28 March, 2024
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Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu è stato eletto presidente della commissione speciale sull’artigianato. Nella riunione di insediamento, presieduta dal presidente del Consiglio Gianfranco Ganau, si è proceduto anche all’elezione dell’ufficio di presidenza. Ne fanno parte Gianni Lampis,(Fdi), vice presidente, Antonio Gaia (Cps) e Gianluigi Rubiu (Udc), segretari.

Oltre al settore dell’artigianato, la commissione speciale dovrà occuparsi anche del commercio al dettaglio e delle politiche commerciali della grande distribuzione.

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I consiglieri regionali del Gruppo Fratelli d’Italia in Consiglio regionale Gennaro Fuoco, Paolo Truzzu, Marcello Orrù e Gianni Lampis, hanno presentato una proposta di legge composta di tre soli articoli, tre disposizioni che vanno subito al cuore del problema: tagliare i vitalizi di cui beneficiano attualmente gli ex consiglieri regionali e i loro eredi e reinvestire le risorse nelle politiche per il lavoro.

«La nostra proposta ha un duplice obiettivo – ha spiegato il primo firmatario Gennaro Fuoco – consentire un risparmio alle casse del Consiglio regionale e incentivare l’assunzione di persone in difficoltà. La norma prevede una riduzione al 60% dell’assegno vitalizio di reversibilità a favore dei coniugi di ex consiglieri regionali deceduti e un contributo di solidarietà da applicare a tutti gli assegni in godimento. Chi percepisce un vitalizio inferiore ai 2.500 euro dovrà rinunciare al 10% dell’importo mentre il contributo salirà al 15% per gli assegni più alti.»

Il risparmio, secondo i calcoli dei proponenti, sarebbe di circa 2,5/3 milioni di euro all’anno. «Somme da reinvestire interamente per la costituzione di un Fondo destinato all’abbattimento degli oneri contributivi per l’assunzione dei capifamiglia di nuclei familiari monogenitoriali con minori a carico – ha aggiunto Gennaro Fuoco – con questa misura potrebbero essere assunte mamme separate con prole a carico o persone che hanno perso il coniuge. Con le risorse a disposizione si potrebbe arrivare a circa 150 assunzioni all’anno».      

«La legislatura sta finendo ma se c’è la volontà politica siamo ancora in tempo per approvare il provvedimento, sarebbe un bel segnale per i cittadini – ha detto il capogruppo di Fratelli d’Italia Paolo Truzzu – noi proporremo in Conferenza dei Capigruppo di portare la proposta di legge in Aula attraverso la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 102 del Regolamento consiliare.»

Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere Gianni Lampis: «Approvare questa legge sarebbe un atto di giustizia sociale, il centrosinistra ha avuto un’intera legislatura per approvarlo. Il gruppi consiliari abbiano la forza di portare in Consiglio il provvedimento e di discuterlo con serenità».

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Garantire per almeno altri quattro mesi le attività di assistenza tecnica in zootecnia svolte dall’associazione regionale allevatori della Sardegna (Aras), nonostante la messa in liquidazione dell’associazione ed a fronte dell’anticipazione, da parte dell’agenzia per l’attuazione dei programmi regionali in campo agricolo (Laore), delle somme relative al secondo quadrimestre 2018 e quantificate in circa 4.600.000 euro. È questa l’ipotesi che nelle prossime ore vedrà impegnati tecnici e amministratori regionali e che ha registrato una sostanziale condivisione nella Quinta commissione del Consiglio regionale, a conclusione della sessione di audizioni che sul tema ha avuto come protagonisti i sindacati, i commissari di Aras ed i vertici di Laore.

Una situazione, quella dell’Aras e delle Apa, particolarmente complicata e che richiede – a giudizio dei sindacati e dei commissari del parlamentino presieduto da Luigi Lotto (Pd) – una soluzione immediata per non perdere i circa 47 milioni di euro destinati alle aziende sarde, a valere sulla misura relativa al cosiddetto benessere animale, le cui domande scadono il prossimo 15 giugno e che non possono essere riconosciute in sede comunitaria senza la necessaria attività (notificata in sede Ue) dell’Aras.

Ma non solo, sono a rischio i 296 dipendenti dell’associazione regionale allevatori e gli 81 lavoratori delle quattro associazioni provinciali (Apa). Non è un segreto, infatti, che agli stessi lavoratori sia già stata comunicata, quale data ultima per la trasmissione delle lettere di licenziamento, quella del prossimo 6 giugno.

Il caso che contrappone i commissari di Aras e i vertici di Laore nasce dalle controversie relative alla rendicontazione delle attività svolte nel 2014, 2015, 2016 e 2017 ed è precipitato a seguito della formalizzazione del mancato riconoscimento, da parte di Laore, di un presunto credito di Aras pari a 1.987.761 euro (a fronte di un contributo complessivo di 54.200.000  euro) per il periodo sopra indicato. Da qui la messa in liquidazione dell’associazione regionale allevatori a cui segue la nota di Laore che, il 16 maggio dichiara, non solo di non avere alcun debito con Aras ma di vantare crediti nei confronti dell’associazione allevatori per 2.075.708 euro, ed un’altra comunicazione, datata 17 maggio 2018, con la quale l’assessorato regionale degli Enti locali evidenzia che a seguito dello scioglimento dell’Aras, tutti gli immobili funzionali all’esercizio dei servizi resi, devono ritornare nella disponibilità dell’amministrazione regionale.

Nel corso delle rispettive audizioni i commissari Aras (Vitangelo Tizzano e Enrico Leccisi) e i vertici Laore (Maria Ibba, direttore generale; Tonino Selis, direttore del servizio attività zootecniche) anche sollecitati dagli interventi dei consiglieri Piermario Manca (Pds), Marco Tedde (Fi), Gianni Lampis (FdI), Luigi Crisponi (Riformatori), Fabrizio Anedda (Misto), Gianmario Tendas (Pd), Franco Sabatini (Pd), Piero Comandini (Pd), Gianluigi Rubiu (Udc), Antonello Peru (Fi) e Gaetano Ledda (Psd’Az – La Base), hanno ribadito le proprie ragioni ed hanno sostenuto con forza la correttezza del rispettivo operato. In particolare, i dirigenti di Laore, hanno insistito sulla necessità di poter effettuare verifiche efficaci e stringenti sulla rendicontazione delle attività svolte da Aras ed hanno anche dichiarato piena disponibilità per un contradditorio, così da far venir meno le anomalie che, a giudizio di Ibba e Selis, non consentono all’agenzia Laore di poter erogare le somme che l’associazione allevatori vanta come presunto credito per le annualità comprese tra il 2014 e il 2017.

La preoccupazione per il futuro lavorativo degli oltre 350 addetti impiegati  tra Aras ed Apa è stata invece manifestata dalle rappresentanze sindacali.

Confederdia, con Osvaldo Ibba, Giuseppe Lai e Paola Naitana, ha affermato con nettezza il proprio favore per il ricorso alle previsioni contenute nella legge 3 del 2009 che all’articolo 2 comma 40 autorizza l’agenzia Laore a inquadrare, attraverso prove selettive concorsuali per soli titoli, il personale dipendente Aras alla data del 31 dicembre 2016. Per la piena applicazione di tali disposizioni serve però il via libera del ministero per superare i vincoli assunzionali imposti alle pubbliche amministrazioni.

Gaia Garau (Uil), Raffaele Lecca (Cgil) e Francesco Piras (Cisl) hanno confermato, in via di principio, il proprio sostegno per l’inquadramento del personale Aras in Laore, ma non hanno nascosto le perplessità sulla effettiva possibilità per l’ottenimento della necessaria deroga ministeriale al fine del superamento dei vincoli nelle assunzioni. I confederali, evidenziando la professionalità e la disponibilità di tutti i dipendenti Aras, e sottolineando il mancato pagamento degli stipendi, a partire dalla retribuzione di dicembre scorso, hanno mostrato disponibilità a valutare la prosecuzione del lavoro e delle attività attualmente svolte da Aras ed Apa anche attraverso la costituzione di una nuova società o di una nuova associazione, in accordo con Laore e la Regione.

