Alcuni giorni fa è stato ricordato l’anniversario di uno degli eventi più incisivi della Storia: la presa della Bastiglia del 14 luglio 1789, simbolo dell’inizio della Rivoluzione Francese. Un mese prima si era riunita l’Assemblea Nazionale Francese per discutere sul come si sarebbe dovuto votare sugli argomenti in discussione: per “Stato” o per “Testa?”. Bisogna sapere che l’Assemblea Nazionale era formata da 1.100 “teste”, o elettori, divisi in tre “stati”: il “Primo Stato” era il Clero, il “Secondo Stato” era la Nobiltà, il “Terzo Stato” era la Borghesia. Fino ad allora avevano votato “per Stato”, pertanto, il Clero e la Nobiltà alleati vincevano sempre sul “Terzo Stato”. Quell’usanza acquisita fin dal 1600 aveva comportato un inevitabile vantaggio per il “primo” e il “Secondo Stato”. Quel giorno, però, i rappresentanti del “Terzo Stato” pretesero che si votasse per “Testa”. La proposta non venne accettata e il “Terzo Stato” fece esplodere la Rivoluzione; il sangue corse fino al 1794. Furono tante le teste di conservatori da tagliare che si dovette inventare una macchina adatta: la ghigliottina.
Da allora si usano i termini di “Destra” e “Sinistra” per indicare la parte politica “conservatrice” e la parte “riformista”. Quei termini si riferivano proprio alla rappresentazione spaziale dei due schieramenti di maggioranza e opposizione nell’Assemblea Nazionale pre-rivoluzionaria. A destra, nel salone dell’emiciclo sedevano il Clero e i Nobili, a sinistra sedevano i Borghesi. Dato che il voto “per stato” faceva vincere sempre la coalizione di clero e nobili, questi avevano acquisito enormi privilegi come l’esenzione assoluta dal pagare le tasse al Re di Francia. Ciò aveva consentito loro di detenere enormi proprietà territoriali e immobiliari. Tutte le spese di Stato, come i vitalizi alla corona e alla nobiltà, gli stipendi ai militari, le guerre, la spesa pubblica per il decoro urbano e la manutenzione di tutte le proprietà statali, erano a carico del “Terzo Stato”.
Da allora il termine “destra” indica la parte politica che vuole conservare i privilegi acquisiti (da cui “conservazione”), evitando riforme che avrebbero potuto modificare l’ordine sociale esistente. Invece, il termine “sinistra” indica la parte politica che vuole una riforma dell’organizzazione sociale che garantisca l’“uguaglianza” di tutti i cittadini davanti allo Stato, l’abolizione dei privilegi e dei doveri che erano opposti e distinti nella società dei tre stati. Successivamente, in questi due secoli e mezzo di distanza dalla Rivoluzione Francese, gli scopi di “destra” e “sinistra” sono cambiati: è avvenuto che obiettivi di sinistra siano diventati di destra, e alcuni di destra siano diventati di sinistra. Per esempio, l’obiettivo di ottenere il “libero mercato” apparteneva alla sinistra rivoluzionaria e oggi è appannaggio della destra. La sinistra borghese di allora fu la genitrice di quel “capitalismo” che oggi è invece diventato un principio economico della destra.
Nei tempi moderni i criteri che differenziavano nettamente destra e sinistra sono diventati più sfumati e talvolta si sono sovrapposti tra le due parti. Al tempo della Rivoluzione la Sinistra rappresentava solo la Borghesia e nessuno aveva mai pensato di dare una rappresentanza ai contadini e agli operai.
Successivamente, per rappresentare questi ultimi che costituivano la maggioranza dei francesi, si formò il ”Quarto Stato”. Con quel completamento della rappresentanza popolare venne realizzata perfettamente la “democrazia”, ovverossia il “governo del popolo” (da “Demos” = popolo; e “Kratos” = potere). Il concetto di “governo del popolo” o “potere al popolo” iniziò a prendere piede negli anni successivi al 1789 anche nella politica degli altri stati del mondo occidentale.
La “democrazia” emerse francamente in Italia con le elezioni del 18 aprile 1948. In quella data, finita la Monarchia, iniziò la Repubblica. Tutti gli italiani, senza distinzione, vennero chiamati a votare per eleggere i membri della Camera dei deputati e del Senato. Questo atto segnò il momento storico di inizio della “democrazia rappresentativa”. Votarono il 92% degli italiani. Fu quello il momento di reale conferimento al popolo del “potere” di governare e “controllare i politici eletti” attraverso elezioni periodiche. I partiti più votati furono la Democrazia cristiana, il partito Comunista italiano, il partito Socialista italiano. Grosso modo corrispondevano agli stessi partiti popolari e borghesi che nell’Assembla Nazionale e nell’Assemblea Costituente della Rivoluzione francese erano i rappresentati dal terzo e quarto stato. Nei decenni successivi al 1948 le differenze ideologiche fra quei partiti si attenuarono moltissimo fino, talvolta, a sovrapporsi.
