21 May, 2024
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Dal virtuosismo del violinista Olivier Charlier, che sul palco ha una presenza fatta di una potente luce interiore unita a mistero, al Quatuor Van Kuijk, quattro musicisti francesi che «hanno fatto sorridere la musica». Dal violoncellista Sun Wong Yang, definito un artista immensamente compiuto, al pianista Pascal Devoyon, vincitore di numerose tra le più prestigiose competizioni pianistiche internazionali, sino al chitarrista Cristian Marcia, apprezzato a livello internazionale.   

Si avvicina la XVIII edizione dell’Accademia internazionale di musica di Cagliari: dal 28 agosto al 4 settembre più di 200 giovani virtuosi della musica provenienti da tutto il mondo saranno in città per perfezionare la loro tecnica accanto ai grandi maestri della classica internazionale.

Come da tradizione, l’Accademia, in collaborazione con il Conservatorio di Musica di “G.P. da Palestrina”, coglie questa occasione per affiancare, al momento di perfezionamento, il festival Le notti musicali, tre serate (l’1, il 2 ed il 3 settembre alle 21.00 che vedranno le grandi star, in città come insegnanti, salire sul palco dell’Auditorium del Conservatorio “G.P. Da Palestrina” per dei concerti annoverati ormai tra i momenti più attesi di quest’ultimo scorcio d’estate.  

Si ripete così la formula di successo nata tanti anni fa dalla felice intuizione di Cristian Marcia, che è anche direttore artistico dell’Accademia, e di suo fratello Gianluca, direttore dell’associazione culturale Sardegna in musica da cui l’Accademia è nata. Un progetto, che sei anni fa, ha ottenuto anche il bollino dell’Unesco, che ha dichiarato l’Accademia sua partner.

La sera di sabato 1° settembre il sipario sulle Notti musicali 2018 si apre con il virtuoso del violoncello Sun-Won Yang ed il pianista Enrico Pace, considerato tra i più esperti dell’arte del tocco: insieme proporranno al pubblico la Romance oublié, S132, la Lugubre Gondola, S134 di Franz Liszt e la Sonata per violoncello e pianoforte op. 65 di Federik Chopin, una delle ultime composizioni del grande pianista polacco. A seguire, il duo di pianoforte e violino formato da Enrico Pace insieme a Olivier Charlier si misurerà nella seconda parte con la Sonata per violino e pianoforte di Claude Debussy. Il concerto si chiuderà con Antonìn Dvorak, di cui sarà eseguito il famosissimo Trio con pianoforte “Dumki”, Trio op. 90 in mi minore, che vedrà sul palco insieme i tre protagonisti della serata, Sun-Won Yan, Enrico Pace e Olivier Charlier.

Il giorno dopo, domenica 2 settembre, sale sul palco uno dei più travolgenti e talentuosi ensemble degli ultimi tempi: il Quatour Van Kuijc (composto da Nicolas Van Kuijk e Sylvain Favre-Bulle al violino, Emmanuel François, alla viola e François Robin, al violoncello). La formazione, di cui il prestigioso quotidiano britannico The Guardian ha scritto “Stile, energia e un senso di rischio. Questi quattro giovani francesi hanno fatto sorridere la musica” suonerà il Divertimento Kv 136 in Re magg. che Wolfang Amadeus Mozart scrisse appena sedicenne. La prima parte della serata prosegue ancora nel segno di Mozart, con il Quartetto K 285 in re magg. per flauto e trio d’archi che vedrà ancora sul palco il Quatour Van Kuijc con il famoso flautista francese Michel Moragues, super solista dell’Orchestra nazionale di Francia.

Dopo una breve pausa il concerto prosegue con il chitarrista sardo Cristian Marcia e le musiche per chitarra e archi di Antonio Vivaldi, Malcom Arnold, Mario Castelnuovo Tedesco e Luigi Boccherini: una chiusura in bellezza che vedrà protagonisti ancora il Quatour Van Kujic ed il nostro virtuoso sardo della chitarra.