A margine delle audizioni sulla vertenza Aras, la commissione ha ascoltato l’assessore regionale dell’Industria, Maria Grazia Piras, sulla situazione della Keller. L’audizione, richiesta dal consigliere FdI, Gianni Lampis, ha consentito di fare il punto sulla  fabbrica di Villacidro che, fondata nel 1983 per produrre carri ferroviari, è stata liquidata nel 2011. Lo stabilimento (250.000 metri quadrati di superficie) è stato acquisito dal locale consorzio industriale per rilanciarne le attività ma dopo i tre bandi di vendita del tribunale di Cagliari, è andato deserto anche il bando ad offerta libera pubblicato dal consorzio industriale. L’assessore ha quindi informato i commissari del coinvolgimento di Invitalia al fine di individuare operatori interessati allo stabilimento della Keller. Il consigliere Lampis, ricordando che il prossimo dicembre scadranno gli ammortizzatori per gli ultimi cento lavoratori beneficiari, ha sollecitato il ricorso a tutti gli strumenti utili a garantire un reddito agli ex Keller.

Il presidente della commissione Luigi Lotto, ha domandato invece all’assessore Maria Grazia Piras notizie sul futuro della miniera di Olmedo e la responsabile dell’Industria ha assicurato che entro la fine del mese sarà pubblicato il bando per la concessione della miniera auspicandone esiti positivi anche in considerazione del miglioramento dei prezzi nel mercato della bauxite.

L’ulteriore argomento trattato dalla Quinta commissione è stata la proposta di legge n. 506 (Lotto e più) che ha l’obiettivo di regolamentare la lavorazione, la trasformazione e il confezionamento di prodotti agricoli esclusivamente aziendali. Luca Saba (Coldiretti), Pietro Tandeddu (Copagri) e Serafino Casula (Confagricoltura) hanno espresso un giudizio sostanzialmente positivo sulla proposta ed hanno rimarcato la necessità chiarezza in ordine all’applicazione delle disposizioni in materia di igiene e sanità, così da non ingenerare confusione e fraintendimenti  tra gli operatori agricoli.

Il direttore generale dell’assessorato della Sanità, Giuseppe Maria Sechi e la responsabile dei servizi veterinari, Daniela Mulas, hanno confermato la piena applicazione delle norme nazionali e comunitarie in materia di igiene, somministrazione e lavorazione degli alimenti, nonché hanno suggerito di attendere le annunciate linee guida ministeriali in materia di home food e home restaurant.

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E’ stata aperta oggi ai visitatori e ai turisti, la Galleria Anglosarda, nell’ex miniera di Montevecchio. Al taglio del nastro erano presenti l’assessore regionale dell’Industria, Maria Grazia Piras; il presidente del Parco Geominerario, Tarcisio Agus; l’amministratore unico di IGEA, Michele Caria; i sindaci di Guspini, Arbus e San Gavino e i consiglieri regionali Rossella Pinna, Alessandro Collu e Gianni Lampis.

Ristrutturata e messa in sicurezza in seguito ai lavori svolti da IGEA, cui spetta la manutenzione delle miniere sarde, la storica Galleria entra nell’elenco dei siti minerari resi fruibili a nuovi utilizzi grazie ai recenti interventi dell’Assessorato dell’Industria. Si tratta del terzo sito che viene riaperto ai visitatori negli ultimi due anni, dopo Porto Flavia e Galleria Henry.

La gestione unitaria dei siti (Regione-Igea-Comuni-Parco) ha già portato a notevoli risultati in termini di presenze turistiche nel 2017 e nei primi mesi del 2018. A Buggerru, la Galleria Henry è stata visitata da oltre 14.500 persone nel 2017 e da un migliaio di persone nei primi tre mesi di quest’anno. Superano invece le 30mila presenze, nel 2017, le bellezze di Porto Flavia, mentre sono quasi 6mila i visitatori nei primi 4 mesi del 2018. Cifre consistenti anche a Montevecchio, versante di Guspini, dove lo scorso anno si sono contate oltre 10mila presenze. Tarcisio Agus, presidente del Parco Geominerario, l’ente che ha in campo la gestione della Galleria Anglosarda, ha annunciato novità importanti per i prossimi mesi. L’obiettivo è mettere a regime la rete dei siti minerari e naturali e consentire una fruibilità turistica ad ampio raggio, dalle ex miniere ai musei dislocati nei diversi territori, passando per alcune delle più importanti aree naturalistiche della Sardegna. A giugno partirà un programma di attività promozionali e in previsione c’è anche l’attivazione di un Centro unico per le prenotazioni. Non meno importante, in questi mesi, è stato il lavoro di IGEA che, nel caso della Anglo Sarda, ha consentito di liberare dalle macerie il tratto di Galleria ora visitabile agevolandone il ripristino prima della stagione estiva.

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Industria-Miniera Montevecchio

L’assessore regionale dell’Industria, Maria Grazia Piras, inaugurerà mercoledì prossimo, 23 maggio, alle ore 11.00, l’apertura al pubblico della Galleria Anglo Sarda, nella miniera di Montevecchio, uno dei più importanti esempi di archeologia industriale della Sardegna.
Per l’occasione, l’assessore Piras illustrerà le iniziative portate avanti in questi anni dall’Assessorato per rendere nuovamente fruibili i beni ex minerari, restituirli alle comunità e assicurare la gestione agli enti locali e alle diverse istituzioni coinvolte. Saranno inoltre presentati i dati relativi all’affluenza turistica nei principali siti aperti ai visitatori. La riapertura della Galleria Anglo Sarda è stata resa possibile grazie all’impegno dell’assessorato dell’Industria e ad accurati lavori di ristrutturazione e di messa in sicurezza eseguiti da IGEA, società in house della Regione. Adesso il sito rientra nella lista dei beni storici e minerari del Parco Geominerario della Sardegna aperti al pubblico e contribuirà a far crescere l’offerta turistica dell’isola.
Alla cerimonia di inaugurazione parteciperanno, oltre all’assessore Piras, l’amministratore unico di IGEA, Michele Caria, il presidente del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, Tarcisio Agus, il sindaco di Guspini, Giuseppe De Fanti, il sindaco di Arbus, Antonio Ecca, e i consiglieri regionali Rossella Pinna, Alessandro Collu e Gianni Lampis. 

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Il consigliere Gianni Lampis (FdI) è stato eletto segretario dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale. La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Prima di iniziare l’esame dell’ordine del giorno, numerosi consiglieri regionali hanno preso la parola sull’ordine dei lavori.

Il consigliere Antonio Solinas, del Pd, ha ricordato che ieri i commissari Ara hanno riscontrato una perdita di esercizio superiore alla quota consentita dalla legge e messo in liquidazione l’associazione, con grave preoccupazione dei lavoratori che Consiglio deve condividere, per cui sentire con urgenza l’assessore dell’Agricoltura.

Il consigliere Gianni Lampis (Fdi Sardegna), ha invece richiamato l’attenzione dell’Aula sulle conseguenze dell’ondata di maltempo che ha colpito la Sardegna e in particolare molti Comuni dove non è stata ripristinata nemmeno la viabilità principale; di qui la necessità di una relazione dettagliata dell’assessore dell’Ambiente.

Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia, ha ripreso il tema sollevato da collega Antonio Solinas, per sottolineare l’ordine del giorno unanime del Consiglio con cui si impegnava la Giunta ad evitare le messa in liquidazione, segno che si era compresa la gravità della situazione. Nessuno però ha fatto niente, ha lamentato, mettendo il Consiglio davanti al fatto compiuto, nonostante diverse riunioni al ministero delle quali la minoranza non nemmeno stata informata; su questo l’assessore deve riferire al più presto.

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco si è soffermato sul licenziamento di 4 dipendenti amministrativo della Asl di Nuoro risalente a qualche giorno fa in base, sembra, ad una delibera sul dimensionamento delle piante organiche predisposta dall’Ats. Secondo Daniele Cocco si tratta di un atto grave ed illegittimo, mentre continuano le assunzioni amministrativi attraverso le agenzie interinali. Per noi, ha concluso, bisogna partire dal mantenimento degli occupati e dei vincitori di concorso, rivedendo il provvedimento anche perché gli amministrativi della sanità sarda sono sotto la media nazionale.

Il presidente Ganau, dopo aver ribadito che le segnalazioni non sono previste dal regolamento, ha invitato i consiglieri ad attenersi all’ordine dei lavori, annunciando che quella odierna sarà considerata l’ultima eccezione al regolamento.

