8 May, 2024
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Il reddito di cittadinanza e contrasto della povertà con l’istituzione del fondo regionale per il reddito minimo di cittadinanza è legge regionale. Il Consiglio regionale, infatti, questa sera ha approvato

In avvio di seduta, prima del parere sugli emendamenti all’art.1 (Principi e finalità) il relatore del provvedimento Luca Pizzuto (Sel) ha chiesto una breve sospensione della seduta, che è stata accordata.

Alla ripresa dei lavori, il relatore e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti. I presentatori hanno ritirato gli emendamenti soppressivi parziali

Il Consiglio ha poi approvato l’art.1. Con riferimento all’art. 2 (Reddito di inclusione sociale) è stato approvato l’emendamento sostitutivo totale n.113 Pizzuto e più) che specifica le condizioni per l’accesso al reddito di inclusione sociale. Con l’emendamento sostitutivo parziale n. 102 (Truzzu e più) corretto da una integrazione orale formulata dal consigliere Luigi Ruggeri (Pd) è stata introdotta la possibilità di sostituire parzialmente il sussidio economico con un buono acquisto di beni e servizi. Via libera dell’Aula anche ad una integrazione orale del relatore Pizzuto (Sel) alle azioni di contrasto alla povertà finalizzate alla lotta allo spopolamento nei Comuni con meno di 15.000 abitanti, con una attenzione particolare ai giovani con meno di 40 anni. All’art. 3 (requisiti e condizioni di accesso) è stato approvato l’emendamento sostitutivo parziale proposto dal consigliere Pier Mario Manca (Sd) che modifica il termine previsto di 36 mesi in 60 mesi

Subito dopo è stato approvato il testo dell’art. 3 integrato dall’emendamento sostitutivo parziale n. 114 (Pizzuto e più) con cui si specifica che la misura della Regione “è complementare ed aggiuntiva rispetto agli interventi del programma nazionale Sia-Sostegno di inclusione attiva)”, in modo da ampliare la platea dei beneficiari.

L’art. 4 (Doveri dei beneficiari) è stato approvato con l’integrazione prevista dall’emendamento sostitutivo parziale n.115 (Pizzuto e più) che indica i percorsi di politiche attive del lavoro riservate ai beneficiari del Reddito di inclusione sociale. Tali misure, aggiunge la proposta, dovranno essere programmate “dagli uffici di Piano nell’ambito del Plus competente per territorio”.

Approvato inoltre l’emendamento sostitutivo parziale n.126 (Manca Pier Mario e più) con cui si modifica il termine da sei mesi a dodici mesi. Approvato anche, con l’emendamento aggiuntivo n.116 (Pinna Rossella e più) il riferimento al Patto di inclusione sociale.

Approvato, infine, il testo dell’art. 4 con le modifiche introdotte

L’art. 4/bis (Sistema informativo), esaminato successivamente, è stato approvato con le modifiche introdotte dalle disposizioni dell’emendamento sostitutivo totale n.117 (Pizzuto e più) riguardante l’introduzione di uno specifico sistema informativo “quale strumento di monitoraggio, valutazione e controllo delle misure attivate”.

Sull’articolo 5 è intervenuto l’on. Paolo Truzzu (Fdi) per illustrare l’emendamento 106 e ha detto: “Dobbiamo evitare che i soliti furbetti possano approfittare di questa situazione, come i titolari di auto di grossa cilindrata o imbarcazioni da diporto”. Favorevole all’emendamento anche il sardista Angelo Carta. Contrario l’on. Luigi Ruggeri (Pd): “Si tratta di una norma pleonastica che rappresenta un appesantimento del testo”. Per l’on. Agus (Sel) “i parametri dell’indigenza sono già contenuti nella normativa del nuovo Isee”. L’emendamento non è stato approvato. Ok anche all’articolo 5 e poi gli altri articoli fino al 13, anche con emendamenti orali presentati dal primo firmatario, on. Luca Pizzuto (Sel).

Approvato l’emendamento sostitutivo totale 89 all’articolo 13 bis: si tratta di una norma che prevede che “la Giunta, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, definisce la linee guida sui criteri e le modalità di ripartizione degli stanziamenti”. Approvati gli articoli 13 ter e quater, l’articolo 14.

Ok dell’aula anche all’emendamento 112 all’articolo 14 bis, che intitola il provvedimento “Reddito di inclusione sociale, fondo regionale per il reddito di inclusione sociale. Aggiudu torrau”.

L’on. Luca Pizzuto ha ringraziato “l’opposizione e la commissione Sanità con l’assessore Arru, per il lavoro svolto. Non si usa ma voglio ringraziare anche l’amministrazione regionale che ci ha aiutato a scrivere questa legge. Permettetemi di ricordare l’onorevole Luigi Cogodi, che per primo fece questa battaglia nel 1999 in quest’Aula. A lui e alle donne della Sardegna e alla mia generazione massacrata dalla precarietà voglio dedicare questa legge, nella speranza che questo strumento nelle loro mani possa assicurare migliori condizioni. Con questo voto dichiariamo guerra alla povertà e all’ingiustizia sociale”.

Per l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) “le buone finalità sono condivisibili e pertanto da questi banchi arriverà un voto di astensione, per un forte senso di responsabilità. E’ un provvedimento a tratti evanescente e inapplicabile ma ci auguriamo che alle famiglie sarde possa arrivare qualcosa”.

Anche l’Udc ha annunciato il voto di astensione: “Questa legge è uno strumento per tamponare l’emergenza ma solo il lavoro dà la vera dignità alle famiglie”. Per il Pd hanno dichiarato il voto a favore gli onorevoli Luigi Ruggeri e Rossella Pinna, che ha detto: “Il Pd partecipa alla lotta alla povertà e alla disuguaglianza sociale. Ci sono solo buone ragioni per condividere questa proposta di legge, soprattutto perché supera il modello di welfare dello Stato e responsabilizza le persone che ricevono aiuto”. Il sardista Angelo Carta ha auspicato nuove e maggiori risorse per questo strumento”.

Favorevole anche il Partito dei Sardi e l’Upc con l’on. Pierfranco Zanchetta: “Questa è una giornata che segna un passo fondamentale per l’Aula e per la maggioranza”.

Per l’on. Paolo Zedda (Rossomori) “non è una legge che assiste i poveri ma che scrive un patto sociale e individua nella famiglia la cellula minima che è in grado di contrattare il patto di sussistenza con le istituzioni. E’ scattato l’allarme rosso e non possiamo far finta di non sentirlo”.

Per il comunista italiano Fabrizio Anedda “questo provvedimento avrebbe bisogno di 500-600 milioni anni per la Sardegna. Sessanta milioni per due anni non incideranno nello stato di povertà ma serviranno al clientelismo di qualche amministratore. Per questo penso di astenermi”.

Secondo l’on. Christian Solinas (Psd’az) “non vorrei che per la ristrettezza delle risorse nascesse una categoria di idonei non beneficiari. Cogodi in quest’Aula ottenne ben altre risorse per il Piano straordinario per il lavoro nel 1999”. 

Il Consiglio è quindi passato al secondo punto all’ordine del giorno: la proposta di legge n. 337/B (Lotto e più) “Modifiche alla legge regionale 11 maggio 2015, n. 11 (Norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pescaturismo, fattoria didattica e sociale e abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998)”.

Prima dell’avvio della discussione generale ha chiesto la parola il capogruppo di Sel Daniele Cocco che ha ricordato all’assessore alla Sanità, Luigi Arru, l’impegno assunto la scorsa settimana per l’avvio di un tavolo tecnico sulla vertenza dei dipendenti dell’Aias.

L’assessore Arru, rispondendo alla sollecitazione dell’esponente di Sel, ha assicurato che l’incontro si terrà nei prossimi giorni.

Chiarita la questione, il presidente Ganau ha dato la parola al presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto per la relazione di maggioranza alla proposta di legge n. 337.

Luigi Lotto, in premessa, ha ricordato che nel maggio del 2015 il Consiglio approvò una legge per agevolare e incoraggiare lo sviluppo dell’agriturismo in Sardegna. «In quella legge ci sono due articoli che fissano all’80 e all’85% la percentuale dei prodotti sardi da utilizzare negli agriturismo e ittiturismo  per la somministrazione dei pasti. La legge fa riferimento ai prodotti acquistati direttamente dalle aziende agroalimentari. Ciò crea problemi – ha sottolineato Lotto – i titolari delle imprese non devono essere obbligati ad acquistare direttamente dalle aziende ma devono poterlo fare anche attraverso i comuni canali della distribuzione commerciale».

Con la modifica richiesta – ha concluso il presidente della V Commissione – si chiarisce che rientrano nella tipologia dei prodotti alimentari comunemente utilizzabili negli agriturismo tutti i prodotti derivati da trasformazione di materie prime di origine regionale purché realizzati da aziende agricole e agro-alimentari sarde, ancorché non acquistati direttamente da esse.

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha dichiarato la propria contrarietà al provvedimento: «Abbiamo ritirato la nostra firma alla proposta di legge perché intravediamo il pericolo che in questo modo si aprano le porte a prodotti di aziende sarde che operano all’estero. Produttori sardi che non producono in Sardegna potranno vendere agli agriturismo. La precedente legge non imponeva di acquistare direttamente dall’azienda ma dalla sua rete commerciale. La modifica, imposta dai funzionari regionali, è beffarda e maldestra e rischia di danneggiare i produttori seri e i consumatori».

A Crisponi ha subito replicato il presidente della Commissione Luigi Lotto: «Respingo il riferimento ai prodotti esportati e riportati in Sardegna. Non c’entra nulla con la proposta di modifica in discussione».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha annunciato il suo voto favorevole: «La norma è un chiarimento della legge precedente che aveva necessità di essere ben definita – ha detto Cherchi – si tratta di prodotti primari. Non trovo niente di strano che il latte prodotto ad Arborea possa essere comprato a Sassari».

Pier Mario Manca (Partito dei Sardi) ha difeso la proposta di legge ma ha espresso fastidio per l’atteggiamento della burocrazia regionale. «Mentre la politica cerca soluzioni c’è un’eccessiva rigidità da parte dei dirigenti dell’assessorato. La legge non è ritornata in Aula improvvisamente. I dirigenti non hanno detto niente quando la era ancora in Commissione adesso costringono l’organo politico a intervenire nuovamente. Servono soluzioni per evitare che il Consiglio venga inchiodato a discutere questioni di lana caprina».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha ricordato l’approfondita discussione in Commissione sul provvedimento. «La legge mirava a tutelare le aziende che producono i propri prodotti. La previsione dell’acquisto diretto in azienda non era un capriccio ma mirava a tutelare aziende e consumatori. Questa modifica dà l’apertura alle reti commerciali che spacciano prodotti sardi ma che di sardo hanno ben poco».

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato.

Non essendoci altri iscritti a parlare, l’Aula ha dato il via libera in rapida successione anche ai due articoli della legge che introducono le modifiche proposte. 

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo definitivo che è stato approvato con 38 voti a favore, 2 contrari e 7 astenuti. 

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato l’esame della proposta di legge n. 349 “Modifiche alla legge regionale 11 aprile 2016, n. 5 (legge di stabilità 2016). Disposizioni urgenti a sostegno dei territori colpiti da incendi” ed il primo firmatario, il capogruppo di Sovranità, democrazia e lavoro”, Roberto Desini ha illustrato il provvedimento che prevede l’utilizzo degli avanzi di amministrazione degli enti locali (articolo 8, comma 12. LR 5\2016 “legge di stabilità 2016) anche per “l’immediato ripristino  delle condizioni necessarie a garantire il mantenimento dei livelli produttivi ed occupazionali delle attività colpite da incendio”. Il consigliere della maggioranza ha ricordato quindi i recenti incendi che hanno flagellato la Sardegna pur evidenziando la diminuzione dei roghi rispetto allo scorso anno nonché “l’efficacia degli interventi e della campagna di sensibilizzazione promossa dalla Regione”.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha espresso giudizio positivo sulle finalità del provvedimento e sull’opportunità di garantire opportuni sostegni alle azienda private danneggiate dal fuoco ma ha sollevato dubbi su possibili rilievi in sede comunitaria sulla legittimità degli aiuti diretti alle aziende private, così come ipotizzati nella Pl 349.

L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha espresso il parere favorevole della Giunta sul provvedimento ed ha precisato che il comma 12 dell’articolo 8 della legge di stabilità 2016 è stato considerato legittimo da parte del governo e dunque anche la norma contenuta nella proposta di legge dovrebbe essere legittima.

Il consigliere del Pd, Mario Tendas, ha manifestato pieno sostegno all’iniziativa ma ha ricordato i ritardi con cui si procede col ristoro dei danni alle aziende private colpite dalla tragica alluvione del 2013 («con i due milioni di stanziamento si può far fronte inoltre solo al 5% dei danni superiori ai diecimila euro»).

Il consigliere del gruppo SdL, Piermario Manca, ha dichiarato di condividere le finalità del provvedimento in discussione ma ha insistito sul rischio infrazione in sede comunitaria ed ha proposto dunque una modifica per precisare che gli aiuti sono rivolti al comparto zootecnico per far fronte alla sussistenza alimentare degli animali di aziende attraversate dagli incendi.

Il capogruppo Sdl, Roberto Desini, ha chiesto qualche minuto di sospensione dei lavori dell’Aula che il presidente Ganau ha accordato ed alla ripresa, l’onorevole Desini ha illustrato l’emendamento orale che introduce la precisazione che gli aiuti sono “sono atti a soddisfare impellenti esigenze alimentari del compendio zootecnico sopravvissuto agli incendi”.

L’emendamento è stato dunque accolto dall’Assemblea che lo ha approvato prima di dare il via libera all’articolo 1 “Modifiche della legge regionale n. 5 del 2016. Disposizioni urgenti a sostegno dei territori colpiti da incendi” e all’articolo 1 bis “Entrata in vigore”.

