21 December, 2025

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Giovedì 30 aprile, alle 18.00, il Consiglio comunale di Sant’Antioco si riunirà a porte chiuse e verrà trasmesso in diretta streaming sul canale Youtube del comune di Sant’Antioco e sulla radio locale, ViVa Radio Sardegna, alle frequenze FM 101.50.

All’ordine del giorno figurano i seguenti punti:

– Comunicazioni del Sindaco;

– Approvazione della relazione sulla gestione (art. 151, comma 6 e art. 231, comma 1, D.Lgs. n° 267/2000 e art. 11, comma 6, D.lgs. n. 118/2011) e del rendiconto dell’esercizio 2019;

– Variazione n° 4 al bilancio di previsione 2020-2022;

– Variazione al bilancio di previsione finanziario n° 1 – ratifica della deliberazione di Giunta comunale n° 36 del 31/03/2020 adottata ai sensi dell’art. 175, comma 4, del DLGS n 267/2000;

– Variazione al bilancio di previsione finanziario n° 2 – ratifica della deliberazione di Giunta comunale n° 36 del 31/03/2020 adottata ai sensi dell’art. 175, comma 4, del DLGS n 267/2000;

– Variazione al bilancio di previsione finanziario n° 3 – ratifica della deliberazione di Giunta comunale n° 43 del 14/04/2020 adottata ai sensi dell’art. 175, comma 4, del DLGS n 267/2000;

–  Integrazione dell’atto di indirizzo relativo il rilascio delle concessioni demaniali, di cui all’art. 41, comma 1, lett. C – bis, L.R. n° 9 del 12/06/2006, adottato con delibera del Consiglio comunale n° 29 del 5/07/2018;

– Individuazione delle aree pubbliche da destinare alla pratica sportiva e all’accesso dei cani in spiaggia, da affidare in gestione, mediante autorizzazione stagionale, ad associazioni sportive o ad associazioni senza scopo di lucro;

– Attività di ricerca scientifica e didattica in ambito archeologico. Rinnovo convenzione con l’Università degli studi di Sassari;

– L.R. 28/1997 Istituzione scuola civica di musica don Tore Armeni – contributo RAS anno scolastico 2019/2020 – approvazione rimodulazione progetto;

– L.R. 28/1997 Istituzione scuola civica di musica don Tore Armeni – approvazione programma spese per l’anno scolastico 2020/2021 – richiesta contributo alla RAS;

– Modifica del regolamento e del piano delle aree per l’esercizio del commercio su aree pubbliche;

– Interrogazione presentata dal gruppo Genti Noa su: Annali 2016 (edizione speciale in riduzione a fumetto) – mancata consegna 1.500 copie;

– Interrogazione presentata dal gruppo Genti Noa su: procedure di dismissione degli alloggi popolari.

In alternativa alla presenza fisica in aula, i consiglieri potranno scegliere di partecipare alla seduta in videoconferenza, con preghiera di tempestiva comunicazione all’Ufficio Segreteria, al fine di poter testare la procedura.

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Il comune di Carbonia, preso atto dell’auspicata riduzione dell’emergenza da Covid-19, dell’ormai prossimo avvio della cosiddetta “Fase 2” e del consolidamento delle iniziative di supporto alimentare tramite “Buoni Spesa” e “Buste Spesa”, da domani, sabato 25 aprile, rimodulerà le fasce orarie di reperibilità del numero telefonico del Centro Operativo Comunale di Protezione Civile (347 3855336), che non sarà più attivo 24 ore su 24, ma dalle ore 9.00 alle ore 19.00 per tutti i giorni della settimana.

E’ possibile contattare il numero del Centro Operativo Comunale di Protezione Civile per ottenere una risposta pratica alle seguenti domande:
– Sei solo? Non sai a chi rivolgerti per la spesa?
– Hai finito le medicine?
– Hai bisogno di parlare con qualcuno che ti aiuti a sconfiggere la solitudine?
– Sei in isolamento fiduciario e non hai nessuno che ti può dare una mano per le piccole commissioni sul territorio?

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«Ognuno di noi dovrebbe ben sapere che le parole hanno sempre un peso specifico, quando si riveste un ruolo pubblico questo peso ovviamente raddoppia. Per tale ragione asserire, come hanno fatto alcuni esponenti dei 5stelle, che la Regione Sardegna ha mancato di presentare le domande per la CIGD non solo è grave poiché non veritiero ma lo è altrettanto per la consapevolezza di gettare nel panico tante famiglie che attendono questa misura per andare avanti dignitosamente. Le domande da parte dell’assessore al Lavoro, Alessandra Zedda, sono state correttamente inoltrate, semmai il problema è nel portale Inps che non le ha ancora lette. Ma dal momento che le bugie messe in giro dai pentastellati, cui con ormai noto sciacallaggio si accoda anche l’ex governatore Mauro Pili, hanno le gambe corte, attendiamo che l’istituto nazionale di previdenza sociale faccia chiarezza nel brevissimo termine, così da fugare ogni dubbio.»

