28 March, 2024
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Gianluigi Rubiu 5 copia

«Non bastavano i disagi già provocati dagli ascensori non funzionanti da anni, dai servizi del pronto soccorso inadeguati. Ora all’elenco delle carenze si è aggiunto anche il licenziamento degli operatori del Centro unico di prenotazione dell’azienda sanitaria locale, con la sospensione delle prenotazioni per ticket, analisi e controlli specialistici. E’ la fotografia impietosa scattata dal capogruppo regionale dell’Udc Gianluigi Rubiu sullo stato di salute della sanità nel distretto del Sulcis Iglesiente.»
La denuncia è di Gianlugi Rubiu, consigliere regionale e capogruppo Udc.
«L’Azienda sanitaria locale 7 – spiega il consigliere regionale di Iglesias – ha una necessità ormai non più rinviabile di investimenti sugli impianti spalmati sul territorio, per incrociare tutte le esigenze degli utenti. L’allontanamento degli operatori del Cup conferma la distanza con le richieste che giungono dai territori, con i pazienti che rischiano di vedersi allungare i tempi delle visite specialistiche. Certo, il summit dell’assessore della Sanità Luigi Arru con i sindaci dell’area, che si è tenuto gli scorsi giorni, è solo un primo passo. Però – puntualizza Rubiu – i pazienti sono stanchi delle solite promesse, delle colpe che si rimpallano tra le diverse gestioni politiche. Occorre stanziare delle risorse finanziarie per sopperire ai tanti disagi sofferti dai cittadini che si recano agli ospedali del territorio. Se con gli stanziamenti si dovesse registrare un utilizzo errato per l’aumento dei servizi assistenziali, occorrerebbe un maggiore monitoraggio sulla spesa delle risorse.»
Gianluigi Rubiu suggerisce la ricetta giusta per curare le storture del comparto sanitario: «In realtà – conclude – la Giunta dovrebbe ristabilire il giusto equilibrio per i servizi nei diversi territori, ponendo fine alle emergenze e criticità emerse duranti i diversi sopralluoghi negli ospedali di Iglesias e Carbonia. E, soprattutto, incentivando il giusto utilizzo dei finanziamenti per far fronte alle carenze degli impianti. Non si ammetteranno certo indietreggiamenti dell’esecutivo, con tagli sulle strutture per far fronte ad una cura dimagrante nel settore del welfare nel territorio del Sulcis Iglesiente».

Alcoa ingressoGianluigi Rubiu 5 copia

Mentre i lavoratori attendono l’esito dell’incontro tra azienda e sindacati e proseguono il presidio davanti all’ingresso dello stabilimento di Portovesme, dopo la decisione data ieri dai vertici dell’Azienda di chiudere definitivamente il suo smelter di alluminio primario, si registrano altri interventi di rappresentanti delle istituzioni.

«Il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau convochi una seduta straordinaria del consiglio davanti alla fabbrica dell’Alcoa di Portovesme», dice Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, che sollecita una battaglia straordinaria di tutte le forze politiche per tentare il salvataggio dei posti di lavoro.

«La comunicazione ufficiale della multinazionale statunitense – aggiunge il consigliere regionale di Iglesias – sulla chiusura degli impianti, sancita con la serrata della fonderia, era ormai attesa da tempo. Si tratta di una batosta pesantissima per gli operai, che hanno trascorso anche i giorni di ferragosto sull’accampamento davanti allo stabilimento trasformato ormai nel quartier generale della protesta. Il ciclo della produzione dell’alluminio – per anni uno degli imperi economici del Sulcis Iglesiente, con centinaia di operai impegnati nella struttura di Portovesme – è stato messo al tappeto dagli esorbitanti costi dell’energia e dalla crisi globale senza precedenti a seguito anche dell’avvento dei cinesi»

«La politica sorda e miope in questi anni non ha provveduto a creare le condizioni perché il polo del Sulcis diventasse una piattaforma per le lavorazioni, con costi accessibili. Si abbia il coraggio di dire la verità agli operai e la capacità di trovare soluzioni allo stallo. E’ ora che le diverse istituzioni politiche battano un colpo. Il momento è davvero drammatico – prosegue ancora Rubiu – Il polo dell’alluminio è stato per decenni un impianto strategico, con la sicurezza economica garantita per decine di famiglie, ora a forte rischio. Una situazione che è precipitata. E’, inevitabile, dunque, che la politica debba interrogarsi sul futuro della fabbrica e, soprattutto, sulle prospettive occupazionali dei lavoratori. D’accordo, resta un filo sottilissimo di speranza per le trattative con la svizzera Klesch e la Glencore. Dobbiamo però condurre una battaglia unitaria per far sì che non venga smantellata l’ennesima attività produttiva del Sulcis Iglesiente.»

Piantagioni di carciofiGianluigi Rubiu 5 copia

«Esprimo una grande soddisfazione per il testo unico approvato dal Consiglio regionale in materia di biodiversità, agricoltura e marchi di qualità. Un risultato che è stato raggiunto grazie all’importante apporto della minoranza che ha contribuito a migliorare il provvedimento attraverso diversi emendamenti.»

E’ il giudizio del capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, sulla legge approvata ieri sera dall’assemblea di via Roma. Non manca qualche appunto. «Scontato che ora il disegno dovrà essere dotato degli strumenti necessari al rilancio delle campagne, per una svolta del mondo rurale che possa tradursi in vantaggi economici per il sistema delle imprese isolane. Si faccia il solo esempio dei marchi, che potrebbero diventare una grande opportunità per diverse aziende». Sulla legge si è raggiunta un’intesa con la maggioranza: «Per questo possiamo dire – conclude Rubiu – che non si tratta di un dispositivo di centrosinistra o centrodestra, ma di un traguardo che mira a portare una nuova stagione di benessere per l’agricoltura sarda».  

Consiglio regionale B copia

Il Consiglio regionale ha approvato, con 47 voti favorevoli e 2 astenuti, il Testo unificato n. 3 “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agro biodiversità, marchio collettivo, distretti”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza di Gianfranco Ganau. Dopo la lettura del processo verbale, è iniziato l’esame della seconda parte dell’articolato del Testo unificato n. 3 “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale”. Il presidente ha posto in discussione l’articolo 19 che detta le linee guida sui disciplinari di produzione. Per ciascun prodotto fresco o trasformato, dovranno fissare i caratteri dei processi produttivi e di filiera necessari per migliorarne la qualità, ridurre l’impatto ambientale e tutelare i consumatori. Sarà compito dell’assessorato all’Agricoltura, in collaborazione con le agenzie regionali competenti per materia, formulare e aggiornare i disciplinari. L’approvazione degli stessi sarà affidata alla Giunta regionale che dovrà poi provvedere alla loro pubblicazione nel Buras e alla successiva comunicazione alla Commissione europea. L’Aula ha approvato il testo dell’art. 19, respinti invece due emendamenti aggiuntivi presentati dai consiglieri Crisponi (Riformatori) e Carta (Psd’Az). Il presidente Ganau, verificata l’assenza del numero legale, ha sospeso la seduta per mezzora.

Alla ripresa dei lavori, l’Assemblea è passata all’esame dell’articolo 20 che disciplina l’istituzione di un Comitato tecnico-scientifico per la gestione-promozione del marchio e la formulazione di pareri sui disciplinari di produzione e sulle convenzioni tra Regione e soggetti interessati all’utilizzo del marchio stesso. L’articolo fissa anche i criteri per la composizione del Comitato, presieduto dal direttore generale dell’assessorato dell’Agricoltura, e del quale fanno parte i rappresentanti delle associazioni dei consumatori, delle associazioni professionali agricole, delle centrali cooperative del settore agro-alimentare, delle associazioni delle imprese di trasformazione artigiane e industriali e da esperti nominati dalle università. L’Aula ha poi accolto un emendamento presentato dai consiglieri Crisponi (Riformatori) e Carta (Psd’Az) che prevede la presenza di un esperto di marketing nel Comitato tecnico-scientifico. «Finora – ha detto Crisponi intervenendo per l’illustrare l’emendamento – nei comitati sono sempre presenti tecnici ed esponenti del mondo accademico, mai un esperto di produzioni e di marketing». Osservazione accolta dall’Assemblea con il parere favorevole della Commissione “Attività Produttive”.   

Successivamente l’Aula, con voto elettronico palese, ha approvato l’articolo 21 sul controllo dei disciplinari di produzione. La norma affida alla Giunta regionale, su proposta dell’assessore dell’Agricoltura, il compito di individuare il soggetto pubblico a cui è demandata la vigilanza sul rispetto dei disciplinari di produzione da parte dei concessionari del marchio. Questi ultimi potranno avvalersi del soggetto pubblico o, in alternativa, di un organismo di controllo privato per ottenere le certificazioni di qualità dei propri prodotti. Gli organismi di controllo privati dovranno però rispondere a determinati requisiti: 1) essere terzi e indipendenti; 2) essere accreditati dallo stato membro per la certificazione dei prodotti; 3) non svolgere attività di consulenza nei settori relativi alle attività oggetto di controllo.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 22 che regola l’etichettatura per gli operatori che hanno in concessione l’uso del marchio regionale. Il presidente della commissione ha invitato al ritiro dell’emendamento n. 7 ed ha espresso parere favorevole per l’emendamento sostitutivo parziale n. 98. Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia” ha presentato l’emendamento orale che dopo le parole “articolo 17” aggiunge le seguenti: «L’etichetta deve contenere la declinazione della dicitura per il marchio, oltre che in lingua italiana, anche in lingua sarda». La giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione. Il consigliere Daniela Forma (Pd) ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 7 e il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento n. 98 che sostituisce le parole “Prodotto in Sardegna” con “Prodotto della Sardegna” ed è stato approvato. Con votazione elettronica palese è stato approvato il testo dell’articolo 22, integrato con il testo dell’emendamento presentato dal consigliere Piermario Manca (presenti 31, votanti 28, favorevoli 28, astenuti 3). Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione gli emendamenti sostitutivi 114 (sostituisce l’emendamento 62) e 122 (sostituisce testo emendamento n. 6) che sono stati approvati.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 23 che riguarda gli interventi a sostegno della diffusione del marchio ed in particolare stabilisce che la Giunta regionale promuova attività di studio, ricerca e divulgazione del marchio regionale di qualità, insieme con la promozione di campagne pubblicitarie, seminari di assistenza tecnica e formazione professionale. Il presidente Luigi Lotto (Pd) ha espresso parere favorevole all’emendamento aggiuntivo n. 109 e la giunta ha espresso parere conforme a quello espresso dalla commissione. Il presidente ha posto in votazione con scrutinio elettronico palese il testo dell’articolo 23 che è stato approvato (48 sì e un astenuto) quindi l’emendamento n. 123 sostitutivo dell’emendamento n. 105 che è stato approvato. Approvato infine l’emendamento aggiuntivo n. 109.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 24, relativo alle sanzioni amministrative e che prevede sanzioni pecuniarie fino a 15.000 euro per l’uso non autorizzato del marchio regionale. Il presidente della commissione prima e la Giunta hanno invitato al ritiro dell’emendamento n. 63. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 63. Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha proposto un emendamento orale per introdurre sanzioni amministrative per chi mette in essere falsificazioni e contraffazioni del marchio regionale. Il presidente della commissione Luigi Lotto (Pd) ha ricordato che le falsificazioni e le contraffazioni dei marchi sono già sanzionate dal codice penale. Anche il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato non opportuno introdurre sanzioni amministrative per reati che sono sanzionati dal Codice penale. Il consigliere Luigi Crisponi ha quindi precisato di volersi rivolgere a chi concessionario del marchio, lo altera e ne fa un uso difforme dalle finalità stabilite in legge. La consigliera del gruppo Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha evidenziato che anche l’alterazione dei marchi è un reato sanzionato dal Codice penale, concetto ribadito anche dall’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi. Il presidente del Consiglio ha dunque dichiarato inammissibile “per assenza di omogeneità” l’emendamento orale presentato da Crisponi e ha posto in votazione il testo dell’articolo 24 che è stato approvato con 50 voti favorevoli e un astenuto.

L’Aula  ha approvato l’emendamento 121 (Pizzuto) che sostituisce integralmente l’art. 25 (Oggetto e finalità). Il testo individua i nuovi strumenti di governance dei territori rurali: distretti rurali, presìdi, reti di filiera e reti di paniere.

Voto favorevole anche per l’art. 26  (definizioni), con 50 sì ed un astenuto. Via libera anche per gli emendamenti n.100 (Agus e più) e 116 (Pizzuto) che definiscono nel dettaglio sia i presìdi o comunità del cibo di cui all’articolo precedente che le reti di filiera.

Con 49 voti favorevoli ed un astenuto è stato approvato l’art. 27 (Obiettivi specifici). Voto positivo dell’Aula  per l’emendamento 115 in materia di “marchi collettivi di certificazione della Regione”.

Stesso risultato, 49 sì ed un astenuto, per l’articolo 28.

Il presidente Ganau ha messo in votazione l’articolo 29, che stabilisce i requisiti per l’individuazione dei distretti agro-alimentari di qualità. L’articolo è stato approvato con 49 voti favorevoli e un astenuto. Via libera dell’Aula con 49 voti favorevoli e un astenuto anche all’articolo 30, che stabilisce i requisiti per l’individuazione dei bio distretti. Approvato anche l’articolo 31, che stabilisce i requisiti per l’individuazione dei distretti della pesca e dell’acquacoltura di qualità. All’articolo 31 sono stati approvati l’emendamento 104, che ha soppresso la lettera c), e l’emendamento 8, che alla lettera c) ha soppresso il periodo “e i gruppi di ricerca scientifica”.

Si è passati poi all’esame dell’art. 32 che disciplina i distretti, individuati e riconosciuti dalla Regione su apposita iniziativa di enti locali, singoli o associati, camere di commercio, associazioni di categoria, imprese operanti nel territorio, altri enti o istituzioni pubblici o privati. La norma prevede che i soggetti proponenti garantiscono la concertazione con le rappresentanze economiche e sociali del territorio, svolgano azioni di animazione per la promozione dei distretti, individuino i primi soggetti costituenti.

Il presidente Ganau ha quindi posto in discussione l’art. 33 che disciplina la costituzione dei distretti, per la quale è necessario un apposito accordo tra i soggetti aderenti che operano nel territorio. Sulla base di questo accordo sarà decisa la nomina del consiglio direttivo (organo di governo del distretto con potere decisionale) e i criteri di elezione del presidente a cui compete la rappresentanza legale.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato aperta la discussione dell’articolo 34 che norma il funzionamento del distretto e le procedure di approvazione del relativo piano. Non essendoci emendamenti è stato posto in votazione l’articolo 34 che è stato approvato con scrutinio elettronico palese (49 favorevoli e un astenuto).

Con la medesima procedura e con lo stesso risultato è stato approvato l’articolo 35 che elenca nel dettaglio i contenuti del piano di distretto e ne specifica gli elementi (relazione, lo stato del distretto, la rappresentazione cartografica, l’identificazione dei Comuni, il grado di attuazione degli obiettivi raggiunti, le attività di coinvolgimento delle imprese, le modalità di sviluppo a breve, un elenco dei soggetti attuatori e l’indicazione delle sinergie e delle integrazioni con gli strumenti comunitari, nazionali e regionali).

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’articolo 36 che stabilisce che la Giunta, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, con proprie direttive di attuazione, delibera le modalità di costituzione e composizione dei distretti. L’articolo 36 è stato approvato con 49 sì e un astenuto.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sull’articolo 37 che stabilisce che la giunta, a 2 anni dall’entrata in vigore della legge, trasmetta al Consiglio una dettagliata relazione sul suo stato di attuazione. Il presidente ha posto in votazione l’unico emendamento presentato, il n. 70 che prevede il monitoraggio costante da parte delle agenzie regionali, che è stato approvato. Quindi, il Consiglio ha approvato con votazione elettronica l’articolo 37 (49 sì e un astenuto). Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 38 “norma finanziaria” ed ha dichiarato inammissibile l’unico emendamento presentato, n. 81. Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha chiesto delucidazioni alla Giunta circa le coperture finanziarie che risulterebbero imputate all’Upb relativa agli indennizzi per le aziende agricole colpite dall’alluvione e dalle calamità naturali. L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato che i fondi sono sufficienti per fare fronte agli impegni della legge e dal garantire ristoro alle aziende colpite dall’alluvione. Il presidente Ganau ha quindi aperto la votazione elettronica per l’articolo 38 che è stato approvato con 47 sì e un astenuto.

Approvato con 47 voti a favore e un astenuto anche l’articolo 39 che stabilisce che la legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel Buras. Il presidente del Consiglio ha quindi aperto la votazione finale del testo emendato con procedura elettronica palese. Ha quindi proclamato l’approvazione della legge: presenti 48, votanti 47, favorevoli 47 e un astenuto.

Il consigliere Luigi Lotto (Pd), presidente della commissione Attività produttive e relatore del provvedimento, ha ringraziato sia i componenti della commissione, di maggioranza e minoranza, sia i consiglieri. «Si tratta di un provvedimento importante – ha detto – di grande significato per il settore agricolo e per la comunità regionale».

Il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi ha sottolineato «il grande lavoro svolto, anche per l’apporto costruttivo dell’opposizione, testo dopo tante proposte arrivate a sintesi finale». «Si è voluto accogliere il lavoro svolto negli anni precedenti – ha poi proseguito Cherchi – segno che il passato non deve essere cancellato ma utilizzato per proseguire e magari migliorare, il marchio è uno di questi esempi positivi».  Per la Sardegna, ha concluso, «questa legge sarà ricordata non con un nome ma per l’unanimità del Consiglio regionale; i distretti rurali sono stati da sempre una grande scommessa, in questo momento particolarmente difficile, di grande crisi ed abbandono delle campagne, ha ancora più valore».

Il consigliere Gianluigi Rubiu, capogruppo di Udc Sardegna, ha affermato che «questa legge è nata anche fuori dal Consiglio con la proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta fra gli altri anche dalla Coldiretti; in commissione si è lavorato molto bene per fare una buona legge che rilancia l’agricoltura sarda e l’economia della Sardegna».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola a Paolo Truzzu (Fdi), il quale ha annunciato la sua astensione perché «questa legge ha tanti aspetti positivi, ma per me lascia qualche dubbio e ho paura che l’obiettivo di massima tutela rischi di trasformarsi in un boomerang». Il vice presidente della Quarta Commissione, Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo e ha voluto ringraziare l’on. Modesto Fenu per il suo contributo. Crisponi ha ricordato che è stato un lavoro, quello svolto in Commissione, condiviso, franco e aperto, per tutelare il comparto dell’agroalimentare: «Un talento inespresso». «Mai ci siamo sentiti minoranza – ha affermato – ed abbiamo dato prova di coesione su un argomento così importante». Voto favorevole del gruppo Sardegna Vera è stato espresso da Efisio Arbau (La Base), il quale ha definito questa legge «la stella polare per la nuova programmazione europea». Anche l’esponente della maggioranza ha evidenziato che quello svolto dalla Commissione è stato un lavoro importante a favore di un settore fondamentale per la nostra economia. Arbau ha poi espresso pieno appoggio e fiducia nell’operato dell’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi. Un particolare ringraziamento è stato, poi, indirizzato da Arbau al presidente della Commissione, Luigi Lotto, per come ha saputo gestito i lavori e per aver trovato il punto d’incontro tra maggioranza e opposizione. «Adesso – ha concluso Arbau – come  classe dirigente dobbiamo portare nei territori le nuove norme».

