7 May, 2024
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Cortometraggi da tutto il mondo e ospiti prestigiosi che si raccontano tra musica, fumetto e film: da dieci anni i caratteri distintivi del Puntodivista Film Festival, il Festival Concorso Internazionale Itinerante di Cinematografia diretto da Romano Usai. Giovedì 16 novembre la terza serata è dedicata al “cinema disegnato … dal fumetto al film”. Se ne parlerà con Bepi Vigna, regista, sceneggiatore, autore di fumetti e graphic novel, dopo la proiezione con inizio alle 21.45 del suo cortometraggio di animazione “Nausicaa – L’altra Odissea” (Produzione Zena Film), evento speciale che ha aperto la seconda edizione di SIC@SIC (Short Italian Cinema) alla trentaduesima Settimana Internazionale della Critica, sezione organizzata nell’ambito della 74ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. Un film tra fumetto d’autore e montaggio cinematografico con i disegni firmati dall’illustratore Andrea Serio che racconta la storia della principessa Nausicaa e del suo incontro con il naufrago Ulisse che la sedurrà per poi abbandonarla con i suoi affascinanti racconti sul suo peregrinare per il mondo.

Una personale rilettura di una delle celebri storie dell’Occidente e un bel viaggio di formazione verso la maturità per la figlia del re Alcinoo che la porterà a scoprire anche le verità più meschine nascoste in quelle incredibili storie, diventando finalmente una donna. Le musiche del film saranno eseguite dal vivo dagli autori Matteo Martis e Romeo Scaccia.

In apertura di serata alle 20.45 spazio alla visione del 2° gruppo delle opere finaliste in concorso selezionate dalla commissione artistica diretta da Pippo Ciliberto. Cinque i corti in programma: “A gentle night” diretto da Qiu Yang (Cina), “Quello che non si vede” (di Dario Samuele Leone Italia), “From Hasakah with love” di Mohammad Farahani (Iran), “Il bacio” di Adriano Candiago (Italia), “Buffet” di Santa De Santis e Alessandro D’Ambrosi (Italia).

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L’edizione autunnale di IOTHINGS, l’evento internazionale organizzato da Innovability dedicato all’IoT e alla emergente Digital Transformation of Things, arriva a Roma il 21 e 22 novembre a esporre il suo servizio che combatte la contraffazione ci sarà anche l’azienda autentico s.r.l.

IOTHINGS è il più importante evento italiano dedicato alle tecnologie Internet of Things applicate allo sviluppo di soluzioni e servizi innovativi in ambiti verticali come Industry 4.0 o Smart City. In particolare, l’evento di Roma, si focalizzerà sulle applicazioni IoT per le grandi reti energia, mobilità, telecomunicazioni, le infrastrutture critiche, il monitoraggio, la protezione e la sicurezza del territorio.

Durante quest’evento, l’azienda avrà l’occasione di esporre il prodotto autentico nfc che contrasta il Mercato Parallelo, e il fenomeno della contraffazione, inserendo un Tag NFC nelle etichette dei prodotti e utilizzando l’App autentico nfc per leggere le specifiche contenute all’interno del Tag, quali:

  • scheda del prodotto e numero all’interno del lotto di produzione;
  • tutti i dati di produzione che il produttore ha deciso di rendere pubblici;
  • funzionalità di segnalazione potenziale falso, qualora l’App non rilevi un Tag valido;
  • funzionalità di invio messaggi al produttore in relazione a uno specifico prodotto acquistato.

autentico s.r.l. offre soluzioni per l’anticontraffazione e logistica con tecnologia RfId, NFC e Bluetooth. Opera principalmente con autentico nfc, un servizio per le aziende che consente di etichettare univocamente i propri prodotti con un DNA Tag senza che questi debbano intervenire sulla propria catena di produzione.

L’azienda autentico s.r.l. presenta il suo prodotto autentico nfc nella piattaforma italiana Eppela che in collaborazione con Poste Italiane, ha ideato un programma che prende il nome di PostepayCrowd e ha lo scopo di supportare le imprese vincenti del territorio attraverso dei co-finanziamenti in 40 giorni.

Dal 31 ottobre fino al 10 dicembre è possibile sostenere l’azienda nella sua campagna di equity crowdfunding reward-based che punta a un goal di 10K. Con il finanziamento di Eppela, autentico punta a migliorare il suo servizio per assicurare a tutti i produttori e consumatori una tutela maggiore dalla contraffazione.

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Questa mattina Alice (nome di fantasia), la ragazza di Padova sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio e trascinata in psichiatria al fine di costringerla da andare in una comunità psichiatrica contro la sua volontà, è stata trasferita di nascosto in una comunità in alta montagna della Valle d’Aosta.

Ieri Alice si era recata dallo psichiatra assieme alla mamma per chiedere le dimissioni visto che il TSO era stato revocato, ma non c’è stato nulla da fare: lo psichiatra si è rifiutato di dimetterla sebbene non avrebbe potuto trattenerla essendo il TSO revocato. 

