle sue competenze. La Giunta deve assumersi le sue responsabilità ed occuparsi di offerta formativa».
Secondo il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, l’interlocuzione avviata dalla Giunta con il Governo arriva fuori tempo massimo. «La discussione doveva avvenire prima della riforma e non dopo la sua approvazione – ha detto Carta – il risultato è il trasferimento dei docenti sardi, una sconfitta per la Giunta che non ha fatto valere il principio dell’insularità».
Angelo Carta ha poi parlato del piano di dimensionamento scolastico: «Il raccordo tra enti locali e Regione è basilare. Il confronto con i  comuni è mancato. Non è questo il modo di declinare il concetto di scuola sarda. I comuni si trovano a combattere contro i mulini a vento. Chi lo spiega al Governo come è fatta la realtà sarda?»
Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha detto di apprezzare il Progetto Iscola, molto meno la riforma Renzi.
L’esponente della maggioranza ha contestato l’atteggiamento dell’opposizione: «Quando vennero spostati i fondi per la scuola digitale al governo della Sardegna non c’era il centrosinistra – ha detto Cocco – parlavate di lavagne interattive, di computer per gli studenti, di formazione del personale docente per l’uso degli strumenti elettronici. Gran parte del programma è rimasto sulla carta».
Sul Progetto Iscola, Cocco ha espresso apprezzamento per il lavoro della Giunta, impegnata a superare le criticità. «Il Progetto Iscola parte dalla base. Pigliaru e Firino sono andati nei comuni ad ascoltare amministratori, operatori scolastici e famiglie – ha rimarcato Cocco – su questo progetto si sono espressi tutti a favore».
E’ quindi intervenuto il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha invitato l’Aula ad affrontare la discussione su un tema come la scuola lasciando da parte le logiche di schieramento. «Abbiamo il dovere di pensare al bene comune. Gli insegnanti devono essere all’altezza ma devono essere garantiti, non possono sopportare spostamenti che lacerano le famiglie – ha detto Attilio Dedoni – la “Buona scuola” deve tenere conto di questo, il sistema dei trasporti sardi è vergognoso, come faranno i docenti a raggiungere la Sardegna».
Attilio Dedoni ha poi contestato la decisione della Giunta di non impugnare la riforma sulla scuola davanti alla Corte Costituzionale. «E’ la Regione che detta le linee guida sulla razionalizzazione scolastica, il ministero viene in subordine. Non si possono subire le loro decisioni calibrate su regioni come il Veneto, la Toscana e L’Emilia dove non ci sono difficoltà di collegamento tra un centro e l’altro. Non si possono applicare alla Sardegna che ha una condizione geografica e di viabilità profondamente diversa».
Il capogruppo dei Riformatori ha quindi invocato un ordine del giorno unitario del Consiglio «una convergenza che dia speranza ai giovani e agli insegnanti – ha concluso Dedoni – dobbiamo dare un’immagine diversa dell’Istituzione regionale».
Per Gianluigi Rubiu (Aps) la discussione «è una beffa per i docenti che si sono battuti contro la riforma del Governo».
Il capogruppo di Area Popolare Sarda ha espresso un giudizio negativo sui contenuti della riforma (super poteri ai presidi, cancellazione delle graduatorie per la chiamata in ruolo, penalizzazione dell’autonomia scolastica).
«Il dato più allarmante è però l’esproprio delle competenze della Regione da parte del Governo – ha affermato Rubiu – ripetutamente abbiamo sollecitato un riscorso: non c’è stata risposta. La specificità sarda sarà danneggiata dagli standard imposti dal Governo che cancellano la diversità. Assurdo non difendere le prerogative dell’autonomia e non far valere il principio di insularità».
Gianluigi Rubiu ha poi ricordato il dramma dei docenti sardi costretti a spostarsi in altre Regioni ed espresso preoccupazione per il futuro del sistema scolastico regionale. «L’esecutivo regionale è sempre più succube nei confronti del Governo – ha sottolineato Rubiu – difende a spada tratta una riforma che penalizza la Sardegna. Auspichiamo una  scuola tutta sarda con norme che scongiurino i trasferimenti dei docenti. Serve una battaglia unitaria. La Giunta batta i pugni sul tavolo del Governo. La mancata impugnazione della riforma è di fatto una rinuncia a difendere le prerogative costituzionali e statutarie in materia di istruzione». Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha definito “un’occasione persa” il dibattito sulla riforma della scuola, per la condotta tenuta dagli esponenti della minoranza. A giudizio dell’esponente della maggioranza la riforma della “Buona scuola”, è invece “la risposta attesa” che merita di essere difesa perché «può offrire nuove opportunità a tutti, ad incominciare dai precari della scuola e dagli studenti».
Il consigliere dei democratici ha quindi evidenziato “l’enorme problema del precariato” con cui ha dovuto confrontarsi l’azione riformatrice del governo: «Un enorme pasticcio, frutto di pasticci e piccole furberie praticate da anni nel comparto della scuola». Il capogruppo, ha definito “non giustificabili” le reazioni “feroci” alla riforma della scuola ed ha affermato che è “sbagliato” parlare in Sardegna di “deportazioni”. «Voglio stare sul tema dei diritti degli studenti – ha proseguito Cocco – che vogliono avere un’istruzione migliore». Il rappresentante del Pd ha precisato inoltre che il tema della scuola è al centro dell’azione del governo regionale e che le risorse stanziate in questo primo anno e mezzo di legislatura sono di una entità non paragonabile rispetto a quanto fatto nelle precedenti legislature. «E’ vero che qualcosa ritarda – ha aggiunto il capogruppo – ma stiamo mettendo in piedi azioni strategiche e un piano di riforma».
In riferimento alle proteste degli insegnanti il consigliere del Pd ha dichiarato: «Le proteste meritano rispetto però protestare sul niente non si può». «Far credere che con la Buona scuola si stanno violando le specificità della Sardegna è un’affermazione non vera – ha incalzato Pietro Cocco – e la riforma della scuola non infrange alcuna prerogativa statutaria della Regione sarda».
Quanto alla polemica sui docenti costretti al lavoro al di fuori dell’Isola, a giudizio di Cocco, «sono sufficienti i numeri (10 insegnanti) per capirne la reale portata».
Il capogruppo del Pd ha quindi concluso auspicando una nuova legge regionale sull’istruzione.
Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha affermato che si attendevano le dimissioni dell’assessore della Pubblica Istruzione, Claudia Firino: «Come gesto coerente con tutte le dichiarazioni  rese dai leader nazionali e regionale del suo partito sugli effetti della riforma della “Buona scuola”». Pittalis ha quindi proseguito con la lettura delle note di agenzia riportanti le dichiarazioni, tra gli altri, di Vendola e Piras. «Chi ha la responsabilità politica dell’Istruzione in Sardegna – ha tuonato il leader di Fi in Consiglio – non può far finta che nulla sia accaduto e che le dichiarazioni appartengono ad un altra realtà». «La verità – ha aggiunto – e che volete fare la lotta e fare la parte del governo perché volete i benefici dell’uno e dell’altro ruolo».
«Le dimissioni – ha proseguito Pittalis – sono dovute per una questione di etica politica e di buonsenso: perché è  la stessa parte politica dell’assessore Firino che mette in discussione l’operato della giunta di cui fa parte, proprio sul tema della scuola e sulla “Buona scuola”».
Il capogruppo di Forza Italia ha quindi elencato una serie di altre ragioni per le quali l’assessore – a suo giudizio – dovrebbe dimettersi dall’incarico, tra queste: il Piano di dimensionamento scolastico («avete chiuso 29 scuole in un anno»); il ritardo nell’acquisto degli scuolabus promessi ai Comuni interessati dal taglio delle pluriclassi («l’anno scolastico è iniziato senza autobus e i sindaci devono trovare il modo di arrangiarsi»); l’edilizia scolastica («il piano c’era già e state accumulando ritardi negli interventi»). «La verità – ha attaccato l’esponente di Forza Italia – è che avete scaricato sui sindaci l’onere di rispettare i vostri annunci».
Pietro Pittalis ha quindi fatto riferimento agli “inammissibili ritardi” nel pagamento dei contributi alle scuole paritarie ed ha concluso ribadendo profondo dissenso per la scelta del presidente della Giunta di non ricorrere contro la legge 107 (riforma “Buona scuola”): «Quella legge che offre ai precari sardi l’alternativa tra una rinuncia e una valigia e che offende l’autonomia dei sardi, affidando al ministero l’offerta formativa, una competenza esclusiva che sta invece in capo alla Regione».
Intervenendo a chiusura della discussione generale per la replica a nome della Giunta il presidente Pigliaru ha subito replicato al capogruppo di Forza Italia Pittalis sostenendo che «a fronte del probabile ritardo di qualche settimane, si è nascosto il nulla dei precedenti cinque anni durante i quali non si è fatto niente per combattere la discussione scolastica che si sconfigge anche sopprimendo con coraggio le pluriclassi mentre sui trasporti si stanno pagando i costi aggiuntivi e sull’edilizia si sta intervenendo con un piano di 130 milioni che cambierà gran parte delle scuole sarde, chiudendo la pagina delle piccole scuole dove non si fa buona istruzione, per aprirne un’altra dove i territori devono diventare più forti anche nell’istruzione».
«Mi sarei aspettato un po’ più di umiltà – ha aggiunto il presidente – nel riconoscere l’assenza di risultati della precedente legislatura, soprattutto perché i dati dicono che dal 2010 la Sardegna è indietro persino rispetto al Mezzogiorno su dispersione scolastica, apprendimento e lettura». «Il problema – ha detto ancora Pigliaru – non è quello di piantare bandierine politiche ma quello di migliorare la scuola, non mi scandalizzo per i risultati mancati ma per la incapacità di capire dove e come si è sbagliato; noi vogliamo evitare di fare errori e costruire un futuro migliore per i nostri ragazzi attraverso proposte operative, è quello che stiamo cercando di fare». «Spero ancora in una opportunità in questa direzione – ha auspicato il presidente della Regione – perché i ragazzi sardi hanno perso due anni rispetto ai coetanei del centro nord, non è che tutto va bene adesso con Renzi e Pigliaru ma ci stiamo rimboccando le maniche, ed è significativo che nella riforma siano stati introdotti per i dirigenti scolastici responsabilità e valutabilità e per gli studenti l’alternanza scuola-lavoro, materie aggiuntive, docenti più formati, reti a banda larga, scuole moderne ed aperte alla realtà sociale in cui operano e connesse con il mondo».