Lunedì 3 settembre sale sul palco dell’auditorim la coppia di pianisti formata da Pascal Devoyon e Rikako Murata: affronteranno a quattro mani la Rapsodie Espagnole di Maurice Ravel e la Rapsody in blue di George Gershwin. A seguire, ecco tornare il Quatour Van Kuijk insieme al virtuoso del clarinetto Jerome Comte: proporranno il Quintetto op. 115 in Si min. per clarinetto e quartetto d’archi di Johannes Brahms, con cui si chiuderà il sipario sull’edizione 2018 delle Notti musicali.

 “Le notti musicali” non si esauriscono con i concerti dei grandi maestri: il 28 e il 29 agosto e ancora l’1, il 2 e il 3 settembre alle 18 nel T Hotel tornano gli apprezzatissimi appuntamenti con Venti di note, concerti in compagnia dei migliori talenti dell’Accademia. Nomi in alcuni casi già affermati come quelli di Nathalia Milstein, Roxana Wisniewska, Rachel Sintzel e Patricia Cordero.

 

 

 

 

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«Come era stato richiesto attraverso una mozione presentata all’attenzione del Consiglio comunale di Sant’Antioco qualche settimana fa, alcuni operatori economici di Sant’Antioco hanno somministrato alimenti e bevande al concerto di Ermal Meta, tenutosi all’Arena fenicia di Sant’Antioco.»

Lo scrive, in una nota, il gruppo di Genti Noa.

«Il risultato che Genti NOA aveva auspicato è stato, dunque, ottenuto – si legge nella nota -. Nonostante l’apparente opposizione del sindaco e della sua maggioranza, i quali avevano bocciato la proposta, le nostre richieste sono state comunque accolte. Come preannunciato, l’obiettivo era che gli operatori locali potessero trarre vantaggio dalla iniziativa, soprattutto a fronte dell’ingente investimento che sta affrontando la comunità antiochense per la realizzazione dei concerti. L’assessore dello Spettacolo aveva affermato in Consiglio comunale che non si potevano preferire gli operatori locali e che non dipendesse da loro la presenza degli operatori, i quali si sarebbero dovuti rivolgere all’agenzia.»

«Avremo modo di approfondire gli aspetti di questa vicenda – conclude Genti Noa -. Per il momento siamo lieti del risultato ed auspichiamo che a turno, durante i prossimi eventi, possano somministrare alimenti e bevande tutti gli operatori economici di Sant’Antioco che faranno richiesta.»

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Gran finale, oggi a Nureci, per l’undicesima edizione di Mamma Blues, il “festival nel festival” Dromos che ogni anno completa il suo lungo cammino nel piccolo borgo della Marmilla con tre serate all’insegna del genere di matrice afroamericana. A chiudere in bellezza il trittico che nei giorni precedenti ha visto protagonisti il cantante e chitarrista camerunese Roland Tchakounté e la norvegese Kristin Asbjørnsen, arrivano dalla Nigeria Seun Kuti & Egypt 80, sul palco dell’Arena Mamma Blues a partire dalle 23.00 (biglietti a 15 euro più prevendita). Ad aprire la serata, alle 22.00, il quartetto isolano South Sardinian Scum, cui spetterà più tardi anche il compito di animare lo spazio “dopofestival” da mezzanotte in su.

Ultimo figlio della leggenda dell’afrobeat Fela Kuti, di cui ha raccolto l’eredità politica e musicale, Seun Kuti approda al Mamma Blues con il suo nuovo album “Black Times”, il quarto registrato in studio con la straordinaria orchestra creata dal padre, l’epica Africa 70, ribattezzata Egypt 80 per riflettere le origini dell’Africa nera nell’antica civiltà faraonica. Con il trentacinquenne musicista e cantante nigeriano al sassofono contralto e alle tastiere, altri tredici musicisti: Adebowale Osunnibu ed Ojo Samuel David ai sassofoni, Adedoyin Adefolarin e Oladimeji Akinyele alle trombe, le coriste e danzatrici Joy Opara ed Iyabo Adeniran, David Obanyedo ed Oluwagbemiga Alade alle chitarre, Kunle Justice al basso, Shina Niran Abiodun alla batteria, Kola Onasanya, Wale Toriola ed Okon Iyamba alle percussioni.