La sedicenne ha anche chiesto alla madre di registrare un video-appello, che non pubblichiamo per motivi di privacy, in cui supplica di essere rilasciata e di non dover andare in comunità, ma di poter vivere la sua normalità in famiglia con sua mamma, suo fratello e il suo cane. Ha scritto anche un disperato appello al giudice:

«Caro giudice, voglio vivere la mia vita con mia mamma lontano dai servizi sociali, voglio pattinare e vivere in pace senza nessuno che mi sposti come una valigia perché sono già otto volte che vengo spostata da una parte all’altra. Voglio stare tranquilla. La prego giudice mi aiuti!»

Alice si trova ora in una struttura psichiatrica in Val d’Aosta in mezzo alle montagne dove sarà, di fatto, isolata dal mondo e trattenuta in una condizione che, stante la sua forte contrarietà, appare più simile a un carcere o manicomio che a una situazione terapeutica. La sua colpa: essere una ribelle ed essere troppo attaccata alla mamma, secondo gli psicologi dei servizi sociali.

Anche la mamma di Alice ha lanciato un appello:

«Sono la mamma di Alice. Più di 2 settimane fa stata prelevata da casa per forza legata su una barella è portata in psichiatria… l’hanno riempita di psicofarmaci non riusciva camminare e nemmeno si ricordava che cosa ha mangiato. […]

Mia figlia non è una malata di mente è una ragazza molto intelligente non ha fatto niente di male. […]

Questa mattina sono andata in ospedale per salutarla ho sentito lei un attimo per telefono si lamentava che la infermiera di reparto la obbligava a bere una sostanza tranquillante per non fare opposizione nel momento di uscita… Io l’aspettavo vicino alla porta e volevo abbracciarla perché non lo so adesso quando la vedo…. ma […] hanno portato via mia figlia Alice dalla porta segreta e io non ho potuto né vederla né salutarla. Chissà se la vedrò ancora …

Per favore chiedo miei diritti come Mamma sofferente. Io voglio mia figlia perché lei soffre senza di me… Aiutatemi a me e Alice. Vi prego dal mio addolorato cuore… Grazie…

La mamma.»

«Quando una persona viene etichettata con un disagio mentale perde i diritti umani.» denuncia Paolo Roat, responsabile nazionale Tutela Minori del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) Onlus. «Qui si sta violando pesantemente il diritto costituzionalmente garantito alla libertà personale per un cosiddetto disturbo mentale la cui diagnosi non è sostenuta da alcun esame oggettivo di laboratorio. Oltre all’aspetto tecnico qui si infrange il senso di umanità: se diventa accettabile trascinare via una bambina con la forza, ci stiamo avviando verso la barbarie. I video registrati dalla mamma e dalla figlia descrivono uno scenario che sembrerebbe ispirato a certi film sulla Shoah, in cui mamme disperate si vedevano portar via i loro figli con la forza.»

 

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Grazia Maria De Matteis è il nuovo garante regionale dell’adolescenza e dell’infanzia. E’ stata eletta questa mattina con 35 voti. 12 le preferenze attribuite all’ex presidente della Giunta regionale ed ex senatore Federico Palomba, 3 a Maria Grazia Olla.

L’assemblea regionale ha poi iniziato la discussione sul testo unificato n. 2-5-9 che, con la modifica alla legge statutaria n.1\2013, introduce la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale.

Il relatore della maggioranza, Francesco Agus (ex Sel-Misto) ha ripercorso per sommi capi l’iter del testo unificato ed ha affermato che “l’introduzione della doppia preferenza di genere è un elemento comune a tutte le proposte di modifica della legge elettorale, presentate nel corso della legislatura”. «Una modifica – ha spiegato il consigliere del centrosinistra – ampiamente condivisa nel segno dell’equità e dell’equilibrio». Il presidente della Prima commissione ha inoltre insistito sulle positive esperienze della Regione Campania e sull’efficacia della legge nazionale n. 20/2016 che ha introdotto, nelle Regioni a statuto ordinario, la doppia preferenza di genere. «Il Consiglio regionale della Sardegna – ha affermato Francesco Agus – non può staccarsi da questo processo virtuoso sia sul piano legislativo che sul piano costituzionale». «Il Rosatellum – ha proseguito Francesco Agus – introduce sistemi ancor più incisivi per garantire la rappresentanza di genere e i risultati delle ultime amministrative nell’Isola, dicono che con le condizioni di parità di accesso alla carica, le elette hanno superato il 40% del totale dei consiglieri».

Francesco Agus ha quindi affermato che l’attuale sistema elettorale è esposto a rischi di incostituzionalità («soprattutto in tempi in cui l’autonomia sembra sotto attacco») ed ha dichiarato che «l’unico modo possibile per procedere con le modifiche dell’attuale sistema elettorale regionale è quello che prevede modifiche per parti della vigente legge statutaria».