«In tempi di bilanci sempre più ridotti – ha aggiunto il presidente riferendosi al programma per l’istruzione varato dalla Giunta – stiamo investendo 200 milioni pensiamo siamo ben spesi; però, come ho detto recentemente alla direzione nazionale del Pd, di fronte ad una dispersione alta e a livello di apprendimento bassi, non ha senso calcolare organici con parametri lineari uguali in tutta Italia, ci sono specificità che vanno aggredite perché a 15 anni i ragazzi del Sud hanno perso terreno e bisogna tener conto sia degli studenti che dei problemi delle diverse realtà». «Di questo – ha concluso – deve farsi carico il governo centrale, noi con Iscola facciamo la nostra parte ma questa deve diventare una questione nazionale seguendo l’esempio degli Usa, dove nelle situazioni più difficili, si mandano più docenti e si mandano i migliori; questo dobbiamo allo Stato, altro che ricorsi, questa è la proposta che abbiamo portato al tavolo nazionale anche in termini finanziari, perché è la prima condizione per dare pari opportunità ai ragazzi italiani».

Al termine dell’intervento del presidente Pigliaru, il presidente Ganau ha chiesto al Consiglio notizie sulla predisposizione di un ordine del giorno.
Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, per verificare la possibilità di predisporre il documento.
Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato la necessità di disporre di un testo, precisando l’impossibilità di aderire ad un documento della sola maggioranza ma dichiarandosi disponibile ad un ordine del giorno unitario da votare, se necessario, anche nella giornata di domani.
Il presidente Ganau ha condiviso l’opportunità di una sospensione e di una verifica delle posizioni dei gruppi
Il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è detto d’accordo per una sospensione della seduta allo scopo di avviare un confronto con minoranza, condividendo inoltre l’ipotesi di un rinvio dei lavori a domattina.
Il presidente Ganau ha quindi sospeso brevemente la seduta.
Alla ripresa dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco, a nome della maggioranza, ha comunicato la posizione contraria della stessa all’ordine del giorno, precisando che la coalizione si riconosce totalmente nella relazione conclusiva del presidente Pigliaru,
Il presidente Ganau ha quindi dichiarato chiusa la seduta aggiornando i lavori a domattina e ricordando che, sempre per domani alle 9.30, è convocato l’ufficio di presidenza del Consiglio.

Michele Cossa

E’ scontro, in Consiglio regionale, sulla progetto di riforma degli enti locali.

«Pensavamo che gli inciampi del centrosinistra sulla riforma degli enti locali fossero frutto della confusione – dice il coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa – ma in realtà il disegno è ben preciso: non abolire le Province, cambiare nome a quelle di Cagliari e Sassari ma lasciando intatti enti che i sardi hanno chiesto di abolire.»

«La maggioranza ha svelato il grande imbroglio – dice ancora Cossa – ed ha resuscitato le Province. Sta pensando di far passare una restaurazione utilizzando come cavallo di Troia la riforma degli enti locali, salvando situazioni superate dai tempi e che nessuno è disposto più a tollerare. Restiamo in attesa di vedere un testo scritto, giacché le notizie date alla stampa sono troppo generiche.»

Per il coordinatore dei Riformatori sardi «bene l’eliminazione di quella cosa barocca e incomprensibile che erano le “associazioni di unioni di comuni”. Ma il percorso non può che restare quello di abolire le Province in modo chiaro e definitivo. Anche le funzioni relative a scuole, strade e ambiente devono pertanto essere subito affidate ad altri soggetti (Regione e comuni), per estirpare alla radice il germe di clientelismo, duplicazioni, sprechi e di un ambiente favorevole al proliferare del malaffare. Che senso ha mantenere in capo a degli ectoplasmi come le vecchie province le competenze in materia di ambiente quando esistono l’ARPAS e le ASL che possono fare egregiamente le stesse cose? E se si va verso la regionalizzazione delle strade, ha un senso mantenere uno sdoppiamento di competenze per le strade extracomunali, riproponendo proprio quella confusione che ha creato disastri e che i sardi hanno voluto abolire?»

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Dopo l’ingresso in Consiglio regionale di quattro nuovi componenti, è stato costituito il nuovo gruppo dei “Cristiano Popolari Socialisti” al quale, oltre ai consiglieri Pierfranco Zanchetta e Antonio Gaia dell’Upc, hanno aderito anche Raimondo Perra del Psi e, per scelta “tecnica”, Walter Piscedda proveniente dal Pd. Il nuovo gruppo sarà presieduto dall’on. Pierfranco Zanchetta.

Questa la composizione aggiornata dei gruppi consiliari:

Area Popolare Sarda: Giorgio Oppi, Giuseppino Pinna, Ignazio Tatti, Gianluigi Rubiu (Presidente)

Cristiano Popolari Socialisti: Antonio Gaia, Raimondo Perra, Walter Piscedda, Pierfranco Zanchetta (Presidente)

Forza Italia Sardegna: Ugo Cappellacci, Oscar Cherchi, Giuseppe Fasolino, Ignazio Locci, Antonello Peru, Alberto Randazzo, Marco Tedde, Edoardo Tocco, Stefano Tunis, Alessandra Zedda, Pietro Pittalis (Presidente)

Misto: Mario Floris, Gianni Lampis, Paolo Truzzu, Gaetano Ledda, Fabrizio Anedda (Presidente)

Partito Democratico: Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino, Salvatore Demontis, Roberto Deriu, Daniela Forma, Gianfranco Ganau, Luigi Lotto, Gavino Manca, Giuseppe Meloni, Cesare Moriconi, Francesco Pigliaru, Rosella Pinna, Luigi Ruggeri, Franco Sabatini, Antonio Solinas, Gian Mario Tendas, Pietro Cocco (Presidente)

Partito Sardo d’Azione: Marcello Orrù, Christian Solinas, Angelo Carta (Presidente)

Riformatori Sardi-Liberaldemocratici: Michele Cossa, Luigi Crisponi, Attilio Dedoni (Presidente)

SEL Sardegna: Francesco Agus, Luca Pizzuto, Daniele Cocco (Presidente)

Soberania-Indipendentzia: Alessandro Collu, Eugenio Lai, Paolo Zedda, Emilio Usula (Presidente)

Sovranità, Democrazia e Lavoro: Anna Maria Busia, Augusto Cherchi, Gianfranco Congiu, Piermario Manca, Alessandro Unali, Roberto Desini (Presidente).

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Hanno prestato giuramento questo pomeriggio i quattro nuovi consiglieri regionali Pier Franco Zanchetta, Antonio Gaia, Gianfranco Congiu e Gianni Lampis.

