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La commissione Urbanistica presieduta da Antonio Solinas (Pd) ha proseguito le audizioni sul DL 409 in materia di governo del territorio acquisendo i pareri ed i contributi delle associazioni rappresentativi delle professioni tecniche.
Ingegneri, Architetti e Rete delle professioni, che hanno avviato una consultazione fra gli iscritti ed hanno annunciato un documento unitario con analisi puntuali e proposte emendative (entro il 20 giugno, ha raccomandato il presidente Solinas) hanno espresso una serie di riserve sul disegno di legge.
E’una struttura normativa di lettura non facilissima, è stata la prima osservazione, che in alcune parti appare fin troppo dettagliata ed in altre piuttosto generica, che si inserisce in un quadro normativo precedente in alcuni casi datato come le linee-guida del Ppr che risalgono al 2007.
Sull’art. 43, punto particolarmente controverso della legge, i professionisti non hanno escluso a priori la sua validità, precisando però che trattandosi di interventi “fuori scala” occorre lavorare a fondo su elementi come qualità architettonica, armonia con il paesaggio e sostenibilità da certificare secondo i più avanzati protocolli nazionali ed internazionali.
Inoltre, a giudizio dei tecnici, il principio condivisibile di ridurre il consumo del suolo e riqualificare il patrimonio esistente, non è concretamente realizzabile, soprattutto nei Comuni (molti dei quali costieri) dove i Piani urbanistici non sono stati ancora adeguati al Ppr e sono consentiti solo interventi conservativi.
Per quanto riguarda lo sviluppo turistico, i professionisti hanno affermato di non condividere l’impostazione prevalentemente quantitativa della legge, contenuta negli allegati, che prevede una offerta insediativa non collegata ad una analisi della domanda, con modelli omogenei che non si adattano alle diverse realtà.
Sul piano complessivo dell’applicabilità della nuova normativa, i tecnici hanno espresso apprezzamento per l’introduzione di un regolamento edilizio unico valido in tutta la Regione, raccomandando poi di unificare i pareri dei diversi uffici (almeno quelli riconducibili alle varie articolazioni della Regione) in modo da abbreviare l’iter amministrativo delle progettazioni.
Il prof. Giuseppe Pulina, coordinatore del gruppo ha dichiarato in apertura che «finalmente si discute di campagna come parte del consorzio civile, un fatto storico». Entrando nel merito ha ricordato che in Sardegna esiste un tessuto edilizio molto povero (e in buona parte degradato, da recuperare) spesso sganciato dai territori, espressione di visioni diverse del rapporto fra zone urbane e campagna radicate nelle quattro aree principali dell’Isola. Per quanto riguarda la definizione di “superficie minima” (che ha sostituito quella di “lotto”) Giuseppe Pulina ha sostenuto che vada agganciata ad alcuni parametri europei come la capacità di produrre reddito, le unità lavorative impiegate, le colture prescelte.
Il Collegio dei Geometri della Sardegna, in particolare, ha osservato che la dizione “trasformabili” contenuta nell’art. 46, alla lettera “n” (trovate tutto nel sito) e riferita agli ambiti territoriali, risulta troppo generica aprendo la strada alle interpretazioni degli uffici tecnici e/o al contenzioso amministrativo. I Geometri hanno inoltre auspicato la forte semplificazione delle procedure per l’approvazione dei Piani urbanistici comunali concentrando le valutazioni dei diversi uffici in una unica sede decisionaleLa valutazione del testo è positiva soprattutto perché si inverte la tendenza precedente secondo la quale il territorio agricolo restava ai margini (se non al di fuori) della pianificazione urbanistica, determinando fra l’altro l’incremento del consumo di suolo, spesso il migliore dal punto di vista agricolo (dato con una particolare incidenza in Sardegna, dove il 90% dei Comuni è classificato come rurale). La valorizzazione del territorio rurale, inoltre, può essere un valido strumento contro l’abbandono delle campagne, a condizione di introdurre norme più semplici e, nei Comuni, figure professionali specializzate nella valutazione delle progettazioni agricole. Per quanto concerne la “superficie minima” i paramenti europei vanno bene solo in parte, perché nei terreni c’è una continua “rotazione” delle colture e, per esempio, le aziende di agricoltura biologica impiegano più mano d’opera rispetto a quelle tradizionali.