Il presidente del parlamentino delle Riforme ha quindi elencato una serie di “storture” del vigente sistema elettorale (principalmente sbarramenti e ripartizione dei seggi tra le otto circoscrizioni provinciali) per ribadire che «non vi è alcuna intenzione di congelate il dibattito su tutto il resto» ma che, anzi «serve discutere di tutto senza ambiguità e in trasparenza». Agus ha ipotizzato a questo proposito l’impegno di una sottocommissione ad hoc per approntare le ulteriori modifiche al sistema elettorale.

«Lavoriamo – ha concluso il consigliere del Misto – per approvare una legge elettorale giusta, equa e all’avanguardia perché vogliamo che il nostro statuto di Autonomia rappresenti un motore di innovazione e non uno strumento per evitare modifiche normative che sono in linea con quanto accade nel resto del Paese ed in Europa».

Il relatore della minoranza, Gennaro Fuoco (gruppo Psd’Az) ha manifestato una netta contrarietà rispetto al provvedimento in discussione ed ha ribattuto a quanto affermato dal consigliere Francesco Agus. Fuoco ha dichiarato di “essere d’accordo sulla necessità di procedere con la modifica dell’attuale sistema elettorale” ma ha precisato che “nel testo unificato che introduce la doppia preferenza di genere sono presenti aspetti che meritano di essere rivisti e rivalutati”. «Con la proposta in discussione – ha spiegato Fuoco – introduciamo un unico elemento di modifica che toglie equilibrio al già precario equilibrio della legge vigente». «Il problema principale – ha spiegato l’eletto nelle liste Uds – risiede nella doppia preferenza che va soppesata in maniera molto più approfondita in ordine alle implicazioni che ne derivano per l’identificazione del voto e del voto delle clientele».

L’esponente della minoranza ha poi rimarcato i problemi che, a suo giudizio, riguardano i collegi con due, tre o cinque candidati, per denunciare le evidenti anomalie che si creerebbero con l’introduzione del doppio voto («con due candidati uomini su tre, la candidata avrebbe un lettorato potenziale del 100%»). «Il testo in discussione – ha incalzato Gennaro Fuoco – è un obbrobrio giuridico ed è una soluzione obbrobriosa dal punto di vista etico». «Se approviamo questa norma – ha concluso il consigliere del centrodestra – non garantiamo una libera scelta dell’elettore, né favoriamo la partecipazione delle donne alla politica ma introduciamo un abbinamento utile di due candidati di diverso genere, con il rischio di eleggere un buon numero di affidabili gregari al traino di chi conta un buon consenso tra gli elettori».

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha invece dichiarato il convinto sostegno alla norma che introduce la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale ed ha ricordato la crescita della rappresentanza femminile nei consigli comunali dove si è votato con le novità introdotte dalle norme nazionali. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato in tono critico le modalità di votazione e la bocciatura della doppia preferenza nella passata legislatura ed ha ringraziato associazioni, movimenti, forze politiche, enti locali e istituzioni per la battaglia in favore della parità di genere nella rappresentanza politica.

La consigliera Rossella Pinna ha quindi citato come esempio virtuoso l’esperienza dei paesi scandinavi ed ha sottolineato che in Italia, invece, “solo due presidenti di Regione sono donne e la maggior parte delle assessore hanno deleghe che attengono affari sociali, cultura e lavoro”. «La Sardegna – ha proseguito l’esponente Pd – è quart’ultima in Italia per numero di elette (4 su 60)  ed è anche per la gravità di questi numeri che oggi parliamo di emergenza e di questione da affrontare con urgenza e immediatezza».

Dopo l’on. Rossella Pinna ha preso la parola l’on. Daniela Forma (Pd), che ha detto: «Zero è il numero delle donne elette in Basilicata alle ultime regionali. E Calabria, Abruzzo e Sardegna non sono messe molto meglio. Ma anche altrove, nelle regioni virtuose sotto il profilo della rappresentanza di genere, la loro presenza non supera mai il 25 per cento. Dove invece si è introdotta la doppia preferenza di genere, come in Campania, ci sono 11 donne su 55 consiglieri regionali e in Emilia oggi le donne si attestano al 31 per cento degli eletti. Ho portato all’attenzione dell’Aula questi numeri perché la doppia preferenza non concede nessun vantaggio a nessun genere in particolare. Questo deve essere chiaro: è un contributo ma non risolve il problema, che è prima di tutto culturale e di organizzazione della vita stessa della donna. Ben venga una rappresentanza più ampia della donna nel Consiglio regionale della Sardegna, già nei Comuni sardi siamo al 38 per cento della presenza femminile. I tempi sono maturi per questo salto di qualità».

