26 April, 2024
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Il Consiglio regionale stamane ha approvato l’articolo 1 con il piano per il lavoro “LavoRas” della Manovra 2018-2020.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti collegati all’art. 1 (Disposizioni in materia finanziaria e contabile) del Dl n. 455/A – Giunta regionale – Legge di stabilità 2018.

In apertura sono stati respinti numerosi emendamenti soppressivi presentati dalla minoranza e successivamente sono iniziate le dichiarazioni di voto sul testo dell’articolo.

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, ribadendo il voto contrario, ha detto che «speravamo che la finanziaria si potesse migliorare mentre invece, l’articolo rimane sterile; speriamo che non ci siano brutte notizie sugli accantonamenti ed auspichiamo che con gli emendamenti successivi si possa ancora migliorare il testo».

L’altro vice capogruppo Marco Tedde ha affermato che «la programmazione delle risorse comunitarie segna il passo e necessita di una decisa sterzata e sotto questo profilo il governo regionale deve mettersi le mani sulla coscienza, impegnandosi di più sulle cose concrete, evitando di fare annunci e verificando le strozzature dell’apparato burocratico»

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), contrario, ha sostenuto che «oltre alla programmazione delle risorse comunitarie c’è quella sugli accostamenti che si sta valutando con un po’ di sufficienza, stiamo mettendo a bilancio oltre 600 milioni ma in realtà lo Stato ce ne deve molti di più; su questo punto dovremmo tornare perché con una legge di stabilità sub iudice potrebbero verificarsi sgradevoli sorprese, mettendo a rischio l’impianto della legge di stabilità».

Il consigliere di Forza Italia Mariano Contu, contrario, ha messo l’accento sui 10 milioni stanziati attraverso l’Insar per la ricollocazione numerosi soggetti espulsi dal mondo del lavoro dopo la chiusura delle imprese. In passato, ha ricordato, «il percorso ha richiesto non meno di 3 anni ed è evidente che certi meccanismi devono essere accuratamente verificati e non riproposti tali e quali».

Sempre per Forza Italia il consigliere Edoardo Tocco ha osservato che «occorre evitare che molti fondi comunitari tornino al mittente, i problemi non sono stati risolti, bisogna fare di più e rispoindere concretamente alle tante aspettative dei sardi».

Il consigliere dell’Udc Peppino Pinna, contrario, ha evidenziato ancora una volta la criticità del sistema dei trasporti, che «si rivela incapace di garantire una accettabile mobilità ai sardi, mentre a fronte di stanziamenti ingenti della Regione lo Stato aumenta i costi per i passeggeri; è urgente ridefinire la questione della continuità e riorganizzare il sistema per lo sviluppo della Sardegna».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha detto che «con gli emendamenti aggiuntivi e soprattutto con gli interventi in materia di lavoro si vedrà se davvero nella manovra c’è qualcosa di buono per i sardi; in questo momento più che quanto si può spendere sono importanti selezione e qualità della spesa». Abbiamo avuto interlocuzioni con la maggioranza, ha concluso, «e ci aspettiamo un approccio diverso e migliore».

Il capogruppo Pietro Pittalis ha ribadito la posizione contraria del gruppo al provvedimento nel suo complesso, «non rispondente alle reali esigenze dei sardi di fronte alle quali a nostro giudizio la maggioranza continua a navigare a vista». Sul lavoro, ha aggiunto, «bisogna capire se il testo è solo della Giunta o ad esso hanno contribuito anche le forze del centro-sinistra perché, in caso affermativo, non si capisce come possa essere sottoscritto un progetto di aria fritta».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha dichiarato che «le politiche economiche delle ultime anni hanno puntato al rafforzamento delle capacità imprenditoriali ma i risultati, a cominciare dal Piano Sulcis, non sono stati all’altezza delle aspettative a causa di insopportabili ritardi burocratici». La finanziaria, a suo avviso, «sotto questo profilo è poco vigorosa e poco innovativa, con un impianto condizionato dalla spesa sanitaria e dall’assistenzialismo, senza azioni davvero incisive, appesantita da troppa spesa corrente»

Il capogruppo di Art. 1 – Sdp Daniele Cocco ha detto che «non vogliamo prendere in giro nessuno, crediamo molto in questo Patto per il lavoro e su risorse che dovrebbero essere destinati a molti sardi rimasti esclusi dalle opportunità di occupazione; chiediamo però garanzie perché vogliamo, a fronte di una aspettativa forte, che le risorse disponibili siano spese in modo rapido ed efficace»

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista), soffermandosi sul progetto LavoRas ha affermato di non credere nei miracoli «ma in un utilizzo migliore di risorse che già facevano parte della programmazione regionale, capace di organizzare meglio la spesa con una cabina di regia efficiente; questa visione è mancata negli anni passati spesso con risultati molti negativi, fra i fondi riprogrammati ci sono quelli Insar ed anche questa è una buona notizia per i disoccupati sardi».

Il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino ha ribadito la posizione contraria del suo gruppo sulla manovra, sottolineando che «l’obiettivo comune del progetto sul lavoro deve appartenere all’intero Consiglio, per cui molti fondi si potevano convogliare nel Fondo unico per gli Enti locali, dato che i Comuni già svolgono alcune funzioni contenute nel progetto a favore della fasce più marginali della società sarda».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha messo l’accento sul progetto-lavoro, giustamente «al centro dell’attenzione perché pilastro portante della manovra perchè agisce sul contingente e sulle prospettive, facendosi carico di una sofferenza di diffusa e migliorando anche alcune misure di flex-security che non hanno dato i risultati sperati». Soprattutto nella catena di governo della spesa, ha sostenuto, «noi riteniamo che al vertice di debba essere una figura commissariale, proposta che ci riserviamo si dettagliare meglio in seguito».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione il testo dell’articolo che il Consiglio ha approvato con 27 voti favorevoli e 18 contrari.

L’aula è poi passata all’esame dell’emendamento 813 (Dedoni e più) che ripropone la storica battaglia dei Riformatori sulle accise (la previsione, tra le entrate spettanti alla Regione, delle imposte di fabbricazione sui prodotti generate in Sardegna anche se riscosse nel restante territorio dello Stato).

Secondo Michele Cossa «la rinuncia della Regione a questa partita è stato un errore. La Corte Costituzionale ha avuto un atteggiamento diverso nei nostri riguardi rispetto alla Sicilia. C’erano i margini per difendere la Sardegna – ha affermato Michele Cossa – oggi riproponiamo questo tema, consapevoli che si tratta di una forzatura. La Sardegna sconta un handicap naturale rappresentato dall’insularità, lo Stato deve riconoscerlo».

A favore della proposta si è schierato Mariano Contu (Forza Italia): «E’ un argomento importante e lo sosteniamo – ha detto Mariano Contu – per questo, insieme al collega Truzzu, abbiamo presentato un altro emendamento su un tema specifico: la tassazione delle birre artigianali prodotte in Sardegna».

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi e primo firmatario dell’emendamento,  ha ribadito la necessita di reperire nuove risorse per finanziare le politiche del lavoro e dello sviluppo: «La Giunta sa che ci mancano danari, le risorse stanziate per il Piano del Lavoro arrivano da altri capitoli, non si tratta di fondi aggiuntivi. Servono altre finanze, per questo è necessario ricercare altre fonti di finanziamento. L’accordo Prodi-Soru prevedeva un miliardo e 700milioni di euro all’anno per la Sardegna. Quanti ne abbiamo incassati? C’è un arretrato ingente. Di queste risorse la Sardegna ha un bisogno vitale. Fate un tentativo, inserite questo emendamento».

Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha evidenziato il senso della battaglia sulle accise iniziata dal suo partito nel 2013: «Non è solo una questione ideale, le ragioni di questa battaglia sono anche economiche – ha affermato Luigi Crisponi – vogliamo rilanciare un tema importante e profondo che permetterebbe di realizzare i diritti dei cittadini sardi. Le accise devono essere riconosciute per sistemare un deficit del territorio e compensare i danni ambientali causati dalla presenza dell’industria petrolifera in Sardegna».

Marco Tedde (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha invitato l’Aula a sostenere la proposta: «La battaglia sulle accise è giusta e va sostenuta da tutti. Va fatto un braccio di ferro con lo Stato che si tiene 674 milioni all’anno,  la vittoria di questa battaglia ci consentirebbe di incassare un miliardo di euro. Lo Stato non riconosce le accise ma le interpreta come imposte di consumo. E’ un errore, un atto odioso e doloso. Questo atteggiamento crea alla Sardegna dei danni incommensurabili».

Voto favorevole ha annunciato anche Gennaro Fuoco (FdI): «E’ una battaglia di correttezza anche nei confronti dello Stato. C’è stato un trattamento diverso per la Sicilia dove sono state riconosciute condizioni migliori sulla distribuzione delle accise – ha detto Gennaro Fuoco – non si possono tollerare comportamenti diversi nei confronti di territori che hanno problemi simili come lo svantaggio dell’insularità e la mancanza di lavoro».

Giudizio condiviso da Paolo Truzzu (FdI): «Bisogna credere in questa battaglia – ha affermato Truzzu – è una strada assolutamente percorribile. La cifra potenziale da incamerare è di circa un miliardo, consentirebbe di garantire alcune soluzioni al problema del territorio. In questi anni ci siamo resi conto come sia difficile sostenere le politiche di sviluppo.  I soldi delle accise libererebbero altre risorse e, per esempio, permetterebbero di azzerare l’Irap. E’ una sfida che va colta. Su questo tema ho presentato un emendamento a favore dei birrifici regionali che consentirebbe loro di recuperare l’accise pagata allo Stato».

Messo in votazione l’emendamento 813 è stato respinto con 24 voti contrari e 17 favorevoli .

Successivamente è stato annunciato il ritiro dell’emendamento n. 887 (Busia) mentre sul 1029 (Congiu e più) è arrivato un invito al ritiro da parte della Commissione e della Giunta. 

L’Aula è quindi passata all’esame del 1052. Stefano Tunis (Forza Italia) ha illustrato i contenuti della proposta: «L’obiettivo è quello di intervenire nei confronti di quelle risorse umane che potrebbero subire gli effetti negativi di una profonda automazione delle aziende. Molte figure professionali potrebbero essere messe in seria difficoltà. Noi chiediamo che la Regione partecipi ai progetti di welfare aziendali integrando gli ammortizzatori sociali o partecipando alla formazione». Tunis ha quindi manifestato la disponibilità al ritiro dell’emendamento e ne ha proposto uno orale al 1027 che prevede un fondo di 500mila, nell’ambito delle risorse assegnate all’Aspal, destinato ai progetti di welfare aziendale all’interno della contrattazione di secondo livello.

L’assessore alla Programmazione Raffaele Paci ha espresso parere favorevole: «I progetti di welfare aziendali sono una tematica importante. Per questo propongo un ulteriore emendamento orale per la costituzione di un apposito osservatorio con la partecipazione delle organizzazioni sindacali. Vogliamo che ci sia il coinvolgimento di tutti sull’andamento del Piano del lavoro»

Non essendoci obiezioni, i due emendamenti orali sono stati acquisiti.

Subito dopo il consigliere Stefano Tunis ha annunciato il ritiro dell’emendamento 1052 e la disponibilità a ritirare anche il 1053 a fronte di un impegno della Giunta per investire sul digitale.

L’assessore Raffaele Paci si è detto favorevole: «Siamo interessati a sviluppare qualunque forma di incentivazione al lavoro. Il digitale, sul quale stiamo investendo molto, rientra in quest’ottica». L’emendamento 1053 è stato quindi ritirato.

Paolo Truzzu (FdI) ha poi illustrato l’emendamento 1054. «Non ha un impatto finanziario – ha affermato – mira a trovare soluzioni per persone inoccupate di età compresa tra i 30 e i 40 anni. Finora la legislazione nazionale e regionale ha previsto bonus per il lavoro fino ai 29 anni. C’è una categoria di persone esclusa dagli incentivi in conto occupazione. E’ opportuno un ragionamento su questa fascia di persone nel Piano del lavoro».

Favorevoli anche il consigliere di FdI, Gennaro Fuoco («E’ una misura che favorirebbe anche i soggetti espulsi dal mercato del lavoro») e Luigi Crisponi dei Riformatori («Un segnale bipartisan sarebbe accolto con favore da lavoratori e imprese»).

L’assessore Raffaele Paci ha espresso parere favorevole: «E’ una proposta condivisibile, come le altre presentata da Truzzu sul lavoro delle donne e su quello degli over 50. Tutte queste categorie saranno prese in esame all’interno del Piano del lavoro. Sono però contrario alla presentazione di emendamenti ad hoc. Saranno previste misure specifiche per tutti quanti. Per questo invito i presentatori a ritirarli». Richiesta accolta dal consigliere Paolo Truzzu che ha ritirato gli  emendamenti 1054 e 1055.

Sul 1056 Paolo Truzzu ha invece voluto spiegare il senso della sua proposta: «E’ un emendamento che punta alla ripresa dell’incremento demografico. Prevede un bonus per chi assume donne con figli di età inferiore a 15 mesi. Chi ha figli piccoli viene sistematicamente escluso dal mercato del lavoro. Dobbiamo cambiare questa logica per due motivi: incrementare il lavoro femminile e allo stesso tempo la natalità. Serve una svolta culturale, rimettiamo le famiglie al centro delle politiche per il lavoro. Diventare mamma non deve essere una condanna, è un investimento per la comunità».

Stessa considerazione da parte di Gennaro Fuoco (FdI): «La Regione ha necessità di intervenire perché su questo fronte non interviene lo Stato. Un pronunciamento dell’Assemblea sarebbe importante per fissare un principio».

