20 December, 2025
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«La piattaforma di Villacidro costituisce una realtà importante nel ciclo di gestione dei rifiuti prodotti nel centro-sud della Sardegna e riceve i rifiuti indifferenziati, organico e imballaggi dal Sud Sardegna e dalla Città metropolitana di Cagliari.»

Lo ha ricordato questa mattina l’assessore regionale della Difesa dell’ambiente, Gianni Lampis, durante la visita all’impianto di trattamento dei rifiuti, accompagnato da Franco Gioi, presidente di Villaservice (società pubblica che ha in gestione gli impianti di proprietà del Consorzio industriale di Villacidro), Marta Cabriolu, sindaco di Villacidro e presidente dell’assemblea dei soci, e Luca Argiolas, presidente del Consorzio industriale.

«Per la prima volta un assessore regionale ha deciso di rendersi conto di persona dello stato degli impianti, che ormai hanno vent’anni di vita, con l’obiettivo di individuare adeguate soluzioni per rendere più efficiente la gestione dei rifiuti urbani conferiti – ha aggiunto l’assessore Gianni Lampis -. Nel nuovo Piano regionale dei rifiuti la discarica di Villacidro, dove la gestione dell’umido è già un’eccellenza, avrà un ruolo centrale e grandi investimenti andranno fatti per un’ulteriore specializzazione nel riciclo della plastica e della carta/cartone. Perciò, recentemente, abbiamo approvato un finanziamento di 250mila euro da utilizzare per l‘efficientamento del sistema di differenziazione dei rifiuti.»

«La politica regionale non può trascurare che questo impianto svolge anche un decisivo ruolo sociale, oltre che economico, in un territorio dove si registra una grave crisi occupazionale. Perciò, occorrono progettualità e investimenti nell’ottica del riciclo e del riuso, anche per tutelare i livelli occupazionali garantiti dall’impianto. Seppure mi dispiaccia che due Comuni abbiano deciso di uscire dalla società proprio in questa fase, devo evidenziare con piacere il ritrovato dialogo delle componenti istituzionali con cui la Giunta regionale intende collaborare per il rilancio delle attività della società Villaservice», ha concluso l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente.

Al termine, l’assessore Gianni Lampis ha incontrato i lavoratori dell’impianto, assicurando il massimo supporto nell’attuare le soluzioni proposte dalla proprietà e dal gestore dell’impianto.

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Questa mattina l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, si è recato a Sant’Antioco per un sopralluogo dove, lo scorso 21 dicembre, si è incagliata la nave mercantile ”Cdry blue”. Ha poi partecipato ad un incontro in Municipio, con il sindaco di Sant’Antioco, Ignazio Locci ed i rappresentanti della Capitaneria, dell’Arpas, del Corpo forestale e della Protezione civile.

«Nessun danno ambientale: i campionamenti effettuati, anche ieri, dai tecnici dell’Arpas escludono la presenza di idrocarburi sul fondale e nell’acqua di superficie. Ovviamente, i controlli proseguiranno fino al termine delle operazioni di recupero», ha detto l’assessore regionale dell’ambiente, Gianni Lampis.

«Dopo l’incidente – ha sottolineato l’assessore Gianni Lampis – la Giunta regionale ha monitorato immediatamente la situazione, al fianco dell’Amministrazione comunale, tenendosi informata sulle operazioni realizzate per tutelare l’integrità ambientale, che finora hanno consentito di ridimensionare i rischi di inquinamento.»

«Un meritato riconoscimento va a chi, in questi giorni, si è prodigato, in perfetta collaborazione, per evitare gravi danni ambientali: gli uomini della Capitaneria e degli organismi regionali Arpas, Forestale e Protezione civile. Ora puntiamo alla chiusura in tempi brevi di un’emergenza che è stata affrontata nel migliore dei modi e con capacità professionale», ha concluso l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente.

 

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Domani (mercoledì 8 gennaio), alle 10.00, l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, sarà a Sant’Antioco per effettuare un sopralluogo dove, lo scorso 21 dicembre, si è incagliata la nave mercantile ”Cdry blue”: Dopo parteciperà ad un incontro in Municipio. Saranno presenti, oltre al sindaco di Sant’Antioco, i rappresentanti della Capitaneria, dell’Arpas, del Corpo forestale e della Protezione civile.