Anche l’ultima serata di Mamma Blues sarà introdotta alle 22.00 da una formazione sarda, che il pubblico del festival ritroverà anche dopo il concerto di Seun Kuti & Egypt 80 nei Giardini del Sottomonte: a surriscaldare valvole e amplificatori nella notte ferragostana saranno i South Sardinian Scum, band nata nel 2013 e attualmente composta da quattro musicisti uniti dalla passione per il rock’n roll più scuro, il rockabilly maniacale e lo psychobilly old school: Giampietro Guttuso alla voce, Angelo Scuderi alla chitarra, Luca Utzeri al basso ed Andrea Murgia alla batteria.

Ultima giornata del festival e ultimi appuntamenti collaterali ai concerti: alle 18.00 si tiene il laboratorio per i più piccoli “Primi passi verso il Blues” curato dalla Music Accademy di Isili, mentre nei locali del Museo del Fossile si può visitare una piccola raccolta di materiali che raccontano la storia del Mamma Blues e del genere di matrice afroamericana.

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Ultime due giornate dense di eventi oggi e domani, al trentunesimo festival “Time in Jazz”, in corso dall’8 agosto tra Berchidda ed altri sedici centri del Nord Sardegna.

Oggi, giornata di Ferragosto, al festival diretto da Paolo Fresu, si vive per tradizione nella campagna appena fuori Berchidda, con una serie di appuntamenti in programma tra le chiesette campestri di San Michele e Santa Caterina dal mattino fino al tardo pomeriggio. Si comincia alle 10.00, con la “Passeggiata nel bosco con Gufo Rosmarino”, un racconto itinerante nella natura intorno alla chiesetta di Santa Caterina con l’attore Giancarlo Biffi: regista, attore e autore, Biffi è direttore artistico del Cada Die teatro e del Centro di Arti Sceniche “La Vetreria” di Cagliari. Nella sua carriera ha messo in scena, scritto e in alcuni casi interpretato più di quaranta opere teatrali, dedicandosi anche alla letteratura per l’infanzia, dove è autore delle favole dell’intrepido e coraggioso gufetto Rosmarino, tutte curate dalle Edizioni Segnavia; in questa occasione porterà in scena “Rosmarino e i corvi farlocchi” (pubblicato nel 2017 e illustrato da Valeria Valenza), accompagnato dalla tromba di Paolo Fresu, dal violino di Sonia Peana e dalle voci di Catia Gori e Ada Montellanico.

Stessa ambientazione, alle 11.00, per l’incontro “Fatto trenta facciamo trentuno. La bellezza dei numeri che creano vita”, con il giornalista, conduttore radiofonico e scrittore Emilio Casalini: padovano, classe 1969, dopo un decennio di reportage al servizio della RAI, anche in teatri di guerra, nel 2010 inizia la collaborazione con “Report” e nel 2012 vince il Premio giornalistico televisivo “Ilaria Alpi” con il reportage “Spazzatour”. Nel 2014 pubblica l’ebook “Fondata sulla Bellezza”, in cui riflette sul potenziale di rinascita dell’Italia grazie al suo patrimonio culturale; sulla stessa linea ideale realizza e conduce su Radio2 il programma radiofonico “Bella Davvero” (2015-2016) e nel 2016 pubblica “Rifondata Sulla Bellezza – Viaggi, racconti e visioni alla ricerca dell’identità celata” (Spino Editore).

A seguire, musiche e ritmi con la Fanfaraï Big Band, la scatenata formazione già protagonista nei giorni precedenti dei concerti a bordo della nave Corsica Ferries – Sardinia Ferries e a Cheremule, e in parate per le strade di Berchidda, che più tardi, in serata, sarà sul palco di piazza del Popolo (con ospiti a sorpresa) per guidare le danze dell’immancabile festa di ferragosto di Time in Jazz.

Trasferimento, quindi, alla vicina chiesetta di San Michele per il consueto pranzo a base di piatti tipici della cucina locale; i tagliandi, a 15 euro, si possono acquistare all’infopoint del festival a Berchidda oppure direttamente in loco. Nell’occasione, in linea con il progetto Green Jazz, saranno utilizzate stoviglie in materiali biodegradabili e compostabili, per ridurre la produzione di rifiuti e l’impatto del festival sul territorio. 