La massima espressione democratica in Italia si concretizzò con la Riforma sanitaria di Tina Anselmi nel 1978 (due secoli dopo la Rivoluzione Francese) e nacquero le USL (Unità Sanitarie Locali). Tutte le Regioni e Province, vennero suddivise in USL. Ciò venne fatto ad imitazione della grande riforma sanitaria nazionale organizzata dal governo rivoluzionario francese. Una delle menti illuminate rivoluzionarie che avevano attuato la riforma sanitaria francese fu Jean-Paul Marat, triumviro con Georges Jacques Danton e Maximilien Robespierre. Costui era figlio di un sardo cagliaritano, di cognome “Marras”, che pronunciato in francese diventa “Marà”. Successivamente con l’aggiunta di una “t” divenne “Marat”.
Per seguire il piano di Riforma preparato da Marat e soci, tutto il territorio francese venne suddiviso in distretti sanitari e ad ogni distretto furono attribuiti ospedali e medici territoriali. Il numero dei medici era in rapporto alla popolazione (da 7 a 12 ogni 10.000 abitanti). Gli ospedali all’inizio vennero progettati per avere 1.200 posti letto, poi si pensò che fosse meglio decentrare i grandi ospedali, suddividendoli in tanti piccoli ospedali di 150-200 posti letto. Quegli ospedali furono i primi, nella storia della medicina, a far collaborare i medici internisti con i chirurghi, cosicché iniziarono a esistere reparti di medicina e di chirurgia affiancati che collaboravano. Fino ad allora, in nessuna parte del mondo occidentale, fra di essi era mai esistita alcuna affinità. Fu l’evento che fece evolvere la medicina ospedaliera, e che venne copiato poi da tutta Europa. I padri di quella riforma furono grandi personaggi della medicina e chirurgia, come Cabanìs, Desault, Guillotin, Corvisart, Chaussier, Fourcroy e Deschamps. Tutti medici rivoluzionari.
La grande novità rivoluzionaria che essi introdussero fu l’assistenza sanitaria di Stato gratuita per tutti, “dalla culla alla tomba”. Dietro quelle innovazioni c’erano i valori maturati nel “secolo dei Lumi” francese con Voltaire, Rousseau e Montesquieu. Senza il “Contratto Sociale” di Jean-Jacques Rousseau nessuno al mondo avrebbe mai capito perché solo in regime di Democrazia viene riconosciuta la sovranità popolare, il decentramento del governo, la suddivisione dei poteri e la partecipazione diretta dei cittadini al governo della Sanità pubblica.
Lo slogan dei medici illuministi “la sanità per tutti dalla culla alla tomba” fu anche lo slogan che risuonò in tutti gli anni 1980 in Italia quando si parlò della Sanità italiana come della Sanità più bella del mondo. Nel 1978, su quella basi storiche, il ministro Tina Anselmi introdusse la sua Riforma sanitaria.
Tutto questo vien raccontato per rimarcare la leggerezza con cui, l’enorme valore storico e morale contenuto nella Riforma sanitaria del 1978, venne soppresso dalla modestissima Riforma sanitaria di Francesco di Lorenzo. Riforma nata nel 1992, sulle ceneri della disfatta morale dell’Italia di quell’anno.
La gestione politica delle USL nate dalla Riforma Anselmi del 1978 venne consegnata nelle mani dei rappresentanti popolari del territorio di appartenenza (“democrazia diretta” alla Rousseau); mentre la sola la gestione amministrativa venne affidata ai tecnici amministrativi. Ciò non si ripetè con Francesco Di Lorenzo.
Il nostro territorio del Sulcis Iglesiente, dal 1980 al 1992, con questa perfetta collaborazione tra politici eletti e corpo amministrativo, venne distinto nelle due USL: USL 16 (Iglesias) e USL 17 (Carbonia).
A capo della USL 17 venne posto un cittadino di Carbonia: Antonio Zidda. Suo vice fu un cittadino di Sant’Antioco: Andrea Siddi. Il consiglio d’Amministrazione era costituito da rappresentanti di tutti i Comuni del Sulcis. Sotto tutte le amministrazioni che seguirono gli ospedali Sirai, CTO e Santa Barbara crebbero in dotazione di personale e tecnologia. Non esisteva il problema delle liste d’attesa e dei posti letto. Chi ricorda il Sirai ricorderà anche che il dottor Enrico Pasqui, Direttore sanitario, aveva creato con propria iniziativa un reparto di 40 posti letto chiamato “Medicina seconda”, situato in un padiglione separato dal corpo centrale. In esso trovavano ricovero i pazienti che, dimessi ma ancora da riabilitare, non potevano tornare in famiglia. Il dottor Enrico Pasqui aveva inventato una “RSA” anzitempo. Essa aveva il vantaggio di essere circondata da tutti i servizi: il personale sanitario, la mensa, la farmacia, il laboratorio analisi e gli specialisti medici. Le famiglie in difficoltà ebbero così un grande aiuto senza oneri aggiuntivi. Furono gli anni migliori della Sanità pubblica del Sulcis Iglesiente. Poi arrivò l’anno della svolta: il 1992.