L’on. Dario Giagoni, capogruppo della Lega in Consiglio regionale, replica così, senza citarla direttamente. al sottosegretario del Mise Alessandra Todde, che ieri aveva scritto in una nota che «l’acquisizione e la valutazione delle domande spetta alle Regioni, che poi girano l’esito all’Inps. In Sicilia ed in Sardegna, ad esempio, le domande non sono ancora pervenute. La Lombardia ha iniziato ad inviare il 15 aprile, a differenza del Lazio che ha mandato i primi flussi il 2. Migliaia di lavoratori attendono risposte e sostegni ma alcune Regioni tardano a far pervenire i dati. Se l’Inps non li riceve non può erogare e a pagarne le conseguenze sono i cittadini. Quindi, mi rivolgo ai leader dell’opposizione: invitate le Regioni che amministrate a sbloccare le procedure».
«All’assessore rinnoviamo la nostra stimaconclude Dario Giaconi -, ben consapevoli dell’importante lavoro che sta svolgendo, agli esponenti della maggioranza  a Roma invece rinnoviamo l’appello ad impegnarsi maggiormente in battaglie che da vicino toccano realmente e concretamente la Sardegna, se veramente il suo futuro gli sta a cuore come dicono, come ad esempio domandare alla ministra Paola De Micheli se ha notizie sulla continuità territoriale marittima dal momento che a noi non risponde!»

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In attesa del “vaccino”, tutti i problemi della fase di ripresa derivano dalla necessità di “sicurezza”. Questa, per ora, può essere garantita solo dalle norme di “distanziamento” ma questo, a sua volta confligge con la necessità dei rapporti umani di cui si nutre l’“economia”.

Soluzioni possono trovarsi nell’urgente costituzione di una nuova “impalcatura sanitaria” e nella “filiera corta”.

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Nella “Fase 1” l’obiettivo era il “contenimento” dell’epidemia.

Nella “Fase 2″ l’obiettivo  sarà la “sicurezza” dal pericolo di contagio.

La “ Fase 1” era caratterizzata dalla “immobilità”.

La “Fase 2” sarà caratterizzata dalla “mobilità” al di fuori dal rifugio di casa nostra.

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La rivoluzione più grande che cambierà la nostra vita, facendoci entrare in una nuova era, sarà nei mezzi di trasporto.

Durante la “Fase 1” il traffico autostradale si era ridotto del 95%. Con il crollo delle attività industriali, è precipitato il consumo del petrolio. L’accumulo di petrolio estratto ed invenduto ha determinato la discesa vertiginosa del prezzo al barile. Questo evento è stato talmente grave da indurre alla non belligeranza di mercato tra Stati Uniti, Russia ed Arabia Saudita.

Il minor prezzo e la maggior disponibilità dell’invenduto, hanno messo in crisi moltissime aziende di trasformazione e distribuzione dei derivati del petrolio. Secondo gli economisti molte aziende falliranno e alla fine la disponibilità di benzina diminuirà ed il prezzo salirà.

La “chiusura” (lockdown) generalizzata ed il blocco delle tratte aeree internazionali e nazionali ha determinato il default delle società meno solide.

Nella “Fase 2” il distanziamento imporrà l’eliminazione delle poltrone centrali negli aerei provocando la riduzione immediata del 30% dei passeggeri. Le norme di sicurezza all’imbarco escluderanno i passeggeri con “febbricola”, quelli provenienti da “zone rosse” e quelli senza certificazione sanitaria. Già oggi, sia Nazioni straniere sia le Regioni italiane, stanno predisponendo ai loro confini filtri sanitari che prevedono: sierodiagnosi rapide; tamponi nasofaringei per ricerca dello RNA virale.

I voli low-cost, che fanno profitti basati sull’affollamento dei passeggeri, potrebbero trasformarsi in voli con tariffe maggiorate. Ciò farà contrarre l’affluenza di clienti.

I treni, dovendo rispettare le norme  sul “distanziamento” ridurranno il numero di passeggeri. I pendolari che svolgono lavoro “intellettuale” verranno convertiti al lavoro domiciliare (smart-working). Sarà necessario aumentare il numero di corse per pochi passeggeri e gli introiti della bigliettazione crolleranno. Similmente avverrà nei mezzi di trasporto pubblico su ruote e nelle metropolitane. Lo Stato dovrà contribuire per riequilibrare i bilanci per evitare fallimenti e licenziamenti.

I trasporti con mezzi privati in città aumenteranno e creeranno ingorghi; saranno più gravi nei centri con ZTL.

Il consiglio di utilizzare biciclette in “sharing” potrebbe fallire di fronte al dilemma di dover condividere, o no, un mezzo toccato da sconosciuti.