Anna Maria Busia (Misto) ha sollecitato un urgente incontro con l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria sulla messa in liquidazione Ara, di cui il Consiglio si è occupato a lungo, perché ora si è aperta una falla preoccupante nel settore dei servizi per agricoltura, oltre ad essersi consumato uno sgarbo istituzionale attraverso un provvedimento intervenuto a trattativa in corso Regione-Ministero.

Per il Pds il consigliere Roberto Desini ha protestato ricordato che, proprio pochi giorni fa, in commissione Agricoltura erano stati assunti precisi impegni per  affrontare la situazione Ara nel breve e medio termine scongiurando adozione di provvedimenti contingenti; così non è stato, a conferma di alcuni segnali peraltro molto chiari come il trasferimento da Cagliari a Roma delle coordinate bancarie.

Il capogruppo del Pds Giangranco Congiu ha chiesto la presenza dell’assessore dell’Agricoltura in Aula al più presto per riferire su una situazione incredibile ed incresciosa, che costituisce un attentato contro la nostra zootecnica. Abbiamo accettato supinamente, ha detto ancora Congiu, una modifica di regolamento che ha aperto la strada al commissariamento, soluzione di fatto favorita dalla Regione con un parere positivo che non sta in piedi, perché stiamo perdendo un intero sistema tecnico di sostegno alla zootecnia che non riusciremo più a ricostituire.

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha riconosciuto sia la fondatezza delle argomentazioni dei colleghi che le osservazioni regolamentari del presidente, sollevando nel contempo il tema della lentezza con cui si forniscono le risposte alle interrogazioni dei consiglieri.

Il consigliere Luigi Lotto, del Pd, ha definito giusto il richiamo del presidente, affermando inoltre di aver partecipato ad alcune riunioni a Roma con le strutture del ministro Madia dove si è concordato di mettere in piedi un comitato tecnico che inizierà a lavorare domani con il compito di predisporre un nuovo disegno di legge di riorganizzazione dell’assistenza tecnica in agricoltura. Su questo il ministero ha mostrato aperture sollecitando un percorso tecnico forte e condiviso. Nel frattempo, ha lamentato Lotto, è successa la messa in liquidazione di Ara forzando la mano, nonostante la nostra richiesta di rimandare ogni decisione e considerando eventuali provvedimenti atti ostili nei confronti della Regione. Ora siamo ad un bivio, ha concluso: o riorganizzare il sistema o, senza illudere nessuno, seguire un’altra strada per mantenere in Sardegna sia l’assistenza tecnica che il controllo dei libri genealogici: auspico la prima soluzione, sulla quale ci confronteremo con l’assessore giovedì in commissione.

Il consigliere Domenico Gallus (Pasd’Aza-La Base), anche nella sua qualità di Sindaco. Ha ricordato le recenti intimidazioni ai Sindaci di  Bitti e Siniscola. Vanno bene la vicinanza e la solidarietà, ha dichiarato, ma i nostri amministratori locali sono costretti ad affrontare ogni giorno una situazione molto preoccupante, al punto che fare il Sindaco oggi in Sardegna è diventata una missione impossibile e forse sarebbe davvero il caso di arrivare alle dimissioni di massa in assenza di atti concreti del Consiglio e della Giunta.

Avviando l’esame dell’ordine del giorno, il presidente ha ricordato la necessità di procedere all’elezione di un segretario del Consiglio, aggiungendo in proposito che il gruppo Fdi Sardegna, non essendo rappresentato negli organismi di presidenza dell’Assemblea, ha presentato specifica istanza.

Il Consiglio ha quindi proceduto alla votazione. Al termine dello scrutinio è stato eletto il consigliere Gianni Lampis con  30 voti.

Prendendo ancora la parola sull’ordine dei lavori il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha riferito di aver sentito in una trasmissione televisiva dati che offendono la dignità del Consiglio. E’ stato detto, ha precisato Giorgio Oppi, che la Regione Sardegna ha 55 collaboratori su 60 con una spesa più alta di tutte le altre Regioni ma la realtà è esattamente opposta: noi siamo la Regione che ha tagliato di più ed i collaboratori non sono esterni ma provengono dal sistema Regione dal quale sono retribuiti, quindi è una partita di giro ed un risparmio perché non si tratta di collaborazioni esterne e questo va precisato anche formalmente.

Il presidente Gianfranco Ganau ha assicurato che si provvederà in merito.

Avviando l’esame dell’ordine del giorno, il Consiglio ha successivamente esaminato la proposta di istituire una commissione speciale sull’artigianato e commercio in Sardegna e sulle politiche commerciali della Gdo (grande distribuzione organizzata).

Il proponente Roberto Deriu ha parlato in apertura del grande disagio dei lavoratori della Gdo in materia di diritti mentre artigianato e piccolo commercio sono sempre penalizzati da problemi strutturali gravi, burocratici e legislativi. La commissione, ha spiegato, dovrà avere una missione limitata che, partendo da una ricognizione della situazione attuale, arrivi ad una proposta legislativa nuova e condivisa con finanziamenti adeguati. Si tratta di una proposta che ha incontrato il plauso delle associazioni di categoria, ha concluso, ed anche il Consiglio può e deve dare una risposta a migliaia di imprese e lavoratori che hanno diritto ad un intervento concreto.

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi ha messo in evidenza che la proposta di Deriu non riguarda solo il sistema organizzato ma tutto un comparto produttivo di grande importanza per la Sardegna che ha sofferto in modo particolare la crisi, un comparto solitamente ai margini dell’attenzione della politica. E’quindi una buona occasione, ha sostenuto, per una riflessione seria perché queste componenti della nostra economia sono fondamentali e devono essere protagoniste della auspicata ripartenza della Sardegna; la commissione deve avere perciò un mandato limitato ma molto concreto senza trascurare le implicazioni legate sia allo svantaggio competitivo derivante dall’insularità che al fenomeno dello spopolamento, e tantomeno la necessità di adeguate risorse finanziarie.

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha ricordato che fare impresa oggi in Sardegna significa operare in un mondo fragile e pieno di difficoltà con le associazioni di categoria che non svolgono appieno il loro ruolo ed il risultato che, anche quelle di piccole dimensioni, sono di fatto sole e questa tendenza va invertita perché creano lavoro.

Il consigliere del Pd Luigi Lotto ha parlato di un tema molto significativo e delicato perché tocca da vicino una buona metà dell’economia regionale, per cui la commissione sarà utile se saprà coinvolgere tutte le parti interessate per alcuni obiettivi: nuovo disegno di legge sul commercio e sull’artigianato una valutazione attenta su risultati di leggi generaliste a sostegno di tutto il comparto superando diversificazioni che invece hanno un fondamento.

Sempre per il Pd il consigliere Raimondo Caciotto ha definito la commissione quanto mai opportuna per intercettare le esigenze di un settore trainante per la Sardegna, che crea occupazione e lavoro e deve essere sostenuto con convinzione; un settore nonostante tutto vitale anche se non riesce ad esprimere le sue potenzialità e va accompagnato individuando alcune priorità come attenzione di giovani, semplificazione della burocrazia, accesso al credito, lotta a contraffazione, abusivismo, concorrenza sleale e violazione delle regole di mercato.

Il capogruppo di Fdi Sardegna Paolo Truzzu, pur comprendendo le finalità della proposta che incide su un settore strategico per la Sardegna, ha criticato il fatto che ma la richiesta arriva a 10 mesi dalla campagna elettorale mentre per 4 anni non si è fatto nulla, nonostante le stesse organizzazioni di categoria in ogni sessione di bilancio abbiano presentato proposte che non sono state nemmeno prese in considerazione, a partire da quella di utilizzare parte di fondi regionali per un programma straordinario di edilizia green: Ora, ha concluso, siamo fuori tempo massimo e per questo siamo contrari.

Dopo l’on. Paolo Truzzu ha preso la parola l’on. Attilio Dedoni (Riformatori), che ha detto: “Qualunque opportunità come questa commissione va perseguita per poter dare il meglio, altri potranno completare quest’opera. E’ inutile ripetere quali sono i condizionamenti che il piccolo commercio ha subito da parte della grande distribuzione: ormai gli oristanesi, per esempio, preferiscono il grande supermarket costruito da un nostro ex presidente invece che andare nel centro storico cittadino che tanta socialità ha generato negli anni. Questo mi spinge a dire sì alla commissione e a superare anche le criticità giuste esposte da chi mi ha preceduto: dobbiamo lasciare una riflessione scritta su questi problemi”.