Fu l’anno di “ Tangentopoli”. Gli inquirenti avevano scoperto a Milano un giro d’affari illegale che coinvolgeva anche uomini politici. Si trattava di figure di secondo piano di diversi partiti della maggioranza di Governo. Lo scandalo si estese a tutta l’Italia e provocò la fine di un’epoca iniziata con la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio della Repubblica. In quello stesso anno iniziò la reazione contro i partiti e, ovunque fossero presenti amministratori eletti dalla politica, si supponeva l’esistenza di malaffare. In breve tempo i politici vennero allontanati da tutte le amministrazioni dello Stato, fra cui le USL. Alla fine del 1992 il ministro Francesco Di Lorenzo abolì la riforma sanitaria di Tina Anselmi e ideò una sua riforma tesa a ottenere un unico fine: eliminare i politici dalle amministrazioni delle USL. Per questo trasformò le USL in ASL (Aziende Sanitarie Locali) in cui la struttura burocratica dell’amministrazione, privata della presenza dei politici, assunse tutti i poteri. I sindaci vennero di fatto espulsi dal controllo della Sanità. Il comando dell’Azienda assunse una struttura verticistica e venne consegnato nelle mani dei “Manager”: figure apicali, con pieni poteri, create allo scopo di mantenere l’equilibrio di bilancio e fare profitto aziendale. Dopo il ministro Di Lorenzo divennero ministri alla Sanità Maria Pia Garavaglia e poi Rosy Bindi. Costei con la legge 229/99 potenziò ulteriormente la “mission” privatistica delle ASL attraverso l’articolo 3 che recita: «Le Unità Sanitarie Locali si costituiscono in azienda con personalità giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale; sono disciplinate con Atto aziendale di diritto privato». A dirigere le Aziende Sanitarie Pubbliche vennero incaricati i “manager”. Con questo atto i sindaci vennero definitivamente esclusi dal controllo della Sanità dei loro territori. Era avvenuto un fatto anti-storico: i politici di Sinistra avevano posto ai vertici della Sanità Pubblica una struttura amministrativa “non” elettiva. Così era avvenuto che ministri di partiti di centrosinistra avevano adottato una legge che, ai tempi dell’Assemblea Nazionale del 1789, sarebbe stata considerata di destra, cioè partorita dal “Primo” e “Secondo Stato”. Jean-Jacques Rousseau avrebbe condannato questa legge come lesiva del “diritto naturale” dei popoli alla “democrazia diretta” e avrebbe condannato l’accentramento dei poteri in poche mani “non elettive”, non controllabili dai cittadini.
Nella stessa legge 229/99 comparvero provvedimenti che consentirono, all’interno della Sanità pubblica, la coesistenza della “sanità a pagamento “ contro il principio rivoluzionario della sanità gratuita per tutti “dalla culla alla tomba”. Rosy Bindi aveva introdotto i ticket sui farmaci e le visite. La Sanità a pagamento si aggravò nel decennio successivo quando i Governi, di tutte le parti politiche, allo scopo di risparmiare, ridussero il personale e i posti letto negli ospedali pubblici. Le carenze assistenziali prodotte da questo provvedimento indussero forzosamente la popolazione a cercare le cure presso strutture sanitarie private. Era avvenuto un ribaltamento dei principi di solidarietà ispiratori della Sanità pubblica.
Con l’accettazione, da parte della Sinistra, di metodi di gestione economico-sociale di Destra, stava avvenendo uno scambio di ruoli tipici delle destra storica con quelli tipici della sinistra storica. Ancora oggi i manager continuano a mantenere chiusi ospedali e reparti specialistici. Del resto, i manager hanno un mandato con un obiettivo che prevale su tutti: quello di proteggere il bilancio aziendale, riducendo la spesa e creando profitto. La funzione di ascoltare l’opinione dei cittadini e curarne gli interessi appartiene alla politica, ma la politica territoriale è stata disarmata dai tempi di Francesco Di Lorenzo ad oggi. Solo qualche raro sindaco agguerrito riesce a proteggere un po’ l’ospedale della propria città. Questa inversione-scambio dei valori storici e del concetto di “democrazia” era iniziato nel 1992 col governo Amato. In sostanza, costui che in altri tempi, per suo orientamento politico, sarebbe stato un rappresentante del Terzo e del Quarto Stato (operai, contadini, borghesia), introdusse tecniche di accentramento di potere e di eliminazione di “democrazia diretta”, esattamente come avrebbero fatto il “Primo” e il “Secondo Stato” pre-rivoluzionario francese. Tale comportamento antistorico è continuato con tutti i Governi che si sono succeduti. Tutti hanno escluso il principio di Jean-Jacques Rousseau della “democrazia diretta” nell’amministrazione della Sanità pubblica. La soppressione della rappresentanza democratica territoriale per il controllo delle ASL è persistente e oggi è evidente che quel metodo ha fallito.