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) «la composizione variabile e variata del Consiglio regionale, dovuta a questa legge elettorale, che ne ha fatto un luogo politico con una porta girevole, non è decisamente più proponibile anche sotto il profilo della rappresentanza delle donne. Oltre centomila elettori sardi sono stati esclusi dalla rappresentanza nel parlamento sardo e in uno scenario così è stato reso vano lo sforzo di quei centomila sardi. Quest’Aula è la risultante di questa esclusione e della non partecipazione al voto: c’è poco da sorprendersi se l’astensionismo raggiunge sempre nuovi record. Non sarà dunque questa riforma di oggi, giusta per consentire alle donne di concorrere, a risolvere ogni problema di partecipazione al voto e di rappresentanza di genere. Auspichiamo una nuova legge elettorale capace di rispettare l’elettorato sardo».

Ha preso la parola l’on. Annamaria Busia (Campo progressista) che ha ringraziato «il presidente Francesco Agus e le colleghe che hanno lavorato su questo testo per il risultato, senza contare l’appartenenza al partito. Ringrazio anche i capigruppo che hanno accelerato la presentazione di questa norma in Aula e le associazioni di donne e non solo di donne che si sono mobilitate per questo risultato. Non è solo un fatto di tecnica legislativa ma di cultura: è evidente che queste norme che ci stiamo dando produrranno come risultato una maggiore presenza femminile dentro quest’Aula. Stiamo rispettando la nostra Costituzione se rimuoviamo gli ostacoli che in questo Paese hanno impedito alle donne di avere la giusta rappresentanza nelle istituzioni. Lo ha detto la Corte Costituzionale e noi pensiamo che sia corretto. L’elettore resta libero di usare o no le due preferenze: potrà liberamente votare anche solo un uomo o una donna».

Per il Pd è intervenuto il vicecapogruppo, on. Roberto Deriu, ha che detto:  «Dall’estrema destra abbiamo sentito oggi un’interpretazione che è già stata resa dall’on. Fuoco in commissione ma è chiaro che abbiamo, ne merito, idee diverse. In questo momento dobbiamo fare un passo avanti verso la democrazia paritaria senza illuderci che questo sia un provvedimento concluso: non abbiamo soltanto il problema di garantire a un certo numero di donne un’elezione. Dobbiamo in realtà scardinare la mentalità degli uomini perché la società è costruita a misura di uomo, non di donna. Oggi saliamo un gradino ma saranno i partiti a dover garantire la partecipazione effettiva delle donne».

L’esponente del Pd ha aggiunto: «Non ritengo però che questa sia l’ultima volta in cui dobbiamo parlare di legge elettorale durante questa legislatura. Abbiamo presentato proposte e la Prima commissione non ha ancora avuto la possibilità di esaminarle: spero ci si dia un appuntamento ravvicinato  per una modifica integrale della legge elettorale. Non sto sminuendo la giornata odierna: stiamo facendo un passo importante ma i nostri doveri non finiscono qui».

Ha preso la parola l’on. Stefano Tunis (Forza Italia): «Oggi non stiamo vivendo un momento storico ma sanando una situazione che abbiamo plasticamente davanti, con appena quattro donne in quest’Aula. Già da tempo questo adeguamento della norma si sarebbe dovuto adottare: non c’è proprio da discutere, perché non è equa la distribuzione delle responsabilità. E’ anche chiaro che questa correzione alla legge elettorale ci consentirebbe di andare al voto e il presidente Pigliaru potrebbe dunque già da oggi dimettersi e liberarci dalla sua ingombrante presenza». 

L’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) ha ricordato la battaglia fatta con le altre colleghe nel Consiglio regionale della Sardegna lo zero delle donne nel Consiglio regionale della Basilicata: «Siamo insignificanti come presenza e questo Consiglio ne è una prova. Non sarà storia ma quella di oggi è dunque una giornata importante perché la presenza femminile aumenterà e dopo ci sarà tanto da fare per colmare il gap tra i generi. Le donne possiedono un senso pratico che nella vita politica è molto utile e la complementarietà farà bene a tutti i livelli in tutte le istituzioni: è talmente palese che questo deve diventare un assioma. Mi auguro che non ci siano giochetti sulla strada per affermare i diritti delle donne, come anche il Parlamento ci ha insegnato di recentissimo con le norme sulla rappresentanza femminile contenute nel Rosatellum». 

Per FLI ha preso la parola l’on. Paolo Truzzu, che ha detto: «Da sempre sono contrario alla preferenza di genere e non perché non consideri utile l’aumento della rappresentanza di genere delle istituzioni. E lo dico da rappresentante dell’unico partito che ha una donna alla sua guida. Una donna che ho votato perché è la più brava e non perché è donna.  Non mi interessa il sesso di chi si candida ma l’onestà e la capacità. Dovremmo riflettere sul perché le donne non emergono nelle istituzioni: siamo sicuri che non sia un problema di partecipazione alla vita politica? Dobbiamo eliminare gli ostacoli che impediscono alle donne la partecipazione e io vedo che sono poche le donne che si impegnano in politica e noi sappiamo quanto sia difficile convincere le donne a partecipare alla formazione delle liste. Ecco perché sono convinto che questa legge non renderà giustizia alle donne».

