21 December, 2025

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«Un disegno fatto di continue sforbiciate, esternalizzazioni e precariato ha reso più difficile la gestione dell’emergenza Coronavirus anche in Sardegna. E nelle corsie dei presidi ospedalieri si rende quanto mai necessario il rafforzamento dell’esercito volto all’assistenza da integrarsi con il personale medico ed infermieristico. Un nuovo trapianto nell’organico necessario nelle strutture che si ritagliano tra il capoluogo e l’area vasta del Cagliaritano, vista la mancanza di professionalità in grado di sopperire ad alcuni vuoti nella pianta strutturale.»

Il presidente del Consiglio comunale di Cagliari, Edoardo Tocco – che si è occupato della vertenza anche in qualità di vicepresidente della commissione regionale della sanità, ricoperta nella passata legislatura – auspica così una svolta sulla stabilizzazione degli operatori socio sanitari e dell’organico paramedico presente nei corridoi dei nosocomi.

«E’ necessario uno stop alla precarietà e una maggiore valorizzazione della figura professionalespiega il responsabile dell’aula di palazzo Bacaredda -. Questa crisi ha palesato una crisi di carenza di personale, declassamento delle strutture ospedaliere e un sistema di non facile amministrazione. E’ quindi fondamentale un percorso volto alla stabilizzazione degli operatori socio sanitari.»

La finalità del suo intervento, è quella di lavorare in equipe con le altre figure che assicurano i servizi nelle strutture assistenziali.

«Questa pandemia ci ha messo di fronte ad una sfida senza precedenti – conclude Edoardo Tocco con l’esigenza di attuare misure tempestive ed efficaci per sopperire ai bisogni dei cittadini. E’ necessario valorizzare il personale a tempo determinato che sta lavorando in questa fase di emergenza negli ospedali isolani, con il rinnovo del contratto e una stabilizzazione. Non solo diventa essenziale accelerare i meccanismi volti al reclutamento degli operatori socio sanitari inseriti nelle graduatorie del 2017, evitando i processi di precarizzazione infinita di queste figure.»

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Nessun nuovo caso di positività al Covid-19, per il quarto giorno consecutivo, nei 107 Comuni della provincia del Sud Sardegna. Nella provincia di Nuoro, dopo 9 giorni consecutivi senza casi di positività, oggi ne sono stati riscontrati 3. E’ la provincia di Sassari quella a mantenere i livello di maggiore criticità, con 15 dei 20 casi riscontrati nelle ultime 24 ore in Sardegna, che portano il totale a 589 sui 1.198 di tutta la Sardegna, con una percentuale del 65,86%. 1 caso positivo è stato riscontrato sia nella provincia di Oristano sia nella Città Metropolitana di Cagliari. Negli ultimi 4 giorni, in Sardegna sono stati riscontrati 60 nuovi casi di positività al Covid-19.

Oggi è cresciuto sensibilmente il numero dei tamponi eseguiti, ben 783 (ieri erano stati 508). Resta stabile il numero dei pazienti ricoverati in ospedale con sintomi, 112, 1 meno di ieri, mentre sono 23 come ieri i ricoverati in terapia intensiva. 746, 10 più di ieri, le persone in isolamento domiciliare, mentre i pazienti dimessi/guariti sono saliti a 231 (ieri erano 220). Oggi non ci sono stati decessi, il cui numero totale è di 86.

 

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Sono 20 i nuovi casi di positività al Covid-19 nelle ultime 24 ore in Sardegna (783 i tamponi eseguiti).

Sono 1.198 i casi di positività al virus Covid-19 accertati in Sardegna dall’inizio dell’emergenza. È quanto rilevato dall’Unità di crisi regionale nell’ultimo aggiornamento. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 14.087 test. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 135, di cui 23 in terapia intensiva, mentre 746 sono le persone in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 188 pazienti guariti, più altri 43 guariti clinicamente. Resta invariato il numero dei decessi (86).
Sul territorio, dei 1.198 casi positivi complessivamente accertati, 212 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari (+1 rispetto all’ultimo aggiornamento), 86 nel Sud Sardegna, 41 (+1) a Oristano, 70 a Nuoro (+3), 789 (+15) a Sassari.