Per Forza Italia ha preso la parola la capogruppo Alessandra Zedda, che ha parlato di “dichiarazione di fallimento di questa giunta e di questa maggioranza sul tema del commercio e non solo. I lavoratori di questo settore hanno ormai perso ogni fiducia nel futuro. Noi non ci tireremo indietro ma chiediamo che ci sia un tempo prestabilito, massimo qualche mese, con scadenza al 31 luglio 2018, valutando prima insieme quale sarà l’efficacia di questa commissione e quali obiettivi dovrà raggiungere”.

Sulla proposta la Giunta ha espresso parere favorevole con l’assessore Piras (Industria).

Il presidente Gianfranco Ganau ha illustrato l’ordine del giorno di istituzione della commissione e l’on. Alessandra Zedda ha chiesto qualche minuto di sospensione per valutare con la maggioranza le richieste avanzate da Forza Italia. Alla ripresa, la capogruppo ha avanzato la proposta e precisato che alla fine dei lavori consiliari i gruppi si incaricheranno di “indicare i nomi dei componenti in modo che la commissione inizi al più presto il suo lavoro”.

Per l’on. Gennaro Fuoco (Fdi) “il nostro voto contrario è politico perché la proposta è tardiva e siamo scettici. Tra poco ci troveremo ad affrontare la crisi della grande distribuzione per effetto del commercio elettronico”.

In dichiarazione di voto l’on. Fabrizio Anedda (Misto) ha detto: “Mi sembra che la commissione quinta stia già facendo questo lavoro, il mio voto sarà di astensione”.

Per l’on. Luigi Lotto (Pd) dovrà essere salvaguardato il ruolo in materia della commissione Quinta “quando il lavoro della commissione di inchiesta finirà e ci troveremo davanti al problema della proposta di legge”.

Il riformatore Luigi Crisponi si è invece detto favorevole: “E’ un tema che riguarda il sistema produttivo regionale, noi ci siamo”.

Voto favorevole è stato annunciato anche da Forza Italia e di seguito l’Aula ha approvato l’istituzione della commissione di inchiesta con 41 sì e 4 contrari.

Subito dopo l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) ha illustrato un ordine del giorno teso all’istituzione di una commissione di inchiesta che faccia luce sui fallimenti delle politiche industriali nel polo di Ottana. “Una rilevante quantità di sostanze tossiche sono nei terreni e nelle falde”, ha detto l’oratore, “mentre i lavoratori hanno perso il lavoro e molte morti sono state frettolosamente dimenticate. Si è dissolto così il sogno industriale della Sardegna centrale e questo merita un approfondimento, insieme al disinvolto maneggio di soldi pubblici. Vogliamo mettere un punto fermo su questa sconfitta che compie cinquant’anni, dalle chimiche di Stato degli anni ’70 alle mancate bonifiche su quei terreni? Ci sono occasioni di sviluppo su quell’area oggi?”.

Per l’on. Gaetano Ledda (Psd’Az) “è mezzo secolo che si parla di Ottana e mi ricordo che da ragazzino molti miei paesani avevano il sogno di andare in fabbrica e lasciare la campagna. Oggi piangiamo ancora quei morti e le politiche industriali fallimentari di Ottana, come è scritto nell’ordine del giorno di istituzione di questa commissione. So che siamo a fine mandato ma da qualche parte dobbiamo cominciare, anche indagando su come sono stati erogati e perché cosa i fondi pubblici alle imprese pubbliche e private”.

Ha preso la parola l’on. Fabrizio Anedda (Misto), che ha rievocato “l’industrializzazione della Sardegna nell’ambito dei piano di Rinascita a partire dal dopoguerra” mentre per l’on. Sabatini, presidente della commissione Bilancio, “non è la bonifica, per quanto necessaria, il piano di rilancio di quelle aree. Una commissione utile dovrebbe valutare quali sono le azioni da mettere in campo per creare economia stabile in quelle zone. Chiedo che la richiesta sia ritirata e rivista insieme alla maggioranza, per poter fare un lavoro in positivo”.

Sulla richiesta di sospensiva si è pronunciato l’on. Luigi Crisponi: “Apprezzo la proposta, va individuato un futuro di qualità per Ottana. La nostra richiesta è del settembre 2017 e se fosse stata esaminata subito avremmo potuto dire qualcosa in più. Ma oggi non c’è davvero più tempo da perdere”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha sospeso i lavori. 

Alla ripresa l’on. Antonio Solinas (Pd) ha detto che “comunque l’industrializzazione non è stata soltanto un fallimento perché molti di quelli che negli anni ’70 hanno iniziato sono già arrivati alla pensione. In quegli anni quella scelta fu intelligente e fu dettata dagli esiti della commissione Medici e produsse un salto di qualità di quei territori dal punto di vista culturale e civile. Non possiamo però parimenti negare che la chimica sia entrata in crisi né ripetere l’esperimento della legge 488, che ha Ottana ha costruito soltanto capannoni vuoti. Certo le bonifiche vanno fatte ma non risolvono il problema dello sviluppo economico perché non è la Regione che crea direttamente lavoro”.

Per l’on. Daniele Cocco (Sinistra) “è da tempo che in quest’Aula si parla della desertificazione di quel territorio e della mancanza di lavoro. Non si tratta di accusare chi ha agito in passato ma di trovare soluzioni per oggi. Negli ultimi tempi l’assessore Piras ha dimostrato grande disponibilità e una settimana fa c’è stato un incontro a Ottana organizzato dal Partito dei Sardi.  E’ chiaro che le risposte non arrivano con la bacchetta magica ma la vertenza Ottana sta diventando di serie A. Peggio di così da quelle parti non si può andare”.

L’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, ha dunque espresso il parere favorevole della Giunta ed ha ricordato gli impegni dell’esecutivo regionale e dell’assessorato da lei diretto “per costruire un futuro per Ottana”. L’assessore ha quindi confermato la richiesta al ministero dello Sviluppo per il riconoscimento dello stato di area di crisi complessa e la predisposizione di un’altra serie di provvedimenti urgenti.

Fabrizio Anedda (Misto), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha invitato l’assessore dell’Industria e quello della Programmazione a riferire in Aula sui progetti e le iniziative in favore dell’area di Ottana.

Il presidente del Consiglio ha però dato lettura dell’ordine del giorno con il quale si propone l’istituzione della commissione d’inchiesta sulle politiche industriali dell’area di Ottana ed il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha proposto un emendamento orale (approvato dall’Aula) che prevede la verifica dei livelli di inquinamento del fiume Tirso.

Posto in votazione l’ordine del giorno è stato approvato e su richiesta del capogruppo Sdl, Daniele Cocco, è stata rinviata al pomeriggio la discussione della mozione n. 387 in materia di istruzione.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha convocato l’Aula alle 16.00.

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Cancellare la Asl unica in Sardegna e istituire tre aziende sanitarie (Nord, Centro e Sud): così Fratelli d’Italia e Forza Italia rilanciano la proposta di legge presentata nel novembre del 2017 (proposta di legge n. 463, Truzzu e più), mentre sul piano prettamente politico lanciano la sfida ai consiglieri del centrosinistra che, nelle ultime settimane, hanno marcato la distanza dall’istituzione dell’Ats e dalla gestione del manager Fulvio Moirano.

«Notiamo una certa effervescenza tra le fila della maggioranza – ha affermato Paolo Truzzu (FdI) – e sul tema vogliamo capire se le prese di distanza, di singoli consiglieri e di gruppi del centrosinistra, dalla Asl unica sono solo una  tattica pre-elettorale o se davvero si sono ricreduti su quella che da sempre le opposizioni hanno definito una soluzione inadeguata per risolvere i problemi della sanità in Sardegna.»

A giudizio dei quattro consiglieri FdI (Paolo Truzzu, Marcello Orrù, Gennaro Fuoco, Gianni Lampis) e dei tre consiglieri di Fi (Alessandra Zedda, Stefano Tunis, Edoardo Tocco), presenti all’incontro con gli organi di informazione, l’azienda per la tutela della salute ha fallito nella sua missione perché i costi non sono stati ridotti, le liste d’attesa non si sono accorciate e nel complesso, sono peggiorati i servizi per i cittadini.