D’accordo anche Annamaria Busia (Campo progressista): «E’ un tema importantissimo – ha detto Busia – gli ultimi dati dimostrano che la Sardegna è il fanalino di coda, l’occupazione femminile  è al 48,9% contro la media europea del 72,5. Le poche donne che fanno figli battono in ritirata Altro dato allarmante: nel 2016, il 78% delle richieste di dimissioni ha riguardato lavoratrici madri per l’impossibilità di conciliare il lavoro con la famiglia. Mi aspetto risposte da parte della Giunta, si prenda atto di una situazione gravissima».

L’assessore Raffaele Paci, dopo aver riconosciuto “la grande importanza del tema” e ricordato che per le politiche di conciliazione sono disponibili oltre 22 milioni di euro di fondi Fse e Fsc, ha preso l’impegno per una previsione specifica nel Piano del Lavoro invitando i presentatori a ritirare l’emendamento.

Paolo Truzzu, nell’annunciare il ritiro dell’emendamento, ha offerto la sua disponibilità a collaborare per l’attivazione delle misure a favore delle donne madri: «Se riusciamo ad avviare questo processo creiamo un volano positivo. Lo stipendio alle donne consentirà di mandare il bambino alla scuola materna garantendo lavoro alle maestre. E’ un investimento a lungo termine».

L’Aula ha poi affrontato l’emendamento di maggioranza 1057 (Pietro Cocco e più), che prevede otto milioni di euro per incentivare le ristrutturazioni dell’edilizia privata nell’ambito del Piano Sulcis. Il primo firmatario ha detto: “Si tratta di incentivi addizionali a quelli fiscali esistenti e in questo modo si potranno generare un volume di lavoro di 40 milioni di euro”.

Per l’on. Giuseppe Fasolino (FI) “sarebbe opportuno che l’edilizia in generale, e non solo nel Sulcis, fosse intesa come una risorse per l’economia della Sardegna. Aspetto che discutiamo di urbanistica, a questo punto”.

Secondo l’on. Michele Cossa (Riformatori) “l’emendamento introduce un elemento interessante nella politica regionale, il sostegno diretto all’edilizia dei privati in una zona particolare della Sardegna. Mi chiedo se questo intervento non sia un po’ strano e discutibile, sarebbe meglio destinare le risorse a incrementare il fondo di rotazione dei mutui della Regione. Su questo vorrei anche sentire l’opinione dell’assessore”.

Della stessa opinione l’on.Luigi Crisponi (Riformatori), che si è detto “preoccupato che fondi destinati alle filiere produttive possano venire politicamente distratti, consentitemi il termine, verso l’edilizia privata. Mi sembra francamente difficile che un emendamento alla Finanziaria possa permettere tutto questo. Ci vorrebbe un approfondimento per capire la reale portata di questa norma”.

Per l’Udc ha parlato l’on. Gianluigi Rubiu, che ha detto: “Questo emendamento certifica se ce ne fosse bisogno il fallimento del Piano Sulcis, che a distanza di sette anni dall’approvazione del patto col Governo, stiamo rimodulando denari non spesi. Ma come mai ci sono denari non spesi nonostante il Sulcis sia un’area martoriata? Questi soldi dovrebbero rimanere vincolati al settore per il quale sono stati stanziati”.

L’on. Paolo Truzzu (Sardegna) “non è chiaro perché sia legittimo sostenere l’edilizia privata del Sulcis e non si possa fare altrettanto altrove. E mi preoccupa anche il trasferimento di risorse che avevano un’altra destinazione, non quella di risanare l’edilizia privata dei centri storici”. Perplesso anche l’on. Gennaro Fuoco (Sardegna), che ha ricordato: “Ciò che genera ricchezza in un territorio è la produzione e dunque le filiere produttive. Il nostro compito non è dare contributi a un determinato territorio invece che a un altro”.

Contrario all’emendamento anche l’on. Marco Tedde (FI): “Certo che l’edilizia è importante per la Sardegna, il nostro piano casa ha prodotto 46 mila pratiche. Ma non è questo il modo di affrontarlo, soprattutto in assenza di una legge urbanistica che, nonostante le vostre promesse, non riuscite a portare in aula. Il vostro emendamento introduce un meccanismo pericoloso”.

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az), «prima di attuare misure come queste, che certificano il fallimento del Piano Sulcis, bisognerebbe uscire dall’assistenzialismo che riguarda il Sulcis come Ottana».

Meravigliato l’on. Giorgio Oppi (Udc): “E’ capitato anche altre volte di dare contributi straordinari, a Sassari come a Iglesias. Ma il fatto che non si riesca a spendere le risorse finanziarie la dice lunga. E sono contrario anche alle fotografie, come quella scritta in questo emendamento”. Contrario anche l‘on. Fabrizio Anedda, che ha puntato il dito contro gli sprechi del Piano Sulcis mentre l’on. Pietro Pittalis (FI) ha affermato “dubbi sull’ammissibilità dell’emendamento: non è possibile modificare unilateralmente un patto, senza che sia stata negoziata la modifica del patto, nemmeno con le organizzazioni sindacali. Non tutto è consentito ed ammesso: se passa questa logica ogni patto è scardinabile. Cosa ne pensa il presidente Tore Cherchi? Lo avete interpellato?”.

Anche l’on. Francesco Agus (Cp) ha sollevato perplessità: “Gli interventi di ristrutturazione hanno un effetto volano, se compiuti nel rispetto dei contesti. Ma questo emendamento mi lascia molti dubbi e suggerisco il ritiro dell’emendamento”.

Per l’on. Luca Pizzuto (Sinistra) “i fondi possono essere utilizzati perché ci sono state interlocuzioni ed è stato concordato con le organizzazioni di categoria. La non approvazione di questo emendamento manda invece in perenzione i fondi del Piano Sulcis: chi vota contro questa norma fa perdere otto milioni a quelle categorie”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione l’emendamento 1057 ma l’on. Pietro Pittalis (FI) ha ribadito la richiesta di un parere circa l’ammissibilità dell’emendamento “visto che si interferisce su materia pattizia”.  L’on. Crisponi (Riformatori sardi) ha chiesto all’assessore Raffaele Paci se “tutti gli attori istituzionali siano stati sentiti per questa diversa destinazione dei fondi non spesi”. L’on. Alessandra Zedda (FI) ha sollecitato ancora un volta il ritiro dell’emendamento: “Se vi fermate a pensare a chi devono andare davvero i sostegni del Patto Sulcis dovete ritirare questo emendamento”.

L’emendamento 1057 è stato approvato con 24 voti a favore e 15 contrari.

Ritirati, invece, gli emendamenti 1058 (Pietro Cocco) e 1029 (Congiu).

Sull’emendamento 1027 “programma integrato plurifondo per il lavoro LavoRas” della Giunta regionale l’on. Gianfranco Congiu (Pds) ha proposto un emendamento orale che è stato accolto.

L’on. Pietro Pittalis (FI) ha chiesto la votazione per parti, dal punto 1 al punto 3, poi il 3 bis con il 3 ter.

Il presidente della Commissione, Franco Sabatini, parlando della norma in discussione ha detto: “Qui ci sono 100 milioni di risorse riprogrammate per le politiche del lavoro. E altri 27 milioni già programmati che nessuno intende toccare. Dunque, si tratta di un provvedimento che ci rende orgogliosi e che andremo a presentare in tutta la Sardegna. Dopo la Finanziaria avremo 30 giorni per confrontarci e attivare politiche che aggancino la ripresa”.

Il capogruppo di Forza Italia ha replicato: “Per le stesse ragioni, invece, noi andremo in giro in Sardegna a spiegare che avete creato false aspettative in chi attende di trovare un lavoro. Per il resto si tratta di risorse già programmate: non state aggiungendo nulla, non sono risorse aggiuntive. Questo è il gioco delle tre carte”.

L’on. Paolo Truzzu (Sardegna) ha detto: “Le cose che ho appena sentito dalla maggioranza mi hanno fatto pentire di aver ritirato una serie di emendamenti. Tutti siamo d’accordo per incentivare l’occupazione ma come si crea e come si racconta fa la differenza”.

Per il Pd ha preso la parola il capogruppo, Pietro Cocco: “Abbiamo dettagliato il nostro piano e l’alternativa e far cadere tutte le risorse, perdere quei denari e perdere il Piano per il lavoro che abbiamo elaborato per questo anno e per gli anni a venire. Prendiamo atto che la minoranza è contraria a mettere 128 milioni di euro in Sardegna”.

Michele Cossa (Riformatori sardi) ha dichiarato voto contrario: «L’emendamento propone misure di carattere assistenziale come è tradizione del centrosinistra». L’esponente della minoranza ha auspicato politiche con ricadute occupazionali “durature e positive”. Fabrizio Anedda (Misto) ha annunciato voto a favore e confermato piena fiducia al presidente della Regione, invitandolo però a scongiurare il rischio di interventi assistenzialistici. Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha rimarcato che il piano “LavoRas” prevede l’impiego di risorse già destinate in precedenza per il lavoro “e che quindi non sono state spese”. «È fondamentale – ha concluso l’esponete della minoranza – investire questi fondi per creare posti di lavoro “veri” e non impiegarli per fare assistenzialismo».

Luca Pizzuto (Art. 1 – Sdp) si è detto convintamente a favore dell’emendamento presentato dalla Giunta («diamo risposte a migliaia di disoccupati») ed ha così concluso il suo intervento: «È una misura importante e l’opposizione si ravveda, dimostri di essere più comunista di noi». Annamaria Busia (Misto-Cd) non ha nascosto alcune perplessità sulla proposta emendativa dell’esecutivo ma ha annunciato voto a favore: «Non posso votare contro un emendamento che ha come obiettivo il riconoscimento del diritto al lavoro».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni ha annunciato voto contrario: «Ma nessuno di noi è contrario ad un piano per il lavoro, vogliamo un piano serio del lavoro che porti reale occupazione con lo stanziamento di ulteriori cento milioni di euro». Il capogruppo del Pds, Gianfranco Congiu (Pds) ha dichiarato voto favorevole e compiacimento per il dibattito sviluppatosi in Aula sul tema del lavoro («è il riconoscimento che è il pilastro fondante della nostra finanziaria») ed ha anche mostrato apprezzamento per la volontà della minoranza di procedere con la votazione per parti. Mariano Contu (Fi) si è detto contrario ed ha accusato la maggioranza di centrosinistra “di discutere di minuzie” e di avere commissariato, nei fatti, l’assessore regionale del Lavoro.

Posto in votazione per parti, (dal comma 1.3 e successivamente commi 3bis e 3 ter) l’emendamento 1027 è stato approvato (28 favorevoli e 16 contrari per la prima parte e 41 favorevoli su 41 votanti la seconda parte). La minoranza ha votato a favore sia alle modifiche introdotte dalla proposta del consigliere Tunis (Fi) e che riguardano la finalizzazione di una parte delle risorse per l’economia digitale, sia a quelle avanzate dal capogruppo del Partito dei sardi, Gianfranco Congiu, che introducono il principio della cosiddetta “perequazione” per le zone maggiormente svantaggiate.

In sintesi, con l’emendamento 1027 e le successive modificazioni introdotte, il Consiglio ha approvato il piano per il lavoro “LavoRas” che per il 2018 ha uno stanziamento di 127.960.000 euro mentre per il 2019 e 2020 le risorse sono pari a 70.110.000 euro\anno. Tali fondi (regionali, statali e comunitari) sono dedicati “all’incremento e alla salvaguardia dei livelli occupazionali attraverso politiche di attivazione, conciliazione, incentivazione e altre misure di rafforzamento dell’occupabilità”.  L’emendamento prevede inoltre che “la Giunta, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della legge, su proposta della cabina di regia della programmazione unitaria, previo pare delle commissioni consiliari, approva gli ambiti di intervento e le modalità organizzative del programma integrato plurifondo e le conseguenti variazioni di bilancio”.

A conclusione della votazione il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha tolto la seduta ed ha convocato l’Aula per martedì 19 dicembre alle 10.00.

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Il consigliere regionale di Campo Progressista Sardegna Francesco Agus esprime soddisfazione per l’avvio della campagna informativa sull’importanza delle vaccinazioni che verrà avviata dall’ATS su mandato dell’assessorato della Sanità.

«A volte la discussione delle manovre finanziarie regionali passa per essere una somma di tanti micro interventi a carattere locale – dice Francesco Agus -. Questo tema coinvolge, al contrario, tutta la collettività. L’assessorato della Sanità si è dimostrato attento a non perdere di vista l’importanza di questo provvedimento. Il rischio era che la norma rimanesse inapplicata, perché quest’anno la riforma della rete ospedaliera ha assorbito gran parte delle nostre attenzioni sui temi sanitari.»

Francesco Agus, primo firmatario dell’emendamento approvato dal Consiglio regionale che nella Finanziaria 2017 ha stanziato i fondi per l’avvio di una campagna di straordinaria di sensibilizzazione e informazione sull’importanza delle vaccinazioni,  ritiene che sulle vaccinazioni non si debba abbassare la guardia.

«Il tema è delicato – aggiunge Francesco Agus -. L’uso distorto dei nuovi media, la diffusione delle pseudoscienze insieme alla diffusione spregiudicata di fake news sta esponendo i cittadini a pericoli che qualche anno fa tendevamo a considerare superati. E’ necessario quanto prima ristabilire un dialogo efficace tra comunità scientifica, istituzione sanitarie e popolazione, in questo senso il coinvolgimento di pediatri e studenti delle scuole di specializzazione di Medicina è una scelta intelligente.»