Posta in votazione la legge è stata quindi approvata all’unanimità con 44 consiglieri votanti.

Il presidente Ganau, infine, ha comunicato all’Aula la convocazione dell’ufficio di presidenza per domani (mercoledì 3 agosto) alle 10.30 e la convocazione del Consiglio per giovedì 1 settembre alle 10.30 con all’ordine del giorno la ricapitalizzazione della società di gestione dell’aeroporto di Alghero, Sogeaal, nonché la convocazione della Quinta commissione (domani, mercoledì 3 agosto alle 12), della Quarta commissione (giovedì 4 agosto alle 9.30) e della Sesta commissione (giovedì 4 agosto alle 10.30).

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

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Il Consiglio regionale ha approvato con 30 voti favorevoli e 10 contrari sui 4o consiglieri presenti in Aula al momento del voto, la legge per l’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR).

Questo pomeriggio, in apertura di seduta, la commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e parziali. Inoltre, riprendendo alcune dichiarazioni del presidente Pigliaru riportate da organi di stampa in cui si parlava di un nuovo direttore generale proveniente da oltre Tirreno, ha invitato il presidente della Regione a chiarire la circostanza «perché la questione interessa l’Aula ed è pertinente col dibattito in corso».

Il presidente Pigliaru ha risposto auspicando che il direttore generale della Asl unica «sia il migliore possibile qualunque sia la sua provenienza, non c’è nessuno vincolo geografico perché siamo in una società aperta, sono convinto che si sceglierà il migliore fra candidati molto forti e mi aspetto molte domande».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi del suo gruppo, seguito dal collega dal Misto-Fdi Paolo Truzzu.

Prendendo la parola nel dibattito sull’art. 5 la consigliera Annamaria Busia ha sottolineato che «la fase di transizione è importantissima per sviluppare e completare i processi di riforma e la Asl unica è un nuovo organismo che richiede un certo tempo di gestazione». Sotto questo profilo, ha aggiunto, «preoccupa per come è stata pianificata perché appare troppo breve ed appesantita dall’onerosa gestione dell’ordinario, un contesto che solleva perplessità sulla buona riuscita del percorso, come dimostrato peraltro anche dai raffronti con altre realtà (le Marche) dove dopo due anni non è stato ancora completato». La Busia ha espresso infine le sue riserve sulla legge anche in ordine ad altri aspetti come «l’incertezza sulle risorse, la mancata costituzione di un team operativo, di un crono programma, e di attività di formazione; una riforma un po’ demagogica e superficiale che non potrà essere ben governata dal nuovo direttore generale, per quanto bravo».

Il consigliere Michele Cossa ha messo in luce che «mentre il testo parla di disposizioni transitorie non ci si rende conto che la transizione è già iniziata come dimostra quello che è successo in tutte le Asl dopo le decisioni della Giunta, con lotte all’ultimo sangue per conquistare incarichi e posizioni al fine di prefigurare futuri assetti organizzativi». In pratica, ha osservato, «il manager che arriverà troverà quasi tutto fatto e l’unica novità positiva è quella della norma sui concorsi anche se, a nostro avviso, molti buoi sono già scappati; è necessario comunque che la Giunta dica come pensa di affrontare questo problema del fatto compiuto».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino del Partito Democratico, intervenendo sul primo punto dell’articolo riguardante l’individuazione della sede della Asl unica ha affermato che «si tratta di una scelta che deve essere ponderata e preceduta da alcune considerazioni». A suo giudizio, «deve essere favorita l’azienda più grande con le strutture e le professionalità richieste dalla riforma e cioè Cagliari, altrimenti la riforma potrebbe essere rallentata anche perché non ci sono piani di fattibilità riferiti a situazioni diverse». Inoltre, ha proseguito, «va tenuto conto dei compiti delicati e complessi che richiedono un rapporto stretto con l’assessorato della Sanità che deve poter esercitare nel modo migliore il suo ruolo di vigilanza e controllo, e che l’eventuale spostamento comporterebbe aggravio di costi». In sostanza, ha concluso, «è sbagliato intervenire su questa materia per presunte compensazioni di natura politica o territoriale mettendo a rischio il buon andamento di una riforma incentrata sul contenimento della spesa sanitaria, che ha più alta incidenza sul bilancio della Regione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto la votazione a scrutinio segreto degli emendamenti nn. 653, 654 e 662.

Successivamente il Consiglio ha approvato a scrutinio segreto, con 30 voti favorevoli e 26 contrari, l’emendamento n.654 (Demontis e più). Il testo prevede che in attuazione della disposizioni contenute nell’articolo 1 della legge «a decorrere dal 1° gennaio 2017 la Asl n.1 di Sassari incorpora le altre aziende sanitarie locali e assume la denominazione di Azienda per la salute». Entro il 31 agosto inoltre la Giunta nominerà il direttore generale dell’Azienda sanitaria locale di Sassari che, dal 1° gennaio 2017, assumerà le funzioni di direttore generale dell’Azienda della salute. Per quanto riguarda infine l’Azienda regionale di emergenza-urgenza Areus avrà sede legale a Nuoro.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n.647 (Cherchi Augusto e più) che prevede l’utilizzo delle graduatorie di ciascuna Area socio-sanitaria «fino alla loro scadenza naturale» o comunque in vigore anche nelle aree contigue o nelle altre «secondo l’ordine di approvazione».

La seduta sospesa è stata sospesa per un approfondimento.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha proposto l’unificazione dell’emendamento n. 647 con il n. 655 perché connessi per materia, per cui sarebbe auspicabile una sintesi precisando che sarebbe opportuno aggiungere alla data scadenza di graduatorie delle aziende, il 31 dicembre 2016, una proroga fino 31 dicembre 2017.

La seduta è stata nuovamente sospesa per una verifica dei due testi.

Ripresa la seduta, il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che è stato perfezionato un test di sintesi che, fra l’altro, prevede la proroga delle graduatorie al 30 giugno 2017.

Messo ai voti, il testo unificato dei due emendamenti è stato approvato.

Voto favorevole dell’Aula anche per gli emendamenti n. 664 (Sabatini) e 663 (Sabatini). Il primo conferma la validità dei concorsi già banditi prima dell’entrata in vigore della legge, mentre il secondo consente alle aziende del servizio sanitario, sino al 31 dicembre 2016, di bandire concorsi e stipulare contratti «previa autorizzazione dell’assessorato della Sanità»

Approvato, infine, anche l’emendamento n. 526 (Pizzuto – Cocco Pietro) che obbliga il direttore generale ad equiparare i livelli di carriera prima dell’unificazione del personale delle aziende. Il testo è stato integrato da un emendamento orale del capogruppo del Pd Pietro Cocco che prevede anche l’allineamento dei modelli organizzativi e del trattamento economico. La proposta è stata sottoscritta da tutti i capigruppo.

L’Aula ha approvato il testo dell’articolo 15 e si è poi accesa sull’emendamento 490, a firma di Zanchetta e più. L’emendamento riguarda l’organizzazione degli uffici stampa delle Assl e la necessità che l’informazione e la comunicazione sanitaria su temi importanti come la peste suina siano al centro delle politiche sanitarie. Favorevole anche l’on. Roberto Deriu (Pd).

Secondo il vicepresidente della Giunta, Raffaele Paci, è “ridondante il richiamo ma ci rimettiamo all’Aula prestando sempre la massima attenzione alle questioni dell’informazione”. Per l’on. Cossa (Riformatori) “il tema dell’informazione negli enti pubblici è sensibile e ci riserviamo di presentare su questo una proposta di legge”.

Per l’on. Walter Piscedda (Pd) “forse un emendamento del genere potrebbe essere contenuto in un atto aziendale ma a questo punto lo condivido e firmo pure io, per sostenere il dovere dell’informazione e della trasparenza anche nei territori delle Assl”.

Anche l’on. Daniele Cocco (Sel) si è detto favorevole all’emendamento Zanchetta e così l’on. Rosella Pinna (Pd).

Per l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) “è chiaro che si sta scrivendo dentro la legge una cosa che non c’entra nulla. Forse era il caso di scriverci altro, magari una parolina se avremo o no l’elisoccorso. Voto contro perché questo è il sostegno ai soliti nomi dell’informazione, magari chiamati al lavoro discrezionalmente dai commissari”.

Per l’on. Marco Tedde (Forza Italia) “questa è la prova della sottomissione alla politica  della riforma sanitaria. Stiamo disciplinando atti di gestione, altro che. Diteci che cosa vi porta a occuparsi dei precari degli uffici stampa delle Asl”.

Anche l’on. Giuseppe Meloni (Pd) ha condiviso l’emendamento e così l’on. Antonio Solinas (Pd). Per il sardista Angelo Carta è “necessario capire se intendimento del presentatore dell’emendamento sia quello di aprire un ufficio stampa delle Asl nelle sedi dove ancora non è stato aperto”. Al termine, l’emendamento 490 è stato approvato.

A seguire, approvati gli emendamenti della Giunta nn. 547, 548, 549 sui consigli delle professioni e sui comitati zonali.

Sull’emendamento di Giunta n. 550 (dedicato alla istituzione della figura del coordinatore del Centro trapianti del Brotzu), l’Aula si è divisa dopo che il capogruppo del Centro democratico, in polemica con la maggioranza, ha annunciato il voto contrario. Dai banchi delle opposizioni si è levato un coro di critiche, tese a domandarsi il perché della previsione in legge dell’istituzione di questa figura. Sono intervenuti gli onorevoli Truzzu e Oppi. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta.

Il vicepresidente ha confermato la volontà del ritiro dell’emendamento 550, che è stato dunque spuntato.

L’emendamento 649 (a firma Lai, Solinas A. e più) prevede: “L’ambito della Assl risultante dallo scorporo della Asl metropolitana ha come sede dell’area il Comune di Isili”. Su questo è intervenuto anche l’on. Solinas (Psd’Az), Locci (Forza Italia), che si sono chiesti come mai Isili sia l’unico Comune del quale si parli espressamente in legge. Per il presentatore dell’emendamento, l’on. Eugenio Lai (Sel), “con questa norma si sta tentando di mettere un po’ di chiarezza individuando un’area centrale della provincia di Cagliari al di fuori dell’area metropolitana”. L’emendamento Lai è stato approvato.

Approvati anche gli emendamenti della Giunta 551 (sub ambiti territoriali), 552 (trattamento economico del direttore generale), 553 (Ricerca e sperimentazione al Brotzu), 554 (elezione del Consiglio delle professioni aziendali), 555 (coordinamento con legge 10 del 2006), 556 (coordinamento regionale) e 558 (ruolo del direttore dei servizi sociosanitari). (C.C.)

All’articolo 16 (abrogazioni) sono stati ritirati tutti gli emendamenti presentati. Il testo dell’articolo 16 è stato approvato con l’astensione della consigliera Busia.

Sull’articolo 17 (norma finanziaria) è intervenuta Alessandra Zedda (FI) che ha detto subito di voler prendere le distanze da questa riforma. “Non sono d’accordo su nulla – ha aggiunto – né sui contenuti, né sui i metodi, né con le forme di campanilismo. Anzi, credo che il trasferimento a Sassari della sede dell’ATS  sia un elemento negativo che porterà grandi discrasie sia nel sistema finanziario che su quello  organizzativo”. Per Alessandra Zedda la maggioranza ha agito secondo una  logica di spartizione del potere, insomma si sono creati nella sanità sarda i “sultanati”. Inoltre, da oggi sarà un governo esterno alla Sardegna che deciderà sulla salute dei nostri cittadini. Per Zedda si tratta di una legge –  presa in giro. Avete parlato per mesi  – ha continuato rivolta alla maggioranza – della ASL unica e di un  “non aumento di spesa”. E’ un falso,  piuttosto dobbiamo parlare di “sultanato unico”. Questa riforma è un escamotage della  maggioranza e della giunta per coprire il disavanzo nella sanità.

Roberto Desini (Sovranità, democrazia e lavoro) non ha  ritirato l’emendamento 355 come richiesto dalla commissione, l’emendamento è stato bocciato. 

Marco Tedde (FI) ha detto di essere sconcertato perché questa riforma non è stata certo fatta per colmare il deficit  ma per mettere sotto controllo la gestione della sanità. Per Tedde è stato creato  un elefante amministrativo. Insomma è una riforma sbagliata, difficile da realizzare che accentra poteri ma non migliora la qualità dei servizi. Purtroppo quest’atto che state votando – ha concluso –  produrrà tanti danni. 

Edoardo Tocco (FI) ha sottolineato la delusione per questa riforma che non accontenta nessuno, neanche i colleghi della maggioranza. E’ stato creato un mostro – ha detto – non certo un buon sistema sanitario. Per l’esponente di Forza Italia si tratta di un “poltronificio”. Mi dispiace – ha concluso – che il presidente della Regione sia assente in aula. E’ andato via dopo che si è assicurato che la sede dell’ATS  sarà a Sassari. Non va bene, è una caduta di stile. Sarà difficile digerire questa riforma, i  sardi avrebbero dovuto ricevere più rispetto da parte del Consiglio regionale.

Augusto Cherchi (sovranità, democrazia e lavoro) ha dichiarato che  questa legge non lo appassiona. E’ una legge strana, approvata solo con un giorno e mezzo di discussione in aula, con una strategia politica sbagliata. E’ una legge che accentra in maniera esagerata e dall’altra parte decentra, che lascia i territori periferici al margine

Gli emendamenti presentati all’articolo 17 sono stati bocciati, l’articolo è stato approvato  con l’astensione della consigliera Busia.