Nel tardo pomeriggio, alle 18.00, sempre alla chiesetta di San Michele, torna lo spazio dedicato dal festival alla musica tradizionale sarda, con “Jazz e tradizione popolare tra passato e futuro”, a cura di Fabio Calzia, che vedrà in scena l’organettista Pierpaolo Vacca, noto per le sue interpretazioni in cui si fondono tradizione e sperimentazione: originario di Ovodda, discende da una famiglia di suonatori e ballerini, tra cui il famoso Peppe Cuga. Il suo percorso musicale l’ha portato a elaborare uno stile originale, dato da uno strumento a 3 file e 18 bassi, e arricchito dall’uso dell’elettronica.

Per chi invece rimane a Berchidda, sarà ancora possibile visitare alla Casara (dalle 15.00 alle 21.00) la mostra CasArte – Casa d’Arte Time in Jazz, mentre al Cinema Santa Croce, alle 17.30, si chiude la rassegna di film e documentari di Time in Jazz curata e presentata da Gianfranco Cabiddu: sullo schermo “L’innesto, padre e figlio”, un documentario che racconta il passaggio generazionale di valori e tradizioni nel dialogo (in lingua sarda) tra Paolo Fresu e suo padre Lillino, contadino e poeta, nonché primo e assiduo fan di Time in Jazz.

Alle 21.30 i riflettori del palco di Piazza del Popolo si accendono per l’ultima serata di musica: il primo set vedrà il gradito ritorno a Time in Jazz di Dhafer Youssef, il cantante e virtuoso dell’oud (il liuto arabo) tunisino, alla guida del suo quartetto con Isfar Rzayev Sarabski al piano, Matt Brewer al basso e Ferenc Nemeth alla batteria, con cui porterà in scena il progetto del suo ultimo album, “Diwan of Beauty and Odd”. Cinquant’anni compiuti lo scorso novembre, Dhafer Youssef è stato un pioniere nel riuscire a affrancare l’oud dal suo ruolo più tradizionale per connetterlo ad altri generi musicali contemporanei, coniugando in modo originale musica araba e jazz, con ulteriori sfumature conferite dall’elettronica. Nel suo cammino artistico ha condiviso esperienze e collaborazioni con artisti di vari ambiti e provenienze musicali, come Markus Stockhausen, Paolo Fresu, Nguyen Lê, Nils Petter Molvaer, Bugge Wesseltoft, Eivind Aarset, Zakir Hussain, Tigran Hamasyan, Ballake Sissoko, tra gli altri, comprese due “leggende” del jazz come Herbie Hancock e Wayne Shorter in occasione dell’International Jazz Day del 2015. Nel 2017 è stato insignito del prestigioso Dutch Edisson Award.

Poi, nella seconda parte della serata, tolte poltroncine e transenne dalla piazza e aperte le porte al pubblico con ingresso gratuito, via alla consueta festa di Ferragosto che quest’anno si affida alla coinvolgente miscela di suoni e ritmi della Fanfaraï Big Band, formazione multietnica che mescola raï, chaabi, musica gnawa, gli ottoni jazz, afro-cubani o tzigani. Sul palco, a menare le danze, Samir Inal (percussioni, oud e cori), Patrick Touvet (tromba) Guillaume Rouillard (tromba), Abdelkader Tab (percussioni, gumbri e canto), Antoine Giraud (tuba o trombone), Didier Combrouze (basso o chitarra), Olivier Combrouze (sax tenore, baritono e cori), Bouabdellah Khelifi (violino e canto), Emmanuel Le Houezec (sax alto, flauto e cori), Mehdi Chaib (sax soprano, kerkabou e cori), Maximilien Helle-Forget (tastiere) e Hervé Le Bouche (batteria), con la partecipazione di ospiti a sorpresa.

Al termine, la festa continua nell’attigua piazzetta con il groove e le ritmiche africaneggianti, hip-hop e scratch che caratterizzano il consueto spazio dopofestival di “Time is over”, affidato a Gianluca Petrella, in un ultimo e speciale evento che prevede la presenza anche di Paolo Fresu e altri guest.