Nelle navi si ridurranno i posti sul ponte e le cabine dovranno essere igienizzate e certificate dopo ogni corsa; ciò imporrà l’uso di metà cabine all’andata e metà al ritorno.

Il trasporto di merci su ruote non dovrebbe subire cambiamenti. Cambierà la qualità di vita degli autotrasportatori che non potranno mai scendere dalle cabine e riceveranno i pasti dal finestrino.

Nella “Fase 2” lo spostamento di turisti verrà pesantemente ridimensionato, sia dai limiti posti dalle Nazioni ospiti e dalle Regioni, sia dalla riduzione dei posti in aereo, in nave ed in treno, ed il contestuale aumento dei prezzi. I turisti verranno “filtrati” al momento della partenza e, per motivi di salute, un certo numero non verrà ammesso. Una volta raggiunta le meta dovranno scontrarsi con le regole imposte dai decreti governativi sul “distanziamento” e dai regolamenti di sicurezza interni di ogni azienda alberghiera e di ristorazione. I Bed & Breakfast dovranno adeguarsi alle severe norme di sicurezza e ai controlli serrati degli ispettori di Igiene pubblica. Nelle località di mare le regole di distanziamento provocheranno la riduzione dei posti disponibili in spiaggia e la turnazione degli accessi.

Gli spostamenti in città avranno una regolamentazione non molto diversa da quella vissuta nella “Fase 1”: distanziamento e scaglionamento per l’accesso ai mercati ed uffici di pubblica utilità; mascherine e guanti.

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Le scuole saranno di difficile gestione, sia per lo spostamento quotidiano di 12 milioni di utenti, reso difficile dai pochi posti nei mezzi pubblici, sia dal necessario “assembramento” per certe attività didattiche.

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L’apporto del turismo al bilancio nazionale oggi rappresenta lo 11% del PIL. Con queste premesse sarà compromesso. Così pure saranno compromesse quelle aziende che producono per gli alberghi ed i ristoranti. Il deterioramento di questa industria farà crollare i posti di lavoro del personale dipendente (hotel, musei, mostre, villaggi vacanze, agenzie e guide turistiche).

Non si vede luce in fondo al tunnel.

Bisogna cercarla.

Allo scopo di chiarirsi le idee nell’odierno  dibattito, reso complesso da milioni di opinioni diverse, è necessario ribadire che questa è una “crisi sanitaria” dovuta a un pericoloso Coronavirus che continua a circolare nell’ambiente.

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Dopo la fase di “fuga” dal virus stiamo entrando nella fase di “attacco” al virus. Ora dobbiamo stanarlo, ovunque si nasconda, e renderlo visibile. Con un “nemico visibile” cominceremo a ragionare meglio.

Il metodo è stato già messo a punto dal professor Andrea Crisanti, direttore della unità Operativa di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova. E’ stato il primo ad avviare, nel gravissimo focolaio di Vò Euganeo, il metodo dello screening di massa di tutta la popolazione. Ha fabbricato un’anagrafe sanitaria di ogni famiglia scovando i portatori, identificando i guariti, e i suscettibili. Oggi, quella che è stata la prima “zona rossa”, è una zona totalmente bonificata dal virus.

Tutti gli abitanti vivono con mascherina e guanti ma, da oltre un mese, non c’è stato più nessun contagio.

Il professor Andrea Crisanti ha ripetutamente sottoposto ogni cittadino al “tampone” per la ricerca del virus e all’esame del sangue per la ricerca degli anticorpi.   

I dati che ha scoperto vengono studiati in tutto il mondo. Per esempio è il primo ad avere dimostrato che i bambini fino a 10 anni non subiscono alcun danno. Ha dimostrato che vi sono già numerose mutazioni del virus originale e che il 34% della popolazione non ha sintomi. Invece il 53% è sintomatico ed è stato tempestivamente isolato e curato. Andrea Crisanti così ha avuto un perfetto monitoraggio per portare la mortalità zero.

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Oggi stiamo leggendo nei giornali la programmazione della Regione Sardegna per contrastare il contagio. Si ha intenzione di studiare nell’immediato 10.000 persone, con l’intento poi di ampliare lo studio ad altre 30.000. Si tratta di un’indagine “random”, cioè casuale, per la ricerca di anticorpi nel sangue, per scoprire quanti siano stati a contatto col virus e ne siano guariti. Seppure lodevole e interessante questa ricerca non è destinata a raggiungere l’obiettivo che si era posto il professor Andrea Crisanti a Vò Euganeo.

In questo momento il nostro obiettivo è quello di riavviare tutte le attività economiche. Per ottenere questo risultato abbiamo necessità di dare sicurezza sanitaria ai trasporti pubblici interni, al commercio, alle attività artigianali, alle industriali, alle agricole e dalla scuola. Tutte queste articolazioni dell’economia hanno bisogno, oggi, di essere sostenute da una solida impalcatura che non può essere altro che una “impalcatura sanitaria”.

