22 December, 2025

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Nuovo rinvio per l’appuntamento a Cagliari con Teresa Mannino ed il suo spettacolo “Sento la Terra girare”: le due recite inizialmente in programma il 28 e il 29 marzo, e poi posticipate al 7 e 8 maggio, sono ulteriormente rimandate a data da destinarsi in attesa di disposizioni governative.
In conformità con le direttive del DPCM del 4 marzo 2020 e successive integrazioni per il contrasto ed il contenimento del diffondersi del Coronavirus, sono state sospese le manifestazioni e gli eventi di qualsiasi natura, e pertanto non si sono potuti svolgere gli spettacoli per i quali il pubblico ha acquistato il biglietto prima del lockdown. Le linee guida contenute nel decreto e poi ulteriormente chiarite dalla SIAE, prevedono che in caso di eventi che non sono stati annullati ma rinviati a data da destinarsi, i biglietti restano validi e devono intendersi sospesi i rimborsi.

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I tirocini non si configurano come rapporti di lavoro e le Regioni sono intervenute per sospenderli nel rispetto dei vari D.P.C.M.

«È necessario mobilitarsi subito per tutelare i tirocinanti, categoria fondamentale per la nostra collettività e importante risorsa per il futuro della nostra economia e della nostra regionedichiara Maria Laura Orrù -. Non dimentichiamo che i tirocinanti rappresentano una larga fetta di popolazione e sono molto importanti per il funzionamento delle aziende pubbliche e private.»

«Siamo convinti che nessuno debba restare indietro e che le categorie più fragili e meno tutelate meritino la massima attenzione da parte delle istituzioni», aggiunge Laura Caddeo.

I Progressisti hanno presentato una mozione nella quale chiedono al presidente della Regione, Christian Solinas, e all’assessore del Lavoro Alessandra Zedda, di investire risorse economiche per dare un supporto concreto ai tirocinanti.

«Chiediamo al presidente Christian Solinas quando intenda riprendere i tirocini sospesi, nel rispetto delle misure organizzative di prevenzione e di protezione individuale. È importantissimo sostenere i tirocinanti in questo momento di grande difficoltà, non possiamo permetterci di abbandonare la forza lavoro del futuro», conclude Maria Laura Orrù.