Mario Marroccu
Si è conclusa ieri 18 luglio la sesta campagna di scavi archeologici nella grotta di Acquacadda, sito di Sa Marchesa, a Nuxis.
Anche quest’anno gli scavi nella la grotta hanno fornito ottimi risultati, con nuove scoperte che nei prossimi mesi saranno oggetto di studi di approfondimento e costituiranno la base di partenza della terza triennalità di scavi che avrà inizio nell’estate 2026..
«Un ringraziamento – ha detto Roberto Curreli, presidente dello Speleo Club Nuxis, associazione che gestisce il sito geo speleo archeologico Sa Marchesa – a tutti quelli che hanno permesso la buona riuscita dello scavo, al professore Riccardo Cicilloni, responsabile scientifico della campagna di scavi, ai suoi collaboratori il dott. Marco Cabras e il dott. Federico Porcedda, agli studenti che hanno lavorato duro, al sindaco Romeo Ghilleri, all’assessore Damiano Cani che hanno anche partecipato a tutte le iniziative legate al progetto, ai soci dello Speleo Club Nuxis per il loro instancabile lavoro organizzativo e logistico e anche un ringraziamento a me stesso per aver creduto in questo ambizioso progetto e che dopo tanti sacrifici sta dando i suoi frutti.»
Il vice prefetto vicario di Cagliari, dott.ssa Maria Antonietta Gregorio, ha inviato una nota al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, agli assessorati regionali della Difesa dell’Ambiente, degli Enti locali e dell’Agricoltura, alla Città Metropolitana di Cagliari, ai comuni di Teulada e Sant’Anna Arresi, all’ARPA Sardegna e al Comando del Poligono di Capo Teulada, per segnalare il superamento delle concentrazioni di soglia di contaminazione nel poligono permanente di Capo Teulada, come previsto dall’informativa ai sensi dell’art, 304, comma 2 del D. Lgs 3 aprile 2006, n. 152.
Il vice prefetto vicario di Cagliari ha segnalato che «il Comando del Poligono Militare di Capo Teulada comunica l’individuazione di una situazione di rischio per superamento delle Concentrazioni Soglia di contaminazione del suolo».
«Lo stesso Comando – aggiunge il vice prefetto vicario di Cagliari – quale soggetto responsabile della potenziale contaminazione, rappresenta che, in attesa di ulteriori approfondimenti che saranno verosimilmente effettuati a far data dalla seconda decade di agosto, si provvederà in via cautelativa all’interdizione delle aree del Poligono non in uso esclusivo all’Amministrazione della Difesa (aree in concessione per attività agropastorali) interessate dai superamenti in argomento, mentre per le aree ad uso esclusivo della stessa Amministrazione della Difesa – conclude il vice prefetto vicario di Cagliari – saranno posti essere tutti i necessari accorgimenti per definire la zona interessata ed impedirne l’utilizzo.»
Il Carbonia Calcio è iscritto ufficialmente al campionato di Eccellenza regionale 2025/2026. L’iscrizione (i termini scadono oggi) dovrebbe essere una notizia di ordinaria amministrazione ma nel caso del Carbonia Calcio, in questo momento, merita di essere sottolineata, perché dopo le dimissioni del presidente Stefano Canu, un mese fa era tutt’altro che scontata.
In un mese sono maturate significative novità, alla base del nuovo corso. La prima è stata l’elezione del nuovo presidente, il farmacista Andrea Meloni, affiancato dal vice presidente Mirco Brai e dal consigliere Marco Lambroni. La seconda, la scelta del nuovo allenatore, Graziano Mannu, tornato alla guida della squadra con la quale ha iniziato la sua carriera di allenatore e che ha tenuto per ben sette stagioni consecutive. Fin qui le due novità ufficiali. Altre novità potrebbero arrivare a breve, ad iniziare dalla scelta del nuovo direttore sportivo e l’arrivo dei primi calciatori scelti per la formazione del nuovo organico.
Va detto che con le novità delle ultime settimane, non sono stati risolti tutti i problemi che avevano messo in dubbio la stessa sopravvivenza della società, ma sicuramente queste hanno riacceso l’interesse e l’entusiasmo di tanti intorno al Carbonia Calcio e posto le basi per avviare un piano di risanamento e di rilancio.
Giampaolo Cirronis
L’Auser San Giovanni Suergiu ODV è orgogliosa di presentare la mostra fotografica “Ricordi di una vita: ultra novantenni in primo piano”, in programma dal 26 luglio al 2 agosto 2025, un evento unico che racconta attraverso immagini intense e toccanti la vita e i volti dei nostri concittadini che hanno superato i 90 anni.
La mostra si terrà presso la sede Auser in via Vincenzo Bellini 2 a San Giovanni Suergiu e sarà inaugurata sabato 26 luglio. alle ore 19.00, con la partecipazione delle autorità locali, dei protagonisti e delle loro famiglie. Seguirà un piccolo Aperitivo conviviale offerto da produttori locali e da Auser.