Tutto dimostra che il “distanziamento”, e la necessità di “spostarsi in sicurezza” rendono tutto più “lontano”. Il “distanziamento” è un “ostacolo alla agilità” dell’economia. Il nostro obiettivo è: trovare metodi per neutralizzarlo. Dobbiamo trovare un metodo per individuare i luoghi dove è posizionato il virus, per evitarlo.

Nel Sulcis e nell’Iglesiente avevamo già una “impalcatura sanitaria” perfetta. Era nata per dare sicurezza a chi lavorava nelle miniere, nelle industrie, nei porti e sui treni, e per contenere una malattia diffusiva, contagiosa anch’essa per via aerea: la Tubercolosi. Il risultato venne raggiunto brillantemente. Gli ospedali di Carbonia e Iglesias hanno avuto, nel tempo, tutte le specialità e i Servizi sanitari che sarebbero necessari oggi. Poi però, per motivi puramente contabili, l’“impalcatura sanitaria” del Sulcis Iglesiente è stata svuotata e immiserita. La comunità si trova oggi in uno stato di periferia assistenziale mai vista. I servizi sono stati distanziati dal territorio e centralizzati a Cagliari. Con essa sono stati sottratti anche i Palazzi di Giustizia e la periferizzazione del territorio si è aggravata. I mezzi di trasporto pubblico non sono stati potenziati ed oggi lo spopolamento in atto, che consegue alla migrazione delle giovani coppie presso il centro più servito, produce un relativo invecchiamento demografico. Questo rende Cagliari ancora più lontana. La distanza di Cagliari dal Sulcis Iglesiente aumenterà vieppiù con le norme  della “Fase 2” che limitano gli spostamenti.

Le difficoltà, frapposte fra il nostro “bisogno di sanità” e l’obbligo che ci viene imposto di recarci a Cagliari per soddisfarlo, vanno eliminate.

La Politica sanitaria dovrebbe dirigersi esattamente in senso opposto all’attuale percorso di smobilitazione.   

Non è questo il momento per elencare cosa è stato tolto agli Ospedali di Iglesias e Carbonia. Adesso è il momento di riprendersi, con urgenza, il diritto di dotarci di difese contro il virus.

Attualmente il programma più efficace e più attendibile è quello messo a punto dal professor Andrea Crisanti di Padova. Egli, avendo previsto tempestivamente cosa stava per avvenire, e conoscendo le difficoltà per l’acquisto dei reagenti per le macchine di laboratorio di biologia molecolare, già dai primi di febbraio 2020 procedette a preparare autonomamente i reagenti con materiali base già presenti nel suo laboratorio. Immediatamente dopo  acquistò un nuovo strumento per l’individuazione dello RNA del Coronavirus col metodo PCR. Già ne possedeva uno con cui faceva circa 200 esami all’ora. Il nuovo strumento, di fabbricazione inglese, esegue 385 esami ogni 10 minuti. Ciò equivale a 2.310 esami all’ora; cioè a 23.100 in 10 ore. Ne può eseguire 46mila in 20 ore. Significa che in 3 giorni si possono fare esami di ricerca dello RNA virale per tutti gli abitanti del Sulcis Iglesiente.  Lo strumento costa meno di mezzo milione di euro. Gli esami per la ricerca degli anticorpi sono anche più rapidi e meno costosi.

Ecco, questo dovrebbe essere l’inizio per dare una nuova “impalcatura sanitaria” al territorio e riprendere a lavorare subito e in serenità.

Qualora si applicasse la “app” “Immuni” di tracciamento dei soggetti positivi avremmo un controllo completo della circolazione del virus.

I soggetti portatori avrebbero il privilegio di conoscere una diagnosi certa e tempestiva, e di essere curati, senza mettere in apprensione le famiglie e le Aziende. Simile trattamento, verrebbe riservato ai turisti che percepirebbero un livello di sicurezza alto. Questo sarebbe un valore aggiunto alla qualità delle loro vacanze.

Naturalmente l’esame andrebbe ripetuto a cadenza di almeno 14 giorni, sia per individuare casi sfuggiti, o nuovi casi, e per accertare la stabile condizione di esenzione dall’infezione della popolazione intera.

Il territorio, con una spesa a carico UE, sarebbe difeso in modo eccellente e si candiderebbe a diventare luogo di attrazione per turisti ed imprenditori.

Va anche chiarito che lo strumento per PCR del DNA e dello RNA è adatto a studiare il corredo genetico di batteri e virus di tutto il mondo animale e vegetale. Pertanto, la sua acquisizione sarebbe il fulcro su cui si svilupperebbe il Centro di Infettivologia che era stato già previsto per il Sulcis Iglesiente.

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Questa via, per uscire dal tunnel dell’involuzione economica in cui ci troviamo, è stata già sperimentata e standardizzata con successo in Veneto. Si tratta di percorrere questa strada nota. Per far ciò è necessaria una forte iniziativa imprenditoriale sostenuta dalla politica locale.