Per Luca Pizzuto (Sel), con questa legge la Sardegna avrà a disposizione uno strumento importante. «La norma che si approva oggi – ha detto – ha avuto il merito di accogliere le istanze provenienti dall’esterno del Palazzo. Consentirà di difendere l’agrobiodiversità e di affrontare con più ottimismo il futuro».  Secondo l’esponente di Sel, l’introduzione del marchio «riconosce il lavoro delle imprese che lavorano per la qualità e la valorizzazione delle specificità sarde e mette in campo strumenti di cooperazione all’avanguardia, una risposta seria a chi ha fatto lavori di filiera senza pensare al solo profitto».

Pier Mario Manca (Pds), annunciando il voto favorevole del gruppo Soberania e Indipendentzia, ha rivolto un grazie alla Commissione per il lavoro svolto. «Questa legge – ha detto – non risolve i problemi dell’agricoltura, che sono di natura infrastrutturale, ci permette però di recuperare 20 anni di ritardo sul fronte della protezione dell’agrobiodiversità e, in prospettiva, di favorire le condizioni per la nascita di nuovi posti di lavoro». Manca ha poi sottolineato l’importanza delle norme sul marchio: «Questa è l’occasione per creare un marchio Sardegna e affrontare tutti insieme le sfide dei mercati globali». L’esponente del Partito dei Sardi, infine, ha parlato dei distretti: «Una scommessa – ha detto – che può dare risultati positivi attraverso nuove strategie di programmazione dei fondi comunitari».

Angelo Carta (Psd’Az) ha evidenziato il grande lavoro svolto dalla Commissione “Attività Produttive”: «Adesso la palla passa alla Giunta che dovrà svolgere un lavoro grandissimo per consentire all’agricoltura di iniziare il suo viaggio verso il futuro e tornare ad essere il perno dell’economia sarda».

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini, ha espresso il convinto voto a favore della legge e ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto dalla commissione Agricoltura. «Questa legge – ha dichiarato Desini – segna una svolta per l’agricoltura sarda e mi auguro cambi l’impostazione culturale della politica verso l’intero comparto agricolo». A giudizio del capogruppo della maggioranza «agro biodiversità, marchio regionale e distretti sono inoltre elementi fondamentali per il programma europeo 2014-2020».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato i tempi di approvazione della legge («in meno di un giorno abbiamo approvato 39 articoli») insieme con la responsabile condotta dei gruppi dell’opposizione in Consiglio. Pietro Pittalis ha invitato la Giunta regionale a procedere con la notifica all’Unione Europea della legge «per scongiurare conseguenze negative per l’amministrazione regionale e i beneficiari del provvedimento che ci accingiamo ad approvare». Il capogruppo di Forza Italia ha concluso con la dichiarazione di voto a favore.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha condiviso il giudizio positivo espresso dal presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto. Pietro Cocco ha ricordato le tante “sofferenze” del comparto agricolo ed ha affermato che «la legge è uno strumento efficace per dare un aiuto al settore agricolo e più in generale ad un mondo troppo al lungo trascurato». Il capogruppo dei democratici ha affermato che alla legge dovranno seguire però atti e comportamenti concreti a sostegno e per la valorizzazione del comparto e delle produzioni dell’agroalimentare sardo.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non essendoci altri iscritti a parlare ha dichiarato aperta la votazione finale delle legge con procedura elettronica e palese: legge approvata con 47 sì e 2 astenuti.

L’Assemblea ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno con l’interpellanza n. 26 (Oppi e più) «sugli intendimenti della Giunta regionale circa la ventilata creazione di un centro di ricerca superiore ad Olbia».

Illustrandone il contenuto il primo firmatario Giorgio Oppi ha ricordato che «era stata presentata nel mese di giugno perché in quel periodo c’erano incontri dappertutto tranne che in Consiglio regionale, anche se poi si è arrivati ad importanti chiarimenti in commissione». «Siamo d’accordo – ha ribadito Oppi – ma sia il Qatar che il Bambin Gesù non possono certo essere citati come esempio di perfezione, anche per le istanze fallimentari in corso nei confronti del Bambin Gesù a Catanzaro come a Roma».«Oggi sono preoccupato – ha osservato il consigliere dell’Udc – perché le date ormai annunciate sono ormai tutte superate e poi manca ancora la deroga che il Governo doveva inserire nel cosiddetto decreto sblocca Italia del governo, spero non sia un segnale negativo». «Ci sono poi alcune cose che non ci convincevano – ha proseguito – perché dire che si recuperano 60 milioni con la mobilità attiva e passiva è una stronzata, al massimo sono 10, stiamo dando opportunità noi a loro e non il contrario». «Vorremmo sapere qual è lo stato dell’arte – ha detto infine – perché prima c’era tanta fretta ma solo da pochi giorni, per esempio, è stata chiesta la disponibilità dell’immobile».

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha affermato di non avere «notizie aggiornate, salvo quelle comparse sulla stampa».

Il consigliere Oppi ha replicato di non essere l’autore degli articoli. «Però non ho sentito qual è lo stato dell’arte – ha dichiarato – altrimenti devo dedurre che non c’è nessuna risposta».

L’assessore della Sanità ha ribadito di non avere una risposta esaustiva. Ha però ribadito che i lavori per l’apertura della struttura dovrebbero iniziare nel marzo del 2015 divisi in due parti, «ad iniziare da 178 posti utilizzati per attività riabilitazione e acuti; noi abbiamo spinto per la ricerca sulla genetica delle popolazioni e sulle malattie degenerative, con un progetto del Bambini Gesù ed un dispositivo che permette di intervenire sulle cellule in modo molto innovativo». «Per quanto riguarda il budget – ha continuato l’assessore – è fissato a livello nazionale dalla legge 502 e dalla legge regionale 10, la remunerazione delle funzioni avviene in base ad un costo standard per tipologie di attività ma, in carenza di un decreto attuativo che non è mai stato emanato dal ministero, l’interpretazione della norma è lasciata alle scelte discrezionali delle regioni». «Il tetto massimale – ha spiegato Arru – è 55,6 milioni, il governo deve ora emanare un provvedimento di deroga sia per acuti che per massimale della spesa sanitaria».

Il consigliere Oppi, intervenendo per la replica, ha ringraziato l’assessore che ha fornito dati corretti ma, ha osservato, «senza deroga tutto questo che abbiamo detto non si può fare; l’accreditamento viene riconosciuto di norma per singole unità mentre a loro è stata riconosciuta a livello globale». Non solo, ha aggiunto, «nella nuova struttura non ci sarà pronto soccorso perché costa molto». Io mi auguro, ha concluso l’esponente dell’Udc, «che tutto si risolva in modo positivo, ma la data annunciata era il 24 giugno, è passato un altro mese e non si è visto niente; speriamo che sia vero quello che hanno detto autorevoli esponenti del Pd ma ci vuole molto rigore perché molte cose che hanno detto non sono da centro di eccellenza».

Il presidente Ganau ha avviato l’esame dell’ultimo punto all’ordine del giorno di oggi, la discussione delle mozioni n. 61  (Pizzuto e più ) «sugli eventi che stanno riguardando la Striscia di Gaza» e n. 62 (Zedda e più) «sul conflitto nella Striscia di Gaza e sulle recenti notizie inerenti un rafforzamento della presenza militare nell’Isola». Il presidente ha disposto la discussione unificata dei due testi visto che trattavano dello stesso argomento.

L’on. Ganau ha dato la parola a Luca Pizzuto (Sel) per l’illustrazione della sua mozione. L’esponente della maggioranza ha ricordato che, anche nei nostri paesi, ci sono profonde ferite inferte dalla guerra. «C’è una ferita in ogni comunità a causa dei conflitti – ha affermato Pizzuto – vi invito a pensare cosa significhi per il popolo palestinese la guerra». Il consigliere regionale ha ricordato che il popolo ha subito 4.626 raid, 1.865 morti, 9.300 feriti, 240mila rifugiati nei campi Onu.

La maggior parte dei bombardamenti, ha evidenziato Pizzuto, hanno come obiettivo la Striscia di Gaza. «Noi troviamo che sia inconcepibile quello che sta accadendo a Gaza, la più grave delle violazioni dei diritti umani. Mi chiedo da che parte stia l’Occidente, l’Onu e questo Consiglio regionale rispetto a questa guerra. Abbiamo il dovere di garantire la pace». Pizzuto ha affermato che non è accettabile che «nelle nostre basi militari siamo complici di questo genocidio perché mettiamo a disposizione il nostro territorio per le esercitazioni». Pizzuto ha dichiarato di essere filo palestinese, «perché hanno subito gravissime ingiustizie», ed ha aggiunto: «Abbiamo il dovere di esprimerci come Consiglio regionale per chiedere la pace e per costruire la pace». 

«Chiediamo – ha affermato – un impegno concreto alla Giunta per la ricostruzione delle strutture socio-economiche e sanitarie di Gaza. Chiediamo di portare avanti ogni azione utile alla costruzione della pace in Medio Oriente e nel mondo, ma anche creare e promuovere una tavola rotonda euro-mediterranea dei giovani per la nonviolenza, che sia luogo di incontro per le giovani generazioni che abitano tale zona e che possa formare a una cittadinanza orientata alla pace e alla nonviolenza, diventando un incontro annuale recante avanti iniziative atte a rendere tale evento un importante momento di dibattito e di formazione concreta su queste tematiche».

Paolo Zedda (Rossomori), primo firmatario della mozione n.62, ha segnalato il pericolo di lasciarsi guidare dal sentimento generale che, in passato, ha prodotto fenomeni come il fascismo e il nazismo.  «In Italia – ha detto Zedda – durante il Ventennio tutti erano fascisti perché inconsapevoli della portata antidemocratica della filosofia littoria, il sentimento generale era quello. Anche in Germania erano tutti nazisti, era normale esserlo. Più tardi, noi tutti abbiamo vissuto l’epopea western, decantata dal cinema americano che esaltava i cowboy e puntava l’indice contro gli indiani. Quella cinematografia distingueva tra buoni e cattivi. Solo in seguito abbiamo capito che si trattò di un autentico genocidio. Qualcosa di simile è accaduto in Medio Oriente».

Zedda ha quindi fatto un breve excursus sul conflitto israelo-palestinese ricordando i pronunciamenti dell’Onu per la nascita di due Stati: “Subito dopo quella decisione – ha detto l’esponente dei Rossomori – c’è stata un’azione di pulizia etnica: nel ’67, con la guerra dei sei giorni, Israele ha occupato di territori palestinesi, negli anni ‘90 i coloni israeliani si sono insediati nelle terre migliori della Palestina costringendo i palestinesi a vivere in piccoli appezzamenti distribuiti a macchia di leopardo. Ogni volta che si avvicina la possibilità di una pace duratura succede qualcosa che inasprisce nuovamente gli animi. In quest’ultimo conflitto, partito dal falso rapimento di tre israeliani, si è cercato di fomentare l’odio nei confronti dei palestinesi per giustificare bombardamenti e occupazioni armate».

Secondo Zedda, sul conflitto di Gaza le notizie arrivano in modo distorto. «Abbiamo la percezione di una guerra simmetrica – ha detto il consigliere della maggioranza – invece è uno degli eserciti più potenti del mondo che attacca una popolazione inerme: 1.800 morti tra i palestinesi, quasi tutti civili, contro i 67 israeliani (solo tre civili)». Zedda ha poi stigmatizzato l’atteggiamento «supinamente equidistante» del Governo italiano, vicino nei fatti a Israele perché «suo maggiore fornitore di armi». 

A conclusione del suo intervento, l’esponente dei Rossomori ha sollecitato il Consiglio a pensare in modo diverso: «Noi sovranisti auspichiamo che i sardi agiscano come una nazione e condannino la politica criminale israeliana perché credono nella giustizia e perché si oppongono alla sperimentazione delle bombe nelle spiagge della Sardegna. Occorre impedire le esercitazioni nei nostri poligoni delle forze militari che bombardano Gaza – ha concluso Zedda – non vogliamo le mani sporche di sangue di chi uccide i bambini palestinesi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha affermato in premessa che «i conflitti nascono per difendere e affermare due ragioni». Il concetto è stato utilizzato dall’esponente della minoranza per evidenziare il «marcato pregiudizio anti israeliano che caratterizza alcuni interventi e in particolare alcune parti di una delle due mozioni in discussione». Michele Cossa ha dichiarato che siamo dinanzi a due popoli e a una situazione di tensione che si trascina ormai da lungo tempo. Il consigliere dei Riformatori sardi, nel dichiarare di condividere la preoccupazione per quanto accade a Gaza in questi giorni, ha ribadito che non si può non tenere conto delle vicende che hanno visto il sorgere dello Stato di Israele e «le paure di chi da sempre vive con l’incubo degli attacchi terroristici». Cossa ha ricordato in tono polemico il rapimento prima e l’uccisione poi dei tre militari israeliani («è stata questa la scintilla che ha scatenato l’ultima tragedia») e ha concluso rivolgendosi al consigliere Pizzuto per sottolineare che «allo Stato di Israele ci si può rivolgere perché è una grande democrazia mentre non possiamo rivolgerci all’indirizzo di Hamas perché è un’organizzazione terroristica».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha manifestato supporto e sostegno alle mozioni in discussione e ha definito “allarmante” l’eventualità che l’aviazione israeliana possa svolgere esercitazioni nei poligoni militari in Sardegna. Francesco Agus ha auspicato comportamenti conseguenti del presidente della Giunta ed ha dichiarato di non sentirsi affatto sereno per le dichiarazioni rese dal ministro della Difesa che ha affermato, in risposta ad un’interrogazione parlamentare, che il calendario delle esercitazioni militari nell’Isola non è stato ancora approvato. L’esponente della maggioranza ha quindi concluso con la richiesta che il Consiglio sia informato e segua con attenzione tutte le esercitazioni militari che si svolgono nel territorio della Sardegna.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Paolo Truzzu, ha espresso apprezzamento per lo svolgimento del dibattito in Consiglio su temi di così grande rilevanza. Truzzu si è quindi dichiarato «filo palestinese ma non anti israeliano» e ha rimarcato che nel conflitto tra Israele e Palestina i morti sono i civili che vivono nella Striscia di Gaza e non i militanti di Hamas. «Serve riaffermare il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese e di quello israeliano per ribadire il diritto all’esistenza di due Stati», ha dichiarato l’esponente della minoranza che ha aggiunto, «Hamas non rappresenta il popolo palestinese e neppure il complesso e vasto mondo musulmano». Truzzu ha concluso ricordando che quello in Medio Oriente non è l’unico conflitto aperto ma che altri se ne registrano di altrettanto preoccupanti e violenti in Ucraina, Siria e dove i cristiani sono perseguitati dai musulmani. «Evitiamo la demagogia – ha affermato il consigliere eletto in Fdi – sono pacifico ma non pacifista, perché a volte le ragioni si devono difendere anche con il ricorso alle armi».

Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipedentdentzia) ha affermato che «non è mai facile parlare dell’orrore e delle stragi di bambini ma non si può avere un atteggiamento equidistante, quella sarebbe davvero demagogia, in Consiglio regionale se ne sta parlando con troppa disattenzione». Si deve sottolineare invece, a giudizio di Usula, «che l’80% della popolazione palestinese può usare solo il 10% delle risorse idriche e non ha libertà di movimento: davanti a questo non si può essere equidistanti». «Chiedo – ha detto – un minuto di silenzio del parlamento sardo per dimostrare contro questa guerra, contro questo genocidio, contro la strage di innocenti a Gaza».

Il presidente Gianfranco Ganau ha invitato l’Aula ad osservare un minuto di raccoglimento per tutte le vittime della guerra, di ogni parte.

Il consigliere Marco Tedde, di Forza Italia, ha condiviso in apertura le argomentazioni espresse dal consigliere Cossa perché «quando si parla di tragedie umanitarie bisogna avere una visione diversa e non parziale delle cose, non ci si può indignare per le vittime palestinesi e poi passare un colpo di spugna sulle vittime israeliane del terrorismo di Hamas in tutti questi anni, non si possono creare vittime di serie a e di serie b». In una delle due mozioni, a parere di Tedde, «c’è un pregiudizio anti israeliano inaccettabile: torti e ragioni? Lo dirà la storia, noi dobbiamo cercare di fermare la tragedia umanitaria o quanto meno dare un contributo, certamente non si può sostenere la censura del Governo italiano o schierarsi dalla parte di uno degli schieramenti in guerra».

Il consigliere Gavino Sale (Sardegna vera-iRS) c’è un film che ricorda la nascita della base militare di Teulada, «quando l’esercito italiano distrugge i cuiles, le case di campagna». La storia del popolo palestinese in qualche modo ci interroga, ha continuato Sale ricordando una recente iniziativa pubblica in cui Irs, insieme ad altre forze politiche, «ha chiesto scusa ai palestinesi a nome del popolo sardo perché le armi che li stanno colpendo sono state testate nelle basi di Quirra e Teulada, come sardi ci sentiamo colpevoli e vogliamo proporre alla fine della guerra che i bambini palestinesi vengano ospitati sia nelle strutture sanitarie sarde sia nella nostra comunità, come atto doveroso di riparazione verso una situazione dove non c’è nessuna umanità». Solidarizzo con i disertori israeliani, ha detto poi Sale, e «non capisco alcuni sardi che sostengono le tesi del governo di Tel Aviv: chiediamo la sospensione delle esercitazioni in Sardegna cui parteciperà anche l’esercito israeliano, il governo regionale deve prendere una posizione molto netta su questo punto perché ormai siamo diventati un obiettivo sensibile mentre la Sardegna deve essere una terra di pace».

Il presidente ha dato la parola al consigliere di forza Italia, Giuseppe Fasolino: «Non saremo noi a risolvere i problema di Gaza e sono d’accordo con l’intervento dell’on. Cossa e dell’on. Tedde». Fasolino ha evidenziato che c’è una mozione più tifosa e una più equilibrata e «quest’ultima dovrebbe rappresentare il nostro atteggiamento. La mozione da sostenere è quella che dice torniamo alla pace».

«Sono orgogliosa di fare parte di questo Consiglio – ha affermato Anna Maria Busia (Cd) – e di essere collega dell’on. Pizzuto e dell’on. Zedda, che ringrazio per aver proposto questo argomento. Non risolveremo i problemi del Medio Oriente, ma la pace di costruisce partendo da piccoli gesti». Busia ha ricordato che non si può confrontare la forza dell’esercito israeliano con quella dei palestinesi. Quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza, secondo l’esponente della maggioranza, è un atto criminale.