L’on. Michele Cossa (Riformatori) ha ricordato i limiti delle attuale legge elettorale, «che non vengono affrontati da questa riforma. Però il Consiglio regionale ha fatto bene a praticare questo stralcio per la doppia preferenza di genere, perché era impossibile andare avanti così, correndo il rischio di andare a votare tra un anno con questa legge elettorale. Dunque, questa riforma è un fatto di giustizia che rispetta la Costituzione e apre maggiormente la politica sarda alle donne. Le donne e la loro sensibilità sono essenziali per avere una visione completa di tutti  i problemi: ci sono problemi di cui gli uomini non si rendono nemmeno conto. E spesso per le donne è proprio impossibile candidarsi perché i tempi della politica e delle istituzioni sono a misura d’uomo. Non di donna né di famiglia. Non arriviamo per caso a questo punto ma perché c’è stata una spinta forte delle associazioni femminili. E questo va riconosciuto: stiamo concretizzando oggi il lavoro intelligente di anni, con il coinvolgimento delle amministrazioni comunali».

“Un atto di giustizia”: così ha definito la legge in esame l’on. Gigi Ruggeri (Pd). «Bisognava riparare questa ingiustizia, nel migliore dei modi possibili. Devo però dire che ci vorrebbe più entusiasmo per questa riforma e non un clima poco felice. Ma forse non è questo il sistema migliore: il sistema delle preferenze è quanto di più lontano sia rispetto al rinnovamento della politica e a volte perfino corruttivo, sino al punto di consentire in alcuni casi il controllo del voto. Non vorrei che si confondessero il fine con lo strumento: si poteva scegliere l’alternanza di genere nella compilazione delle liste o si poteva bloccare, riservando delle quote al genere femminile».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha ricordato che «sono passati 53 mesi dall’approvazione della legge elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale, una legge sulla quale votai contro perché non garantiva minoranze, territori e genere». Oggi, ha aggiunto, «rispetto a queste lacune ci stiamo mettendo una toppa ed è solo l’inizio di un cammino ancora da completare perché risolvere la questione del genere da sola non può bastare, quindi va chiarito che a nostro giudizio oggi non è una data storica ma un giorno importante perché si riconosce un giusto diritto». Piuttosto, ha ammonito Daniele Cocco, «auspico che a nessuno venga in mente di chiedere il voto segreto perché sarebbe insopportabile e farebbe fare una pessima figura a tutto il Consiglio regionale ed alla nostra stessa maggioranza che aveva messo questo punto al centro del suo programma elettorale, fermo restando che, a parte questo provvedimento, dovremo comunque tornare a parlare di legge elettorale perché c’è bisogno di molti correttivi».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, dopo aver sottolineato positivamente la presenza in Aula di una donna in rappresentanza della Giunta, ha riconosciuto che «forse è ancora troppo presto per superare del tutto il pregiudizio sul genere ma comunque siamo sulla strada giusta e ci stiamo arrivando, lungo un percorso riformista che dovrà riguardare anche la legge statutaria deve essere sottoposta ad un profondo processo di manutenzione». E vero, infatti, ha proseguito, «che la riforma non è completa in quanto alla rappresentanza di genere va aggiunta quella dei territori». Quanto alla presenza femminile nella società sarda, secondo Zanchetta, «ha da sempre qualificato la nostra storia autonomistica mostrandosi capace di enormi sacrifici ed allo stesso tempo di grandi risposte».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, a favore, ha parlato di una buona legge che tuttavia, ha messo in luce, «contiene dubbi e perplessità soprattutto perché si è arrivati a discuterla con molto ritardo che sarebbe stato evitabile se si fosse ben considerato il processo complessivo di maturazione della società sarda». Nel merito, ad avviso di Rubiu, «la legge dimentica che maggiore presenza delle donne nelle liste e certezza di elezione cose che devono andare di pari passo, altrimenti tutto si potrebbe ridurre all’aumento della competizione fra colleghi ed all’introduzione di meccanismi pericolosi di controllo del voto». Anche la storia recente della Sardegna ha concluso, «dove la presenza della donna è cresciuta molto in tutti i territori e nel Sulcis in particolare, ci parla di percorsi compiuti solo grazie al merito ed è questa la strada maestra da seguire».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ripreso il tema, citato da molti interventi, della volontà comune del Consiglio regionale di legiferare sulla materia elettorale di genere. E bisogna riconoscere, ha osservato che «la commissione ha fatto un ampio approfondimento politico ragionando sullo lo schema di alternanza uomo donna al momento del voto; questo è un primo passaggio condivisibile al quale però è stato necessario aggiungere una riflessione sui cosiddetti micro collegi con un numero massimo di due candidati, dove si annida la disparità di trattamento che in teoria portava alla designazione di due uomini o due donne». Approvando questa legge, ha concluso, «abbiamo introdotto la doppia preferenza in tutti i collegi e questo da una parte era un altro passaggio ineludibile, dall’altra per certi aspetti  il minimo sindacale, perché la realtà dei Comuni sardi ci racconta di una presenza femminile sempre più diffusa che qualifica la pubblica amministrazione e la Sardegna ha molto bisogno di questa qualità».