«Le criticità denunciate dai gruppi della minoranza consiliare al momento dell’approvazione della legge istitutiva dell’azienda unica – ha incalzato la capogruppo Fi, Alessandra Zedda – trovano oggi riscontro nel disagio denunciato dagli operatori della sanità e dai cittadini sardi ed anche per queste ragioni  domandiamo alle forze politiche della maggioranza, ed in particolare al partito dei sardi che oggi contesta apertamente l’Ats e la sua gestione, dove erano quando in Consiglio si è votato per l’Ats.»

«L’assessore Luigi Arru ed il manager Fulvio Moirano, visti i risultati ottenuti, dovrebbero fare entrambi un passo indietro – ha dichiarato Edoardo Tocco (FI) – e la cancellazione dell’azienda unica porterebbe risparmi e più efficienza nella sanità sarda.»

«L’Ats – ha aggiunto Gennaro Fuoco (FdI) – è servita solo a ridistribuire potere non a riorganizzare i servizi della salute.»

Stefano Tunis (Fi) ha rimarcato l’assenza di “basi scientifiche” a supporto della scelta per l’azienda unica in Sardegna ed ha affermato che con l’Ats «si è sostituito il ruolo politico svolto dall’assessorato della Sanità con una struttura amministrativa che fa sì che la sanità resti lontana dai territori e dai bisogni di salute ma vicina agli interessi del potere».

«L’assessore Luigi Arru conta meno di Fulvio Moirano – ha insistito Gianni Lampis (FdI) – ed il centrosinistra deve fare i conti con due riforme fallite, enti locali e sanità, ed una riforma destinata a fallire: l’urbanistica.»

«Serve un cambio di passo – ha concluso Marcello Orrù (FdI) – e, dopo i tagli ragionieristici del centrosinistra, è necessario restituire servizi ai cittadini sardi e voce ai territori, anche nella sanità.»

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Nella seduta odierna, il Consiglio regionale ha approvato l’inno ufficiale della Regione sarda e Nanni Lancioni (Psd’Az) ha giurato in Consiglio ed è subentrato al senatore Christian Solinas (Psd’Az).

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la Proposta di legge n. 503/A (Cocco Pietro e più), sottoscritta da numerosi consiglieri di maggioranza ed opposizione, istitutiva dell’inno ufficiale della Regione.

Il presidente ha dato quindi la parola al capogruppo del Pd Pietro Cocco, relatore della legge, per illustrarne il contenuto.

Prima dell’intervento di Cocco, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul fatto che da questa mattina hanno iniziato sciopero della fame 7.000 lavoratori della scuola, insegnanti abilitati con diploma magistrale che, in base ad una legge dello Stato, rischiano di essere esclusi dalle graduatorie e dal lavoro. Di questi, ha ricordato Gianfranco Congiu, 1.200 sono sardi e 102 sono già di ruolo, ed è necessario che il Consiglio regionale intervenga urgentemente presso il governo

Il presidente Ganau ha assicurato che il problema sarà affrontato nella prossima riuniond dei capigruppo.

Sempre sull’ordine dei lavori il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha ringraziato il collega Congiu per aver sollevato il problema ed espresso molta preoccupazione per il rischio concreto che 1.200 insegnanti sardi perdano il lavoro. Un rischio, ha aggiunto, che dobbiamo scongiurare con una azione molto determinata presso il governo centrale.

Successivamente è intervenuto il relatore della legge Pietro Cocco, capogruppo del Pd, che ha messo l’accento in apertura sulla coincidenza simbolica della giornata di Sa Die, festa dei sardi, dei 70 anni statuto e infine dell’istituzione del nuovo inno. La legge istitutiva dell’inno, ha poi ricordato, «fu proposta per la prima volta dal presidente Ganau in sede di conferenza dei capigruppo dove si registrò un consenso quasi unanime, dando il via ad un percorso che ha coinvolto la commissione Autonomia». Il brano melodico tradizionale prescelto, ha proseguito, «ci propone contenuti estremamente attuali come l’esigenza di cambiamento e di una svolta, l’appartenenza al proprio territorio e la lingua, che devono ispirare ogni azione di governo contro ingiustizie, soprusi e disuguaglianze, mettendo le istituzioni al servizio del bene comune». Quasi tutti i gruppi hanno riconosciuto questo inno come quello che rappresenta meglio la nostra terrea, ha concluso, «poi è naturale che ci siano opinioni differenti e tuttavia auspico che una riflessione unitaria porti ad un voto unanime».

Christian Solinas, esponente del Psd’Az, ha dichiarato che «l’inno esprime con i suoi simboli i più autentici valori fondanti di una comunità antica, riconosciuti per l’impegno del Partito Sardo d’Azione, scritti nel suo statuto e poi in quello della Regione, a conclusione di un percorso che viene da lontano ed appartiene tanto ai sardi che ai sardisti, grazie ad un lavoro che viene dalla migliore esperienza di generazioni di sardisti fin dagli anni ’80». Solinas, eletto senatore, ha poi annunciato dimissioni da Consiglio, e ha detto di sentire su di se «tutto l’onore e l’onere di riportare il Psd’az dopo 22 anni in Parlamento per restituire ai sardi (anche quelli del mondo) orgoglio e speranza». Il nuovo sardismo, ha sostenuto, «punta oggi ad un ampio progetto di auto governo della Sardegna, seguendo una idea che affonda le sue radici nella Costituente, insomma ci siamo ancora oggi e contiamo di esserci anche quando arriveremo alla nazione sarda». Oggi abbiamo di fronte nuovi feudatari da affrontare e nuove emergenze, ha continuato il consigliere: «continuità territoriale, entrate, zona franca ed autogoverno e, come diceva Mario Melis, affermare un nuovo concetto di democrazia che passa attraverso il diritto al lavoro, perché l’economia è importante ma quelli che contano sono i valori». In proposito, Solinas ha fatto un riferimento alla legge sulla lingua «che ancora non c’è ma non deve prestare il fianco a nuove divisioni». Infine il neo senatore ha ringraziato tutti, dal presidente Ganau al personale del Consiglio,  per la collaborazione fornitagli durante i suoi due mandati.

Paolo Zedda, consigliere di Art. 1 – Mdp, ha parlato di un simbolo che completa nostra comunità con musica e parole ed ha ricordato il significato profondo del componimento di Ignazio Francesco Mannu:  «Procurad’e moderare incita il popolo sardo ad alzarsi e a combattere un regime intollerabile. I sardi hanno capito da subito che questo era il canto che li poteva rappresentare».

Secondo Paolo Zedda, le alternative proposte da altre forze politiche non avrebbero lo stesso valore della poesia del Mannu: «Non poto reposare, proposto dai Riformatori, è un canto d’amore. “Dimonios”, suggerito dal Gruppo Sardegna, è una marcetta militare. C’è un inno musicato da Rachel con le parole di Montanaru, o “Salvet deus sa reina” che ha le stesse parole dell’inno corso. Il popolo sardo però vuole come simbolo della sua unità questo canto che stiamo proponendo».

Il consigliere di Art1-Mdp ha poi ricordato che l’inno non si compone di soli versi ma è anche musica. «La melodia di Procurad’e moderare ha un profondo legame con la tradizione musicale sarda. E la stessa dei goccius, i canti sacri della Sardegna accompagnati dalle launeddas, e del ballo cantato a tenore. Quando sentiamo le prime note capiamo che è un canto sardo».

Zedda, infine, rispondendo al consigliere Christian Solinas, ha rivendicato la bontà della proposta di legge sulla lingua sarda. «Non è vero che la legge 26 è ancora valida, è la prima legge per la lingua scritta in Italia ma non ha mai funzionato. La lingua infatti sta morendo, i bambini non la parlano più. Vi prego di non lasciar passare la legislatura senza l’approvazione di una legge che può essere la salvezza del sardo».