«Infine, occorre mettere a sistema questa miglioria con gli altri provvedimenti che recentemente hanno reso l’obbligo di vaccinazione per l’iscrizione a scuole ed asili. Abbiamo il dovere di promuovere prioritariamente la prevenzione piuttosto che ripiegare, successivamente, in cure costose a carico dell’intero sistema sanitario. Per questo – conclude Francesco Agus – ritengo fondamentale che la campagna di sensibilizzazione ed informazione si rivolga prioritariamente agli studenti, ai giovani nuclei familiari, e alle fasce della popolazione più deboli e con meno armi a disposizione per evitare la diffusione delle bufale.»

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Il riconoscimento dello svantaggio dell’insularità, un primo segnale di disponibilità da parte del governo sulla finanza locale e sul tema degli accantonamenti, l’avvio delle bonifiche nei poligoni militari, importanti risorse a favore del settore agropastorale per i danni causati dalla siccità.

Sono le principali misure a favore della Sardegna previste dal decreto fiscale (approvato in via definitiva dal Parlamento) e dalla legge di bilancio approvata ieri dal Senato ed ora all’attenzione della Camera.

I risultati, frutto di una lunga battaglia parlamentare, sono stati illustrati questa mattina in conferenza stampa dai senatori del Pd Silvio Lai (relatore di maggioranza per il Dl fiscale) e di Campo progressista Luciano Uras, dai presidenti delle commissioni Bilancio ed Autonomia del Consiglio regionale Franco Sabatini e Francesco Agus e dalla consigliera regionale di Cp Annamaria Busia.

«La legge di bilancio nazionale contiene alcuni articoli che accolgono i nostri emendamenti – ha spiegato Luciano Uras – il primo riconosce gli svantaggi dell’insularità e stanzia 15 milioni di euro a favore della Sardegna. E’ un primo segnale positivo che non risolve la questione degli accantonamenti (circa 700 milioni di euro a carico della Sardegna) ma rappresenta un’importante apertura di dialogo da parte del Governo. La legge di bilancio stabilisce un principio giuridico che darà più forza alla nostra Regione nelle trattative future con lo Stato per la ridefinizione del patto sugli accantonamenti.».

«E’ un buon risultato politico ottenuto grazie al lavoro in sinergia di Pd e Campo progressista – ha detto Silvio Lai – quando si fa un lavoro di coalizione si ottengono queste risposte. Abbiamo riflettuto se accettare o meno i 15 milioni di euro, alla fine abbiamo dato il nostro assenso perché il Governo ha riconosciuto formalmente lo svantaggio dell’insularità. Nel 2019, Stato e Regioni dovranno ridiscutere il tema degli accantonamenti sulla base di intese bilaterali. La Sardegna tratterà a condizioni diverse, nel frattempo potrà aprire un contenzioso sulla partita del 2018.»

«Altra misura importante contenuta nella legge di bilancio – hanno sottolineato Lai e Uras – è l’integrazione del Fondo per la finanza locale che stanzia 15 milioni di euro per le province sarde e la Città Metropolitana di Cagliari. Una boccata d’ossigeno per gli enti intermedi isolani che da tempo non incamerano più i tributi propri, destinati al risanamento del bilancio statale. Senza dimenticare i fondi per le bonifiche dei poligoni militari che consentiranno di intervenire in numerose aree occupate attualmente dall’esercito. Soldi anche per i pastori, sotto forma di indennizzo per eventi calamitosi. L’approvazione della norma all’interno del decreto fiscale, consentirà di trasferire più rapidamente le risorse al mondo delle campagne.»

Soddisfatto il presidente della commissione Bilancio del Consiglio regionale Franco Sabatini: «E’ un primo segnale importante – ha detto Franco Sabatini – sugli accantonamenti occorrerà in futuro fare fronte comune con le altre regioni speciali». Sabatini ha poi replicato alle accuse degli enti locali: «La Sardegna è la regione italiana che trasferisce più risorse ai comuni – ha sottolineato Franco Sabatini – la battaglia va fatta contro i tagli e i vincoli di spesa decisi dal Governo. La soluzione, da valutare però con molta attenzione, potrebbe essere quella della gestione autonoma della finanza locale».

Il presidente della commissione Autonomia, Francesco Agus, ha annunciato una risoluzione congiunta con il parlamentino del Bilancio per un riequilibrio delle risorse trasferite dallo Stato agli enti locali delle regioni a Statuto speciale rispetto a quelle ordinarie: «C’è una sproporzione evidente che deve essere sanata – ha detto Agus – province e Città metropolitane stanno di fatto svolgendo funzioni non proprie e assicurando servizi vitali (scuole e strade)». Annamaria Busia (Cp) ha ringraziato i senatori per il lavoro svolto: «Tra le norme approvate c’è anche quella a favore delle vittime di reati domestici – ha rimarcato Busia – si tratta di una proposta di legge nata in Sardegna e portata alla Camera dal deputato Roberto Capelli. La previsione di un fondo per le vittime è un passaggio importante, mi auguro che presto si approvi la legge di riforma dell’intero sistema».

Da Luciano Uras, infine, un appunto alla Giunta regionale: «Gli emendamenti sono stati portati avanti in totale sintonia con il Consiglio e l’esecutivo. Quando si lavora insieme si riesce a ottenere questi risultati  – ha concluso il senatore di Campo progressista – questa strategia andava adottata da subito. Purtroppo questo non è avvenuto, fino ad oggi non si è mai convocato un tavolo con i parlamentari sardi».

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La prima commissione Autonomia si è riunita questa mattina per discutere della programmazione dei lavori. Nelle prossime settimane il parlamentino si occuperà del DL 416 sul funzionamento del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, la cui istruttoria è stata iniziata diversi mesi fa.

Rimane aperta la discussione su Forestas: «L’approvazione in Consiglio dell’emendamento della Giunta sull’adeguamento degli effetti economici del contratto oggi applicato ai lavoratori non muta di una virgola gli obiettivi a cui questa commissione sta lavorando, su mandato unanime dei presidenti dei gruppi e su impulso della Presidenza del Consiglio, che ha in corso interlocuzioni con la direzione generale dell’Inps – ha detto il presidente Francesco Agus -. L’ente previdenziale, sia chiaro, non ha nessun obbligo formale a fornire al Consiglio una risposta ed è evidente che in assenza di novità spetti alla conferenza dei capigruppo dare un indirizzo chiaro, depositare la proposta di legge oggi all’attenzione della commissione o indicare un’altra soluzione. Personalmente sono convinto riguardo al fatto che le questioni poste all’Inps, tanto quella della presidenza agricola quanto quella sui lavoratori stagionali, siano corrette dal punto di vista tecnico e sia quindi possibile per i presidenti di gruppo in tempi brevi presentare formalmente la proposta di legge e procedere alla sua calendarizzazione».

Il parlamentino ha poi trattato il tema delle Province, con riferimento agli esiti del referendum costituzionale nell’ordinamento sardo, esiti che impongono un ripensamento sul loro ruolo anche con riguardo alla situazione finanziaria, ormai al limite del dissesto: ripetutamente il Consiglio regionale è dovuto intervenire nelle ultime manovre finanziarie per consentire l’approvazione dei bilanci delle Province.

Giuseppe Meloni (Pd) ha chiesto di mettere all’ordine del giorno la proposta di istituire la provincia gallurese cancellata dal referendum ma secondo la commissione è prima necessario un confronto con i gruppi (quantomeno quelli della maggioranza), con la Giunta e con i rappresentanti dei Sindaci. 

E’ stata poi inserita nella programmazione, su proposta di Paolo Zedda (Sdp), la discussione della Pl 300 sulla trasparenza del procedimento delle nomine e delle designazioni di competenza della Regione. L’iter della proposta sarà preceduto da un ciclo di audizioni. Il parlamentino si occuperà anche del demanio marittimo su proposta di Gennaro Fuoco (Sardegna).

Il tema della revisione della legge elettorale, invece, su proposta di Salvatore Demontis (Pd) inizierà dall’esposizione delle proposte presentate sino a ora. Parallelamente verranno portati avanti dei passaggi informali con i gruppi consiliari affinché si esprimano sulle priorità da dare all’iter di revisione.

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Il Consiglio regionale ha approvato con 30 voti favorevoli e 14 contrari, la terza variazione al bilancio 2017-2019.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione del disegno di legge n. 461/A -“Disposizioni finanziarie e terza variazione al bilancio 2017-2019”.

Il relatore di maggioranza Franco Sabatini, presidente della commissione Bilancio, si è rimesso al contenuto della relazione. Assente il relatore di minoranza Christian Solinas (Psd’Az) il presidente ha avviato la discussione generale.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che, «a fronte di una variazione di pochi milioni di euro rimodulati per esigenze ed istanze di natura straordinaria, è per noi censurabile il modo di procedere che presenta evidenti lacune nel momento in cui si stanno per affrontare finanziaria e bilancio, e rivela difetti nella politica finanziaria». Sarebbe stato invece auspicabile, ha proseguito, «il recepimento di quanto sta emergendo nel dibattito della società sarda in materia di politiche del lavoro per le quali non c’è alcuna misura utile come non c’è niente per il sostegno ad importanti settori produttivi che chiedono di competere meglio nel sistema economico e creare posti di lavoro». Rivolto alla maggioranza, Pietro Pittalis la ha accusata di auto-incensarsi «per pochi deboli segnali di ripresa statistica mentre però la situazione generale parla di una estrema sofferenza del tessuto produttivo regionale, perché la Sardegna non è uscita dalla crisi e la disoccupazione è ancora a due cifre soprattutto per i giovani a differenza di altre aree del Paese». Tutto questo, ha protestato Pietro Pittalis, «non può essere liquidato perché il presidente non si candida più; forse ha fatto un grande favore al Pd ma non ha reso un buon servizio alla Sardegna, anzi è la confessione di un fallimento della sua esperienza di governo perché sarebbe stato più giusto presentarsi davanti ai sardi per sottoporsi al loro giudizio anziché scappare». Nel merito, ha aggiunto il capogruppo di Forza Italia, «noi confermiamo la nostra opposizione, contro l’immobilismo della Giunta ma soprattutto di quelle forze politiche che dicono una cosa alla stampa e fanno il contrario in Aula, ed annunciamo che nelle finanziaria vi incalzeremo su una proposta forte per il lavoro, sulla scia di quanto proposto dal segretario della Cgil, dal quale siamo politicamente distanti anni luce ritenendo comunque che la sua proposta non possa essere lasciata cadere nel vuoto». Le risorse le trovate quanto vi pare e se volete, ha concluso Pietro Pittalis, «adesso dovete trovarle per le politiche sul lavoro e su quanto non faremo sconti, dai dipendenti pubblici che aspettano risposta come quelli di Forestas e non basta un parziale adeguamento contrattuale eludendo il problema dell’equiparazione con gli altri dipendenti pubblici». Questa legislatura, ha detto infine, « non deve finire in maniera così ingloriosa rispetto alle incessanti denunce provenienti dal corpo sociale e dalle categorie produttive della Sardegna».

Sempre per Forza Italia il consigliere Edoardo Tocco ha lamentato gravi ritardi in tutti i passaggi amministrativi di contenuto finanziario, «atti sempre più distanti dai tempi incalzanti che ci impone la società sarda, serve piuttosto una azione strutturale perché, al di là del problema della provincia di Nuoro, il sistema degli enti intermedi ha oltre 1.100 dipendenti ed una situazione di enorme difficoltà nell’assicurare i servizi essenziali a cominciare dalle strade, mentre lo Stato continua la sua opera rapace e spietata di taglio delle risorse». In definitiva, ha concluso, «serve un intervento forte per dare ai sardi il messaggio che questo Consiglio fa ogni sforzo per risolvere i loro problemi».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, nel condividere gli interventi dei colleghi, ha detto di provare «sdegno a nome del Consiglio, messo da parte con una arroganza mai vista attraverso ben 25 emendamenti che nascondono provvedimenti minuti ben lontani dall’interesse generale, che comunque non possono passare senza discuterli violando elementari regole di bilancio». Questo, ha lamentato, «è un assestamento e non una variazione  di cui non c’è alcuna urgenza». Ora basta, ha proseguito, «cercate di recuperare un minimo di dignità per la funzione legislativa, evitando il trucco di nascondere dietro 4 milioni altri 40, perché non potrete sfuggire al giudizio della gente stando chiusi nel palazzo, non mi presto a discutere argomenti del genere senza cognizione di causa, penso che il legislatore abbia diritto di conoscere quello che è chiamato a votare».

Per il gruppo “Sardegna” il consigliere Paolo Truzzu ha manifestato «l’impressione che la Giunta stia scambiando la cortesia dell’opposizione in vista di interessi comune con un po’ di idiozia ma non  è così; abbiamo licenziato un provvedimento come puramente tecnico ed anche in finanziaria presenteremo solo emendamenti di sostanza, ma poi vediamo 25 emendamenti, di cui 23 della Giunta, senza che ne sapessimo nulla». Non si può procedere in questo modo senza alcun rispetto per l’Aula, ha lamentato, «con una procedura del genere, allora presenteremo 2000 emendamenti alla finanziaria per contrastare la vostra arroganza».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha dichiarato che «è evidente che la tecnica normativa utilizzata è viziata dalla solite furberie della Giunta che, dopo l’assenso comune dei capigruppo per definire alcune situazioni problematiche, ha escogitato un trabocchetto, mettendo in piedi un marchettificio in tutti i sensi in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, facendo strame delle risorse regionali con percorsi barbari, proponendo uno spicchio di finanziaria non per risolvere i problemi dei sardi ma soltanto per fini elettorali, buttando i soldi alla rinfusa per manifestazioni di basso profilo o contentini ad associazioni politicamente vicine». Il Consiglio, ha sostenuto, «deve legiferare in modo dignitoso, vicino ad un popolo che continua ad avere problemi gravissimi: disoccupazione, economia, sistema locale bloccato».