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Antonello Peru (Forza Italia), 53 anni, è stato eletto vicepresidente del Consiglio regionale, con 28 voti. Stefano Tunis (Forza Italia) ha ottenuto 2 voti, Pietro Cocco (Partito democratico) 1 voto. Il consigliere regionale originario di Sorso subentra a Ignazio Locci (Forza Italia) dimessosi dalla carica e dal Consiglio regionale, in seguito alla sua elezione a sindaco di Sant’Antioco.

Antonello Peru ritorna così alla vicepresidenza dell’Assemblea, incarico dal quale venne sospeso sulla base di quanto previsto dalla legge Severino, con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 5 marzo 2016, perché coinvolto nella cosiddetta “Sindacopoli”, per la quale risulta ancora indagato. Antonello Peru venne dichiarato decaduto (alla vicepresidenza gli subentrò Ignazio Locci), per essere poi reintegrato a fine marzo di quest’anno.

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La prestigiosa Associazione Norman Academy ha conferito il Magister Scientiae Sociali e Umanitarie Honoris Causa alla prof.ssa Vincenza Palmieri (INPEF) presso la Casa dell’Aviatore Il riconoscimento le è stato consegnato dalla dott.sa Paola Zanoni, giornalista televisiva, e dal Gran Cerimoniere Duca dott. Riccardo Giordani di Willemburg.
Durante la cerimonia, la dott.sa Zanoni ha ricordato l’importante lavoro che la prof.ssa Palmieri svolge quotidianamente – in qualità di Ambasciatrice dei Diritti Umani, fondatrice del Programma internazionale, multidisciplinare Vivere Senza Psicofarmaci® contro l’abuso psicofarmacologico e presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare® – dando vita a Progetti Umanitari a carattere nazionale ed internazionale, in particolare nel campo dei Diritti Umani dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
Ringraziando per il grande onore riservatole, la prof.ssa Palmieri ha ribadito con forza la necessità di arrestare l’attuale tendenza alla patologizzazione dei normali comportamenti e atteggiamenti dei bambini: «Ricevo questo premio come stimolo per fare ancora meglio e sono sicura che sarò in buona compagnia perché quello che ho visto e sentito questa sera mi dà la certezza di non essere sola in questa direzione. Siamo, in questo momento, in una situazione in cui i nostri ragazzi, in particolare, vengono patologizzati per qualunque comportamento o atteggiamento. Dobbiamo ritornare a guardare l’infanzia e l’adolescenza – e anche l’età adulta e la maturità – con occhi più sani, perché possiamo avere qualche momento di difficoltà, ma questo non significa che sia una malattia!»
Particolarmente toccante la risposta del Gran Cerimoniere Duca dott. Riccardo Giordani di Willemburg, che ha sottolineato come le parole della prof.ssa Palmieri fossero in sintonia con quanto sosteneva San Pio Decimo, affermando che certi riconoscimenti servono a premiare chi ha fatto bene ma anche a spronare a fare meglio. Il Duca ha concluso dicendo: «Complimenti, rimaniamo su quella linea. Noi siamo con Lei per questo!», suggellando l’accordo della società civile, del mondo accademico ed anche delle autorità militari e religiose nella difesa dei Diritti dei Bambini.

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Proseguono, a Carbonia, i lavori di riqualificazione e completamento di una delle strade principali del centro cittadino, via Manno. Ieri sono stati messi a dimora quattro nuovi alberi di pino, che hanno sostituito quelli seccatisi nel corso degli ultimi mesi. 

Le nuove piantumazioni sono state eseguite, in garanzia, dalla stessa ditta che nel 2016 aveva realizzato la nuova via Manno. L’impresa, in base alle indicazioni contenute nel capitolato d’appalto, dovrà farsi carico per due anni dei lavori di monitoraggio e cura delle piante.

Attualmente sono otto gli alberi di pino presenti nella via. 

«L’area che insiste tra Piazza Marmilla e via Manno sta vivendo un importante di processo riqualificazione e restyling – ha affermato l’assessore dei Lavori pubblici, Gian Luca Lai –. La piantumazione di questi nuovi quattro alberi e i prossimi interventi di completamento dei lavori previsti nella zona renderanno più accogliente quella che un tempo veniva definita “la passeggiata” di Carbonia, che auspichiamo possa tornare ad essere un punto di incontro, aggregazione e socializzazione, così come lo era fino agli anni Novanta, nonché futuro centro commerciale naturale.»

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Oltre 100 i medici sardi, diabetologi ed altri specialisti come oculisti, cardiologi insieme a infermieri e dietisti che, da tutta l’isola, si ritroveranno ad Alghero all’Hotel Catalunya, i prossimi 17 e 18 novembre, per partecipare alla “XIX Riunione scientifica regionale annuale dell’Associazione medici diabetologi e della Società italiana di diabetologia” e presentare anche i dati sul diabete mellito nell’Isola.

