29 April, 2024
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«In 5 istituti penitenziari sardi ci sono ancora problemi di sovraffollamento». La denuncia arriva da Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento ai dati forniti dal Ministero che documentano la realtà carceraria isolana al 30 settembre scorso.

«Gli ultimi dati non lasciano dubbi – spiega Maria Grazia Caligaris -. In Sardegna spetta a Lanusei, il record di sovraffollamento. Seguono Iglesias, Tempio-Nuchis, Oristano-Massama e Cagliari-Buoncammino. In Sardegna insomma cinque Istituti, due dei quali inaugurati da poco, registrano numeri eccedenti la capienza regolamentare. La fotografia aggiornata, con 1888 detenuti (35 donne e 493 stranieri)  per 2427 posti, non può lasciare indifferenti e fa riflettere.»

«Nella Casa Circondariale “San Daniele” di Lanusei – sottolinea – sono ristrette 55 persone a fronte di una capienza regolamentare di 34 posti (+61,7%), a “Sa Stoia” di Iglesias ci sono 85 detenuti per 62 posti (+ 33,8%), e al “Pietro Pittalis” di Tempio-Nuchis 195 cittadini privati della libertà condividono 167 spazi (16,7%). Nella classifica negativa anche la struttura di Oristano-Massama intitolata a “Salvatore Soro” (302 detenuti per 266 posti/+113,5%) e Cagliari “Buoncammino” (361 ristretti per 318 posti/ +13,2%).»

 «Nelle Case di Reclusione/Colonie Penali, dove per contro non c’è sovraffollamento ma dove la produttività è precipitata anche in seguito all’abbattimento di un elevato numero di animali, continuano a prevalere gli stranieri. A Mamone-Lodè sono 112 su 136 reclusi (82,3%), ad Arbus 56 su 78 (72%) e a Isili 38 su 101 (37,6%). La condizione migliore – evidenzia la presidente di SDR – si registra invece ad Alghero dove convivono 75 detenuti avendo a disposizione 158 posti. Positivi anche i dati di Sassari-Bancali (303 presenti per 363 posti), Badu ‘e Carros (161 per 271) e Macomer (36 per 46).»

«A far riflettere sono, soprattutto, i riscontri relativi ai nuovi Istituti. Tempio-Nuchis e Oristano-Massama sono stati realizzati con l’intento di alleviare i disagi derivanti dal sovraffollamento. Ora è evidente che molte delle celle a due posti stanno ospitando il terzo letto e la presenza di un’alta percentuale di ergastolani in regime di Alta Sicurezza non favorisce un clima adeguato al recupero e reintegro culturale. Per quanto riguarda Lanusei, destinato ai sex offender, non si può dimenticare che è un ex convento francescano del XVIII secolo, trasformato in carcere nel 1874. Le migliorie apportate quindi non possono averne cancellato l’impianto. In attesa delle decisioni del Ministero in merito alla prospettata chiusura di Macomer e Iglesias sarà opportuno verificare – conclude Maria Grazia Caligaris – la fondatezza di un’ipotesi che rischia di aumentare solo il sovraffollamento. Indispensabile però è diventato ripensare l’organizzazione delle Colonie Penali.»

«Due ricoveri per accertamenti diagnostici, uno all’Ospedale “Binaghi”, l’altro nel Reparto Infettivi del SS. Trinità e tre detenuti in isolamento respiratorio all’interno della Casa Circondariale di Cagliari. Sono le misure immediatamente adottate dai Medici del Servizio di infettivologia di Buoncammino in seguito all’individuazione di un caso sospetto di tubercolosi». Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, sottolineando che «la tempestività dell’avvio della profilassi è l’unico modo utile per scongiurare qualunque rischio di infezione».

«La situazione – sottolinea Caligaris che ha avuto assicurazioni in tal senso dal dirigente sanitario, Antorio Piras – è sotto controllo. Ciò non toglie che si avverta una certa preoccupazione tra gli Agenti di Polizia Penitenziaria. In realtà per ridurre l’incidenza del rischio di infezioni sarebbe opportuno effettuare costantemente, sui nuovi accessi nelle strutture detentive, test di screening infettivologico rendendo obbligatori quelli per la tubercolina.»

La profilassi, avviata in seguito a una persistente tosse manifestata da uno dei detenuti, prevede un preciso iter con tempi relativamente lunghi proprio per limitare l’esposizione del paziente al contatto con altri. Questa fase preliminare viene seguita in prima persona dal direttore sanitario con particolare attenzione in attesa delle verifiche che verranno ripetute per circa un mese.