Il consigliere di Campo progressista Francesco Agus ha ricordato che «l’assestamento nasce per venire incontro all’esigenza di tappare i buchi di un sistema provinciale regionale ormai alla canna del gas». Dopo il referendum, ha affermato, «serve un profondo ripensamento per metterli in condizione di sopravvivere e svolgere funzioni fondamentali nell’interesse dei cittadini (strade, scuole, ambiente); oggi aumentiamo gli stanziamenti destinati alla provincia di Nuoro per 2.5 milioni, ma resta sullo sfondo una situazione disastrosa di pesantissimi tagli dello Stato, che ha riconosciuto appena 30 milioni alla Sardegna sul prelievo forzoso per le polizze assicurative che in Sardegna sono le più alte d’Italia, a fronte di riorse nazionali per tutto il sistema provinciale pari a 1.4 miliardi di cui alla nostra Regione spetterebbe almeno un trentesimo pari a 46 milioni (l’importo del fondo unico) ed un arretrati per circa 70». Cerchiamo di non farci fregare, ha concluso Francesco Agus, «perché fra 3 mesi sindaci e consiglieri gestiranno le nostre Province, evitiamo una bomba ad orologeria che sarebbe devastate per la Sardegna con servizi di molto inferiori al resto d’Italia, per cui subito la ricognizione attenta dei soldi che ci spettano prima di voto della Camera sulla finanziaria».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sostenuto che «la campagna elettorale è iniziata ma anche in campagna elettorale bisogna stare sulla realtà delle cose; questa è una variazione di bilancio passata in commissione con un accordo unanime per mettere in sicurezza la Provincia di Nuoro, che contiene anche 20 milioni per la sanità e 5 milioni per contratto dell’Agenzia Forestas». Il quadro devastante raccontato dal centro destra, secondo Cocco, «non corrisponde alla verità e dimentica i numeri di allora ed inoltre, quanto alle politiche del lavoro, ne parleremo in finanziaria per intervenire in un settore i cui numeri che certamente non ci soddisfano ma segnalano una crescita superiore a quella del Mezzogiorno, così come conosciamo problemi della società sarda e dei giovani disoccupati, interverremo anche su questo rafforzando anche le azioni di sostegno al mondo pastorale cui abbiamo destinato 47 milioni, più altri 20 per il settore agricolo». Oggi però, ha ribadito Cocco, «parliamo di altro anche con emendamenti di merito, per quanto ci riguarda ci sottoporremo al giudizio dei sardi come tutti, a partire da una finanziaria che approveremo entro l’anno meglio affermando una buona prassi ed attivando processi di spesa più rapidi». Magari non raccontiamo molto bene quello che facciamo, ha concluso, «ma molte cose le abbiamo fatte mentre altri hanno solo parlato; le riforme portano critiche ma sono necessarie e chi si oppone vuole lasciare le cose come stanno».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, replicando al capogruppo del Pd, ha precisato che «in commissione ci siamo resi disponibili per alcune variazioni su spese necessarie ma, fino ad oggi, nessuno conosceva gli emendamenti sostanziosi della maggioranza alterando in modo grave i presupposti del provvedimenti ma, fatto ancor più grave, fare passare come uso comune un sistema pasticciato che non può essere raffrontato con quello precedente, perché prima c’era il bilancio di competenza mentre ora è di cassa». E’chiaro, ha continuato, «che di fronte alla nostra disponibilità e sensibilità istituzionale la maggioranza ne ha approfittato; allora che si approvi tutto con i suoi voti ma senza accampare ragioni di urgenza». Sul piano politico, ha concluso Attilio Dedoni, «avete fatto tutto ciò che non c’era da fare in questa legislatura, state mettendo le istituzioni alla berlina, state alimentando l’antipolitica dei 5 stelle, ma gli elettori sardi sapranno valutare se si è fatto qualcosa di concreto per la loro terra, dopo tante battaglie perse ed alcune nemmeno combattute».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla questione delle Province sarde alle quali lo Stato ha sottratto ben 358 milioni dal 2012 al 2016, ed alla provincia di Nuoro (Ogliastra compresa) ben 41 milioni complessivi. Si tratta di dati già noti dall’anno scorso, ha ricordato Carta, «che avevo inserito in una mozione dell’anno scorso, una cifra enorme ed assurda che avrebbe dovuto sollevare dalla sedia tutta la Giunta, una ingiustizia contro la quale bisognava combattere ma non certo ritirando i ricorsi contro lo Stato». Carta si è poi soffermato sull’attuazione dell’art.8 dello Statuto «che consente alla Regione di agire sulla leva fiscale, opportunità che la Regione ha totalmente ignorato e fra poco arriverà la finanziaria che non contiene strumenti concreti di intervento ma al massimo qualche, bonus che non inciderà sul problema del lavoro». Altra opportunità perduta, ha detto ancora Angelo Carta, «quella della zona franca istituita con legge dello Stato sui territori colpiti da alluvione, sollecitata da una risoluzione che chiedeva la perimetrazione in attesa di un decreto del ministero dell’Economia». Allora, ha concluso il capogruppo sardista, «non si capisce come si vuole creare lavoro».

Dopo l’on. Carta ha preso la parola l’assessore Raffaele Paci, che ha detto: “Non va bene essere accusati di malafede quando la lealtà del comportamento è sempre stata la mia guida continua. Ho preso impegni in quest’Aula di fare l’ultima variazione di bilancio perché c’era il tema delle province: Nuoro e da ultimo Sassari. Avevo detto in conferenza di capigruppo che il disegno di legge sarebbe stato molto semplice e che poi avremmo fatto la pulizia del bilancio, con riguardo alle somme non impegnate che rischieremmo di vedere perse. Il nucleo di questo provvedimento sono i due milioni e mezzo per la provincia di Nuoro e i seicentomila per la provincia di Sassari, il rinnovo contrattuale di Forestas che vale circa 7 milioni. E poi stiamo prevedendo 20 milioni per colmare il disavanzo della Sanità e saranno disponibili dalla prossima settimana, se la legge sarà approvata, sotto forma di anticipo per il 2018”.

Per dichiarazione di voto, l’on. Stefano Tunis (Forza Italia) ha detto: “Do atto al capogruppo del Pd che sta tentando di trasformare il piombo in oro. Ma il governo della Sardegna è altamente inefficiente: è impossibile presentarlo come qualcosa di buono per i sardi. L’opposizione vi sta spiegando che trovare 40 milioni di euro non è un fatto di abilità, per il quale vi dovete fare i complimenti, ma un segno di cattiva programmazione”.

Sempre per Forza Italia l’on. Alessandra Zedda ha attaccato l’assessore al Bilancio: “Questo provvedimento non è un atto di trasparenza, mi spiace che ne parli in questi termini l’assessore Raffaele

Paci. Nessuno può impedirci di denunciare il vostro atteggiamento: a questa maggioranza va bene tutto, basta che sia seduta lì e che nessuno la disturbi.  La verità è che la giunta Pigliaru ha del tutto sbagliato la programmazione: ci sono state partite finanziarie che gridano vendetta, perché siete in campagna elettorale a differenza nostra”.

L’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha annunciato il suo voto di astensione in occasione del voto del passaggio agli articoli. Ed ha aggiunto: “In capigruppo abbiamo parlato di questo provvedimento, non di 27 emendamenti”.   

Sul proposta del presidente Gianfranco Ganau l’Aula ha approvato il passaggio agli articoli.

La Giunta e la Commissione Bilancio hanno dato il loro parere favorevole ai 27 emendamenti all’articolo 1.

Sul tema dell’Ati Ifras, l’on. Alessandra Zedda (FI) ha detto che “ci si doveva fermare alle cose urgenti, se la vostra programmazione fosse stata fatta bene”.

L’Aula ha approvato il testo dell’articolo. Sull’emendamento aggiuntivo 1 relativo alla chiusura della miniera di Olmedo a firma Luigi Lotto (Pd), l’on. Marco Tedde (FI) ha detto: “La crisi industriale di Olmedo è stata affrontata dalla Giunta in modo burocratico, nonostante non fosse una delle vertenze più difficili. I lavoratori andarono in Grecia a incontrare i nuovi concessionari e furono lasciati soli: nessuno dalla Regione li accompagnò da Emin. Oggi cercate di mettere un pannicello caldo per consentire a Igea di tenere in forza alcuni lavoratori ma non tutti gli ex lavoratori della miniera di Olmedo. Penso invece che si debba dare garanzie a tutti gli ex”.

Per l’on. Luigi Lotto (Pd) “la commissione V ha già esaminato il problema con l’assessore all’Industria e questo provvedimento consentire di praticare la messa in sicurezza della miniera. Faremo un ulteriore tentativo di rimettere in produzione la miniera ma non dipende dalla Giunta né dal Consiglio regionale”.

Anche l’on. Salvatore Demontis (Pd) ha preso la parola: “Il problema di Olmedo è più ampio, perché quella coltivazione sta perdendo di interesse rispetto al mercato. Quindi è giusto mettere in sicurezza la miniera e procedere a questo punto a un’indagine di mercato per capire che destinazione può avere, visto che le due procedure di evidenza pubblica sono state infruttuose”.

Per il Partito dei Sardi ha preso la parola con l’on. Roberto Desini, che ha condiviso l’emendamento a nome del gruppo: “Speriamo si creino le condizioni per risolvere questa vertenza, che si aggiunge alle note difficoltà del Nord ovest della Sardegna”.

L’emendamento 1 è stato approvato.

Sull’emendamento 2 (a firma Franco Sabatini) ha preso la la parola l’on. Alessandra Zedda (FI), che ha detto: “Non si doveva arrivare alla fine dell’anno per risolvere il problema dei lavoratori precari pubblici che sono attendati sotto le nostre istituzioni. Noi abbiamo sempre dato la nostra disponibilità sulle questioni che riguardano la vita delle persone”.

L’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, è intervenuto e ha detto: “Ho aggiunto la mia firma a questo emendamento perché si dà una certezza a padri e madri di famiglia. Voteremo a favore”.

Anche l’on. Gianfranco Congiu (PDS) ha annunciato il voto a favore dell’emendamento: “Il tema fu già affrontato in passato e se non è stato risolto è solo perché ad altri livelli sono intervenute poi altre norme e combinati disposti che hanno vanificato i nostri precedenti sforzi”.

Il presentatore, on. Sabatini, ha detto: “Questo emendamento è un atto di giustizia per i disinfestori della provincia di Nuoro. E i 400 mila euro annui sono già contenuti nel trasferimento fatto alle province per la gestione del sistema antinsetti ex Crai”. Anche l’emendamento 2 è stato approvato.

Sull’emendamento 3 della Giunta, destinato a pagare i costi della certificazione dei bilanci Asl, l’on. Alessandra Zedda (FI) ha detto: “Nelle aziende sanitarie sono stati eliminati i collegi sindacali ma ci chiediamo come possano cinque persone controllare quello che prima facevano 18 persone”. Approvati gli emendamenti 3 e 4.

Sull’emendamento 5 (100 mila euro per manutenzione del cimitero di Asiago) l’on. Alessandra Zedda (FI) ha detto: “State mischiando tutto, ho diritto di dubitare sulle vostre capacità”.

L’assessore Paci ha replicato: “E’ responsabilità mia se ho portato gli emendamento all’ultimo ma stiamo dando centomila euro al comune di Armungia perché provveda ai lavori al cimitero della Brigata Sassari di Asiago. E’ la Regione Veneto che ci ha chiesto di intervenire nell’ultima commemorazione”.

L’on. Paolo Truzzu (Fdi) ha detto con riferimento all’emendamento 5: “Un intervento condivisibile, che ho sempre sollecitato. Bisognerebbe occuparsi per tempo delle cose e non all’ultimo”.

Secondo l’on. Pietro Pittalis (FI) “è nota a tutti la storia della Brigata Sassari e il cimitero di guerra sito a Casara Zebio. Avevamo già previsto un contributo e si tratta di proseguire in quella attività, perché su quelle montagne è stato davvero il nostro popolo come testimoniano i racconti di Emilio Lussu. Tornerò invece sulla finanziarie per parlare di risorse tolte alle Pro loco e date ad associazioni private”. Approvato l’emendamento 5 e 6 (borse di studio per le discipline non mediche).

Sull’emendamento 7 (25 mila euro per la pubblicazione dell’opera “Giovanni Spano e suoi corrispondenti), l’on. Zedda ha chiesto: “Perché proprio quest’opera e non altre? Che bisogno c’è e che urgenza c’è, proprio in questa seduta?”. Della stessa opinione l’on. Tedde (FI): “Ma di cosa stiamo parlando? Chi sono questi corrispondenti? Quarantamila euro per quest’opera: non si può continuare con le marchette, del tutto inutili e che non porteranno nessun risultato utile”.

Anche il Pds con l’on. Roberto Desini si è detto perplesso e ha annunciato il voto contrario e così per Forza Italia, Edoardo Tocco e Pietro Pittalis. Per l’assessore Raffaele Paci “il contributo serve per terminare le pubblicazioni che sono già state avviate con i primi tre volumi. Sono i costi delle spese vive di stampa”. Voto contrario anche dall’on. Piermario Manca (Pds). L’emendamento 7 è stato respinto con 28 contrari e 17 favorevoli. 