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«Stiamo lavorando perché la nostra Isola diventi un centro di riferimento nazionale per i progetti legati a ricerca e innovazione nel settore aerospaziale e siamo impegnati quotidianamente per creare le condizioni affinché si sviluppi sempre più un ecosistema attrattivo che ci permetta di cogliere le sfide tecnologiche globali, anche grazie alla collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana (Asi) e il Dass, il Distretto aerospaziale della Sardegna.»

Lo ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas, dopo l’approvazione da parte della Giunta regionale della delibera sulla compatibilità ambientale per la costruzione di un banco di prova per motori a liquido (LRE, Liquid rocket engines) e di un impianto per la realizzazione di componenti in carbon-carbon nel comune di Perdasdefogu.

Il documento, approvato su proposta dell’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, descrive l’intervento – il cui costo complessivo è stimato in 33 milioni di euro – che si inserisce nell’attuazione del progetto di ricerca e sviluppo “Space Propulsion Test Facility (SPTF)” cofinanziato dalla Regione, dal ministero per lo Sviluppo economico e dalla società proponente Avio Spa.

La durata dei lavori di realizzazione delle opere è di 18 mesi e nei primi tre anni di svolgimento del progetto prevede l’impiego di 21 persone, che arriveranno fino a 35 unità lavorative altamente specializzate, rappresentate da ingegneri, chimici, informatici, e tecnici.

L’area dove sarà realizzata l’opera ha un estensione di circa 6,5 ettari all’interno del Poligono sperimentale di interforze di Salto di Quirra. Il banco di prova LRE è destinato all’esecuzione di test per lo sviluppo e la qualifica di motori aerospaziali a propulsione liquida: si tratta di motori alimentati a propellenti criogenici ad alto contenuto tecnologico e di innovazione.

«Abbiamo creduto in questa iniziativa, oltre che per l’indiscutibile valenza tecnologica in grado di dare una nuova prospettiva alla ricerca in Sardegna, anche per le ricadute socio-economiche attese sul territorio. Siamo convinti di assicurare una nuova prospettiva di crescita e occupazione e per questo abbiamo coinvolto le amministrazioni locali», ha puntualizzato l’assessore Gianni Lampis.

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«La Sardegna non accoglie rifiuti provenienti da altre regioni italiane.»
Dal presidente della Regione, Christian Solinas, arriva un’inequivocabile chiusura ad ogni ipotesi di coinvolgimento della Sardegna nell’accoglienza e smaltimento di rifiuti urbani, anche in presenza di uno stato di emergenza di altre Regioni.

In Sardegna gli impianti autorizzati per il trattamento dei rifiuti urbani non compostati e non differenziati hanno una potenzialità limitata alle esigenze del bacino territoriale sardo, si legge in una nota della Regione. Non sono disponibili volumetrie eccedenti il fabbisogno isolano e le risultanze dei rapporti sulla gestione dei rifiuti urbani di Ispra e Arpa Sardegna non consentono di dar corso alla richiesta di accordo per alcun tipo di rifiuto.

La posizione della Regione è espressa in una lettera che l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, ha scritto in risposta alla richiesta della Direzione Politiche ambientali e ciclo dei rifiuti della Regione Lazio, escludendo nel modo più categorico che i rifiuti romani, come proposto dall’Ama (azienda municipalizzata dei rifiuti della Capitale), possano essere smaltiti nella nostra Isola.

«Il Corpo forestale – conclude il presidente Christian Solinas – è al lavoro incessantemente, in tutte le aree della Sardegna, per vigilare sulla regolarità degli impianti che operano nel settore dei rifiuti, garantendo il livello massimo di sorveglianza a tutela della salute pubblica e dell’ambiente.»