L’appuntamento, dal titolo “Nodi e intrecci di una rete: come costruiamo e miglioriamo la diabetologia oggi in Sardegna”, che ha ricevuto il patrocinio della Regione Sardegna, è un consolidato momento di verifica, scambio e aggiornamento degli operatori sanitari diabetologici sardi, di confronto con gli altri operatori che contribuiscono all’assistenza della persona con diabete per migliorarla, nello spirito e secondo le indicazioni del Piano nazionale sulla malattia diabetica (2013).

Verranno illustrati diversi temi come le nuove terapie e le nuove tecnologie in diabetologia, i programmi di gestione del diabete e di screening delle complicanze, i dati epidemiologici della Sardegna e le strategie per riorganizzare l’assistenza nel territorio, mirate a rispondere sempre più efficacemente ai bisogni di salute, di miglioramento della qualità e dell’aspettativa di vita delle persone con diabete.

I lavori si apriranno il venerdì alle 10.00 con il saluto delle autorità seguiti dall’introduzione della presidente dell’AMD, Francesca Spanu. Fino alle 19.15, suddivisi in 3 sessioni di lavoro, si alterneranno 18 esperti  che, con i loro interventi, analizzeranno la diabetologia attraverso molteplici aspetti. Il giorno seguente, sabato 18, dalle 9.00, l’inizio della IV sessione con l’analisi sui dati del diabete mellito in Sardegna, realizzata da Antonello Antonelli, dell’assessorato regionale della Sanità della Sardegna. La conclusione dei lavori è prevista per le 12.30.

«Nel corso di questi ultimi anni stiamo assistendo a radicali modifiche della gestione della sanità – afferma Francesca Spanu – il trasferimento di responsabilità gestionali, organizzative e di razionalizzazione della spesa anche sugli Operatori Sanitari comporta la necessità di una continua crescita ed aggiornamento in questi campi, in aggiunta a quelli di ambito strettamente sanitario e terapeutico

«In Sardegna – prosegue la presidente dell’Associazione medici diabetologi e della Società italiana di diabetologia – il 1° gennaio di quest’anno è stata istituita l’Azienda regionale territoriale unica, l’Azienda per la tutela della salute. Ciò sta comportando un rimodellamento della gestione delle risorse e della organizzazione per la fornitura dei servizi ai cittadini che è compreso nella Legge regionale 23/2014 che, tra gli altri obiettivi, è indirizzata a “… riorganizzare il sistema sanitario regionale mediante il rafforzamento delle attività territoriali  ...”.»

«In questo quadro – sottolinea Francesca Spanu – anche alla diabetologia è richiesto un riassetto per fornire adeguate risposte alle richieste di salute della popolazione affetta da diabete mellito. Così garantire equità, sostenibilità e appropriatezza, comporta una attenta riflessione su percorsi, procedure e organizzazioni che già da tempo interrogano i professionisti della diabetologia nel confrontarsi con il Governo regionale, le Aziende sanitarie e le associazioni dei pazienti. Nello specifico del diabete mellito – conclude la presidente dell’Associazione medici diabetologi e della Società italiana di diabetologia – è importante passare dal fornire una singola prestazione al programmare un percorso di cura in cui i diversi operatori si coordino e collaborino, in una logica non più lineare ma di rete

 

