19 April, 2024
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I sindacati chiedono norme di salvaguardia più stringenti per i dipendenti e i precari delle Province, proroga dei contratti a tutto il 2016 per i lavoratori delle società in house, alla commissione “Autonomia” del Consiglio regionale, alla vigilia del dibattito sul Dl 176 sul riordino degli Enti locali che da domani sarà all’attenzione dell’Aula.

La commissione, presieduta da Francesco Agus, ha sentito i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, preoccupati per il futuro del personale degli enti intermedi.

«Il testo di legge in nostro possesso prevede un generico richiamo alla Delrio sulle tutele per il personale – ha detto il segretario della Cisl Funzione Pubblica Davide Paderi – ci sembra una posizione debole, è urgente prevedere clausole di salvaguardia più forti. Ancora non conosciamo il testo definitivo della riforma, ci aspettiamo un pronunciamento chiaro da parte della Giunta regionale. Sui posti di lavoro intanto sale la tensione, i lavoratori sono preoccupati per il loro futuro anche alla luce delle notizie che arrivano da altre regioni d’Italia dove l’attuazione della riforma nazionale non sta dando i risultati sperati.»

Fulvia Murru della Uil Funzione Pubblica ha invece chiesto garanzie sul mantenimento dell’articolo 71 del disegno di legge (Conservazione del trattamento giuridico ed economico per i dipendenti delle province trasferiti ad altri enti) e chiarezza sulle risorse finanziarie che la Regione destinerà al passaggio delle funzioni dalle province alle Unioni dei Comuni. «Deve essere rispettato il principio che il personale segue le funzioni – ha rimarcato Murru – questo deve valere anche per i lavoratori delle società in house che finora hanno assicurato lo svolgimento dei servizi essenziali per i cittadini».

Su questo fronte è intervenuto anche il segretario della Cgil Funzione Pubblica Antonio Cois che ha chiesto di prevedere una proroga dei contratti almeno fino al 31 dicembre 2016 per le società in house: «Questo provvedimento darebbe serenità ai lavoratori e garantirebbe la continuità dei servizi in attesa che la riforma degli enti locali entri a regime».

Sulla situazione drammatica delle società in house si sono soffermati anche Giuseppe Atzori (Fisascat Cisl) Vincenzo De Monte (Uil) e Sergio Codonesu (Cgil). Per molti lavoratori– hanno ricordato i rappresentanti sindacali – i contratti scadranno nei prossimi giorni. Nessuno dei commissari delle Province ha dato finora indicazioni per le proroghe, alcune società hanno già avviato le procedure di licenziamento collettivo. «C’è bisogno di tempo perché la riforma diventi operativa – ha sottolineato Codonesu – occorre trovare le risorse per assicurare la continuità dei servizi altrimenti tutte le società in house saranno costrette a chiudere con conseguenze gravi per tutti i cittadini».

Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri Mario Floris, Walter Piscedda, Piero Comandini e Salvatore Demontis. Il presidente Francesco Agus ha garantito l’impegno della Commissione per assicurare la continuità dei servizi svolti finora dalla Province: «La Regione – ha ricordato Agus – ha dovuto subire le conseguenze di una riforma decisa a livello nazionale che ha comportato tagli pesantissimi per le province. L’obiettivo ora è lavorare in sintonia con la Giunta e i parlamentari per arrivare ad una soluzione condivisa».

Francesco Agus ha auspicato l’accoglimento della proposta emendativa presentata in Parlamento alla Legge di Stabilità che prevede il superamento del precariato e l’estensione del contributo da 400 milioni di euro, stanziato a favore delle province delle Regioni a Statuto ordinario, anche per gli enti intermedi delle Regioni a Statuto Speciale (consentirebbe alla Sardegna di ottenere una dotazione di 15 milioni di euro). Il presidente, infine, ha concordato sul fatto che anche i lavoratori delle società in house debbano seguire le funzioni: «Il principio deve valere anche per loro. La totalità delle funzioni e delle competenze su scuole, ambiente e strade rimane alle province e i servizi legati a questi settori sono in capo alle società in house. Il testo che domani andrà in Aula si occupa del riordino degli Enti Locali e non tratta la materia finanziaria. L’ultima Conferenza Stato-Regioni ha chiarito che le norme sulla riduzione di spesa per il personale non si applicano alle Regioni a Statuto Speciale. La speranza – ha concluso Agus – è che la legge di stabilità metta a disposizione le risorse finanziarie necessarie a garantire il funzionamento del sistema degli Enti locali».

 

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Proseguono, in Consiglio regionale, le audizioni sulla riforma degli Enti locali. La 1ª commissione (Autonomia) ha sentito in mattinata i sindacati autonomi (Usb – pubblico impiego) e, successivamente, in seduta congiunta con la 2ª commissione (Lavoro), i rappresentanti dei lavoratori delle società in house delle province.

Le Unioni Sindacali di Base hanno espresso forte preoccupazione per l’impostazione del DL n. 176 presentato dalla Giunta. Luca Locci (Usb) ha evidenziato il rischio che la riforma porti a un taglio pesante dei livelli occupazionali e a un conseguente abbassamento della qualità dei servizi offerti. «C’è il pericolo concreto che gran parte del personale vada in esubero – ha detto Locci – serve un’attenta analisi delle funzioni per capire quali potranno essere gestite dalle unioni e quali riportate in capo alla Regione». S€econdo il rappresentante dell’Usb, alcuni servizi dovranno essere necessariamente regionalizzati o gestiti da un ente intermedio: «Impensabile trasferire ai comuni le competenze in materia di ambiente, strade e servizi per l’impiego».  