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In ottemperanza alle prescrizioni contenute nel decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 26 aprile 2020 e nell’ordinanza del presidente della Regione Autonoma della Sardegna n.20 del 02/05/2020, il sindaco di Iglesias, Mauro Usai, a partire dalla giornata di oggi, lunedì 4 maggio, fino alla data del 31 maggio, ha disposto quanto segue:
• La riapertura dell’ecocentro comunale, secondo i consueti giorni e orari ed in caso di effettiva necessità, con l’obbligo di rispettare le norme sanitarie che prevedono il distanziamento interpersonale ed il divieto di assembramenti.
Nello specifico:
• E’ consentito l’accesso all’interno dell’ecocentro ad un utente per volta, e l’accesso sarà limitato alle persone che si recano nella struttura in automobile; gli utenti a piedi non potranno accedere alla struttura al fine di limitare gli assembramenti.
• I cittadini dovranno attendere il proprio turno all’interno delle loro automobili, ed i rifiuti andranno conferiti all’ecocentro già divisi per tipologia;
• In ogni autovettura potrà essere presente una sola persona e dovranno essere utilizzati i dispositivi di protezione individuale come mascherine e guanti.
• Ogni utente potrà recarsi all’ecocentro non più di una volta al giorno, ed in ogni caso non più di una persona per nucleo familiare.
• La riapertura del cimitero Civico, secondo le seguenti modalità:
• Il cimitero sarà aperto tutti i giorni dalle ore 8.00 alle ore 12.00, tranne il lunedì ed il mercoledì; i visitatori dovranno evitare rigorosamente assembramenti e recarsi nella struttura muniti di dispositivi di protezione individuale come guanti e mascherine.
• Si potrà accedere al Cimitero solo attraverso il portone centrale, che rappresenterà l’unico ingresso aperto.
• Gli ingressi dei visitatori saranno contingentati, con la presenza di un massimo di 30 visitatori per volta; la permanenza sarà consentita per il tempo massimo di un’ora, con chiusura della struttura improrogabilmente alle ore 12.00.
• Il cimitero della frazione di Nebida sarà aperto il lunedì e il mercoledì dalle ore 8.00 alle ore 12.00 con la presenza di un massimo di 15 visitatori per volta, muniti di dispositivi di protezione individuale.
• Il giardino pubblico e gli altri spazi verdi saranno aperti tutti i giorni per le 24 ore, con l’obbligo di evitare la sosta e mantenere la distanza interpersonale.
In ottemperanza a quanto previsto nelle disposizioni ministeriali, non è consentito l’accesso alle aree gioco destinate ai bambini.
• Sarà consentita l’attività di commercio ambulante in forma itinerante di generi alimentari, con l’obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale ed il rispetto del distanziamento interpersonale tra i commercianti ed i clienti, e tra gli stessi clienti.
Trattandosi della vendita di generi alimentari, sarà consentito lo svolgimento del Mercatino del mercoledì della Coldiretti.
• In continuità con quanto disposto nelle ordinanze precedenti, viene prorogato il divieto di sosta davanti a farmacie e parafarmacie, per uno spazio equivalente alla misura di 3 stalli di parcheggio.
Il commercio effettuato, in città e nelle frazioni, per mezzo di distributori automatici, è consentito; sarà cura del gestore garantire un accesso al distributore automatico che permetta il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.
• I provvedimenti hanno validità fino al 31 maggio, salvo ulteriori disposizioni. Per le disposizioni relative agli spostamenti, alle attività motorie consentite e all’apertura di attività commerciali come ristoranti e bar, negozi di abbigliamento, gioiellerie, attività di cura alla persona (parrucchieri, estetisti, tatuatori, ecc.), ed altre attività di commercio al dettaglio, si rimanda alle prescrizioni contenute attualmente nei decreti ministeriali e nelle ordinanze regionali. Nei prossimi giorni, sentite le autorità competenti e le associazioni di categoria, verrà valutata l’apertura delle suddette attività, come stabilito dal presidente della Regione Sardegna in ordine ai poteri dei Sindaci.

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Il comune di Sant’Antioco ha formalizzato con parere tecnico il proprio No, secco e deciso, alla realizzazione del nuovo ponte e della circonvallazione Sant’Antioco-Calasetta, opere infrastrutturali inserite nel Piano Sulcis. Nell’ambito della Conferenza dei Servizi asincrona, nei giorni scorsi gli Uffici comunali competenti hanno trasmesso il parere negativo alla realizzazione delle opere, in ossequio a quanto deliberato all’unanimità dal Consiglio comunale in data 06/03/2018 in rappresentanza della comunità antiochense, decisamente contraria al nuovo ponte e alla circonvallazione. Una deliberazione che in ultima istanza proponeva la realizzazione di una “circonvallazione leggera e alterativa, più adeguata al contesto paesaggistico, sociale ed economico”, nonché la “ristrutturazione e la riqualificazione dell’attuale ponte esistente”. In tal modo, le economie derivanti dalla modifica progettuale devono essere destinate, tra le altre cose, al miglioramento e alla messa in sicurezza dell’accesso di Sant’Antioco, alla riqualificazione di Santa Caterina e ad un programma di lavori che metta in luce, dandole l’attenzione che merita, l’antica strada romana che costeggia l’istmo.