Conclusa la discussione generale, il presidente Ganau ha dato la parola all’assessore regionale alla Cultura, Claudia Firino. L’esponente dell’esecutivo ha sottolineato l’importanza delle due mozioni presentate «che offrono l’opportunità di dibattere temi così rilevanti anche nella sede di un Consiglio regionale, e di dare un contributo concreto a una situazione così grave come il conflitto israelo-palestinese». Secondo Firino, nonostante le diverse interpretazioni che si possono dare, ciò che è intollerabile è la drammatica situazione umanitaria a Gaza. «E’ necessario pensare al ruolo che una Regione può giocare in questo contesto, i suggerimenti e le proposte che emergono dalle mozioni offrono un importante spunto di riflessione».

L’assessore ha poi ricordato che la Giunta, in questi primi mesi di governo, ha dimostrato di voler assumere posizioni forti sul tema delle servitù militari che hanno nella nostra regione un peso altissimo, non paragonabile a quello delle altre regioni italiane. «Da questo tipo di politica – ha detto Firino – parte una risposta che può assumere un significato forte. La Regione può fare molto sul fronte della cooperazione e della cultura e contribuire a rafforzare l’intervento umanitario può essere rafforzato».

Firino, infine, ha apprezzato la proposta di apertura di un dialogo euromediterraneo rivolto ai giovani: «Esprimo a nome della Giunta un parere favorevole alle mozioni e in generale all’avvio di iniziative non sporadiche su un tema così importante».

Il consigliere di Sel, Luca Pizzuto, presentatore della mozione n. 61, ha definito “inaccettabile” l’etichetta di anti israeliano. «Nessuno mette in discussione il diritto di Israele ad esistere – ha dichiarato l’esponente di Sel –ma vogliamo che analogo diritto sia riconosciuto al popolo palestinese». Pizzuto ha ammesso che la mozione da lui presentata può definirsi equilibrata ma non equidistante ed ha argomentato l’affermazione facendo riferimento al caso dei soldati israeliani uccisi: «Non è provato che siano stati rapiti e uccisi per mano di Hamas ma se anche così fosse la reazione di Israele è sproporzionata e inammissibile». Pizzuto ha concluso con la richiesta che le due mozioni in discussione sia messe in votazione separatamente.

Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia”, Paolo Zedda, presentatore della mozione n. 62 ha replicato duramente alle affermazioni del consigliere Cossa: «Non voglio essere equidistante perché le due condizioni di Israele e Palestina non sono simmetriche». Paolo Zedda ha ricordato la potenza atomica di Israele e l’assenza di un esercito palestinese, per ribadire che «la Palestina è sotto occupazione da 46 anni». «Non accetto di essere definito anti israeliano – ha incalzato l’esponente della maggioranza – perché mi associo ai tanti israeliani che contestano l’oppressione in atto a Gaza e la politica del governo Israeliano». «I terroristi sono coloro i quali uccidono i civili – ha affermato Paolo Zedda – e i civili uccisi in Palestina sono più di mille contro i tre cittadini Israeliani deceduti». Il consigliere dei Rossomori ha concluso con l’appello perché Israele metta fine all’occupazione della Palestina e la Sardegna non conceda i poligoni per le esercitazioni dei militari israeliani.

Il presidente del Consiglio ha dunque posto in votazione con procedura elettronica palese la mozione n. 61 (Pizzuto e più) che è stata approvata con 39 sì e un astenuto. Il consigliere Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia), primo firmatario della mozione n. 62 ha chiesto che fosse messa in votazione senza il punto 5 del dispositivo, quello in cui si fa riferimento alla richiesta di embargo per Israele. Il presidente del Consiglio ha accolto la richiesta avanzata dal consigliere Paolo Zedda ed ha aperto la votazione con procedura elettronica. Il presidente ha constatato la mancanza del numero legale. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, è intervenuto per sottolineare che l’assenza dei consiglieri della minoranza ha avuto solo significato politico e non di assenza dai lavori dell’Aula.

Preso atto delle dichiarazioni rese dal capogruppo Pittalis, il presidente del Consiglio ha dichiarato conclusi i lavori e ha annunciato che il Consiglio sarà convocato a domicilio.

Consiglio regionale 7 copia

Il Consiglio regionale ha approvato questa mattina con 45 voti favorevoli e 3 astensioni, un ordine del giorno unitario sull’inquadramento del personale #Aras.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno collegato alla mozione n. 49 (Arbau e più) «sull’immediato inquadramento del personale Aras», la cui discussione era stata completata nella seduta precedente. Nel documento, si impegna fra l’altro la Giunta ad avviare in tempi rapidi «le azioni necessarie all’annosa ed inaccettabile situazione di precarietà in cui permangono i dipendenti Aras» e a «definire una proposta che preveda i necessari provvedimenti, con una tempistica determinata e con il confronto sia con i lavoratori che con le rispettive rappresentanze sindacali».

A nome della Giunta ha espresso parere favorevole sull’ordine del giorno l’assessore degli Affari generali, Gianmario Demuro.

Il presidente Ganau ha quindi invitato i consiglieri ad iscriversi a parlare per le dichiarazioni di voto.

Il consigliere Roberto Deriu, del Pd, ha annunciato il voto a favore «perché – ha spiegato – è una situazione che va affrontata; non dobbiamo illudere nessuno ma muoverci per la soluzione dei problemi».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha invece annunciato la sua astensione. «L’ordine del giorno – ha affermato – non risolve i veri problemi, ma in realtà rinvia nel tempo la risposta definitiva per i dipendenti Aras».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno mediante il voto elettronico palese. Constatata la mancanza del numero legale, ha poi sospeso la seduta per 30 minuti.

Al termine della sospensione, il presidente ha convocato una breve riunione della conferenza dei capigruppo ed ha nuovamente interrotto la seduta.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha tenuto a precisare che «la mancata votazione dei gruppi dell’opposizione era dovuta solo a ragioni politiche».

Successivamente l’Aula ha approvato l’ordine del giorno collegato alla mozione n°49 (Arbau e più) con 45 voti favorevoli e 3 astensioni.

Il presidente Ganau ha quindi avviato l’esame del secondo punto all’ordine del giorno: il Testo unificato n. 3 “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti”. L’Aula ha approvato all’unanimità il testo dell’articolo 1 (46 favorevoli) che stabilisce l’oggetto e la finalità della legge. Il presidente ha quindi messo in votazione gli emendamenti aggiuntivi. Il Consiglio ha approvato il n. 10 (Fenu e più), che al comma 1, dopo le parole “prodotti agricoli” aggiunge: “nel rispetto delle tradizioni, dei saperi e dei sapori locali”. Approvato anche l’emendamento n. 11, che al comma 3,alla lettera a) dopo la parola scuola, prevede di aggiungere: “di ogni ordine e grado”; lettera a) dopo la parola enti, aggiunge: “agenzie, comitati spontanei regolarmente costituiti per la tutela e valorizzazione della biodiversità delle biodiversità e”; alla lettera b dopo la parola Enti aggiunge: “, agenzie”; sempre alla lettera b) dopo la parola associazioni aggiunge: “comitati spontanei regolarmente costituiti per la tutela delle biodiversità e privati”.

Il Consiglio ha anche approvato l’emendamento n. 84 (Pizzuto e più). Il testo prevede che “nel comma 3, dopo la lettera le seguenti: b bis) assumere direttamente iniziative volte alla tutela e valorizzazione di tali risorse; b ter) stipulare convenzioni con Università, enti di ricerca, associazioni senza fini di lucro che abbiano come fine istituzionale la tutela della biodiversità; lb quater) favorire (favorendo) le iniziative, pubbliche o private, tendenti a preservare e ricostruire le risorse genetiche e a diffonderne la conoscenza e il rispetto, e nel caso di razze,cultivar, popolazioni, ecotipi e cloni utilizzati a fini produttivi, a diffonderne l’uso e a valorizzarne i prodotti”. (Eln)

Si è quindi passati all’esame dell’art. 2 (definizioni) con il quale vengono chiariti i significati delle espressioni contenute nella legge (biodiversità, conservazione in situ, ecotipo, popolazioni, unità tassonomiche, razze etc.) Il presidente della commissione, Luigi Lotto ha espresso il parere favorevole della commissione per gli emendamenti n. 12 e n. 83; ha invitato i presentatori al ritiro dell’emendamento n. 13 e ha espresso parere contrario per l’emendamento n. 14.

Il presidente del Consiglio ha invitato la giunta ad esprimere il parere. L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato di rimettersi al parere espresso dalla commissione per gli emendamenti aggiuntivi 12, 13, 14 e 83.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il testo dell’articolo 2 che è stato approvato. A seguire l’emendamento aggiuntivo n. 12 (parere favorevole commissione e Giunta): approvato. Quindi l’emendamento n. 13 con votazione elettronica: non approvato (49 presenti, votanti 48, favorevoli 23, contrari 25, astenuti 1). Di seguito l’emendamento aggiuntivo n. 83 (parere favorevole della commissione e della Giunta): approvato. Da ultimo l’emendamento n. 14 (parere contrario della commissione e della Giunta): respinto.

L’Aula è poi passata all’esame dell’art. 3, norma che definisce i compiti della Regione in materia di conservazione, tutela e valorizzazione delle risorse genetiche e del patrimonio culturale di saperi, tecniche e consuetudini legate all’agrobiodiversità che le comunità rurali hanno sempre praticato. Otto gli emendamenti presentati, uno dei quali ritirato prima della discussione. L’Aula ha respinto gli emendamenti 18 e 20 formulati dall’opposizione, mentre, con il parere favorevole della Commissione e della Giunta, sono stati approvati il 15, 16, 19, 85 e 85. Subito dopo l’articolo 3 ha ottenuto il via libera dal Consiglio.

L’Aula ha poi approvato gli art. 4 (“Repertori regionali”) e 5 (“Iscrizione ai repertori regionali”) della legge. Insieme all’art.4 è stato approvato l’emendamento n°21 (Fenu e più) collegato al n°101 in base ai quali «il patrimonio delle risorse genetiche appartiene alle comunità indigene locali». L’emendamento 101 è stato invece ritirato.

Per quanto riguarda l’art.5 è stato respinto con 21 voti favorevoli, 28 contrari e un astenuto, l’emendamento N°22 (Rubiu e più).(Af)

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 6, che prevede l’istituzione, la composizione e le finalità delle commissioni tecnico-scientifiche. Il presidente ha annunciato che è stato presentato l’emendamento di sintesi, il n. 125,  sostitutivo di tutti gli emendamenti e del testo, che prevede l’istituzione di un’unica commissione tecnico-scientifica, mentre nel testo ne erano previste due: una per il mondo animale e una per quello vegetale. Il testo, inoltre, elimina il gettone di presenza per i componenti della commissione e mantiene soltanto il rimborso per gli spostamenti degli esperti.

In particolare il testo prevede che l’art. 6 sia così sostituito: punto 1: è istituita la commissione tecnico-scientifica per l’agrobiodiversità animale e vegetale. Punto 2) la commissione è composta da: a) un funzionario dell’assessorato regionale dell’Agricoltura e riforma agropastorale competente in materia di risorse genetiche animali; b) un funzionario dell’assessorato regionale dell’Agricoltura e riforma agropastorale competente in materia di risorse genetiche di piante erbacee, arboree e forestali di interesse agrario; c) un funzionario delle Agenzie agricole regionali competente in materia di risorse genetiche animali in agricoltura; d) un funzionario delle Agenzie agricole regionali competente in materia di risorse genetiche di piante erbacee, arboree e forestali di interesse agrario; e) un agricoltore che detiene materiale animale e/o vegetale la cui tutela è prevista dalla presente legge in rappresentanza di ciascuna delle organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative; f) quattro esperti del mondo scientifico e accademico di cui uno competente in materia di risorse genetiche animali in agricoltura, due componenti in materia di risorse genetiche di piante erbacee, arboree e forestali di interesse agrario e un esperto di materie sociologiche e demo antropologiche  e in discipline storico culturali, concernenti la storia e la cultura dell’agricoltura, i saperi e le pratiche alimentari locali; g) due rappresentanti espressione dei comitati e delle associazioni che si occupano di biodiversità.

Il punto 3 è stato eliminato con un emendamento all’emendamento, mentre resta il punto 4: «La commissione di cui al comma 1 svolge le seguenti funzioni: a) esprimere parere in merito all’iscrizione e alla cancellazione della varietà da conservazione all’art.1 nel Repertorio regionale del patrimonio genetico; b) stabilire l’urgenza, la priorità e la tipologia di intervento per ciascuna varietà da conservazione; c) proporre i criteri per l’individuazione degli agricoltori custodi delle varietrà da conservazione; d) esprimere parere in merito alle richieste di prelievo di materiale di risorse genetiche di cui all’art. 1, finalizzato al migloramento genetico o all’ottenimento di prodotti che incorporano il materiale o qualsiasi delle sue parti o componenti genetiche e per cui si intende inoltrare richiesta di privativa. Il punto 5: ai componenti delle Commissioni compete il rimborso delle spese di viaggio di cui all’art. 1 comma 1 lettera c) della legge regionale 22 giugno 1987, n. 27 (Norme per l’attribuzione di gettoni di presenza ai componenti di comitati, commissioni e alttri consessi operanti presso l’Amministrazione regionale)». 

L’emendamento 125, condiviso da maggioranza ed opposizione, è stato approvato.

Il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione all’articolo 7 con il quale si istituisce la Banca regionale del germoplasma per l’agricoltura e l’alimentazione con il compito di conservare razze e varietà locali ed evitarne contaminazioni, distruzioni o alterazioni. Luigi Lotto ha dichiarato l’invito al ritiro per gli emendamenti n. 31 (sostitutivo parziale) e n. 90 (aggiuntivo) all’articolo 7. La Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione. Il presidente Ganau ha comunicato il ritiro degli emendamenti 31 e 90 e posto in votazione l’articolo 7 che è stato approvato.

Si è passati poi all’esame dell’articolo 8 (Rete di conservazione e sicurezza). Il presidente della commissione, Luigi Lotto, ha espresso il parere della commissione agli emendamenti: invito al ritiro per gli emendamenti n. 33, 35 e 2; parere favorevole per l’emendamento n. 91 e per l’emendamento 118 all’emendamento n.92. Il presidente Ganau ha messo in votazione l’emendamento n. 33 (sostitutivo parziale) su cui la commissione ha chiesto il ritiro: respinto. A seguire in votazione l’emendamento n. 91 (sostitutivo parziale) la cui approvazione ha fatto decadere gli emendamenti n. 35 e n. 2. Il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento n.118 che è stato approvato ed ha sostituito l’emendamento n. 92. Il presidente ha dunque posto in votazione con procedimento elettronico il testo dell’articolo 8 che è stato approvato (presenti 46, votanti 45, favorevoli 45, astenuti 1). Quindi sono stati posti in votazione i due emendamenti (n. 32 e n. 34) aggiuntivi all’articolo 8 (parere favorevole della commissione) che sono stati approvati dall’Aula. Della Rete fanno parte di diritto la Banca del Germoplasma e gli agricoltori custodi, mentre possono aderire soggetti pubblici e privati, enti locali, centri di ricerca e università in possesso dei requisiti previsti dalle direttive di attuazione. La Rete svolge ogni attività diretta a mantenere in vita il patrimonio di interesse agrario, zootecnico e forestale minacciato da erosione genetica e provvede a agevolare la circolazione.

Via libera da parte dell’Aula anche agli art. 9 (Circolazione del materiale genetico) e 10 (Agricoltore custode). Con il primo viene consentita, tra gli aderenti alla Rete, la circolazione, senza scopo di lucro e in ambito locale, del materiale genetico al fine di garantire un uso durevole delle risorse genetiche volto al recupero, mantenimento e riproduzione di varietà a rischio di estinzione e iscritte nei repertori regionali. Con il secondo, invece, viene istituita la figura dell’Agricoltore custode che provvede alla tutela e conservazione in situ delle razze e delle varietà locali in via di estinzione. Compito del custode, secondo la norma approvata, sarà quello di: a) evitare contaminazioni, alterazioni o distruzioni delle specie protette; b) diffondere la conoscenza, la coltivazione e l’allevamento delle risorse genetiche; c) rinnovare i semi. Il titolo di Agricoltore custode sarà conferito a seguito dell’iscrizione in un apposito elenco tenuto presso l’assessorato all’agricoltura.

L’Aula ha approvato, con il parere favorevole di Giunta e Commissione, l’emendamento n. 41 (Cherchi e più) con il quale si stabilisce che «il titolo sarà riconosciuto anche a persone fisiche che possiedono il requisito minimo di professionalità o a società agricole e cooperative sociali agricole regolarmente operanti».

Passa anche all’art. 11 (“contrassegno” da apporre sui prodotti collegati ai patrimoni genetici meritevoli di tutela) con un emendamento orale che accoglie una proposta del consigliere Daniela Forma (Pd) per consentire non solo alle aziende agricole ma a tutta le “imprese” di poter operare nel settore delle produzioni derivanti dalle risorse genetiche tutelate. Approvato anche l’emendamento n°42 (Rubiu e più) con cui si attribuisce il contrassegno regionale ai prodotti “costituiti, contenenti o derivati da materiale genetico iscritto nei repertori regionali”.

Il presidente Ganau ha poi messo in votazione l’articolo 12 con l’approvazione dell’emendamento 45, proposto dalla minoranza, che sostituisce il titolo con “Comunità di tutela della biodiversità agraria, della cultura, qualità e sicurezza alimentare”. Approvato anche l’articolo 13 “Interventi per la ricerca sulla biodiversità agraria e alimentare” e l’emendamento 48 della minoranza (47 voti favorevoli e 1 astenuto), che sostituisce il comma 2: «La Regione finanzia la realizzazione di progetti innovativi sulla biodiversità agraria, zootecnica e alimentare, proposta da Enti pubblici, associazioni, comitati per la biodiversità e privati, individuati mediante bando pubblico«. Approvato anche l’emendamento di sintesi n. 113, emendamento all’emendamento 47, presentato da Oscar Cherchi (Fi), che sostituisce totalmente il 47: «Al comma 1 dell’art. 13, dopo le parole risparmio idrico sono aggiunte le seguenti: al corretto uso dei suoli».

Il presidente ha, quindi, messo in votazione l’articolo 14 sulle “direttive di attuazione” a cui non sono stati presentati emendamenti. Il testo è stato approvato.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’articolo 14 La Giunta regionale approva con propria deliberazione le direttive di attuazione del presente capo entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge” al quale non sono stati presentati emendamenti: approvato.