Aperta la discussione sull’emendamento n. 8 (Giunta regionale) è intervenuta la consigliera di Fi, Alessandra Zedda, che si è detta favorevole allo stanziamento di 250.000 euro per l’abbattimento dei costi del “fitto casa” ed ha proposto di destinare a tale finalità anche i 25.000 euro che erano destinati all’Ilisso con l’emendamento n. 7, bocciato in Aula.

La proposta di modifica non è stata accolta per l’opposizione del presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini, e posto in votazione nella sua versione originaria l’emendamento n. 8 è stato approvato all’unanimità (48 favorevoli su 48 votanti).

Sull’emendamento n. 9 la consigliera Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto a favore della proposta di stanziamento di 200.000 euro a favore del comparto cinematografico ma ha chiesto spiegazioni sui 145.000 euro a favore dei centri servizi culturali. L’assessore dello Spettacolo, Giuseppe Dessena, ha precisato che l’emendamento è un “semplice cambio di titolo che trasforma da spesa corrente a conto capitale” somme già stanziate dalla di stabilità 2017. 

Posto in votazione l’emendamento n. 9 (Giunta regionale) è stato approvato con 33 favorevoli e 11 contrari.

Sull’emendamento n. 10 (Giunta regionale) che autorizza una spesa di 53.000 euro sempre per iniziative del comparto cinematografico, è intervenuto il consigliere Marco Tedde (Fi) che ha dichiarato voto contrario («sono favorevole a sostenere il cinema ma questi sono soltanto pannicelli caldi»). Posto in votazione l’emendamento è stato approvato con 28 a favore e 15 contrari.

Il consigliere del Pd, Roberto Deriu, è intervenuto a favore dell’emendamento n. 11 (Giunta regionale) che in pratica proroga fino al 2020 l’utilizzo delle risorse impegnate a favore dell’Anci. Posto in votazione l’emendamento è stato approvato per alzata di mano.

Sull’emendamento n. 12 (Giunta regionale) che incrementa di 69.685 euro le risorse destinate all’organizzazione di manifestazioni e eventi sportivi (articolo 26, comma 4 della legge n. 17 del 17 maggio 1999),  i consiglieri di Fi, Alessandra Zedda e Edoardo Tocco hanno chiesto spiegazioni all’assessore dello Sport, Giuseppe Dessena, mentre il consigliere del Pds, Roberto Desini, ha dichiarato voto favorevole anche a nome del gruppo che rappresenta. Posto in votazione l’emendamento 12 è stato approvato così come l’emendamento n. 13 (Giunta regionale) che destina 637.966 a favore della Provincia di Sassari “al fine di garantire gli equilibri di bilancio e assicurare le funzioni fondamentali”.

Sull’emendamento n. 14 (Giunta regionale) che prevede misure urgenti a favore dell’agenzia Forestas con lo stanziamento di oltre 7 milioni e mezzo di euro per l’adeguamento contrattuale. Il capogruppo Fi, Pietro Pittalis, ha insistito sulla necessità di inquadrare i lavoratori di Forestas nel comparto pubblico regionale ed ha invitato il presidente della commissione Personale a portare in Aula il provvedimento “così che ciascuno si assuma le sue responsabilità”.

Il presidente della Prima commissione, Francesco Agus, ha dichiarato piena disponibilità ad affrontare il tema del contratto dei forestali già in occasione della riunione del parlamentino del personale in programma per giovedì prossimo alle 10.30. Il consigliere di Fi, Marco Tedde, ha ricordato l’impegno “non mantenuto dai capigruppo della maggioranza” con i sindacati di Forestas in occasione dell’incontro dello scorso 8 settembre per un nuovo inquadramento contrattuale.

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha dichiarato voto favorevole ed ha detto di apprezzare “una prima risposta ai dipendenti di Forestas”. Il capogruppo di Art. 1 – Sdp, Daniele Cocco, ha dichiarato voto favorevole ed ha sottolineato che l’emendamento in votazione affronta un tema distinto rispetto all’inquadramento contrattuale dei dipendenti ed ha auspicato che tale questione sia affrontata in commissione prima delle proposta di modifica della legge elettorale regionale.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ma ha evidenziato l’urgenza della “stabilizzazione dei dipendenti e della modifica del contratto di lavoro per farli diventare dipendenti regionali”. Salvatore Demontis (Pd) ha annunciato voto a favore e ha parlato di “emendamento importante per adeguamento contrattuale atteso da anni da non confondere con la questione della modifica del contratto”.  Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, si è detto favorevole all’emendamento ma “è tempo di risolvere la questione dell’inquadramento dei dipendenti di Forestas”

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha chiesto la votazione per parti, escludendo il comma 2 ter dell’emendamento perché – a suo giudizio – mette sotto tutela della giunta il risultato della contrattazione tra le parti sociali. L’assessore del Personale, Filippo Spanu, ha escluso intenti diversi da parte della Giunta se non quello di garantire il controllo al collegio dei revisori di Forestas e prevedere un controllo di compatibilità finanziaria della Giunta.

Posti in votazione i comma 2-bis e 2-quater sono stati approvati e successivamente l’Aula ha dato il via libera anche al comma 2-ter.

Sull’emendamento n. 15 (Giunta regionale) che stanzia 300.000 euro per potenziare il programma di rilancio del comparto ippico, il consigliere, Gaetano Ledda (Psd’Az-La Base) ha chiesto spiegazioni più approfondite all’assessore dell’Agricoltura che ha ricordato lo stanziamento totale di un milione e trecentomila euro per il rilancio del comparto ippico, al fine di realizzare programmi per lo sviluppo del comparto incentrati sulla riproduzione e l’allevamento dei cavalli.

Il capogruppo di Art.1-Sdp, Daniele Cocco, ha ricordato la chiusura della scuola interforze di foresta Burgos ed ha auspicato un utilizzo efficace di tale imponente strutture per rilanciare la filiera dell’ippica. Il capogruppo del Partito dei Sardi, Gianfranco Congiu, ha aggiunto: «Vincoliamo i 300 milioni dell’emendamento per il rilancio delle strutture di foresta Burgos».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato le proposte di legge che sul tema sono in discussione nella Quinta commissione e il presidente della commissione, Luigi Lotto, ha evidenziato che per l’ippica serve “un provvedimento organico che ne assicuri il rilancio”.

Posto in votazione l’emendamento 15 è stato approvato e con distinte e successive votazioni sono stati approvati altri 7 emendamenti della Giunta: l’emendamento n. 16 (100.000 euro per i cavallini della Giara); emendamento n. 17 (581.014 euro per la diversificazione produttiva nel settore cerealicolo); l’emendamento n. 19 (confermati i contributi in capo ai comuni per la valorizzazione del patrimonio boschivo); emendamento n. 20 (150.000 euro a favore dell’Isr di Tempio); l’emendamento n. 26 (spesa di euro 1.566.000 per il 2017 e 919.000 per gli anni successivi per l’erogazione di una sovvenzione del FITQ); l’emendamento n. 27 sulla quota libera del risultato di amministrazione e l’emendamento n. 28, in materia di professioni turistiche (accolto  un emendamento orale del consigliere Comandini), sul quale il consigliere Paolo Truzzu (FdI-Sardegna) ha dichiarato voto contrario.

Via libera all’articolo 2 (Norma finanziaria) e all’articolo 3 (Entrata in vigore). Approvato l’allegato n. 1 (Variazione delle spese per missioni, programmi e titoli) con gli emendamenti n. 21; 22; 23; 24; 25 inerenti variazioni tecniche all’allegato. Approvato di seguito l’allegato n. 2 (Prospetto verifica rispetto vincoli finanza pubblica) e l’allegato n. 3 (Allegato di variazione riportante i dati d’interesse del tesoriere).

In sede di dichiarazione di voto sul testo di legge i consiglieri di Fi, Alessandra Zedda e Marco Tedde, hanno dichiarato voto contrario ma la variazione di bilancio è stata approvata con 30 favorevoli e 14 contrari.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi annunciato l’immediata convocazione della conferenza dei capigruppo e del Consiglio alle ore 16.00.

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Una battaglia comune per i diritti dei sardi da portare avanti nella discussione della legge di bilancio ora all’attenzione del Parlamento. E’ la proposta del presidente della I commissione del Consiglio regionale, Francesco Agus, contenuta in una lettera indirizzata ai Senatori eletti in Sardegna Luciano Uras, Silvio Lai, Ignazio Angioni, Giuseppe Luigi Cucca, Luigi Manconi, Emilio Floris, Roberto Cotti e Manuela Serra.

La proposta di manovra, ora al vaglio della commissione Bilancio del Senato, presenta innumerevoli criticità già oggetto dei lavori istruttori portati avanti dalla prima commissione del Consiglio regionale e sintetizzati nella risoluzione n. 25 approvata dal parlamentino a larga maggioranza.

La manovra, se approvata al Senato, difficilmente sarà modificabile alla Camera dove arriverà blindata. Da qui la scelta di scrivere ai senatori per sollecitare un loro intervento.

«Si tratta di problemi vecchi che invece di avviarsi a risoluzione peggiorano i loro effetti. Vi scrivo perché la sensazione comune è quella di essere arrivati all’ultimo appello: senza modifiche alla manovra gli enti locali sardi saranno in grandissima difficoltà.»

Nella lettera, Francesco Agus, richiamando gli esiti dei lavori svolti dalla Commissione sui temi delle entrate regionali e sui tagli alle risorse statali destinate alle province sarde e alla città metropolitana di Cagliari, esprime preoccupazione sulle ripercussioni che avrebbe il testo così come proposto dal Governo sui bilanci degli enti di area vasta.

«La Commissione ha condotto un lungo lavoro di studio e monitoraggio sul tema delle difficoltà finanziarie delle Province. Da tempo si registrano a Roma sistematici tentativi di estromettere i nostri enti di area vasta, Province e Città Metropolitana di Cagliari, dalle ripartizioni delle risorse statali. Quest’anno il danno è aggravato dalla beffa: con la proposta di Bilancio dello Stato per il 2018 in discussione in queste ore in Senato, siamo stati anche esclusi dalla ripartizione del fondo di 352 Milioni di euro destinato alle sole regioni a statuto ordinario. Un pregiudizio inaccettabile nei nostri confronti, una vera e propria tassa sull’autonomia regionale.»

Il presidente Agus si è soffermato inoltre sulla transizione in corso ai sensi della legge 2/2016, che nei prossimi mesi lascerà nelle mani dei Sindaci la guida degli enti di area vasta, e su come, nonostante i sardi paghino le imposte provinciali (Ipt e addizionale Rc Auto) più alte in Italia, nemmeno un euro di queste risorse rimanga nell’isola e contribuisca al suo sviluppo o al mantenimento dei servizi. 

«Queste risorse sono per noi fondamentali per garantire la manutenzione di 5452 km di strade provinciali oggi in alcuni casi al limite della percorribilità e per evitare che gli edifici scolastici diventino luoghi pericolosi per l’incolumità dei nostri giovani studenti – aggiunge Francesco Agus -. La Commissione e il Consiglio hanno fatto la loro parte, ma sarebbe un grave errore pensare di poter risolvere problemi di questa portata in solitudine. Battaglie come questa non si possono condurre a compartimenti stagni, ognuno asserragliato nel proprio palazzo. Abbiamo recentemente dimostrato anche in Consiglio Regionale che quando si viaggia uniti e determinati si possono portare a casa risultati importanti ed immediati per tutta la comunità sarda.»

«Mi rendo disponibile da subito, insieme alla Commissione che presiedo – conclude Francesco Agus -, a fornire tutta la documentazione utile a favorire il vostro lavoro. Davanti a problemi come questo mi aspetto che ciascuno di voi metta accanto alla propria bandiera di partito quella dei sardi, uomini e donne, oggi esclusi da un accesso paritario alle risorse dello Stato.»

 

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Il Consiglio regionale ha approvato la modifica alla legge statutaria elettorale che introduce la doppia preferenza di genere con 54 voti favorevoli e 2 conrrari. 

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Testo unificato n. 259 sulla doppia preferenza di genere.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo di “Sardegna” Marcello Orrù ha chiesto il voto segreto sul passaggio agli articoli della legge.

A scrutinio segreto il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli con 34 voti favorevoli e 17 contrari.

Successivamente l’Assemblea ha cominciato la discussione sull’art. 1 e sugli emendamenti.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il voto contrario all’emendamento soppressivo presentato e si è espresso a favore «di un dibattito palese ed alla luce del sole perché, su una materia come questa, il confronto deve essere franco nel rispetto delle ragioni di ciascuno, anche di quanti sono contrari alla doppia preferenza di genere». E’ vero, ha proseguito, «che la Sardegna sotto questo profilo è il fanalino di coda in Italia, ma è anche vero che tale principio deve essere valorizzato dalla parità di genere al momento della presentazione delle liste perché solo così si assicura il rispetto della parità a 360 gradi, non per creare riserve indiane ma per consentire la maggior partecipazione delle donne alla politica come esercizio pieno di democrazia».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, riservandosi la presentazione di un successivo emendamento orale, si è soffermato sul caso relativo ad un unico collegio con due sole candidature dove, a suo giudizio, «qualunque sia l’esito del dibattito in corso sulla doppia preferenza, si potrebbero annidare sperequazioni e disarmonie del sistema perché, se non si disciplinasse questa situazione, un genere potrebbe prevalere sull’altro e sarebbe il contrario con quanto stiamo affermando con la doppia preferenza di genere; il tema quindi va affrontato nella sua complessità».

