27 April, 2024
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Si sono conclusi i lavori della seduta pomeridiana del Consiglio regionale.

Consiglio regionale 2 copia

Si sono conclusi i lavori della seduta pomeridiana del Consiglio regionale. La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha iniziato l’esame delle due mozioni all’ordine del giorno, n° 6 e n° 20 che, con contenuti diversi, intendono sollecitare l’intervento della Giunta per protestare contro le inadempienze del Governo Renzi per la mancata erogazione dei fondi necessari alla ricostruzione, dopo l’alluvione del 18 novembre scorso che ha colpito oltre 60 Comuni della Sardegna.

Il primo firmatario della mozione 6, il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino, ha iniziato il suo intervento ricordando per nome le 19 vittime della tragica alluvione ma, ha aggiunto, «E’ nostro dovere pensare anche ai sopravvissuti che hanno perso tutto ciò che possedevano, noi dobbiamo fare tutto quello che possiamo per aiutarli». Il Governo, ha lamentato Fasolino, «ha promesso molto non ha mantenuto niente; ci sono danni per 650 milioni di euro secondo il commissario ed ora bisogna muoversi immediatamente almeno per il ripristino degli edifici scolastici». Ho visto con i miei occhi, ha proseguito l’esponente di Forza Italia, «cose strazianti ma persone orgogliose e combattive, persone con grande voglia di lavorare e imprenditori di buon cuore, associazioni che si sono impegnate al massimo come la Croce Rossa e La Caritas, che hanno raccolto diversi milioni, ma serve molto di più». Il consigliere Fasolino si è poi soffermato su alcune problematiche particolarmente contraddittorie: «Due settimane fa lo Stato ha approvato uno stanziamento di 90 milioni per la ricostruzione ma non a fondo perduto, i cittadini dovranno indebitarsi ancora per pagare questi debiti, che produrranno interessi per 6.5 milioni e mezzo, soldi che dovevano essere investiti sul territorio». Ad Olbia, ha continuato il consigliere Fasolino, è in ginocchio la mitilicoltura e senza contributi sarà la fine di questo comparto, senza dimenticare che questi operatori economici chiedono anche da anni la regolarizzazione della concessioni demaniali sulle quali pagano le tasse». E poi, ha concluso Fasolino, «Lo Stato vuole anche i soldi per l’intervento della Brigata Sassari, abbiamo il dovere di fare subito alcune cose, come allentare i vincoli della Regione e dei Comuni colpiti e, come Consiglio regionale, fare una legge ad hoc per dare risposte alla nostra gente, che ha la forza di reagire ma non è più disposta a subire o vedere calpestati i proprio diritti».

Per il Partito democratico, Giuseppe Meloni ha raccontato brevemente della sua esperienza di  sindaco di un comune colpito dall’alluvione e ha detto di aver assistito alle frequenti visite dei ministri che annunciavano interventi immediati ed aiuti concreti». Solo ad Olbia, ha ricordato Meloni, «i danni dei privati sono superiori a 95000 mila euro, più quelli del patrimonio edilizio, delle auto, delle aziende agricole». Per quanto riguarda i comuni, Meloni ha sottolineato che «hanno lavorato con risorse dei loro bilanci, perché dall’esterno sono arrivati solo aiuti peri i primi giorni post alluvione, poi più niente». L’esponente del Pd ha dato poi un giudizio negativo sulla misura «che ha allentato i vincoli di bilancio per i comuni perché, nei fatti, possono essere applicati solo ai pagamenti effettuati entro il 30 giugno». Ma ora, ha concluso Meloni, «i sindaci non sanno più cosa dire: il presidente e la Giunta onoreranno i loro impegni ma servono subito una ricognizione più accurata entro il 31 dicembre, la messa in sicurezza le scuole ed interventi rapidi per contrastare il rischio idrogeologico». Non accetteremo ma, ha polemizzato infine Meloni «trattamenti diversi da quelli di altre regioni d’Italia».

Dopo le illustrazioni delle due mozioni, il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha aperto la discussione e ha dato la parola alla consigliera regionale del Pd, Daniela Forma. L’esponente della maggioranza ha evidenziato che le due mozioni consentono di tenere i riflettori accesi su un disastro che ha causato vittime e fatto danni per circa 650 milioni di euro in 80 comuni della Sardegna. Pur evidenziando le iniziative positive portate avanti dai senatori sardi, Forma ha sottolineato che ad oggi non c’è certezza delle somme disponibili. La consigliera del Pd ha rilevato che il Governo ha usato un atteggiamento discriminatorio nei confronti della Sardegna, visto che in altre regioni, come l’Emilia Romagna, Lombardia e Veneto: in occasione di danni causati da calamità naturali i comportamenti del Governo sono stati differenti. «E’ doveroso – ha affermato Forma rivolgendosi al presidente Pigliaru – chiedere al Governo le medesime misure di sostegno utilizzate per le altre regioni colpite da eventi straordinari». In conclusione, l’esponente del Pd ha auspicato che dalle due mozioni si arrivi a un ordine del giorno condiviso che dia ampio mandato al presidente Pigliaru.