Il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il provvedimento relativo alla sostituzione dei quattro consiglieri regionali dichiarati decaduti dal Consiglio di Ststo. Il presidente Gianfranco Ganau ha letto l’ordinanza cautelare della quinta sezione del Consiglio di Stato, con cui sono state respinte le istanze dei consiglieri esclusi Efisio Arbau, Michele Azara, Gavino Sale e Modesto Fenu ed ha invitato i subentranti Gianfranco Congiu, Antonio Gaia e Pier Franco Zanchetta ad entrare in Aula e prestare giuramento ai sensi della legge. Dopo aver comunicato l’elezione del consigliere Paolo Truzzu alla carica di vice presidente della Giunta per le elezioni ha informato l’Aula di una nota della stessa Giunta che, prendendo atto della citata sentenza Consiglio di Stato, si propone la sostituzione del consigliere escluso Modesto Fenu con il signor Gianni Lampis.
Successivamente, il presidente Ganau ha informato il Consiglio che, in base alla decisione della conferenza dei capigruppo, i consiglieri potranno intervenire per un tempo massimo di 5 minuti e, subito dopo, ha dato la parola al relatore del provvedimento Anna Maria Busia (Sdl).
Il consigliere Mario Floris, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha affermato che si sta affrontando «un problema con impatto mediatico straordinario che continuerà ancora; non era perciò opportuno contingentare i tempi dato che sono in gioco composizione e prerogative del Consiglio regionale, per questo è sbagliato chiudere tutto con una “sveltina”, mentre occorre chiarezza sui riflessi voto per i singoli consiglieri».
Il presidente ha risposto che quella dei capigruppo è una proposta rivolta all’Aula e l’ha sottoposta al voto del Consiglio, da cui è stata approvata.
La consigliera Busia, aprendo la sua relazione, ha dichiarato che «le sentenze vanno rispettate anche quando non sono gradite le motivazioni e la vicenda imponeva un percorso molto dettagliato senza margini di discrezionalità, altrimenti si sarebbe posta in dubbio la facoltà del giudice di intervenire sulla procedura elettorale; serviva in altri termini una attuazione concreta della decisione perché questo era il mandato della Giunta delle elezione nel rispetto di tutte le persone coinvolte a vario titolo, compresi gli elettori». «Sul punto – ha proseguito – c’è peraltro una decisione delle sezioni unite civili della Cassazione del 2004 che esclude la possibilità di porre un problema di esecutività della pronuncia giudiziale, che come tale non richiede alcuna forma di ottemperanza ma solo la presa d’atto; inoltre non ha rilevanza l’omissione relativa al quarto consigliere subentrante perché si affermavano comunque la decadenza degli altri esclusi ed il criterio per la loro sostituzione». «ll Consiglio – ha detto ancora la Busia – doveva prendere atto delle determinazioni della sentenza, anche per ciò che concerne la composizione dell’Assemblea nella sus articoloazione di maggioranza ed opposizione; su questo la Giunta per le elezioni ha indicato Vanni Lampis come da verbale della Corte d’Appello e tale decisione viene ora proposta all’Aula».
Il consigliere Mario Floris (Misto), ha ribadito che a suo avviso «la vicenda mette in gioco non solo diritti ed interessi di persone ma la stessa credibilità dell’istituzione regionale; si è verificato un fenomeno che ha trasformato i consiglieri regionali in operatori del diritto incartando di fatto il Consiglio e delineando ipotesi di grande incertezza anche per il futuro». «D’altra parte – ha aggiunto – la giurisprudenza della Corte dei conti indica precise responsabilità per gli atti compiuti dagli organi politici». Floris ha concluso annunciando il suo voto contrario, «perché l’argomento non compete all’Aula e gli errori dei giudici devono essere corretti dai giudici».
Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, ha espresso alcuni dubbi sulla relazione della consigliera Busia e pur non volendo entrare entro nel merito, ha sostenuto che «il Consiglio non può decidere chi ne fa parte», annunciando che non parteciperà allo scrutinio.
Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che «per fugare ogni dubbio, è importante ribadire che il Consiglio non è un’aula di tribunale e non decide le sorti di nessuno ma deve essere rispettoso delle decisioni degli organi giurisdizionali, come ha chiaramente spiegato la collega Busia». «Non stiamo interpretando nulla – ha detto ancora il consigliere – ma solo prendendo atto di quando deciso a suo tempo dalla Corte d’Appello di Cagliari in relazione alla situazione del signor Gianni Lampis; non ci sono quindi situazioni di illegittimità».
Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha premesso che non si vuole mettere in discussione la decisioni dell’autorità giudiziaria, ma a suo giudizio si è creata una situazione strana, in cui «da una parte il Consiglio ha piena autonomia legislativa in materia elettorale al punto che può escludere oltre 100.000 elettori dalla rappresentanza mentre, dall’altra, deve subire decisioni dello Stato che stravolgono la legge elettorale; allora non si capisce in cosa consista l’esercizio della competenza legislativa esclusiva». «Stiamo per prendere una decisione – ha proseguito – che sicuramente darà spazio ad altri momenti di confusione istituzionale; la sentenza va rispettata ma essa stessa non appare rispettosa della volontà degli elettori».
Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha assicurato la partecipazione del suo gruppo al voto, il cui significato è quello di «affermare la correttezza dell’operato della Giunta per le elezioni; noi, a suo tempo, non abbiamo votato la legge elettorale e ne abbiamo denunciato le carenze, ma ora bisogna affermare la dignità delle istituzioni e su questo non sono ammesse speculazioni».
Il consigliere Mario Floris (Misto) ha manifestato critiche sul provvedimento in discussione: «Non siamo giudici né giuristi e mi chiedo perché la Giunta abbia deciso da sola a luglio senza un passaggio in Assemblea mentre ora vuole trasferire il problema al Consiglio». «Da allora ad oggi – ha concluso – non è successo nulla, anzi tutti i giuristi consultati hanno detto che la Giunta non ha nessun potere».
Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, ha affermato la necessità di rispettare la sentenza come ha dimostrato la collega Busia, osservando che «prima non si è arrivati in Aula a causa della sospensiva del Consiglio di Stato; poi tutti possono tutelare i loro diritti nelle sedi opportune come potrebbe fare anche il mio partito ma il voto cui siamo chiamati non riguarda queste situazioni».
Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha annunciato il voto favorevole, definendo la relazione della consigliera Busia «chiara ed esaustiva; nessuno si può sostituire agli organi giurisdizionali e del resto il verbale della Corte d’Appello con cui veniva indicato Lampis come 24esimo consigliere dell’opposizione, non lasciava spazio ad interpretazioni diverse».
Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha precisato che il Consiglio è chiamato a prendere atto sentenza del Consiglio di Stato ma, ha specificato, «la questione riguarda le istituzioni ed il Consiglio non può fare una cosa diversa da quella che si accinge a fare; non si può mettere in discussione la presa d’atto una sentenza, poi la vicenda proseguirà in altre sedi ma ciò non riguarda il Consiglio regionale che, a questo punto, deve riprendere a lavorare al servizio della Sardegna».
Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione il provvedimento, che il Consiglio ha approvato con 40 voti favorevoli ed uno contrario.
Al termine dello scrutinio ha prestato giuramento il nuovo consigliere regionale Gianni Lampis.
L’Aula è passata poi all’esame del secondo punto all’ordine del giorno: il disegno di legge presentato dalla Giunta regionale per l’approvazione del Rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2014.
Il presidente Ganau ha dato la parola al relatore del documento, il presidente della Terza commissione “Bilancio” Franco Sabatini.
Il relatore  ha ricordato che il rendiconto «è stato elaborato per l’ultimo anno ai sensi della legge regionale di contabilità n. 11 del 2006. A decorrere dal 2015, infatti, il consuntivo sarà redatto secondo le disposizioni del decreto legislativo n. 118 del 2011, provvedimento che  consente di rinviare all’esercizio 2016 l’adozione da parte della Regione dei principi applicati riguardanti la contabilità economico-patrimoniale e l’attuazione del bilancio consolidato con i propri enti ed organismi strumentali, aziende, società controllate e partecipate».
Il presidente della Terza Commissione ha poi elencato nei dettagli i risultati di bilancio del 2014: «Si evidenzia un disavanzo al 31 dicembre 2014 di quasi 505 milioni di euro determinato dall’accantonamento di una quota del risultato di amministrazione di euro 530 milioni per la copertura della reiscrizione dei residui perenti in conto capitale in applicazione del decreto legislativo n. 118 del 2011. Disavanzo che, dopo l’accertamento straordinario dei residui attivi e passivi, è stato rideterminato al 1°gennaio 2015 in oltre un miliardo di euro (1.005.625.656,65), al netto del debito autorizzato e non contratto di 504.971.572,63».
Sabatini ha concluso il suo intervento sollecitando una rapida approvazione del provvedimento.
Il presidente Ganau ha quindi dato la parola alla Giunta. L’assessore al Bilancio Raffaele Paci, dopo aver annunciato il parere favorevole dell’esecutivo, ha sottolineato che «il fondo di accantonamento consentirà nel corso degli anni un graduale riassorbimento del disavanzo con chiaro sollievo degli enti locali che hanno il problema delle somme perenti».
Non essendoci dichiarazioni di voto, l’Aula ha approvato il passaggio agli articoli che sono stati approvati in rapida successione. Prima del voto finale, il presidente Ganau ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno della minoranza contro la legge n. 107 sulla riforma della scuola e del sistema dell’istruzione.
Alessandra Zedda (Forza Italia) ha illustrato il documento chiarendo la ratio dell’iniziativa: «La scuola attraversa un momento di grave difficoltà – ha detto Zedda – insegnanti, alunni e genitori sono davanti a uno dei periodi più difficili. La riforma è lesiva delle leggi e della Costituzione. Ciò che appare ancora più grave è che viene disatteso l’articolo 5 dello Statuto che afferma l’autonomia e la specificità della scuola sarda».