Sull’articolo 18 (entrata in vigore) è intervenuto Giancarlo Carta (FI). “Stiamo approvando una legge che avrebbe dovuto diminuire le spese, riordinare il sistema sanitario regionale, dare risposte concrete ai pazienti e agli operatori del settore. Mi sembra invece che oggi state approvando una legge fatta come un risiko. In questa legge – ha aggiunto – non c’è un’idea generale di sanità e le percentuali di risparmio sono ridicole. Forse avevamo ragione noi, c’era bisogno di più tempo. E’ assurdo che una legge così importante sia votata solo dalla maggioranza: questa legge doveva essere una legge di tutto il Consiglio regionale e a favore di tutti i sardi.  Da questa legge viene fuori solo questo: che ci sarà un mega direttore. Sono deluso e amareggiato. Questa riforma è da bocciare.

 Annamaria Busia ha detto di essere rammaricata per come è andata  questa discussione. E’ stata persa un’occasione. Trovarci oggi – ha sostenuto – in un’ aula semivuota, con un’opposizione che si è arresa, fa riflettere. Sicuramente la minoranza  utilizzerà questa legge in campagna elettorale. Perché questa legge incide sul bene principale che è la salute dei sardi. Io spero di sbagliarmi. Ho cercato di entrare nel merito della discussione, invano. Non siamo stati ascoltati. Non solo questa legge non semplifica, non accontenta i territori, non alleggerisce il sistema. Fa esattamente il contrario. Il riequilibrio territoriale non si attua spostando una sede a Sassari e una a Nuoro. In questa legge ci sono tanti errori, spero che i fatti mi diano torto per il bene dei sardi. La consigliera ha annunciato un voto di astensione sia sull’articolo 18 che sull’intera legge.

 L’art 18 è stato approvato.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la presentazione di due ordini del giorno sulla vendita ad una multinazionale inglese del patrimonio di dati genetici e biologici della comunità sarda (a termini di regolamento devono essere votati prima della votazione finale della legge) ed ha invitato la Giunta ad esprimere il parere.

«Un ordine del giorno che impegna la giunta lo si vede prima anche con la giunta». Con queste parole il vice presidente della Giunta, Raffaele Paci, ha aperto in tono polemico il suo intervento evidenziando una sostanziale non condivisione per i termini “drammatica svendita del patrimonio genetico dei sardi” presente nel documento sottoscritto da 22 consiglieri della maggioranza.

Paci ha dunque rassicurato sull’attenzione dell’esecutivo per la vicenda ma ha anche affermato che il garante sulla privacy ha cerificato la legittimità dell’iniziativa. L’assessore ha inoltre precisato che sarà necessario il consenso di ciascun cittadino interessato dalla ricerca di Shardna per un utilizzo differente dei dati genetici e del Dna. «Non siamo contrari – ha concluso Paci – che importanti società internazionali vengano ad operare e investire in Sardegna nella sperimentazione e nella ricerca scientifica».

Emilio Usula (S&Ind), presentatore del documento della maggioranza che “impegna la Giunta a riferire in Consiglio e ad affettuare una ricognizione degli strumenti utilizzabili dalla Regione per scongiurare la drammatica vendita del patrimonio genetico dei sardi e conseguentemente la nostra stessa identità di popolo”, ha definito la vendita del patrimonio genetico dei sardi “una vicenda scandalosa e drammatica”. Usula ha lamentato il silenzio della politica sarda su questo tema ed ha escluso  di “voler scavalcare l’esecutivo” quanto ribadire la richiesta di garanzie “perché il patrimonio di dati genetici e biologici dei sardi possa essere utilizzato per fini pubblici”.

Christian Solinas (Psd’Az), presentatore del secondo documento sulla vendita del patrimonio genetico e del materiale biologico della ex Shardna (sottoscritto da tredici consiglieri della minoranza) ha replicato duramente all’assessore Paci. «Le poche competenze che restano in capo a questa assemblea – ha dichiarato il segretario dei sardisti – non possono essere svilite nel modo in cui ha fatto l’assessore, perché il Consiglio regionale non deve concordare gli ordini del giorno della Giunta, tutt’al più il Consiglio cercherà di concordare un ordine del giorno unitario al quale l’esecutivo dovrà rimettersi». Christian Solinas ha concluso riaffermando “l’interesse pubblico a detenere un patrimonio dei sardi”.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, si è detto indignato per la “svendita el patrimonio genetico dei sardi” ed ha accusato la Giunta di aver “sbagliato l’approccio al tema”. «I sardi non aspettano che arrivi a qualcuno a gestire il loro patrimonio genetico – ha affermato l’esponente della minoranza – ma dobbiamo decidere noi a chi affidare il nostro patrimonio genetico». Carta si è detto favorevole all’unificazione dei due ordini del giorno.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha ricordato la mozione presentata sul tema dal suo gruppo ed ha invitato a compire opportune valutazioni sulle vicende che nel corso degli anni hanno interessato Shardna e che hanno registrato il completo disinteresse della Regione. «Nella vendita alla multinazionale inglese – ha concluso Cossa – ci sono problemi etici, di privacy e di consenso ma non facciamo i provinciali, però ci sono aspetti che meritano approfondimenti.

Dopo una prima proposta per l’unificazione dei due documenti, l’Aula ha proceduto alla votazione dei due ordini del giorno che sono stati approvati (il consigliere del Pd, Demontis ha dichiarato voto contrario).

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione finale della legge per l’Asl unica e si è aperta la fase delle dichiarazioni di voto. A favore si è espresso il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, («riforma indifferibile, la sanità peggio di così non può andare»), mentre contrario si è detto, il consigliere Fd’I, Paolo Truzzu, («speravo in una buona legge ma non si è sfruttata l’opportunità di cambiare in Aula un provvedimento atteso») ed anche il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa («la Asl unica doveva mettere da parte il vizio capitale della sanità e cioè l’infiltrazione della politica nella sanità, così non è stato e abbiamo visto il riemergere dei localismi, delle spartizioni territoriali con la perla finale di Isili che rappresenta solo un tributo a Sel»).

Voto contrario ha dichiarato, Gianni Tatti (Udc): «Si è perso di vista il fine nobile del diritto alla salute, è stato invece un continuo conflitto per gli interessi».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha definito la riforma «il risultato di un lavoro importante da sottolineare senza particolare enfasi ma da non demonizzare, il punto di partenza verso un sistema sanitario nuovo che si aspettano i cittadini ed i trentamila operatori del settore, che anzi bisogna coinvolgere per una migliore applicazione della legge». La legge, ha concluso, «contiene molte potenzialità positiva non tanto in termini di risparmio ma di soddisfazione del bisogno di salute dei sardi».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha parlato di una riforma «per molti aspetti obbligata voluta più dalla Giunta che dal Consiglio, riforma che comunque andava fatta, importante ma non condivisa come avrebbe richiesto il il fatto che la sanità assorbe la metà del bilancio regionale». Anche in questa circostanza, ha aggiunto Satta, «la politica ha confermato di essere uguale a se stessa, con una fase preparatoria insufficiente e un discorso non chiaro sui risparmi che potrà produrre, al di là di riferimenti generici al Veneto dove le cose non vanno poi così bene o alla Toscana dove sono state istituite tre Asl come pure era stato proposto anche per la Sardegna». Nel concreto, ha concluso, «restano ancora differenze profonde fra territori come nella zona di Olbia che si trova molto al di sotto della media nazionale di posti letto ed è una realtà sottovalutata anche per l’impatto delle presenze turistiche».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha sottolineato che «si sapeva che il percorso non sarebbe stato facile ma la maggioranza ha presentato ben 110 emendamenti e molti la stessa Giunta, segno di una faticosa  e confusa ricerca di equilibrio», Con quale risultato, si è chiesto Carta, «si potrebbe dire che hanno vinto i sassaresi e i nuoresi ma non si può ridurre la legge a questo aspetto che non ha a che vedere con la salute dei sardi, ed è questo in fondo il vero problema che non è stato affrontato, al punto che qualcuno della Giunta l’ha chiamata azz…».

Il consigliere del Psd’Az Marcello Orrù, annunciando il suo voto contrario, ha parlato di «messaggio sotterraneo di dimissioni del presidente della Giunta segno di profondo malessere della maggioranza che il dibattito ha evidenziato, mentre la vera emergenza, quella della salute dei sardi, è rimasta tale e quale, così come le liste d’attesa, le file al pronto al soccorso o al centro di prenotazione». Si è preferito sistemare qualcuno, ha lamentato Orrù, «scopiazzando modelli esterni e lontani, alimentando amarezza e frustrazione fra il personale ma soprattutto fra i cittadini che non vedono cosa potrà cambiare in meglio per la tutela della loro salute».

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl), favorevole, ha precisato che quello del suo gruppo «è un atto di fiducia nei confronti del presidente ma è cosa diversa dalla convinzione». Abbiamo cercato di migliorare la legge in tutti i modi, ha ricordato, «con contenuti ancora da definire e responsabilità non chiare, che affida tutto al nuovo direttore generale che dovrebbe avere la bacchetta magica; per queste ragioni non ci ha mai convinto, è una legge delle occasioni perse come quella del direttore di are socio-sanitaria, staremo a vedere convinti che si poteva fare molto meglio».

Il consigliere Piero Comandini (Pd) ha dato ragione in apertura al capogruppo di Forza Italia quando ha detto che la responsabilità è della maggioranza, «in effetti la responsabilità è un requisito fondamentale della politica, per cambiare davvero le cose segna lo spartiacque fra un governo riformista ed uno che vuole mantenere delle le cose come stanno, restando impigliato in posizioni preconcette e di appartenenza». Abbiamo fatto una riforma difficile, ha sostenuto, «che tocca interessi forti e porterà ad un cambiamento radicale, la Asl unica è una grande strategia che continuerà con la riforma rete ospedaliera; purtroppo alcuni della maggioranza hanno voluto distinguersi ma non bisognava dimenticare che il cambiamento deve proseguire e che le risorse spese ad Isili e Muravera hanno un forte significato, non per il risparmio ma per migliorare l’offerta sanitaria».

Il consigliere Piermario Manca (Sdl), dopo aver ricordato la sua astensione sul passaggio ad articoli, ha annunciato il voto favorevole «perché la riforma non poteva aspettare di fronte a situazione disastrosa che assorbe molte risorse ma non produce buona salute; abbiamo dato il nostro contributo per una sanità migliore e più vicina ai territori, superando certi richiami al pessimismo dell’Aula che non costa niente ma non aiuta». Noi siamo, ha affermato, «per una sanità uguale per tutti che richiederà necessariamente tempi lunghi ma oggi la politica ha fatto il suo lavoro e il suo dovere, adesso il futuro è in mano alla Giunta ed all’assessorato che dovranno fare la loro parte assieme alle altre strutture della Regione».

Il consigliere Raimondo Perra (Psi) ha definito la giornata che sta per concludersi «importante e faticosa al termine della quale arriva però un provvedimento molto importante lungo la strada delle riforme avviata sia da questa Giunta che da questo Consiglio». Forse, ha riconosciuto, «sarebbe stato necessario un approfondimento maggiore in commissione ma c’era la necessità di far partire la riforma a luglio e la scadenza andava rispettata, non dimentichiamo però che di cambiare la sanità sarda ne parliamo da anni ma solo ora siamo arrivati ad un cambiamento davvero radicale, che non è tutto ma è per certi aspetti il passaggio più importante della legislatura».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha evidenziato che «la riforma cade in un momento negativo per la nostra Regione, per la mancanza di lavoro e la stessa inefficienza della sanità che ha una gestione pessima, consuma risorse pubbliche ingenti e non dà risposte ai cittadini». Il modello della Asl unica, ha dichiarato, «è l’unico possibile per razionalizzare il settore e superare il sistema precedente lottizzato; speriamo non ci siano condizionamenti, ci sono molte aspettative e bisogna essere all’altezza per rendere sempre più solide le basi di una vera riforma».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha iniziato il suo intervento con la citazione alea iacta est, per significare che si è raggiunto il traguardo dell’azienda sanitaria unica che rappresenta un grande punto di partenza, «un risultato che sarebbe sbagliato contrabbandare questo risultato come la riforma della sanità, è piuttosto l’avvio di un percorso che ci visto impegnati anche con molte differenze ma sempre verso una direzione unitaria, lavoro di cui va reso merito anche all’assessore Arru ed al presidente della commissione Perra». La stessa scelta della sede a Sassari, ha concluso, «nasce da indubbie contrapposizioni ma non va demonizzata perché si inizia a riconoscere il ruolo dei territori al servizio della comunità regionale».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha detto che ci si trova di fronte ad una svolta «dopo il punto di non ritorno della sanità sarda; abbiamo cercato di migliorare il testo con le nostre proposte, soprattutto per superare ingerenze politiche e dare spazio agli esperti ed agli specialisti, a volte non ci siamo riusciti ma guardiamo in positivo, perché abbiamo comunque voltato pagina prima con la riforma degli enti locali ed ora con quella della sanità».

Christian Solinas (Psd’az) ha affermato che non condivide la legge  ma che spera di essere smentito dai fatti e che le perplessità  siano infondate. Questa non è una riforma sanitaria ma è una parte di un processo più ampio. I sardisti voteranno contro.

Pietro Cocco (Pd) ha espresso il voto favorevole. Con l’approvazione di questa legge – ha detto –  si segna un passo importante nel portare avanti le riforme. Oggi mettiamo  un ulteriore tassello. Con questa legge si riorganizzano le aziende territoriali. Il passaggio prossimo sarà la riorganizzazione della rete ospedaliera. Questo provvedimento è frutto di un grande lavoro da parte di tutti.

Ignazio Locci (FI) è stato molto critico con questa legge che non condivide né nei metodi, né nei contenuti. Si tratta  di un’occasione persa. Piùche una riforma  un  regolamento di conti all’interno del centrosinistra e nel PD. 