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  Il 4 maggio 2020 inizierà un’altra Era.

  • Anno 476 d.C: fine dell’era classica romana. Inizia il Medio Evo.
  • Anno 1492: scoperta dell’America. Fine del Medio Evo. Inizia l’Era Moderna.
  • Anno 1789: Rivoluzione Francese. Inizia l’Era Contemporanea. La nostra Era.
  • Anno 2020: inizia l’Era Post-Pandemia.

Con l’inizio della Fase 2 la gente uscirà e lavorerà di nuovo ma con un compromesso: convivere col virus, sapendo che è indifesa e che alcuni verranno sacrificati.

La Fase 1, della clausura è stata una fuga. La Fase 2 sarà la “discesa in campo”. Ciò è giusto, necessario, ma pericoloso. Lo Stato interviene con decreti di salvaguardia come i seguenti.

Accordo del 10 aprile 2020 tra il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli ed il capo della Polizia Franco Gabrielli. Le ASL, con l’aiuto delle Questure potranno tracciare tutti i contatti telefonici dei pazienti Covid-19. Inoltre, per la futura Fase 2 esisterà una cooperazione tra Apple e Google che metteranno a disposizione le loro tecnologie.

Apple dispone di una “app” che mette in comunicazione tutti i cellulari col sistema “bluetooth”.

Google invece dispone di un suo sistema GPS con cui individua la posizione di tutti i cellulari nel globo terrestre, e ne traccia il movimento.

Chi accetterà di mettere le “app” nel suo telefonino, di fatto accetterà d’esser tracciato nei suoi spostamenti. In cambio, avrà il vantaggio di conoscere in tempo reale se si sta avvicinando a lui un Covid-positivo; inoltre avrà  il vantaggio di sapere se nei 14 giorni precedenti ha avuto, senza rendersene conto, contatti con Covid-positivi.

Chi avrà avuto contatti sospetti potrà farsi controllare col tampone nasofaringeo e, in caso di positività, isolarsi in tempo, dalla sua famiglia e dai compagni di lavoro, prima di diffondere il contagio.

Termoscanner obbligatori all’ingresso di uffici e negozi. La temperatura verrà misurata all’ingresso e poi all’uscita dal luogo di lavoro. Sono già in commercio cellulari che contengono come accessorio il termoscanner. In mancanza di questo si potranno usare termometri a raggi infrarossi.

I soggetti individuati col termoscanner verranno gestiti dall’Ufficio di Igiene pubblica con tre azioni.

1  accertamento diagnostico sull’origine della febbre;

2tampone nasofaringeo per la ricerca dello RNA virale;

3isolamento dei casi positivi fino alla negativizzazione del tampone e la comparsa di anticorpi.

I locali relativi al luogo di lavoro del soggetto verranno immediatamente sanificati con

  1. Ricambio dell’aria;
  2. Lavaggio accurato delle superfici con detersivi;
  3. Sanificazione con soluzioni di ipoclorito di sodio allo 0,5%. Le superfici più delicate verranno sanificate con soluzione alcoolica al 70%.

Nei locali destinati ad uffici pubblici e a negozi e uffici privati si attuerà il “distanziamento sociale” rarefacendo i clienti con vari metodi:

  1. Allungamento degli orari di apertura;
  2. Contingentamento dei clienti;
  3. Lavori “smart working” per gli impiegati;
  4. Ordini online e consegne a domicilio.

OSPEDALI

Per i Covid sintomatici verranno costruiti nuovi Ospedali. Saranno distinti dagli Ospedali Generali.

Reti Sanitarie nel territorio.

Avranno il compito più difficile: individuare i portatori asintomatici ed isolarli immediatamente.

I Test.

Il tampone, per la ricerca dello RNA virale nelle vie respiratorie dei soggetti, servirà ad isolare precocemente i contagiosi inconsapevoli. Servono per lo screening della popolazione.

Il test sierologico, per la ricerca degli anticorpi antivirus, servirà per individuare i soggetti che hanno maturato l’immunità contro il Coronavirus. Sono quelli che riprenderanno il lavoro, restando indenni e preservando indenne il prossimo.

