24 April, 2024
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Secondo appuntamento per Stagione Nomade, la rassegna autunnale organizzata da Cada Die Teatro, la storica compagnia cagliaritana diretta da Giancarlo Biffi. Sarà questa volta il Teatro Leopardi dell’Istituto Comprensivo 1-2 di Pirri, in via della Resistenza, a ospitare domenica 24 novembre, alle 18.00, IN CAPO AL MONDO. In viaggio con Walter Bonatti, una produzione di Teatro Invito (Lecco),  dedicata al racconto di vita del grande alpinista ed esploratore.

Lo spettacolo è scritto da Luca Radaelli e Federico Bario, vede in scena lo stesso Radaelli, con Maurizio Aliffi alla chitarra (progetto luci e tecnica di Michele Napione e Marco Mantella; video installazione di Daniele Lorenzo Fumagalli). Le immagini e le riprese video sono curate dalla regista lecchese Paola Nessi, con la quale aveva trascorso gli ultimi mesi di vita per montare e promuovere il film “W come Walter” l’attrice Rossana Podestà, a lungo compagna di Walter Bonatti (per lui abbandonò il cinema), morta nel 2013, due anni dopo la scomparsa del celebre scalatore.

«Lecco, la città dove sono nato, è una delle capitali mondiali dell’alpinismo. A Lecco tutti vanno in montagna, parlano di montagna. Io amo la montagna, ma ho scelto di occuparmi di teatro. Qual è il nesso? Carlo Mauri, un grande alpinista lecchese, diceva: ‘L’avventura, l’amore e l’arte sono le tre cose che ti fanno battere il cuore – spiega nelle sue note Luca Radaelli -. L’incontro con Walter Bonatti è avvenuto, non a caso, in una sala teatrale in una serata a lui dedicata: incontravo un eroe del nostro tempo. Che cos’è un eroe? Chi conduce una vita esemplare, e quale vita è più esemplare di quella di Walter Bonatti? Ma dietro ogni vita ci sono mille contraddizioni, così ho voluto scavare per capire. Per trovare l’uomo, come avrebbe detto lui.»

Luca Radaelli nello spettacolo racconta l’epoca degli alpinisti pionieri, «priva di grandi sponsor e di grandi mezzi tecnologici. Racconto le grandi scalate del Dru, del Cervino, del Gasherbrum IV, i successi internazionali così come le sconfitte: la tragedia del Monte Bianco e quella sfiorata del K2. Il passaggio dall’esplorazione in verticale a quella in orizzontale, nel vasto mondo. La celebrità, l’amore, la morte».

Dietro Walter Bonatti non ci sono solo le leggendarie imprese alpinistiche o le celebri esplorazioni condotte per il settimanale Epoca, dietro Walter Bonatti c’è una filosofia di vita. «C’è la volontà di arrivare alla meta senza compromessi, in un confronto leale con la Natura. C’è la curiosità, la voglia di conoscere, quella che condusse Ulisse oltre le Colonne d’Ercole. C’è l’umiltà di confrontarsi con culture diverse dalla nostra, magari da noi considerate arretrate e invece più sagge perché in armonia con gli elementi naturali. C’è un grande senso della giustizia, quello che portò Bonatti a lottare per cinquant’anni, ostinatamente, per ristabilire la verità sulla spedizione del K2. Così, ripercorrendo la vita di un uomo, noi compiamo una riflessione sulla vita di ogni uomo. Ognuno di noi, anche se non arriverà a compiere le imprese di Bonatti, si dovrà confrontare con le proprie sfide, con i propri traguardi, dovrà scegliere tra la purezza e il compromesso, tra la giustizia e l’opportunismo. Ognuno di noi dovrà ricordare che non si è fatti “per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza» (Dante, Divina Commedia, canto XXVI dell’Inferno, il Canto di Ulisse).

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Cala il sipario sulla Stagione di Teatro La Vetreria, organizzata sul palco del centro culturale di Pirri da Cada Die Teatro, sotto la direzione artistica di Giancarlo Biffi. Un cartellone che per quasi due mesi ha proposto con successo novità assolute – due prime nazionali, “Riva Luigi. Cagliari ai dì dello scudetto” ed “Ecuba, ultimo atto” – insieme a produzioni significative della storica compagnia cagliaritana e il festival “Transistor”, incontri, spettacoli, concerti, installazioni, laboratori dedicati, soprattutto, alle nuove generazioni.