Ha poi preso la parola Giorgio Oppi (Udc). Nel suo intervento l’esponente della minoranza ha evidenziato come in altre occasioni gravi, come l’esondazione del rio Uri a Muravera e l’alluvione di Capoterra nel 1988, la Regione Sardegna aveva preso in mano la situazione e con due leggi aveva dato sollievo alle popolazioni colpite da questi eventi calamitosi. Oppi ha auspicato che gli assessori prendano spunto da quelle iniziative e ha esortato la Giunta a mettersi in contatto con il ministro dell’Ambiente «il quale si è detto disponibile, ma che ad oggi non ha ricevuto alcuna richiesta di confronto da parte della Regione».

Il presidente Ganau ha dato poi la parola a Eugenio Lai (Sel): «Abbiamo tre comuni, Esterzili, Sadali e Seulo senz’acqua perché le condotte di Abbanoa sono state distrutte dall’alluvione. Abbanoa è pronta per sostituirle, ma bisogna convocare subito una conferenza di servizi». Lai ha anche aggiunto  che ci sono comuni, come Seulo, praticamente isolati. «Abbiamo bisogno – ha detto – di fatti concreti da parte del Governo di Renzi: finanziare gli interventi e spendere subito le risorse, escludendole dai vincoli del patto di stabilità». Lai ha auspicato che si arrivi a unificare le due mozioni.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau ha dunque concesso la parola al consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia”, Augusto Cherchi. L’esponente della maggioranza ha ricordato i mesi trascorsi dalla tragica alluvione, che lo scorso novembre ha causato vittime e disastri in molti territori dell’Isola. Il consigliere Cherchi ha affermato che la Sardegna è la Regione con il minor tasso di infrastrutturazione tra quelle italiane e significa, ha spiegato il consigliere del PdS, che in alcuni casi non esistono alternative nei collegamenti stradali e ferroviari e pertanto ripristinare strade e ponti in Sardegna è una priorità assoluta.

«Lo Stato è distratto», ha insistito Cherchi che ha poi sottolineato che il territorio sardo è quello che presenta il più alto tasso di rischio idrogeologico. «Negli ultimi 50 anni – ha ribadito Cherchi – la maggior parte delle vittime dei disastri ambientali si sono registrate proprio in Sardegna». «Prendiamo atto che lo Stato continua a non dare alla Sardegna ciò che gli spetta – ha proseguito l’esponente della maggioranza – e sappiamo bene che se lo Stato trasferisse alla Regione ciò che gli deve potremo fare da noi anche per riparare danni dell’alluvione». Il consigliere del gruppo Soberania e Indipendetzia ha concluso citando il caso della diga di contenimento del Temo («lavori conclusi da decenni ma mai collaudata») per denunciare la condizione in cui versa la Sardegna e per invitare il presidente della giunta, Francesco Pigliaru ad investire «nella sicurezza dei nostri territori e della nostra terra».

