19 April, 2024
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Venerdì 26 maggio, presso il Circolo Soci Euralcoop, a Carbonia, cala il sipario sul Maggio Letterario di LiberEvento, speciale anteprima primaverile del Festival Culturale di LiberEvento 2023. A partire dalle ore 18.30, Monica Murru, avvocato del Foro di Nuoro, Francesca de Carolis, giornalista, Maria Grazia Caligaris, socia fondatrice dell’Associazione Socialismo Diritti Riforme ODV, presenteranno il libro postumo di Mario Trudu “La mia Iliade. Un’odissea di Quarant’anni a inseguire la vita”.

Pastore sardo diplomato all’Istituto d’Arte, Mario Trudu ha trascorso quasi 41 anni in carcere, prima per una condanna di cui si è sempre dichiarato innocente, e poi per un sequestro di persona avvenuto durante il periodo di latitanza.

Condannato all’ergastolo ostativo, a settembre 2019 è riuscito a ottenere gli arresti domiciliari per una grave malattia, ma è morto all’ospedale di Oristano il 24 ottobre dello stesso anno.

L’incontro sarà moderato da Maria Grazia Caligaris, dell’Associazione Socialismo Diritti e Riforme.
Le immagini e i video sono a cura del regista Giovanni Cioni.

Mario Trudu racconta se stesso nel libro “Totu sa beridadi – Tutta la verità”, pubblicato nella collana “Le strade bianche di Stampa Alternativa” in cui ricostruisce la propria vita da giovane pastore ogliastrino fino alle vicende giudiziarie che lo vedono in carcere da ormai 35 anni. Condannato la prima volta per il sequestro dell’ing. Giancarlo Bussi, del quale da sempre si dichiara innocente, si è riconosciuto responsabile del sequestro di Eugenio Gazzotti conclusosi tragicamente.

«Un racconto – sottolinea Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, che negli ultimi anni ha sostenuto la richiesta dell’ergastolano di poter far ritorno in Sardegna per continuare a scontare la pena vicino ai suoi parenti – che offre numerosi spunti di riflessione. E’ un documento diretto sul clima culturale in Sardegna alla fine degli anni Settanta quando il sequestro di persona a scopo estorsivo era una drammatica realtà così come la pratica della carcerazione preventiva e del confino. Testimonia però anche le condizioni di vita dentro strutture penitenziarie come Buoncammino e l’Asinara nonché il regime del 41bis.»

«Trudu – osserva Maria Grazia Caligaris – più che narrare rivive gli episodi più drammatici e porta il lettore a condividere stati emotivi, paesaggi, silenzi. Le parole, spesso in arzanese, aiutano a comprendere in modo diretto quali sentimenti animassero i giovani che vivevano nell’entroterra sardo. Documenta però con forza e determinazione le ingiustizie subite nelle diverse strutture penitenziarie in cui è stato ristretto.»

«Chi è colpevole – scrive Mario Trudu – è giusto che paghi. Per quanto mi riguarda subisco un’ingiustizia in più. Dal 1986, grazie alla legge Gozzini chi aveva tenuto un comportamento regolare in carcere e scontato un quarto di pena (gli ergastolani dopo dieci anni) poteva uscire in permesso. Ma nel 1992 nacque l’emergenza mafia e tutti noi che eravamo nei termini di poter usufruire dei benefici fummo bloccati. Non solo. Nel mio caso ci fu anche un ritardo nel completamento della relazione del gruppo di osservazione con la conseguenza che per 20 anni non ho usufruito dei benefici di legge.»

«Mario Trudu – conclude la presidente di SDR – si è macchiato di un reato odioso ma dopo 35 anni di carcere non solo è cambiato ma ha acquisito almeno il diritto a tornare in Sardegna. Lo stabiliscono le norme, lo suggerisce il buon senso. Lo Stato non può usare la vendetta con chi ha sbagliato.»