«Abbiamo trasmesso, avvalendoci delle possibilità concesse dal procedimento spiega il sindaco, Ignazio Locciil parere negativo alla realizzazione delle opere, motivandolo da un punto di vista tecnico. Si tratta, infatti, di opere in contrasto con gli strumenti urbanistici vigenti, che non possono essere considerate di “interesse nazionale” per evidenti vizi di cui non tengono erroneamente conto gli enti proponenti. Noi andremo avanti fino alla fine. Ovvero fino a quando non verrà bocciato questo progetto scellerato. Diamo per scontato che diverse Direzioni Generali della Regione Sardegna dicano No, esattamente come ha fatto il Comune che rappresento. Diversamente violerebbero la legge. Oltre agli aspetti tecnici, va considerato che queste opere, fastidiosamente calate dall’alto nonostante la contrarietà manifestata dalla popolazione antiochense, produrrebbero una serie di danni economico-sociali enorme, senza portare alcuna ricaduta e beneficio sia a Sant’Antioco, sia all’intero territorio – conclude il sindaco di Sant’Antioco -. Di un nuovo ponte e di una circonvallazione che distruggerebbero lo splendido contesto paesaggistico esistente non si è mai avvertita l’esigenza.»

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Il vice questore aggiunto della Polizia di Stato dottor Luis Manca, nato a Cagliari, 39enne, è il nuovo dirigente del Commissariato di Pubblica sicurezza di Iglesias.

Il dottor Luis Manca è in Polizia dal dicembre 2010 e dopo aver frequentato il corso biennale presso la Scuola superiore di Polizia a Roma, nel gennaio 2013 è stato assegnato alla Questura di Oristano, dove ha diretto l’Ufficio prevenzione generale soccorso pubblico, l’Ufficio personale e tecnico logistico, sino a rivestire il ruolo di Capo di gabinetto e portavoce della Questura.

In concomitanza con l’arrivo del dottor Luis Manca, il vice questore aggiunto dottor Giampiero Putzu, 49 anni, di Carbonia, che era arrivato a Cagliari da settembre dell’anno scorso, dalla Questura di Nuoro, da oggi ricoprirà l’incarico di vice dirigente della D.I.G.O.S.

Sempre da oggi, 4 maggio, il vice questore aggiunto dottoressa Barbara Vacca sarà il nuovo vice dirigente della Squadra mobile. La dottoressa Vacca, in Polizia dal 2003, dopo il corso di formazione per funzionari di Polizia alla Scuola superiore di Polizia a Roma, ha ricoperto dal 2009 il ruolo di vice Capo di gabinetto e di portavoce della Questura di Cagliari e dal 2018 aveva svolto il suo ultimo incarico alla D.I.G.O.S.

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Il presidente di Anci Sardegna, Emiliano Deiana, ha diffuso stamane un comunicato stampa contenente alcune osservazioni dell’ordinanza approvata nella tarda serata di ieri dal presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Christian Solinas, sull’avvio della “Fase 2”. Di seguito il testo integrale.

«Anci Sardegna ringrazia il presidente della Regione Solinas per la fiducia – nonostante il mancato confronto preliminare sul testo e consideriamo la questione un grave sgrammaticatura istituzionale poiché si di agisce su competenze dirette dei comuni – che ripone nei sindaci sardi: la vera infrastruttura democratica di questa Regione.

Noi tutti, a partire dall’11 maggio, siamo pronti a far ripartire, in sicurezza, parrucchieri, barbieri, tatuatori ed estetisti e certamente (se consultati) avremmo proposto anche un piano sostenibile, nei modi e nei tempi, per la riapertura dei bar, dei ristoranti o delle attività del settore turistico con codici di comportamento e di sicurezza davvero innovativi.

Tuttavia da un’attenta lettura delle norme il potere ordinatorio sull’epidemia da Covid-19 non è in capo ai sindaci almeno secondo quanto prevista dall’articolo 3 comma 2 del decreto legge 19 del 25 marzo 2020 che qui riportiamo: “I Sindaci non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l’emergenza in contrasto con le misure statali, ne’ eccedendo i limiti di oggetto
cui al comma 1”.

Tale previsione normativa rischia di scontrarsi, tuttavia, con l’articolo 5 comma 2 dello stesso DL 19 che escluderebbe le Regioni a Statuto Speciale dall’applicazione di parte del decreto legge.