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato di condividere i contenuti delle due mozioni in discussione e ha sottolineato, in apertura del suo intervento, il coraggio e la solidarietà mostrata dai sardi nei giorni della tragica alluvione. «Non possiamo però avere fiducia nello Stato – ha dichiarato l’esponente dell’opposizione – ma possiamo soltanto avere fiducia nello spirito di sopportazione dei sardi. Ma fino a un certo punto, però!». Il consigliere dei Riformatori ha quindi riportato l’esempio delle popolazioni del nuorese che hanno, con il proprio lavoro e l’impiego di mezzi propri, riaperto strade, riparato camminamenti, aiutato gli operatori in difficoltà e chi aveva bisogno di interventi immediati. Il consigliere Crisponi ha poi introdotto il tema, oggetto anche di un’interpellanza presentata dal gruppo dei Riformatori, circa la destinazione dei fondi raccolti per essere destinati agli aiuti per le popolazioni sarde colpite dalla tragica alluvione dello scorso novembre. L’esponente della minoranza ha lamentato l’assenza di un regolamento al riguardo e auspicato norme trasparenti e efficaci per disciplinare l’apertura dei conto corrente per la raccolta fondi a fini di beneficenza.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque concesso la parola al consigliere del Psd’Az, Angelo Carta. L’esponente della minoranza ha evidenziato il disagio patito nei Comuni nel redigere i progetti di bilanci nel rispetto delle coperture finanziarie e delle norme vigenti in materia. Angelo Carta ha dunque criticato le coperture finanziarie («in parte ottenute con il taglio dei fondi agli Enti Locali») stabilite dal governo Renzi per «dare 80 euro in più ai dipendenti pubblici e a chi ha già una busta paga». Il consigliere del Psd’Az, pur dichiarando di condividere le dichiarazioni della collega Forma riguardo l’inopportunità di una “guerra tra disastrati”, ha evidenziato come nella norma approvata nel Parlamento siano esclusi dai dieci milioni dei cosiddetti “spazi finanziari dei Comuni” i centri del nuorese colpiti dall’alluvione dello scorso novembre mentre vi sono ricompresi tutti quelli della provincia Gallura. Angelo Carta ha denunciato di non aver visto nei Comuni neppure un euro per la Protezione civile e che nessuna risposta può essere data ai cittadini che chiedono lumi sui fondi destinati ai privati, a parziale ristoro dei danni subiti. L’esponente del Psd’Az ha dunque espresso condivisione per l’unificazione delle due mozioni in discussione e invitato il presidente della giunta, Francesco Piglairu a «ripristinare l’uguaglianza dei Comuni sardi davanti all’alluvione». Carta ha concluso con un ulteriore invito alla giunta perché intervenga presso l’Anas per ripristinare la rete viaria del nuorese prima dell’inizio della stagione turistica.

Il consigliere del gruppo del Pd, Gianmario Tendas, ha confutato in apertura del suo intervento il collegamento fra l’alluvione del 18 novembre scorso ed altri eventi simili accaduti in precedenza perché a suo giudizio si è trattato di eventi molto diversi fra loro. Quello di novembre, in particolare, «è stato eccezionale soprattutto perché ha interessato 82 paesi, circa il 22% del territorio regionale: quindi la situazione richiede interventi eccezionali, che a cinque mesi di distanza non ci sono stati». Occorre inoltre, secondo Tendas, «prestare molta attenzione alla situazione delle comunità locali perché altrimenti si genera ulteriore sfiducia nelle istituzioni e infatti va a votare il 30% come ad Uras». Questa drammatica vicenda, ha continuato Tendas, «ha messo in luce limiti ed inadeguatezza delle istituzioni e di un sistema che non tiene, nemmeno a livello di Protezione civile; dobbiamo dire con chiarezza che la nostra Regione è inadempiente perché non ha un centro di controllo e di coordinamento, nemmeno per accogliere aiuti da parte di altre regioni». Così come. ha osservato il consigliere, «siamo molto indietro in materia di prevenzione: una legge del 2012 obbligava i comuni ad approvare i piani di emergenza, ma su 377 solo 144 lo hanno fatto».

Il consigliere del gruppo Soberania e Indipendentzia, Paolo Zedda (Rossomori), intervenendo in Aula interamente in lingua sarda, ha ricordato i danni causati dall’alluvione lo scorso 18 novembre: 650 milioni di euro. Subito dopo l’evento calamitoso, ha ricordato Zedda, l’allora presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta, promise ai comuni sardi l’invio di circa 100 milioni di euro per i primi interventi. «Ma is promissas funt abarradas promissas» ha denunciato Zedda: dopo cinque mesi le somme messe a disposizione ammontano a 32 milioni di euro (20 dello Stato e 12 della Regione). Bisogna mettere in piedi un piano di primo intervento e lavorare in prospettiva a un nuovo sistema fiscale che consenta alla Sardegna di poter badare alle proprie esigenze. L’Agenzia Sarda delle Entrate – ha concluso Zedda – può dare davvero una svolta nel rapporto con lo Stato.