L’assessore alla Sanità Luigi Arru ha detto che sta iniziando un viaggio e che sta  cambiando il modo di intendere il sistema sanitario. Lo stesso nome ATS, azienda tutela della salute è un segnale importante. Perché si comincia a  parlare di salute e non di sanità. Questa riforma – ha concluso l’esponente della giunta – è un  primo passaggio. 

La legge è stata approvata (presenti 40, sì 30, no 10). Prima di chiudere i lavori il presidente Ganau ha convocato la Conferenza dei capigruppo per domani mattina alle 11.00. Il Consiglio è stato convocato a domicilio.

Consiglio regionale 62

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Il Consiglio regionale nella seduta di questa sera ha approvato il passaggio agli articoli del disegno di legge n° 321/A della Giunta regionale sull’“Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR) e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifiche alla legge regionale 28 luglio 2006, n. 10 (Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge regionale 26 gennaio 1995, n. 5)”.
La seduta pomeridiana si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Sull’andamento dei lavori, il presidente ha comunicato che, in base alla decisione dei capigruppo, la seduta del Consiglio si concluderà con il voto sul passaggio agli articoli della legge mentre, per gli emendamenti, è stato fissato il termine di domattina, alle 10.00, per la presentazione e di giovedì, alle 10.00, per l’esame della commissione competente. Il Consiglio, infine, riprenderà l’esame della legge martedì prossimo alle 10.00.
Successivamente, il presidente ha dato la parola al primo dei capigruppo iscritti a parlare, il consigliere Fabrizio Anedda del gruppo Misto. Dopo un cenno sintetico alla difficile situazione economica della Sardegna, Fabrizio Anedda ha sostenuto che «le riforme sono necessarie per rendere più efficiente il sistema e per risparmiare ed in questo contesto la riforma della sanità viene fortemente sollecitata dalla comunità». Il consigliere ha espresso però perplessità «sul manager unico che gestirà circa un budget di circa 2 miliardi lasciando aperto il problema dei controlli che, invece, va esteso a tutti gli aspetti della gestione delle aziende sanitarie, ragione di più per un bilanciamento adeguato dei poteri del manager». La nomina spetta alla Giunta, ha concluso Anedda, che deve privilegiare la competenza ed agire «senza condizionamenti».
Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ricordato che «quando si parlò di azienda unica sembrava possibile cambiare in profondo la sanità sarda, con i costi fuori controllo e con un passato in cui fu usata per costruire carriere e clientele di vario genere; se queste finalità fossero vere sarei favorevole ma stiamo invece assistendo ad una deriva di segno diverso con la concentrazione di potere su un unico soggetto». “Vedremo – ha aggiunto Carta – su cosa si è concretamente compattata la maggioranza, certo è che restano aperte alcune domande sull’aumento dei costi su voci strategiche della spesa rispetto ai tetti fissati dalla legge per le aziende di Nuoro ed Oristano, tanto per soffermarsi agli esempi più evidenti; in generale, il testo riporta bruscamente alla realtà e dice che la Asl unica in realtà non lo è perché ha cinque diramazioni e prevede una serie di soggetti che polverizzeranno la gestione senza far diminuire i costi, forse si voleva cambiare ma con questa impostazione i cambiamenti certamente non arriveranno”. Ciò di cui si è avvertita maggiormente la mancanza, ad avviso di Carta, «è un testo organico che proceda anche alle necessarie abrogazione di tante norme succedutesi nel tempo, così è una riforma senza coraggio con pareri di maggioranza dati a denti stretti, senza una visione forte e di prospettiva, una riforma che probabilmente sarà anche di difficile applicazione».
Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha affermato che «la legge dovrebbe occuparsi in prima istanza dei malati ma questa riforma, in concreto, non contiene innovazioni e non lascia ben sperare per il futuro, come dimostra la scarsa attenzione del Consiglio». E’ fin troppo facile, ha osservato Dedoni, «dire che non c’è una Asl unica nonostante la propaganda del centro sinistra, dentro c’è di tutto e di più per motivazioni opache ed incomprensibili, il contrario della nostra proposta che prevedeva la gestione unitaria  di personale ed acquisti». La riforma non inciderà sulla sanità sarda, ha continuato l’esponente dei Riformatori, «dove lo stesso assessore non sa cosa faceva ciascuna azienda prima e dopo la gestione commissariale e in quest’ultima fase con una disinvoltura allarmante; sono cose che la gente ricorda e ricorderà al momento del voto». La politica, ad avviso di Dedoni, «deve stare fuori dall’amministrazione mantenendo solo il suo ruolo di indirizzo e di controllo e ciò dovrebbe spingere la maggioranza a mettersi una mano sulla coscienza; voterete questa riforma ma non nel nostro nome, l’assessore è solo un capro espiatorio delle vostre dialettiche interne, al massimo con questa legge cambierà qualche primariato e si soddisferà qualche interesse particolare di piccolissima entità, c’è bisogno invece di una ulteriore riflessione».
Il capogruppo dei Rossomori Emilio Usula, ha parlato di «una riforma molto attesa dai sardi e dai circa 24.000 operatori della sanità, che vivono da lungo tempo una grave situazione di incertezza, una riforma che purtroppo viene percepita come un intervento tecnocratico che incide solo sulla organizzazione gerarchica ma questo messaggio non deve passare ed è un impegno che deve prendere in primis la maggioranza ma è un impegno dal quale non può sottrarsi tutto il Consiglio». Partiamo, ha ricordato Usula, «da una situazione in cui hanno operato 11 repubbliche indipendenti che non si parlano e spesso in competizione fra loro, che ha prodotto lo spreco di risorse ingenti e, rispetto a questo, la nostra non è una posizione ostile alla proposta della maggioranza, chiediamo però che la legge porti ad un migliore livello di servizi per i cittadini ed i territori, soprattutto di quelli più disagiati e delle isole minori». Quello del risparmio, inoltre, secondo Usula, «pur importante non può essere l’unico criterio guida e peraltro molti studi dicono che nel passaggio fra un sistema all’altro si determina addirittura un aumento di spesa, fatto che non ci deve spaventare, perché il faro della nostra attenzione deve essere rivolto ai bisogni di salute dei sardi». Soffermandosi infine sui problemi del personale, il consigliere dei Rossomori ha auspicato una condivisione più forte della riforma che «deve dare risposte anche al clima di disaffezione molto diffuso nelle nostre strutture sanitarie; dobbiamo far capire che si vuole investire molto sulle risorse umane e non sono d’accordo sull’idea che i buoni medici debbano lavorare nei grandi ospedali, è un messaggio che deve essere corretto, altrimenti tanto vale dire che i cittadini che si rivolgono ai piccoli ospedali si devono arrangiare».
Dopo l’on. Usula ha preso la parola l’on. Daniele Cocco (Sel), che ha parlato della necessità di “una terapia dolorosa per provare a guarire il sistema sanitario della Sardegna.  E questa riforma è coraggiosa e importante: se andrà in porto sarà una svolta epocale. Daremo uguale accessibilità a tutti i pazienti del territorio sardo. Non dovrà più ripetersi un tradimento di fiducia come quello operato da alcuni commissari”. L’esponente di Sel ha garantito che “la massima vigilanza perché la domanda di salute trovi ovunque una risposta precisa, a fronte di 400 mila sardi che sono sotto la soglia della povertà. Sosterremo sino in fondo questa riforma ma mi aspetto che la disponibilità mostrata all’assessore sia tradotta in atti concreti, come concreti sono gli emendamenti della maggioranza”.
Ha preso poi la parola l’on. Gianluigi Rubiu capogruppo dell’Udc: “Confesso imbarazzo perché siamo consapevoli che questa bozza sarà totalmente stravolta dagli emendamenti della maggioranza. Altro che cura dimagrante dei costi: avremo giusto i tagli nelle periferie della sanità sarda, dove avremo ospedaletti che chiuderanno nel fine settimana. Si salveranno giusto gli ospedali cagliaritani e si consoliderà la sanità privata, viste le future ulteriori debolezze del pubblico. E’ tutto da chiarire poi cosa saranno i distretti sanitari e vanno indagati anche i poteri del direttore generale della futura azienda unica”.
Per il Centro Democratico è intervenuto l’on. Roberto Desini, che ha detto: “Partiamo da un punto: la politica continua a ingerirsi nella Sanità sarda ma non si occupa di quei medici che chiedono con imbarazzo ai pazienti di portarsi i farmaci da casa. L’ho visto con i miei occhi al Santissima Annunziata di Sassari. Ecco, abbiamo il dovere morale di questa riforma, mettendo da parte una volta per tutte le bandierine di parte”. Alcuni rilievi di merito sono giunti dal Centro Democratico: “Sull’Areus, per cominciare. Mi interessa sapere se i cittadini saranno soccorsi subito, non chi sarà il direttore generale”.
Per l’Upc è intervenuto il capogruppo l’onorevole Pierfranco Zanchetta: “In parte il presidente della Regione è stato convincente sulla riforma ma vorrei che anche l’assessore alla Sanità facesse altrettanto. Universalità, integrazione sociosanitaria e umanità: vorrei che fossero questi i pilastri della riforma, la direzione da prendere nel segno del rigore della spesa ma anche dell’aumento della qualità dei servizi”. Anche l’on. Zanchetta è entrato nel merito del testo di legge, esponendo alcune perplessità, “non dico su un uomo solo al comando ma su un supermanager che deve comunque essere messo sotto controllo dalla politica. Perché la politica ha il dovere di controllare. Mi attendo risposte su questo ma su tanto altro”.
Per il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, “tutti diciamo che la sanità è fuori controllo, oggi lo dicono anche i quotidiani sardi presentando i numeri della Corte dei conti rispetto alla gestione sanitaria sarda nel 2013 e 2014. Non si capisce, dunque, perché non dovremmo presentare una seria proposta di riforma. L’azienda unica potrà consentire agli ospedali di dialogare tra loro e un solo 118, nuovi modelli organizzativi per garantire i diritti dei cittadini. Perché la Sanità è un diritto e va garantito.
Nel 2014 abbiamo già scritto una prima legge sulla Sanità e questa è l’occasione per garantire che la Sardegna abbia un elisoccorso stabile”.
Il portavoce del partito di maggioranza relativa ha aggiunto: “Ci sono momenti come questo in cui dobbiamo stare tutti quanti uniti, perché il tema è complicato e fuori da qui non capirebbero il perché di una divisione. Solo così avremo contenimento dei costi ed efficienza”.
Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, in apertura del suo intervento si è rivolto al suo omologo del Partito democratico per affermare: «Fa bene il capogruppo del Pd a richiamare la maggioranza a seguire le indicazioni della Giunta, soprattutto, dopo aver sentito il dibattito in Aula, ma non vorremmo che questa riforma risenta troppo dei problemi che attraversano i partiti del centrosinistra ad incominciare dal Pd a cui manca ancora un segretario regionale».
L’esponente della minoranza ha ricordato i commissariamenti delle Asl, promossi, così ha detto – per garantire risparmi e controllo nella spesa però – ha proseguito Pietro Pittalis – i commissari dovevano restare in carica qualche mese e vi accingete ad approvare l’ennesima proroga senza che siano stati conseguiti i risultati e gli obiettivi attesi.
Pietro Pittalis ha quindi criticato il metodo con il quale si procede per il varo della riforma («il testo all’esame dell’Aula è superato e tutti attendiamo di conoscere le sostanziali proposte di modifica che avanzerà la giunta») ed ha dichiarato, rivolgendosi all’assessore della Sanità: «Le riforme non si fanno con un’interlocuzione solo tra le forze della maggioranza, a voi spetta la responsabilità della proposta ma noi vogliamo partecipare alla stesura della legge per garantire ai territori e ai cittadini più svantaggiati identiche possibilità di accesso alla sanità rispetto a quelle garantite a chi abita nei grandi centri. Vogliamo cioè uguali opportunità tra i sardi per vedere riconosciuto il diritto alla salute».
Il capogruppo dell’opposizione ha infine ribadito che per ciò che attiene i modelli organizzativi si deve tener conto delle specificità della Sardegna («non si può applicare nei nostri territori ciò che va bene in Lombardia»).
Terminati gli interventi dei capigruppo il presidente del Consiglio ha sospeso i lavori per cinque minuti ed alla ripresa ha concesso la parola all’assessore della Sanità, Luigi Arru. 
Nella replica a nome della Giunta, l’assessore della Sanità, Luigi Arru, dopo aver premesso di volersi ispirare alla sobrietà senza parlare di rivoluzioni, ha sostenuto che obiettivo dell’Esecutivo è quello di un «confronto sulle cose concrete della sanità sarda e sotto questo profilo la scelta della Asl unica deriva da analisi su modelli nazionali ed internazionali fondati su dati precisi: in Occidente si prevede il raddoppio dei costi della sanità entro 30 40 anni, (in Italia arriveranno a 228 miliardi) aprendo un grande problema di sostenibilità derivante anche dall’andamento di alcune dinamiche demografiche». “In Sardegna – ha spiegato Arru – assistiamo dal 2001 al saldo invertito fra decessi e natalità, che ci spinge ad impostare politiche di medio e lungo termine, tenendo presente che, entro i prossimi 10 anni, avremo il 25% della popolazione con più di 65 anni, concentrandoci quindi non solo sui farmaci ma sugli stili di vita, come in qualche modo ci insegnano le vicende dell’Ogliastra”.
Quanto alle dinamiche macro-economiche analizzate dalla Corte dei conti, secondo l’assessore della Sanità, «si certifica ciò che Giunta evidenziava già nel 2015 chiedendo l’inserimento della Sardegna nel piano di rientro, cioè che la Regione è impegnata in un grande progetto di riforma ispirato non tanto a criteri meramente economici, perché anzi garantiamo a tutti i sardi i farmaci contro epatite (52 milioni) e quelli per la cura di malattie particolari rispetto al territorio nazionale, quanto a criteri di buona sanità, perché chiudere una sala operatoria che non ha standard non è un taglio ma buona sanità». Rispondendo ad una osservazione del consigliere Usula, Arru ha poi precisato di non aver mai detto che «i buoni medici lavorano nei grandi ospedali ma che occorre un equilibrio fra il numero dei casi trattati e gli esiti degli stessi». “Per la prima volta – ha aggiunto – tutti i chirurghi della Sardegna lavoreranno in una rete separata dai livelli di complessità in ambiti di massima tutela”. Concentriamoci, ha detto ancora Arru rivolgendoci al Consiglio, «su un sistema universale che garantisce la territorialità, aggregando solo funzioni su cui si possono fare economie di scala (come ha fatto recentemente la Asl 1 con una gara unica con risparmio del 50%,) senza fermarci ad un modello standard vincente che non c’è, restiamo attenti a farmaci innovativi e nuove tecnologie ed ai problemi delle isole minori come delle zone disagiate di montagna; così garantiremo un diritto uniforme alla salute per tutti i sardi».
Per dichiarazione di voto. Il consigliere Piermario Manca (Sdl) ha affermato che «la riforma della sanità è una legge che caratterizza tutta la legislatura non può essere quindi una riforma banale, anzi ci coinvolge tutti anche dal punto di vista morale, perché non sono più rinviabili sia la garanzia del diritto alla salute anche ai sardi che vivono nelle periferie, che la lotta agli sprechi, sulla quale si è soffermata anche la Corte dei conti con valutazioni non certo tenere anche su questa Giunta». «Il sistema ha grosse falle che vanno ancora colmate» ha aggiunto Manca, precisando di non votare mai per spirito di appartenenza. “Rispetto i cittadini – ha concluso – e sento di avere un debito verso di loro, questa legge ha grossi limiti e non mi basta che sia solo una prima stesura”.
Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che il Consiglio ha approvato.
Il presidente Ganau, prima di dichiarare conclusi i lavori, ha quindi comunicato la convocazione del Consiglio per martedì 26 luglio, alle 10.00, ed il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge 321 (mercoledì 20 luglio, alle 11.00) mentre la commissione Sanità è convocata, per il previsto parere, giovedì 21 luglio, alle 10.00.