Anci Sardegna chiede se il potere di ordinanza limitato dalla norma si applichi anche ai comuni sardi, secondo l’orientamento interpretativo prevalente, in quanto di diretta derivazione dal D.lgs 267/2000 ex art. 50.

Si chiede pertanto un chiarimento netto sul punto da parte della Regione Sardegna e del ministero degli Interni per il tramite dei Prefetti.

Da qui all’11 maggio c’è ancora tempo e la Regione Sardegna deve sciogliere, in maniera incontrovertibile, il nodo interpretativo.

Anci Sardegna è sempre disponibile alla leale collaborazione, ma anche rispettosamente ossequiosa delle norme e pertanto chiede al presidente Solinas di sciogliere il nodo interpretativo fra la coesistenza fra l’articolo 3 comma 2 e l’articolo 5 comma 2 del decreto legge 19/2020 ovvero di valutare la modifica degli articoli 13 e 22 dell’Ordinanza n. 20 del 2 maggio 2020 assumendo su di sé l’onere della riapertura delle attività economiche anche per non generare decisioni a macchia di leopardo che ingegnerebbero problematiche non facilmente gestibili fa comune e comune.

Si specifica, a favore dei cittadini e degli operatori economici coinvolti, che i comuni sardi vogliono una rapida definizione della procedura che li vedrebbe ritornare al lavoro in sicurezza per produrre reddito e dare il giusto sostentamento alle loro famiglie e non hanno timore, rispettando le leggi, di assumersi le proprie responsabilità così come chiedono agli altri attori istituzionali di fare altrettanto.

Purtroppo, e non per responsabilità dei sindaci sardi, siamo costretti a fare le nostre annotazioni a posteriori non essendo stati consultati preliminarmente all’adozione dell’ordinanza da parte della Regione.

Altre considerazioni più compiute saranno svolte già domani dopo un’ulteriore, attenta e meditata valutazione del testo.»

Emiliano Deiana

Presidente di Anci Sardegna

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A partire da domani riapriranno al pubblico, dal lunedì al sabato, altri quindici uffici postali della città metropolitana di Cagliari e del Sud Sardegna, indicati nell’elenco sotto riportato ed il cui orario di apertura al pubblico era stato temporaneamente rimodulato. Oltre alla riapertura su sei giorni dei suddetti uffici è previsto anche il ripristino dell’apertura, anche nel turno pomeridiano, degli uffici di Guspini, San Gavino Monreale e Quartucciu.

Poste Italiane coglie l’occasione per ribadire l’invito ai cittadini ad entrare negli uffici postali esclusivamente per il compimento di operazioni essenziali ed indifferibili, in ogni caso avendo cura, ove possibile, di indossare dispositivi di protezione personale; di entrare in ufficio solo all’uscita dei clienti precedenti; tenere la distanza di almeno un metro, sia in attesa all’esterno degli uffici che nelle sale aperte al pubblico.

A questo proposito, l’Azienda ricorda che sono a disposizione della clientela, presso gli uffici postali della città metropolitana di Cagliari e del Sud Sardegna, 102 ATM Postamat, disponibili sette giorni su sette ed in funzione 24 ore su 24, che consentono di effettuare operazioni di prelievo di denaro contante, interrogazioni su saldo e lista dei movimenti, ricariche telefoniche e di carte Postepay, accanto al pagamento delle principali utenze e dei bollettini di conto corrente postale.

Ulteriori informazioni sulle aperture e sulle disponibilità orarie degli uffici postali sono reperibili sul sito internet www.poste.it.