Alessandra Zedda ha quindi sollecitato l’impugnazione da parte della Regione della legge 107 davanti alla Corte Costituzionale offrendo la disponibilità della minoranza a un accordo per una battaglia unitaria nei confronti del Governo.
Sull’argomento è intervenuta Anna Maria Busia (Cd) che ha chiesto una sospensione di cinque minuti accordata dal presidente Ganau.
Alla ripresa dei lavori, ha preso la parola il presidente della Giunta Francesco Pigliaru. «La scuola è uno degli argomenti fondamentali attorno a cui ruotano le speranze della Sardegna – ha detto il presidente – il Progetto “Iscola” è stato finanziato con 190 milioni di euro. E’ un argomento che va affrontato con serietà. Questo ordine del giorno crea qualche difficoltà perché non consente una riflessione approfondita». Francesco Pigliaru ha poi affermato di condividere alcuni punti del documento, in particolare il riferimento al dramma dei docenti sardi costretti a migrare in altre regioni: «Il tema è serio – ha sottolineato Pigliaru – così come è urgente rivedere i parametri con i quali lo Stato calcola gli organici della scuola sarda. Un ragazzo del Sud perde due anni di competenze rispetto a uno del Nord. Noi abbiamo il dovere di fare proposte allo Stato italiano. Siamo disposti a un confronto e ad accogliere suggerimenti che possano migliorare la situazione. Serve però una riflessione più ampia». Il presidente ha quindi chiesto il ritiro dell’odg e proposto una giornata di dibattito sul tema della scuola e dell’istruzione in generale.
A Frqncesco Pigliaru ha risposto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «Prendiamo atto delle dichiarazioni del presidente e delle interlocuzioni che ci sono in atto con il Governo. Avremmo voluto però una presa di posizione netta e decisa per quelle parti della legge che sacrificano diritti e interessi dei docenti sardi. Su questo aspetto insistiamo e vorremmo che ci fosse una maggiore attenzione da parte della Giunta». Pietro Pittalis ha quindi chiesto una breve sospensione per verificare la disponibilità al ritiro del documento da parte degli altri gruppi di minoranza.
La richiesta è stata accolta dal presidente Ganau che ha sospeso la seduta per alcuni minuti.
Alla ripresa dei lavori è intervenuto il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni. «Cogliamo con favore la disponibilità del presidente Pigliaru a discutere di scuola, il problema è serio e va dibattuto attentamente – ha detto Dedoni – la questione è complessa e non riguarda solo la “buona scuola”, non è corretto però che si discuta fuori da quest’aula». Attilio Dedoni ha quindi proposto di convocare una seduta straordinaria del Consiglio per la prossima settimana.
Sulla proposta di Dedoni è intervenuto il capogruppo del Pd Pietro Cocco che ha invitato l’opposizione al ritiro dell’ordine del giorno e offerto la disponibilità della maggioranza a dedicare  un’intera giornata all’argomento, proponendo la data del 22 settembre.
Ha quindi preso la parola il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «L’ordine del giorno chiedeva alla Giunta di impugnare la legge. Abbiamo capito che non c’è la volontà politica ad accogliere la nostra proposta. La subordinata è parlare di scuola – ha affermato l’esponente della minoranza – è una magra consolazione, mi fido della capacità del presidente Pigliaru di stupirci con soluzioni alternative rispetto a quelle proposte da noi. Se questo dibattito servirà a fare chiarezza ben venga. Si vada pure a martedì 22».
Gianfranco Ganau ha quindi preso atto del ritiro dell’ordine del giorno da parte dell’opposizione e annunciato la convocazione del consiglio per martedì 22 settembre che dovrà essere ratificata dalla conferenza dei Capigruppo.
L’aula è quindi passata alla votazione finale del Rendiconto della Regione per l’esercizio finanziario 2014 che è stato approvato con 30 voti favorevoli.
Il presidente del Consiglio Ganau ha quindi aperto la discussione sulla Pl 239 ed ha concesso la parola al primo firmatario e relatore del provvedimento, Gianmario Tendas (Pd). L’esponente della maggioranza ha, in apertura del suo intervento rivolto un ringraziamento ai componenti la Quinta commissione consiliare ed in particolare ai rappresentanti le forze dell’opposizione per la “collaborazione e la disponibilità” mostrata nel confronto sulla proposta di legge (approvata in commissione all’unanimità) che in sostanza aggiorna le disposizioni contenute nella legge regionale n. 39 del 1956, in particolare per quanto attiene le acque interne e lagunari con «l’obiettivo di definire un quadro normativo più chiaro ed efficace che riafferma la legittima titolarità sui beni oggetto di concessione e l’esclusività delle attività di pesca ma che definisca e uniformi su tutto il territorio regionale le misure di tutela dei compendi e la repressione delle pratiche illecite».
Per quanto attiene quest’ultimo aspetto, il consigliere Tendas ha più volte ribadito l’opportunità di una normativa più stringente, tale da scongiurare le diverse situazioni di tensione che si registrano tra gli addetti alla vigilanza e i trasgressori delle norme che regolano le attività di pesca in laguna e nelle acque interne.
Il consigliere del Pd, Antonio Solinas ha denunciato il perdurare di situazioni “illegalità” nei compendi ittici di proprietà della Regione che sono stati dati in concessione alle cooperative o ai consorzi di cooperative e che «oggi non possono contare su efficaci strumenti legislativi per far cessare il fenomeno delle ruberie».
Antonio Solinas ha quindi auspicato una rivisitazione delle gestioni e una rivalutazione dei compendi ittici dal punto di vista ambientale. «Il settore pesca – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – può dare molto di più alla Sardegna, sia in in termini di occupazione che di reddito». Antonio Solinas ha concluso con l’invito a scongiurare il rischio che «in pochi siano chiamati a gestire un bene pubblico mentre è opportuno che chi rispetta le regole per l’utilizzo degli stagni deve poterci lavorare».
L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, nell’esprimere il parere favorevole della Giunta alla Pl 239 ha sottolineato i numerosi problemi che derivano dal perdurare delle attività illegali. L’assessore Falchi ha inoltre ribadito che i «compendi ittici sono un bene dei territori e che come tali devono essere utilizzati per generare maggiori posti di lavoro». «Con questa norma mettiamo ordine nel settore – ha concluso Elisabetta Falchi – e lavoreremo per garantire un migliore sfruttamento della risorsa pesca e garantire la tutela degli equilibri delle lagune».
L’Aula ha quindi approvato il passaggio agli articoli e il presidente del Consiglio Ganau ha annunciato la presentazione di un emendamento (Tendas e più) che sostituisce l’intero articolo 1 (Vigilanza e sanzioni) e sul quale hanno espresso parere favorevole sia la Giunta che il relatore.
Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha fatto osservare che al comma 3 dell’emendamento si prevede di reimmettere in acqua all’interno dello specchio acqueo dal quale è stato prelevato, il pescato prelevato senza il consenso del concessionario. «Tale disposizione – ha dichiarato Michele Cossa – rischia di essere di difficile applicazione e c’è il rischio di far morire il pescato». Michele Cossa ha quindi proposto con un emendamento orale, di abrogare le parti del comma 3 evidenziate.
Dopo il parere favorevole del relatore Tendas, all’osservazione formulata dal consigliere Cossa, il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’emendamento che stabilisce, in sintesi, le sanzioni per chiunque peschi nelle cosiddette acque concesse senza il consenso del concessionario e rapporta le sanzioni amministrative alla quantità di pescato prelevato illegalmente.
L’emendamento che sostituisce l’articolo 1 è stato quindi approvato dall’Aula con 45 voti a favore e con il medesimo scrutinio è stato approvato l’articolo 2 che stabilisce l’entrata in vigore della legge nel giorno della sua pubblicazione sul Buras.
Il testo finale della legge è stato approvato, invece, con 44 voti.
A conclusione della votazione il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la discussione del disegno di legge n. 253 presentato dalla Giunta regionale “Modifiche all’articolo 16 della legge regionale 14 novembre 2000, n. 21 (Adeguamento delle provvidenze regionali a favore dell’agricoltura agli orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato nel settore agricolo e interventi a favore delle infrastrutture rurali e della silvicoltura)”.
Il relatore Luigi Lotto (Pd) ha spiegato che la Giunta ha presentato il disegno di legge  per modificare la scadenza (dicembre 2015) della legge 40, approvata nel 2013, per consentire la notifica del regime di aiuti alla commissione europea in tempi utili per disporre delle risorse a partire dal 2016 ed ha fissato la nuova scadenza nel 2021, così da assicurare l’operatività dell’agenzia regionale allevatori.
L’esponente della maggioranza ha quindi annunciato la presentazione di un emendamento (Lotto e più) che sopprime il comma 1 dell’articolo 1 «per rendere la legge più “asciutta” ed evitare possibili disguidi politico-burocratici in sede comunitaria».
Aperta la discussione generale, la giunta ha espresso il parere favorevole con l’intervento dell’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi che ha ringraziato la commissione consiliare per il lavoro svolto e l’intero consiglio per la rapida discussione in Aula. «La notifica del regime di aiuti alla commissione europea – ha concluso Falchi – avverrà nei tempi utili per dare continuità alle attività ed evitare così gli inconvenienti sorti nel 2014».
Approvato il passaggio agli articoli, il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha lamentato il protrarsi di interventi a favore dell’associazione regionale allevatori che – a suo giudizio – svolge compiti e funzioni che potrebbero essere garantite dall’agenzia regionale Laore. Quindi, l’assemblea ha dato il via libera all’emendamento che sopprime il comma 1 dell’articolo articolo 1 (39 sì e 3 no) ed ha approvato l’articolo 1 (modifiche all’articolo 16 della legge n. 21/2000 “Aiuti alle associazioni degli allevatori e proroga applicazione”) con 40 sì e 4 no.
Aperta la discussione sull’articolo 2 (norma finanziaria) non essendoci iscritti a parlare, l’Aula ha proceduto con la sua approvazione (39 si e 4 no) e sempre con 39 voti a favore e 4 contrari è stato approvato il testo finale.
Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato “tolta” la seduta ed ha annunciato che il Consiglio sarà convocato al domicilio.