Al capo II del testo di legge “Istituzione del marchio collettivo di qualità agro-alimentare garantito dalla Regione per la tracciabilità e la promozione dei prodotti agricoli e agro-alimentari di qualità” è stato presentato l’emendamento n. 49, sostitutivo parziale, che sostituisce la parola “marchio” con la parola “marchi” su cui ha espresso parere contrario la commissione e la Giunta. Il capogruppo, Gianluigi Rubiu (Udc), ha spiegato che è intendimento dei presentatori prevedere due marchi e non soltanto un marchio e che il tema sarà approfondito nel corso della discussione degli articoli che trattano nello specifico l’argomento. Rubiu ha dunque comunicato il ritiro dell’emendamento n. 49 e il presidente del Consiglio ha così posto in votazione il capo II della testo unificato che è stato approvato senza modifiche.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 15 “finalità” in materia di promozione e valorizzazione dei prodotti agricoli, zootecnici, ittici e silvo-pastorali. Il presidente della commissione ha espresso parere favorevole all’emendamento n.119 all’emendamento 93 e ha chiesto il ritiro dell’emendamento n. 50. La Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha sottolineato la fondamentale importanza del capo II della legge in discussione e evidenziato come il provvedimento in via di approvazione prosegua e completi il percorso avviato nella scorsa legislatura in ordine alle iniziative della Regione per la  promozione e la valorizzazione dei prodotti sardi. «Il messaggio che abbiamo rilanciato – ha dichiarato Cherchi – è chiaro e dice: compra sardo e mangia sardo». A giudizio dell’esponente della minoranza, il marchio consentirà di riconoscere ed individuare con semplicità i prodotti della Sardegna. Oscar Cherchi ha espresso favore anche per l’emendamento 119 sostitutivo totale all’emendamento n. 93 che afferma come «strategico il settore agroalimentare regionale e adotta il modello alimentare mediterraneo come modello sostenibile e di tutela della biodiversità».

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento 119 che è stato approvato ed ha sostituito l’emendamento n. 93 ed ha proseguito con la messa in votazione del testo dell’articolo 15 che è stato approvato. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha quindi comunicato il ritiro degli emendamenti aggiuntivi all’articolo 15, sui quali commissione e Giunta, avevano espresso parere contrario.

Il presidente dell’Assemblea ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 16, riguardante l’istituzione del marchio collettivo, e il presidente della commissione, Luigi Lotto (Pd) ha espresso il parere sugli emendamenti: invito al ritiro per il n. 53, 94, 96, 51, 52; parere positivo per il 120 (emendamento all’emendamento n.96) e parere negativo per il 54. Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia”, Piermario Manca, ha annunciato che l’emendamento n. 107 sarà ripresentato in forma orale nel corso della discussione dell’articolo 22. Il presidente della commissione Agricoltura ha confermato l’accordo perché il tema delle diciture in lingua sarda sia affrontato nell’articolo 22 del testo di legge e di considerare dunque ritirato l’emendamento n. 107. Il presidente Ganau ha comunicato all’Aula il ritiro degli emendamenti 53 e 94 ed ha messo in votazione il testo dell’articolo 16 che è stato approvato. È stato approvato l’emendamento n. 95, aggiuntivo all’articolo 16, e l’emendamento 120 che ha sostituito l’emendamento 96, in tema di utilizzo del marchio, di qualità e di completa tracciabilità. E’ stato ritirato l’emendamento 51 mentre il consigliere Oscar Cherchi (Fi), nonostante la richiesta di commissione e giunta, ha ribadito la volontà di non procedere al ritiro dell’emendamento n. 52, perché, a suo giudizio, «è opportuno riportare nelle etichettature dei prodotti i riferimenti alla normativa comunitaria in materia di informazioni sugli alimenti ai consumatori». Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha ribadito il concetto espresso dal suo collega di minoranza ed ha invitato l’Aula ad approvare l’emendamento n. 52. Il presidente ha messo in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 52 che non è stato approvato dal Consiglio, così come l’emendamento n. 54.

L’Assemblea ha poi approvato gli articoli 17 (direttive di attuazione) e 18 (concessione dell’uso del marchio). Quest’ultima norma prevede la concessione del marchio per prodotti agrari e agro-alimentari per cui sono stati predisposti i relativi disciplinari di produzione. L’uso è concesso alle imprese singole e associate con sede legale in Sardegna. L’obbligatorietà della sede legale è stata introdotta dall’emendamento aggiuntivo n.108 (Lotto-Rubiu) votato all’unanimità dall’Aula.

Subito dopo il Presidente Ganau ha chiuso la seduta ed aggiornato i lavori alle ore 16.00.

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha concluso la discussione generale sull’ordine del giorno su agricoltura e sviluppo rurale “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agro biodiversità, marchio collettivo, distretti”.

In apertura di seduta, il presidente Gianfranco Ganau  ha dato la parola al consigliere Efisio Arbau, capogruppo di “Sardegna vera”. Arbau ha definito il testo molto importante, «una pietra angolare su cui è possibile costruire l’edificio dell’agricoltura sarda, soprattutto per il nuovo approccio alle risorse comunitarie». «Il provvedimento – ha aggiunto – codifica aspetti rilevanti e indica soluzioni di grande interesse, va a fondo sulle varie questioni anche se forse occorrerebbe un passaggio più approfondito sulle associazioni interprofessionali». La biodiversità come fattore di sviluppo rurale, secondo Arbau, «dà senso ad una agricoltura storica come la nostra dove c’è molto saper fare, rappresenta una identità forte nell’era della globalizzazione, riordina il ruolo dei comitati, afferma che la tutela non è una questione da amatori, ma serve perché la qualità può trovare spazio anche nelle grandi catene industriali con buone operazioni di marketing». Per quanto riguarda il marchio, il capogruppo di “Sardegna vera” ha dichiarato che «nella precedente legislatura è stato predisposto un marchio di qualità ed è un lavoro che va utilizzato e sviluppato; il nodo, piuttosto, è capire quali prodotti vi possono essere ricompresi, solo quelli confezionati con materie prime presenti in Sardegna o anche altri?». A giudizio di Arbau la strada giusta è quella del pragmatismo: «Non possiamo permetterci di fare i puristi, il mercato non ce lo consentirebbe, in questa fase è necessario individuare una via di mezzo, riconoscendo il marchio a tutti e lavorando su una migliore selezione delle materie prime». Soffermandosi sulla nuova figura dei distretti, che il consigliere Arbau li ha definiti «le macchine del nuovo sistema agricolo, che nascono dal basso, favoriscono l’associazionismo di produttori, sono soggetti nuovi che possono snellire il meccanismo dei Gal, migliorare e qualificare la spesa». Dopo la pausa estiva, esponente di Sardegna vera ha auspicato un impegno delle istituzioni regionali per avviare, un minuto dopo l’approvazione della legge, «una forte attività di animazione sul territorio, verso produttori ed associazioni del mondo agricolo; la politica ha detto che agricoltura era il centro della ripartenza ed è arrivato il momento di dimostrarlo».

Il consigliere Daniela Forma (Pd) ha sottolineato «il grande lavoro di approfondimento e sintesi fatto della quinta commissione, così come è condivisibile l’idea del testo unico in un settore che si presta ad essere riempito di contenuti, e particolarmente significativa l’attenzione alla biodiversità, buon passo avanti per la difesa del nostro patrimonio zootecnico con azioni utili e indispensabili». La legge, però, presenta secondo il consigliere Forma «un punto di debolezza sull’individuazione delle razze di interesse agrario e forestale cui assegnare un contrassegno facoltativo limitato a alla figura degli agricoltori custodi ed alle aziende agricole di produzione primaria». «Ritengo invece che questa azione vada estesa a tutta la filiera – ha precisato Daniela Forma – perché è giusto valorizzare patrimonio zootecnico intendendo la tutela come strumento di sviluppo per l’intera filiera; ragioniamo insieme e vediamo fin dove ci possiamo spingere, eliminando le restrizioni». Su marchio collettivo l’ex assessore dell’Agricoltura Cherchi ha ben lavorato, ha riconosciuto l’esponente del Pd, «la strada giusta è infatti quella del marchio regionale di riconoscimento di qualità per il processo produttivo e le trasformazioni, senza dimenticare la necessità di creare le migliori condizioni di sistema con una più ampia disponibilità di materie prime e l’impegno di risorse nella promozione dei prodotti tutelati dal marchio, senza disperdere i fondi in tanti rivoli». In materia di sanzioni, ha poi osservato il consigliere, «la legge le ha previste forse troppe elevate in relazione al momento che stiamo attraversando e mi pare che occorra una riflessione sul punto». I distretti, infine, rappresentano per Forma «uno strumento di sviluppo positivo, anche se sarebbe più utile garantire la maggioranza ai soggetti principali di ciascun distretto; in definitiva la mancanza di risorse è un limite, ma la legge può comunque rimettere in moto il settore».

Il consigliere Oscar Cherchi, di Forza Italia, si è detto dell’avviso che «siamo davvero davanti ad un testo di grande importanza per questa terra perché il rilancio del sistema economico della Sardegna non potrà che passare dall’agricoltura». E’una buona legge, ha continuato Cherchi, «che può dare nuove opportunità, preservare il valore del nostro patrimonio naturale, promuovere la crescita del nostro tessuto economico, ha in altre parole il grande pregio di fare una efficace sintesi su alcuni grandi temi». In Sardegna, ha ricordato il consigliere di Forza Italia, «la ricerca di volumi elevati di produzione ha portato ad una agricoltura e ad una zootecnia di tipo intensivo che ha livellato verso il basso i caratteri genetici, provocando un arretramento anche sul piano culturale con la scomparsa prodotti tipici; ora occorre invertire la tendenza per recuperare la grande tradizione sarda». «Bisognerà anche favorire informazione e l’allargamento delle conoscenze – ha detto ancora Cherchi – sulle risorse genetiche a rischio: mangia sardo e compra sardo era l’obiettivo che come Sardi dovevamo raggiungere, per esprimere attraverso il marchio collettivo questa idea progettuale che nasce da lontano con tante iniziative alcune delle quali sono ormai consolidate, come la tracciabilità». «La chiave di volta del nostro settore agroalimentare – ha affermato il consigliere di Forza Italia – passa attraverso la valorizzazione dei prodotti di qualità, esaltando le differenze con produzioni concorrenti». Ben vengano, dunque, «la certificazione regionale e l’individuazione degli operatori che hanno concorso al processo produttivo». Cherchi ha espresso qualche critica solo sui nuovi distretti rurali forse «non del tutto aderenti alla realtà delle nostre campagne, diciamo che possono essere una importante scommessa in un momento particolarmente difficile e forse sarà necessaria, su questo punto, qualche modifica al testo del provvedimento».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha parlato della legge come una grande «opportunità di crescita e sviluppo per la Sardegna, restituendo dignità ed attualità ad una lunghissima storia nella quale si sono riconosciute molte generazioni di sardi ed ancora oggi l’agricoltura è un settore strategico con grandi possibilità di successo, è stato così anche dall’alba dell’autonomia regionale, le cui fasi più significative furono scandite dalla prima grande riforma agraria». «Oggi – ha osservato Cozzolino – lo scenario è profondamente cambiato, caratterizzato da spinte radicali verso una modernizzazione che rende necessari interventi correttivi; proprio da qui nasce il provvedimento all’attenzione dell’Aula, dove c’è molta competenza e molto lavoro, molta innovazione, un provvedimento che certamente darà i suoi frutti anche perchè si inquadra bene nel panorama migliore nazionale ed europeo, con un ancoraggio forte all’identità sarda». La nostra filiera agricola, ha proseguito Cozzolino, «ha ora uno strumento in più per cambiare, spezzando logica globalizzazione e della desertificazione, sviluppando la capacità di difendersi da qualsiasi tentativo di corruzione e rafforzando il valore assoluto della biodiversità, con l’introduzione di nuove norme e nuove figure, con la riorganizzazione». In altre parole, ha dichiarato il consigliere del PD «stiamo ritornando al famoso su connottu della migliore storia sarda, ferma restando la consapevolezza che si può migliorare». Fra i possibili miglioramenti, Cozzolino ha inserito l’allargamento del raggio degli apporti esterni al settore agricolo, magari all’artigianato «che da sempre ha legami forti con l’agricoltura»

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta ha espresso apprezzamento per l’unificazione nella Quinta commissione delle 6 proposte di legge in materia di agricoltura, biodiversità e marchi di produzione. «L’agricoltura – ha affermato Carta – è un tema di grande attualità, centrale per l’economia sarda». L’esponente della minoranza ha ricordato inoltre che la discussione della legge si svolge in un momento in cui si discute della nuova Pac.»

Angelo Carta ha definito “fondamentale” l’introduzione di norme per la tutela per l’agrobiodiversità sarda, previste nel testo unificato n.3. In merito all’introduzione del marchio Sardegna per la valorizzazione delle produzioni isolane, il consigliere sardista, non ha mancato di evidenziare alcune perplessità emerse nel corso del confronto e nelle audizioni nella Commissione presieduta dall’onorevole Luigi Lotto. Carta ha però rimarcato che i consumatori, tra i prodotti locali e i prodotti standardizzati, mostrano un sempre maggiore gradimento per i primi. Carta ha quindi elencato i diversi marchi già esistenti in Sardegna, dai prodotti Dop al marchio Igp per gli agnelli, ed ha ricordato che sono 178 i prodotti agroalimentari tradizionali. «Un’elencazione – ha dichiarato il consigliere dei Quattro Mori – che si traduce in lavoro, sviluppo ed anche in un freno per lo spopolamento dei campi e delle aree interne». Carta ha però auspicato che il marchio collettivo, così come disciplinato dagli articoli 16 e seguenti della legge in discussione, non si traduca in un appesantimento degli obblighi in capo alle piccole aziende e ai piccoli produttori. L’intervento è proseguito con un quadro di insieme “dell’esistente” in relazione all’introduzione dei “distretti”. Carta ha ricordato ruolo e funzioni dei programmi Leader, dei Gal, delle agenzie agricole (ad incominciare da Laore), delle 12 organizzazioni di produttori (Op) nel comparto ortofrutta, delle 20 Op che interessano in prevalenza il settore lattiero caseario e delle reti di impresa.  Una realtà che il consigliere Psd’Az ha definito “frammentata” ed ha auspicato  che l’introduzione dei distretti possa tradursi in una maggiore aggregazione. Carta ha concluso il suo intervento a quanto affermato dal consigliere Modesto Fenu nella parte finale della relazione di minoranza per invitare i colleghi a compiere ogni sforzo per migliorare in Aula una legge fondamentale per il settore primario dell’Agricoltura.

Il consigliere del Pd, Piero Comandini, ha ringraziato il presidente Lotto e l’intera commissione Agricoltura per il lavoro svolto ed ha sottolineato, in termini positivi, che il testo unificato n. 3 rappresenta la prima legge organica dopo cinque mesi di legislatura. L’esponente della maggioranza ha inoltre rimarcato che la legge in discussione «non è una legge di spesa, come tante ne sono state approvate nel passato in materia di Agricoltura, ma una legge di opportunità per il rilancio delle produzioni e dell’intero comparto». «L’agricoltura in Sardegna – ha dichiarato Comandini – ha enormi potenzialità inespresse». L’esponente del Pd ha infatti ricordato che il comparto produce solo il 4% del Pil sardo e nell’Isola l’80% degli alimenti sono di importazione. «Se escludiamo vini e formaggi – ha spiegato – negli altri settori serve cambiare metodi e strategia, e serve considerare che nel corso degli ultimi anni si sono ridotte le aziende e le superfici agricole». 

Piero Comandini, non soltanto ha definito l’agricoltura come “momento fondamentale” per lo sviluppo della Sardegna ma ne ha sottolineato il rinnovato ruolo strategico, in considerazione del fatto che il comparto industriale sardo sta abbandonando l’Isola. «L’agricoltura – ha affermato Comandini – è la risorsa rinnovabile della Sardegna: crea lavoro e identità,  fa filiera con il turismo e rappresenta un freno per lo spopolamento delle zone interne». Piero Comandini ha quindi ricordato i titoli principali del testo di legge unificato ed ha espresso soddisfazione per l’introduzione di norme regionali per la salvaguardia dell’agrobiodiversità («siamo tra le prime Regioni a dotarci di una legge in materia») e per la creazione di un marchio collettivo («deve costituire una garanzia per i consumatori e quella che dovranno assicurare i prodotti sardi deve essere una “garanzia etica”»). Il consigliere del Pd ha inoltre auspicato più efficaci politiche di marketing che valorizzino quelle produzioni sarde (la maggior parte) che rispettano i rigidi protocolli europei in materia di “benessere animale”.

Il presidente ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, il quale ha affermato che agricoltura e turismo devono essere il futuro della Sardegna e la Regione ha il dovere di sostenere al meglio questi settori. La legge in esame, secondo Fasolino, rappresenta l’opportunità di intervenire in un settore, che ancora non decolla, e contiene dei punti sicuramente importanti. Per l’esponente dell’opposizione però è fondamentale realizzare un marchio collettivo di qualità, ma  supportato da una incisiva campagna di comunicazione e marketing territoriale attraverso iniziative promozionali. Fasolino ha anche rilevato che ci sono anche delle criticità nelle legge rappresentate dal fatto che esistano altri provvedimenti come, per esempio, altri marchi realizzati dalla Regione e dai Gal che non hanno prodotto un rientro per i produttori. «In questa legge c’è un’idea di scopo – ha affermato –  ma manca la strategia. Senza l’apertura di canali commerciali non si riuscirà a coinvolgere il sistema produttivo».

Giudizio positivo sulla legge è stato dato dal consigliere di Sel, Luca Pizzuto, il quale ha elogiato il lavoro svolto dalla Commissione Attività produttive. Nel testo è evidente, secondo l’esponente di maggioranza, «che la Sardegna vuole incentivare e difendere la agrobiodiversità sarda». Si tratta di «un atto forte e importante», che con  l’istituzione del marchio collettivo di qualità «cerca di tutelare i nostri produttori», esortandoli ad aggregarsi e a caratterizzarsi. «Questa legge dice che possiamo andare avanti ripartendo dalle nostre specificità: è un atto di sovranità e autodeterminazione che ci deve rendere orgogliosi». «Si tratta – ha concluso Pizzuto – di un modello di sviluppo che tiene conto di tutto il percorso che parte dal seme e arriva al consumatore». Il consigliere di Sel ha garantito pieno sostegno e una partecipazione attiva a sostegno di tutto il comparto.

Il vicepresidente della Quinta Commissione Luigi Crisponi, in apertura del suo intervento, ha rivendicato il buon lavoro svolto dall’organismo consiliare. «Biodiversità e territorialità delle produzioni – ha detto Criponi – sono, al pari del turismo, una delle vene aurifere dell’economia ancora da scavare per portare fuori le gemme più preziose. In alcuni casi, come nella raccolta del latte, il settore agricolo utilizza metodi arcaici. E’ vero che le nostre produzioni beneficiano della qualità ambientale, del sole, dell’area pulita ma, allo stesso tempo, scontano forti ritardi.  La legge tenta di colmare queste lacune facendo proprie proposte che partono dal basso. Il Testo unificato, infatti, accoglie alcuni suggerimenti contenuti in una proposta di legge di iniziativa popolare presentata nella scorsa legislatura».