Domani, giovedì 16 agosto, tre diversi appuntamenti accompagnano Time in Jazz all’epilogo della sua edizione numero trentuno. A Berchidda, alle 15.00, ultimo incontro del progetto “Periferie Urbane”, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”: chiudono la serie i giovanissimi componenti di Plus 39, ovvero il gruppo dei migliori allievi dell’edizione 2017 del seminario di Nuoro Jazz, che saranno anche protagonisti in serata, al Museo del Vino, del concerto conclusivo del festival.

Alle 18.00, nel suggestivo scenario dello stagno di San Teodoro, sulla costa orientale, si rinnova l’incontro in musica tra il caldo timbro della tromba e del flicorno di Paolo Fresu con l’inconfondibile canto e le sonorità dell’oud di Dhafer Youssef: un legame artistico e umano ultraventennale, quello tra il musicista sardo e il tunisino, che ha dato vita a pagine importanti traendo linfa dalla comune radice mediterranea dei due.

Sipario finale sul festival alle 22.00, al Museo del Vino di Berchidda con i Plus 39, sestetto giovanissimo, composto da Fabiana Manfredi e Federica Muscas alla voce, Luca Zennaro alla chitarra, Vittorio Esposito al pianoforte, Stefano Zambon al contrabbasso e Francesco Parodi alla batteria, alle prese con un repertorio di brani originali dove la matrice jazzistica moderna rimane ben presente ma viene affiancata da influenze soul e r’n’b.

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L’esclusiva cornice della Miniera di Rosas, sabato 25 agosto ospiterà la quarta edizione di “Rosso in Miniera”, l’evento che unisce la cultura mineraria con quella enogastronomica, organizzato dall’Associazione Miniere Rosas. I minatori racconteranno la loro vita ed il loro lavoro all’interno della galleria Santa Barbara con imperdibili testimonianze dal passato, tra gioie e fatiche, accompagnando i visitatori indietro nel tempo.

La degustazione, che si svolgerà tra la Laveria ed il suggestivo piazzale, ospiterà le migliori cantine e caseifici della Sardegna: Cantina di Santadi, AgriPunica, Cantina Mesa, Azienda vitivinicola Melis Enrico, Argiolas Winery, IsCherchis, Vini Evaristiano, Cantina Mulleri, Terra del Mandrolisai Meana Sardo, Vini Contini, Formaggi Tallaroga, Santadi Formaggi.

Tra le novità in programma ci saranno degustazioni guidate a cura della Fondazione Italiana Sommelier Sardegna e contest fotografico con le foto migliori con l’hashtag #Rossoinminiera che verranno pubblicate sulla pagina ufficiale Ecomuseo Miniere di Rosas. Ai fotografi saranno riservati dei premi esclusivi. 

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Li avevano dati per spacciati più volte considerandoli artigiani in via d’estinzione ma loro hanno resistito, studiato, adeguato l’offerta e sono diventati 4.0. Per questo i 92 calzolai sardi sono ancora sul mercato per crescere e competere con “l’usa e getta”.

In Sardegna queste imprese artigiane si occupano della riparazione delle calzature e di tante altre attività legate alla personalizzazione, riparazione, creazione, lavaggio, sanificazione e “manutenzione” di scarpe, valigie e piccoli capi in pelle.

Anche i numeri danno conforto alla categoria: ogni anno, in media, una famiglia sarda spende 370 euro per riparazioni e manutenzione di questi beni.

Sono questi i dati che emergono all’analisi dall’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte InfoCamere 2018, delle imprese registrate come “Aziende artigiane di riparazione calzature”. Dallo studio emerge come siano 4.141 le realtà a livello nazionale, con la Lombardia capofila con 808 attività, seguita dal Lazio con 467 e dal Veneto con 348.

Nell’Isola l’attività di calzoleria, negli ultimi anni sta registrandouna lieve ripresa, dopo che nei primi anni Duemila sembrava destinata al declino: un ritorno in auge, quindi, aiutato anche dall’ingresso di giovani leve che con entusiasmo hanno deciso di intraprendere questo antico mestiere artigiano.

«Il mestiere del “lustrascarpe” non è pronto per finire in un museo dell’artigianato o per restare ancorato al neorealismo cinematografico degli anni ’50 – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – se gli sciucià sono un ricordo che si perde nel tempo, il calzolaio vive una seconda giovinezza, fatta di formazione professionale, innovazione imprenditoriale e riscoperta del mercato della riparazione.»