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«Come volevasi dimostrare la Giunta Pigliaru ha fatto quello che ha sempre negato di voler fare: ha abbandonato al loro destino i precari della scuola e non ha difeso la Sardegna.»

Lo ha detto questa sera Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi.

“La Giunta regionale continua ad arrendersi davanti ai soprusi dello Stato nei confronti della nostra Isola e dei suoi lavoratori – ha concluso Michele Cossa – e crediamo che il Consiglio regionale debba occuparsi urgentemente della vicenda con una seduta straordinaria.»

Michele Cossa

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«Il sistema è stato dimensionato in modo errato fin dall’inizio, visti anche i risultati di agosto: I posti chiesti in aggiunta dalla Regione per il periodo giugno-settembre o non sono stati dati tutti, come sembra, oppure non sono sufficienti (e in questo caso ci sarebbe ancora una volta un errore di dimensionamento. Altrimenti Alitalia non avrebbe aggiunto altri 150-200 posti sulla linea per Linate». La denuncia arriva da Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi.

«E’ necessario – aggiunge Michele Cossa – distribuire la maggior parte dell’offerta di posti quando servono, vale a dire nel periodo 10-31 agosto: si chiama “ottimizzare l’offerta in una rete”. C’è da chiedersi come mai nei giorni 22 e 23 agosto (week-end più critico di tutta l’estate, e forse di tutto l’anno) sulla Cagliari-Linate su 21 voli totali di andata ben 11 sono stati effettuati con aeromobili di capacità inferiore ai A320 – 165 posti – sostituiti da A319 (138 posti), E90 (100 posti) e E75 (88 posti). Rispetto al classici A320 usati da Alitalia per quasi tutti i collegamenti si sono persi 511 posti offerti in 2 giorni. Comunque sono stati usati e/o richiesti sempre maggiori posti in itinere, segno che non è stato fatto un buon dimensionamento e nonostante ciò – conclude il coordinatore regionale dei Riformatori sardi – ancora oggi la situazione è critica per non dire drammatica,nonostante per il servizio di Continuità territoriale (scelto dalla Regione) Alitalia in Sardegna prenda circa 35milioni di euro/anno.»

Aeroporto Elmas 1 copia

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I Riformatori sardi intervengono sulla vicenda che riguarda le aziende turistiche sarde che, dopo aver ottenuto i contributi della legge regionale 9/98, sono stata chiamate a restituirli dopo la bocciatura della stesa legge decretata dalla Commissione europea.

«La legge regionale 9/98 – denunciano il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, e il rappresentante del Centro studi dei Riformatori, Roberto Frongia – imponendo un periodo di apertura non inferiore ai 7 mesi, si prefiggeva appunto lo scopo di creare le condizioni economiche per l’incremento del periodo di apertura affrontando un rischio che, in assenza di incentivi, nessuna impresa, in quella fase, si sarebbe mai assunto. Difatti, in mancanza di un sostegno economico iniziale, le stesse imprese non sarebbero state in grado di affrontare i maggiori costi.»

«Con decisione C(2008)2997 del 2.7.2008 la Commissione europea ha dichiarato l’incompatibilità con il mercato comune degli aiuti concessi (a 27 imprese delle oltre 100 finanziate) a seguito della deliberazione della Giunta regionale n. 33/6 e l’obbligo di restituzione da parte delle imprese beneficiarie – aggiungono Cossa e Frongia -. Molte di queste ultime e la stessa Regione Sardegna hanno fatto ricorso alla Corte di Giustizia Europea e all’Autorità giudiziaria italiana al fine di evitare la revoca dei benefici. La Regione Sardegna – e i suoi Uffici – si è però caratterizzata per una peculiarità: mentre presso i magistrati comunitari ha difeso le imprese, contrariamente, presso i Giudici italiani hadifeso l’operato della Commissione e della DG Concorrenza, incidendo enormemente in senso negativo sulle decisioni del Giudice italiano che ha rigettato le domande degli imprenditori sardi.. Un atteggiamento schizofrenico che meriterebbe un approfondimento sul piano giuridico. Non solo. Emerge in modo evidente da tutta la vicenda l’esistenza di atti e comportamenti della Regione tali da indurre gli operatori a confidare nei benefici anche in presenza dell’avvenuto inizio dell’investimento e per le opere già eseguite. Tali circostanze potrebbero legittimare le imprese ad esperire azioni legali nei confronti dell’Amministrazione regionale al fine di vedersi riconosciuto il risarcimento dei danni conseguenti alla restituzione delle somme percepite, maggiorate degli interessi e per il mancato accesso a seguito della rinuncia – indotta dalla Regione – ad altre misure di aiuto (quali quelle disposte dalla legge n. 488/92 e dalla legge regionale n. 40/1993).

Per di più, con la revoca dei contributi, la Commissione Europea, non tenendo conto delle considerazioni espresse dall’Amministrazione regionale nell’ormai lontano 2004, sta decretando la fine di quelle imprese che con coraggio avevano incrementato il periodo di apertura delle strutture ricettive creando occupazione. A parte ogni considerazione sull’inevitabile riduzione dell’occupazione, tutto ciò significa vanificare parzialmente il programma avviato nel lontano 1999.»

«Infine, l’amara considerazione è che la Commissione, ancora una volta, dimostra di non tenere in alcuna considerazione il gap fisico-geografico sofferto dalla Sardegna rispetto alle restanti regioni d’Europa. Gap – concludono Michele Cossa e Roberto Frongia – che impedisce alle imprese e famiglie sarde di avere le stesse opportunità delle restanti imprese europee e viola con evidenza il principio di uguaglianza tra i cittadini europei.»

Palazzo della Regione 3 copia

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Il Consiglio regionale ha approvato la proposta di legge n. 249 (Pietro Cocco e più) “Variazioni urgenti al bilancio della Regione per l’anno 2015, proroga di termini e disposizioni varie” e la proroga dei commissari delle Aziende sanitarie e del commissario di Area.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la proposta di legge n. 249 (“Variazioni urgenti al bilancio della Regione per l’anno 2015, proroga di termini e disposizioni varie”) che è arrivata all’attenzione del Consiglio in base alla procedura d’urgenza prevista dall’art. 102 del regolamento.

Il consigliere Mario Floris (Uds-Misto), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato che «fin dall’inizio della legislatura, augurando a tutti buon lavoro, avevo auspicato la fine della pratica del 102 che non si può chiedere su ogni cosa; fu pensato per grandi emergenze come le calamità naturali, mentre oggi si fanno pasticci e si infilano nella legge emendamenti che non c’entrano nulla; è tutto un sistema che va rivisto perché altrimenti i consiglieri regionali non sono nelle condizioni di esprimere una valutazione compiuta sui singoli provvedimenti, si tratta di un problema che va urgentemente affrontato in sede di Giunta per il regolamento».

Il presidente Ganau ha riposto assicurando che il problema dell’iter delle leggi regionali sarà sottoposto alla Giunta per il regolamento subito dopo la pausa estiva.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha precisato che il provvedimento in esame sostituisce un analogo disegno di legge della Giunta che interveniva sugli stessi temi: fondi per il trenino verde, proroga dei termini per i contratti dei precari delle province, misura di particolare urgenza dopo i pesanti tagli dello Stato che hanno ridotto significativamente le entrate degli enti.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «francamente sarebbe stato giusto aspettarsi provvedimenti più corposi ed importanti per l’economia della Sardegna; abbiamo invece di fronte interventi minimi, a cominciare dalla scelta dei precari da sostenere che appare riduttiva rispetto alla grande complessità del tema, perché non è che quelli della provincia di Cagliari debbano avere un trattamento di favore». Riprendendo alcuni passaggi del dibattito svolto nelle commissioni, Locci ha parlato di «vicende scandalose sulle procedure di reclutamento dei precari nella pubblica amministrazione regionale; dovremo perciò occuparci a fondo di questi temi, mentre il Consiglio fa di tutto tranne che affrontare i nodi strutturali della Sardegna». La Giunta, dal canto suo, ha lamentato il consigliere, «è immobile soprattutto nei confronti degli Enti locali; la spesa è ferma e i Comuni aspettano ancora i soldi della seconda metà del 2014 e siamo ad agosto del 2015, di qui i forti dubbi rispetto ad obiettivi del provvedimento in esame che rischia di essere l’ennesima legge che non produrrà nessun risultato».

Il consigliere Walter Piscedda (Pd) si è detto «abbastanza d’accordo con Locci, nel senso che la vicenda del precariato va messa a regime e l’argomento va affrontato di petto anche in vista della riforma degli Enti locali, altrimenti non saremo credibili; non bisogna interpretare il precariato a seconda delle circostanze ma definire un intervento organico che comprenda, ad esempio, anche quelli di Csi e Cesil che non possono essere esclusi, magari facciamo qualche sponsorizzazione sportiva in meno ma bisogna farlo».