Consiglio regionale A1

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Chia-13 copia

Sono proseguite nella commissione Attività produttive le audizioni in vista della stesura di un testo unico e di sintesi in materia di turismo, sulla base delle proposte di legge già all’esame del parlamentino presieduto da Luigi Lotto (Pd), alle quali si è aggiunta la proposta di legge n. 265 (prima firmataria Annamaria Busia – Sdl) “Disposizioni per la promozione e lo sviluppo in Sardegna dell’escursionismo, del cicloturismo, del turismo equestre e del turismo itinerante in camper e moto”.

I primi ad intervenire sono stati l’amministratore unico dell’agenzia Forestas, Giuseppe Pulina, coadiuvato dal direttore generale, Antonio Casula e dall’ingegnere Alessio Saba, che hanno offerto osservazioni e contributi utili sul tema dell’escursionismo e della sentieristica e più in generale sulla gestione, fruizione e valorizzazione del patrimonio naturalistico di competenza dell’agenzia dei boschi e della protezione del paesaggio e dell’ambiente in Sardegna. L’amministratore Pulina e l’ingegner Saba hanno quindi approfondito nel dettaglio le azioni intraprese per la creazione della rete escursionistica dell’Isola che conta mille chilometri di rete sentieristica già realizzata e gestita su un totale di 2.400.000 ettari di territorio di riferimento dell’agenzia che ha preso il posto dell’Ente foreste. I vertici di Forestas hanno mostrato apprezzamento per le ipotizzate previsioni normative che attengono la fruizione in chiave turistica del patrimonio dell’agenzia ed hanno ribadito l’impegno a proseguire con il programma di valorizzazione dell’escursionismo, della mobilità dolce, dei cammini religiosi, del cicloturismo e delle ippovie. Tra i problemi evidenziati si segnalano quelli che attengono la manutenzione e la vigilanza dei sentieri, dove di frequente si registrano danneggiamenti alla segnaletica e alle strutture. «Per realizzare un chilometro di sentiero in sicurezza – ha affermato l’ingegner Saba – sosteniamo un costo medio di mille euro ma altrettanti ne spendiamo per la manutenzione e il ripristino nel triennio».

Sollecitati anche dalle domande dei consiglieri Gianluigi Rubiu (Udc), Piermario Manca (Sdl), Angelo Carta (Psd’Az), Piero Comandini (Pd) e Luigi Crisponi (Riformatori) hanno precisato che l’estensione massima della rete sentieristica in Sardegna può ipotizzarsi in circa 10.000 chilometri ed hanno riaffermato la volontà di operare in sinergia con enti, istituzioni e territori per la valorizzazione dei flussi turistici senza penalizzare l’ambiente.

A seguire il responsabile regionale turismo di Confapi, Martino Di Martino, ha portato all’attenzione della commissione le principali richieste degli albergatori sardi, la prima delle quali attiene il riordino delle classificazioni delle strutture ricettive e la necessità di controlli e verifiche efficaci per combattere il crescente fenomeno dell’abusivismo. «Non siamo contro i B&B e le strutture non alberghiere – ha affermato Di Martino – ma è tempo che siano considerate imprese operanti nel settore turistico con tutto ciò che ne consegue».

Analogo concetto è stato ribadito dal consigliere della Confindustria, Davide Collu, che ha preannunciato la presentazione di un documento congiunto delle quattro associazioni degli albergatori. Collu ha quindi evidenziato il problema dell’alto costo dei trasporti quale elemento condizionante e penalizzante lo sviluppo delle attività economiche nell’Isola ad incominciare da quelle del comparto turistico.

Il presidente di Federcampeggio, Salvatore Sanna, ha posto l’accento sulla carenza di infrastrutture per il turismo attivo e itinerante («Disponiamo di pochi “camper service” e scarseggiano anche i punti sosta») e nel ribadire le penalizzazioni derivanti dal “caro traghetti” ha auspicato il varo di norme atte a «cogliere l’enorme potenziale espresso da questo segmento turistico» considerato che la Sardegna resta «una delle mete con la maggiore capacità di attrazione del turismo all’aria aperta ma che l’indice di ricettività non è corrispondente all’equivalente capacità di attrazione».

Giampaolo Aresu, presidente di Faita Sardegna, l’associazione che tutela gli interessi dei gestori di camping e villaggi turistici, ha salutato con favore la volontà del Consiglio regionale di superare e aggiornare le norme che disciplinano il comparto turistico ed ha ricordato il deficit di competitività delle strutture isolane rispetto alla sempre più agguerrita concorrenza nazionale e internazionale. Anche il rappresentante di Faita ha auspicato interventi efficaci di lotta all’abusivismo e nello specifico, per le norme che riguardano i camping, ha proposto l’innalzamento della limitazione per gli alloggi fissi (dall’attuale 25% al 50% del totale delle aree), sottolineando come il mercato richieda bungalow, case mobili e spazi per caravan e non più piazzuole per il posizionamento delle tende.

Riccardo Cappai ha illustrato ai commissari le proposte di Assoviaggi-Confesercenti, per ciò che attiene le norme per le agenzie di viaggio. Attività – così ha affermato Cappai – che soffrono la concorrenza “impropria” rappresentata dalle sempre più numerose associazioni che, a vario titolo, organizzano viaggi e trasferte. Nell’auspicare maggiori controlli e più stringenti verifiche dei requisiti di legge, il rappresentante di Assoviaggi, ha quindi sinteticamente elencato una serie di modifiche normative che limiterebbero l’abusivismo, tra queste l’obbligo, anche per le associazioni, di stipula delle assicurazioni di viaggio, della presenza dell’accompagnatore turistico, nonché l’individuazione di un numero congruo di associati e la presenza della medesima associazione in almeno tre province.

A nome dell’associazione per l’albergo diffuso è intervenuto l’architetto Pierluigi Mele che ha insistito sulle potenzialità e le peculiarità dell’albergo diffuso in Sardegna a cui, a suo giudizio, deve essere riconosciuto il ruolo e la funzione di tutela delle tipicità isolane. Tra gli aspetti pratici segnalati dal dottor Mele si evidenziano quelli che attengo le difficoltà di accentramento delle utenze, ad incominciare da quelle di acqua e luce, nonché l’esigenza di definire con i Comuni opportuni criteri per la determinazione dei tributi locali sulla base delle peculiarità delle strutture dell’albergo diffuso.        

 

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Consiglio regionale 23

E’ stata rinviata l’elezione del nuovo vicepresidente di minoranza del Consiglio regionale, in sostituzione di Antonello Peru, consigliere regionale di Forza Italia dichiarato decaduto dall’Assemblea di via Roma.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato che, per quanto riguarda l’elezione di un vice presidente dell’Assemblea, è stato raggiunto un accordo per il rinvio.

Successivamente l’Aula ha cominciato l’esame del Conto consuntivo del Consiglio per l’anno 2015. Il presidente del collegio dei questori, Piermario Manca, ha sottolineato l’importanza del documento, che consente di confrontare i risultati di esercizio e la previsione di spesa, verificandone la coerenza. Rispetto ad una dotazione complessiva di 66 milioni e 300 mila euro, ha aggiunto Manca, si è verificato uno scostamento di oltre 5 milioni riconducibile ad economie su tutte le voci di spesa.

Prima di passare al voto, il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha chiesto se, a differenza degli esercizi precedenti, erano state previste relazioni del collegio dei Questori al completo.

Il presidente Ganau ha risposto negativamente, precisando che la relazione del presidente rappresenta ovviamente tutto il collegio.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, intervenendo per fatto personale, ha lamentato che «il collega Desini interferisce ancora sempre sullo argomento; per quanto concerne il bilancio di previsione del 2015 ho motivato la mia astensione, mentre ora ho votato il consuntivo, sia chiaro comunque che non prendo direttive da nessuno».

Al termine di quest’ultimo intervento il Consiglio ha approvato tutti i documeti che compongono il rendiconto: entrate, spese, allegati, rendiconti dei gruppi sul personale il comando, rendiconto finanziario del Corecom.

Prima del voto finale, il consigliere del gruppo Misto Mario Floris ha ricordato che, con una lettera, il presidente dell’Assemblea ha informato i consiglieri sulle possibili ripercussioni negative della riforma costituzionale sulla dotazione organica dei gruppi consiliari. «Io interpreto queste norme in materia diversa e ritengo che il Consiglio abbia gli strumenti per agire a sua tutela», ha detto Floris, «però ritengo che in generale il Consiglio non possa restare assente da grande questione che riguarda tutta politica; propongo quindi una seduta ad hoc per evitare la paralisi delle istituzioni regionali».

Il presidente Ganau ha definito «molto utile» il richiamo di Floris all’argomento oggetto della lettera, scaturita da un dibattito nazionale svoltosi in sede di conferenza dei presidenti dei Consigli regionali, dibattito dal quale il problema prospettato esce in parte ridimensionato anche a seguito di un ordine del giorno sulla materia da parte del Governo nazionale. Si tratta di un segnale positivo, ha concluso il presidente del Consiglio, rispetto al quale occorre comunque non abbassare la guardia ed intensificare il lavoro dei Consigli regionali di concerto con i due rami del Parlamento.

Successivamente il Consiglio ha espresso il voto finale sul rendiconto, con 37 voti favorevoli e 22 astensioni.

Al termine dello scrutinio, il presidente ha comunicato che in base alle decisioni della conferenza dei capigruppo saranno sottoposti all’attenzione dell’Aula due provvedimenti urgenti in materia di lavori pubblici e diritto allo studio; la seduta è stata quindi sospesa per consentire la distribuzione dei documenti.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha aperto la discussione sulla proposta di legge n. 347 “Disposizioni urgenti in materia di Lavori pubblici” firmata da tutti i gruppi di maggioranza e opposizione. Il provvedimento, portato in Aula con la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 102 del regolamento, detta le linee per la mitigazione del rischio idrogeologico e per dare soluzioni ad alcune problematiche sul fronte dei lavori pubblici.

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Assemblea. Approvati, in rapida successione, anche i quattro articoli del testo di legge: l’art. 1 “Disposizione per la gestione delle piccole dighe”; l’art. 2 “Disposizioni per l’accelerazione degli interventi per la prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico ed altre opere urgenti”; l’art. 3 “Acquisizione di aree strumentali al servizio idrico integrato”; art. 4 “Entrata in vigore”. L’Aula ha poi approvato il testo finale con 44 voti a favore e 2 contrari.

Il Consiglio è quindi passato all’esame del disegno di legge n. 338 per la proroga, fino al prossimo 31 luglio, degli attuali commissari delle Asl.

Il presidente della Commissione Sanità Raimondo Perra, relatore di maggioranza, ha parlato di provvedimento necessario per consentire al Consiglio di approvare la legge che istituisce l’Azienda sanitaria unica regionale (Asur). «La Commissione –ha detto Perra – ha preso atto della richiesta della Giunta approvando il D.L., senza modifiche e con il solo voto della maggioranza, il 17 giugno scorso».

Profonda delusione per la presentazione della richiesta di proroga dei commissari delle Asl ha invece espresso il relatore di minoranza Gianfranco Carta (Forza Italia).

«Secondo la legge 23 del 2014 – ha ricordato Carta – il commissariamento sarebbe dovuto durare quattro mesi, il tempo necessario per avviare la riforma sanitaria. Questo disegno di legge rappresenta invece l’ennesima proroga utile a risolvere i problemi interni alla maggioranza.»

Carta ha quindi elencato i vari interventi adottati da Giunta e Consiglio negli ultimi tempi: dalle precedenti proroghe dei commissari (L.R. 22 del 2015) alla legge 36 del 2015 che prevedeva, entro 30 giorni dall’approvazione, l’istituzione dell’Asur.