Per Crisponi occorre però fare attenzione a ciò che si voterà: «Servono ulteriori riflessioni – ha affermato il consigliere dei Riformatori – uno degli elementi da approfondire è quello dei marchi di qualità. Si tratta di un aspetto delicato: ci sono problematiche di carattere giuridico che potrebbero intervenire a gamba tesa. E’ un problema europeo, non possiamo escludere, in una filiera organizzata, ciò che arriva dagli altri stati comunitari. Io sono per la protezione dei prodotti sardi, ma non si possono dimenticare aziende che danno lavoro e aiutano l’economia sarda». Crisponi ha quindi invocato una normativa che metta ordine nel settore: «Il marchio deve essere di garanzia per far capire che si utilizzano realmente prodotti sardi. Dobbiamo innanzitutto proteggere la salubrità e la qualità dei nostri prodotti ma, allo stesso tempo, occorre favorire il mercato. La biodiversità è un nuovo comparto in via di sviluppo, bisogna però fare attenzione che dietro questa attività di protezione ci sia un po’ di economia. A fine mese infatti è necessario garantire imprese e lavoratori».

Luigi Crisponi ha quindi affrontato il tema delle sanzioni, previste nel Testo unificato come deterrente: «Abbiamo elevato le sanzioni per impedire irregolarità e speculazioni. Nel commercio i gruppi più forti hanno spesso preferito violare la legge e pagare le multe, come nel caso delle chiusure domenicali delle Città Mercato. Non va escluso che ci si possa trovare di fronte a un soggetto potente anche nel settore agricolo che possa infischiarsene delle prescrizioni. La legge – ha concluso Crisponi – è un buon punto di partenza per un comparto essenziale, il tentativo di restituire vivacità all’economia regionale».

Giudizio condiviso da Pier Mario Manca (Partito dei Sardi). «Per la prima volta – ha detto – non si discute di indennizzi ma si cerca di creare le condizioni per un agricoltura competitiva». Manca ha quindi affrontato il primo dei tre pilastri della legge in discussione. «La tutela dell’agrobiodiversità ha una ragione chiara – ha sottolineato il consigliere del PdS – in passato abbiamo migliorato le produzioni ma, allo stesso tempo, abbiamo creato enormi danni all’ambiente con fertilizzanti e pesticidi. E’ necessario recuperare le piante che si erano adattate al nostro clima e al nostro territorio. Grazie alle biotecnologie riusciremo a salvare queste diversità e a garantire uno standard di qualità delle produzioni senza l’uso dei pesticidi». 

«Secondo pilastro della legge – ha aggiunto Manca – è quello del marchio collettivo. Uno strumento che consentirà di salvaguardare le produzioni delle nostre aziende a contemporaneamente tutelare il consumatore che deve saper che cosa mangia. Per l’esponente dei sovranisti, con il marchio collettivo si cerca di superare un gap di 20 anni. Fino ad ora tutti sono venuti a produrre in Sardegna proponendo l’immagine di un ambiente incontaminato, per la prima volta sarà garantito un bollino di qualità a chi produce secondo disciplinari codificati. Questa è una buona soluzione per ripartire e  tutelare produzioni e consumatori». 

Nell’ultima parte del suon intervento, Manca ha affrontato il tema dei distretti. «Anche qui si vuole iniziare una battaglia – ha detto – ciò che interessa è avviare un discorso nuovo per tutelare le produzioni dei territori e portarle sui mercati internazionali. In Sardegna esistono zone di eccellenza per il vino, l’olio, il formaggio. Il nuovo Psr deve andare in quella direzione. Ben venga questa legge».

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Paolo Truzzu, ha condiviso apprezzamenti e ringraziamenti per l’operato della Quinta commissione ed ha auspicato un “cambio culturale” per l’agricoltura sarda. «E’ una necessità – ha dichiarato Truzzu – perché è finito il tempo dell’industria in Sardegna e oggi tanti giovani vedono nel ritorno alla terra l’opportunità di lavoro». L’esponente della minoranza ha però ricordato la bassa incidenza del comparto agricolo nel Pil complessivo della Sardegna ed ha affermato che «la legge in discussione stabilisce un primo punto di partenza per preservare e valorizzare il patrimonio dell’Isola e le sue produzioni». Truzzu ha inoltre fatto riferimento ai tanti interessi in campo, soprattutto per quanto riguarda “la battaglia” tra le multinazionali e i piccoli produttori locali. A giudizio del consigliere di Fratelli d’Italia, serve far arrivare i prodotti sardi non solo in nuovi mercati ma anche direttamente sulle tavole dei consumatori italiani. «Dobbiamo inoltre sostenere azioni adeguate – ha aggiunto Truzzu – per portare i nostri prodotti in tutte le strutture delle media e grande distribuzione». Il consigliere dell’opposizione ha quindi evidenziato come, la parte del testo di legge che introduce la figura dell’agricoltore\custode, debba intendersi come riferita anche al pastore\custode.

In conclusione del suo intervento, Paolo Truzzu, ha però espresso preoccupazione sui possibili effetti negativi che alcune norme contenute in legge potrebbero avere per i produttori locali. «Invito tutti alla riflessione – ha concluso Truzzu – perché si valutino attentamente le norme in esame, per evitare che chi oggi vogliamo tutelare, alla fine risulti penalizzato».

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca) ha voluto sgombrare il campo dagli equivoci, ribadendo quanto affermato in sede di relazione: «Occorre migliorare la proposta di legge – ha  sostenuto – che fa un consistente passo avanti rispetto al quadro precedente ma serve anche armonizzarla concretamente con la normativa comunitaria con cui fatalmente dovrà fare i conti». I margini di miglioramento ci sono, ha continuato Fenu, soffermandosi sui punti qualificanti della legge. Per migliorare la parte relativa alla biodiversità, a suo giudizio, «serve un coinvolgimento del volontariato, dei tanti comitati che si sono impegnati a fondo nel settore mentre, per i distretti che non sono disciplinati a livello comunitario, è necessaria maggiore attenzione». Per il consigliere uno dei punti più critici della legge riguarda il marchio; «se incrociamo il testo della legge regionale con la normativa internazionale – ha spiegato – ci accorgiamo che forse rischiamo di produrre danni anziché benefici o forse la voglia di dare risposte rapide ci ha portato fuori strada». «Per esempio – ha spiegato Fenu – siccome il codice doganale prevede che nell’etichetta sia citato il luogo dove è avvenuta l’ultima fase di trasformazione cosa accadrebbe del nostro pane carasau, potrebbe diventare un prodotto sardo anche se confezionato con grano proveniente da tutto il mondo, che vantaggi ne avremmo?» «L’ultimo regolamento comunitario, il n° 1169 – ha concluso il consigliere Fenu – prevede l’etichetta etica, obbliga ad rapporto leale con consumatore, obbliga inoltre a riportare nell’etichetta non solo il paese di origine ma anche il luogo del prodotto e dell’ingrediente primario, questo ha molto significato per le produzioni sarde». Sul marchio bisogna però lavorarci ancora, ha avvertito il consigliere, «perché non basta dire prodotto in Sardegna; è una definizione molto inflazionata, registrata almeno mille volte da imprenditori privati e potrebbe creare pericolose confusioni».

Nel dibattito generale sul testo unico è poi intervenuto l’on. Gianluigi Rubiu (Udc) che ha auspicato l’invio del testo nuovamente in commissione per definire meglio alcuni aspetti ancora poco chiari. In caso contrario l’esponente dell’Udc ha annunciato la presentazione di numerosi emendamenti. «Questo Testo – ha detto Rubiu – deve rappresentare un’ opportunità per la Sardegna e per le imprese sarde. Per questo sarebbe opportuno valutare meglio tutti gli aspetti della legge. In commissione i lavori sono stati troppo celeri – ha affermato – e siamo stati chiamati ad  esprimere un voto troppo affrettato». Gianluigi Rubiu ha espresso perplessità soprattutto sulle disposizioni che riguardano le sanzioni (quelle amministrative non sono di competenza regionale), sul marchio collettivo (che come delineato dal Testo unico rischia di non creare benefici) sul secondo comma dell’articolo 16 e sugli articoli 17 e 22. «Siamo consapevoli – ha concluso Rubiu – della forte necessità di sostenere le aziende sarde di qualità creando quegli strumenti idonei a “esportare il territorio”». Per Rubiu è urgente anche, in contemporanea, riformare gli enti strumentali agricoli.

Il presidente ha dato la parola alla Giunta per esprime il parere sul testo di legge. Elisabetta Falchi, assessore regionale dell’Agricoltura, ha ringraziato il presidente della Commissione, Luigi Lotto, e tutti i componenti per il lavoro svolto, per la complessità dell’argomento e per avere lavorato con celerità, riunendo in un unico testo le diverse proposte di legge. Un modo di procedere in linea con quello che sta facendo la Giunta, ha affermato, nell’ottica di realizzare un progetto organico e complessivo per il rilancio del comparto. «Quello che è mancato finora – ha sottolineato – è la strategia». L’esponente dell’esecutivo ha ricordato all’Aula che è stato presentato in Commissione il Piano di Sviluppo Rurale che è stato già inviato all’Unione europea. «Dall’analisi del contesto si evince come la Sardegna abbia come punto di forza la qualità – ha affermato Falchi – non possiamo competere con la quantitàۛ». 

«Quindi qualità come punto di forza, intesa come qualità del nostro ambiente che si riflette sui nostri prodotti. E questa legge sulla tutela dell’agrobiodiversità ci aiuta molto».  Elisabetta Falchi ha anche sottolineato la qualità dei prodotti sardi, in particolare del formaggio, «grazie alle nostre essenze pascolative che non esistono in altre parti del mondo. Dobbiamo intervenire nella protezione delle essenze pascolative e delle nostre razze – ha detto – lavorando per la loro valorizzazione anche ai fini della ricerca». 

L’assessore ha poi ricordato quanto accaduto con la multinazionale olandese due mesi fa, che voleva raccogliere alcune semenze per utilizzarle in processi di ricerca. «Abbiamo avuto difficoltà a rispondere – ha affermato l’assessore – perché mancava un quadro normativo, quindi avere una norma sulla biordiversità era importante». Fondamentale anche il marchio di qualità e i distretti. «La legge sui distretti consentirà di organizzare meglio il nostro comparto produttivo, troppo debole, che ha bisogno di strategia e indirizzo». L’assessore ha fatto poi un appello all’Aula auspicando che la legge, pur con alcuni correttivi che si potranno inserire attraverso gli emendamenti, venga esitata nel minor tempo possibile.

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e messo in votazione il passaggio agli articoli, che ha avuto l’approvazione dell’Aula all’unanimità (44 favorevoli e 1 astenuto). Il presidente ha chiuso la seduta, i lavori riprenderanno alle 16.00. Alle 15.00 si riunirà la commissione Attività produttive per l’esame degli emendamenti.

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Gianluigi Rubiu, capogruppo UDC in Consiglio regionale, lancia un grido d’allarme sulla situazione dell’Igea.

«La situazione in cui vertono i circa 260 dipendenti e dell’Igea non è più sostenibile – denuncia Gianlugi Rubiu – a causa del mancato pagamento degli stipendi da oltre sei mesi. E’ necessario che l’assessorato dell’Industria elabori tempestivamente la convenzione triennale con Igea riguardante la custodia e il mantenimento in sicurezza delle miniere per un totale di 28 milioni di euro.»

Sulla questione è stata presentata anche un’interrogazione che invita la Giunta Pigliaru a farsi portavoce di un tavolo permanente con il Governo sui nodi ancora sospesi delle realtà industriali del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano. Troppe, infatti, le emergenze sul territorio: dall’Alcoa all’Eurallumina sino alla Keller. Il braccio di ferro sull’Igea è costellato da una lunga via crucis, che ha visto spettatori impotenti i dipendenti, da ormai troppi mesi senza un centesimo.

«Ecco perché – aggiunge l’esponente del partito centrista – si deve scommettere e rilanciare l’apparato produttivo della Sardegna, con particolare riguardo a quello del Sulcis strangolato dalla chiusura di diverse realtà, contribuendo dunque a porre l’accento sull’importanza di questa società, istituita dalla Regione, e ogni anno finanziata con fondi regionali, la cui mission è particolarmente importante per la Sardegna: dalla messa in sicurezza dei siti minerari dismessi alla loro valorizzazione. Un contenitore che si può attrezzare per diventare un’azienda concorrenziale, a livello nazionale e internazionale, nel campo delle bonifiche ambientali cui sono destinate ingenti risorse, visto che l’Igea nei suoi cassetti conserva compiuti piani di recupero ambientale, che attendono solamente volontà e convinzione politica di chi governa la Sardegna di avere al proprio interno una potente e qualificata struttura in grado di intervenire efficace mente sui problemi della salvaguardia e del ripristino dell’ambiente.»

«La società – prosegue Rubiu – vanta una storia importante per un territorio dalle grandi potenzialità come quello del Sulcis Iglesiente, visto che a questa azienda, oltre a raccogliere l’eredità dell’Emsa, in termini di concessioni minerarie, è stato assegnato il compito di garantire il lavoro agli ex dipendenti delle controllate dallo stesso ente, attraverso i piani di recupero, valorizzazione e rilancio dei siti dismessi. Inoltre, con i suoi 382 dipendenti e con l’impiego delle risorse provenienti dal bilancio regionale e dalle disponibilità europea, l’Igea doveva quindi curare la bonifica delle aree che segnarono l’epopea della prima industrializzazione della Sardegna, operando all’interno di parte di quelle aree perimetrate con il decreto istitutivo del GeoParco.»

Una speranza è data dalle ultime decisioni dell’esecutivo. «Di deve però passare ai fatti – conclude l’esponente dell’Udc – con il pagamento degli stipendi e, soprattutto, il mantenimento dell’immenso patrimonio produttivo. Non dobbiamo deludere le aspettative dei lavoratori prolungando l’agonia dell’azienda.»

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 Il Consiglio regionale ha approvato questa mattina l’ordine del giorno della maggioranza sull’intesa Regione-Governo sul #patto di stabilità.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente dell’Assemblea ha dato la parola alla Giunta regionale, rappresentata dall’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, per l’intervento di replica a conclusione del dibattito sull’accordo fra Stato e Regione relativo al Patto di stabilità.

Il capogruppo di forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha osservato che «anche per rispetto dell’assessore, non credo si possa procedere in un’Aula semivuota» ed ha proposto una sospensione.

Il presidente Ganau ha accolto positivamente la richiesta disponendo una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori, ha preso la parola l’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, che, in apertura, ha affermato che «si è discusso molto, in Aula e fuori, di un accordo importante di cui abbiamo costantemente informato il Consiglio; io personalmente, dopo il pre-accordo politico ho chiamato da Roma l’ex presidente Cappellacci, l’ho fatto perché crediamo anche nella continuità istituzionale della nostra Regione che chiunque governi cerca di rappresentare al meglio con serietà e rispetto istituzionale». Però, ha continuato l’assessore, «nel dibattito di ieri si sono sentite contrapposizioni aprioristiche e demagogiche, falsità: si è detto che l’accordo che coinvolge gli Enti locali ma non è vero, che si è ceduta l’autonomia di accertamento delle entrate ma su questo non c’è una sola parola, che si è rinunziato a 3 o 4 miliardi di euro, ma dove stanno?»

Come in tutte le cose, anche  quelle molto tecniche, è necessario secondo l’assessore della Programmazione «analizzare con attenzione le singole questioni e valutare i pro e i contro con rigore e pragmatismo». Soffermandosi sul raffronto fra la situazione della finanza pubblica regionale “prima” e “dopo” l’accordo, Paci ha spiegato che «la situazione di partenza era di entrate non definite con precisione perché mancavano le norme di attuazione che la Giunta precedente aveva cercato di fare senza però riuscire a trasformarle in legge; oggi questo accertamento lo fa la ragioneria dello Stato, al di là della volontà di chi governava prima». Per quanto riguarda il cosiddetto sforamento del Patto, Paci ha affermato che ammontava a circa 300 ml a prescindere dalla nettizzazione del fondo unico «e questo avrebbe comportato una sanzione; arrivati al governo, dopo appena una settimana abbiamo certificato  questa situazione e non potevamo fare altro, ma è chiaro che questi dati avrebbero comportato restrizioni, blocco della spesa corrente e degli investimenti, sanzioni pecuniarie, saremmo andati davanti alla Corte Costituzionali e, anche tenuto conto della sua giurisprudenza costante, si sarebbe perso senza ombra di dubbio, tutti i pareri legali sono concordi sul punto».

In prospettiva inoltre, a giudizio dell’esponente della Giunta «non ci sarebbe stato nessun incremento del patto nel 2014 e negli anni seguenti, l’anomalia c’è ed stata riconosciuta  dalla Corte Costituzionale ma poi nasce il vero contenzioso perché non è possibile quantificare quanto riconosciuto senza un forte accordo politico».

Passando ad esaminare la situazione concretamente scaturita dall’accordo col Governo l’assessore ha sottolineato che «vengono cancellate le sanzioni per il 2013, per il 2014 la Regione ha 364 milioni in più, vengono tolti i vincoli del Patto di stabilità dal 2015 e questo è un grande risultato, più di quello che ci saremmo aspettati, si è ottenuto il 100% e questo lo capisce anche zia Peppina di Sennori, spero che si smetta di fare mistificazione anche in quest’Aula».

Quanto alla chiusura dei contenziosi precedenti si tratta, per l’assessore, di un passaggio necessario senza il quale è impossibile arrivare ad un accordo. «Ci sono ancora tante cose da fare – ha detto avviandosi alla conclusione – ma abbiamo uno strumento importate per sviluppare buone politiche per il lavoro, gli Enti Locali, l’industria agricoltura e le imprese, con margini di autonomia più ampi che cercheremo di ampliare ancora con l’agenzia sarda delle entrate…»

Il presidente Ganau, con una brevissima interruzione, ha invitato l’assessore ad «astenersi dal fare valutazioni ed a concludere l’intervento». L’assessore Paci ha concluso il suo intervento affermando che «si è iniziato un percorso sul quale continueremo a lavorare per il popolo sardo».

Il presidente Ganau, successivamente, ha invitato l’Assemblea a proseguire nei suoi lavori, con la discussione generale sulla mozione n°49 (Arbau e più) “sull’inquadramento del personale Aras”.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi), intervenendo sull’ordine dei lavori ha chiesto una breve sospensione della seduta per poter presentare un ordine del giorno a conclusione del dibattito sul Patto di stabilità.

Il presidente del Consiglio ha accolto la richiesta ed ha sospeso la seduta. Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha annunciato la presentazione di due ordini del giorno, uno dell’opposizione (Truzzu e più) e  uno della maggioranza (Cocco e più). Dopo aver chiarito che su entrambi gli ordini del giorno non si sarebbe aperta una discussione ma sarebbero stati possibili solo interventi per dichiarazioni di voto, ha dato il via al confronto sul primo documento presentato dalla minoranza che impegna la giunta a rinegoziare l’accordo sottoscritto dalla Regione con il Governo lo scorso 21 luglio in materia di finanza pubblica.