Dettaglio apertura uffici:

Aperti dal lunedì al venerdì dalle 8.20 alle 13.35 ed il sabato dalle 8.20 alle 12.35

Cagliari – Ufficio postale di Cagliari 11 – via Liguria 36

Cagliari – Ufficio postale di Cagliari 12 – via Biasi 25

Fluminimaggiore

Gonnosfanadiga

Sardara

Teulada

Villasimius

Aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.20 alle 13.45 e il sabato dalle 8.20 alle 12.45

Castiadas

Collinas

Domusdemaria

Donori

Furtei

Orroli

Soleminis

Villasalto

Aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.20 alle 19.05 e il sabato dalle 8.20 alle 12.35

Guspini

Quartucciu

San Gavino Monreale

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Nulla sarà come prima. La responsabilità personale nei confronti del prossimo è ingigantita. Il “rischio biologico” entrerà nei DVR di tutte le attività imprenditoriali. I controlli delle autorità verteranno sulla verifica della nostra diligenza nel proteggere la salute del prossimo o sulla negligente esposizione degli altri al contagio.

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Vi è stata, 3 giorni fa, una videoconferenza preparatoria alla “riapertura” del 4 maggio 2020, tra 50 imprenditori ed alti dirigenti della Confcommercio del Sud Sardegna e Cagliari.

Si percepiva intensamente il disagio per adattarsi ai cambiamenti.

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Questa crisi economica deriva dalla crisi sanitaria. Per affrontarla bisogna prendere provvedimenti di tipo sanitario che il mondo civile laico non ha mai conosciuto. Sono stati sempre appannaggio del mondo sanitario, in particolare dei chirurghi ospedalieri. I provvedimenti organizzativi sanitari cambieranno i “contatti” umani. La parola deriva da latino “cum tangere”, e da essa deriva “contagio”. Questa parola contiene l’essenza delle responsabilità: rispondere di “diffusione di nuova ondata epidemica”.

L’ultima pandemia infuriò nel mondo poco più di 100 anni fa, nel 1918 e 1919 e produsse dai 50 ai 100 milioni di morti. Una pandemia si era già verificata nel 1600, nel 1500, nel 1400 e nel 1300. Oggi, tutto sommato, siamo stati abbastanza fortunati rispetto ai secoli passati, soprattutto perché le epidemie sono meno frequenti e per la maggiore preparazione tecnologica di oggi, come: la Genetica molecolare e l’estrazione del DNA, i respiratori automatici, gli antibiotici, l’eparina, etc.

Tuttavia, nonostante la tecnologia e la digitalizzazione, siamo inermi di fronte all’attacco del virus e dobbiamo difenderci con metodi messi a punto nel 1.300 a Milano e nel 1.400 a Venezia. Cioè: il “distanziamento” , l’“isolamento” e la “quarantena”. Non abbiamo altro.

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Ma…allora: «C’è stata l’evoluzione della Medicina?»

Sì…c’è stata: nella tecnologia e nella scoperta degli antibiotici. Però gli antibiotici non fermano il virus e la tecnologia si è sviluppata per le “malattie individuali”. Questa è una malattia diversa.

Esempio: l’infarto del miocardio e l’ictus uccidono, in Italia, 684 persone al dì. Moltiplicato per 365 giorni risultano 249.000 decessi l’anno. Si tratta di un numero assai più rilevante dei 28.710 morti di oggi su 209.328 affetti da Covid-19. Le 249.000 morti sono dovute a “malattie individuali”, cioè “non diffusive”. L’infarto è limitato alla vittima, e non si diffonde ai vicini. Così vale per l’”ulcera perforata”, per il “diabete”, per l’”artrite”, per il “cancro”, per l’”aneurisma”, per l’”ictus”, etc.

Al contrario, il Covid-19 è una malattia “diffusiva contagiosa”. Come diceva Ippocrate è “EPI” “DEMOS”, cioè “sopra il popolo” e , passando da un cittadino all’altro, può provocare debilitazione fino all’estinzione della Nazione.

Da queste esiziali conseguenze, deriva l’imponente crisi economica mondiale.

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Nel 1.300 il popolo pregava il Buon Dio dicendo:

“A PESTE, A FAMINE, A BELLO… LIBERA NOS DOMINE”

“dall’epidemia, dalla fame, dalla guerra, liberaci o Signore”.