«Questa proroghina serve non a consentire un’istruttoria compiuta del disegno organico in Commissione – ha sottolineato Carta – ma esclusivamente a dar modo a una maggioranza che si è mostrata quanto mai divisa e litigiosa, di comporre i propri contrasti interni.»

Il relatore di minoranza ha quindi paventato il rischio che lo strumento della proroga, strumento a cui si dovrebbe ricorre in casi eccezionali, venga invece istituzionalizzata «in deroga alle norme sui requisiti e sulle modalità di nomina degli organi permanenti e in contrasto con la normativa nazionale».

Carta, a nome di tutta l’opposizione, ha concluso il suo intervento annunciando il voto contrario al disegno di legge 338 ed  esprimendo rammarico «per non aver potuto dare il proprio contributo a scrivere un buon testo di riforma nell’interesse di tutti i sardi e del loro incomprimibile diritto alla salute».

Ha poi preso la parola il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) che, dopo aver lamentato l’assenza in Aula del presidente Pigliaru, ha bocciato senza mezzi termini la proposta di proroga dei commissari delle Asl presentata dalla Giunta.

«E’ un provvedimento farsa – ha detto Tocco – questa fiera prima o poi dovrà finire. Non si vede una strategia sulla sanità. Più volte ho visitato i piccoli presidi della Sardegna dove ho registrato un gran malcontento. I territori si mobilitano e voi siete qui a proporre un’altra proroga dei commissari».

Edoardo Tocco ha ricordato le difficoltà presenti in molti ospedali: dalle lunghe liste d’attesa al Brotzu e all’Oncologico fino ai disagi vissuti dai piccoli nosocomi. «Ciò che più fa specie è che la commissione Sanità non conta più niente – ha rimarcato il consigliere di Forza Italia – serve uno scatto d’orgoglio. Ho paura che la situazione non si risolverà con l’ennesimo commissariamento al 31 di luglio. E’ necessario che raggiungiate un accordo al più presto».

Piermario Manca (PdS) ha annunciato il voto contrario al provvedimento. «Il problema non è dare una proroga ma mettere in evidenza che le persone prorogate non sono all’altezza – ha detto Manca – avevano il dovere di risolvere i problemi per cui sono stati indicati. Sono consapevole che le questioni sono complesse ma alcuni commissari, non solo non riescono a risolvere i problemi più banali, ma anzi li amplificano. A Thiesi, per fare un esempio, manca il servizio ticket e la popolazione è costretta a recarsi alle Poste per il ritiro dei referti,. Si invoca la mancanza di personale, nonostante la Asl di Sassari abbia un +15% di personale amministrativo».

Manca ha quindi invitato la Giunta a una pausa di riflessione. «Forse è meglio fermarsi un attimo e ascoltare i consiglieri eletti. Mio dovere è segnalare con puntualità le storture ed esercitare il mio diritto di controllo – ha concluso Manca – voglio vigilare sulle istituzioni e dare risposte alle persone che mi hanno votato».

Marcello Orrù (Psd’Az), pur riconoscendo la legittimità dei commissariamenti (“diritto di una coalizione che si insedia dopo aver vinto le elezioni”) ha criticato la durata degli stessi. «Non vi siete resi conto che state andando incontro al terzo anno di governo e ancora ci portate un proposta di proroga – ha detto Orrù – due sono le questioni: o i commissari sono talmente bravi oppure c’è un problema all’interno della maggioranza».

Secondo il consigliere sardista, la proroga è uno dei segni della cattiva gestione della sanità sarda. «Da quando vi siete insediati abbiamo assistito a diverse manifestazioni di protesta e alla sofferenza di tante strutture di eccellenza che rischiano la chiusura: pediatria a Sassari, oculistica Ozieri, gli ospedali di Thiesi e Ittiri, etc. C’è una tristezza infinita a constatare l’indebolimento della sanità a Sassari».

Per Orrù, infine, il D.L 338 certifica lo scollamento tra la Giunta e la sua maggioranza. «Le forze politiche che sostengono il governo regionale dichiarano contrarietà a una riforma rivelatasi fasulla. Nonostante ciò, l’atteggiamento borioso della Giunta prosegue, non soltanto nei confronti dei cittadini ma anche del Consiglio e della sua maggioranza. Un’arroganza – ha concluso l’esponente del Psd’Az – che si materializza in questo disegno di legge».

Ignazio Locci (Fi) ha rivolto un richiamo alla maggioranza sulla situazione in cui versa la Sanità sarda, caratterizzata, a suo giudizio, da un disavanzo di 349 milioni di euro che a fine «2016 si stima raggiunga la cifra di oltre 400 milioni di euro». Per Locci è necessario «superare il totem della asl unica e concentrarsi su una nuova governance». «Il problema – ha affermato l’esponente della minoranza – è infatti il governo delle reti di cura e dei processi decisionali e non già un dibattito inutile su quante debbano essere le Asl». Ignazio Locci ha definito un “rattoppo” la proroga dei commissariamenti” ed ha evidenziato che alla sanità sarda serve garantire stabilità e continuità per assicurare servizi migliori e più accessibili. «Impegniamoci a costruire  un sistema di governace utile ai cittadini – ha concluso Locci – e non un sistema legato alle esigenze partigiane della politica».

Il consigliere del Pd, Roberto Deriu, è intervenuto per preannunciare il voto a favore della proroga ma ha dichiarato che il termine del 31 luglio «non è realistico né concreto».

Il consigliere Stefano Tunis (FI) ha affermato in premessa del suo intervento di voler evitare di cogliere “la ghiotta occasione per mettere in evidenza le difficoltà palesi della maggioranza” e di preferire un atteggiamento propositivo sul delicato tema della sanità. «Servono soluzioni – ha affermato l’esponente della minoranza – perché la sanità è il tema che unisce maggiormente i cittadini sardi che oggi temono di perdere ciò che hanno in materia di assistenza sanitaria». Tunis ha quindi criticato il termine del 31 luglio per la proroga dei regimi commissariali:  serve il tempo necessario per approfondire un tema complesso. Il consigliere di Fi ha quindi invitato la maggioranza a “cogliere la disponibilità della minoranza per contribuire a realizzare una riforma efficace e condivisa, perché il costo della sanità è aumentato e la qualità dei servizi è peggiorata, anche  per la cosiddetta discontinuità amministrativa.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha definito la proroga fino al 31 luglio dei commissariamenti “il secondo grande bluff della giunta dopo quello dell’ospedale fantasma del Mater Olbia”. «L’ospedale fantasma di Olbia – ha spiegato l’esponente dell’opposizione – ha come unica realizzazione la trasformazione da agricoli a edificabili dei terreni di proprietà dei Qatarini».

A proposito della proroga Oppi ha elencato glia adempimenti che, qualora la data del 31 luglio sarà approvata, attenderebbero l’eventuale direttore della cosiddetta Asl unica. «Nel mese di agosto – ha proseguito il leader centrista – si dovrebbe costituire un nuovo soggetto giuridico e fiscale, fare una nuova tesoreria, installare nuovi software, sistemare le graduatorie dei concorso, rifare le contrattazioni aziendali, il censimento del patrimonio e  dei rapporti attivi e passivi, rivedere il riparto del fondo nazionale per i vari soggetti del sistema sanitario, l’accreditamento della nuova azienda, adeguare i Cup e tante altre cose che è irrealistico possano essere fatte nel mese di agosto». «Se proroga deve essere – ha concluso Oppi – che proroga sia, prendetevi quindi il tempo necessario per tutte le procedure e sia garantito il rispetto delle istituzioni».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, si è detto “imbarazzato” dai termini della discussione e sui contenuti del  provvedimento («il  commissariamento è la prova della voracità dei partiti della maggioranza»). L’esponete della minoranza ha quindi ricordato la proposta di legge avanzata dal suo gruppo consiliare che prevede la proroga dei commissari nelle Asl fino al 31 dicembre 2016 ed ha evidenziato come sia del tutto assente una “valutazione sull’operato dei commissari che sono espressione della Giunta regionale con mandato e limiti precisi”. Cossa ha quindi criticato l’attuale gestione della sanità e delle Asl in particolare («assistiamo a cosa mai viste, ad incominciare dalla vendita del pesce nei sotterranei dell’ospedale Brotzu a Cagliari»). «La Asl unica – ha dichiarato Cossa – è l’unico modo per riportare a razionalità un sistema che non ha più controllo ma il penultimatum del 31 luglio è una data non realistica che dimostra come il centrosinistra non sarà in grado di fare alcuna seria riforma del sistema sanitario in Sardegna».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), iniziando con una sintesi, ha parlato di «una leggina che chiede l’ennesima proroga dopo due anni e quattro mesi dall’insediamento del centro sinistra al governo della Regione: un fallimento totale come ammesso da qualche collega della maggioranza, per cui diligentemente voterò contro e diligentemente condivido la proposta dell’opposizione». La scadenza di fine luglio, ha proseguito, «non è troppo lunga o troppo breve, non ci doveva nemmeno essere, noi critichiamo la maggioranza perché i risultati non ci sono e non basta essere un bravo medico per essere anche un bravo assessore della Sanità; non basta mettere assieme un cartello elettorale per governare bene la sanità sarda». Questa norma non deve neanche essere votata, ha concluso, «che la maggioranza trovi condivisione se ci riesce, altrimenti si nominino i direttori generali, almeno avremo una amministrazione stabile».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc) si è detto in disaccordo con il collega Manca quando sostiene che le persone non sono all’altezza dei compiti assegnati. In realtà, ha sostenuto, «è la Giunta che non ha il coraggio di metterci la faccia e chiede ai commissari di agire per interposta persona a cominciare dal riordino della rete ospedaliera; è questa politica che sta andando contro tutti e forse a favore di qualcuno e sta distruggendo i servizi sul territorio». E’imbarazzante, ha ricordato, «vedere i consiglieri regionali eletti nelle zone interne che nei territori sfilano alle manifestazioni e poi votano tutto quello che decide la Giunta, come accaduto proprio pochi giorni fa nel Sarcidano; dovete parlare anche qui, dire che siete contro il taglio dei servizi, degli ambulatori, dei laboratori di analisi nei paesi e nelle città, contro il blocco del turn over, spiegare perché in ogni territorio stanno nascendo comitati spontanei di cittadini a difesa del diritto alla salute». Nell’azione dei commissari nominati dalla Giunta, ha terminato Tatti, «c’è anche molto materiale per la commissione di inchiesta, come i 750 euro a notte pagati ad un anestesista all’ospedale di Isili dove la sala operatoria è chiusa; non sono per l’antipolitica ma queste sono schifezze».

Il consigliere Chistian Solinas (Psd’Az), dopo aver affermato che i colleghi Deriu, Tunis e Oppi hanno detto cose ragionevoli, ha dichiarato di non essere scandalizzato dalla proposta di proroga in relazione a portata di riforma ma piuttosto, «lascia perplessi la data del 31 luglio con le criticità che abbiamo di fronte, con un modello di riforma che non sembra confortato da analisi ed indicatori ex ante ed ex post per sapere se si risparmierà o si spenderà di più; c’è invece un modello scientifico (ed anzi occorrerebbe una riflessione in più comparando le migliori esperienze dell’Italia, d’Europa e del Mondo) secondo il quale il modello della Asl unica è abbastanza in discussione ed i primi effetti concreti dicono che servono correzioni». Allora, si è chiesto Solinas, «perché questa fretta, senza valutazioni corrette ed una riflessione di tutta l’Aula? Al cittadino non interessano direttori o modelli organizzativi ma la qualità di servizi, la lunghezza liste d’attesa, le file al pronto soccorso o per le visite specialistiche; prima bisogna lavorare su questo studio (ce ne sono tanti altri disponibili) poi viene tutto il resto». Ha fatto bene il presidente Pigliaru, ha detto in chiusura il consigliere sardista, «a riaffermare le proprie competenze sui tempi della verifica ma, allo stesso modo, le forze politiche dovrebbero avere la forza per riaffermare che neanche il Consiglio può farsi dettare i tempi di riforme strutturali; se non difendiamo queste prerogative mettiamo in discussione noi stessi».

Il consigliere Paolo Truzzu Misto-Fdi) ha criticato il fatto che «alcuni della minoranza hanno spostato altrove il dibattito sulla Asl unica ma io, invece, non voglio rinunciare a denunciare le responsabilità della maggioranza pur condividendo la necessità di andare oltre le appartenenze, e ricordare a tutti cosa è successo in questi due anni». La legislatura, ha sostenuto, «è iniziata sapendo che la sanità era il problema dei problemi e la verità è che dopo due anni e mezzo siamo a bomba, la situazione è anche peggiorata e la sanità sta sottraendo ancora risorse al bilancio regionale». Questo è accaduto, ha annotato Truzzu, «perché il problema della sanità non è stato affrontato e non si sa che obiettivi seguano i commissari; anzi ognuno ha creato un suo califfato dove si vedono cose buffe, da una parte il blocco assunzioni e dall’altra si inventano posti di lavoro». La proroga, ha concluso soffermandosi sul merito del provvedimento, «semmai andrebbe legata ad una vera riforma, altrimenti tanto vale lasciare i commissari dove sono; politicamente, piuttosto, è ora che qualcuno si assuma qualche responsabilità dopo due anni e mezzo, in caso contrario la maggioranza ha dimostrato di non avere una consistenza, mandando ai sardi il messaggio devastante che nella sanità non è cambiato niente».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha parlato di una sanità che «registra dappertutto un momento di arretramento della qualità dei servizi rispetto al bisogno di salute; questo è il problema, un complesso di cose che riguarda l’organizzazione ed il funzionamento del sistema; sotto questo profilo chiedo alla maggioranza se ritenga di essere coerente dopo aver annunciato, in campagna elettorale, una vera e propria rivoluzione in sanità addossando tutte le colpe di ciò che non funziona al centro destra». Ora, ha aggiunto Dedoni, cosa è rimasto di quegli annunci? «Era solo propaganda e due anni e mezzo sono passati invano perché non ci sono stati confronti istituzionali ma trattative di potere; il problema non è la Asl unica ma verificare quanto fanno i commissari in materia di contratti, appalti ed assunzioni, è piuttosto quello dell’assenza di un vero progetto per la sanità sarda del futuro». Noi pensiamo, ha detto infine, «che la nostra Asl unica valga solo per personale ed acquisti lasciando autonomia ai territori ed è molto diversa dalla vostra».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha osservato che «molti colleghi dell’opposizione hanno sbagliato la tempistica perché all’ordine del giorno c’è la proroga dei commissari e non la riforma della sanità di cui avremo modo di parlare molto a lungo; siamo consci di tutti i problemi del servizio sanitario regionale ed anche del fatto che per molti non abbiamo trovato soluzioni». Tuttavia, ha continuato, «questo è accaduto non per colpa dell’assessore ma perchè ha messo in campo una squadra che non ha giocato come collettivo e non ha risposto alle aspettative, dimenticando che in questa fase ci si deve attenere solo agli atti ordinari e non è sopportabile che alcuni istituiscano nuove strutture complesse e semplici perché questo non lo accettiamo; così come non accettiamo che si facciano oggi atti di portata decennale, come quelli relativi ad da 90 unità provenienti dalle agenzie». Chiedo all’assessore, ha sollecitato Cocco, «un intervento di massima urgenza che blocchi immediatamente le delibere, perché non vorrei che qualcuno si faccia riconoscere generose indennità; ma non è giusto sottolineare solo le cose che non vanno, ce ne sono anche di buone come la decisione di prolungare il termine delle manifestazioni di interesse per la ricerca dei manager, bene così dimostreremo che saranno scelte le professionalità migliori».