Il primo ad intervenire per dichiarazioni di voto è stato il consigliere dell’UDS, Mario Floris, che ha invitato la Giunta a non stupirsi per ciò che è accaduto ieri in aula. «Siete maggioranza ma dovete fare i conti anche con la minoranza – ha detto Floris – in una società dove c’è una crisi devastante non vi dovete meravigliare se l’opposizione ricorre a strumenti democratici per far sentire la propria voce». L’esponente della minoranza si è detto poi “vicino al presidente Pigliaru” per le difficoltà affrontate nel confronto con lo Stato, ricordando precedenti battaglie portate avanti con i governi Andreotti, Craxi e De Mita, ma ha contestato il metodo adottato. «Questo è un accordo privato tra Pigliaru e Renzi – ha concluso Floris – che cosa ci sta a fare il Consiglio regionale? L’Assemblea deve avere una funzione o il suo ruolo deve essere quello di “passacarte”? Non si può andare avanti così»

 Ha quindi preso la parola il consigliere Paolo Truzzu (FdI) che dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’ordine del giorno, ha stigmatizzato l’azione di di Giunta e maggioranza.

«Si procede in modo celere ed avventato – ha detto Truzzu – nonostante le osservazioni e i suggerimenti che arrivano da diversi settori della società sarda. Contro questo accordo non si è pronunciato solo il centrodestra, critiche sono state avanzate anche dall’assessore Paolo Maninchedda, dal presidente dell’Anci, Pier Sandro Scano, dal segretario generale della Cgil, Michele Carrus e dal deputato del centrosinistra Roberto Capelli. Se ci sono tutti questi dubbi anche a sinistra – ha concluso Truzzu – non era il caso di affrontare la questione in modo diverso coinvolgendo anche il centrodestra?»

Il presidente Ganau ha dato la parola al vice capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, la quale ha annunciato il suo voto favorevole. «Credo che ci siano cose da sanare, visto che, in barba a questo Consiglio, lei è andato a Roma a chiudere un accordo così importante da solo, senza il Consiglio e senza coinvolgere la sua stessa maggioranza». Secondo Zedda i dati positivi forniti dall’assesore Paci non sono corretti ed ha chiesto alla Giunta: «Se questo accordo si può rivedere, perché non farlo? Visto anche che mancano le norme di attuazione». L’esponente dell’opposizione ha chiesto alla maggioranza se ci siano i margini per rivedere l’accordo.

Stefano Tunis (Fi), annunciado il suo voto favorevole all’ordine del giorno, ha esortato il presidente Pigliaru e la sua maggioranza ad avere il coraggio ed il buonsenso di riconoscere che quell’accordo è perfettibile. Per il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, la Regione dovrebbe aprire un tavolo con lo Stato in cui tutti i problemi della Sardegna vengano discussi nella loro complessità e non dovrebbe trattarli separatamente. Per Carta la rinuncia dei fondi attribuiti alla Sardegna dalla sentenza della Corte costituzionale è l’esito delle stesse martellate che Renzi sta dando alla Costituzione e all’autonomia. «Stiamo rinunciando – ha detto – perché ci hanno ricattato».

Il presidente del Consiglio ha dunque concesso la parola al presidente della Giunta per lo spazio di replica riservato alla Giunta. Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha espresso soddisfazione per i toni utilizzati nel corso della discussione in Aula («sono toni adeguati all’importanza del momento») ed ha dichiarato il parere negativo dell’esecutivo regionale per l’ordine del giorno presentato dai gruppi delle opposizioni. «Gli accordi – ha affermato il presidente della Giunta – sono conditi da ciò che è scritto e da ciò che non è scritto». Con tale affermazione l’onorevole Pigliaru ha introdotto il tema della cosiddetta “leale collaborazione” con lo Stato, per confermare che la Giunta regionale ha fiducia che i rapporti tra la Regione sarda e lo Stato siano caratterizzati proprio da una reciproca e leale collaborazione istituzionale.

Il presidente Pigliaru ha quindi ribadito, in sintesi, i vantaggi dell’accordo siglato a Roma: «L’accordo fa correre nell’economia sarda soldi veri in tempi rapidissimi in un momento di profonda crisi ed in più consente alla Regione di dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale laddove riconosce che i limiti di spesa non possano essere slegati dalle entrate». «L’accordo sul pareggio di bilancio – ha spiegato il presidente – risponde proprio a questa esigenza ed è un risultato straordinario ottenuto in soli cinque mesi di governo». Il governatore ha quindi ribadito la cifra di 364 milioni di euro quale disponibilità ulteriore per la Sardegna nel 2014.

«La Giunta si è assunta la responsabilità delle decisioni – ha sottolineato il Capo dell’esecutivo – e lavoriamo per dare risposte ai bisogni dei sardi». Francesco Pigliaru ha ricordato che alla fine «saranno i sardi a giudicare» ma ha aggiunto: «E’ certo che non avremo ottenuto un solo euro in tempi rapidi se fossimo rimasti sul fronte dei contenziosi con lo Stato». Il presidente Pigliaru pur ribadendo fiducia nella leale collaborazione con lo Stato ha concluso assicurando che «qualora ciò non si verificasse, saremo i primi a denunciarlo e saremo pronti ad intraprendere insieme tutte le opportune iniziative».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha annunciato il voto a favore dell’ordine del giorno e si è detto “dispiaciuto” per l’atteggiamento tenuto dalla maggioranza e dall’esecutivo che di fatto «ha sancito una spaccatura nella massima Assemblea sarda». L’esponente della minoranza ha dichiarato di condividere le affermazioni dell’onorevole Mario Floris, in riferimento al grande numero di accordi fatti e disattesi dallo Stato Italiano ed ha ribadito che «l’accordo sul patto di stabilità è solo un accordo tra Renzi e Pigliaru». Oscar Cherchi ha replicato polemicamente alla maggioranza ed ha dichiarato: «Ieri, non abbiamo offeso la bandiera sarda, l’abbiamo soltanto sventolata perché voi con l’accordo sul patto di stabilità l’avete ammainata». Cherchi ha concluso citando l’assessore Paolo Maninchedda: «Ha ragione lui, questo accordo è una truffa contabile».

Il consigliere del Partito Democratico, Franco Sabatini, ha riconosciuto le ragioni espresse dal consigliere Mario Floris a proposito dei poteri e del ruolo di Giunta e Consiglio regionale. Sabatini ha auspicato che presto possa avviarsi la discussione della legge Statutaria per affrontare l’importante tema. Il presidente della Terza commissione ha inoltre ricordato polemicamente all’opposizione l’atteggiamento tenuto nella scorsa Legislatura dall’allora presidente Cappellacci («non ha mai informato l’assemblea sull’iter delle trattative con il governo e non era disponibile neppure la necessaria documentazione») in ordine alle informazioni rese al Consiglio sulle vertenze aperte con lo Stato. Sabatini nel dichiarare il voto contrario per l’ordine del giorno in discussione, ha evidenziato come elementi positivi i contenuti dell’accordo sottoscritto a Roma, primo tra tutti, l’eliminazione a partire dal 2015 dei vincoli di spesa del patto di stabilità («quello che tutti abbiamo sempre definito un blocco inaccettabile per la nostra economia»). L’esponente della maggioranza ha espresso apprezzamento per la rinuncia ai contenziosi aperti con lo Stato («lo hanno fatto tutte le Regioni tranne il Friuli perché vanta un dispositivo attuativo sul pronunciamento della Corte Costituzionale in relazione alla proporzione tra spese e entrate») e ha evidenziato come il tetto di spesa del bilancio del 2014, per la Regione sarda, sia il medesimo di quello stabilito per il 2013. Sabatini ha concluso definendo “storico” l’accordo sottoscritto dal presidente Pigliaru sul patto di stabilità ed il pareggio di bilancio.

Il consigliere Luigi Crisponi, dei Riformatori sardi, ha preso spunto da alcune vicende nazionali per evidenziare, da un lato, le lacune della maggioranza e dall’altro la slealtà dello Stato nei confronti della Regione «che produrrà una Sardegna povera, come quella delle calamità naturali, ancora più impoverita nel suo percorso di sviluppo, per prima agnello sacrificale rispetto a logiche del governo, apripista nel panorama regionale per porgere la testa sotto la ghigliottina». La democrazia, ha poi osservato, prevede anche la protesta legittima e democratica, «come quella che abbiamo fatto ieri, perché crediamo che la nostra specialità va mantenuta».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, nel proclamarsi contrario all’ordine del giorno del consigliere Truzzu, ha dichiarato che «siamo di fronte ad un accordo importante che consentirà alla Sardegna di uscire dalla secche in cui il centro destra ha contribuito a infilarla; stiamo cercando di imboccare strade nuove consapevoli del fatto che non abbiamo la verità in tasca». Ricordando alcune vicende della precedente legislatura in materia di entrate e finanza pubblica, Cocco ha sottolineato che «alla fine il prodotto è negativo, mentre questa strada consentirà alla Sardegna di poter contare su risorse immediate e spendibili».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca), citando alcuni passaggi delle dichiarazioni programmatiche del presidente Pigliaru che sottolineavano l’importanza della collaborazione con l’opposizione per un fronte comune nei difficili rapporti con lo Stato, ha detto che questo appello la minoranza lo ha accolto concretamente, come dimostrano gli atti del Consiglio. Ma allora, si è chiesto, «perché, percorrendo una strada innovativa come dice il collega Cocco che coinvolge il futuro della Sardegna, il Consiglio non è stato coinvolto nelle decisioni, perché ha rifiutato un mandato pieno che gli avrebbe dato più forza?»

«Non stiamo parlando di un contributo qualunque – ha aggiunto Fenu – ma di un patrimonio enorme di risorse della Sardegna; era doveroso e giuridicamente corretto che Pigliaru andasse a Roma solo con un mandato pieno del Consiglio, senza il quale la posizione della Regione è risultata sicuramente più debole».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel ha ricordato all’Aula l’ordine del giorno votato in Consiglio qualche settimana fa con il quale si dava mandato al presidente Pigliaru di andare a trattare con il governo nazionale sul patto di stabilità. «Oggi – ha detto Cocco – si discute di un argomento vecchio. Pigliaru ci convince ancora di più della bontà del lavoro fatto quando dice che lo Sato sarà obbligato ad essere leale e a rispettare i patti e se questo non avverrà non ci saranno tentennamenti. Quella firmata dalla Regione con lo Stato è una buona intesa».

Ugo Cappellacci, dopo aver annunciato il suo voto a favore dell’ordine del giorno, ha espresso un giudizio negativo sull’accordo Stato-Regione in materia di finanza pubblica. «E’ un accordo che lede la nostra autonomia – ha attaccato l’ex Governatore – la Sardegna diventa la prima Regione speciale che rinuncia a disciplinare il suo bilancio con una propria legge di contabilità». Cappellacci ha poi evidenziato le difficoltà a confrontarsi in un clima di forte tensione che vede maggioranza e opposizione su fronti contrapposti. «Faccio una proposta al presidente Pigliaru – ha concluso l’esponente di Forza Italia – se alla fine del 2015 i numeri dovessero darle ragione la ringrazierò pubblicamente, ma le chiedo di avere il coraggio e l’umiltà di fare altrettanto. Nel 2013 la Sardegna ha riscosso 7,4 miliardi di euro e pagato altrettanto. Se questi numeri non dovessero essere rispettati ammetta il suo errore e di scenda dal suo piedistallo».

Per Annamaria Busia (Centro Democratico), le questioni poste dalla minoranza sono strumentali e in malafede. Busia ha quindi ricordato i passaggi della “vertenza entrate” fatti nella scorsa legislatura. «Cappellacci si è occupato dalla vertenza subito dopo il suo insediamento ma è stato subito stoppato dal governo amico – ha detto il consigliere del Centro Democratico – poi si è passati alla fase della norme di attuazione affidate alla commissione paritetica. Anche in questo caso non si è ottenuto nulla. Solo alla fine – ha concluso Busia – si è deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale. Questa è la vera storia, la documentazione è agli atti e si può reperire sul sito del Ministero degli Affari regionali».

Voto favorevole all’ordine del giorno è stato annunciato anche dal consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa: «Non posso non rilevare – ha affermato – che da un clima di trionfalismo siamo passati a un clima di dubbio come è emerso dall’intervento del presidente Pigliaru». Cossa si è detto perplesso per questa “transazione” che ha visto la rinuncia unilaterale da parte della Regione ai ricorsi e a eventuali esiti positivi delle sentenze senza ottenere niente dal governo. «Annuncio il mio voto favorevole – ha affermato il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino – per le troppe lacune che ha l’accordo siglato dal presidente. Penso, assessore Paci, che voi con questo accordo non abbiate mancato di rispetto alla bandiera come non lo abbiamo fatto noi con la nostra protesta. A qualche collega della maggioranza dico  che non siamo stati neanche dei pagliacci». Fasolino ha poi aggiunto: «Vorrei capire dalla Busia dove vedete la malafede. Il nostro obiettivo era quello di farvi guardare bene dentro questo accordo». Secondo Fasolino la Giunta ha un atteggiamento di chi deve finire la legislatura quest’anno. «Avrei voluto sentire i commenti dei sovranisti se un accordo così l’avessimo fatto noi con il Primo ministro». Immediata la risposta da parte dei sovranisti con l’intervento del consigliere Emilio Usula (capogruppo di Soberania e Indipendentzia-Rossomori) che ha ribadito la piena fiducia nell’operato della Giunta e nel presidente Pigliaru e ha invece ricordato che i cittadini, che stanno fuori dal Consiglio, vedono un atteggiamento incomprensibili e inutili perdite di tempo.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha domandato polemicamente ai rappresentanti della maggioranza «quale mandato abbia ricevuto il presidente della Giunta per siglare l’accordo con il governo sul patto di stabilità». Rubiu ha definito l’accordo «un vero attentato all’Autonomia» ed ha sottolineato che «il presidente della Regione non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio». L’esponente dell’Udc si è quindi rivolto all’assessore dei Trasporti per lamentare lo scarso coinvolgimento del Consiglio nella ormai imminente formulazione di nuovi accordi in materia di trasporti con le compagnie e lo Stato. Rubiu ha concluso il suo intervento dichiarando il voto a favore dell’ordine del giorno n. 1 (Truzzu e più).

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore dell’ordine del giorno presentato dalle opposizioni ed ha argomentato in premessa come «il vero problema della discussione sul patto di stabilità sia rappresentato dall’assenza della politica». «Il Consiglio regionale è stato esautorato – ha spiegato l’esponente della minoranza – e non si era mai visto un presidente della Giunta che impegna la Regione con lo Stato senza munirsi del sostegno e del parere del Consiglio». Pietro Pittalis, rivolgendosi direttamente all’assessore della Programmazione, ha citato Aldo Moro per riferirsi alla “democrazia difficile”. «Alla politica – ha aggiunto il capogruppo Fi – non si chiedono solo doti di buona amministrazione ma si chiede di più, di adeguare l’azione alla realtà». L’errore commesso dall’esecutivo – a giudizio di Pittalis – è rappresentato dal non aver fatto prevalere la “realtà” e cioè gli interessi e i bisogni dei sardi. Pittalis ha quindi domandato all’esecutivo come potrà dare risposte a partire dal prossimo settembre agli Enti Locali, a chi perde gli ammortizzatori sociali, o alle richieste di nuovi investimenti. «Le risposte sono quelle di quest’accordo?», è stata la conclusione del capogruppo che ha insistito: «Con quest’accordo si alimenta la crisi che pervade il sistema economico sardo».

Non essendoci altri iscritti a parlare per dichiarazione di voto, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque posto in votazione, con procedura elettronica palese,  l’ordine del giorno n. 1 (Truzzu e più). Concluse le operazioni di voto, il presidente dell’Assemblea ha proclamato l’esito della votazione: «Presenti 54; votanti 53; favorevoli 19; contrari 34; astenuti 1. Il Consiglio non approva».

Si è quindi passati alla votazione dell’ordine del giorno n. 2 (Cocco Pietro e più) sull’accordo Stato-Regione sul patto di stabilità. Nel documento, sottoscritto da tutti i capigruppo della maggioranza, è espressa condivisione del percorso seguito nell’affrontare la vicenda e si manifesta «pieno sostegno all’azione del Governo regionale anche per la volontà di avviare il percorso per l’attuazione dell’autonomia fiscale della Sardegna».

Il presidente del Consiglio Ganau ha invitato la Giunta ad esprimere il suo parere.

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, illustrando il parere favorevole della Giunta, ha assicurato che l’Esecutivo metterà in campo tutte le iniziative necessarie «per mettere in sicurezza l’accordo di fronte a possibili comportamenti di non leale collaborazione dello Stato a partire dalla scrittura delle norme di attuazione». Pigliaru ha poi raccolto la sfida del consigliere Capellacci e riconoscere gli errori nel caso si verificassero: «Metto la faccia in tutto quello che faccio – ha affermato il presidente della Regione – sono prontissimo ad ammettere eventuali errori ma sono certo che non sarà così, la faccia la mettiamo tutti fino in fondo ed primo passo sarà proprio quello di definire norme di attuazione che diano a tutti regole chiare sulle entrate della Regione».

Il consigliere Alessandra Zedda, annunciando il voto contrario all’ordine del giorno, ha evidenziato che i contenuti dell’accordo Stato-Regione somigliamo ad «una cambiale in bianco ad uno Stato che non sta certamente trattando bene la Sardegna». Perché, ha chiesto, «lo Stato chiede l’abrogazione di una legge regionale che davvero ha aperto un percorso di autonomia finanziaria, con modifica dell’art. 10 dello Statuto e dell’Irap, perché la chiede dopo la sanatoria di 2013, l’accordo sul 2014 ed il nuovo corso previsto per il 2015? Riconosciamo l’onestà intellettuale del presidente  Pigliaru ma cambiali in bianco non ne firmiamo a nessuno».

Il consigliere Stefano Tunis, di Forza Italia, ha invitato l’Aula a «dare un percorso logico a quello che si sta facendo, nell’accordo c’è scritto che c’è una contropartita, la rinuncia ai ricorsi e soprattutto agli strumenti per affermare in futuro le vere ragioni dell’autonomia regionale». «Anche alcuni della maggioranza se ne rendono conto – ha aggiunto – ma non sembrano consapevoli del fatto che con queste premesse spazio per ulteriori risultati non c’è n’è più, perché è stata azzerata ogni leva». Forse l’alternativa potrebbe essere quella del recupero di una forte unità dei sardi, «ma la maggioranza non la vuole ricercare, nonostante importanti pagine della precedente legislatura scritte da tutti, come la mobilitazione contro la chiusura del craking di Porto Torres».

Voto favorevole all’ordine del giorno ha annunciato Annamaria Busia. «Questo risultato è importantissimo – ha detto il consigliere del Cd – perché consente l’adeguamento del Patto, la definizione delle norme di attuazione e, soprattutto, afferma la volontà di arrivare all’autonomia fiscale della Sardegna attraverso l’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate».