In queste 5 parole sono sintetizzate tutte  le “conseguenze” e le paure che abbiamo oggi.

La “epidemia” genera la “crisi economica” (famine).

In passato, l’alta mortalità portava al crollo demografico ed alla penuria di agricoltori per i campi. Ne derivava la “carestia”.

Nel 1.300, vi furono ben 4 seconde ondate epidemiche. La carenza di generi alimentari e di primaria sussistenza generava “violenza”; poteva essere quella del vicino che derubava il vicino o dei popoli confinanti che invadevano e depredavano i pochi cereali o gli animali rimasti. Anche le incursioni barbaresche sulle coste sarde coincidevano con i periodi di carestia.

Nel 1.300, il calo demografico in Europa fu imponente. Città intere si svuotarono ed immense proprietà terriere incolte divennero disponibili per chiunque se ne appropriasse. A causa dell’alta mortalità di maschi, le donne li sostituirono nel lavoro dei campi. Avvenne allora la “rivoluzione dell’aratro” a “versoio”. Gli agricoltori che aggiogavano i buoi, inventarono i finimenti a “collare” per il cavallo, molto più forte e maneggevole, e gli affibbiarono l’aratro. Vi fu, nel secolo successivo, la moltiplicazione dei raccolti e del bestiame; l’eccesso di produzione consentì lo scambio dei prodotti, e dal baratto si passò al “commercio”; questo produsse il “benessere” e l’arricchimento. Così si svilupparono le radici del “Rinascimento”.

***

Altri radicali cambiamenti sociali avvennero dopo le epidemie di Peste e Vaiolo in Inghilterra ed Europa centrale: nacque la Prima Rivoluzione Industriale delle “macchine a vapore”. Quando poi esplose la Seconda Rivoluzione Industriale, delle “macchine a combustibile fossile”, vi fu la rivoluzione dei trasporti terrestri e marittimi, che incrementarono la crescita economica e posero le basi al 1900.

***

Ciò che emerge da questa breve sintesi storica, è che, dopo la “pandemia”, compare una “crisi economica” che induce modificazioni del modo di produrre; questo viene adattato a contenere i guasti prodotti dal contagio. Si inizia a combattere la “crisi economica” quando si inizia ad imparare a “convivere” con l’epidemia. Il metodo per convivere con l’epidemia si apprende con: la “conoscenza” e la “precauzione”.

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Per far comprendere come si posizionano oggi gli imprenditori rispetto alla Storia Contemporanea è utile fare una premessa storica che può essere raccontata in 4 atti.

Primo atto (quando non si conosceva l’esistenza di virus e microbi e non esistevano i presidi)

Nel 1632 Rembrandt dipinse un olio su tela che si trova oggi esposto nel Museo dell’Aia. Gli olandesi di allora venivano in Italia ad imparare la Chirurgia, poi la importavano in Olanda. All’epoca del dipinto stava concludendosi la Peste di Milano raccontata dal Manzoni. Il dottor Tulp, incaricato dal suo primario, eseguì una autopsia sul cadavere di un impiccato per motivi di Giustizia. La dissezione cadaverica venne eseguita davanti ad altri 7 medici.

Quest’immagine ha il valore di una fotografia. In quei tempi i “dipinti di gruppo” venivano organizzati raccogliendo una somma di danaro per pagare il miglior pittore disponibile. Capitò Rembrandt. Nessuno immaginava che sarebbe diventato uno dei dipinti più famosi al mondo, e più citato nei testi di Medicina.

Si osserva il dottor Tulp con:

  • cappello nero a tese larghe, che descrive il cadavere che sta sezionando,
  • ampio colletto di pizzo in una camicia a sboffi,
  • mantellina nera, abiti eleganti adatti a una cerimonia,
  • mani nude,
  • assenza di mascherina sul volto.