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Il 18 dicembre, si è conclusa la fase sperimentale del progetto di formazione reciproca fra l’Enel-Distribuzione, società che gestisce la rete elettrica di media e bassa tensione, ed il Corpo forestale e di vigilanza ambientale.
Terminata la I fase pilota, l’attività di formazione andrà a pieno regime con l’inizio del nuovo anno e coinvolgerà qualche centinaia di discenti della società elettrica e dell’istituzione forestale.

L’incontro, fra le rappresentanze qualificate dell’Enel-Distribuzione e del Corpo forestale della Regione Sardegna, è stato fortemente voluto dall’assessore regionale all’Ambiente, Gianni Lampis.
L’Assessore, attraverso la sigla di un protocollo di collaborazione, fra Assessorato e società elettrica, ha favorito la convergenza di due strutture, capillarmente distribuite sul territorio, in un’ottica di collaborazione antincendi e di protezione civile.

Al primo seminario formativo, tenuto da tecnici dell’Enel presso il Centro di addestramento operativo (CAO) di Cagliari, è seguito il seminario tenuto, da ufficiali e sottufficiali del Corpo, presso la Direzione generale del Cfva di via Biasi in Cagliari.
Nell’occasione il personale forestale ha illustrato temi quali: i rischi d’incendio, le tecniche di spegnimento e le investigazioni; delicati settori in cui gli operatori del Corpo e quelli della società elettrica si trovano a dover interagire in situazioni di emergenza.

A conclusione della giornata, il comandante del Corpo forestale, dottor Antonio Casula, ha espresso grande soddisfazione per il reciproco arricchimento culturale e operativo e per il contributo che la partecipazione di E-Distribuzione potrà apportare al sistema regionale antincendio anche nella prevenzione e nella sorveglianza del territorio.

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Anche il Movimento 5 Stelle interviene sulla vicenda dei fanghi fognari “importati” dalla Campania e dalla Puglia per essere scaricati nella piana di Magomadas, denunciata con documentazione video-fotografica dall’ex presidente della Regione Mauro Pili.

«Un presunto sversamento di rifiuti fognari provenienti da altre regioni italiane e interrati nella piana di Magomadas, in piena campagna – scrive in una nota l’on. Alessandro Solinas -. È una vicenda inquietante quella denunciata in questi giorni dagli organi di stampa e dagli abitanti della zona dell’Oristanese, stanchi di dover sopportare soffocanti miasmi e preoccupati dal continuo viavai di camion provenienti dai porti di Cagliari e Olbia, presumibilmente carichi di fanghi di dubbia provenienza. Sembrerebbe si tratti di residui fognari che arrivano principalmente da Puglia e Campania e che andrebbero smaltiti a norma di legge all’interno di appositi impianti certificati. Sempre secondo quanto riportato dalla stampa, sembrerebbe invece che questi fanghi vengano trattati in assenza delle apposite vasche in cemento, ovvero pericolosamente riversati in una buca profonda non meno di due metri e a contatto con il terreno.»

«La Sardegna è già balzata alle cronache per aver smaltito rifiuti speciali pericolosi, tra cui fanghi di depurazione, provenienti da altre zone d’Italia: a fine 2018 la Procura di Tempio ha notificato l’apertura delle indagini al Cipnes per la discarica di Spiritu Santu. La Regione Sardegna è al corrente del rischio che si sta correndo? – aggiunge Alessandro Solinas -. Cosa sta accadendo oggi nella piana a pochi chilometri da Bosa, una delle zone più rinomate della Costa nord-occidentale della Sardegna in cui sono presenti diverse aziende agricole? Gli assessori all’Ambiente Lampis e alla Sanità Nieddu sono a conoscenza di quanto sta accadendo? È necessario avviare urgenti e specifiche indagini per accertare la natura dei materiali depositati e l’eventuale pericolo per la salute pubblica.»

Alessandro Solinas ha presentato un’interrogazione sottoscritta dai colleghi Desirè Manca, Roberto Li Gioi, Michele Ciusa, con l’appoggio dei portavoce alla camera dei deputati Lucia Scanu, Luciano Cadeddu ed Alberto Manca, per chiedere che venga fatta assoluta chiarezza su questa vicenda sconcertante.