Paolo Truzzu (FdI), dopo aver ribadito la sua stima nei confronti del presidente Pigliaru «che conosco da quando frequentavo la facoltà di Scienze politiche dove ho avuto l’opportunità di apprezzare la sua onestà intellettuale e la sua competenza») ha espresso dubbi sul mancato coinvolgimento del Consiglio. «Quelle che avanziamo oggi – ha detto Truzzu – non sono osservazioni fatte in malafede. Siamo in difficoltà, come sono in difficoltà le altre forze politiche. Chiedo a Sel quando inizierà a raccogliere le firma contro il pareggio di bilancio regionale visto che le sta raccogliendo per quattro referendum sul pareggio di bilancio statale».

Paolo Zedda (Rossomori), intervento come di consueto in lingua sarda, ha chiarito il perché del voto a favore dell’ordine del giorno. «Votiamo sì per due ragioni. La prima: i sardi con questo accordo staranno meglio, abbiamo ottenuto la possibilità di spendere 320 milioni in più, forse è poco, forse si poteva ottenere di più, sicuramente si poteva ottenere di meno. La seconda ragione – ha proseguito Zedda – è che siamo riusciti a mettere in piedi un progetto sovranista: l’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate. E’ lo strumento che consentirà di fare bene i conti ed essere sicuri che l’accordo sia vantaggioso per la Sardegna. Stiamo imparando ad essere padroni in casa nostra, ad avere coscienza di poter ottenere l’autonomia fiscale. Oggi votiamo a favore, è una bella giornata».

Intervento in limba anche da parte del consigliere del Psd-Az Angelo Carta. «Per un attimo ho pensato di votare a favore di questo ordine del giorno – ha  detto Carta – perché  mi sembrava ci fosse un segnale di autonomia. Ho pensato: questo odg non è stato scritto il Pd ma dai partiti autonomisti, perché esprime il desiderio di arrivare a un livello più alto di autonomia. Poi però mi sono accorto che in questo documento c’è  di tutto e di più. Del progetto dell’Agenzia sarda delle entrate si parla da tempo, qui invece non c’è un progetto sovranista, c’è tutto il contrario di quello che noi pensiamo». Il Consiglio, secondo Carta, deve osare di più «deve agire in modo unitario per parlare di autonomia e sovranismo. Siamo fermi a quanto accaduto nei passati 60 anni. Bisogna muoversi meglio, altrimenti lo Stato ci sovrasterà (nos mandigat sos macarrones in conca)».

Ha, poi, preso la parola Christian Solinas, capogruppo del Psd’Az, il quale ha annunciato il voto contrario dei sardisti «perché non condividiamo le tre premesse». Solinas ha ricordato che la storia racconta di delegazioni ristrette che sono andate a trattare con il Piemonte per gli interessi della Sardegna con risultati non certo positivi. Solinas ha anche rilevato che la maggioranza tende a fare annunci, ma non ha ancora avviato alcuna riforma. Il vice presidente Eugenio Lai, sostituendo il presidente Ganau, ha dato la parola al consigliere del Pd, Roberto Deriu, il quale ha evidenziato che il presidente Pigliaru ha sconfitto “quel mostro” rappresentato dal #Patto di Stabilità, ricordando che da parte della maggioranza c’è la volontà di collaborare con l’opposizione. Voto favorevole è stato annunciato anche da Augusto Cherchi (Soberania e Indipendentzia-PdS) il quale ha sottolineato come sia importante, da oggi in poi, con il risultato ottenuto costruire il futuro della Sardegna. Secondo Cherchi «l’accordo stabilisce che la ricchezza prodotta in Sardegna deve restare in sardegna, e con questo accordo lo Stato ha aperto la porta alla nostra sovranità tributaria».

Voto favorevole all’ordine del giorno n. 2 è stato dichiarato dal consigliere di Sel, Luca Pizzuto che ha sottolineato le differenze tra il pareggio di bilancio statale e quello regionale. «Il pareggio di bilancio al livello statale – ha spiegato Pizzuto – significa azzerare al debito pubblico che come è noto sostiene la spesa pubblica mentre il pareggio di bilancio per la nostra Regione, con quest’accordo, aumenta gli spazi di spesa facendo venir meno i vincoli del patto di stabilità». «Sel è favorevole all’accordo sottoscritto dal presidente Pigliaru, perché cancella i tetti di spesa imposti dal patto di stabilità e le sue conseguenze negative che ben conosciamo».

Ha dichiarato il voto contrario, invece, il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, che ha definito il modello del pareggio di bilancio «una vera e propria fregatura di Stato che la maggioranza difende strenuamente». Crisponi ha ricordato la «voracità» con cui lo Stato si è rapportato con la Sardegna e ha lamentato la continua «disattenzione verso i bisogni dell’Isola». L’esponente della minoranza ha concluso sottolineando che «l’Aula, in occasione dell’accordo sul patto di stabilità, si deve limitare ad ossequiare un mandato che arriva direttamente dal governo Renzi».

Il consigliere del gruppo Pd, Antonio Solinas, ha dichiarato voto favorevole e ha polemicamente ricordato all’opposizione che il centrosinistra è al governo della Regione da soli cinque mesi. Il presidente della Quarta commissione si è detto sorpreso «nel sentir parlare di difesa dell’Autonomia da chi, quando era al governo, ne ha fatto carta straccia». Solinas ha ribadito che l’attuale esecutivo «è impegnato a mettere rimedio ai disastri lasciati dal governo precedente» ed ha ricordato l’occupazione dell’Aula da parte del centrosinistra nella passata Legislatura «per convincere l’allora presidente Cappellacci ad aprire la vertenza entrate con governo nazionale». L’esponente del Pd ha poi affermato che l’esecutivo ha agito nel confronto con il governo Renzi nel rispetto dei pronunciamenti del Consiglio regionale e ha replicato al capogruppo dell’Udc in merito agli accordi in materia di trasporti: «Niente è stato ancora firmato e l’assessore ha il conforto della competente commissione consiliare».

Il capogruppo di Sardegna vera Efisio Arbau ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver affermato che «non c’è bisogno di insistere per convincere chi è già convinto», ha ribadito il pieno sostegno al presidente della Regione nella vertenza entrate «anche per ciò che questa rappresenta per il futuro della Sardegna e per la sua capacità di voltare pagina». Nell’ordine del giorno, ha ricordato il capogruppo del Pd, «c’è un riferimento particolarmente significativo alla piena autonomia fiscale della Sardegna; non è un dettaglio, è un nostro obiettivo preciso, una strada nuova che vogliamo percorrere, chiediamo anche su questo un voto del Consiglio esteso alla minoranza che, secondo noi, potrebbe votare almeno questa parte»

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente dell’Assemblea ha invitato l’Aula a procedere alla votazione dell’ordine del giorno.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto la verifica del numero legale.

Il presidente Ganau ha precisato, sulla base del regolamento, che la verifica è contestuale alla procedura di voto col sistema elettronico. Successivamente, ha comunicato l’esito dello scrutinio relativo all’ordine del giorno n. 2: favorevoli 33, contrari 18, il Consiglio approva. Subito dopo ha sospeso la seduta; i lavori riprenderanno nel pomeriggio alle 16.00.

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Al termine del duro muro contro muro in Aula, i consiglieri dei gruppi di centrodestra hanno tenuto una conferenza stampa su quanto è accaduto.

«Domani, alla ripresa dei lavori del Consiglio – ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis -, ascolteremo con molta attenzione la replica del presidente Pigliaru e ci regoleremo di conseguenza ma se l’atteggiamento della maggioranza resta questo, useremo tutti gli strumenti di cui disponiamo per difendere gli interessi dei sardi.»

«Per pudore – ha affermato fra l’altro Pittalis – la Giunta avrebbe dovuto tacere. Come segno di ripensamento su un accordo al ribasso sottoscritto e difeso con motivazioni risibili, è un segnale molto preoccupante con cui si cancellano anni di conquiste e di diritti sanciti dalla Corte Costituzionale.»

«Gli indipendentisti che sostengono la validità di questo accordo – ha continuato Pittalis – forse non sanno cosa c’è scritto o, se lo sanno, hanno preso in giro i Sardi.»

Un accordo buono di cui valeva la pena pagare un prezzo? Per l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci, consigliere di Forza Italia, le cose non stanno affatto così.

«Intanto perché – ha detto – lo stesso presidente Pigliaru ha scritto nella relazione di parificazione del bilancio della Regione presentata alla Corte dei conti che non c’è stata violazione del Patto di stabilità nel bilancio 2013 (quando la Regione considerò fuori dal Patto le risorse per gli Enti Locali), tanto è vero che quella legge finanziaria non è stata impugnata dal Governo.»

Inoltre, ha proseguito, «le risorse per il 2014 non sono aggiuntive ma sono soldi della Regione e, in ogni caso, il saldo per la Sardegna è negativo. Per il 2015, quando potremo spendere tanto quanto le nostre entrate, partiamo già da un dato inferiore di oltre 700 milioni rispetto a quest’anno ed oltretutto, senza criteri condivisi, sono somme che potrà determinare in modo unilaterale lo Stato».

Altro elemento che testimonia la presenza di un accordo al ribasso è quello, a giudizio di Cappellacci, della rinuncia ai ricorsi. «Quello che abbiamo ottenuto è frutto di un grande lavoro che ha sempre rispettato gli indirizzi del Consiglio regionale e i documenti votati dall’Assemblea, centro sinistra compreso. Come fa il capogruppo del Pd Pietro Cocco a dire che non era stato fatto niente?».

«Un accordo senza mandato del Consiglio è un vulnus alla democrazia – ha detto Gianluigi Rubiu a nome del gruppo Udc – un gesto gravissimo che, per noi, rappresenta un nuovo corso nei rapporti fra maggioranza ed opposizione.»

«In appena due settimane – ha sottolineato per i Riformatori sardi il consigliere Michele Cossa – la maggioranza ha prodotto questo accordo sul Patto di stabilità e l’intesa sulla Tirrenia ed i risultati dicono tutto  Ma il fatto più grave – ha osservato – è la decisione di rinunciare ai ricorsi dai quali la Sardegna avrebbe potuto ottenere nuove risorse, non solo; entro il 16 settembre ci siamo impegnati ad abrogare la legge con la quale avevamo stralciato dal Patto il fondo unico per gli Enti Locali, il colmo.» «Era ed è una legge giusta – ha concluso Cossa – perché contrastava il meccanismo perverso del Patto applicato due volte, sul bilancio della Regione e sugli Enti Locali.»

Sul problema della rinuncia ai ricorsi si è soffermato anche il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas, secondo il quale «le sentenze fanno stato ed hanno forza di legge, siamo ai limiti delle fattispecie penali». Solinas ha poi seccamente smentito che dall’accordo possano arrivare risorse in più alla Sardegna.

«Anzi – ha spiegato – la somma del valore dei ricorsi pendenti è di circa 3.6 miliardi e quelle sarebbero state davvero risorse aggiuntive, a queste risorse Pigliaru ha deciso unilateralmente di rinunciare.»

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) ha voluto mettere l’accento sul fatto che la minoranza non ha nessuna intenzione di fare ostruzionismo.

«Al contrario – ha chiarito – il nostro è stato sempre un atteggiamento responsabile e costruttivo che ha permesso l’approvazione di leggi importanti. Piuttosto – ha aggiunto – riteniamo che l’accordo stipulato senza nessun indirizzo del Consiglio regionale sia illegittimo, per questo stiamo valutando assieme ad un pool di legali se presentare una class action a nome di tutti i Sardi.».

Anche il consigliere di Fdi Paolo Truzzu ha respinto le accuse di ostruzionismo e irresponsabilità che il centro sinistra ha rivolto all’opposizione. «Sull’accordo sottoscritto da Pigliaru, hanno espresso riserve il presidente dell’Anci Sardegna Piersandro Scano, la Cgil ed il deputato del Centro democratico Roberto Capelli, dello stesso partito del collega Desini che invece lo difende a spada tratta; i segnali cominciano ad essere tanti e, fra questi, c’è anche un corto circuito interno ad una parte importante della maggioranza.»

Occupazione sala consiliare 2 Occupazione sala consiliare 1

Muro contro muro in Consiglio regionale tra maggioranza e opposizione. Lo scontro tra gli schieramenti si consuma durante il dibattito sul recente accordo firmato dalla Regione con lo Stato sul patto di stabilità. Al termine degli interventi dei capigruppo e prima della replica della Giunta,  la minoranza di centrodestra ha deciso di occupare l’Aula. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta e rinviato i lavori a domani mattina alle 10.00.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Ganau. Dopo le formalità di rito l’Aula ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con l’avvio del dibattito sulle dichiarazioni del presidente della Regione Francesco Pigliaru relative all’accordo con il Governo sul patto di stabilità.

Il presidente ha sospeso brevemente la seduta in attesa dell’arrivo del presidente della Regione ed analoga richiesta, per esigenze del gruppo di Forza Italia, è stata formulata dal consigliere Alessandra Zedda.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha dato la parola al consigliere del gruppo Misto Fabrizio Anedda.

Anedda ha ribadito l’apprezzamento per il presidente Pigliaru e l’assessore Paci già espresso in precedenza. Il fatto che il centro destra si dimostri contrariato, ha affermato, «rafforza la giustezza della nostra linea». Per noi, ha aggiunto Anedda, «le risorse recuperate dovranno servire per creare sviluppo e lavoro di cui la Sardegna ha tanto bisogno, ma non bisogna perdere di vista l’obiettivo di eliminare gli sprechi, soprattutto nella sanità, dove i manager del centro destra sono ancora al loro posto». Gli obiettivi che abbiamo di fronte sono molto chiari, secondo Anedda: «Dobbiamo stabilizzare le imprese ed il nostro tessuto economico per creare occupazione e sviluppo reale, puntando su settori come agro alimentare e turismo che possono creare vera ricchezza».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha commentato l’esordio del collega del centro sinistra dicendo che «allora è rimasto davvero poco da discutere». Dedoni ha poi criticato duramente le dichiarazioni dell’assessore Paci secondo il quale bisognava sfoltire i contenziosi con lo Stato. Questo atteggiamento, per Dedoni, «non porterà sviluppo alla Sardegna, si potrà dire tutto come nel 2006, ma la realtà è che siamo partiti con 1.2 miliardi, salvo poi dire che il centro destra aveva rotto il patto di stabilità per dare fondi agli enti locali e che quel provvedimento poteva astrattamente essere sanzionato».  Per il capogruppo dei Riformatori la realtà è un’altra: «Il Governo non ha mai riconosciuto alla Sardegna quanto le spettava, oggi come nel 2006 e per giunta sarà lo Stato a certificare l’accertamento delle entrate, altro che la regionalizzazione che invocano i sovranisti, siamo totalmente nelle mani dello Stato». Alla Sardegna è stato tolto con la mano destra e con la sinistra, ha proseguito Dedoni, «questo vuol dire pareggio di bilancio, eppure abbiamo lasciato perdere la giusta battaglia sulle accise ed abbiamo perfino accettato di ritirare tutti i ricorsi contro lo Stato, è vergognoso». In questo quadro, ha concluso il consigliere, «non ci potrà essere spazio per sviluppo e occupazione, speriamo che almeno il Consiglio modifichi questo atteggiamento passivo e subalterno, mostrando spina dorsale e consapevolezza delle esigenze di un popolo».

Il consigliere Gavino Sale ha criticato il consigliere Dedoni, affermando che sino ad oggi che dal Governo Soru a Cappellacci hanno visto sentenze che riconoscono il debito ma il governo Pigliaru, molto pragmatico, ha ottenuto risultati concreti. Citando un antico proverbio sardo, ha aggiunto che «è meglio un uccello catturato che cento liberi (Mezus unu puzone tentu chi chentu ‘olende)». Le risorse reali servono, ha aggiunto l’esponente di Irs, «e contano molto più di quelle virtuali, anche se dello Stato italiano ci fidiamo pochissimo, anzi nulla». Ma oltre non si può andare, ha avvertito Sale, «perché ad oggi non sappiamo ancora qual è il gettito fiscale della Sardegna, per questo chiediamo l’Agenzia sarda delle entrate e chiediamo che tutte le aziende cambino residenza fiscale comprese quelle multinazionali: da E.on avremmo potuto ottenere 162 milioni, da Tirrenia ne potremmo ottenere altri 38, ecco perché quel principio per noi è fondamentale». E’stato fatto tutto il possibile con una nuova logica, ha concluso Gavino Sale, «ma ora dobbiamo agire concretamente per gli interessi della nostra Nazione».

Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, si è detto orgoglioso di far parte della coalizione che sostiene la Giunta e il presidente Pigliaru, perché – ha spiegato il consigliere della maggioranza – «con la firma dell’accordo sul pareggio di bilancio si è ottenuto un risultato davvero straordinario: non solo per gli aspetti giuridici e finanziari ma soprattutto perché è stata restituita credibilità alla Regione sarda e trovo ovvio che le forze dell’opposizione tentino di ridimensionare e sminuire il risultato ottenuto a Roma». Il capogruppo del Cd ha proseguito il suo intervento ricordando che sono trascorsi solo quattro mesi dall’insediamento del nuovo esecutivo e che con la firma dell’accordo sulla parità di bilancio «siamo davanti ad un risultato che si può definire di speranza».

Roberto Desini ha poi ricordato le dichiarazioni programmatiche del presidente della Giunta nelle parti in cui si fa riferimento all’assenza di governi amici e/o governi nemici ma alla necessità di procedere nel confronto con lo Stato con chiarezza, responsabilità e schiena dritta. «Il presidente Pigliaru – ha aggiunto l’esponente del centrosinistra – ha condotto con successo il confronto con il governo e la Sardegna sarà la prima Regione d’Italia ad avere il pareggio di bilancio». Per Desini l’accordo è inoltre una vittoria della politica («si è riappropriata del suo ruolo») sulla burocrazia e ha inoltre il pregio di dimostrare come il presidente Pigliaru stia dando un forte “segnale di fiducia” verso il governo. «Perché – ha dichiarato il capogruppo del Cd – i tribunali e i ricorsi non portano spazi finanziari mentre è vero che ci allontanano dalla realtà». A giudizio del consigliere di maggioranza i 364 milioni di euro di ulteriori spazi finanziari, sono solo “un primo passo” e – ha aggiunto Desini in riferimento alle critiche dell’opposizione circa la mancata informazione – il presidente Pigliaru e l’assessore Paci hanno sempre e costantemente aggiornato la maggioranza sull’evoluzione del confronto Stato-Regione». «Non è più tempo di spot e slogan – ha aggiunto – ma di fatti concreti e tutti siamo chiamati ad affrontare la realtà e a guardare i bisogni e le necessità della gente comune». Il capogruppo del Centro democratico ha dunque auspicato che si individuino in tempi brevi le priorità di intervento e ha suggerito che si incominci dal comparto degli Enti Locali e dalle politiche del lavoro («dobbiamo restituire la dignità a chi l’ha perduta e soffre per l’attuale momento di crisi»). «Con l’accordo siglato dal presidente Pigliaru – ha proseguito Desini – abbiamo ottenuto maggiore sovranità finanziaria e questo significa maggiore impegno per spendere le risorse e per razionalizzare la spesa regionale». «In questa sfida – ha concluso – dobbiamo dimostrare di avere maturità personale e politica perché avere maggiore capacità di spesa significa lavorare per dare risposte efficaci ai bisogni dei sardi».