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L’altra luce in fondo al tunnel è stata bene illustrata in una videoconferenza di mercoledì 22.04.2020, organizzata dal CCN di Sant’Antioco, a cui hanno partecipato: GAL e FLAG Sulcis, LAORE, Banco di Sardegna e 50 imprenditori locali.

I relatori hanno illustrato le prospettive di sviluppo legate alla cosiddetta “filiera corta”. Si tratta di attività imprenditoriali che avviano la produzione in loco e, una volta liberatesi dalla dipendenza da una catena produttiva distante, portano a termine il loro prodotto e lo commerciano. Le imprese possono essere di varia consistenza. Sono caratterizzate soprattutto dalla “biodiversità” alimentare (vitivinicola, cerealicola, orticoltura, olivicoltura,  allevamenti, itticoltura e pesca). I tecnici di Laore hanno affermato che il Sud Sardegna ha il primato della biodiversità e, essendo la Sardegna la regione che vanta la maggiore biodiversità in Italia, ed essendo l’Italia la Nazione che vanta la maggiore biodiversità in Europa, si comprende quale prospettiva si apra in fondo al tunnel.         

La “filiera corta” per le imprese e la “filiera corta” per la Sanità si prospettano come la via d’uscita dalla “Fase 2”.          

Mario Marroccu 

N.B. Nella fotografia allegata, il distanziamento tra le persone in fila, sotto il porticato, sul marciapiede e persino sulla sede stradale, all’ufficio postale di Carbonia Centro.

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Dopo i 1.000 di ieri, sono stati 958 i tamponi eseguiti oggi in Sardegna (il totale è ora di 17.844), dai quali sono stati riscontrati 7 casi di positività al Coronavirus, 4 meno di ieri (il totale dall’inizio dell’emergenza è arrivato a 1.254). In 2 Province, Nuoro (totale 74) ed Oristano (totale 52), e nella Città Metropolitana di Cagliari (totale 228), non sono stati riscontrati nuovi casi di positività al Covid-19, 1 caso è stato riscontrato nella provincia del Sud Sardegna (ieri erano stati 3 ed il totale è salito a 90), 6 – esattamente come ieri – nella provincia di Sassari (il totale è salito a 810).

E’ sceso anche oggi il numero dei pazienti ricoverati con sintomi, 90 (ieri erano 97), mentre è rimasto stabile il numero dei pazienti in terapia intensiva, 20. E’ sceso nuovamente, dopo la leggera risalita di ieri, il numero delle persone in isolamento domiciliare, 707 (ieri erano 716), così come quello degli attualmente positivi, 817 (ieri erano 833). E’ cresciuto anche il numero dei dimessi/guariti, arrivato a 339 (ieri erano 318). Il numero di decessi è salito di 2 unità, il totale è arrivato a 98.

 

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L’assessore regionale del Lavoro, Formazione e Cooperazione Sociale, Alessandra Zedda, commenta la pubblicazione dell’avviso pubblico rivolto ai soggetti proponenti che intendano accedere al Fondo di rotazione pari ad euro 15 milioni di euro per la concessione di finanziamenti chirografari alle micro e piccole imprese della filiera turistica della Sardegna, ai sensi dell’art. 7 della legge regionale 9 marzo 2020, n. 8.

«L’iniziativa – che è tra le prime, anche a livello nazionale per dare sostegno alle imprese colpite dagli effetti dell’epidemia Covid-19 – prevede l’attivazione di un fondo di rotazione attraverso il quale verranno concessi finanziamenti fino a 70 mila euro nella forma del prestito chirografario, determinati in proporzione ai costi che l’impresa appartenente alla filiera turistica sostiene per i suoi addetti, nonché di garantire la liquidità per salvaguardare la forza lavoro», sottolinea l’assessore Alessandra Zedda.

Il prestito è a tasso zero da rimborsare in 6 anni dalla data di erogazione, comprensivo di un periodo di preammortamento pari a due anni, «tale da permettere alle imprese di non sostenere per un lungo periodo le spese del rimborso, per contrastare la crisi economica causata dall’emergenza del Coronavirus», conclude l’assessore regionale del Lavoro.

Attraverso il Fondo, le imprese della filiera turistica che rispondono ai criteri indicati nell’Avviso, potranno accedere ai finanziamenti presentando le domande a sportello da mercoledì 29 aprile 2020 sul portale di Sardegna Lavoro.

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Con le 46 famiglie ammesse in base alla nuova graduatoria aggiornata in data odierna salgono a 201 i nuclei familiari cittadini che tra stasera e domani riceveranno a domicilio i “buoni spesa” distribuiti dalle associazioni che fanno capo al Centro Operativo Comunale di Protezione Civile.

Gli Uffici dei Servizi sociali stanno proseguendo l’istruttoria delle domande pervenute dalla cittadinanza, in vista della prossima scadenza, fissata per il 28 aprile 2020.