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Si è conclusa oggi, a Bonn, la Conferenza globale dell’ONU COP23 sul clima, cui ha partecipato il presidente della Regione Francesco Pigliaru, delegato del Comitato europeo delle Regioni. Al centro dei lavori di oggi è stato l’aspetto più concreto della lotta ai cambiamenti climatici: la quantità di risorse e la possibilità di accesso da parte di tutti. Sul tema, affrontato dal punto di vista delle città e delle regioni, il presidente Pigliaru è intervenuto in riunioni, conferenze e tavole rotonde come relatore della Commissione ENVE (Ambiente, clima ed energia) del Comitato di Bruxelles.
«Il punto non è solo la quantità di risorse disponibili, ma come vengono indirizzate e la possibilità di accesso da parte di tutti», ha detto Francesco Pigliaru incontrando, insieme al presidente del CdR Karl-Heinz Lambertz, il vicepresidente della Banca Europea di Investimenti Jonathan Taylor.
«Chiediamo alla BEI l’impegno di diffondere al massimo la conoscenza delle opportunità a disposizione e di fornire ai Comuni più piccoli un’assistenza tecnica dedicata per facilitare l’uso dei meccanismi che regolano i finanziamenti, o il divario tra le aree sviluppate e quelle svantaggiate non potrà che aumentare. È inutile e dannoso concentrare gli aiuti su chi non ha bisogno di essere aiutato, come le grandi città e le zone ricche del nord, lasciando indietro gli altri. Questa battaglia si vince solo crescendo tutti insieme – ha aggiunto il presidente Pigliaru -.
Bisogna ricordarsi sempre che destinare energie e risorse ad azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, e farlo nel modo giusto, significa puntare su investimenti intelligenti, che contribuiscono allo sviluppo economico e sociale a lungo termine. Stiamo parlando di cose estremamente concrete – ha poi sottolineato intervenendo in pubblico -, con implicazioni importanti non solo sul presente ma sul futuro dei nostri figli, nei confronti dei quali abbiamo dei doveri molto precisi. E gli amministratori dei territori sono i primi a dover affrontare il problema, a gestire i danni sempre più gravi causati dai cambiamenti climatici. Sono i più vicini ai cittadini e conoscono bene la necessità e i vantaggi della prevenzione sia in termini di sicurezza che di costi evitati – ha concluso il presidente Pigliaru -. Per questo è sempre più necessario e urgente tenere conto, sotto tutti gli aspetti, delle priorità dei governi locali e regionali e delle loro comunità.»
Ai tavoli della COP23 il presidente Pigliaru ha portato le buone pratiche della Sardegna, illustrando investimenti e scelte sul fronte della sostenibilità ambientale e l’adattamento ai cambiamenti climatici: dagli investimenti sulla mobilità elettrica a quelli sugli “edifici intelligenti” collegati da reti smart per condividere l’energia autoprodotta, sino alla politica degli acquisti green per la pubblica amministrazione.
Nell’ambito della Conferenza, la prima dopo l’uscita degli USA dall’Accordo di Parigi, che impegna i governi centrali a mettere in atto tutte le azioni necessarie per mantenere l’aumento delle temperature globali al di sotto dei 2º, grande risalto è stato dato questi giorni al ruolo dei territori. Francesco Pigliaru è intervenuto sul tema come coordinatore del Patto dei Sindaci, la rete di amministrazioni locali nata in Europa, ma che sta raccogliendo sempre più adesioni oltreoceano. «È necessario che le regioni e le città d’Europa e degli Usa – ha detto Pigliaru – siano più che mai unite nella lotta ai cambiamenti climatici e nella difesa degli impegni presi a Parigi. Attraverso il Patto dei Sindaci abbiamo aperto relazioni che si vanno sempre più consolidando. Non faremo mancare il nostro supporto per raggiungere l’obiettivo comune: consegnare alle prossime generazioni un mondo migliore». 
La COP23, ospitata a Bonn ed organizzata dalle isole Fiji, è stata per Francesco Pigliaru la terza Conferenza delle Parti dopo Parigi e Marrakech.

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La Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna si è riunita venerdì 10 novembre, ad Oristano, presso l’Hotel Mistral 2.

«Primo obiettivo – ha spiegato Alessio Satta, coordinatore e portavoce della Consulta – è quello di consolidare il ruolo della Consulta quale piattaforma collaborativa per i suoi membri, WWF, Italia Nostra, Gruppo d’Intervento Giuridico e FederParchi e gli esperti che hanno aderito al coordinamento tecnico. La Consulta si pone, nel panorama associazionistico preesistente, quale strumento nuovo in grado di ampliare ulteriormente e più efficacemente l’operato delle associazioni ambientaliste, quale collettore e moltiplicatore di contributi tesi a definire un modello di sviluppo alternativo per la Sardegna, basato sulla riduzione dell’uso delle risorse naturali e sulla tutela dell’ecosistema e del paesaggio.»

Nel corso della giornata di lavori, è stato approfondito, tra gli altri, il tema relativo al ddl sull’urbanistica concernente la “Disciplina generale per il governo del territorio”, provvedimento che ha acceso un forte dibattito nella società sarda.

Come più volte ribadito in questi mesi, la Consulta ha sottolineato i numerosi aspetti del ddl che risultano essere incompatibili con le attese di buon governo del territorio, e contrastanti con il PPR che appartiene a tutti i sardi.

La Consulta riafferma e chiede, quindi, al presidente Francesco Pigliaru, la sospensione dell’esame del disegno di legge, attualmente fermo nella commissione del Consiglio regionale competente in materia, al fine di riportare il testo in Giunta regionale ed avviare una fase di confronto che includa le comunità locali della Sardegna e tutti i soggetti che si occupano di turismo e che non condividono la possibilità di ulteriori trasformazioni della fascia costiera, evitando di compromettere una delle principali risorse dell’isola. 

«Anche gli abitanti delle zone interne della Sardegna hanno il diritto di esprimersi sul futuro delle zone costiere e di chiedere a chi amministra di mettere tutte le proprie forze in campo per occuparsi di una popolazione che cala anno dopo anno e dei comuni delle aree interne dell’isola che rischiano di scomparire nel giro di pochi decenni» spiega Laura Cadeddu, geologa ambientale e componente del coordinamento tecnico della Consulta.

I lavori della Consulta si sono conclusi ribadendo l’importanza per la Sardegna di dotarsi di una legge di governo del territorio aderente alle previsioni del PPR, estendendole alle zone interne della regione, quale azione prioritaria della giunta regionale, come del resto previsto dal programma elettorale della coalizione guidata dal presidente Francesco Pigliaru.