Un progetto culturale, sociale e umano per riscoprire l’importanza della memoria e della comunità, attraverso le storie silenziose ma eloquenti che vivono nei volti di chi ha attraversato il secolo.
Per informazioni: sgsuergiu2@auser.sardegna.it – 0781689896 – 3282892309
Il comune di Sant’Anna Arresi, con l’organizzazione dell’associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo – Circuito Pubblico Per lo Spettacolo presenta Sant’Anna Arresi Teatro 2025, un fine settimana all’insegna del teatro e della partecipazione culturale, in programma dal 23 al 25 luglio nella suggestiva cornice di piazza Martiri con un’anteprima musicale/teatrale in programma martedì 22 luglio. Quattro giornate ricche di eventi pensati per coinvolgere tutta la comunità, tra spettacoli, laboratori, incontri e attività per bambini.
«Il Festival Sant’Anna Arresi Teatro 2025 – dice l’assessore della Cultura del comune di Sant’Anna Arresi Fabio Diana – nasce con l’ambizione di diventare un vero e proprio volano per la crescita culturale e turistica del nostro territorio. Come amministrazione, ci siamo dati obiettivi chiari e lungimiranti: costruire un percorso solido, capace di durare nel tempo e di offrire ogni anno una proposta culturale sempre più ricca e di qualità. Il teatro, a Sant’Anna Arresi, ha da sempre trovato terreno fertile. Quest’anno siamo ripartiti con risorse di bilancio comunale e con il supporto dell’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo. Per il futuro, puntiamo con decisione al reperimento di nuovi finanziamenti pubblici e alla costruzione di una rete istituzionale capace di sostenere questo progetto nel lungo termine.»
«Il progetto Sant’Anna Arresi Teatro – dichiara invece Camilla Vargiu, direttrice artistica di Sant’Anna Arresi Teatro – rinasce nel 2025, dopo oltre dieci anni di silenzio, ma con lo stesso spirito con cui nacque nel 1985, in collaborazione con Cada Die Teatro. Questa nuova edizione vuole essere un piccolo grande spazio di arte e condivisione, in cui si alterneranno sul palco artisti e compagnie locali, portando non solo prosa, ma anche contaminazioni tra teatro e antropologia, come nello spettacolo Posidos, accompagnato dal canto tradizionale sardo de Su Cuncordu Iscanesu. Parleremo di temi profondi e delicati, come nel toccante Fragile di Susanna Mameli, ma ci sarà spazio anche per la leggerezza del teatro di strada, con il Gran Circo Disastro e per la freschezza dell’esito scenico del nostro laboratorio teatrale.»
«Ad arricchire il programma – conclude la direttrice artistica Camilla Vargiu – due workshop: uno di burlesque a cura di SissyGold e uno dedicato ai costumi teatrali. E per tutta la durata dell’evento, i quadri della pittrice Lorena Ibba accompagneranno il pubblico in un percorso visivo e sensoriale. Sant’Anna Arresi Teatro torna per restituire alla comunità quella magia che solo il teatro sa creare: un luogo dove le emozioni si intrecciano, dove ci si incontra davvero. Ed è solo l’inizio.»
La prima iniziativa in programma è quella di martedì 22 luglio alle ore 21:30, quando Joe Perrino porterà sul palco di Piazza Martiri “Cantastorie di vita Mala”, uno spettacolo teatrale e musicale ideato e interpretato da Joe Perrino, con la partecipazione di Zuanna Maria Boscani.
Il sipario sulle attività del festival si alzerà invece mercoledì 23 luglio alle 19:30 con il Workshop di costumi teatrali a cura delle sarte del corso di teatro Marisa e Stefania. L’attività si svolgerà presso il centro sociale in via Giudice Mariano e vedrà la partecipazione di una special guest. Alle 21.00 spazio alla conferenza “Sant’Anna Arresi Teatro dall’‘85 ad oggi”, con gli interventi di Giancarlo Biffi, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale di Sant’Anna Arresi, e Monica Porcedda, ex insegnante di teatro della scuola del paese. Un’occasione per ripercorrere le tappe fondamentali della storia teatrale locale, attraverso testimonianze e racconti.
Chiuderà la serata, alle 21.30, lo spettacolo “Posidos” a cura di Cada Die Teatro, accompagnato dal canto tradizionale sardo de Su Concordu Iscanesu.
La giornata di giovedì 24 luglio si aprirà invece con un appuntamento originale e ricco di fascino: dalle 18.00, alle 19.30, nei locali del centro sociale in via Giudice Mariano si svolgerà il “Workshop di burlesque” condotto da Sissy Gold. Un’occasione per esplorare, con leggerezza e ironia, l’arte della seduzione scenica. La serata proseguirà alle 21.30 in piazza Martiri con lo spettacolo “Fragile”, a cura dell’Associazione Anfiteatro Sud.