L’aiuto dei Fisici teorici.

Il 31 gennaio 2020 il giornale “La Provincia del Sulcis Iglesiente” fu il primo in Italia a citare lo scienziato sulcitano prof. Nicola Perra che previde la Pandemia di Coronavirus  a partenza dalla Cina. Il suo lavoro indicò due cose importanti. Primo: la necessità di bloccare subito il traffico aereo e di avviare subito la preparazione di un vaccino. Secondo: l’impossibilità di definire la durata dell’epidemia.

Durante l’epidemia, nel Nord-Italia sono emersi gli studi di un altro fisico teorico, il prof. Paolo Giordano, che puntò subito il dito, nei suoi grafici, sull’importanza dei “portatori asintomatici” del virus, e sui soggetti “suscettibili” di infezione. Nella sua esposizione egli concluse che la parte di popolazione su cui concentrare l’attenzione sarebbero stati proprio i “suscettibili” e i “portatori”

Attualmente un altro fisico teorico, il prof. Federico Ricci Tersenghi, autore di un modello matematico per “leggere” l’epidemia di Coronavirus, ha affermato: «Non abbiamo un vero calo della curva dell’epidemia ma, una curva piatta che non tende a scendere». Egli fa notare che la Cina, con la chiusura (lockdown) del 24 gennaio, continuò ad avere infezioni, ed ottenne risultati favorevoli solo quando il Governo dispose di «isolare in zona protetta i pazienti con sintomi lievi e coloro che, pur non avendo tampone positivo, li avevano contattati. Solo allora il fattore di contagiosità Rzero è sceso a 0,3, determinando lo stop dell’epidemia».  Per tale ragione, egli suggerisce l’applicazione di regole di distanziamento molto rigorose prima di impostare la Fase 2. E’ necessaria una gestione molto più attenta in cui gli individui che hanno avuto contatti con un Covid-positivo vengano isolati non a casa ma in luoghi di vera quarantena.

L’isolamento dei Covid-19 deve avvenire in Ospedali  distinti da quelli Generali.

Le affermazioni di questi serissimi Ricercatori  fanno crescere la fiducia nel buon esito della Fase 2.

Purtroppo esistono anche notizie di stampa che polverizzano ogni barlume di fiducia. Il riferimento è ad una  notizia  di giornale in cui si parla di un Ospedale in cui, avendo predisposto locali di degenza per sospetti Covid-19, è stato realizzato il “distanziamento dei percorsi” tra Covid positivi e pazienti generali, incollando al pavimento uno scotch adesivo colorato che divide l’andito della corsia in due. In una metà passano quelli col virus, nell’altra metà quelli senza virus, nella presunzione che il virus si mantenga nel suo lato definito dal nastro adesivo.

Dato questo stato di cose, al pensiero che lo Stato possa controllare tutto e tutti, dobbiamo prepararci a delusioni e a sostenere lo Stato in questo immane braccio di ferro col Coronavirus.

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Da questa lunga premessa, che è necessaria per definire la situazione oggi, si evince che i problemi sono due:

  1. Necessità di riprendere a LAVORARE;
  2. Necessità di lavorare in SICUREZZA.

***

  • La data di ripresa dell’attività produttiva della Nazione la deciderà il Governo.
  • A garantire la SICUREZZA dobbiamo provvedere tutti.
  • La sicurezza in Ospedale è competenza delle ASL.
  • La sicurezza nel territorio dipende dai nostri comportamenti.

Passando dalla Fase 1 alla Fase 2 sarà ancora più necessario che tutti indossino le mascherine chirurgiche ed i guanti. Con questi accessori ridurremo la carica virale nell’ambiente.

Sarà essenziale mantenere la “distanza sociale” nei luoghi di lavoro e nei mezzi di trasporto.

Sarà necessario che tutti si convincano d’essere potenzialmente infetti e diffusori di virus, e che è necessario avere rispetto della salute del prossimo.

Esistono chiare prescrizioni sia per i comportamenti  nei luoghi di lavoro sia per la sanificazione degli ambienti. Si trovano nella Circolare del ministero della Salute  n. 5443 del 22 febbraio 2020.