In apertura del suo intervento, il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha ironicamente proposto una modifica del titolo del D.L in “Norme sulla politica del rinvio, del rinnovo delle poltrone e delle finte proroghe”. L’esponente della minoranza ha stigmatizzato la decisione della Giunta di procedere a un’ulteriore proroga dei commissari delle Asl: «La riforma del sistema sanitario prevedeva un termine di 4 mesi per il commissariamento delle Asl – ha sottolineato Rubiu – per cinque volte consecutive siete riusciti ad andare contro questo termine.
La Giunta si occupa di proroghe e non dei veri problemi della Sardegna».

Il capogruppo dell’Udc ha quindi segnalato la difficile situazione di alcune strutture territoriali come il Cto di Iglesias e il San Marcellino di Muravera. «Il pericolo è che con la Asl unica questi presidi vengano smantellati – ha rimarcato Rubiu – eppure la legge 23 andava in un’altra direzione. Il processo di riforma si è arenato. Non è servita la lezione che gli elettori hanno dato all’attuale maggioranza: le ultime elezioni amministrative hanno punito il centrosinistra ed evidenziato che la Sanità è il principale tema di scontro. Il diritto alla salute riguarda tutti».

Gianluigi Rubiu ha proseguito il suo intervento sottolineando i problemi interni alla maggioranza sulla Asl unica: «Per aggirare le difficoltà si ricorre al più vecchio degli espedienti: rinviare per tirare a campare – ha concluso il consigliere di minoranza – gli attuali commissari prendono decisioni senza controllo. La richiesta di proroga è, di fatto, una bocciatura per l’assessore. L’Udc è per il riordino della sanità, il piano deve passare da una maggioranza solida e certa, in grado di dare risposte. Si scivola invece nella politica dei rinvii e dei rimandi».

Alle accuse del centrodestra ha replicato sarcasticamente il capogruppo del Pd Pietro Cocco. «Sembra di assistere a una commedia – ha esordito Cocco – qui sembrano tutti scolaretti alle prime armi, persone che non hanno mai partecipato alla gestione della cosa pubblica. Quando ci siamo insediati nel 2014 la Sanità funzionava a meraviglia, il sistema era riformato, le Asl non venivano commissariate e i conti erano a posto. Questo per dire che nessuno ha la bacchetta magica. Ciò che ho sentito stride con l’onestà intellettuale. Quando parliamo di diritto alla salute, parliamo di un valore assoluto, la bussola e il punto di riferimento a cui tutti dobbiamo guardare».

Cocco ha quindi ribadito la volontà della maggioranza di procedere alla riforma della sanità sarda. «Noi diciamo che vogliamo fare una proroga di un mese, probabilmente non basterà, ma diciamo anche che la riforma la facciamo – ha rimarcato Cocco – una parte è stata fatta con la legge 23 che ha introdotto il riordino della rete ospedaliera e disegnato un nuovo sistema di emergenza-urgenza. Dopo 20 anni la Regione si è dotata di un piano di servizi sanitari che non c’era. Le fibrillazioni interne alla maggioranza sono una cosa normale. Ci sono forze con ideali diversi, questo è un valore aggiunto. Noi la legge la faremo. Ciò che conta è il risultato, il lavoro dell’assessore è complicato ma arriverà a compimento».

Secondo il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sulla sanità si è aperta una vera e propria crisi politica per il centrosinistra: «C’è uno scontro all’interno della maggioranza che avrebbe dovuto indurre Pigliaru ad essere presente in Aula per rendersi conto di cosa sta succedendo – ha detto Pittalis – minimizzare non vi serve e non serve alla Sardegna».

Pietro Pittalis ha quindi paragonato Pigliaru ad Attilio, soldato romano diventato santo festeggiato oggi 28 giugno.  «Attilio si trovò di fronte a un grande dilemma: scegliere tra gli ordini dell’imperatore e il volere della Chiesa. Per questo venne condannato a morte – ha ricordato Pittalis – Attilio è la fotografia di un presidente regionale che vive nel perenne dilemma del fare o non fare, essere o non essere. E’ una rappresentazione tragicomica dell’immobilismo che ha caratterizzato leggi come quella sugli Enti locali o Forestas, stessa situazione sui trasporti (con le compagnie aeree che scappano). Per due anni e mezzo avete passato il tempo a denunciare le politiche fallimentari del centrodestra sulla sanità. Oggi vi presentate non con la riforma ma con un’ulteriore proroga dei commissari delle Asl».

Successivamente, Pittalis ha rivolto una critica al presidente della commissione Sanità Raimondo Perra: «Non si può sostenere in una relazione di maggioranza che la proroga dei commissari serve per consentire al Consiglio di approvare la riforma sanitaria – ha affermato Pittalis – non riversate la responsabilità sul Consiglio, i ritardi dipendono dalla maggioranza. Ci si chiude nelle stanza del Partito democratico per decidere cosa fare sulla Sanità. Vi lamentate della nomine Isre ma non è questo il problema, lamentatevi di cosa non fate per la sanità».

Pietro Pittalis è quindi tornato sul tema politico: «Due anni e mezzo sono passati, si rimandano le decisioni per rinviare la questione degli assetti di Governo. Vi stanno chiedono il rimpasto, c’è un problema o no?  E’ la stessa maggioranza a dire che l’azione della Giunta è fallimentare – ha concluso il capogruppo azzurro – la politica seria è assente. Intanto la situazione della Sardegna è sempre più drammatica» 

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha escluso che “la sanità sarda sia allo sfascio come sembrano affermare gli esponenti dell’opposizione” ed ha quindi invitato la minoranza consiliare “a confrontarsi sui dati”, ricordando però come, per decisioni assunte nella passata legislatura “la Sardegna è scomparsa dagli indicatori dei Lea”.

L’assessore ha quindi evidenziato i positivi risultati raggiunti dai commissari nelle Asl, ad incominciare dai risparmi conseguenti dalla gara unica per l’acquisto degli ausili («quando c’erano centinaia di carrozzine buttate nei magazzini»).

Luigi Arru ha quindi riaffermato l’attenzione per le zone interne dell’Isola: «Non stiamo togliendo servizi ma vogliamo investire sulla prevenzione e non su ospedali che vengono occupati al 50% della potenzialità». L’esponente della Giunta ha inoltre invitato i consiglieri a valutare le politiche sanitarie nella sua completezza ed ha elencato una serie di azioni positive nelle gestioni (l’appalto per le nuove cliniche a Sassari e il triplo dei trapianti del 2015, nonché lo sforzo per garantire 50 milioni da destinare ai farmaci per l’epatite “c”). L’assessore ha, dunque, difeso l’istituzione della Asl unica ed ha escluso che ci siano studi o dossier che possano inficiarne l’efficacia («è vero che il trend è avere macro aree con 500mila abitanti ma dobbiamo testare il sistema e per questo ci servono i monitoraggi come quelli trimestrali che facciamo sulle gestioni delle Asl»). «Esaltiamo le cose positive – ha insistito l’assessore – ricordiamoci l’eccellenza di Olbia per le cure palliative territoriali e teniamo presente che c’è bisogno di servizi e non di ospedali occupati al 50%».

«Io non ci sto a dare l’immagine dello sfascio per la sanità sarda – ha concluso Arru – e la Asl unica sarà importante non solo per 30% di economie nelle macro acquisizioni ma perché permetterà la creazione di un’ agenda unica per il governo clinico, così come riconosco l’esigenza di migliorare la nostra azione ed è per questo che abbiamo bisogno di un nuovo modello organizzativo, di una rete di garanzie proporzionale al rischio e di continuare a lavorare per migliorare la salute».

A conclusione dell’intervento dell’assessore della Sanità il capo gruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto un minuto di sospensione che il presidente del Consiglio ha accordato ed alla ripresa l’Aula ha approvato il passaggio agli articoli, dopo che il consigliere dell’Udc, Gianni Tatti, aveva dichiarato voto contrario. Aperta la discussione sull’articolo 1 (proroga dei termini) del Dl 338, il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha duramente criticato l’operato dei commissari ed anche l’intervento in Aula dell’assessore Arru. «Ricordi l’assessore – ha dichiarato Tedde – quando un capogruppo di maggioranza ha definito “marcia” la gestione delle Asl in Sardegna». «La verità – ha proseguito l’esponente della minoranza – è che sono i commissari e non la Giunta a riorganizzare la sanità sarda che continua ad essere gestita completamente dalla politica in spregio al programma declinato in quest’Aula dal presidente Pigliaru».

Dopo l’intervento del  consigliere Tedde il presidente Ganau ha informato l’Aula che sono stati presentati due emendamenti: il primo, soppressivo totale dell’articolo 1 e il secondo che proroga i commissari fino al 31 agosto 2016. La commissione ha espresso parere contrario all’emendamento 1 e favorevole all’emendamento 2 .

E’ poi intervenuto Michele Cossa (Riformatori sardi) che  ha detto che l’assessore Arru non ha risposto al tema più importante.  Il problema che abbiamo posto da settimane – ha detto Cossa  – è la legittimità degli atti che pongono in essere i commissari.  Questi commissari stanno danno incarichi, stanno facendo concorsi, istituendo strutture complesse, blindando posizioni. E la giunta non dice nulla. Questi commissari hanno dei limiti – ha chiesto – o possono agire in maniera indiscriminata?  Inoltre, è necessario introdurre degli elementi di valutazione per l’operato di questi commissari.  Spesso ci sono elementi di comportamento non virtuoso. Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna)  ha detto di non voler discutere sulla buona fede dell’assessore alla sanità ma non si può far passare il trio Soru-Dirindin-Gumirato come il migliore del mondo. Voi avete detto che avreste migliorato  i servizi sanitari – ha aggiunto – ma niente è stato fatto.  Noi non vogliamo sparare sulla Croce rossa, ma siamo convinti che le risposte ai cittadini che soffrono bisogna darle. Quindi nessuno accusa l’assessore ma bisogna evitare di fare proclami.

L’emendamento n. 1, soppressivo totale dell’articolo 1, è stato bocciato (votanti 54, sì 24, no 30) .

Sull’emendamento 2, che proroga la data al 31 agosto 2016, Stefano Tunis ha detto, ironicamente, che far slittare di un mese la data del fallimento  sposta dal pericolo di dover svolgere campagna elettorale ad agosto. Tunis ha confermato il voto contrario all’emendamento. E’ poi intervenuto Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) che  ha detto che l’emendamento 2  è la certificazione che non è la maggioranza che proroga i commissari ma è il contrario. Si arriva al 31 agosto esautorando sia la commissione che il Consiglio.   

L’emendamento 2, su cui c’era il parere favorevole della commissione, è stato approvato. (Presenti 52, sì 30, no 22). Sono stati approvati gli articoli 1 (sì 30, no 25), 2 (sì 30, no 25) e l’intera legge (presenti 55, sì 30, no 25). 

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 Consiglio regionale 31

Dopo la riforma sanitaria ed il rimpasto, ora anche le nomine sono motivo di tensione tra i gruppi di maggioranza in Consiglio regionale.
Il Gruppo Sovranità, Democrazia e Lavoro in Consiglio regionale, contesta la nomina dell’ex consigliere regionale del Pd, Giuseppe Pirisi, all’’Istituto superiore regionale etnografico ed accusa il Partito Democratico di ignorare non solo gli alleati politici, ma anche la meritocrazia.
«Anche in quest’occasione il Partito Democratico ha dimostrato di volere agire in assoluta autonomia, senza alcun rispetto verso le altre forze politiche della coalizione», accusano i consiglieri regionali Roberto Desini, Augusto Cherchi, Annamaria Busia, Gianfranco Congiu, Piermario Manca ed Alessandro Unali -. La decisione unilaterale del Pd riguardo la nomina all’ISRE è arrivata senza consultare preventivamente gli altri partiti con i quali la coalizione governa la Regione Sardegna. Non solo, sono state trascurate le indicazioni delle altre forze politiche e sono stati ignorati i curricula degli altri possibili candidati per il prestigioso ente regionale, facendo prevalere la logica della spartizione politica sulla meritocrazia e sui titoli» aggiungono i consiglieri del Gruppo SDL. «Inoltre, in un momento così delicato per la politica regionale – concludono i consiglieri regionali del gruppo Sovranità, Democrazia e Lavoro -, riteniamo che il comportamento del Pd possa creare imbarazzo e difficoltà allo stesso presidente Pigliaru, impegnato, insieme al Consiglio, nella definizione di pratiche importanti come quella sulla riforma sanitaria».