«Non siamo contrari al riuso e al riciclo se queste pratiche consentono di far nascere nuove realtà produttive ma alla luce di quanto accaduto chiediamo venga fatta chiarezza. Dobbiamo bloccare una volta per tutte questo circuito di smaltimento di rifiuti speciali provenienti dalle altre regioni italiane. La Sardegna – conclude Alessandro Solinas – non diventerà la pattumiera d’Italia, non lo permetteremo.»

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La fortissima denuncia fatta dall’ex presidente della Regione, Mauro Pili, sul traffico dei fanghi fognari dalla Campania e dalla Puglia alla Planargia, nel territorio di Magomadas, sta avendo un’eco sempre più vasta che ha valicato fin da ieri i confini regionali, sui media nazionali e sui social, ed ha raggiunto anche il Palazzo del Consiglio regionale. Stamane, 6 consiglieri regionali del Partito Sardo d’Azione, Stefano Schirru, Nanni Lancioni, Franco Mula, Piero Maieli, Giovanni Satta e Fabio Usai, hanno presentato un’interrogazione con richiesta di risposta scritta all’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, relativa «allo sversamento di fanghi fognari nella pianura di Magomadas».

«Nella pianura di Magomadas nel 2017 è stata autorizzata l’installazione di un impianto per lo smaltimento di rifiuti speciali per 80.000 tonnellate di fanghi da essiccare, ossia per un quantitativo ben superiore a quello che produce l’intera Sardegna – spiega l’on. Fabio Usai, uno dei sei sottoscrittori dell’interrogazione -. Nella piana di Magomadas, situata a pochi km da Bosa, una delle zone turistiche più rinomate della costa nord-occidentale, sono presenti aziende agricole che vedono nella pastorizia e nelle pregiate vigne la loro attività principale.»

«Di fatto, la Sardegna è entrata a pieno titolo, nel circuito dello smaltimento illegale di rifiuti – si legge nell’interrogazione -; in questo momento storico in cui milioni di ragazzi di tutto il mondo manifestano per la difesa dell’ambiente, i cittadini sardi devono avere la certezza che, in nessuna zona dell’Isola, avvengano illeciti di questo tipo e chiedono, oggi più che mai, di poter far crescere i propri figli senza dover temere per la loro incolumità e la loro salute; considerato che tali discariche risultano essere autentiche bombe ecologiche che violentano il nostro splendido territorio, la Regione, per quanto di competenza, si deve attivare al fine di ridare alle popolazioni che hanno subito l’inquinamento di quei terreni la sicurezza che in quei luoghi non vengano più sversati fanghi fognari o nessun altro tipo di sostanza tossica.»

«Abbiamo chiesto all’assessore della Difesa dell’Ambiente – conclude Fabio Usai – se sia a conoscenza della situazione descritta e quali azioni intenda porre in essere, al fine di trovare una soluzione a tale problematica.»

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«Ancora promesse vuote e prive di ogni fondamento. Il presidente Solinas garantisce ai cittadini olbiesi che entro gennaio la Giunta inizierà a lavorare alla definizione del piano anti alluvione della città di Olbia. Per fortuna ha parlato di gennaio e non di maggio, perché altrimenti sarebbe stato naturale dire “A Maggiu mai’.»

Lo ha detto Roberto Li Gioi, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle.

«Una promessa che ha tutta l’aria di una presa in giro – ha aggiunto Roberto Li Gioi -. Prima dovremmo aspettare gennaio,  poi la nomina di un sub commissario, in seguito dotarlo persino di una struttura che sia in grado di assisterlo. In tempi brevi dovrà accadere tutto questo. E noi dovremmo affidare le vite degli olbiesi a queste parole al vento? Solinas, in qualità di Commissario di governo contro il dissesto idrogeologico, dal suo insediamento non ha mai sollecitato  il completamento del piano anti alluvione, un progetto che attualmente sta facendo la muffa negli uffici regionali in attesa della Valutazione di impatto ambientale. L’inerzia della Regione prosegue senza vergogna nonostante sia arrivata persino la bacchettata da parte della Corte dei conti, a ricordarci che gli interventi anti alluvione finanziati dallo Stato per oltre 125 milioni di euro sono a rischio. Se le opere non verranno appaltate entro un anno, Olbia perderà il finanziamento.»