Sempre per il Pds il consigliere Piermario Manca ha condiviso le osservazioni del presidente del suo gruppo precisando che «non è in discussione il principio di partecipazione della donne alla vita politica, noi però proponiamo una semplificazione con tutte le liste composte da candidati pari e dove sono dispari si arrotonda all’unità superiore, proprio per rappresentare i generi in modo paritario».

Il capogruppo di Art.1-Mdp Daniele Cocco in paertura ha lamentato il ritardo di 4 con cui si è arrivati alla discussione della legge, «un grande passo avanti, una legge giusta per la Sardegna, un qualcosa di importante dovuto non solo alle donne ma a tutta la comunità regionale come abbiamo detto in campagna elettorale; la storia siamo noi e nessuno si deve sentire escluso, sono orgoglioso, fiero e contento di contribuire all’approvazione di questa legge».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi si è detto meravigliato per alcuni interventi, perché in realtà sono sul tappeto due elementi territoriali rispetto al vincolo dei 59 consiglieri assegnati alla Sardegna: il Medio Campidano ed Ogliastra (che già esisteva prima) «dove con la presenza di un uomo ed una donna sarebbe stato eletto il più anziano, per cui se l’orientamento generale è quello dell’equilibrio nessuno può permettersi di fare il primo della classe».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sottolineato positivamente che «il Consiglio ha superato la prova dello scrutinio segreto con il contributo della maggioranza e della minoranza ed ha auspicato una composizione paritaria delle liste al 50% fra uomini e donne».

Il Consiglio ha quindi respinto con 52 voti contrari un emendamento soppressivo.

Sull’emendamento all’emendamento n. 8 il consigliere del Pd Franco Sabatini ha ribadito la sua posizione favorevole alla doppia preferenza di genere sulla quale ha rivendicato anche la presentazione di una specifica proposta di legge. Sul collegio dell’Ogliastra, Franco Sabatini ha sostenuto che «raddoppiando i candidati non si distorcono né il risultato elettorale né la ripartizione dei resti, come dimostrano tutte le proiezioni e tuttavia la legge nasce con un difetto ed è esposta ad azioni impugnative».

Replicando a Franco Sabatini il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo in evidenza che «il principio introdotto dalla legge indica la sola facoltà del voto, con una lista formata da un uomo ed una donna offrendo al cittadino una possibilità, per cui non ci sono rischi di impugnazione ed il sistema può essere salvaguardato».

Messo ai voti l’emendamento è stato approvato con 50 voti favorevoli.

All’emendamento sostituivo totale n. 7 il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha proposto un emendamento orale con lo scopo di precisare le ragioni dell’alternanza uomo-donna nel caso di una lista circoscrizionale con due candidati, con riferimento al collegio dell’Ogliastra che rappresenta un unicum.

Il consigliere Giorgio Oppi ha espresso parere contrario, ritenendo il problema già risolto.

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha chiesto una breve sospensione per verificare se il principio sia stato già recepito o se occorra una precisazione.

Il presidente Gianfranco Ganau ha precisato che il punto può essere considerato recepito se l’emendamento viene approvato ed ha accordato la sospensione, senza far uscire il pubblico.

Alla ripresa dei lavori, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha ribadito le sue precedenti convinzioni e tuttavia, «se serve a chiarire meglio si può recepire l’emendamento orale del collega Gianfranco Congiu».

Il presidente Gianfranco Ganau ha formalizzato l’accoglimento dell’emendamento orale.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha chiesto la votazione dell’emendamento n. 7 per parti. Il Consiglio lo ha approvato a larghissima maggioranza con scrutini separati.

Subito dopo è cominciata la discussione sull’art. 2.

La consigliera Annamaria Busia ha parlato di una «norma che racchiude il cuore della legge; essendo la prima firmataria di una proposta fin dal 2015 ovviamente sono a favore ma sono contraria a tutti gli emendamenti e lo faccio per evitare il voto segreto». Ritengo infatti, ha precisato, «che una dichiarazione di voto sull’articolo di una legge impedisca la richiesta di scrutinio segreto; è bene che davanti a questa legge ci sia una espressione di voto palese ed un voto importante che cambia una impostazione sbagliata della normativa elettorale».

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che, a termini di regolamento, una dichiarazione di voto non vieta la richiesta di voto segreto.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha tenuto a tranquillizzare la collega Annamaria Busia ricordando che «l’Aula ha già votato la doppia preferenza di genere ed il risultato è già assicurato, ora definiamo aspetti di dettaglio certamente importanti ma non determinanti e, da questo punto di vista, la richiesta di voto segreto significa persistere in una sfida senza significato; da parte mia sono fiducioso».

Il consigliere del Pds Roberto Desini, dopo aver ricordato la sua adesione ad una proposta di legge specifica fin dal 2015, ha lamentato che «il dibattito di questi giorni è apparso appiattito esageratamente sulle questioni del voto segreto; la maggioranza si è espressa ed ognuno risponderà alla propria coscienza assumendosi le sue responsabilità ed abbiamo dimostrato, nel precedente scrutinio, che il problema di voto segreto è stato ampiamente superato perché Consiglio ed opinione pubblica condividono questa legge e la politica non deve continuare a farsi del male».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, dichiarandosi d’accordo con tutti gli interventi precedenti, ha invitato il Consiglio a «pensare alle prospettive della legge elettorale che non si esauriscono con questo provvedimento e dovremo tornarci, per cui auspico eventualmente un ordine del giorno di tutti i gruppi per fissare un calendario di lavori in commissione Autonomia per modificare quelle parti della legge elettorale che incidono su rappresentanza di minoranze e prospettive di governabilità; sono problemi di dubbia costituzionalità che vanno affrontati, dopo aver acquisito il principio di democrazia paritaria in attuazione dell’art. 51 della Costituzione».

Il presidente del gruppo Sardegna Marcello Orrù ha detto che l’argomento del dibattito sinceramente non lo appassiona perché «la presenza femminile è senza dubbio un fatto positivo ma, nello stesso tempo, si sta evitando di discutere l’impianto della legge elettorale che per molti aspetti ha spinto il Consiglio a rasentare il ridicolo». State facendo passare la parità di genere come argomento prioritario ma non è così, ha protestato Orrù, «perché non dobbiamo dimenticare che abbiamo problemi enormi che vengono messi da parte, problemi che riguardano disoccupati, giovani, perone e famiglie che soffrono, e la stessa legge elettorale con tantissime proposte tenute nei cassetti per dare corsia preferenziale alla doppia preferenza di genere».

A nome della Giunta il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha ribadito che la Giunta ispira la sua azione di governo «al principio della società aperta in cui ognuno deve essere in grado di dare il suo contributo per migliorarla e le buone istituzioni sono la chiave fondamentale per il progresso della società». E’vero che ci sono tanti problemi, ha aggiunto, «ma i problemi si risolvono non tenendo le porte chiuse ma aprendole come hanno fatto molte altre Regioni in materia di pari opportunità, e tanti Paesi avanzati (Francia, Germania e Norvegia) che non solo prevedono quote di genere nella legge elettorale ma quote nei consigli di amministrazione privati e nei vertici di imprese quotate in borsa». E’arrivato il momento, ha concluso Pigliaru, «di andare nella direzione giusta e di fare una scelta giusta».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sostenuto che «il voto iniziale del Consiglio ha fatto giustizia delle interpretazioni più pessimistiche e quindi non accetto di passare come uno di quei “cagnolini” che segnano il territorio; non è corretto rincorrere il monopolio delle tematiche di genere, perché il problema non è solo di orma ma culturale e va superato innanzitutto all’interno dei partiti che devono tornare nella società in modo aperto e paritario». Va bene il riferimento del presidente Francesco Pigliaru ai Paesi più avanzati d’Europa, ha concluso Attilio Dedoni, «ma dobbiamo anche affrontare i problemi concreti della Regione come i Sardi si aspettano».

Dopo l’on. Attilio Dedoni ha preso la parola l’on. Marcello Orrù (Psd’Az) che ha chiesto il voto segreto sull’emendamento soppressivo totale 2.

L’on. Pietro Pittalis (FI) ha annunciato il voto di astensione del gruppo di Forza Italia: «Lo facciamo perché vogliamo ribadire la nostra correttezza e il fatto che non ci prestiamo a tranelli e giochetti. Caro presidente Francesco Pigliaru, bisogna essere consequenziali e mi risulta che in tutte le vostre nomine non siamo proprio tante le donne indicate dalla sua giunta. Ecco, la Giunta deve essere coerente oltre a pratica affermazioni di principio».

L’emendamento è stato respinto con 5 favorevoli e 37 contrari.

Sull’emendamento soppressivo parziale 4 è intervenuto l’on. Paolo Truzzu (gruppo Sardegna) che ha citato l’on. Roberto Deriu (Pd) dicendo: «Questa legge elettorale è scritta con i piedi e noi non la stiamo affrontando, nonostante il Consiglio di Stato ce l’abbia censurata. Ci sono partiti che hanno preso più voti e hanno un consigliere in meno degli altri: non c’è solo la battaglia per il voto di genere ma ci sono anche altri temi sulla legge elettorale in genere». Per l’oratore “con questa legge elettorale sarà sempre peggio e per le donne, nonostante la riforma, che comunque premierà i partiti più grossi, sarà difficilissimo accedere”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista) “da domani si può riprendere l’esame delle proposte di modifica della legge elettorale, all’interno di un testo costituzionalmente accettabile: se non introduciamo la doppia preferenza di genere siamo contro la Costituzione. Da domani, ripeto, la commissione che presiedo potrà istruire tutte le modifiche”.

Ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui “non è in discussione la doppia preferenza di genere. Ma la presenza di tante donne anche in aula oggi dimostra che questa maggioranza va avanti senza un progetto e sotto la spinta dei cittadini. E’ del tutto evidente che si rischia, nonostante stiamo facendo un passo avanti, che il voto delle donne sia controllato e in accoppiata agli uomini carichi di preferenze. L’Udc Sardegna voterà comunque a favore”.

L’emendamento soppressivo 4 è stato respinto con 48 contrari e 2 favorevoli. Anche l’emendamento soppressivo 5 è stato bocciato con 48 contrari e 2 favorevoli e così anche l’emendamento 6.

L’on. Marcello Orrù (gruppo Sardegna) ha chiesto il voto segreto sul testo dell’articolo 2 ma l’Aula l’ha approvato con 40 voti.

Anche l’articolo 3 è stato approvato e poi il testo della legge, così come approvata e modificata.

Per dichiarazione di voto l’on. Luca izzuto (Mdp) ha detto: «Più che alle donne mi rivolgo alle bambine del domani, alle quali dico che noi apriamo oggi una strada ma domani toccherà a voi percorrerla. Vi faranno credere che dovrete assomigliare alle modelle ma lo diranno soltanto perché avranno paura di voi e della vostra intelligenza e creatività. Bambine del domani: mettetevi in ascolto con le grandi donne della nostra terra, non con le veline. Abbiate coraggio di prendervi il futuro».

Il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, ha chiesto: «Vorrei che si desse chiaramente il segnale che questa legge entra immediatamente in vigore dopo la sua pubblicazione. Non vedo nulla di tutto ciò nel testo».

Il presidente Ganau ha spiegato che questo avviene per effetto della disciplina prevista dall’articolo 15 dello Statuto.

Per l’on. Alessandra Zedda (FI) “questo strumento di democrazia era necessario e dobbiamo ringraziare le colleghe donne che si sono battute ma anche i colleghi uomini. Oggi viene riequilibrata una parità che mancava e dobbiamo ringraziare anche chi ci ha fatto capire che sono maturi i tempi per ridurre le differenze. Il prossimo Consiglio regionale avrà di certo una maggiore rappresentanza femminile”.

L’on. Francesco Agus (CP) ha ringraziato “i colleghi di maggioranza e minoranza che hanno collaborato in commissione Autonomia e in Aula per arrivare a questo. E’ un voto di grande portata e in un momento come questo, in cui la politica è sotto attacco, il risultato è davvero importante. Ora torniamo in commissione per il resto della legge elettorale”.

Ancora per Forza Italia è intervenuto l’on. Stefano Tunis, che ha detto: «Non è una vittoria che qualcuno si può intestare ed è bene che tutti restiamo sobri. Immaginare che oggi si sia ridotta tutta la sperequazione tra uomo e donna non solo è retorico ma è falso: bisogna prima che l’accesso alle istituzioni e al lavoro sia libero per le donne e non attraverso la graziosa benevolenza degli uomini. Ma per questo non servono leggi ma cultura e conquiste sociali nel tempo. Quel giorno ci sarà davvero una grande vittoria: oggi non ci è consentita la retorica».

Per l’on. Rossella Pinna (Pd) “questo non è un momento storico ma è comunque un traguardo significativo: stiamo recuperando un pezzo della società e lo dobbiamo a quelle donne che si sono battute con un movimento trasversale fuori da questo palazzo”.

Parole di soddisfazione sono arrivate anche dall’on. Emilio Usula (Rossomori): «In questo lungo iter ho intravisto ostilità e pregiudizi sulla forma e sul contenuto di questa riforma. Ma ora serve una nuova legge elettorale, perché in quest’Aula manca il voto di oltre centomila sardi. Una legge che contenga  correttivi sostanziali ma intanto oggi questo stralcio di riforma è rispettoso delle donne, anche al fine della tenuta stessa della nostra democrazia».