***

In quei tempi i dottori non sapevano nulla sui microbi. Non erano stati ancora scoperti. Quindi quando i chirurghi eseguivano operazioni sul vivente, si presentavano in sala operatoria in abito elegante, nero, arricchito da pizzi e cappello. Quella era la divisa da lavoro.

Secondo atto (quando capirono che c’era qualcosa che provocava le suppurazioni).

Anno 1847. L’Ospedale Ostetrico migliore d’Europa era quello Imperiale di Vienna.

In quella clinica morivano di “sepsi puerperale” il 30 per cento delle donne che vi partorivano. Era un fatto considerato normale. Nonostante ciò le gravide a termine volevano essere assistite in quell’Ospedale famoso, ed erano così numerose che non riuscivano a trovare posto per il ricovero. Pertanto, davanti all’Ospedale, si era formato un accampamento di tende dove aspettavano d’essere ricoverate. Spessissimo finivano per dover partorire in tenda.

Il dottor Semmelweiss notò che le donne che partorivano in Ospedale, assistite dai Medici, morivano. Quelle che partorivano in tenda, no.

Aveva anche notato che i medici, prima di fare il giro delle visite nelle corsie, scendevano nei sotterranei ad eseguire le autopsie sulle donne morte il giorno prima.

Nota bene: in quei tempi i guanti del chirurgo non esistevano, così pure non esistevano le mascherine. I medici arrivavano al lavoro in corsia indossando abiti civili, come quelli che 200 anni prima indossava il dottor Tulp, e facevano le visite ostetriche transvaginali a mani nude. Le stesse mani che poco prima avevano dissecato i cadaveri.

Il dottor Semmelweiss sistemò, su un treppiede, un bacile riempito di “latte di calce” davanti all’ingresso della sua camerata di puerpere. Chiunque volesse visitare le sue pazienti doveva, prima, lavarsi le mani. Il risultato fu che le sue donne non morirono più, mentre quelle della corsie contigue continuarono a morire come prima. Oggi sappiamo che insorgeva una “sepsi puerperale” da streptococco, portato dalle mani di quegli ostetrici dentro l’utero delle poverette.

Semmelweiss scrisse una relazione per la Direzione Sanitaria e, per tutta risposta, venne licenziato. Tuttavia aveva fatto in tempo ad inviare la relazione alla Commissione Scientifica del Medical Imperial College di Londra. Lì venne presa in grande considerazione e, fatte le stesse verifiche, si scoprì che l’osservazione d Semmelweiss era fondata.

Questo fu il motivo che dette avvio al “lavaggio delle mani” tra i chirurghi di tutto il mondo.

***

Terzo atto: (dopo 10 anni si scopre che i microbi esistono)

Louis Pasteur fu il primo nella storia a dimostrare l’esistenza dei microbi. Era l’anno 1857.

L’infezione era la causa dell’alta mortalità che gravava sulle operazioni chirurgiche. 

La scoperta dei microbi pose, con impellenza, il problema della “Dis-infezione” e della “Sanificazione degli ambienti e degli strumenti” .

A risolvere il problema, fu il chirurgo Joseph Lister nell’anno 1867.

La mortalità dei suoi pazienti crollò.

Il metodo listeriano si diffuse in tutto il mondo.

E’ da notare che in quel tempo non si usavano ancora le mascherine chirurgiche e si continuava a operare a mani nude. Alla fine del 1800, i chirurghi operavano indossando gli stessi abiti borghesi con cui erano usciti da casa, cioè “redingote” e “frac”.

Nel 1894 il chirurgo William Halsted fu il primo ad usare i guanti di gomma.

Nel 1896 iil chirurgo austriaco Johann von Mikulicz Radecki pensò che le goccioline di saliva che gli uscivano dalla bocca mentre operava e parlava, potessero far infettare le ferite ed inventò le “mascherine chirurgiche di garza”.

***

Negli stessi anni iniziarono a comparire: camici, copricapo, sovrascarpe.

Nel 1900 le sterilizzatrici a vapore entrarono per la prima volta negli ospedali.