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, ha affermato che «siamo davanti a questo generoso contributo al caos normativo regionale, ad un provvedimento omnibus che non affronta nessun nodo della crisi che grava sulla Sardegna, si continua ad affrontare i problemi in modo parcellizzato e a rastrellare risorse da una parte e dall’altra, a formulare proposte che polverizzano l’ordinamento regionale». L’art.2, ha aggiunto Solinas entrando nel merito della legge, «è di dubbia illegittimità perché introduce la figura del commissario a vita prevedendo questa figura fino all’insediamento dei nuovi organi di Area, così si prefigura una patologia del sistema e, se questa è la qualità legislativa del nostro Consiglio, serve davvero una riflessione di tutti».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha ricordato che «questa legge arriva dopo l’approvazione della riforma della pubblica amministrazione che pone molti problemi nuovi, dalla licenziabilità dei dirigenti alla cancellazione segretari comunali, dalla riduzione del numero delle prefetture al taglio delle camere di commercio; ebbene, di fronte a tutto questo noi con un 102 rattoppiamo qualche situazione rinviando a chissà quando le soluzioni vere, seguendo il solito sistema della politica che non decide ma prima o poi, ad iniziare dai precari, si dovrà arrivare ad un redde ratione». Un modo di legiferare che non ci piace, la nostra Regione come è nel mirino come tutte le Regioni speciali e per questo dovremo impegnarci a fare ove possibile meglio dello Stato, sta accadendo il contrario, a volte con scelte discutibili ma sta accadendo e noi siamo in retroguardia

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha criticato la legge perché indice, a suo avviso, «di una capacità insufficiente di legiferare e di un grave difetto di programmazione, della mancanza di un orizzonte preciso rispetto alle cose da fare; noi siamo qui per senso di responsabilità ma va ricordato che su molte cose la maggioranza doveva intervenire prima a cominciare dai precari delle società in house dei Comuni che, al pari di quelli della Province, non possono essere dimenticati».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha detto polemicamente che «non si finisce mai di imparare; ho dato come capogruppo il mio assenso ad un testo diverso da quello arrivato in Aula, che contiene una sorta di cavallo di troia perché nel frattempo stanno arrivando altri emendamenti ma non si può saltare a piè pari il dibattito ed il confronto in commissione; la procedura seguita non è condivisibile e mi chiedo se in futuro darò nuovamente il assenso all’applicazione dell’art. 102».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, nel condividere gli argomenti de collega Carta, ha assicurato che l’art.102 sarà applicato solo per le vere urgenze sottolineando che, «l’accordo della conferenza dei capigruppo è stato costruito con questo scopo e con questi obiettivi».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha dichiarato che «ciò che è arrivato in Aula è solo quanto concordato con i capigruppo, mentre sui precari si è fatto un discorso ad ampio raggio ma ovviamente non tutte le situazioni potevano essere ricompresi all’interno di un provvedimento sottoposto all’Aula con il 102; c’era invece l’esigenza di mettere in sicurezza i lavoratori delle Province di Cagliari e Nuoro; per il resto c’è stato l’impegno comune di affrontare questi problemi a settembre, dalle stabilizzazioni ai lavoratori in utilizzo alle società in house dei comuni, di tutto questo si occuperanno le commissioni e queste sono le priorità sulle quali siamo tutti d’accordo».

Il consigliere Roberto Desini (Sdl), ha definito il provvedimento «senza forzature, che tiene conto di alcune situazioni di vera emergenza e pone le basi per alcuni importanti impegni comuni dell’Aula per inserire nell’agenda delle commissioni il problema dei lavoratori precari della pubblica amministrazione, tema che merita una assoluta priorità».

Il capogruppo di Area popolare sarda, Gianluigi Rubiu, ha fortemente criticato «l’abuso del 102 che da strumento di emergenza è diventato prassi abituale, questo non è il sistema corretto, così non si aiuta il dia logo e non si migliora la qualità della nostra democrazia; per quanto ci riguarda, abbiamo dato un consenso limitato agli articoli della legge ma non agli emendamenti e particolarmente ad alcuni che riguardano la sanità». Dovremo occuparci di altro, ha esortato, «anche perché stasera avremo sotto il nostro palazzo 400 lavoratori in utilizzo che da mesi non ricevono stipendio». Rubiu ha concluso annunciando, per il futuro, «molto più rigore nell’applicazione dell’art.102».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha rivendicato al suo gruppo una posizione ispirata al senso di responsabilità, «tenendo conto delle questioni di merito ed anche per introdurre il tema relativo all’impegno sui lavoratori precari della Regione a vario titolo, che per fare il miglior lavoro possibile si è scelto di sottoporre all’attenzione della commissione a partire dalla ripresa di settembre». Per il resto, ha osservato Pittalis, «la maggioranza si assuma responsabilità di mettere dentro altre cose come la proroga dei commissari della sanità; è la certificazione del fallimento. Dalla riforma siamo arrivati ad una ipotesi di modifica di rete ospedaliera su cui si sta litigando ogni giorno, fra le critiche di tutti gli operatori del settore». Serve invece un esame di coscienza ed un confronto serio, ha aggiunto Pittalis, che finora è mancato: «Chiedetevi piuttosto se i commissari hanno fatto bene, se siano giustificate proroghe senza valutazione, se le liste d’attesa già lunghissime e intollerabili siano ancora più lunghe, se sia giusto spostare Urologia da Nuoro ad Oristano solo per una questione di campanile». Noi, ha detto ancora il capogruppo di Forza Italia, «faremo opposizione senza pregiudizi  purché la maggioranza si confronti nel merito; la sanità deve funzionare come l’ambiente dove ci sono persone che aspettano risposte, come l’agricoltura che continua a soffrire, il problema non è solo della quantità di risorse ma di qualità della spesa e, almeno sulle questioni più importanti, la politica deve essere unita». E’ facile dire male del governo, ha concluso Pittalis, «perché magari manda le scorie nucleari in Sardegna, ecco perché il presidente Pigliaru deve chiedere subito una audizione in Consiglio dei Ministri; non si può fare niente quando i buoi sono scappati dalla stalla».

A nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha voluto ringraziare il Consiglio per la procedura d’urgenza seguita che, ha precisato, «neanche io amo, preferisco un iter completo dei lavori anche se comprendo che occorre colmare il vuoto normativo provocato dalla scadenza del mandato dei commissari Asl; poi c’era un impegno comune su precari delle province e si è scelto questo veicolo normativo». Con questo provvedimento, ha proseguito l’assessore, «non stiamo facendo alta programmazione o grandi cambiamenti ma manutenzione normativa e per farla ci vuole una legge, avviene in tutte le assemblee e dobbiamo tenerne conto; tuttavia, si affronta un problema importante come quello delle province, messe in ginocchio per colpa dei tagli scellerati del governo che ha pensato di chiuderle ma dimenticando che ci sono funzioni importanti che devono essere svolte». Con lo stanziamento di 3 milioni, ha precisato Paci, «diamo una risposta almeno al 31 dicembre, poi ribadisco l’impegno di affrontare il tema del precariato a tutto campo, auspicando una riflessione comune anche sul fondo unico che non può essere elusa, la faremo per quanto riguarda l’Esecutivo insieme all’assessore Erriu anche in conferenza regione Enti locali». Stiamo lavorando poi, ha continuato l’assessore, «sui cantieri verdi, per i quali in settimana sarà approvata una specifica norma in Giunta mentre le risorse saranno nella finanziaria; è vero che ci sono ritardi anche per la difficoltà di intervenire su contabilità dei Comuni». Entrando nel dettaglio della legge, l’assessore ha fatto un riferimento agli emendamenti della Giunta «che contengono altre misure di manutenzione prevalentemente tecniche, nel quadro comunque di una programmazione unitaria delle risorse coerente con una visione del governo, anche in sanità dove una riforma organica mancava da vent’anni; entro 60 giorni tireremo le somme, in una situazione oggettivamente nella quale si intravedono tuttavia ma spiragli di ottimismo».

Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula. Si è quindi passati alla discussione dell’articolo 1 e dei relativi emendamenti.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso forti perplessità sull’emendamento n.4 presentato dalla Giunta regionale che modifica la legge n. 2 del 2007 introducendo importanti novità sulle modalità di erogazione del Fondo unico degli Enti locali finora regolato da anticipazioni trimestrali. L’emendamento propone un sistema di trasferimento subordinato ai criteri determinati dalla Giunta regionale, previa intesa in sede di Conferenza Regione-Enti locali. 

«Con questo emendamento si cancella di fatto il Fondo unico – ha affermato Locci – il cambio del sistema contabile adottato dalla Regione Sardegna, contrariamente a quanto deciso da altre regioni a Statuto Speciale, crea un cortocircuito e produce un disastro nella programmazione degli Enti locali».

Il consigliere di minoranza ha poi contestato la decisione di attribuire alla Giunta la potestà di definire i criteri di erogazione delle risorse ai Comuni, previa intesa con la Conferenza degli Enti locali. «Si tratta di un’operazione di neocentralismo – ha concluso Locci – si toglie ai comuni la possibilità di programmare».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia), il provvedimento in questione non è un’operazione di “manutenzione contabile” come affermato dall’assessore Paci. «Non si possono cambiare le carte in tavola – ha detto Tedde – questa norma tenta di coprire immense voragini di bilancio con pannicelli caldi». Per l’esponente azzurro, gli emendamenti proposti dalla Giunta e dalla maggioranza certificano la mancanza di un disegno complessivo, l’assenza di una programmazione unitaria delle risorse».

Tedde ha poi concentrato la sua attenzione sull’emendamento n.5 che proroga gli incarichi dei commissari delle Asl fino al 31 dicembre 2015. «Ciò impone una riflessione sulla gestione della sanità sarda – ha sostenuto Tedde – il deficit aumenta, i mali del sistema sanitario si sono aggravati. E’ stata fatta una finta riforma che serviva a commissariare le Asl, avete sostituito i direttori generali ma i commissari non sono riusciti a svolgere i compiti assegnati. Più che alla proroga bisognava pensare alla sostituzione di alcuni commissari che hanno dimostrato di non avere le capacità per ricoprire quel ruolo».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha difeso l’impianto del Fondo Unico per gli Enti locali. «La normativa esistente dava punti di riferimento precisi che consentivano ai Comuni di programmare la spesa – ha detto Carta – con la proposta di oggi questo sistema viene profondamente modificato».