Venerdì 25 luglio, giornata conclusiva del Festival Sant’Anna Arresi Teatro, le iniziative in calendario inizieranno, alle 18.30, con l’animazione per bambini a cura di “Musica Eventos”: giochi, musica e attività pensate per intrattenere e coinvolgere i più piccoli.
Alle 20.00, andrà in scena lo spettacolo di teatro di strada del due comico “Gran Circo Disastro”, una produzione “Le Voci di Astarte”. L’appuntamento conclusivo della manifestazione è invece fissato alle 21.30, con l’”esito scenico del laboratorio di teatro di Sant’Anna Arresi”, un percorso formativo iniziato nel novembre 2024. I partecipanti, protagonisti di questo cammino teatrale, saliranno sul palco per condividere con la comunità il frutto del loro lavoro creativo: un momento carico di emozione che celebra il teatro come spazio di crescita personale e collettiva.
Sant’Anna Arresi Teatro 2025 è un momento di incontro e crescita per la comunità, confermando l’impegno dell’amministrazione comunale nella promozione di un teatro accessibile, partecipato e intergenerazionale. Un’occasione per riscoprire il valore dell’arte scenica come strumento di coesione, espressione e dialogo, in un contesto che celebra il legame profondo tra cultura e territorio.
È uno degli appuntamenti più longevi e riconoscibili dell’estate musicale sarda, una tappa fissa per appassionati e cultori del blues: il festival Narcao Blues si prepara a spegnere le candeline della sua trentacinquesima edizione, in programma da mercoledì 23 a sabato 26 luglio, in piazza Europa.
Anche quest’anno il festival conferma il suo respiro internazionale, con un cartellone ricco di qualità: dagli Stati Uniti arriveranno Jimmie Vaughan, Walter Trout, Eric Steckel, la Honey Island Swamp Band e Jon Cleary dalla Serbia, ma di base negli States, la carismatica Ana Popovic; mentre dall’Europa nordorientale giungeranno i Blues Fields, ensemble composto da musicisti provenienti da Lituania e Polonia. A rappresentare la Sardegna sarà invece il duo Don Leone, formato da Matteo Leone e Donato Cherchi, a Narcao in versione allargata.
In programma due concerti per ciascuna serata, con inizio alle 21.30, e l’immancabile spazio del dopofestival, quest’anno ancora in piazza Europa. Una formula ben rodata, che coniuga da sempre coerenza artistica e altissimo livello esecutivo.
l festival è organizzato con il contributo del Ministero della Cultura, dell’assessorato della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo e dell’ Assessorato del Turismo della Regione Autonoma della Sardegna, con il sostegno della Fondazione di Sardegna e il patrocinio del comune di Narcao. Il Narcao Blues è membro dell’Italian Blues Union, e partecipa alla rete dell’European Blues Union.
La trentacinquesima edizione del Narcao Blues si svolgerà idealmente il via già domani, sabato 19, con un’anteprima d’eccezione ospitata in uno scenario unico: il sito geo-speleoarcheologico di Sa Marchesa, nel territorio di Nuxis, dove alle 21.30 si esibiranno i Lazy boys, formazione di base nel nord Sardegna. Nei loro live set, Aldo Gallizzi alla voce e alla chitarra, Claudio Spanu al banjo e Danilo Mura al contrabbasso, propongono brani tratti dal repertorio di grandi folk singer americani del passato, con un occhio al presente e agli artisti contemporanei, ma anche con personali e inaspettate rivisitazioni in chiave country di canzoni del panorama pop/rock internazionale. Oltre alla musica, l’appuntamento offrirà anche un’esperienza enogastronomica speciale: il biglietto d’ingresso, al costo di 15 euro, includerà una degustazione dei vini della Cantina di Santadi e un piatto composto, preparato con cura dall’associazione Speleo Club Nuxis. Una ghiotta occasione per vivere una serata tra note, sapori e bellezza paesaggistica, immersi nella magia di uno dei luoghi più affascinanti del Sulcis. Per partecipare è richiesta la prenotazione via email all’indirizzo infoblues@narcaoblues.it , indicando nome, cognome e numero dei partecipanti.
La trentacinquesima edizione di Narcao Blues verrà inaugurata mercoledì 23 alle 21.30 dai Blues Fields, formazione nata l’anno scorso che riunione artisti di grande esperienza provenienti da Lituania e Polonia. Alla guida del progetto ci sono Aleksandr Belkin (voce, chitarra e armonica) e Bogdan Topolski (chitarra), un affiatato sodalizio artistico con una lunga carriera internazionale alle spalle; a completare i ranghi del gruppo, che fonde la tradizione del blues con energia elettrica e passione pura, saranno sul palco di piazza Europa, a partire dalle 21.30, Olegas Sochinas (chitarra), Sergejus Sopelevas-Vysocki (basso) e Vitalijus Katyšovas (batteria). Un debutto del festival che promette scintille.