***

Dopo questi accorgimenti igienici la mortalità calò bruscamente e nacque la scienza dell’IGIENE e della PREVENZIONE basata su:

  • Lavaggio delle mani,
  • Disinfezione e sanificazione,
  • Mascherine,
  • Guanti,
  • Camici, copricapo e sovrascarpe,
  • Tute e schermi per il volto.

Situazione normativa al giorno d’oggi per il contenimento dell’epidemia      

Come classificare le norme di igiene applicate fino a due mesi fa nei luoghi di lavoro, di produzione, di commercio, e negli uffici pubblici e privati?

Risposta: «Il livello di sicurezza igienica era lo stesso che si vede nella “Lezione di Anatomia del dottor Tulp”».

I chirurghi hanno impiegato 270 anni per passare da quella fase descritta nel quadro di Rembrandt alla fase dei guanti, mascherina e lavaggio con soluzioni disinfettanti.

Oggi, per effetto dei DPCM di febbraio, marzo ed aprile del 2020, tutto l’apparato economico privato, l’Amministrazione pubblica, i Trasporti, le Scuole, il Sistema alberghiero e turisticodovranno apprendere le tecniche messe a punto dai chirurghi attraverso i secoli e dovranno farlo in pochi giorni. DISTANZIAMENTO, MASCHERINE, GUANTI, ISOLAMENTO, SANIFICAZIONI domineranno la scena.

Tutti dovranno:

  • Adeguarsi alle prescrizioni della legge n. 81 del 2008
  • Aggiornare il DVR (Documento di Valutazione Rischio) al “Rischio biologico” da Coronavirus.
  • Coinvolgere: RLST (Rappresentante Lavoratori Sicurezza Territoriale),
  • Coinvolgere: RSPP (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione).

Adeguare l’igiene dei luoghi e delle persone alle norme contenute nel:

  • Circolare del ministero della Salute n. 5443 del 22 febbraio 2020,
  • DPCM del 26 aprile 2020
  • Ordinanza della Regione Sardegna del 2 maggio 2020.

Mario Marroccu

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Dal 14 marzo sono 40.365 i controlli realizzati dal Corpo forestale della Regione Sardegna per vigilare sul rispetto delle regole stabilite per l’emergenza epidemiologica da Covid-2019.

Nella giornata di ieri sono stati effettuati 529 controlli: 70 nell’area di Cagliari, 20 Iglesias, 64 Oristano, 176 Sassari, 97 Nuoro, 19 Lanusei, 83 a Tempio. Sono state sanzionate 3 persone (2 a Sassari, 1 ad Oristano), per un totale (dal 14 marzo) di 784.

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A poche ore dall’inizio della “Fase 2”, sono solo 4 i nuovi casi positivi al Covid-19 riscontrati oggi in Sardegna. Nessun caso per il secondo giorno consecutivo nella provincia di Sassari che resta quella ampiamente più colpita in Sardegna, con 848 casi positivi su 1.319 totali. 3 dei 4 casi sono stati riscontrati nella provincia di Nuoro (totale 81), 1 nella Città Metropolitana di Cagliari (totale 241). Nessun caso positivo sia nella provincia di Oristano (totale 55) sia nella provincia del Sud Sardegna (94).

Oggi è stato eseguito lo stesso numero di tamponi di ieri, 747 (ieri solo uno in più), dato che porta il totale a 27.737. E’ marcato il calo degli attualmente positivi, 689, 41 meno di ieri, quando erano 730. Non ci sono stati decessi, il totale delle vittime resta fermo a 119.

E’ cresciuto il numero dei pazienti ricoverati con sintomi, 92 (ieri erano 86), mentre è sceso ancora il numero dei pazienti ricoverati in terapia intensiva, 10 (ieri erano 13). E’ diminuito sensibilmente sia il numero delle persone in isolamento domiciliare, 587 (ieri erano 631), sia quello dei dimessi/guariti dall’inizio dell’emergenza, 511 (ieri erano 466).