Oggi l’attenzione degli organi di controllo si concentra sulla responsabilità del lavoratore nel rispetto della norma e sulla responsabilità del datore di lavoro nella applicazione del Principio di precauzione”  per la salvaguardia della salute dei dipendenti e degli utenti.

Nella Fase 2 si assisterà ad un forte ampliamento dei doveri e responsabilità nei confronti del prossimo.

Sono già in corso indagini della Magistratura nelle RSA dove maggiormente vi sono state vittime. Le indagini si estenderanno capillarmente a tutte le attività umane: dal grande Ospedale e dalla grande Industria ai più piccoli negozi e uffici pubblici o privati. Le attenzioni si concentreranno sul rispetto delle precauzioni contro l’attacco di agenti infettivi.

Forse è vero, come dicono i sociologi, che diverremo tutti più sospettosi del prossimo e anche egoisti. Questa sarà una patologia secondaria derivata dalla Pandemia.

La Pandemia diventerà Endemia, cioè si trasformerà in focolai sparsi di contagio.

I “focolai di contagio (cluster)” potranno evolvere in due modi: il “contenimento” oppure una “nuova espansione epidemica”.

Una nuova Pandemia comporterebbe un disastro economico difficilmente sanabile.

E’ evidente la necessità di individuare subito i portatori di virus e contenerli in luoghi dedicati.

L’individuazione del “portatore” del virus si può fare esclusivamente con il “tampone” e la successiva ricerca del virus con tecnica PCR (Polymerase Chain Reaction).

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Nella cittadina di Vò Euganeo, dove si sviluppò un grave focolaio, tutta la popolazione è stata sottoposta a screening con tampone nasofaringeo per la ricerca del virus. E’ stata redatta una mappa degli infetti e dei sani.  I soggetti positivi sono stati isolati fino a guarigione. In questo modo i casi si sono ridotti a zero.

Questa tecnica è relativamente costosa, ma la spesa è “nulla” rispetto all’imponente danno economico che si prospetta. Lo strumento per la PCR che legge il tampone impiega 20 minuti per dire se il virus c’è o non c’è.

Considerati i tempi per il prelievo e la compilazione del referto, possono occorrere 30 minuti di lavoro. Se il laboratorio lavora per 10 ore senza sosta può fare 20 esami. Questo nel caso che si esamini un campione per volta.

Il Governatore della Regione Veneto ha proposto di rilasciare un patentino a coloro che risultano indenni da virus e anticorpi antivirali nel sangue. Non è una novità. Già di faceva nella Repubblica Marinara di Venezia nel 1400 e si chiamava “bollettino di salute”. Il lavoratore, in questo stato di “protetto” dal virus, sarebbe l’ideale per la ripresa della vita sociale e della catena produttiva.

Invece, nella Fase 2, con la libertà di circolazione di “tutti”, portatori e sani, si creeranno situazioni imbarazzanti. Potrà accadere che il commesso abbia paura del cliente, sospetto portatore di virus, e che il cliente abbia paura del commesso per la stessa inconfessata ragione. Ovunque, vi sarà questo imbarazzo. Il sospetto lo avrà il Paziente che verrà visitato dal Medico, e il Medico che visiterà il Paziente. Lo avrà il Pubblico Ufficiale che convocherà il Cittadino, come lo avrà il cittadino che verrà convocato dal pubblico ufficiale; lo stesso varrà per gli Insegnanti e gli studenti, per i fedeli e i sacerdoti, per l’operaio e l’impresario, eccetera.

Questa situazione confliggerà con l’interesse di tutti.

E’ evidente che esiste  l’urgenza di attenuare il sospetto e gli atteggiamenti egoistici che ne deriveranno.

Per uscire da questa trappola mortale lo schema utilizzato a Vò Euganeo e in Sud Corea sembra ineludibile. 

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Veniamo al caso nostro.

In questo momento, nel Sulcis Iglesiente, il tampone è stato utilizzato in pazienti sintomatici.

Nonostante il risultato del tampone e dell’esame su siero possano dare falsi negativi, l’effetto sociale è impagabile.

A questo punto la domanda è: quanto costa?