Per i Riformatori il consigliere Michele Cossa, riprendendo i principali temi del dibattito, ha affermato che «il confronto ha fatto emergere posizioni differenti come era logico avvenisse in Sardegna, nazione senza Stato dove è presente un forte sentimento identitario, una appartenenza profonda che deve essere rappresentata, perché come la bandiera l’inno tocca le corde dei nostri sentimenti». La proposta di oggi, a suo avviso, «incarna certamente la ribellione dei sardi ma ce ne sono anche altre compresa l’ipotesi di scriverlo ex novo (in Russia, per esempio, hanno lasciato la musica sovietica cambiando le parole); la legge in effetti dice che l’inno lo deve scegliere il Consiglio ma forse non è la strada migliore non è quella di confinarla nel palazzo». In Sardegna, ha proseguito Cossa, «ci sono tante idee ma anche tanta passione; noi comunque non faremo barricate anche se la nostra proposta, quella presentata per prima, non è stata nemmeno presa in esame; inoltre, oggi che siamo impegnati a livello nazionale sull’insularità anche col contributo dei sardi nel mondo, sarebbe stato meglio coinvolgere l’opinione pubblica sarda».

Il consigliere Gennaro Fuoco (Fdi), premettendo di non voler fare polemiche che sarebbero fuori luogo su un argomento come l’inno, ha però lamentato anche come vice presidente della commissione Autonomia che «la commissione non ha esaminato nulla e nemmeno votato e, quanto al merito, per noi la legge parte da premesse sbagliate perché noi sosteniamo l’inno della Brigata Sassari che riporta alla memoria dei sardi una epopea in cui si sono imposti con il loro sacrificio all’attenzione di tutto al popolo italiano». L’inno “Dimonios”, ha ricordato, «non parla di guerra e comunque non siamo convinti che sia l’unica proposta ma la migliore, fermo restando che è sbagliato il metodo perché l’argomento meritava e merita una condivisione maggiore; forse sarebbe bastato servirsi di internet, noi in ogni caso non voteremo contro perché su certe cose non ci si deve dividere».

Emilio Usula, dei Rossomori, ha sostenuto che «la festa di Sa Die non deve essere la commemorazione rituale dei moti insurrezionali del ‘700 ma l’occasione per riflessione sulla condizione attuale della nostra terra». Per questo, ha protestato, «denuncio oggi qui che mentre si approva un inno contro la tirannia si manca di rispetto alla Sardegna e le si impedisce di avere i suoi spazi di autogoverno». Spetta poi alla politica utilizzare al meglio la democrazia, ha continuato, «ed anche il voto non può essere ridotto ad un rito ingannevole, la nostra legge elettorale è una porcheria che ha escluso oltre 120.000 sardi che hanno votato, tradendo la loro volontà». In questi mesi, ha detto ancora Usula, «molti hanno preso le distanze dalla legge proponendo questo o quel cambiamento ma alla fine non si è fatto nulla; la verità è che i grandi partiti sono d’accordo per difendere le loro quote di rappresentanza ma Rossomori denuncia questo sopruso oggi lanciando appello a cittadini ed istituzioni per cambiare una legge che va contro la volontà popolare».

Annamaria Busia (Misto) ha messo in evidenza che «le date che oggi ricordiamo hanno come denominatore comune la volontà del popolo sardo di avere maggiori spazi di governo e, sotto questo profilo, oggi c’è la stessa insoddisfazione di tanti orsono contro piemontesi e aragonesi». Spero tuttavia, ha auspicato, «che il nuovo inno arrivi ai tanti giovani che non lo conoscono e partecipino ad una nuova stagione che, come quella dei moti anti feudali in cui i sardi chiedevano impieghi e poteri per le scelte locali, si caratterizzi per nuovi poteri alla Sardegna anche all’interno della nuova cornice costituzionale». La Regione non è stata in grado di esercitare pienamente la sua autonomia, ha proseguito la Busia, «come dimostra lo scarso utilizzo di uno strumento importante come le norme di attuazione: in 70 anni la Sardegna ne ha approvate solo 29 a differenza delle 182 del Trentino-Alto Adige».

A nome di Fdi, il consigliere Paolo Truzzu si è dichiarato «soddisfatto del dibattito, sia per la nostra provocazione che per le posizioni espresse dai Riformatori, segno che esistono sensibilità diverse e segno, soprattutto, che questa discussione dovevamo farla molto prima anche per arrivare ad una scelta unitaria». Rispondendo al collega Zedda, Truzzu ha respinto la sua interpretazione, precisando che «Dimonios non è affatto una marcetta militare e se qualcuno lo pensa vuol dire che non conosce la storia; è vero che è stato scritto nel ’94 ma dietro c’è la storia antica della brigata Sassari ed una bandiera che vide 108.000 sardi per la prima volta uniti e ben 13.000 furono i caduti». Una comunità che non ricorda il passato non ha futuro, ha ammonito Truzzu, «il dibattito sul nuovo inno ha occupato più i giornali che il Consiglio regionale, che fra l’altro ha dimenticato che fino a pochi anni fa la festa della Regione era il 28 gennaio, giorno della battaglia dei Tre Monti che avviò la riscossa italiana dopo Caporetto, sono grandi imprese note in tutto il mondo e dovremmo anche rendere giustizia a tutti i nostri antenati, proprio con Dimonios che identifica tutta la Sardegna».

Dopo l’on. Paolo Truzzu ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu (Pds), che ha detto: “E’ davvero una giornata particolare: da un lato c’è l’enfasi propria della ricorrenza dei 70 anni dell’Autonomia e dall’altro con un inno ci riconosciamo nazione. I sardi oggi vivono la loro sardità e vorrebbero che i figli la ricevessero in eredità ma io come sardo nel 2018 non mi riconosco in una protesta ribellista. Chi può essere oggi il feudatario? Chi esercita oggi la tirannide contro i sardi? Al di là delle celebrazioni l’autonomismo mostra le sue rughe e il nuovo modello della Sardegna deve portarci a riappropriarci dei diritti statuali originari. In questo senso i moti ribelli del passato, l’inno baronale alla rivolta, nulla c’entrano col mondo che conosciamo.

Noi non abbiamo una visione cupa e pessimistica e non ce ne facciamo nulla: la nostra sardità è inclusiva, ci consente di riconoscerci gli uni con gli altri. “Adiosa”, ovvero “No potho reposare”, è il messaggio di solidarietà e di fratellanza di cui abbiamo bisogno per la Sardegna: sono personalmente stufo di piangermi addosso. L’inno del Mannu ha senso solo se riconosciamo che il feudatario di oggi è lo Stato italiano”.

Per l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) “al termine di questo dibattito è giusto essere uniti, ma solo dopo che abbiamo sviscerato sino in fondo questo tema. Mi fa piacere aver ascoltato il discorso appena pronunciato dall’avvocato Congiu ed è giusto chiedersi oggi chi sia il padrone più cattivo che si schiera contro i sardi. E forse il barone più cattivo siamo proprio noi stessi, che non siamo capaci di metterci tutti d’accordo per riaffermare davanti allo Stato i valori dello Statuto come l’articolo 8 e l’articolo 13”. Per l’oratore “la Sardegna di oggi è quella dei sindaci abbandonati a se stessi e la fretta che ci state mettendo nel presentare questa proposta di legge dedicata all’inno del Mannu vi farà fare i gattini ciechi. Non arriveremo così a una soluzione che unisca tutti e questo non è giusto per tutti i sardi che in Italia e in Europa hanno conquistato posizioni e fatto grandi cose”.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli e poi gli articoli. Approvato il primo. Sul secondo articolo sono stati presentati emendamenti, favorevole il parere del relatore Cocco sull’emendamento 1. Conforme il parere della Giunta.

Per l’on. Gianni Lampis (Fdi) “oggi qualcuno dentro la maggioranza ha voluto forzare la mano con un metodo che è stato privo di dialogo e di condivisione. Quando si sente l’inno della Sassari la gente riconosce che arrivano i sardi ed è questo il nostro inno. Quello che dovremmo adottare oggi per la Sardegna. Vi chiediamo dunque un momento ulteriore di riflessione”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna) “il testo è stato messo all’ordine del giorno della prima commissione per tre volte e i colleghi dell’opposizione lo hanno avuto, ovviamente, da subito. In queste tre sedute si è discusso di tutte le proposte in campo”. L’on. Annamaria Busia (Centro democratico) ha affermato invece che “la contrapposizione fra le fazioni in campo si può affrontare pensando che l’Inno del Mannu è quello che più rappresenta la nostra storia e il nostro presente. Non un inno militare né una canzone d’amore”.