Alle 23.00 sarà il momento di Ana Popovic, già ospite a Narcao in passato, pronta a riabbracciare e travolgere nuovamente il pubblico con la sua carica scenica e la sua chitarra potente. Nata a Belgrado e oggi cittadina del mondo, la Popovic ha saputo fondere funk elettrico, slide guitar, jazz e soul groove in un linguaggio personale e coinvolgente. Artista dalla tecnica sopraffina e dal magnetismo trascinante, è stata l’unica chitarrista donna a partecipare all’Experience Hendrix Tour, ed è oggi una delle figure più influenti del blues internazionale. Ad affincarla mercoledì a Narcao saranno Claudio Giovagnoli e Davide Ghidoni ai fiati Michele Papadia all’hammond e alle tastiere, Buthel Burns al basso e Jeremy Thomas alla batteria.
Giovedì 24 luglio, alle 21.30, salirà sul palco Eric Steckel, già enfant prodige del blues rock, oggi artista maturo e affermato. Classe 1990, il chitarrista americano ha inciso il suo primo disco (dal vivo) a soli undici anni, ea dodici è stato invitato a far parte del tour dei The Bluesbreakers del grande John Mayall, che nel 2005 l’ha anche voluto per la registrazione di un brano dell’album “Road Dogs”. Con un suono graffiante e potente, unisce le radici del blues classico all’energia del rock contemporaneo. Album come “Havana”, “Black Gold” e “Polyphonic Prayer” confermano il suo talento visionario. Con lui saliranno sul palco di piazza Europa Elia Micheletto al basso e Robbin Van de Borre alla batteria.
Alle 23.00 la scena sarà tutta per Jimmie Vaughan, uno dei massimi esponenti del Texas Blues, fondatore dei leggendari Fabulous Thunderbirds e fratello maggiore di Stevie Ray Vaughan. Vincitore di quattro Grammy Awards, ambasciatore instancabile del blues autentico, Jimmie Vaughan, chitarra e voce, salirà sul palco insieme alla sua band storica, i Tilt-A-Whirl – Mark “Kaz” Kazanoff (sax tenore), John Mills (sax baritono), William Horton (sax baritono), William Pitman (chitarra ritmica), Chris Conley (basso, contrabbasso), Ralph Vega (batteria) – per un’esibizione che si annuncia indimenticabile. Stile sobrio, suono essenziale, carisma senza tempo, Jimmie Vaughan rappresenta l’essenza del blues.
Ad aprire la serata di venerdì 25 , sempre alle 21.30, sarà l’atteso ritorno dei Don Leone , protagonisti di un’evoluzione importante rispetto alla loro storica veste di duo. In questa occasione , infatti, si presenta in quintetto, arricchendo il proprio impianto sonoro con nuove sfumature e profondità. Accanto a Donato Cherchi (voce) e Matteo Leone (chitarra), saliranno sul palco Marta Loddo (sintetizzatori), Gianluca LoPiccolo (basso) e Alessandro Cau (batteria), per un set che promette di fondere le radici profonde del blues con un suono contemporaneo, stratificato e personale. Vincitori dell’Italian Blues Challenge nel 2017 e rappresentanti italiani in Europa e negli Stati Uniti, i Don Leone offriranno al pubblico un live viscerale, che unisce potenza dell’esecuzione e cura nella ricerca timbrica, in un’esperienza musicale immersiva, capace di guardare al futuro senza dimenticare le origini.
Alle 23.00 riflettori puntati su Walter Trout, veterano del blues mondiale con una brillante carriera solista iniziata nel 1989. Ex chitarrista dei Canned Heat e dei Bluesbreakers di John Mayall, Trout è uno dei nomi più amati dagli appassionati, capace di coniugare tecnica, pathos e storytelling musicale in ogni brano. Il suo nuovo album, “Sign Of The Times”, in uscita prevista il prossimo 5 settembre, promette nuova linfa a un percorso artistico già leggendario. Con Walter Trout (chitarra solista, voce) venerdì 25 a Narcao suoneranno suo figlio Jon Trout (chitarra ritmica, cori), Roland Bakker (hammond, tastiere), John Avila (basso, cori) e Michael Leasure (batteria).
Il gran finale di sabato 26 luglio si aprirà con l’energia contagiosa della Honey Island Swamp Band, formazione nata a San Francisco dopo l’uragano Katrina ma profondamente legata alle sonorità di New Orleans. Il suo stile, definito “Bayou Americana”, intreccia blues, soul, rock, country e funk in un mix esplosivo. Guidata da Aaron Wilkinson (chitarra, voce), la Honey Island Swamp Band – Chris Spies (Hammond, tastiere), Lee Yankie (chitarra slide, voce), Sam Price (basso elettrico, voce) e Garland Paul (batteria, voce) trasformeranno piazza Europa in una festa collettiva, all’insegna del groove.