I “buoni spesa” sono una misura urgente di solidarietà alimentare a favore delle persone in ristrettezze economiche, introdotta all’ordinanza del Capo della Protezione Civile (O.c.d.p.c.) n. 658 del 29 marzo 2020 per far fronte all’emergenza Covid-19.

Coloro che hanno già presentato la domanda non potranno presentarla nuovamente.

Le graduatorie aggiornate sono consultabili al seguente link:

https://www.comune.carbonia.su.it/amministrazione-trasp/altri-contenuti/dati-ulteriori/item/3105-misura-urgente-di-solidarieta-alimentare-cd-buoni-spesa?fbclid=IwAR2eHMw4bygfZ5mgvuyKcBwOHKHXx1b0te8HIj2VKDD-ny6duwX_EcQXhaE

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«Ci sono cittadini europei che non arrivano alla seconda settimana. Per questo subito un piano comune.»

Lo ha detto il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, dopo il suo intervento al Consiglio europeo.

«So che governi e istituzioni europee in questo momento sono sotto esame da parte dei cittadini. E non possiamo certamente pensare di ritardare l’azione e nello stesso tempo abbiamo tutti – e sentiamo – la responsabilità di una risposta molto rapidaha aggiunto David Sassoli -. C’è bisogno naturalmente di tutti gli strumenti a disposizione e in particolare di un piano di ricostruzione, di ripresa delle nostre economie per salvare il nostro patrimonio e nello stesso tempo ridare lavoro, occupazione, possibilità di crescita. Questo dobbiamo farlo insieme, nessuno può pensare di farlo da solo. Dobbiamo essere noi a finanziare il nuovo Piano Marshall. E questo naturalmente pone dei problemi, perché dobbiamo farlo insieme e con uno spirito di forte solidarietà.»
«Oggi durante il mio discorso, ho richiamato l’attenzione dei Capi di Stato e di Governo sulla necessità di uscire da questa crisi con una logica più comunitaria. Dobbiamo uscirne con un’Europa più forte e più comunitaria – e nello stesso tempo un’Europa che condivide gli sforzi, in particolare dei paesi che non possono permettersi di appesantire con deficit ulteriori questo sforzo di ricostruzioneha concluso David Sassoli –. Siamo molto favorevoli all’idea di Recovery Bond per finanziare questo sforzo di ricostruzione. Avevamo già avanzato delle proposte ambiziose, oggi credo che dovranno esserlo ancora di più.»

 

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«In alcune Regioni le domande per la Cassa Integrazione in Deroga (CIGD) sono arrivate in grave ritardo ed in alcuni casi sono addirittura mancanti», scrive sul suo profilo Facebook la sottosegretaria Alessandra Todde in merito al ritardo di alcune Regioni a far pervenire all’Inps i dati per la Cig in deroga. 
«La Cig in deroga, l’ammortizzatore sociale che integra o sostituisce la retribuzione dei lavoratori che si trovano in precarie condizioni economiche a causa di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, copre tra l’altro i dipendenti delle aziende più piccole e interessa almeno 3 milioni di persone», spiega Alessandra Todde. 
«L’acquisizione e la valutazione delle domande spetta alle Regioni, che poi girano l’esito all’Inps. In Sicilia ed in Sardegna, ad esempio, le domande non sono ancora pervenute. La Lombardia ha iniziato ad inviare il 15 aprile, a differenza del Lazio che ha mandato i primi flussi il 2. Migliaia di lavoratori attendono risposte e sostegni ma alcune Regioni tardano a far pervenire i dati. Se l’Inps non li riceve non può erogare e a pagarne le conseguenze sono i cittadini», aggiunge Alessandra Todde.
«Quindi, mi rivolgo ai leader dell’opposizione: invitate le Regioni che amministrate a sbloccare le procedure», conclude la sottosegretaria Alessandra Todde.

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Per l’ex presidente della BCE Jean-Claude Trichet, intervistato da Serena Bortone su Rai 3 il 21 aprile, quella che staturisce dalla Pandemia Covid-19 è senza ombra di dubbio “La più Grande Crisi Economica dell’Umanità”. Una catastrofe economica che riguarda tutti i Paesi del mondo, che va oltre quella del 2009 e delle  crisi successive alle due guerre mondiali, di cui, la seconda, è stata per gran parte conseguente alla più pesante crisi del 1929.