Domenica 9 dicembre, alle 18.00, ad andare in scena e mettere il sigillo sulla rassegna autunnale di Cada Die sarà Bartleby, spettacolo tratto da un romanzo breve di Herman Melville, con Luca Radaelli, attore, autore, regista teatrale, che ha curato anche la traduzione del testo, la regia e le scenografie di Renato Sarti (luci e tecnica: Graziano Venturuzzo; musiche Carlo Boccadoro; una produzione Teatro Invito – Teatro della Cooperativa).

Melville viene considerato uno dei massimi scrittori di tutti i tempi. Dei suoi romanzi brevi il più particolare e discusso è proprio “Bartleby, lo scrivano” (1853), ritenuto precursore dell’esistenzialismo e della letteratura dell’assurdo. Ambientato a Wall Street, descrive il contrasto tra la vita frenetica, incarnata dalla City newyorchese, e Bartleby, un personaggio che si rifiuta di svolgere le mansioni lavorative che il suo principale gli affida, fino a sviluppare un oscuro mal di vivere. Questa opposizione, così radicale, al mondo rampante, votato al denaro e alla produttività, che lo circonda, viene descritta dal datore di lavoro, un pacifico avvocato che cura gli interessi di danarosi clienti ma che prova un senso di compassione nei confronti del protagonista.
Il desiderio di affrancarsi dalla schiavitù del lavoro – di un lavoro alienato come quello di copista – anche a costo della sua stessa vita, rende Bartleby un personaggio moderno, un working class hero: un eroe solitario che si batte in modo donchisciottesco contro il Moloch del capitalismo internazionale.
La narrazione nello spettacolo corre sul filo dell’ironia, a tratti diventa persino comica, per arrivare a un sentiero sempre più stretto e condurre l’uomo sull’orlo di un abisso.

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Autunno 2018, arriva, puntuale, la Stagione di Teatro La Vetreria, organizzata come sempre sul palco del centro culturale di Pirri da Cada Die Teatro, sotto la direzione artistica di Giancarlo Biffi. Un cartellone che, dal 19 ottobre al 9 dicembre, propone novità assolute (due prime nazionali) insieme a produzioni significative della storica compagnia cagliaritana e un festival (Transistor) fatto di incontri, spettacoli, concerti, installazioni, laboratori.

Si parte venerdì 19 alla Vetreria di Pirri (il teatro che ospiterà quasi tutta la stagione), alle 21.00, con uno spettacolo che trae ispirazione da, e dedicato a, un’icona della storia, non solo sportiva, di Cagliari e dell’intera Sardegna: RIVA LUIGI ‘69 ‘70. CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO. Una prima nazionale (repliche anche il 20 e 21 ottobre, sempre alle 21.00, poi il primo e il 2 dicembre), di e con Alessandro Lay, prodotta da Cada Die Teatro (le luci sono di Giovanni Schirru, il suono di Matteo Sanna, le scene di Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna, Giovanni Schirru).
«Nel 1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni», scrive nelle note di presentazione Alessandro Lay. «Non ricordo molto dello scudetto, ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l’album della Panini e le partite ‘a figurine’ sui gradini della scuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare. E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol…».
Pier Paolo Pasolini, grande appassionato di calcio, scriveva: «Che cos’è una lingua? ‘Un sistema di segni’, risponde, nel modo oggi più esatto, un semiologo. Il gioco del football è un ‘sistema di segni’; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. La sintassi si esprime nella ‘partita’, che è un vero e proprio discorso drammatico. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Per spiegarmi darò alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un ‘prosatore realista’; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un ‘poeta realista’».