Risposta: si trova nelle pubbliche delibere con cui l’Ospedale Brotzu si è dotato di tali presidi diagnostici.

Dalla delibera n. 447 del 21 marzo 2020 si evince quanto segue:

  • Sono stati acquistati dalla ditta ROCHE DIAGNOSTICS SPA circa 20.000 tamponi

Al costo di 500.000 euro + iva.

Pertanto, ogni tampone costa 25 euro + iva.

  • Inoltre è stato acquistata un’estensione da applicare all’apparecchio lettore del risultato del PCR, al prezzo di 18.000 euro circa.
  • Per quanto riguarda la ricerca di anticorpi anti-coronavirus sul siero del paziente , sono stati acquistati il 23 marzo 2020: n. 20.000 test VIVA DIAG COVID 19, al prezzo di 200.000 euro + iva. Pertanto, ogni test sierologico costa 10 euro in materiale di consumo.

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Da questo si desume che, con la spesa di circa 40 euro, si può sottoporre chiunque, sia alla ricerca del virus nel secreto nasale, sia alla ricerca degli anticorpi nel sangue.

Decisamente la spesa non sembra enorme se si pensa a quanti ticket da 40 euro tutti abbiamo speso per comuni esami di laboratorio. 

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Il limite più importante a procedere allo screening della popolazione del Sulcis Iglesiente non sembra essere la spesa, ma piuttosto il fatto che l’esame lo stia facendo solo il Brotzu per tutto il Sud Sardegna.

A breve inizierà anche il San Martino di Oristano.

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Premesso che è stato riferito dai giornali che i test acquistati a Cagliari serviranno per esaminare tutti i dipendenti del Sistema Sanitario Regionale, bisogna concludere che noi, abitanti del Territorio non lo saremo. Dovremo sollecitare una soluzione ai nostri Alti rappresentanti Politico-Amministrativi.

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Se esistesse una unità di intenti, si potrebbero incaricare i laboratori d’analisi convenzionati per dotarsi di strumenti per PCR, Tamponi e reagenti.

Tra l’altro, si può invocare l’utilizzo dei Fondi europei dedicati al contrasto all’epidemia.

Il Brotzu l’ha fatto: ha affrontato la spesa, senza intaccare il bilancio ordinario, in attesa dei contributi europei.

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Sicuramente, se ciò fosse possibile, ogni imprenditore sarebbe interessato a mettere in sicurezza i suoi dipendenti, eseguendo uno screening accurato di sani e portatori, così come ogni cliente sarebbe interessato a contrattare con una ditta esente da virus.

La stessa esigenza è sentitissima dagli studenti e dagli insegnanti che dovranno rientrare a scuola e convivere in spazi forzatamente ristretti.

Similmente, sarebbe un sollievo negli uffici pubblici sia per i dipendenti sia per i cittadini che vi affluiscono.

Gli studi professionali privati potrebbero certificare ai clienti il proprio stato di salute ed i clienti si presenterebbero negli studi senza provocare patemi d’animo.

Naturalmente, i più avvantaggiati sarebbero i “portatori sani” che verrebbero isolati, curati e poi reintegrati  in seno alle loro famiglie.

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Una volta raccolti i dati, e mappati i casi sospetti, tutti indistintamente accetteremmo la “app” di Apple e Google per la ripresa della serena convivenza.

La “app” scelta si chiama “Immuni”.

Mario Marroccu

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L’emergenza Covid-19 non ha fermato donazioni e trapianti di organi e tessuti in Sardegna.

«L’impatto che l’epidemia sta avendo sul nostro sistema sanitario ha sicuramente determinato un rallentamento delle attività dei trapianti e delle donazioni anche in Sardegna, in linea con quanto sta accadendo nel resto del Paese. Il buon andamento registrato all’inizio dell’anno ha subito una frenata nelle ultime settimane, ma non un arresto e il bilancio resta ancora positivo. Da gennaio ad aprile sono stati eseguiti nell’Isola 22 trapianti, 6 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, di cui 7 di rene, 3 di cuore, 11 di fegato e un trapianto combinato fegato-rene. Un risultato reso possibile grazie non solo all’organizzazione e alle grandi professionalità presenti nella nostra Isola, ma anche alla sensibilità e l’altruismo dei Sardi che hanno dato il proprio consenso alla donazione. Su questo fronte non intendiamo abbassare la guardia e continueremo a mettere in campo ogni strumento possibile per garantire un’attività indispensabile per il salvataggio di vite umane.»