«Una crisi che al momento differisce dalle precedenti per la regolazione e l’iniezione di liquidità da parte degli Stati, dalle loro aggregazioni politiche, istituzionali, economiche e finanziarie». E sottolinea, “al momento”, perché la crisi è appena iniziata e non si può neanche immaginare fino a dove si può spingere; una crisi che per essere contrastata non ammette divisioni, fughe, né protezioni nazionaliste, perché sarà molto dura e lunga e se ne potrà uscire solo se si sarà capaci di capire e di agire con vedute comuni e iniziative solidaristiche, che non possono che essere degli uni verso gli altri. Infine, per sintetizzare il pensiero dell’esperto di economia, una crisi che avrà bisogno che tutti capiscano che non si potrà caricare l’onere della ricostruzione su qualche classe sociale ma che ognuno dei cittadini del mondo dovrà fare la propria parte secondo la propria possibilità. Nella sua lucidissima analisi richiama certamente i fondamenti della Rivoluzione Francese “Libertè Egalitè Fraternitè”, ma anche i dettati costituzionali di molti Paesi sulla proporzionalità e progressività della partecipazione ai costi pubblici sia correnti che per gli investimenti e ancor più per le catastrofi come l’attuale. Infine, a proposito di ricorsi storici e per evidenziare meglio la gravità della situazione, richiama le parole di Winston Churchill dicendo che «saranno lacrime, sudore e sangue».

Il sangue materiale è riportato dai numeri dei morti per la pandemia in ogni parte del mondo che ad oggi ammontano a 183.470 e che aumentano di migliaia di persone ogni giorno. Quello economico e sociale invece è già rappresentato dalla chiusura di milioni di luoghi di produzione e dalla perdita di milioni di posti di lavoro. Con riflessi gravissimi che nell’immediato sono ben evidenziati dal prezzo del petrolio che è precipitato fino allo zero, perché i depositi sono pieni e non si sa più dove stoccarlo. C’è poi il surplus delle commodities che spaziano dall’estrazione delle materie prime a quelle delle produzioni primarie di metalli ferrosi e non ferrosi. Le quali non hanno interrotto la produzione, diversamente dai beni derivati, con la conseguenza che «parte dell’eccesso di offerta è già visibile nei magazzini monitorati dallo Shanghai Futures Exchange, dove le scorte sono rapidamente salite ad oltre 528.000 tonnellate contro le 189.000 di inizio anno; mentre nei magazzini London Metal Exchange le scorte di alluminio ammontano ad 1,13 milioni di tonnellate, in crescita di oltre il 10% rispetto a metà marzo».

Magazzini monitorati dalla ShFE e LME, dunque, strapieni per il non utilizzo dei metalli causata dal blocco delle produzioni a partire dall’Automotive. Ma con la loro produzione che non si è fermata per alcuni semplici motivi: il primo perché non hanno bisogno (come il petrolio) di depositi/serbatori per essere stoccati; il secondo per gli elevatissimi costi della ripartenza degli stabilimenti. Per questo nel mondo e soprattutto in Cina, dove ad esempio si utilizza il 52% del totale dell’alluminio prodotto nel mondo, si è preferito continuare a produrre in perdita fino al 40%, con questo valore peraltro mitigato dal crollo dei combustibili necessari per produrre l’energia per l’elettrolisi.

Una situazione che seppure ha già portato alla riduzione di circa ¼ della quotazione dell’alluminio (ma anche degli altri metalli) evidentemente sposterà in avanti il grandissimo problema dell’accumulo che le Società di analisi dei mercati e di Ricerca, dall’International Aluminum Institute, la Wood Mackenzie e la CRU, prevedono in «un surplus che spazia dai 2 ai 4 milioni di tonnellate nel corso del 2020, con una contrazione della domanda pari al 7,9%»

Situazione che per il responsabile della Wood Mackenzie, porta a prevedere che «prima che le fonderie prendano in considerazione una chiusura, i prezzi dovranno rimanere bassi per molto tempo, ma prima tenteranno di ridurre i costi, ad esempio sospendendo la manutenzione degli impianti» (con tutto ciò che ne consegue per gli stessi impianti e l’occupazione) e aggiunge, «che avremo delle interruzioni della produzione già quest’anno, ma il grosso avverrà nell’anno successivo e la maggior parte delle fermate saranno concentrate in Cina, dove la maggior parte dei produttori sta perdendo denaro».

Detto questo veniamo a noi, tenendo però conto che quelle dinamiche mondiali si inseriscono nel quadro europeo. E ancora di più in quello del nostro Paese che non ha certo i fondamentali fra i migliori rispetto agli altri Stati del vecchio continente: per il suo noto debito pubblico; per il tasso di crescita vicino allo zero; per il fatto che è il più colpito dalla pandemia in termini contagiati e di vittime; per la netta quanto anacronistica divisione politica e infine per le conseguenti pesantissime ripercussioni economiche, produttive e sociali derivanti dalle misure di contrasto al virus.

Prima che scoppiasse il Covid-19, il Governo italiano ha deciso di andare incontro alle direttive della UE, in merito agli obiettivi di efficientamento energetico e riduzione di emissioni di gas clima alteranti.