E’ intervenuto in campidanese l’on. Zedda, che ha spiegato. “Non c’è dispregiativo nella parola marcetta che ho impiegato, perché è un termine musicale. Mi suscita una grande emozione ma non è la musica che più rappresenta la nostra isola”.

L’Aula ha respinto l’emendamento 5 (Brigata Sassari) con 30 contrari.

Approvato, invece, l’emendamento 1 (“patriota”) con parere favorevole del relatore e della Giunta.

L’on. Pietro Cocco (Pd) ha dato parere favorevole anche all’emendamento 2 e l’Aula si è conformata.

Approvato, poi, il testo dell’articolo 2 come emendato. Ritirati, invece, gli emendamenti 3 e 4.

Approvato poi senza discussione l’articolo 3, il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione il testo della legge. L’on. Paolo Truzzu (Fdi) ha annunciato l’astensione: “Non è stata sentita la popolazione sarda e non vorrei che accadesse che non tutti i sardi si riconoscano nell’Inno del Mannu”.

Favorevole, invece, l’on. Angelo Carta a nome del Psd’Az: “Se andassimo a Orgosolo, ad esempio, probabilmente gli orgolesi vorrebbero che Pratobello fosse l’inno sardo. Ma è difficile che troviamo oggi l’accordo, forse lo saremo col tempo portando nelle scuole il nuovo inno dei sardi”.

Anche il gruppo di Forza Italia ha annunciato l’astensione con la capogruppo Alessandra Zedda: “Non abbiamo nulla da osservare ma forse è stata persa l’occasione di poter fare un minimo di confronto. Invitiamo il presidente Pigliaru a chiedere ai sardi se l’inno che stiamo scegliendo oggi è gradito davvero. Proviamo ad arrivare all’ultimo dei cittadini della nostra regione”.

L’on. Roberto Desini (Pds) ha detto che “anche dentro il nostro gruppo ci sono state posizioni differenti ma quello che è accaduto a Ottana la scorsa settimana noi abbiamo coniato uno slogan che rappresenta una svolta. “Mai più divisi”: ecco perché voterò a favore di questo inno. Se davvero vogliamo dare un futuro ai nostri figli dobbiamo avere il coraggio di sperimentare l’unità”.

Per i Riformatori l’on. Luigi Crisponi ha detto che “quando il testo di un inno non fa venire il brivido e non una volta richiama il fortza paris probabilmente la decisione è affrettata. Per questo alla fine ci asterremo e perché è mancato quel dibattito che probabilmente avrebbe acceso le luci su questo tema”.

Anche il capogruppo del Pds, on. Gianfranco Congiu, ha annunciato il voto di astensione ma ha detto: “No potho reposare cantato da Andrea Parodi  suscita quei brividi che l’Inno non dà ma da oggi sarà l’Inno del Mannu il simbolo della nazione di Sardegna. Dunque, anche da parte nostra ci sarà un voto di astensione”.

Per l’on. Mariano Contu (FI) “noi siamo abituati a riconoscere un inno nei suoi contenuti ma anche nella musica. Qual è esattamente la versione dell’inno che stiamo approvando? Non si sa. Ecco perché la nostra astensione”.

“Voglio parlare in sardo, nella lingua del mio Goceano”, ha esordito l’on. Daniele Cocco. E ha detto: “Le posizioni possono essere differenti, io avrei preferito Bella ciao, per rispondere al collega Truzzu. Ma questa non è una decisione di una parte sola ma di tutto il Consiglio. In questo periodo storico valgono ancora le cose che diceva Mannu e il feudatario contro i sardi c’è sempre, è lo Stato italiano. Alla fine, tutti i nostri figli e nipoti canteranno quest’inno e ora il prossimo passo è la legge sulla lingua sarda, che sarà un fatto molto importante per il nostro popolo”.

Il relatore, on. Pietro Cocco, ha dato parere favorevole anche a nome del Pd. “Oggi abbiamo un inno ufficiale e dico chiaramente che la proposta era ed è condivisa. Certo sapevamo che potevano esserci opinioni differenti ma abbiamo ritenuto importante andare in Aula oggi per dare appunto oggi alla Sardegna il suo inno. Quale parte dell’inno utilizzeremo nelle manifestazioni ufficiali lo deciderà con decreto il presidente della Regione e fino ad allora utilizzeremo il testo integrale. Ma le parole di questo testo sono assolutamente attuali e sono quelle che meglio rappresentano la situazione odierna”.

Anche il presidente Francesco Pigliaru ha preso la parola e ha detto: “Intervengo a titolo personale, non della Giunta, e vi dico che adoro “Dimonios” ma è questa la scelta giusta perché l’Inno ha un bel messaggio: ribellarsi contro chi ci impone ingiustizie è sempre giusto. Ecco il valore dell’Inno che stiamo adottando oggi: ribellione contro ogni oscurantismo, contro i rischi di chiusure e di nuovi pericolosi oscurantismi”.

L’Aula ha approvato la legge.

Il presidente Gianfranco Ganau ha formulato gli auguri all’on. Christian Solinas a seguito delle sue dimissioni, delle quali l’Aula ha preso formalmente atto. Al posto dell’on. Christian Solinas è stato surrogato dalla Giunta per le elezioni il primo dei non eletti nel collegio di Cagliari per il Psd’Az, Nanni Lancioni, che ha giurato davanti al presidente Gianfranco Ganau e si è dunque insediato in Consiglio regionale. La seduta è stata poi dichiarata chiusa.

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Incontro assessore Paci con ex Keller e sindacati

Il vicepresidente della Regione Raffaele Paci ha incontrato una delegazione di lavoratori ex Keller in una sala del comune di San Gavino Monreale, a margine di un incontro di programmazione territoriale. Insieme a Paci, i consiglieri regionali Rossella Pinna, Alessandro Collu e Gianni Lampis, rappresentanti sindacali, sindaci e assessori locali. L’incontro è stato chiesto dagli stessi lavoratori che, in questo momento, non ricevono più gli ammortizzatori sociali.
«È un dovere essere qui, ascoltarvi e fare un ragionamento sul futuro con voi e i rappresentanti del territorio – ha detto Raffaele Paci -. Questa della Keller è una partita che stanno seguendo direttamente gli assessori dell’Industria e del Lavoro che hanno le competenze specifiche, ma anche la Presidenza segue quotidianamente la vertenza. Ci sono due strade di intervento: una è quella di dare una risposta nell’immediato alle famiglie senza reddito visto che non ci sono più gli ammortizzatori, l’altra è quella di monitorare le proposte degli acquirenti. E in questo la Regione è presente e segue da vicino l’evolversi della situazione. Sempre all’interno delle regole, però: voglio ricordare che non possiamo dare soldi senza rispettare le legittime procedure, perché poi dopo due mesi l’Europa ce li richiede. Adesso aspettiamo di vedere come va il bando che scade il prossimo 29 aprile: se entro quella data non ci saranno manifestazioni d’interesse, cercheremo di individuare e superare insieme al Consorzio industriale eventuali difficoltà di quel bando. Se invece le manifestazioni d’interesse ci saranno, allora immediatamente la Giunta si impegnerà a trovare incentivi all’interno di una procedura negoziale in cui sarà coinvolto anche il ministero dello Sviluppo economico, per accompagnare l’investitore in un processo di rilancio. Riferirò subito di questo incontro al Presidente e agli assessori competenti – ha concluso il vicepresidente Raffaele Paci – in modo che possano continuare a seguire questa vicenda e provare a risolverla al più presto.»

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Stamane, in Consiglio regionale Gianni Lampis (FdI) è subentrato al dimissionario Ugo Cappellacci (Forza Italia), neo deputato.

Sull’ordine dei lavori, il consigliere di Art. 1 Mdp Eugenio Lai ha richiamato l’attenzione del Consiglio sul recente caso di frode scoperto a danno degli agnelli sardi Igp, sollecitando a fine seduta una riunione dei capigruppo e un ordine del giorno dell’Assemblea, sia per verificare i termini della vicenda che per dare mandato alla Giunta di avviare tutte le azioni necessarie per una maggior tutela degli allevatori sardi.

Il presidente Gianfranco Ganau ha accolto la richiesta.