Lo ha detto stamane l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, alla vigilia della ventitreesima Giornata nazionale per la donazione ed il trapianto di organi e tessuti, indetta per domani, 19 aprile.

«Un’occasione – spiega Mario Nedduche ha sempre accompagnato iniziative e progetti per informare i cittadini su questo importantissimo tema. Quest’anno, a causa delle misure per evitare la diffusione del contagio, non ci saranno attività pubbliche, ma la piazza sarà virtuale, attraverso la campagna ‘Diamo il meglio di noi’ promossa del Centro nazionale trapianti e a cui aderisce anche il Centro regionale trapianti della Sardegna, sempre attivo nella divulgazione e nella promozione della cultura della donazione.»

Il messaggio lanciato dagli operatori sanitari della rete trapianti in occasione della giornata nazionale è «Io faccio la mia parte, tu puoi fare la tua», un invito a sottoscrivere la tessera del donatore sul sito www.diamoilmegliodinoi.it .

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I consiglieri regionali del Gruppo Liberi e Uguali Sardigna Daniele Cocco ed Eugenio Lai hanno presentato un’interrogazione sul mancato rinnovo del contratto in scadenza degli Operatori Socio Sanitari (OSS) assunti a tempo determinato.

«In questi giorni l’ATS Sardegna ha inviato una lettera agli Operatori Socio Sanitari assunti con contratto a tempo determinato presso le strutture dell’ASSL di Oristano in cui si comunica che i contratti in scadenza non verranno rinnovati – dice il capogruppo Daniele Cocco -. Gli OSS sardi che da anni lavorano nel sistema sanitario regionale con contratti a tempo determinato hanno maturato nel tempo importanti esperienze e formazione con l’acquisizione di specifiche professionalità nei diversi reparti – svolgono in questo periodo fondamentali attività che molto spesso li espone al pericolo di contagio da Coronavirus anche, in alcuni casi, per la mancanza dei necessari dispositivi di protezione.»

Con l’interrogazione i consiglieri regionali chiedono al presidente della Regione Christian Solinas e all’assessore della Sanità Mario Nieddu «se sia opportuno che l’ATS Sardegna, in questo particolare momento di grave crisi sanitaria ed economica, non rinnovi i contratti in scadenza degli Operatori Socio Sanitari assunti a tempo determinato comportando una drammatica situazione economica per lavoratori che ogni giorno svolgono lodevolmente il proprio lavoro mettendo a rischio la propria salute e quella dei loro familiari e se siano al corrente che diverse ASSL della regione continuino ad utilizzare del personale interinale anziché attingere dalle graduatorie concorsuali ancora vigenti».

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Si chiama “Area grigi” ed è la zona di degenza dei pazienti sospetti Covid-19 che non sono stati ancora biologicamente confermati. È stata attivata nei giorni scorsi al secondo piano della palazzina di Malattie infettive. L’obiettivo, con questa apertura, è garantire cure immediate ai pazienti e, al tempo stesso, sottoporli a ulteriori accertamenti che consentano di definire l’eziologia della loro malattia. Un’operazione che consente la minor circolazione possibile di degenti potenzialmente infettanti nei reparti degli ospedali.

Questi pazienti vengono ora ospitati all’interno della Clinica Malattie Infettive, dove sono stati messi a disposizione 10 posti letto in stanze singole, con anche una postazione per paziente critico. Qui vengono ospitati quei pazienti che arrivano dal pre-triage del Pronto Soccorso o da un reparto Covid free e vengono considerati casi sospetti. Da qui, se appurata la positività o la negatività al Covid-19, i pazienti vengono indirizzati nei reparti adeguati.

E così se positivi, in base allo stadio clinico della loro malattia, i pazienti vengono gestiti o nei due reparti Covid Aou (Malattie infettive o Rianimazione), oppure indirizzati nelle strutture di supporto esterno (Policlinico e Mater Olbia). Quindi se negativi potranno essere trasferiti nei reparti adeguati alla loro patologia.