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az) “le donne sono capaci anche più degli uomini di amministrare la cosa pubblica e spesso, come nel caso della collega Alessandra Zedda, sono anche più votate degli uomini. Ma non accetto l’ipocrisia di questi mesi: tutti erano contrari a che questa legge passasse e oggi la legge sta invece passando”.

«Anche io in maniera sobria dichiaro di essere orgogliosa di far parte di questa legislatura», ha detto l’on. Daniela Forma (Pd), «Oggi facciamo un passo avanti e ringrazio il presidente Francesco Pigliaru ed il presidente Gianfranco Ganau, che hanno guidato la maggioranza a pochi giorni dal 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne».

L’on. Paolo Zedda (Art.1-Sdp) è intervenuto in sardo e ha detto: «Ringrazio l’associazione Feminas che più di tutte si è battuta per la rappresentanza delle donne in Consiglio regionale. Noi abbiamo una bassissima rappresentanza di donne nelle istituzioni mentre non è così in Europa. Con un rappresentante femminile ogni 15 come si può pensare di rappresentare una società che invece conta più donne che uomini?».

I Riformatori hanno preso la parola con l’on. Crisponi, che ha detto: «Voto favorevole ma sia chiaro che tutte le donne che hanno collaborato, dentro e fuori da qui, vanno ringraziate per quello che hanno fatto».

L’on. Desini (PDS) ha detto: «Come spesso accade in Italia le cose normali le facciamo diventare straordinarie. Ma il vero problema adesso è rimettere ordine a quella cosa brutta che è la legge elettorale. Ma alle donne dico: iniziate a votarvi tra di voi, smettetela di farvi la guerra tra di voi».

Per il Pd ha preso la parola l’on. Luigi Lotto: «E’ davvero il caso di dire: finalmente. Perché oggi stiamo facendo una buona cosa eliminando il difetto principale della legge elettorale. Ora siamo in linea con i tempi e con tutti i Comuni d’Italia: non sarà perfetta ma è una legge molto più giusta della precedente».

L’on. Christian Solinas (Psd’Az) ha parlato a nome del partito e ha annunciato il voto favorevole: «La nostra storia è nel segno della parità di genere e consentitemi di ricordare Maria Teresa Sechi, eletta a Oristano primo presidente donna di una provincia italiana. E consentitemi di ricordare la militante sardista e antifascista Marianna Bussalai, che ha cucito la prima bandiera del Psd’Az. Su questi temi la nostra storia insegna che non diciamo parole ma abbiamo fatto».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) “sarebbe stato meglio un sistema elettorale di collegi uninominali con candidature uomo donna alternate. Non credo che la doppia preferenza di genere sia il metodo più utile o più efficace ma mi adeguo alla volontà della maggioranza”.

L’on. Marco Tedde ha esordito dicendo: «Questa è un’eterogenesi dei fini e noi la stiamo consumando. Il fine è nobile ma gli strumenti sono sbagliati e infatti condivido le parole di chi mi ha preceduto, nonostante militiamo in partiti diversi. Abbiamo sviluppato un percorso normativo non a tesi ma ad applausi. E mi spiace che il presidente Pigliaru sia intervenuto soltanto quando si è capito che il voto sarebbe stato favorevole. Io voglio ringraziare la collega Zedda che ci ha convinti ed i colleghi che hanno votato contro, nonostante gli sberleffi».

Per l’on. Alessandro Collu (Pd) “è arrivato il momento di  cambiare, perché le donne servono nelle istituzioni. Ma la riforma non è tutta qui”.

Contrario l’on. Paolo Truzzu (Sardegna), che ha detto: «Ringrazio chi si è battuto per raggiungere questo risultato ma oggi è la giornata dell’ipocrisia perché sappiamo bene che non tutti voteranno secondo coscienza».

Il presidente Francesco Pigliaru ha parlato di “giornata davvero importante e c’è poco da aggiungere rispetto a quanto detto dalle colleghe consigliere. Oggi è stato fatto un passo avanti che colma una lacuna e ci affianca alle Regioni che stanno facendo le cose giuste.   Negli incarichi della Regione Sardegna le donne sono di più rispetto alle altre regioni e questo per noi è un motivo di orgoglio”.

Per l’on. Cossa (Riformatori) “oggi è un momento importante e avevamo dubbi sull’esito e sulle capacità di questo Consiglio di interpretare quanto si muove nella nostra società. Siamo in ritardo e lo sappiamo, soprattutto noi che siamo l’unico partito che non ha votato la precedente legge elettorale proprio perché allora non fu introdotta la doppia preferenza di genere”.

Anche l‘Udc ha preso la parola con l’on. Rubiu: «Votando favorevolmente questa legge ci stiamo allineando con quanto già fatto nei Comuni e in altre regioni. Non è altro che un atto di civiltà e giustizia: non è un risultato di destra né di sinistra. E’ un risultato della politica, di quelle donne e di quelle consigliere che ci hanno sostenuti nella battaglia».

Per l’on. Pierfranco Zanchetta (Upc) “questa è una buona pagina del Consiglio regionale e lo dico senza retorica. Quando la politica vende le donne in prima linea, è una politica di inclusione. Di rispetto e di pace. Lo diceva Gabriella, nome di battaglia di Tina Anselmi, prima donna ministro della Repubblica italiana. A lei mi ispiro in questo momento perché è stata protagonista di grandi e coraggiose battaglie per le donne e firmò la legge 194 per l’interruzione di gravidanza, nonostante non fosse d’accordo”.

L’on. Annamaria Busia (Campo progressista) ha detto: «Non era scontato l‘esito di questa legge ma è stata una bella prova di democrazia, non scontata. Non è una legge risolutiva, non basterà da sola a risolvere tutti i problemi della parità di genere. Ma questo ci spettava fare e questa legge cambierà sul serio le proporzioni in questo parlamento: lo dicono gli esiti delle elezioni nei Comuni e nelle regioni dove è stata introdotta. Ora però ringrazio il presidente della Regione, che ha assunto il suo ruolo e ha detto che la doppia preferenza era ed è un punto programmatico. Ma ringrazio le colleghe per l’impegno e i colleghi per il dibattito, in piena democrazia».

Per il Partito dei Sardi l’on. Gianfranco Congiu ha parlato di “partita su due tempi in più anni. E’ stato un lavoro reso possibile grazie al presidente della commissione Autonomia e sono felice di aver preso le difese di tutti i territori sardi, per un fatto di giustizia sociale”.

L’on. Walter Piscedda (Pd) ha detto: «Non vorrei che qualcuno possa pensare che chi non interviene non è favorevole e per questo intervengo. E’ una cosa talmente ovvia che non meritava in certi momenti tanto scalpore ma questo piccolo passo spianerà la strada a una maggiore rappresentatività delle donne: non è un favore al gentil sesso perché la storia ci insegna che tutto può cambiare».

Per Mpd è intervenuto l’on. Daniele Cocco, secondo cui “qualche mese fa era impensabile tutto questo e lo dobbiamo innanzitutto alle nostre consigliere, al presidente Francesco Pigliaru e al presidente Gianfranco Ganau. Abbiamo fatto una cosa importante ma non sufficiente: non ci sono primogeniture perché abbiamo fatto il nostro dovere con un voto di civiltà”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato il voto a favore del gruppo ed ha ribadito la volontà del centrosinistra per caratterizzare la legislatura nel segno delle riforme ed ha evidenziato “la compattezza della maggioranza che ha retto anche alla richiesta del voto segreto arrivata dai banchi del centrodestra”. «Questo è un provvedimento dell’intero Consiglio – ha concluso il capogruppo Pd – ed è un voto che dà dignità a quest’Aula e alla politica sarda».

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore del gruppo ed ha affermato: «Siamo arrivati preparati all’appuntamento con questa legge ed abbiamo saputo allontanare alcuni sospetti che qualcuno in maniera meschina aveva adombrato». Pietro Pittalis ha quindi rivelato: «Su questo provvedimento ho posto un problema di fiducia all’interno del gruppo e lo stesso avrebbe dovuto fare il presidente Francesco Pigliaru per metterci la faccia con la sua maggioranza».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione il testo finale della legge che è stato approvato con 50 voti favorevoli e 2 contrari.

Proclamato l’esito della votazione, il presidente ha, dunque, comunicato la convocazione del Consiglio per martedì 28 novembre alle 10.00.

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Per il ciclo di attività su “70 anni di Autonomia speciale della Sardegna”, venerdì 17 novembre, dalle ore 16.00 alle ore 20.00, l’Aula Magna “Baffi” della Facoltà di Scienze Economiche Giuridiche e Politiche, Viale Sant’Ignazio 74, a Cagliari, ospiterà il seminario “L’evoluzione della rappresentanza politica in Sardegna (1949-2017)”.

Presiede: Mariarosa Cardia – Professoressa di Storia delle Istituzioni Politiche – Università di Cagliari

Coordina: Carmina Conte – Giornalista

Relatori: Silvia Benussi – Professoressa di Storia delle Istituzioni Politiche – Università di Cagliari

Mariarosa Cardia – Professoressa di Storia delle Istituzioni Politiche – Università di Cagliari

Interventi: Francesco Agus – Presidente della I Commissione Consiglio regionale della Sardegna

Maria Tiziana Putzolu – Consigliera di parità Regione Autonoma della Sardegna

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Grazia Maria De Matteis è il nuovo garante regionale dell’adolescenza e dell’infanzia. E’ stata eletta questa mattina con 35 voti. 12 le preferenze attribuite all’ex presidente della Giunta regionale ed ex senatore Federico Palomba, 3 a Maria Grazia Olla.

L’assemblea regionale ha poi iniziato la discussione sul testo unificato n. 2-5-9 che, con la modifica alla legge statutaria n.1\2013, introduce la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale.

Il relatore della maggioranza, Francesco Agus (ex Sel-Misto) ha ripercorso per sommi capi l’iter del testo unificato ed ha affermato che “l’introduzione della doppia preferenza di genere è un elemento comune a tutte le proposte di modifica della legge elettorale, presentate nel corso della legislatura”. «Una modifica – ha spiegato il consigliere del centrosinistra – ampiamente condivisa nel segno dell’equità e dell’equilibrio». Il presidente della Prima commissione ha inoltre insistito sulle positive esperienze della Regione Campania e sull’efficacia della legge nazionale n. 20/2016 che ha introdotto, nelle Regioni a statuto ordinario, la doppia preferenza di genere. «Il Consiglio regionale della Sardegna – ha affermato Francesco Agus – non può staccarsi da questo processo virtuoso sia sul piano legislativo che sul piano costituzionale». «Il Rosatellum – ha proseguito Francesco Agus – introduce sistemi ancor più incisivi per garantire la rappresentanza di genere e i risultati delle ultime amministrative nell’Isola, dicono che con le condizioni di parità di accesso alla carica, le elette hanno superato il 40% del totale dei consiglieri».

Francesco Agus ha quindi affermato che l’attuale sistema elettorale è esposto a rischi di incostituzionalità («soprattutto in tempi in cui l’autonomia sembra sotto attacco») ed ha dichiarato che «l’unico modo possibile per procedere con le modifiche dell’attuale sistema elettorale regionale è quello che prevede modifiche per parti della vigente legge statutaria».

Il presidente del parlamentino delle Riforme ha quindi elencato una serie di “storture” del vigente sistema elettorale (principalmente sbarramenti e ripartizione dei seggi tra le otto circoscrizioni provinciali) per ribadire che «non vi è alcuna intenzione di congelate il dibattito su tutto il resto» ma che, anzi «serve discutere di tutto senza ambiguità e in trasparenza». Agus ha ipotizzato a questo proposito l’impegno di una sottocommissione ad hoc per approntare le ulteriori modifiche al sistema elettorale.

«Lavoriamo – ha concluso il consigliere del Misto – per approvare una legge elettorale giusta, equa e all’avanguardia perché vogliamo che il nostro statuto di Autonomia rappresenti un motore di innovazione e non uno strumento per evitare modifiche normative che sono in linea con quanto accade nel resto del Paese ed in Europa».

Il relatore della minoranza, Gennaro Fuoco (gruppo Psd’Az) ha manifestato una netta contrarietà rispetto al provvedimento in discussione ed ha ribattuto a quanto affermato dal consigliere Francesco Agus. Fuoco ha dichiarato di “essere d’accordo sulla necessità di procedere con la modifica dell’attuale sistema elettorale” ma ha precisato che “nel testo unificato che introduce la doppia preferenza di genere sono presenti aspetti che meritano di essere rivisti e rivalutati”. «Con la proposta in discussione – ha spiegato Fuoco – introduciamo un unico elemento di modifica che toglie equilibrio al già precario equilibrio della legge vigente». «Il problema principale – ha spiegato l’eletto nelle liste Uds – risiede nella doppia preferenza che va soppesata in maniera molto più approfondita in ordine alle implicazioni che ne derivano per l’identificazione del voto e del voto delle clientele».

L’esponente della minoranza ha poi rimarcato i problemi che, a suo giudizio, riguardano i collegi con due, tre o cinque candidati, per denunciare le evidenti anomalie che si creerebbero con l’introduzione del doppio voto («con due candidati uomini su tre, la candidata avrebbe un lettorato potenziale del 100%»). «Il testo in discussione – ha incalzato Gennaro Fuoco – è un obbrobrio giuridico ed è una soluzione obbrobriosa dal punto di vista etico». «Se approviamo questa norma – ha concluso il consigliere del centrodestra – non garantiamo una libera scelta dell’elettore, né favoriamo la partecipazione delle donne alla politica ma introduciamo un abbinamento utile di due candidati di diverso genere, con il rischio di eleggere un buon numero di affidabili gregari al traino di chi conta un buon consenso tra gli elettori».