Il capogruppo sardista ha poi invitato il Consiglio a rivedere i criteri di ripartizione delle risorse agli Enti locali. «Non è più pensabile ripartire il 40% del Fondo Unico in quote eguali, è una sperequazione insostenibile. Occorre garantire la sopravvivenza di tutti i comuni ma con criteri più equi. Il Consiglio se ne faccia carico».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato con 43 voti a favore e 3 contrari.

Via libera anche all’emendamento n.1 che modifica l’articolo 5 della Legge finanziaria del 2015 nella parte in cui vengono stabiliti i criteri di erogazione di 40 milioni di euro destinati alla realizzazione di opere di competenza degli Enti locali. L’emendamento attribuisce alla Giunta la potestà di stabilire i tempi di rimborso delle somme erogate qualora debbano essere restituite dai Comuni alla Regione.

Disco verde, inoltre per gli emendamenti n. 2 (che stanzia ulteriori 800mila euro per la prevenzione degli incendi in aree di proprietà della Regione) e n.3 sul sistema di cofinanziamento della programmazione comunitaria.   

Si è poi aperta la discussione sull’emendamento n.4 presentato dalla Giunta regionale che modifica la legge n.2 del 2007 introducendo importanti novità sulle modalità di erogazione del Fondo unico degli Enti locali. Ignazio Locci (Forza Italia) ha ribadito il concetto espresso in precedenza: «Ci sono comuni di serie A e comuni di Serie B – ha detto il consigliere di minoranza – con questo emendamento si disconosce l’importanza del Fondo Unico e si introduce un sistema di incertezze».

Giudizio condiviso da Giuseppe Fasolino (Forza Italia) che, dopo aver annunciato il suo voto contrario all’emendamento, ha ricordato le difficoltà vissute dai Comuni sardi negli ultimi anni. «L’unica certezza per fare un bilancio di previsione era rappresentata dal Fondo Unico – ha detto Fasolino – questo emendamento mette in discussione tutto, i Comuni devono avere la possibilità di programmare».

Sul punto è voluto intervenire l’assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu, per alcune precisazioni. «Questo passaggio è frutto di una negoziazione in sede di Conferenza Regioni-Enti Locali su richiesta di alcun amministrazioni locali – ha detto Erriu – con il nuovo bilancio armonizzato si consente a tutti i Comuni di poter gestire meglio i flussi di cassa. Sul sito Sardegna Autonomia ci sono i bilanci degli ultimi cinque anni di tutti gli enti locali con l’indicazione del costo pro capite per i servizi per i cittadini di tutti i comuni della Sardegna. Questo consentirà di capire come vengono spesi i soldi e quali sono le modalità di trasferimento. Questa è una norma importante per mettere in sicurezza i bilanci e la finanza locale».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha ricordato che l’emendamento è frutto di un percorso condiviso con l’Anci. «Questo provvedimento agevola i Comuni in sofferenza nell’elaborazione dei bilanci di previsione – ha detto Cocco – mi auguro che nelle risorse messe a disposizione ci siano anche quelle per la cantieristica verde».

Per Angelo Carta (Psd’Az)  la cancellazione del Patto di stabilità e la nuova disciplina del bilancio armonizzato avrebbero dovuto consentire ai comuni di risolvere i loro problemi. «Così non è stato – ha affermato Carta – non mi convince l’introduzione di una norma che attribuisce alla Giunta la potestà di stabilire i criteri di trasferimenti delle risorse senza dare un termine. Come faranno i Comuni a fare i bilanci se non conoscono le date del trasferimento delle anticipazioni di cassa?».

Roberto Desini (Centro democratico) ha rivolto l’invito alla Giunta di procedere in tempi rapidi al saldo delle somme del Fondo Unico 2014 e auspicato una modifica dei criteri di ripartizione della quota fisse destinata ai comuni. «Non è possibile che un comune di 100 abitanti abbia la stessa quota fissa di Cagliari – ha detto Desini – si  riveda l’attuale ripartizione che comporta una diversità di trattamento».

Pietro Cocco, capogruppo del Pd, condividendo le valutazioni dei colleghi Locci e Fasolino ha invitato gli stessi a votare a favore dell’emendamento. «La norma dice che non essendoci più il patto di stabilità le risorse possono essere dirottate ai comuni immediatamente e non più con anticipazioni trimestrali – ha sostenuto Cocco – le amministrazioni potranno avere le somme in un’unica soluzione. E’ un tentativo di miglioramento. Regione ed Enti Locali stabiliranno entro quali termini i danari dovranno essere trasferiti ai comuni». Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n .4 che è stato approvato con 30 voti a favore e 18 contrari.

Il presidente ha poi messo in votazione l’emendamento 7 (Sabatini e Oppi) che autorizza per l’anno 2015 la spesa di 10mila euro per la legge 30 giugno 2011, n. 13 (Istituzione del 28 luglio quale giornata regionale in ricordo di tutte le vittime degli incendi in Sardegna). Il testo è stato approvato con 49 voti a favore e 1 contrario. Al termine della votazione il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha esortato l’Aula a istituire, in un successivo provvedimento, anche una giornata in ricordo dei sette operai forestali di Anela morti in un incendio il 31 luglio del 1945.

Il presidente ha poi aperto la discussione sull’articolo 2 e sugli emendamenti. L’articolo 2 prevede la proroga del commissario di Area “di sei mesi, prorogabile di altri sei mesi, e comunque fino all’insediamento dei nuovi organi”.

Il presidente ha messo in discussione l’emendamento 5 che proroga i commissari delle Asl, in scadenza il 31 agosto 2015, al 31 dicembre 2015.

Per il consigliere Ignazio Locci (FI) questo emendamento è il fulcro del provvedimento e ha ricordato che l’assessore aveva previsto un periodo di massimo 8 mesi per la risoluzione dei problemi della Sanità, che invece non sono stati risolti. Non solo, Locci ha anche affermato che da parte dei territori arrivano pesanti critiche sulla gestione commissariale, «in alcuni casi militare», delle Asl e ha sottolineato l’assenza dei report sulla spesa.

«Siamo arrivati al nocciolo del provvedimento», ha affermato Michele Cossa (Riformatori sardi), «arriviamo alla proroga dei commissari senza aver ottenuto risultati e senza prospettive». Per Cossa i commissari, tranne qualcuno, non hanno lavorato bene visto che «non c’è stata riduzione della spesa, le Asl sono nel caos, oltre a esserci un serio problema dei titoli dei commissari». L’unico obiettivo raggiunto, ha proseguito, è stato di sostituire gli amministratori nominati dalla precedente Giunta. Cossa ha poi affermato l’urgenza di mettere mano alla riforma sanitaria.

Per il consigliere Salvatore Demontis (Pd) prima di fare una valutazione seria dell’operato dell’assessore e dei commissari è necessario conoscere lo stato in cui è stata lasciata la sanità. «Le critiche all’assessore sono ingenerose, io ritengo che sia un ottimo assessore», ha affermato.

Voto contrario all’emendamento n. 5 è stato annunciato da Paolo Truzzu (Fdi) perché se la Sanità è un problema è necessario individuare un percorso. Per Truzzu «è tutto un groviglio, chiaritevi le idee».

Il presidente ha poi dato la parola al leader di Area popolare sarda, Giorgio Oppi, il quale annunciando il voto contrario, ha affermato: «Nei giorni scorsi ho provveduto a inoltrare al direttore generale dell’assessorato alla Sanità  una richiesta di accesso agli atti per verificare le competenze curricolari di tutti i commissari delle Asl sarde, nonché dei direttori amministrativi e sanitari nominati dagli stessi. Molti di essi, mi risulta, si trovino in una condizione di palese illegittimità motivata dalla mancanza dei requisiti di legge che giustifichino la loro nomina a commissari di azienda ospedaliera».

«Peraltro – ha proseguito Oppi – la mia richiesta di accesso agli atti ha dovuto essere ribadita – e gliene do atto – anche dal presidente Ganau che si è speso affinché avessi i documenti prima dell’inizio dei lavori di questa settimana. Spiace informarla presidente, che allo stato ho ricevuto solo questa mattina i curricula dei commissari ma non di quelli dei direttori amministrativi e sanitari».

Oppi ha poi spiegato che non basta essere medico per essere considerato dirigente ai fini della nomina a commissario, ma bisogna aver diretto almeno una struttura complessa. «Cari colleghi, – ha concluso Oppi – questa Giunta è già inciampata diverse volte in poco più di un anno,  parlo di quanto da me denunciato in diverse mozioni relativamente al mancato finanziamento delle borse di studio dei medici specializzandi e dell’accorpamento delle aziende sanitarie, che avrebbe avuto necessità di una preventiva autorizzazione. L’assessore, inoltre ha dimenticato che anche il Policlinico di Monserrato è una struttura di secondo livello».  

Fabrizio Anedda (capogruppo del Misto) ha poi affermato: «Credo che dopo i primi quattro mesi ci sarebbe voluto il resoconto dell’attività dei commissari, per valutare i motivi delle inadempienze che ci avrebbero fatto capire meglio il perché di questo ulteriore rinnovo dell’incarico». Per il capogruppo di SDL, Roberto Desini «forse siamo stati troppo ottimisti nel prevedere solo 8 mesi, ma sicuramente non si può andare oltre il 31 dicembre». Desini poi ha criticato la gestione della sanità negli ultimi decenni, ma con particolare riferimento agli ultimi 5 anni. L’esponente della maggioranza ha anche criticato il modus operandi di alcuni commissari che ricorrono ai lavoratori interinali anziché attingere alle graduatorie aperte di concorsi banditi in precedenza. Per il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, non è corretto che l’articolo 2 proroghi il commissario di Area senza termine massimo e ha, quindi, proposto un emendamento orale, approvato dall’Aula, che ha consentito un rinnovo di 6 mesi più altri 6, eliminando le parole finali dell’articolo “e comunque fino all’insediamento dei nuovi organi”. 