Lo ha fatto con l’invio (il 21 gennaio 2020)  alla Commissione europea del proprio PNIEC (piano Nazionale italiano energia e clima) che esso stesso definisce “molto ambizioso” in  ogni sua parte. Un Piano che, fra le altre misure sempre ambiziose di efficientamento energetico urbano, dei trasporti, nell’automotive, nell’intensità energetica delle produzioni di energia e industriali, prevede la rimodulazione del mix energetico: con la messa al bando del carbone a partire dal 2025 (che per noi del Sulcis comporta la perdita secca di 1200 buste paga fra diretti, appalti e indotto della Centrale Grazia Deledda), diversamente dal resto dei competitori europei quali la Germania che lo fissa al 2038; lo sviluppo delle energie rinnovabili fino al 30%; la realizzazione di impianti di produzione a gas (dove c’è…); la realizzazione di interconnessioni nazionali e transnazionali. Il tutto «subordinato alla programmazione e realizzazione degli impianti sostitutivi e delle necessarie infrastrutture».

Un Piano che prevede investimenti per la cifra considerevole di 1.190 miliardi di euro cosi articolato: 1) energia, sviluppo Fonti Energia Rinnovabile (FER),  impianti a gas: 129 miliardi €;

2) edilizia 270 miliardi €;

3) automotive 700 miliardi €.

Le coperture sono tutte in capo agli utenti finali, che sono i cittadini, sia che si tratti di automotive, di edilizia e di energia. Restando su quest’ultima, fra le altre, sono previsti adeguamenti delle misure agevolative (ovviamente in negativo) per le aziende energivore; ulteriori liberalizzazioni del mercato; superamento definitivo del prezzo unico nazionale; riorganizzazioni e razionalizzazione delle configurazioni di autoconsumo; rimodulazione dei costi (in aumento) di produzione di CO2; ecc. ecc..

Costi che evidentemente andranno a ripercuotersi nella bolletta finale degli utenti e degli acquisti di beni di qualsiasi natura e tipologia.

Un Piano che, repetita iuvant, il Governo stesso definiva ambizioso, che si scontra però con i due concetti chiamati sostenibilità e competitività delle produzioni e del complesso del sistema economico e occupazionale, che ne deriva, rispetto al resto d’Europa e del mondo.

Un piano che per l’ing. Giuseppe Toia, vicepresidente dell’Assomet (associazione nazionale industrie metalli non ferrosi, notoriamente energivori) ed ex AD dell’Alcoa Italia, “non tiene però conto che si parte da condizioni strutturali degli stabilimenti italiani e di costi produttivi, molto diversi rispetto alla concorrenza” per due aspetti sui quali è bene soffermarsi.

Il primo è relativo all’obiettivo più velleitario che ambizioso dei miglioramenti di 2 fattori produttivi fondamentali. Il Piano, infatti, si prefigge la riduzione dell’intensità energetica in misura del 43% rispetto all’obiettivo UE del 32%.

Il secondo è la riduzione di emissioni di CO2 in misura del 56%,  rispetto al 43% della UE.

Obiettivi che però non tengono conto che in Italia si parte da situazioni impiantistiche decisamente migliori della concorrenza che, sempre per l’Assomet, sono riassumibili con la produzione di CO2 secondo il seguente dato di comparazione con il principale competitor,  la Germania:

  1. Emissione totale settori per intensità: Germania 907 ml/t – Italia 427 ml/t;
  2. Settore produzione energia: Germania 318% in più dell’Italia;
  3. Industria: Germania 271% in più dell’Italia.

Il tutto ad evidenziare che diversamente dalla narrazione politica e/o ambientalista, l’industria italiana, per noi la filiera dell’alluminio,  zinco e piombo, con il forte legame alla generazione elettrica, è tutt’altro che obsoleta ed anzi molto più efficiente e performante di quella tedesca, la quale beneficia  dell’ulteriore vantaggio competitivo di avere azzerato il costo della CO2. Mentre nel nostro Paese lo si vuole anche aumentare.

(fonte VMZINC)

In definitiva, quel piano molto ambizioso nei suoi termini,  di per sé, già prima del Covid-19, produce un impatto drammatico sul sistema energetico / produttivo, economico e sociale nel nostro territorio (già gravato da 35.500 disoccupati ante lockdown); in tutta Sardegna per la mancanza del Gas e in tutto il Paese. In mancanza di prese d’atto e delle più evidenti buone ragioni per rivederlo radicalmente nei tempi e nelle modalità, soprattutto nei 3 fattori relativi ai costi finali, agli oneri dei sistemi, alla garanzia della capacità e della continuità dell’erogazione dell’energia, in altre parole alla Competitività e in costanza di mancanza del Gas, rischia di diventare l’elemento che frenerà ogni possibile ricostruzione economica e ripresa produttiva per molti anni.

Anche dopo che verranno scoperti la cura e/o il vaccino, che è e rimane la condizione fondamentale per aggredire e superare “La più Grande Crisi Economica dell’Umanità”, per poter guardare ad un orizzonte di ripresa globale e nazionale, equilibrata e realistica nei vari settori dell’economia.

Roberto Puddu