Enrico Rubiu (Usb) ha ricordato che l’abolizione delle province è stata una scelta della politica italiana in controtendenza rispetto al resto d’Europa. «Tutti gli altri paesi del Vecchio Continente continuano a mantenere i livelli istituzionali intermedi e a dotarli delle risorse necessarie per lo svolgimento delle loro funzioni – ha detto Rubiu – non è solo un problema di costi ma di efficientamento dei servizi». Perplessità da parte di Rubiu anche sulle Città Metropolitane che «potrebbero portare alla desertificazione amministrativa dei territori».

Il presidente della Prima Commissione, Francesco Agus, ha ricordato che il disegno di legge della Giunta è stato approvato lo scorso 15 gennaio, prima del via libera da parte del Governo alla legge di stabilità. «L’esecutivo Renzi, con quel provvedimento, ha tolto l’acqua ai pesci – ha detto Agus – sottraendo importanti risorse per la riqualificazione del personale. La Commissione proporrà delle modifiche al DL 176 che tengano conto delle novità introdotte dalla legge di stabilità. C’è il massimo impegno da parte nostra perché vengano assicurati i livelli occupazionali e garantiti i servizi finora erogati dalla province».   

Subito dopo l’audizione dei sindacati, la Prima e la Seconda Commissione hanno sentito, in seduta congiunta, i rappresentanti dei lavoratori delle società in house delle province.

Ignazio Ganga (segreteria regionale Cisl) ha chiesto un’integrazione del Dl 176 che permetta di risolvere la situazione dei dipendenti: «I contratti sono differenti, serve una soluzione che tuteli i l’occupazione».

Pierfranco Piredda (Fisascat-Cisl) ha indicato due priorità: il reperimento delle risorse necessarie per tutto il 2015 e la creazione di una società regionale in house che inglobi quelle provinciali. «Dal 1° luglio non ci sarà più alcune copertura finanziaria. La procedura di licenziamento avviata dalla Multiss di Sassari per 97 dipendenti deve essere fermata. L’accentramento dei servizi consentirebbe un risparmio di alcuni milioni di euro».

Per Caterina Cocco (Filcams-Cgil) «deve essere chiaro quali funzioni verranno trasferite ai comuni e quali alla Regione. Altrimenti si rischia il caos e a pagarne le conseguenze saranno soprattutto i lavoratori».

Sergio Codonesu (Filcams-Cgil) ha evidenziato la necessità di trovare una soluzione per tutte le società: «Non serve operare per singoli casi, la situazione è drammatica per tutti. La vertenza è complessa, occorre riflettere bene sul provvedimento che si andrà ad approvare».

Concetto condiviso dai rappresentanti della Uiltucs Andrea Lai e Giampiero Manai che hanno auspicato una soluzione definitiva per i lavoratori. «Basta con i provvedimenti tampone. La fase transitoria del passaggio del personale dalle province ai comuni è la più delicata, occorre garantire il lavoro e i servizi».

Vincenzo Monaco (Css) ha sollecitato un’approvazione in tempi rapidi del Disegno di legge di riforma: «Il via libera deve arrivare entro giugno, altrimenti si perderanno definitivamente i posti di lavoro».

Stessa preoccupazione da parte di Giusy Pittalis (Filcams-Cgil), secondo la quale «c’è il pericolo concreto che i privati mettano gli occhi su alcuni servizi finora garantiti dalle società in house».

I consiglieri del Pd Roberto Deriu e Pietro Comandini hanno chiesto ai sindacati indicazioni precise sulle risorse necessarie per garantire il servizi per tutto il 2015 e suggerimenti sulle funzioni da affidare ai comuni o da riservare a un ente superiore.

I sindacati hanno ribadito la convinzione che un accentramento delle competenze potrà garantire un risparmio dei costi e un miglioramento dei servizi senza però indicare cifre precise sulla dotazione finanziaria necessaria alle attività del 2015.

Franco Sabatini (presidente della Commissione Bilancio) ha ribadito l’esigenza di definire un quadro economico preciso per individuare le risorse indispensabili a tenere in piedi le società. «In ogni caso non sarà possibile assorbire i dipendenti nel ruolo unico regionale».

Antonello Peru, a nome del gruppo di Forza Italia, ha annunciato la presentazione di una proposta di legge per promuovere la collaborazione tra le diverse società. «In questo provvedimento – ha detto Peru – ci sono le soluzioni per garantire un futuro sereno ai lavoratori».

Secondo Roberto Desini (Cd) «non è pensabile delegare alcune funzioni ai comuni. Meglio pensare a un ente di secondo livello».

Daniele Cocco (Sel) ha invece ricordato gli impegni assunti in campagna elettorale per la salvaguardia di tutte le buste paga dei lavoratori in house. «La prima cosa da fare è risolvere le emergenze a partire dal pagamento della cassa integrazione del 2014 e del 2015».

Per Salvatore Demontis (Pd) la soluzione di un’unica società regionale non è auspicabile ma, per tutelare lavoratori e garantire qualità dei servizi, occorrerà pensare a un livello di gestione superiore rispetto a quello comunale».

Il presidente della Seconda Commissione Gavino Manca (Pd), dopo aver ricordato la drammatica situazione della Multiss di Sassari, ha chiesto notizie sullo stato finanziario delle altre società provinciali.

I sindacati hanno chiarito che la partita riguarda tutte le realtà in house. «Il lavoro sarà assicurato ancora per poche settimane. Dal primo luglio – hanno detto i sindacalisti – le società non avranno nessuna copertura».