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha invece dichiarato il convinto sostegno alla norma che introduce la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale ed ha ricordato la crescita della rappresentanza femminile nei consigli comunali dove si è votato con le novità introdotte dalle norme nazionali. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato in tono critico le modalità di votazione e la bocciatura della doppia preferenza nella passata legislatura ed ha ringraziato associazioni, movimenti, forze politiche, enti locali e istituzioni per la battaglia in favore della parità di genere nella rappresentanza politica.

La consigliera Rossella Pinna ha quindi citato come esempio virtuoso l’esperienza dei paesi scandinavi ed ha sottolineato che in Italia, invece, “solo due presidenti di Regione sono donne e la maggior parte delle assessore hanno deleghe che attengono affari sociali, cultura e lavoro”. «La Sardegna – ha proseguito l’esponente Pd – è quart’ultima in Italia per numero di elette (4 su 60)  ed è anche per la gravità di questi numeri che oggi parliamo di emergenza e di questione da affrontare con urgenza e immediatezza».

Dopo l’on. Rossella Pinna ha preso la parola l’on. Daniela Forma (Pd), che ha detto: «Zero è il numero delle donne elette in Basilicata alle ultime regionali. E Calabria, Abruzzo e Sardegna non sono messe molto meglio. Ma anche altrove, nelle regioni virtuose sotto il profilo della rappresentanza di genere, la loro presenza non supera mai il 25 per cento. Dove invece si è introdotta la doppia preferenza di genere, come in Campania, ci sono 11 donne su 55 consiglieri regionali e in Emilia oggi le donne si attestano al 31 per cento degli eletti. Ho portato all’attenzione dell’Aula questi numeri perché la doppia preferenza non concede nessun vantaggio a nessun genere in particolare. Questo deve essere chiaro: è un contributo ma non risolve il problema, che è prima di tutto culturale e di organizzazione della vita stessa della donna. Ben venga una rappresentanza più ampia della donna nel Consiglio regionale della Sardegna, già nei Comuni sardi siamo al 38 per cento della presenza femminile. I tempi sono maturi per questo salto di qualità».

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) «la composizione variabile e variata del Consiglio regionale, dovuta a questa legge elettorale, che ne ha fatto un luogo politico con una porta girevole, non è decisamente più proponibile anche sotto il profilo della rappresentanza delle donne. Oltre centomila elettori sardi sono stati esclusi dalla rappresentanza nel parlamento sardo e in uno scenario così è stato reso vano lo sforzo di quei centomila sardi. Quest’Aula è la risultante di questa esclusione e della non partecipazione al voto: c’è poco da sorprendersi se l’astensionismo raggiunge sempre nuovi record. Non sarà dunque questa riforma di oggi, giusta per consentire alle donne di concorrere, a risolvere ogni problema di partecipazione al voto e di rappresentanza di genere. Auspichiamo una nuova legge elettorale capace di rispettare l’elettorato sardo».

Ha preso la parola l’on. Annamaria Busia (Campo progressista) che ha ringraziato «il presidente Francesco Agus e le colleghe che hanno lavorato su questo testo per il risultato, senza contare l’appartenenza al partito. Ringrazio anche i capigruppo che hanno accelerato la presentazione di questa norma in Aula e le associazioni di donne e non solo di donne che si sono mobilitate per questo risultato. Non è solo un fatto di tecnica legislativa ma di cultura: è evidente che queste norme che ci stiamo dando produrranno come risultato una maggiore presenza femminile dentro quest’Aula. Stiamo rispettando la nostra Costituzione se rimuoviamo gli ostacoli che in questo Paese hanno impedito alle donne di avere la giusta rappresentanza nelle istituzioni. Lo ha detto la Corte Costituzionale e noi pensiamo che sia corretto. L’elettore resta libero di usare o no le due preferenze: potrà liberamente votare anche solo un uomo o una donna».

Per il Pd è intervenuto il vicecapogruppo, on. Roberto Deriu, ha che detto:  «Dall’estrema destra abbiamo sentito oggi un’interpretazione che è già stata resa dall’on. Fuoco in commissione ma è chiaro che abbiamo, ne merito, idee diverse. In questo momento dobbiamo fare un passo avanti verso la democrazia paritaria senza illuderci che questo sia un provvedimento concluso: non abbiamo soltanto il problema di garantire a un certo numero di donne un’elezione. Dobbiamo in realtà scardinare la mentalità degli uomini perché la società è costruita a misura di uomo, non di donna. Oggi saliamo un gradino ma saranno i partiti a dover garantire la partecipazione effettiva delle donne».

L’esponente del Pd ha aggiunto: «Non ritengo però che questa sia l’ultima volta in cui dobbiamo parlare di legge elettorale durante questa legislatura. Abbiamo presentato proposte e la Prima commissione non ha ancora avuto la possibilità di esaminarle: spero ci si dia un appuntamento ravvicinato  per una modifica integrale della legge elettorale. Non sto sminuendo la giornata odierna: stiamo facendo un passo importante ma i nostri doveri non finiscono qui».

Ha preso la parola l’on. Stefano Tunis (Forza Italia): «Oggi non stiamo vivendo un momento storico ma sanando una situazione che abbiamo plasticamente davanti, con appena quattro donne in quest’Aula. Già da tempo questo adeguamento della norma si sarebbe dovuto adottare: non c’è proprio da discutere, perché non è equa la distribuzione delle responsabilità. E’ anche chiaro che questa correzione alla legge elettorale ci consentirebbe di andare al voto e il presidente Pigliaru potrebbe dunque già da oggi dimettersi e liberarci dalla sua ingombrante presenza». 

L’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) ha ricordato la battaglia fatta con le altre colleghe nel Consiglio regionale della Sardegna lo zero delle donne nel Consiglio regionale della Basilicata: «Siamo insignificanti come presenza e questo Consiglio ne è una prova. Non sarà storia ma quella di oggi è dunque una giornata importante perché la presenza femminile aumenterà e dopo ci sarà tanto da fare per colmare il gap tra i generi. Le donne possiedono un senso pratico che nella vita politica è molto utile e la complementarietà farà bene a tutti i livelli in tutte le istituzioni: è talmente palese che questo deve diventare un assioma. Mi auguro che non ci siano giochetti sulla strada per affermare i diritti delle donne, come anche il Parlamento ci ha insegnato di recentissimo con le norme sulla rappresentanza femminile contenute nel Rosatellum». 

Per FLI ha preso la parola l’on. Paolo Truzzu, che ha detto: «Da sempre sono contrario alla preferenza di genere e non perché non consideri utile l’aumento della rappresentanza di genere delle istituzioni. E lo dico da rappresentante dell’unico partito che ha una donna alla sua guida. Una donna che ho votato perché è la più brava e non perché è donna.  Non mi interessa il sesso di chi si candida ma l’onestà e la capacità. Dovremmo riflettere sul perché le donne non emergono nelle istituzioni: siamo sicuri che non sia un problema di partecipazione alla vita politica? Dobbiamo eliminare gli ostacoli che impediscono alle donne la partecipazione e io vedo che sono poche le donne che si impegnano in politica e noi sappiamo quanto sia difficile convincere le donne a partecipare alla formazione delle liste. Ecco perché sono convinto che questa legge non renderà giustizia alle donne».

L’on. Michele Cossa (Riformatori) ha ricordato i limiti delle attuale legge elettorale, «che non vengono affrontati da questa riforma. Però il Consiglio regionale ha fatto bene a praticare questo stralcio per la doppia preferenza di genere, perché era impossibile andare avanti così, correndo il rischio di andare a votare tra un anno con questa legge elettorale. Dunque, questa riforma è un fatto di giustizia che rispetta la Costituzione e apre maggiormente la politica sarda alle donne. Le donne e la loro sensibilità sono essenziali per avere una visione completa di tutti  i problemi: ci sono problemi di cui gli uomini non si rendono nemmeno conto. E spesso per le donne è proprio impossibile candidarsi perché i tempi della politica e delle istituzioni sono a misura d’uomo. Non di donna né di famiglia. Non arriviamo per caso a questo punto ma perché c’è stata una spinta forte delle associazioni femminili. E questo va riconosciuto: stiamo concretizzando oggi il lavoro intelligente di anni, con il coinvolgimento delle amministrazioni comunali».

“Un atto di giustizia”: così ha definito la legge in esame l’on. Gigi Ruggeri (Pd). «Bisognava riparare questa ingiustizia, nel migliore dei modi possibili. Devo però dire che ci vorrebbe più entusiasmo per questa riforma e non un clima poco felice. Ma forse non è questo il sistema migliore: il sistema delle preferenze è quanto di più lontano sia rispetto al rinnovamento della politica e a volte perfino corruttivo, sino al punto di consentire in alcuni casi il controllo del voto. Non vorrei che si confondessero il fine con lo strumento: si poteva scegliere l’alternanza di genere nella compilazione delle liste o si poteva bloccare, riservando delle quote al genere femminile».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha ricordato che «sono passati 53 mesi dall’approvazione della legge elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale, una legge sulla quale votai contro perché non garantiva minoranze, territori e genere». Oggi, ha aggiunto, «rispetto a queste lacune ci stiamo mettendo una toppa ed è solo l’inizio di un cammino ancora da completare perché risolvere la questione del genere da sola non può bastare, quindi va chiarito che a nostro giudizio oggi non è una data storica ma un giorno importante perché si riconosce un giusto diritto». Piuttosto, ha ammonito Daniele Cocco, «auspico che a nessuno venga in mente di chiedere il voto segreto perché sarebbe insopportabile e farebbe fare una pessima figura a tutto il Consiglio regionale ed alla nostra stessa maggioranza che aveva messo questo punto al centro del suo programma elettorale, fermo restando che, a parte questo provvedimento, dovremo comunque tornare a parlare di legge elettorale perché c’è bisogno di molti correttivi».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, dopo aver sottolineato positivamente la presenza in Aula di una donna in rappresentanza della Giunta, ha riconosciuto che «forse è ancora troppo presto per superare del tutto il pregiudizio sul genere ma comunque siamo sulla strada giusta e ci stiamo arrivando, lungo un percorso riformista che dovrà riguardare anche la legge statutaria deve essere sottoposta ad un profondo processo di manutenzione». E vero, infatti, ha proseguito, «che la riforma non è completa in quanto alla rappresentanza di genere va aggiunta quella dei territori». Quanto alla presenza femminile nella società sarda, secondo Zanchetta, «ha da sempre qualificato la nostra storia autonomistica mostrandosi capace di enormi sacrifici ed allo stesso tempo di grandi risposte».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, a favore, ha parlato di una buona legge che tuttavia, ha messo in luce, «contiene dubbi e perplessità soprattutto perché si è arrivati a discuterla con molto ritardo che sarebbe stato evitabile se si fosse ben considerato il processo complessivo di maturazione della società sarda». Nel merito, ad avviso di Rubiu, «la legge dimentica che maggiore presenza delle donne nelle liste e certezza di elezione cose che devono andare di pari passo, altrimenti tutto si potrebbe ridurre all’aumento della competizione fra colleghi ed all’introduzione di meccanismi pericolosi di controllo del voto». Anche la storia recente della Sardegna ha concluso, «dove la presenza della donna è cresciuta molto in tutti i territori e nel Sulcis in particolare, ci parla di percorsi compiuti solo grazie al merito ed è questa la strada maestra da seguire».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ripreso il tema, citato da molti interventi, della volontà comune del Consiglio regionale di legiferare sulla materia elettorale di genere. E bisogna riconoscere, ha osservato che «la commissione ha fatto un ampio approfondimento politico ragionando sullo lo schema di alternanza uomo donna al momento del voto; questo è un primo passaggio condivisibile al quale però è stato necessario aggiungere una riflessione sui cosiddetti micro collegi con un numero massimo di due candidati, dove si annida la disparità di trattamento che in teoria portava alla designazione di due uomini o due donne». Approvando questa legge, ha concluso, «abbiamo introdotto la doppia preferenza in tutti i collegi e questo da una parte era un altro passaggio ineludibile, dall’altra per certi aspetti  il minimo sindacale, perché la realtà dei Comuni sardi ci racconta di una presenza femminile sempre più diffusa che qualifica la pubblica amministrazione e la Sardegna ha molto bisogno di questa qualità».

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La commissione Autonomia presieduta da Francesco Agus (Misto-Campo progressista) ha approvato con l’astensione della minoranza una risoluzione che ribadisce la netta contrarietà della Regione all’art. 70 del Bilancio dello Stato che esclude le Province sarde e la Città Metropolitana di Cagliari dalla ripartizione dei contributi statali.

Nel dispositivo del documento si chiede l’inserimento degli enti intermedi della Sardegna fra i destinatari dei contributi statali auspicando, nello stesso tempo, un serrato confronto con i parlamentari sardi per assicurare le opportune modifiche alla legge di nazionale di bilancio e l’approvazione in tempi brevi della stessa risoluzione da parte del Consiglio regionale, con un consenso unanime.

Prima dell’esame della risoluzione, l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu ha consegnato ed illustrato alla commissione un documento della Conferenza permanente Regione-Enti locali sullo stesso argomento. La Conferenza, in una delibera approvata all’unanimità, ha sottolineato fra l’altro che «il mancato intervento dello Stato comprimerebbe in modo insostenibile l’attività istituzionale e le funzioni fondamentali degli Enti intermedi della Sardegna, già colpiti da pesanti tagli del Governo centrale cui la Regione ha potuto far fronte solo parzialmente incrementando il fondo unico ed adottando interventi di sostegno straordinari».