«L’apertura di questo nuovo reparto – afferma il direttore della Clinica Malattie Infettive, professor Sergio Babudierirappresenta la soluzione all’esigenza di ridurre al massimo la possibilità di trasmissione del Coronavirus all’interno degli altri reparti dell’ospedale. Una sorta di area protetta che ci consente di assistere i pazienti da subito e in maniera adeguata, nell’attesa di capire con ulteriori accertamenti biologici la causa reale della malattia.»

«Questo percorsospiega il commissario dell’Aou Giovanni Maria Soropuò rappresentare il primo passo verso la ripresa dei livelli di attività programmate in modo sicuro e protetto, così da dare risposte ai bisogni della popolazione.»

Una prima risposta in questo senso, intanto, l’Aou di Sassari l’ha data sempre nei giorni scorsi con la ripresa dell’attività assistenziale del reparto di Neurologia, al primo piano del palazzo Clemente. Il reparto, a marzo scorso, era stato accorpato con l’unità operativa di Otorinolaringoiatria per potenziare le strutture deputate a fronteggiare l’emergenza Covid-19.

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Dal 14 marzo sono 31.238 i controlli realizzati dal Corpo forestale della Regione Sardegna per vigilare sul rispetto delle regole stabilite per l’emergenza epidemiologica da Covid-2019.

Nella giornata di ieri sono stati effettuati 633 controlli: 142 nell’area di Cagliari, 48 Iglesias, 65 Oristano, 197 Sassari, 58 Tempio, 57 Nuoro, 66 Lanusei. Sono state sanzionate 8 persone (4 a Lanusei, 2 a Cagliari, 1 a Sassari, 1 ad Iglesias), per un totale (dal 14 marzo) di 604.  

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«La Regione faccia chiarezza sulla provenienza e utilizzo dei fondi e su cosa intende fare del REIS. Invece che creare confusione, aumenti realmente i fondi destinati al REIS, anche in previsione delle difficoltà derivanti da questa crisi.»

A sostenerlo è il segretario regionale di Articolo UNO, Luca Pizzuto.

«In un momento di difficoltà come quello attuale siamo tutte e tutti chiamati in campo per trovare soluzioni adeguate, ci lasciano sgomenti alcuni “marchingegni politici” individuati dalla Regione che, più che aiutare le persone che realmente ne hanno bisogno, creano confusione e alimentano possibili eccessi di burocratizzazione», dice Luca Pizzuto.
«Ripercorriamo gli ultimi avvenimenti:
1. con la legge regionale 12 del 8 aprile 2020 vengono stanziati 120 milioni a sostegno delle famiglie. Per la copertura finanziaria si decide di usare 9 milioni di euro provenienti dal REIS per il 2020.
2. il 10 aprile 2020 la Giunta regionale approva la delibera 19/9 che vorrebbe modificare il sistema delle politiche sociali della Regione.
In estrema sintesi: le competenze e le risorse del Fondo per non autosufficienza (progetti “Ritornare a casa”, legge 162 per le disabilità gravi, legge 20, leggi sui talassemici, nefropatici, neoplasie maligne, etc.) verrebbero assegnate ai PLUS e non più ai Comuni. Si scopre, inoltre, le risorse del Fondo per la non autosufficienza stanziate con la legge di stabilità (lr 10/2020) non sono sufficienti e che, per coprire l’ammanco si dovrebbero utilizzare 8.890.000 euro provenienti dal…..REIS!», aggiunge Luca Pizzuto.
«Qualcosa allora non quadra e le perplessità sono diverse:
a) la prima riguarda il REIS che viene privato della sua “mission” originale ovvero quella di emancipare le persone e aiutarle a crearsi degli strumenti di autosostegno. La Regione, in maniera non del tutto trasparente, sta di fatto cancellando il Reddito di Inclusione Sociale;
b) la seconda riguarda le risorse del REIS 2020: se è vero che i primi 9 milioni sono stati utilizzati nel fondo dei 120 milioni, questi ulteriori fondi da dove vengono? E a quanto ammontava il fondo REIS 2020 originario, posto che il Bilancio viene approvato per aggregati e nella relativa “Missione” approvata nella legge di bilancio n. 11/2020 risultano circa 37 milioni complessivi?
c) In ultimo: siamo sicuri che distogliendo la funzione dai Comuni e centralizzandola nei PLUS, l’erogazione di servizi importantissimi come il sostegno alle persone con disabilità gravi, le leggi di settore e tutte le risorse del Fondo per non autosufficienza si stiano rendendo più semplici per i cittadini? Siamo sicuri che i PLUS, come li conosciamo oggi, siano già attrezzati per adempiere anche a questa ennesima incombenza? Che senso ha una (supposta) maggiore efficienza della macchina amministrativa se questa rende più complicato accedere ai servizi per coloro che sono il fine ultimo delle leggi e cioè i cittadini?», conclude il segretario regionale di Articolo UNO, Luca Pizzuto.