Il consigliere del Psd’Az, Marcello Orrù, è intervenuto nel dibattito per 5 minuti (la metà del tempo a disposizione di ciascun gruppo nello spazio riservato al dibattito) ed ha rivolto pesanti critiche ai contenuti dell’accordo sottoscritto dal presidente della Giunta, Francesco Pigliaru.

«Non capisco l’esultanza per l’accordo – ha attaccato l’esponente dei Quattro Mori – e ricordo al presidente Pigliaru che perseverare è diabolico». Orrù ha fatto riferimento alla cosiddetta intesa sulle entrate siglata dal Pigliaru (in veste di assessore alla Programmazione) con il governo Prodi, e che a giudizio del consigliere dell’opposizione «non ha portato alcun beneficio alla Sardegna, scaricandogli in cambio il costo di Sanità e Trasporti». Il consigliere Orrù si è dunque rivolto direttamente al presidente della Giunta per domandare quali siano i benefici che avrà la Sardegna dai 364 milioni di euro di nuovi spazi finanziari che sono stati liberati con l’accordo sottoscritto nei giorni scorsi a Roma. Orrù ha poi mostrato perplessità sui possibili risultati positivi che potrebbero derivare dal pareggio di bilancio a partire dal 2015 («è forse peggio anche del patto di stabilità»). «Con l’accordo sul pareggio di bilancio – è stata l’accusa lanciata dal consigliere del Psd’Az – è stata decretata la fine dell’Autonomia sarda e ricordiamoci che è stato siglato un accordo con chi dal 2007 dimostra di non rispettare l’intesa istituzionale in materia di entrate». A giudizio di Orrù con l’accordo si “stringono tre cappi al collo della Sardegna”: il primo è il pareggio di bilancio, il secondo è il pareggio di competenza per cassa e il terzo è il blocco delle opere pubbliche. «L’Italia – ha proseguito l’esponete della minoranza – ha chiesto all’Europa una proroga di un anno per l’entrata in vigore del pareggio di bilancio mentre il presidente della Regione sarda firma un’intesa col governo italiano per anticiparne di un anno l’applicazione al bilancio regionale». Il consigliere del Psd’Az ha ricordato le “grandi battaglie” dei diversi presidenti della Giunta che, nel corso dell’Autonomia si sono contrapposti anche ai governi del medesimo colore politico, pur di rivendicare e ottenere le risorse che spettavano ai sardi. «Mentre oggi – ha concluso Orrù – Renzi ci scippa l’Autonomia con le riforme costituzionali e il presidente Pigliaru va a Roma con il cappello in mano».

Il presidente del Consiglio ha dato, quindi, la parola al capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco, il quale ha ringraziato il presidente Pigliaru per il risultato ottenuto sul Patto di stabilità. Cocco ha ribadito che Sel terrà comunque la guardia altissima nei rapporti con il governo. «Da oggi si riparte, la deroga ottenuta servirà a lenire le sofferenze più urgenti». Cocco ha ricordato la situazione drammatica che vive la Sardegna con una disoccupazione giovanile che ha raggiunto il 40 per cento. Troppi ancora i problemi da risolvere, ma con il risultato ottenuto da Pigliaru, secondo il capogruppo di Sel, «dall’anno prossimo la nostra maggioranza sarà messa alla prova perché dovremo sanare con quelle risorse la grave situazione in cui versa l’Isola».

Tra gli obiettivi di Sel c’è il reddito di cittadinanza, risolvere la situazione dei precari e portare avanti tante battaglie per il lavoro. «Credo che quel miliardo e duecento milioni di euro – ha affermato – ci consentirà di provare a risolvere i problemi e di equiparare tutti i cittadini per quanto riguarda il diritto alla salute». Per Cocco è necessario risolvere le emergenze ma anche programmare per il futuro. «Siamo orgogliosi e contenti di quanto ha ottenuto il presidente Pigliaru perché la Sardegna è la prima regione a uscire dal Patto di stabilità. Bravo presidente». Secondo Cocco la Giunta dal 2015 dovrà «dare risposte agli enti locali perché sono loro che risolvono i problemi dei cittadini».

Sull’ordine dei lavori ha chiesto la parola Mario Floris (Sardegna), il quale ha chiesto se ci fosse un ordine del giorno previsto come conclusione del dibattito. Il presidente Ganau ha spiegato che, in base al Regolamento, la discussione termina con la replica della Giunta e che, per adesso, non sono stati predisposti ordine del giorno.

Ganau ha quindi dato la parola al capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas: «Non è senza amarezza che intervengo in quest’aula perché purtroppo ci rendiamo conto che il cammino verso l’autonomia del popolo sardo è ancora molto lungo». L’esponente della minoranza ha affermato di essere stanco di sentire le lodi al presidente come se chi è venuto prima non avesse fatto niente e non fosse depositario di serietà, credibilità e competenza. «I sardi non hanno scelto voi, hanno solo decretato che siete maggioranza. Il Consiglio regionale – ha detto – deve essere tenuto costantemente informato, non basta che il presidente tenga informata la maggioranza».

Solinas ha evidenziato che l’unico risultato ottenuto è l’applicazione anticipata per la Sardegna sul pareggio di bilancio, e di contro «si è rinunciato a un risultato che si era ottenuto. Si è rinunciato agli effetti di una sentenza della Corte costituzionale. Quella sentenza non è negoziabile e non è nella disponibilità di nessuno: la Corte ha decretato un diritto dei sardi. Su quell’accordo, nell’interesse di tutti, ci dobbiamo tornare ma per darle, presidente Pigliaru, maggiore forza perché l’accordo sottoscritto è inaccettabile».

Per il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, l’accordo firmato dalla Regione con il Governo sul patto di stabilità non ha nulla di epocale: prevede, infatti, l’aumento del tetto di spesa di 320 milioni di euro per il 2014 ma, allo stesso tempo, introduce il principio del pareggio di bilancio. «Ciò – ha detto Rubiu – comporterà un blocco della spesa per Regione e comuni e metterà a rischio i servizi essenziali. E’ un patto scellerato che costringerà i sardi a pesanti sacrifici». Per l’esponente dell’Udc, l’intesa sottoscritta a Roma è, non solo un accordo “patacca” come lo ha definito l’ex presidente della Regione Cappellacci, ma un vero e proprio «atto di sottomissione totale allo Stato italiano».

Secondo Rubiu, la Regione avrebbe dovuto agire diversamente e portare avanti una trattativa che consentisse di assicurare all’Isola una soglia di sopravvivenza per tutelare le famiglie e le imprese. «Garantire il pareggio di bilancio significa attuare una politica di rigore che in passato ha portato all’aumento delle tasse e all’incremento la disoccupazione». Dall’esponente dell’UDC è poi arrivato un duro attacco alla Giunta per la decisione di rinunciare ai ricorsi contro lo Stato in materia finanziaria per il periodo 2014-2017. «Un atto scellerato – ha detto Rubiu – che impedisce di riconquistare e vedere riconosciuti i nostri diritti. Non è stata rispettata la volontà dei cittadini, l’accordo è una beffa per il popolo sardo». In conclusione del suo intervento, Rubiu ha criticato la decisione della Giunta di firmare l’accordo con lo Stato senza il preventivo coinvolgimento del Consiglio regionale.

Secondo Emilio Usùla (Soberania indipendentzia), l’accordo Stato-Regione in materia di finanza pubblica introduce elementi  importanti, seppure da perfezionare. «Lo riteniamo positivo – ha detto Usùla – tornerà utile per l’economica sarda. Dal 2015 la Sardegna potrà spendere e utilizzare le sue entrate, speriamo maggiori entrate, potrà investire di più per dare opportunità ai giovani e ai disoccupati».

Il principio del pareggio di bilancio è, secondo l’esponente della maggioranza, «una conquista di sovranità, per renderla più compiuta servono però ulteriori certezze sulle risorse che ci spettano e su come gestirle in autonomia». Usùla ha quindi rilanciato la proposta della costituzione dell’Agenzia sarda delle entrate. «Consentirebbe di quantificare e gestire l’esatto ammontare delle risorse a nostra disposizione. Uno strumento funzionale al principio del pareggio di bilancio». «In attesa della costituzione dell’Agenzia – ha spiegato Usùla – occorrerà attivarsi per ottenere dallo Stato:

a) la reversione dei flussi, tale per cui le entrate prodotte in Sardegna siano immediatamente girate dallo Stato a un conto della Regione Sardegna;

b) l’immediata attivazione – come previsto dall’accordo del 2006 fra Regione e Stato e come accaduto di recente per la Sicilia  di un codice tributo che consenta alla Sardegna di incassare le tasse delle imprese che lavorano in Sardegna pur avendo sede fiscale fuori dalla nostra terra. «I due elementi sono in stretta relazione con l’accordo sottoscritto – ha concluso il capogruppo di Soberania e Indipendentzia – se dal 2015 dobbiamo poter spendere le nostre entrate, queste devono essere nella nostra immediata, completa, certa disponibilità».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha esordito affermando che, a differenza del consigliere Desini, in Sardegna non si percepisce un miglioramento della situazione economica della comunità regionale. Il presidente Pigliaru, ha affermato, «non è un politico dio professione ma in questa circostanza ha mostrato di aver imparato la lezione vendendo per oro ciò che oro non è oro, ha raccontato la favola della buona famiglia che fa debiti e li restituisce quando le cose vanno meglio». Ma ora, ha osservato Truzzu, in questa famiglia c’è un’altra situazione, «la Sardegna ha sentenze che gli fruttano risorse aggiuntive ed invece, in cambio, accetta 253 milioni avendo diritto ad 1.2 miliardi; non solo, poi dal 2015 potrà spendere tutto il suo stipendio». Con la firma su quell’accordo, ha continuato il consigliere, «la Regione ha accettato il diktat del governo Renzi e meno male che si è firmato, se le cose fossero andate avanti per qualche altro mese avremmo pagato noi». Rivolgendosi ai settori del Consiglio che si richiamano al sovranismo, il consigliere di Fdi ha sottolineato che «il governo amico è lo stesso che ha negato i fondi per l’alluvione ed è singolare che, essendo di Fdi, finisca per superare proprio i sovranisti su certe battaglie». Dopo aver invitato la maggioranza a smetterla con la retorica della serietà, Truzzu ha chiesto di passare dalle parole ai fatti: «sulle cose serie, sul lavoro, su Garanzia giovani che è una truffa costata 54 milioni perché nessuno ha ricevuto una chiamata da una azienda e soprattutto perché non si può pensare solo ai precari mentre  una generazione di sardi non ha nemmeno potuto partecipare ad un concorso». Sulla proposta di costituzione di una Agenzia sarda delle entrate, il consigliere Truzzu ha sfidato i sovranisti a presentare una loro proposta di legge, assicurando un contributo costruttivo.

Il capogruppo di Sardegna vera Efisio Arbau ha dichiarato che «sta andando in onda l’ennesima puntata di quello che la stampa scrive sulla vertenza entrate, io credo nella buona fede delle persone e nella collaborazione, non ho mai detto che Cappellacci voleva distruggere la Sardegna, anzi sottolineo che in questi mesi abbiamo discusso e affrontato argomenti nel dettaglio, trovando soluzioni condivise». Però, ha precisato, «prendiamo atto che la minoranza vuole mettersi di traverso; la maggioranza ha responsabilità di governo e deve andare avanti, tenendo presente che la Sardegna non è una repubblica indipendente ma una articolazione dello Stato italiano». «Quindi dobbiamo accettare le sfide del futuro – ha aggiunto Arbau – ragionando sugli spazi finanziari come ogni altra regione “de iure condendo”, sul 2014 ci sono emergenze importanti e sugli Enti locali bisogna dare risposte importante». Per il futuro, ha continuato il capogruppo di Sardegna vera, «chiediamo allo Stato sugli accantonamenti per togliere dal Patto le risorse degli Enti locali, questi sono i ragionamenti da fare da adesso in poi». Per 2015, ha concluso, «dobbiamo fare un bilancio di cassa, un euro in entrata, uno in uscita, non ci possiamo più permettere molte cose, a cominciare da certi accessi della sanità». Sul piano politico, Arbau ha detto che «si faranno i conti alla fine della legislatura, impegniamoci a fare una legge elettorale per fare una partita reale, il risultato ottenuto è importante ma finiamo di dirci bravi da soli, ora dimostriamo di essere all’altezza».

Il capogruppo del Partito democratico, Pietro Cocco, ha replicato duramente alle critiche rivolte dall’opposizione al presidente e alla giunta. «L’opposizione – ha attaccato Cocco – recita la sua parte in commedia e spara contro chi governa anche davanti ad un argomento serio come è quello che riguarda l’accordo sottoscritto con il governo per il pareggio in bilancio. Su questo e su altri temi – ha proseguito l’esponente della maggioranza – serve invece ragionare e lasciare da parte la commedia». Pietro Cocco ha rivolto critiche all’atteggiamento tenuto nel corso del dibattito in Aula dal capogruppo dei Rifomatori, Attilio Dedoni («dimentica di aver governato per cinque anni la Regione e di averla lasciata in queste condizioni») ed ha affermato che «la maggioranza e la giunta vogliono tirare fuori la Sardegna dalle macerie lasciate dal centrodestra». «Ma – ha precisato – non dobbiamo seguire la strada tracciata nella passata legislatura ed ogni altro percorso è meglio di quello indicato dal centrodestra».

«L’accordo tra la Regione e lo Stato – ha incalzato Cocco – è un punto di svolta e rafforza la nostra sovranità. E’ un grande risultato conseguito con spirito di collaborazione e lealtà dal presidente Pigliaru e dall’assessore Paci, a distanza di soli cinque mesi dall’insediamento del nuovo esecutivo regionale».

Pietro Cocco ha poi ricordato le dichiarazioni rese dal centrodestra nella passata legislatura riguardo alle negative conseguenze dei tetti di spesa derivanti dal patto di stabilità, mentre oggi – ha sottolineato l’esponente del Pd – si afferma che il patto non deve essere superato e si fanno dichiarazioni “fuori dalla logica”. Per il capogruppo della maggioranza con l’accordo sul pareggio di bilancio ci saranno maggiori opportunità per programmare le risorse in favore della crescita e dello sviluppo. «Abbiamo messo in piedi un percorso virtuoso che va sostenuto e apprezzato – ha spiegato Cocco – e che rappresenta un tentativo per risolvere una vertenza centrale per il futuro dell’Isola». L’esponente del centrosinistra ha definito “una balla spaziale” l’accusa secondo la quale con l’accordo sul pareggio di bilancio la Sardegna perderebbe quote di sovranità ed ha concluso il suo intervento polemizzando duramente con il suo collega capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni. «Non hanno ottenuto alcun risultato utile alla Sardegna – ha affermato Pietro Cocco – e anche sulle province hanno soltanto sostituito amministratori eletti con i commissari nominati ed oggi, protestano e si scandalizzano per la riforma sanitaria che ha l’obiettivo di liberare risorse e ridurre spesa e sprechi».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco  Ganau, ha dunque concesso la parola per il tempo riservato al gruppo di Forza Italia, all’ex presidente della Regione, Ugo Cappellacci.

Ugo Cappellacci ha espresso rammarico per l’andamento del dibattito in Aula «che si consuma – così ha affermato – su un copione vecchio che non porterà alcun beneficio ai sardi. A giudizio dell’ex governatore del centrodestra l’attuale maggioranza commette l’errore di considerare la minoranza una controparte, mentre – ha dichiarato Cappellacci – in questa vertenza la controparte è solo lo Stato». L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato alcune importanti convergenze registrate in Consiglio nella scorsa legislatura, dalla riduzione dell’Irap, alle votazioni unanimi in materia di entrate e ha riaffermato che le azioni poste in essere dalla Giunta nei confronti del governo («ad incominciare da quelle che hanno portato alla sentenza della Corte Costituzionale che afferma che entrate e spese devono avere una correlazione») sono state promosse su indicazione e iniziativa dell’assemblea sarda con l’approvazione condivisa di documenti, mozioni e ordini del giorno. «Quando sono in gioco interessi alti – ha ammonito Cappellacci – non ci si può soltanto scontrare ma serve dimostrare di saper fare sintesi e raggiungere un punto di mediazione».

L’ex presidente della Regione è quindi entrato nel merito dei contenuti dell’accordo sul pareggio di bilancio ed ha affermato in premessa che «in alcun modo può essere considerato un risultato straordinario e eccezionale non fosse altro perché si applicherà a tutte le Regioni per effetto delle nuove norme statali». Ugo Cappellacci ha dunque domandato le ragioni e le motivazioni che hanno spinto la giunta regionale a siglare l’accordo che prevede il ritiro da parte della Regione di tutti i contenziosi aperti con lo Stato in materia di entrate. «Il presidente Pigliaru ci dice che così si evitano  le sanzioni?», ha domandato polemicamente Cappellacci che ha aggiunto: «Ma quali sanzioni se la Sardegna non ha sforato i tetti di spesa del patto di stabilità 2013, come ha affermato lo stesso Pigliaru con la Corte dei Conti e come è riportato in tutte le note ministeriali?». L’esponente del centrodestra ha inoltre ricordato come le stesse cifre indicate nell’accordo sul pareggio di bilancio siano del tutto insoddisfacenti e al di sotto delle previsioni fatte dalla stessa giunta regionale: «Si è partiti con la richiesta di 1.200 milioni di euro e si è arrivati a 320 milioni di euro». Cappellacci ha inoltre criticato la parte dell’accordo che riserva al governo l’accertamento delle entrate della Regione sarda («nell’ultimo anno la differenza tra quelle denunciate dallo Stato e quelle accertate dalla Regione è stata di 750 milioni di euro») ed ha proseguito dando lettura del testo dell’accordo sottoscritto a Roma fino al rigo in cui è scritto «….con la Regione siciliana». «Questo – ha denunciato l’ex governatore di Forza Italia – non è un errore, è la dimostrazione che è un testo fotocopia a quello che il governo aveva proposto alla Regione Sicilia e che il governatore della Sicilia ha però rifiutato perché poco vantaggioso».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi invitato l’assessore al Bilancio e alla Programmazione, Raffaele Paci, a svolgere il suo intervento nello spazio per la replica riservato alla Giunta. Dai banchi dell’opposizione si sono levate vibrate proteste e il presidente del Consiglio ha invitato il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ad intervenire per spiegare le ragioni di tale condotta. Il presidente, Gianfranco Ganau, dinanzi al perdurare delle proteste e constatato che alcuni consiglieri del centrodestra sventolavano la bandiera sarda in segno di disappunto, ha sospeso la seduta. I consiglieri dell’opposizione hanno quindi indossato una T-shirt bianca con la scritta “Sardegna” e il simbolo dei Quattro Mori e hanno occupato i banchi dell’Aula che sono riservati ai componenti la Giunta.

Il presidente Gianfranco Ganau ha sospeso la seduta e convocato il Consiglio per domani, mercoledì 30 luglio, alle 10.00.