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L’Amministratore delegato della Delcomar, Franco Del Giudice, è intervenuto in audizione in IV commissione sui collegamenti marittimi con le isole minori.

«Siamo l’unica impresa di navigazione totalmente sarda e, nonostante il momento difficile, crediamo di aver migliorato il servizio riducendo le tariffe, aumentando le corse e, soprattutto, garantendo l’occupazione di circa 180 unità più gli stagionali» ha detto Franco Del Giudice.

Nel corso del suo intervento Del Giudice ha poi ricordato che la Delcomar assicura anche i collegamenti notturni, «un servizio pubblico che non ha precedenti in Italia» ed inoltre, grazie alla partecipazione in un’altra società, copre la linea fra Santa Teresa di Gallura e Bonifacio, «attualmente in regime di libero mercato in attesa che venga bandita una gara europea, trattandosi di un collegamento internazionale».

Soffermandosi sul contratto con la Regione, l’Ad di Delcomar ne ha sottolineato la complessità tecnico-giuridica, spiegando che «a distanza di cinque mesi dall’aggiudicazione della gara non è stato possibile firmare il contratto per questioni burocratiche che rientrano nella competenza nazionale; ciò significa, anche per far capire quanto sia difficile fare impresa in Sardegna, che ancora non abbiamo ricevuto il corrispettivo dei servizi già svolti, a differenza del contratto Saremar che prevedeva il pagamento anticipato».

Affrontando più in generale il problema della portualità sarda, Del Giudice ha espresso «preoccupazione per l’accordo raggiunto in conferenza Stato-Regioni sulla riforma della legge nazionale-quadro sui porti, che prevede il passaggio dei porti di competenza regionale (ad esempio Portoscuso e SantaTeresa di Gallura) al ministero dei Trasporti». «Ritengo invece che la Sardegna debba evitare questo accentramento di poteri – ha osservato ancora Del Giudice – e vigilare con attenzione sull’iter parlamentare della riforma perché, seguendo questa tendenza, potrebbe interessare anche i porti di La Maddalena, Palau, Calasetta e Carloforte».

Anche su quest’ultimo aspetto si è sviluppato all’interno della commissione un ampio dibattito in cui hanno preso la parola i consiglieri regionali Lorenzo Cozzolino (Pd), Pierfranco Zanchetta (Cps), Angelo Carta (Psd’Az) e Pier Mario Manca (Sdl). L’on. Zanchetta, in particolare, ha proposto una risoluzione della commissione sulla portualità marittima rappresentando anche l’esigenza di una audizione in tempi brevi dell’assessore dei Trasporti.

Il presidente Antonio Solinas, nelle conclusioni, ha espresso soddisfazione per la buona qualità del servizio, «cui si è arrivati dopo la conclusione positiva di una vicenda particolarmente delicata come quella della Saremar». Inoltre, raccogliendo le indicazioni complessive emerse dall’audizione, ha assicurato che, a breve scadenza, «l’assessore dei Trasporti sarà sentito dalla commissione per un confronto a tutto campo che riguarderà sia il contratto di servizio per le isole minori che la portualità regionale».

Disagi sul traghetto La Maddalena della Delcomar Traghetto Delcomar 1 copia

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

La IV commissione (Governo del territorio-Ambente), presieduta dall’on. Antonello Solinas, ha proseguito il ciclo di audizioni sulle proposte di legge in materia di raccolta dei funghi ascoltando le principali associazioni micologiche della Sardegna.

Per la Pro Loco di Laconi, Stefano Bertolini, auspicando una nuova disciplina sulla materia che valorizzi i prodotti locali, ha ricordato che il tartufo sardo «per le sue particolari caratteristiche viene esportato con una maggiorazione di prezzo e tagliato con altri prodotti; significa che abbiamo grandi potenzialità ma non sappiamo sfruttarle, perciò occorrono regole sui soggetti abilitati al prelievo e sulle quantità e soprattutto formazione rivolta ai giovani».

Massimo Sanna, dell’Associazione Bresadola (Sette fratelli) ha sottolineato in apertura il riferimento all’Albo nazionale micologi per individuare i soggetti abilitati alla raccolta, proponendo di differenziare le diverse tipologie di attività: professionale, amatoriale, a scopo di studio. Ha poi suggerito di ridurre la quantità massima prelevabile, fissata dalla legge quadro nazionale a 5 kg, e di prevedere sanzioni adeguate per i trasgressori e controlli più stringenti sulla vendita del prodotto.

Renzo Serra, del Gruppo micologico di Nurallao ha sostenuto che «i tartufi sono una risorsa importante del sistema naturale del bosco, dunque tutte gli interventi di disciplina vanno inquadrati in questo contesto complessivo». «Adesso – ha aggiunto – c’è molta confusione, mentre invece occorre selezionare i prodotti da mettere sul mercato ed assicurare che si possano riprodurre secondo processi rispettosi del ciclo naturale».

Agostino Mele, a nome dell’Associazione micologica Norbellese, ha rilanciato il tema dei prodotti locali, «che hanno una grandissima qualità e pur facendo parte di un comparto agro-alimentare di eccellenza faticano ad affermarsi sui mercati, segno che in Sardegna ci sta muovendo con grande ritardo ed attività di prelievo indiscriminato che dimostrano scarsa conoscenza del nostro ambiente e dei nostri beni naturali». «E’giusto perciò – ha concluso – che anche questi prodotti siano tutelati da un marchio doc e che gli interventi di tutela siano estesi anche ad altre specie come asparagi ed orchidee selvatiche».

Nel successivo dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Pier Mario Manca (Sdl), Piero Comandini (Pd) e Gianni Tatti (Udc) ed i capigruppo di Riformatori, Attilio Dedoni, e Cps Pierfranco Zanchetta.

Nelle conclusioni, il presidente Antonio Solinas, dopo aver ricordato che la prima proposta di legge sulla raccolta dei funghi risale al 1986, ha ringraziato le associazioni per le “utilissime” indicazioni fornite alla commissione, assicurando l’impegno comune per arrivare in tempi ragionevoli «ad una buona legge, semplice e snella, capace di assicurare in un quadro di equilibrio rispetto dell’ambiente, tutela della bio-diversità e valorizzazione di una importante risorsa economica».

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

La quarta commissione (Governo del territorio-Ambiente), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd) ha ascoltato l’assessore Donatella Spano per conoscere la valutazione dell’esecutivo sulle tre proposte di legge all’esame della commissione: la n. 34 (Riformatori), la n. 219 (Comandini e più) e la n. 284 (Per Mario Manca e più).

L’assessore dell’Ambiente ha dichiarato che «la materia riveste una grande importanza per la Regione perché, pur essendo molto tecnica, incrocia i temi strategici della bio-diversità e della tutela dei beni naturali del territorio che sono al centro dell’azione del governo regionale».

Per quanto riguarda i contenuti, Donatella Spano ha auspicato che si arrivi ad un testo condiviso da sottoporre al Consiglio, richiamando però l’attenzione della commissione su alcuni aspetti da definire con chiarezza, anche in un’ottica di semplificazione. Gli approfondimenti indicati dall’assessore riguardano, in particolare, la competenza generale dell’assessorato all’ambiente sulla materia, le conoscenze richieste per gli incaricati della formazione, la differenziazione fra i cercatori “professionali” e quelli “amatoriali”, il ruolo dei Comuni o delle unioni di Comuni, che dovranno rilasciare i tesserini sulla base di indirizzi generali predisposti dalla Giunta.

«Il confronto su questi aspetti della legge – ha osservato ancora l’assessore Spano – consentirà anche di mettere in luce la nostra volontà di sostenere un prelievo controllato e consapevole dei funghi, supportato da una campagna informativa sulle caratteristiche (ed anche la pericolosità, in alcuni casi) di questo prodotto naturale, destinata alle nostre comunità.»

Nel successivo dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Piermario Manca e Piero Comandini, primi firmatari di due delle proposte di legge in esame.

Nelle conclusioni il presidente della commissione Antonio Solinas ha sottolineato positivamente la distinzione fra cercatori professionisti ed amatoriali, aggiungendo che «nel quadro di un leale rapporto di collaborazione fra Regione ed Enti locali, appare opportuno che la Regione tracci gli indirizzi generali della disciplina della materia, riservando ai Comuni le risorse provenienti dal gettitto relativo alle autorizzazioni».

Solinas ha poi comunicato che le audizioni riguardanti le proposte di legge sulla raccolta dei funghi proseguiranno domani alle 10.00 con gli interventi della Pro Loco di Laconi, dell’Associazione micologica Norbellese, dell’Associazione Bresadola (Gruppo Sette Fratelli) e del Gruppo micologico Torralbese. Alle 12.00, inoltre, l’assessore dei Lavori Pubblici Paolo Maninchedda riferirà sullo stato di attuazione degli impegni finanziari del mutuo da 700 milioni per la realizzazione di opere pubbliche.

Nella giornata di giovedì, 9 giugno, sempre alle 10.00, è invece in programma l’audizione dell’amministratore delegato di Abbanoa Alessandro Ramazzotti sul problema dei “conguagli regolatori”.

E’ stata nuovamente rinviata, infine, l’audizione dell’Ad della Delcomar Franco del Giudice sui collegamenti con le isole minori. Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, lamentando il rinvio, ha chiesto l’acquisizione degli atti del contratto di servizio. Il presidente Solinas ha assicurato che, nell’ambito dei poteri e delle competenze della commissione, saranno adottate le opportune iniziative per facilitare il confronto fra le parti.

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Elisabetta Falchi 11

L’assessore regionale dell’agricoltura Elisabetta Falchi con il direttore generale dell’assessorato Sebastiano Piredda, e il direttore di Argea Gianni Ibba, sono stati sentiti questa mattina dalla Commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale.

Al centro dell’audizione, lo stato di attuazione del Piano di sviluppo rurale 2014-2020 e la situazione dei pagamenti dei fondi destinati all’agricoltura.

Sul primo punto, l’assessore ha confermato la pubblicazione di tutti i bandi relativi alle misure a superficie, esclusi quelli per la gallina prataiola e le razze in via d’estinzione. «La Sardegna – ha spiegato Falchi – è tra le prime regioni ad aver completato le procedure per la presentazione delle domande sul sistema informativo agricolo nazionale. Le misure difesa del suolo, agricoltura biologica, indennità per le zone sottoposte a vincoli naturali, benessere animale e salvaguardia climatica sono operative».

Sui bandi per gli  investimenti, l’assessore ha invece annunciato che l’iter per alcune misure (sostegno a investimenti in aziende agricole, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e primo insediamento di giovani in agricoltura) è a buon punto e i bandi saranno pubblicati nelle prossime settimane.

Alcuni consiglieri di maggioranza e opposizione (Piero Comandini, Mario Tendas, Piermario Manca, Luigi Crisponi ed Angelo Carta) hanno sollecitato un confronto più ampio sui bandi da pubblicare lamentando un scarso coinvolgimento della Commissione su quelli già ultimati. L’assessore ha spiegato che i bandi rispondono alle normative europee e vengono calibrati sulla base delle schede di misura. «Alcune misure sono blindate, su altre, come quelle per gli investimenti, c’è più libertà d’azione – ha detto Elisabetta Falchi – in ogni caso c’è la massima disponibilità ad ascoltare e raccogliere suggerimenti».

Il presidente della Commissione Luigi Lotto ha quindi proposto un nuovo incontro per la prossima settimana per discutere della programmazione futura. «Sui bandi già pubblicati – ha detto Lotto – credo che sia invece necessaria, tra qualche mese, una verifica delle ricadute per valutare i benefici al settore ed eventualmente proporre delle correzioni. La fortuna del Psr è che le misure sono aperte e possono essere modificate».  

Sugli interventi  per il miglioramento del benessere animale dei bovini da carne, oggetto di ripetute polemiche, l’esponente dell’esecutivo ha spiegato che si tratta di una novità accolta, dopo un lungo e impegnativo confronto, dall’Unione Europea. «Il bando rispetta la normativa Ue – ha spiegato Falchi – i fondi non possono essere destinati all’allevamento ma solo alle aziende che si occupano di bovini da ingrasso».

Sull’assenza di misure destinate al settore ippico, contestata dal consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi («è un grave errore aver escluso il comparto dalle linee di intervento contrariamente a quanto previsto da altre regioni come la Toscana e il Veneto»), i vertici dell’assessorato hanno precisato che in Sardegna non esistono aziende che allevano cavalli per la produzione di carne ma solo per attività sportive. «Vista la particolare situazione sarda – ha detto il direttore  Sebastiano Piredda – più che con le misure per favorire il benessere animale si potrà intervenire attraverso i programmi leader dei Gal».

Sul fronte dei pagamenti il direttore di Argea, Gianni Ibba, ha spiegato che sono stati finora erogati circa 35 milioni di euro del Psr e annunciato che sull’indennità compensativa sono stati completati i controlli su 17.700 pratiche. Di queste, 14.400 hanno avuto esito positivo e saranno liquidate automaticamente. Entro giugno, dovrebbero essere completati i pagamenti per circa 31 milioni di euro.

Sulle lentezze nell’istruttoria delle domande, infine, l’assessore Falchi ha difeso l’operato di Argea: «Il ritardo c’è stato ma perché gli uffici erano impegnati nei mesi scorsi sulle pratiche degli assi 1 e 2. Ora Argea si è riallineata e gli ostacoli sono quasi superati. Il problema vero continuano ad essere le difficoltà attraversate da Agea (ente pagatore nazionale) che non liquida le pratiche già istruite».