Infine, il compito di calare il sipario sulla trentacinquesima edizione del festival spetterà a Jon Cleary con il suo gruppo The Absolute Monster Gentlemen Quartet . Il pianista e cantante londinese di nascita ma da tempo trapiantato a New Orleans, è tra i massimi interpreti contemporanei del funk e dell’R&B della Crescent City, vincitore di un Grammy Award e collaboratore di artisti come Dr. John, Bonnie Raitt e Taj Mahal. Il suo set con Cornell Williams (basso, cori), Thomas Glass (batteria) e Pedro Segundo (percussioni) concluderà in grande stile una quattro giorni di musica, radici ed emozione pura come è nello stile di Narcao Blues.
Accanto ai concerti principali, ogni serata avrà come sempre una “coda” nel consueto spazio dopofestival, quest’anno trasferito in piazza Europa. A partire dal termine dei live ufficiali, il pubblico potrà continuare ad immergersi nella musica tra jam session, sorprese e calde atmosfere. Mercoledì 23 si esibiranno due veterani del polveroso genere di matrice afroamericana in Sardegna: Williboy Taxi e Vittorio Pitzalis, per un set dalle tinte acustiche e profonde. Giovedì 24 sarà invece la volta della De Luca Blues Band, che porterà a Narcao il suo repertorio ruvido ed energico. Venerdì 25 toccherà a Vince Melchiorre, artista dalla voce intensa e dalla forte carica soul, che guiderà il pubblico in un viaggio notturno tra blues e contaminazioni. Sabato 26, a chiudere i giochi saranno ancora i Don Leone, stavolta in duo, per un’ultima iniezione di blues viscerale e isolano.
I biglietti per ciascuna serata, a 18,45 euro (più 1,20 di diritti di prevendita), l’abbonamento per l’intero festival, a 43,40 euro (più 2,82 di diritti) si possono acquistare su clappit.com e su narcaoblues.com/tickets . Per informazioni, la segreteria del festival risponde all’indirizzo di posta elettronica infoblues@narcaoblues.it e al numero 0781 87 50 71.
La Casa circondariale di Uta si apre all’arte per trasformare uno dei suoi spazi più delicati e carichi di emozioni: la sala d’attesa destinata ai visitatori. Grazie all’intervento dello street artist Manu Invisible, questo “non-luogo”, dove familiari e, in particolare, i figli minorenni attendono i controlli prima di incontrare i detenuti, ha assunto un volto nuovo, più accogliente e a misura di bambino. Lo spazio è stato presentato alla stampa questa mattina alla presenza di Pietro Borruto, direttore della Casa circondariale di Uta, Manu Invisible, Elenia Carrus, responsabile del progetto Liberi dentro per crescere fuori (e rappresentante della coop Elan, capofila) e Ugo Bressanello per Exmè & Affini.
L’opera artistica è parte integrante di “Liberi dentro per crescere fuori”, l’ambizioso progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. L’obiettivo primario di questa specifica azione è chiaro: rendere l’ambiente della sala d’attesa più sereno e meno opprimente, specialmente per i minori che si apprestano a vivere l’incontro con un genitore recluso. L’arte diventa così uno strumento per lenire l’ansia e offrire un’atmosfera più confortevole in un contesto intrinsecamente difficile: «Le diverse forme di arte consentono a ognuno di noi di esprime al meglio la nostra personalità. Questo avviene a maggior ragione con i più piccoli che in un ambiente colorato e accogliente, a dispetto del luogo in cui si trovano, hanno l’opportunità di riallacciare e fortificare il legame col genitore sottoposto a regime carcerario in questa fase transitoria che va dalla detenzione alla libertà. I progetti come questo molto importanti per l’attuazione del principio fondamentale della rieducazione», spiega il direttore dell’istituto penitenziario Pietro Borruto.
L’intervento di Manu Invisible, curato dal partner Exmè & Affini Onlus, ha sovvertito l’assunto generale per cui tra le mura di un carcere vige la costrizione. Con la tecnica degli stencil ha creato una serie di messaggi che aprono alla concessione: concesse emozioni, concesso giocare in quest’area, concesse effusioni, concesso accarezzarsi, concesso mangiare, concedere il contatto: «Capovolgere il messaggio è l’essenza della street art e questo lavoro è pienamente coerente con ciò che porto avanti ormai da anni», chiarisce l’artista. «L’uso del colore, in questo contesto, diventa una forma di gioia tangibile, un modo per infondere calore e speranza in un ambiente che altrimenti potrebbe risultare opprimente. E questa attenzione minuziosa, questa cura nel creare un luogo accogliente e dignitoso per i più piccoli, è la più pura forma di rispetto verso di loro e verso le loro famiglie, riconoscendo il loro bisogno di normalità e serenità anche in circostanze difficili», sottolinea Ugo Bressanello per Exmé & Affini Onlus.
Nuovo libro in lingua sarda per Giuseppe Corongiu. Una raccolta di racconti sul tema del conflitto e dei conflitti. Sabato 26 luglio la prima presentazione ufficiale a Carbonia.