Sempre sull’ordine dei lavori, il consigliere del Pds Augusto Cherchi ha ricordato una sua mozione del giugno 2017 con cui si lamentava la mancata attuazione nel sistema sanitario regionale degli interventi sulla terapia del dolore e le cure palliative, raccomandando la sollecita discussione del problema.

Il presidente Gianfranco Ganau, anche in questo caso, ha condiviso l’opportunità della segnalazione.

L’Assemblea ha, dunque, iniziato l’esame dell’ordine del giorno con le mozioni nn. 338 e 123, primo firmatario il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, riguardanti la situazione del servizio idrico in Sardegna.

Attilio Dedoni, illustrando il contenuto dei documenti, ha chiesto all’assessore dei Lavori pubblici ed alla maggioranza di intervenire nel dibattito senza posizioni ideologiche, privilegiando gli interessi della Sardegna perché, ha sottolineato, «a nessuno sfugge la gravità della situazione del servizio idrico, con dighe svuotate, collaudi bloccati da anni e problemi di sicurezza degli impianti nonostante lavori durati molti anni, come quello del lago Omodeo dove sembrerebbe che 800 milioni di metri cubi non potranno mai essere invasati». «La Regione – ha aggiunto – in questi anni ha fatto passi in avanti per creare un collegamento fra le dighe del territorio ma non basta perché permangono situazioni molto critiche nel Cagliaritano, in Gallura ed in Ogliastra e complessivamente si registra un forte ritardo rispetto ad un problema, quello dell’acqua, che è il tema del millennio e riguarda una materia prima essenziale per la vita dell’uomo e per le sue attività economiche, ancora di più in un’isola come la Sardegna».

Un’altra mozione sul servizio idrico, la n.238, è stata poi illustrata dal vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde secondo il quale «la mozione è certamente datata e l’acqua è evaporata, anche se tornata di attualità per effetto di una recente sentenza del tribunale di Nuoro sul problema delle fatture Abbanoa del 2012 riferita a conguagli compresi nel periodo fra il da 2005 e 2011». «Si è trattato – ha proseguito Marco Tedde – di una azione condotta senza chiarezza e trasparenza, in pratica una rimodulazione del 2016 con effetti retro attivi e cifre determinate in modo forfettario, al fine di recuperare in modo forzoso somme abbondantemente prescritte, in un quadro normativo caratterizzato da un lato da consistenti penali a carico del gestore da parte dell’Autorità competente e, dall’altro, da una univoca giurisprudenza di diversi tribunali d’Italia su questioni analoghe». Insomma, ha concluso il consigliere di FI, «è evidente che la società ha perseguito scopi di riequilibrio finanziario interno ignorando i diritti dei consumatori, utilizzando alcune furbate e determinando anche danni per imprese che inserendo costi arretrati nei propri bilanci non hanno potuto le relative spese; su questo la Regione, nonostante la nostra mozione, non ha fatto nulla e nei fatti è stata preceduta dal tribunale di Nuoro».

Dopo l’on. Marco Tedde ha preso la parola per la replica l’assessore Edoardo Balzarini, che ha detto: «Condivido l’intervento dell’illustratore della mozione su un tema che è l’asse portate di ogni economia e di ogni sviluppo della Sardegna, che essendo un’isola ha un sistema unico sotto il profilo degli scambi idrici e vive di acque superficiali per quasi l’ottanta per cento». L’assessore ha ricordato che di recente sono stati «stanziati 50 milioni di euro per l’adeguamento strutturale delle dighe sarde nell’ambito del Patto per la Sardegna: porteranno a interventi e collaudi su una cinquantina di dighe. Dal dopoguerra a oggi non abbiamo mai avuto le risorse per le manutenzioni e gli interventi straordinari delle dighe.  Per questo abbiamo incaricato l’Ente acque sarde, anche per la diga di Pattada e di Olai. Realizzeremo anche il collegamento tra il Tirso e il Flumendosa e il lotto da 60 milioni per il Sulcis, attualmente in capo a Enas». Per l’ingegner Edoardo Balzarini «dobbiamo incrementare la capacità di accumulo, a oggi abbiamo 950 milioni di metri cubi invasati e si capisce che si tratta di numeri importanti perché comprendono il fabbisogno agricolo, quello industriale e quello potabile».

In replica ha preso la parola l’on. Attilio Dedoni (Riformatori), che ha ringraziato l’assessore «per i dati forniti che certificano le affermazioni che abbiamo fatto finora. Non ci si lamenti se a febbraio prossimo i pentastellati si ritroveranno in maggioranza perché qui non si ascolta. E non si capisce che il problema non è trovare candidati ma risolvere le questioni  più importanti, che sono i veri tormenti dei sardi».

Per l’on. Marco Tedde «la Giunta non ha avuto quella reazione attesa per alleviare le sofferenze derivanti dalla siccità. L’agricoltura è in ginocchio a causa della siccità ma dove i reflui a fini irrigui sono depurati e riutilizzati i danni della siccità in agricoltura sono stati limitati. Secondo l’on. Zedda «la mozione 338 dimostra che Abbanoa continua a fare acqua da tutte le parti e i problemi denunciato un anno fa sono sempre attuali. Provate a comunicare il vostro consumo idrico attraverso internet ad Abbanoa e mi direte se ci riuscite. Abbanoa va controllata e di tutti gli investimenti nelle reti di cui si parla non c’è ancora un’ombra né una traccia. Vengono iscritti in bilancio crediti che forse non saranno manco esigibili mentre la bollettazione è diventata un problema che viene scaricato sui cittadini senza dilazioni».

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo al voto la mozione 338 che è stata respinta. Anche la mozione 238 è stata respinta e così la 123.

Ha preso poi la parola l’on. Francesco Agus, presidente della commissione Autonomia sul punto 5 all’ordine del giorno, ovvero lo Schema di norma di attuazione per l’istituzione del collegio dei revisori dei conti in attuazione dell’art.14 dello Statuto. L’oratore ha detto: «Il decreto è composto da tre articoli che regolano nel complesso l’istituzione e il funzionamento del collegio dei revisori».

Per l’on. Sabatini, presidente della commissione Bilancio, «è importante che l’ordine del giorno allegato a questa votazione preveda il fatto che il collegio dei revisori concordino con la Corte dei conti sui temi del coordinamento finanziario del Titolo III dello Statuto e non sull’intero bilancio della Regione Sardegna».

L’assessore Raffaele Paci è intervenuto per illustrare l’iter dei provvedimenti, «scaturito dalla commissione paritetica presieduta dall’on. Francesco Sanna. Qualunque modifica introdotta nel testo richiederà un iter di approvazione da parte della commissione paritetica e del ministero. Eviterei di introdurre modifiche unilateralmente visto che la Paritetica ha impiegato due anni a mettersi d’accordo nel merito con il Ministero dell’economia e della finanza». L’assessore Raffaele Paci ha chiesto dunque all’Aula di convocare la commissione Paritetica.

L’on. Francesco Agus ha ripreso la parola e ha detto: «Ogni approfondimento è sempre utile ma data l’urgenza di approvare il testo così come è stato proposto chiedo cinque minuti di sospensione per valutare lo stralcio della clausola sospensiva e l’efficacia della norma così come licenziata dalla commissione paritetica».

Per l’on. Framco Sabatini «non sarebbe la prima volta se un ordine del giorno del Consiglio regionale fosse rappresentato e valutato dal Governo. Non vedo che ostacolo possa essere. Per il resto, una volta che noi scriviamo in una norma d’attuazione che il Consiglio regionale nomina i suoi revisori dei conti, beh, non è un fatto secondario da prendere alla leggera».

Il presidente Gianfranco Ganau ha accolto la richiesta dei presidenti di commissione Francesco Agus e Franco Sabatini e ha sospeso i lavori convocando la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato all’Aula le decisioni assunte dalla conferenza capigruppo: l’esame dello schema delle norme di attuazione dello Statuto per l’istituzione del collegio dei revisori dei conti è sospeso in attesa di una riunione congiunta delle commissioni consiliari interessate e la commissione paritetica; rinviato invece l’esame del regolamento n. 7 (Pizzuto e più) per la revisione e integrazioni delle norme sulle strutture per l’infanzia e l’istituzione della struttura sociale “gruppo appartamento” e il testo unificato sulla lingua sarda. Il Consiglio è convocato per mercoledì 18 aprile, alle 10.30.