Si prosegue domenica 28 ottobre, alle 18.00, con STORIE METICCE, di e con Alessandro Mascia (hanno collaborato al testo Francesca Caminoli, Davide Madeddu e Mario Madeddu, le musiche sono curate da Alessandro Ligas, Davide Madeddu e Nicola Spanu, una produzione Cada Die Teatro). Il progetto teatrale ha preso le mosse dal libro di Francesca Caminoli «Perché non mi dai un bacio?», sull’avventura umana di Zelinda Roccia e dell’Associazione Los Quinchos, che opera in Nicaragua per aiutare i bambini di strada di quel territorio. «Mentre lo rileggevo – spiega Alessandro Mascia – mi ritornavano costantemente in mente le immagini dei bambini da me conosciuti nel 2016, in Grecia, nel campo profughi di Kara Tepe… Quelle immagini a loro volta mi hanno fatto ricordare di altri bambini e bambine, della mia vita, come in un rimbalzo di emozioni che dentro di me si erano casualmente messe in contatto, avvicinate perché simili». Da qui il desiderio, e l’esigenza, di raccontare e mischiare “storie meticce” di varie parti del mondo. Cosa abbiamo fatto noi adulti o non abbiamo fatto per il futuro dei nostri figli? Ecco il quesito che emerge. In “Storie meticce” si ricercano e confrontano storie di ordinaria violenza o solitudine, determinate da un’umanità che si è voltata dall’altra parte, con storie di ordinaria bellezza di altre umanità, che alla violenza e alla solitudine hanno risposto con la “passione umana” e l’impegno civile.

Un’altra prima nazionale è in programma venerdì 9 novembre: al Teatro Massimo di Cagliari, alle 21.00, va in scena ECUBA, ULTIMO ATTO. Per un girotondo sulle macerie del mondo, di Giancarlo Biffi, che cura regia e scene, una produzione Cada Die Teatro in collaborazione con Sardegna Teatro (repliche sabato 10, sempre alle 21, e domenica 11, alle 19).
Lo spettacolo, che rientra nel cartellone di 10 Nodi – i festival d’autunno a Cagliari, vede protagonisti Chiara Aru, Lia Careddu, Marta Proietti Orzella, Carla Stara e Alessandro Mascia, che ha collaborato anche alla drammaturgia (direzione tecnica: Giovanni Schirru; disegno luci: Emiliano Biffi; sonorizzazione: Matteo Sanna; costumi: Marco Nateri; realizzazione elementi scenografici: Marilena Pittiu e Mario Madeddu; movimenti scenici: Ornella D’Agostino).

Il 24, alle 21, e il 25 novembre, alle 18.00, ritorna sul palcoscenico del teatro La Vetreria CIELO NERO di Francesco Niccolini e Pierpaolo Piludu, con lo stesso Piludu, la regia di Mauro Mou, la collaborazione alla messa in scena a cura di Alessandro Mascia, Mario Madeddu, Marilena Pittiu e Silvestro Ziccardi (voci bimbi registrate: Luca Pisano e Ousseynou Seck; disegno luci: Giovanni Schirru; sonorizzazione: Matteo Sanna; una produzione di Cada Die Teatro).

Sabato 1 dicembre (alle 21.00) e domenica 2 (alle 18.00) verrà riproposto alla Vetreria RIVA LUIGI ‘69 ‘70. CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO, di e con Alessandro Lay.

Il sipario sulla Stagione autunnale di Teatro La Vetreria calerà il 9 dicembre, alle 18, quando ad andare in scena sarà BARTLEBY, con Luca Radaelli, che ha curato anche la traduzione (lo spettacolo è tratto dall’omonimo romanzo breve di Melville), regia e scenografie di Renato Sarti (luci e tecnica: Graziano Venturuzzo; musiche Carlo Boccadoro; una produzione Teatro Invito – Teatro della Cooperativa).

Anche quest’anno Cada Die Teatro, in collaborazione con Cultarch, organizza, a partire da giovedì 1 novembre, fino a domenica 4, il festival TRANSISTOR – nuove generazioni e.mo.ti.con (memoria emotiva), parte integrante del festival 10 Nodi. Quattro giorni di incontri, spettacoli, concerti, installazioni, laboratori, incentrati sul tema della memoria delle emozioni, e in cui saranno coinvolti studenti, insegnanti, artisti, musicisti, architetti, creativi, esperti di social network.

Il programma di Transistor verrà presentato in una conferenza stampa apposita.