«La crisi ha spinto i consumi verso la riparazione, il recupero e la manutenzione, con benefici notevoli anche per l’ambiente, oltre che per le tasche dei sardi – sottolinea Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato Sardegna – “riparare è meglio che comprare” sembra essere il moto degli ultimi anni. A beneficiarne, per fortuna, sono le migliaia di imprese artigiane attive nel settore, che hanno visto crescere il fatturato e i guadagni”.

Per restare in sella serve un mix di continua specializzazione e conoscenze informatiche, indispensabili per riuscire a “vendersi” a un pubblico più ampio. Per i calzolai del nuovo millennio, il boom delle snakers (le scarpe da ginnastica per il tempo libero), l’“usa e getta”, la mancanza di remunerazione, problemi denunciati da tanti operatori, per coloro che si sono reinventati, vive una “seconda giovinezza” sono diventati punti di forza del rilancio del mestiere.

«La nostra professione è cambiata – sottolinea il veneto Paride Geroli, presidente nazionale di “Calzolai 2.0” di Confartigianato – per questo è importante non restare chiusi nel proprio negozio, ma aprirsi alle nuove sfide che la società ci chiede. E’ necessario perseguire con determinazione la rappresentanza, la salvaguardia, la valorizzazione, la crescita e la promozione intensiva verso il pubblico del mestiere del calzolaio e della produzione delle scarpe su misura, anche tramite fiere e mercati nazionali e internazionali, ma soprattutto con la formazione. Per aggirare le barriere dell’estinzione legata evidentemente alla mentalità “usa e getta” – aggiunge Paride Geroli – dal 2013, abbiamo creato “Calzolai 2.0”, che aggrega 430 calzolai di tutta Italia, anche della Sardegna, che lavorano insieme per dare dignità e far crescere il mestiere.»

Oggi i professionisti del tacco e della suola, si ritrovano a fare dei lavori completamente diversi rispetto al passato in cui ci si concentrava principalmente su mezze suole e sopratacchi. Negli ultimi anni, le richieste maggiori dei clienti hanno a che fare con il cambio dei fondi esterni che stanno sotto le scarpe (oggi perfettamente sostituibili grazie alle apposite presse in commercio se si è aggiornati per applicarle correttamente), tinture e puliture, sostituzione di cerniere su capi in pelle, sino alla riparazione di valigie. Per non parlare del fiorente mercato della personalizzazione: dalle suole colorate alle borchie la cui applicazione, sempre più, viene richiesta su scarpe nuove appena acquistate, sino alla messa a modello di calzature.

«Una fetta importante del nostro lavoro riguarda anche la calzatura su misura – continua il presidente di Calzolai 2.0 – con quella classica da uomo e donna che necessitano di competenze che solo una parte di noi hanno, ma modelli premontati (dalle clarks ai sandali gioiello passando per le ballerine) che possiamo facilmente personalizzare. Molti di noi stanno aggredendo il mercato anche grazie all’aiuto della tecnologia, attraverso l’uso del Foot-scanner che ci aiuta a realizzare scarpe su misura in modo più semplice e veloce e per qualunque parte del mondo. In poche parole si tratta di una nuova strumentazione che permette di realizzare calzature tecnologicamente personalizzate oltre che velocizzare e semplificare molte delle fasi necessarie alla loro realizzazione:»

Anche in Sardegna, Confartigianato crede nel settore e nei prossimi mesi promuoverà gli eventi di “formazione continua applicata” in materia di manutenzione, incollaggi, tinture, sanificazione e nuove tecnologie.

Nel frattempo, a livello nazionale, l’Associazione lavora con le Istituzioni e con la Scuola per creare percorsi formativi adatti alla preparazione del mestiere, come accade in altri Paesi europei dove per diventare calzolai è necessario un diploma specifico.