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632 imprese in meno nei primi tre mesi del 2020 di cui 359 artigiane. E’ il bilancio della nati-mortalità delle imprese sarde tra gennaio e marzo fotografato da Movimprese, la rilevazione condotta sui Registri delle imprese delle Camere di commercio italiane da Unioncamere-InfoCamere sulla natalità e mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre 2020.

I dati – elaborati dalla Cna Sardegna – rivelano un tessuto imprenditoriale che risente delle restrizioni seguite all’emergenza Covid-19 ma nell’isola sembra ancora tenere, registrando nei primi tre mesi dell’anno una flessione del tasso di crescita dello 0,36% contro il 0,50 registrato nella Penisola. Molto più preoccupante la situazione del sistema artigiano che registra invece una flessione maggiore: – 1,03% contro lo 0,84% del resto d’Italia.

Se il dato italiano registra quasi 30mila imprese in meno nei primi tre mesi dell’anno (contro un calo di 21mila nello stesso trimestre del 2019) anche nell’isola i numeri sono preoccupanti con un netto calo sia delle iscrizioni che, in misura minore, delle cessazioni. Tra gennaio e marzo sono state registrate in Sardegna 2.457 aperture di nuove aziende a fronte di 3.089 chiusure con un saldo di – 632 imprese. Quanto al settore artigiano nei primi tre mesi dell’anni si sono registrate 543 nuove iscrizioni e 902 cessazioni per un saldo di – 359 imprese.

La situazione provinciale

Al livello territoriale i segnali negativi, seppur generalizzati, non sono omogenei. La situazione è sempre più preoccupante nella provincia di Oristano che conferma un tessuto artigiano letteralmente falcidiato dalla crisi registrando una flessione del 2,96% con una assenza totale di iscrizioni di nuove imprese artigiane e 77 cancellazioni. A Cagliari a fronte di 195 iscrizioni hanno cessato nei primi tre mesi dell’anno 338 imprese artigiane, Nuoro registra nel primo trimestre dell’anno 102 iscrizioni e 175 cessazioni, Sassari, infine, 246 nuove iscrizioni di imprese artigiane contro 312 cessazioni.

L’analisi della CNA

«I dati del primo trimestre sono purtroppo una anticipazione di quanto accadrà nei prossimi mesi a causa degli effetti prodotti dalla pandemia – commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -. Da anni segnaliamo inascoltati il disagio di un comparto che ha visto ridursi di un quinto (9000 imprese) la propria forza produttiva. Nonostante ciò l’artigianato rappresenta ancora un quarto delle imprese attive in Sardegna. Ci auguriamo che alla luce di quanto accade oggi in termini così drammatici spinga il governo regionale a dare attuazione al pacchetto di misure anticrisi varate a dicembre 2018 e inspiegabilmente finite in un binario morto. Ci attendiamo inoltre la sollecita convocazione del presidente Christian Solinas. I sistemi produttivi non possono attendere oltre – concludono Piras e Porcu -. E’ urgente varare le misure di sostegno alle imprese prima che l’emergenza Covid-19 spazzi via migliaia di aziende. Tra queste urgono interventi a favore del lavoro autonomo, anche attraverso misure a fondo perduto che indennizzino i fermi di attività se si vuole assicurare la riapertura di migliaia di imprese”.