«La Via al progetto che potrebbe evitare nuove vittime stenta ad arrivare; eppure manca soltanto il sì della Giunta su proposta dell’assessore Gianni Lampis – ha rimarcato Roberto Li Gioi -. L’assessore dell’Ambiente ed il presidente Christian Solinas stanno deliberatamente prendendo tempo. Dobbiamo supporre che vogliano ricorrere a procedure in deroga rispetto alle normative? Il presidente  venga al più presto in aula per esporre quelle che sono le sue intenzioni circa la messa in sicurezza della città di Olbia, in quanto sono passati già più sei anni dall’evento che ha segnato per sempre le nostre vite”.

«Lo scorso 13 settembre ho presentato un’interrogazione per sollecitare la messa in sicurezza della città, che tutt’ora è senza risposta. Ci troviamo di fronte a una situazione gravissima – ha concluso Roberto Li Gioi -. La Giunta sta mettendo a repentaglio la sicurezza dei cittadini olbiesi.»

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«Una discarica che si estende per 15mila metri quadri e nella quale sono stati accumulati negli anni oltre 34mila metri cubi di rifiuti di vario genere. È una vera e propria bomba ecologica ad altissimo potenziale esplosivo la discarica in località Su Donnigheddu, nel territorio del comune di Golfo Aranci. Numerosi terreni limitrofi, presumibilmente già compromessi dall’inquinamento, sono coltivati a vigneto, adibiti ad orto o utilizzati per il pascolo di bovini. Attorno a questa enorme pattumiera vivono stabilmente un centinaio di famiglie, in una situazione al limite dell’emergenza sanitaria.

Da oltre trent’anni gli abitanti di Golfo Aranci vivono questo dramma mettendo a rischio la propria salute, senza che la Regione abbia mai dato risposte valide a questa emergenza. I necessari interventi di bonifica sono ancora sulla carta, mai attuati”.

La situazione è al limite della decenza: il percolato derivante dalla discarica confluisce nel torrente Su Laccu che sfocia nella spiaggia di “Marinella”. Suolo, sottosuolo, acqua e aria rischiano di essere gravemente compromesse, il rischio per la salute pubblica è enorme.»

A denunciare l’ennesima emergenza ambientale del Nord Sardegna è il consigliere regionale del M5S Roberto Li Gioi, che ha presentato un’interrogazione, con richiesta di risposta scritta, indirizzata agli assessori dell’Ambiente Gianni Lampis e della Sanità Mario Nieddu.

Roberto Li Gioi chiede agli assessori se siano a conoscenza dell’esistenza della discarica abusiva di Su Donnigheddu, e come mai non sia già stata pianificata un’indagine attenta dei rischi e accertata la natura dei rifiuti accumulati.

«Poiché la Giunta regionale – spiega il consigliere del M5S – con la deliberazione n. 49/21 del 26 novembre 2013 ha stanziato al comune di Golfo Aranci 50mila euro per l’integrazione delle indagini del Piano di caratterizzazione, la messa in sicurezza di emergenza, e l’effettuazione dell’analisi di rischio, non si capisce per quale motivo la situazione non sia mai stata affrontata. A maggior ragione dal momento che la discarica risulta censita nel Piano regionale di Bonifica delle Aree Inquinate. La bonifica dei siti inquinati deve costituire uno degli obiettivi strategici della Giunta, sia per garantire la tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente, sia per permettere la riconversione del territorio ai fini del suo sviluppo economico e produttivo. Il primo passo da compiere è quello di provvedere con urgenza alla rimozione dei rifiuti per evitare che il danno ambientale diventi ancora più grave, assicurandosi che le operazioni si svolgano nel pieno rispetto di tutte le normative regionali, statali e europee.»

Roberto Li Gioi  infine, chiede agli assessori Gianni Lampis e Mario Nieddu quali azioni intendano porre in atto «per recuperare questa parte del territorio della Sardegna, caratterizzata da beni paesaggistici e ambientali di alto pregio, in modo che possa essere restituita al più presto ai sardi».