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I Riformatori sardi rilanciano la vertenza sulle accise. «Lo Statuto della Sardegna non ammette tradimenti e deve essere attuato nel modo corretto, riconoscendo il diritto sovrano del popolo sardo sancito dal contenuto dell’articolo 8 – sostengono in una nota -. Oltre tre miliardi di euro all’anno: questa è l’entità del credito cui la Regione avrebbe diritto se venisse riconosciuta all’Isola la quota di compartecipazione sulle accise gravanti su tutti i prodotti petroliferi fabbricati e consumati nella nostra Sardegna».

«Un tesoretto non di poco conto, perdipiù stimato per difetto. Perché a livello statale la somma che entra nelle casse statali ammonta a circa 25 miliardi di euro (secondo il bilancio 2016), e perché i prodotti petroliferi fabbricati dalle nostre parti attraverso la Saras, hanno inciso negli ultimi dieci anni per una media del 20% su base nazionale. I Riformatori sardi non ci stanno e rilanciano la battaglia per le accise, che altre non sono se non le imposte di fabbricazione sui prodotti petroliferi. Lo Stato nega alla Sardegna un diritto: quello di ottenere risorse economiche dovute, data la presenza a Sarroch della Saras, una delle più importanti del mondo», afferma il coordinatore regionale Pietrino Fois.

«Su quella produzione – dicono i Riformatori – i sardi devono ottenere quanto è dovuto, mentre ad oggi lo Stato trasferisce alla Regione solo le accise calcolate sulla benzina e sul gasolio consumati nell’isola. Errore clamoroso che erano riusciti a far iscrivere nel Bilancio Regionale 2014 la somma forfettaria di un miliardo di euro – poi bocciata dalla Corte Costituzionale su ricorso del Governo.»

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«In questo triste momento non possiamo che manifestare cordoglio e vicinanza alle persone coinvolte nell’immane tragedia che si è verificata a Genova. Davanti a certi scenari ogni parola diventa superflua. Siamo vicini alla Liguria e a Genova, senza dimenticare che nel corso del tempo quella terra e la sua gente hanno accolto molti cittadini della Sardegna che in questo triste momento abbracciamo con grande affetto.»

Lo scrive, in una nota, Emanuele Cani, segretario regionale del Partito democratico.

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Nel corso di specifici servizi predisposti lungo i litorali con finalità preventive e di contrasto alla criminalità, i carabinieri della stazione di Calasetta hanno denunciato a piede libero di un 45enne originario di Serramanna, attualmente residente in Austria, per porto abusivo di coltello. L’uomo, è stato fermato alle ore 12.30 circa di ieri, a bordo della sua autovettura sul lungomare Cristoforo Colombo a Calasetta. Al momento del controllo di Polizia ha cominciato ad agitarsi, per questo i militari hanno deciso di approfondire l’accertamento, sottoponendolo ad una perquisizione personale e veicolare, nel coeso della quale hanno scoperto che l’uomo girava con due coltelli di genere proibito, della lunghezza rispettiva di 20 e 17,5 cm, che aveva occultato nel vano porta oggetti e nel cruscotto dell’auto. Il 45enne, cuoco di professione e con precedenti specifici per porto abusivo di armi e strumenti atti ad offendere, nonché di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, è stato deferito all’Autorità giudiziaria.

 

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Due gruppi di migranti, complessivamente 25 clandestini, algerini, in buone condizioni di salute, sono stati bloccati dai carabinieri della compagnia di Carbonia nelle prime ore di questa mattina a Sant’Anna Arresi. In particolare, il primo gruppo è stato rintracciato alle ore 4.15, su segnalazione di un privato cittadino pervenuta al 112, formato da15 migranti (tra i quali una donna), individuati dai carabinieri della stazione di San Giovanni Suergiu in località Cala Sa Bua, nota come Spiaggia dei francesi.

Poco più tardi, intorno alle 6.00, il secondo gruppo, composto da 10 clandestini, è stato rintracciato dai carabinieri della stazione di Narcao, impegnati nel servizio perlustrativo, mentre comminavano per le strade di Sant’Anna arresi, dopo aver abbandonato il barchino lungo la costa. I 25 migranti, sbarcati verosimilmente durante la notte, al termine delle formalità di rito, sono stati condotti al centro di accoglienza di Monastir.
Un barchino, da 40 cv, utilizzato per lo sbarco, è stato rintracciato ora poco dopo le 11.00.