Anche il capogruppo di Sel, Daniele Cocco ha criticato l’utilizzo da parte dei commissari dei lavoratori interinali: «La porcata delle agenzie interinali deve cessare». Per il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ci sarà modo a settembre di affrontare il riordino del sistema sanitario nella sua complessità, visto che la Giunta ha depositato il 3 agosto un disegno di legge apposito.

Marco Tedde (FI) ha sottolineato, infine, che dalla discussione è emerso un palese malcontento di parte della maggioranza sull’operato dei commissari e ha parlato di fallimento e di cattiva gestione delle Aziende sanitarie.

Il presidente ha messo in votazione l’articolo 2 che è stato approvato con 29 voti favorevoli e 2 contrari. Approvato anche l’emendamento 5 che proroga i commissari delle Aziende sanitarie fino al 31 dicembre 2015 con 28 voti favorevoli e 15 contrari.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha proposto all’Aula un emendamento orale all’art.1, sottoscritto da tutti i capigruppo, che prevede la proroga dell’entrate in vigore della centrale di committenza degli Enti Locali, a seguito di un analogo provvedimento approvato dal parlamento nel luglio scorso. La proposta è stata accettata dall’Aula.

Successivamente il Consiglio ha iniziato la discussione dell’art. 3 della legge (contributi a favore delle province)

La consigliera Daniela Forma (Pd) ha rappresentato le gravi difficoltà delle Province e delle loro società in house ed ha sostenuto la necessità del provvedimento «che consente la prosecuzione nell’erogazione dei servizi; tuttavia la proroga non significa che i conti di questi enti siano tornati in ordine perché molti servizi sono ancora a rischio a cominciare dalla manutenzione delle strade e dal sostegno i disabili, un quadro preoccupante in cui lo Stato non trasferisce più risorse ma chiede addirittura alle Province un contributo al risanamento dei conti pubblici pari al gettito dei tributi riscossi». Positivo quindi, a suo giudizio, l’intervento della Regione «ma il problema dovrà essere affrontato definitivamente in sede di riforma degli Enti locali, con una particolare attenzione al problema delle strade provinciali che sono in dissesto perché è a rischio il diritto alla mobilità interna dei sardi; come prima risposta c’è il mutuo recentemente stipulato dalla Regione ma occorre fare molto di più».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-An) ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul problema di quanti, senza lavoro, «attendono di poter partecipare ad un concorso per avere una opportunità; l’ultimo concorso, bandito è del 2010 e ciò significa che una generazione di laureati e forse due non ha avuto accesso ad un concorso pubblico».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha messo in luce che «l’articolo in esame rafforza il senso di responsabilità dell’opposizione, è anzi la vera ragione per cui si è accettato il ricorso all’art.102; al centro ci sono le società in house degli Enti locali ma soprattutto i servizi che svolgono perché noi riteniamo che le società dei Comuni abbiano gli stessi diritti di quelli della Province, come abbiamo sostenuto in sede di finanziaria». Le Province dovranno essere cancellate, ha poi osservato Peru, «ma i Comuni di fatto sono già stati cancellati con i servizi che sono tagliati del 50%, dagli interventi sociali ai cantieri per l’occupazione al diritto allo studio; chiediamo perciò che la maggioranza dia una risposta concreta, forse c’è una speranza che sembra confermata dagli impegni assunti dal capogruppo del Pd e dall’assessore Paci per discutere questo tema alla ripresa dopo la pausa estiva, prendiamo atto positivamente di tale impegno ma vigileremo con la massima attenzione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito l’iter della legge in discussione quanto meno singolare, «partito col trenino verde e poi trasformato nella legge per la sanità e le Province. Doveva e poteva essere, però, anche quello delle società in house dei Comuni e sotto questo profilo la legge è purtroppo una occasione mancata, perché si è preferito scegliere la proroga dei commissari delle Asl, una scelta criticata anche dalla stessa maggioranza con accenti molto forti». Rispetto al precariato, ha lamentato il consigliere, «stiamo trattando situazioni uguali in modo diverso, ma nonostante questo vogliamo dare un’apertura di fiducia alla maggioranza che ha preso impegni formali per riesaminare la questione a settembre, noi comunque vigileremo».

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, a nome della Giunta, ha ribadito l’interesse dell’Esecutivo nei confronti di tutte le situazioni di precariato e non solo di quelle che riguardano i lavoratori delle Province. La proposta di Forza Italia, ha spiegato, «richiede un intervento sul fondo unico degli Enti locali che presuppone un passaggio in conferenza Regione Enti Locali; ci lavoreremo assieme all’assessore Erriu».

 Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione l’art.3, che il Consiglio ha approvato con 37 voti favorevoli. Successivamente sono stati approvati anche l’art. 4 (27 voti favorevoli e 16 contrari) e la Proposta di legge n. 249 nel suo complesso (27 voti favorevoli e 16 contrari).

Al termine dello scrutinio il presidente, prendendo atto della volontà dell’Aula di rinviare ad altra data l’indicazione di un nuovo componente del comitato faunistico, ha dichiarato chiusa la seduta riconvocando il Consiglio e domicilio e comunicando che, per le 16.30, è convocata la commissione Sanità.

Palazzo del Consiglio regionale A

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«Ad agosto per 14 giorni la Sardegna sarà isolata: voli strapieni e nessun posto disponibile per i sardi che vogliono spostarsi.» La denuncia arriva dal coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa.

«Nel 2015 – spiega Michele Cossa – si verifica una situazione che non ha precedenti: per ben 13 o 14 giorni del mese di agosto non ci si può muovere da Cagliari. Il motivo? Quando sono state elaborate le frequenze non si è tenuto conto di un semplice elemento: la soppressione della CT2 ha determinato l’ingolfamento delle due tratte principali (Roma e Milano), i passeggeri ovviamente si riversano dove ci sono le tariffe scontate. Quando è stata pensata la rete la situazione era ben diversa. Per questo motivo, mantenere inalterate le frequenze per Roma e Milano non è sufficiente, il sistema è saltato.»

«In questo quadro – aggiunge il coordinatore dei Riformatori – le compagnie hanno buon gioco ad aumentare le tariffe a loro piacimento, senza che vi sia nessuno che controlla e applica sanzioni. Neanche il low cost, com’era prevedibile, sono un’alternativa: il Cagliari Bergamo è arrivato a costare 250,91 euro, sola andata.»

«Che fine hanno fatto i 185.500 posti in più su Roma e Milano, garantiti dal luglio a settembre? Unica aggiunta, un aereo da 90 posti su Milano, per un totale di 16.200 posti in tre mesi, meno del 10% di quanto promesso dalla Regione. E siamo ancora in attesa del bando per la Continuità territoriale europea, di cui non si comprende l’utilità, ma che doveva essere pronto entro luglio. Il presidente Pigliaru – conclude Michele Cossa – pensa di continuare ad assistere senza far nulla a questo autentico disastro per la nostra Isola?»

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Il coordinatore regionale dei Riformatori Sardi Michele Cossa ha presentato un’interpellanza all’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano, sulla mancata convocazione dell’Assemblea insediativa del Parco di Gutturu Mannu.

«La legge regionale che ha istituito il Parco naturale regionale di Gutturu Mannu – spiega Michele Cossa – è stata la conclusione di un iter per molti aspetti nuovo, che pone al centro il legame dei Parchi col territorio, le esigenze di sviluppo delle popolazioni, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente rappresentando la diffusa volontà delle amministrazioni locali e delle comunità di partecipare alla gestione dell’area di grande rilevanza naturalistica ed ambientale». Un parco importante, dice ancora il coordinatore regionale dei Riformatori, perché «comprende tre oasi di protezione faunistica, denominate Gutturu Mannu-Monte Arcosu di 7.404 ha, Piscina Manna-Is Cannoneris di 7.199 ha e Pantaleo di 1.600 ha, per complessivi 16.203 ha, nelle quali vige il divieto dell’esercizio della caccia, ed inoltre presenti la Zona di protezione speciale (ZPS) e il Sito di interesse comunitario (SIC) denominati Foresta di Monte Arcosu della Rete Natura 2000».

Michele Cossa chiede all’assessore dell’Ambiente «quali siano stati i motivi dell’annullamento della convocazione dell’11 marzo dell’Assemblea del Parco naturale regionale di Gutturu Mannu e quali ragioni abbiano impedito e continuino ad impedire il primo insediamento dell’organo che deve formulare gli indirizzi relativamente all’attività tecnica-amministrativa dell’ente, predisporre e approvare la proposta di statuto, predisporre il piano del parco, il programma di sviluppo economico e sociale ed il regolamento, tutti da sottoporre all’approvazione finale della Regione, predisporre ed approvare il bilancio di previsione annuale e pluriennale ed il conto consuntivo, nominare il direttore del parco, approvare la dotazione organica e il regolamento di organizzazione degli uffici e dei servizi dell’ente e designare i revisori dei conti». 

Cervi a Is Cannoneris 1 copia