5 December, 2024
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Straordinaria partecipazione, commozione ed applausi. Ma soprattutto, la voglia di rievocare insieme, attraverso le testimonianze dei tanti protagonisti, i tratti salienti di una piccola grande storia iniziata quasi in solitudine a Sassari all’indomani della caduta del Muro di Berlino, per porre al centro del mondo i territori periferici e marginali, i piccoli paesi, le piccole comunità dell’isola e le parlate minoritarie che dinanzi ai potenti strumenti della globalizzazione rischiavano di soccombere.

La ricorrenza dei trent’anni di vita dell’Istituto Camillo Bellieni è stata celebrata sabato all’Hotel Grazia Deledda in una sala convegni gremita di pubblico, nella cornice dei rollup storici delle manifestazioni più importanti realizzate in questi anni.

Dal palchetto appositamente allestito, il giornalista Salvatore Taras ha introdotto e moderato la serata raccogliendo le testimonianze di numerosi rappresentanti del territorio. Sono intervenuti tanti sindaci e amministratori in carica o ex, tra i quali Piero Molotzu di Bono, Giancarlo Carta di Putifigari, Tiziano Lasia di Martis, Carlo Sotgiu di Ploaghe, Franco Spada di Cargeghe e Sabrina Sassu di Cossoine. Presenti in sala anche i primi cittadini Mariano Soro di Pozzomaggiore ed Alessandro Mura di Padria.

Impossibilitato a presenziare, l’ex sindaco di Sassari Fausto Fadda, che negli anni della fondazione dell’Is.Be ricopriva la carica di assessore regionale, ha inviato un messaggio di affettuoso augurio. Gli interventi sono stati intervallati da proiezioni video di iniziative svolte nei diversi territori, e dalle recitazioni poetiche di Antonello Iodo Unida, Clara Farina, Roberto Demontis e Pietro Peigottu. Molto apprezzate anche le melodie di intermezzo del coro “Su Cuncordu de Cheremule”.

L’ex assessore regionale della Cultura, Sergio Milia, ha ricordato il rapporto di collaborazione con il Camillo Bellieni definendolo «una “squadra che ottiene risultati”, non solo attraverso convegni ed eventi, ma anche grazie al coinvolgimento di esperti, studiosi, sportellisti per far sì che il sardo sia una lingua viva e riesca a penetrare a tutti i livelli».

A rievocare gli anni di intense battaglie per la lingua sarda in RAI è stata un’altra ex assessore regionale della Cultura, Claudia Firino, che ha rimarcato l’importanza di non trascurare i più recenti strumenti di comunicazione. E quindi l’ex senatore Silvio Lai, il quale ha suggerito di pensare già all’origine ai contenuti multimediali in sardo, affinché possano ottenere fruizione persino su media alternativi alla tv.

Per il comune di Sassari, che ha attivato da poco un nuovo sportello linguistico, sono intervenuti il capogruppo di maggioranza Manuel Alivesi ed il presidente del Consiglio comunale, Maurilio Murru.

Sul tema della lingua sarda in Rai è poi tornato Antonio Moro, giornalista e presidente del PSd’Az: «Se tra cinque anni non ci sarà, la colpa sarà tutta di Roma – ha affermato Antonio Moro -. È giunto il momento di chiedere anche altri finanziamenti per un canale Rai interamente in sardo, e pretendere che i giornalisti assunti nell’isola siano sardoparlanti».

Quirico Sanna, attuale assessore regionale all’Urbanistica e agli Enti Locali, ha parlato interamente il lingua sarda: «Pro a mie su Bellieni est comente una falange macedone chi defendet sa cultura e s’identidade sarda. Esempru pro sos sardo a èssere totu unidos».

Molto atteso l’intervento di Maria Doloretta Lai, presidente Is.Be, che nel presentare le principali professionalità che collaborano con l’istituto (operatori linguistici, archivisti, giuristi e filosofi), lo ha definito come «una seconda casa e una famiglia che negli anni è diventata sempre più numerosa».

Con le lacrime agli occhi e la voce rotta dall’emozione, il direttore scientifico Michele Pinna ha ricordato come tutto iniziò nel 1989, a partire da un’intuizione di Nino Pirretta: «Volevamo mettere su un’istituzione che creasse la cultura del sardismo. In quella prima fase c’erano grandi nomi come Massimo Pittau, Nicola Tanda, Ignazio Delogu, Gigi Nieddu ed Enzo Espa. Ma occorreva cercare di avvicinare i giovani creando interesse ed entusiasmo. I giovani vanno gratificati e incoraggiati. Se non siamo capaci di generare futuro non saremo mai maestri. Io ho dato tanto, ma ho anche ricevuto tanto».

Del compianto Enzo Espa è stato presentato il libro postumo “La risata dei muri vecchi”, ultima pubblicazione dell’Is.Be, a cura di Michele Pinna ed Anna Laura Espa. Un volume che rappresenta il coronamento di un premio alla carriera ricevuto dallo studioso in occasione dell’evento “Si moves sa limba-Sa limba ti movet” 2018.