Il capogruppo di Soberania e Indipendetzia, Emilio Usula, si è detto convinto che «l’esigenza di una sintesi fra le due mozioni è positiva e condivisibile, perché occorre fare presto». Tuttavia, il consigliere Usula ritiene importante che «i due documenti siano integrati con ciò che ancora manca cioè l’individuazione delle priorità, perché non tutte le situazioni sono uguali e ce ne sono alcune non possono essere rinviate». Citando poi un esempio simbolico delle sue affermazioni, Usula, ha parlato del piccolo comune di Onanì, «dove 450 persone sono rimaste praticamente isolate, per tutto l’inverno i bambini sono andati a scuola a Lula e Bitti, sulle strade non possono passare autobus e camion, ora siamo alle porte dell’estate e queste difficoltà possono aumentare anche per il rischio di incendi; però le persone di Onanì vogliono restare nella loro terra e ne hanno tutto il diritto».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha pronunciato per tre volte la parole “vergogna” per mettere all’indice il governo nazionale, responsabile a suo avviso della situazione che è stata rappresentato in modo ampio e circostanziato dal dibattito in Consiglio regionale. «Lo Stato –  ha affermato Pittalis – ha dimostrato di saper fare buon esercizio della solidarietà parolaia ma senza alcuna azione utile e concreta per i nostri territori: ma, accanto alle responsabilità del governo, ci sono anche quelle (con le dovute eccezioni) dei nostri parlamentari, a fronte di provvedimenti che hanno elargito a piene mani per Roma ed altre realtà d’Italia». Il capogruppo di Forza Italia ha detto di condividere l’ordine del giorno unitario ma, ha avvertito, «sia chiaro che non possiamo lasciare solo il presidente in una posizione di debolezza, daremo il nostro sostegno ma nella chiarezza delle cose che dobbiamo dire, basta due pesi e due misure, saremo a schiena dritta senza fare sconti a nessuno». Non dobbiamo poi dimenticare, ha detto Pittalis, il monito arrivato da Monsignor Sanguinetti che. parlando della Gallura ma non solo, ha ricordato «che 800 persone sono ancora senza un tetto solo ad Olbia, molto probabilmente sono molte di più e stanno andando avanti con la solidarietà dei volontari: con la precedente legge finanziaria abbiamo realizzato un accordo  bipartisan per introdurre alcune norme in materia di rischio idrogeologico e sostegno alle categorie produttive, siamo disponibili a collaborare ancora nel merito delle questioni».

Dopo una breve sospensione dei lavori, i capigruppo di maggioranza e opposizione hanno presentato un ordine del giorno unitario sostitutivo delle due mozioni presentate «sulla necessità di intervenire presso il Governo nazionale per concordare gli aiuti economici ancora non erogati e,necessari per la ripresa economica delle famiglie, delle attività produttive e degli enti locali colpiti dall’alluvione del 18 novembre 2013, per la mitigazione dei rischi idrogeologici, e per la messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle aree a rischio idrogeologico».

Nel testo (Cocco e più), sottoscritto da tutti i consiglieri regionali, si impegna il presidente della Regione «a intervenire presso il Governo centrale al fine di procedere celermente a una stima più compiuta del valore effettivo dei danni subiti dal patrimonio privato e pubblico, in particolare da imprese e famiglie; utilizzare tutti gli strumenti, anche quelli, normativi nazionali e comunitari, che aiutino in modo significativo i privati cittadini a ripristinare entro il 31 dicembre 2014 il proprio patrimonio immobiliare e mobiliare danneggiato e le attività produttive di terra e mare; procedere rapidamente alla messa in sicurezza degli edifici scolastici; avviare in tempi brevi gli investimenti necessari per la mitigazione del rischio idrogeologico nel territorio regionale, con priorità per le aree colpite dall’alluvione del 2013 escludendoli dai vincoli del Patto di Stabilità; concordare le coperture finanziarie per gli interventi proposti garantendo parità di trattamento rispetto a situazioni simili accadute in Italia».

Il presidente Ganau ha concesso la parola al presidente della Regione, Francesco Pigliaru per  il parere della Giunta. Il capo dell’esecutivo regionale si è detto favorevole all’ordine del giorno e ha espresso apprezzamento per il pronunciamento unanime del Consiglio «perché rinforza la Regione nelle azioni da portare avanti nei confronti dello Stato». Il presidente Pigliaru ha ricordato che al momento sono disponibili circa 150 milioni di euro, «del tutto insufficienti e per questo la Giunta sta proseguendo nel confronto con lo Stato per ottenere quanto necessario e rendere la situazione della Sardegna paritaria nei confronti delle altre regioni colpite da simili calamità». «Il 22 aprile scorso – ha affermato Pigliaru – abbiamo chiesto la costituzione di  un tavolo Stato-Regione per proseguire nella tutela dei diritti della Sardegna e per escludere le risorse destinate alla ricostruzione e a mitigare il rischio idrogeologico dal patto di stabilità».

Per dichiarazioni di voto sono intervenuti Efisio Arbau (capogruppo “Sardegna Vera”) per chiedere al Consiglio più azioni concrete e meno mozioni. A rispondere è stato Pietro Pittalis (capogruppo Forza Italia), il quale ha ricordato al consigliere Arbau come la presentazione di mozioni e ordini del giorno rientri nell’attività e nelle prerogative dell’opposizione.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato all’unanimità.

Il presidente del Consigli  ha dunque concesso la parola al consigliere Giuseppe Fasolino (Fi) per l’illustrazione della mozione n. 11 sulla grave crisi che attraversa il settore del sughero. L’esponente di Forza Italia ha definito la mozione “emblematica”  della situazione dell’economia sarda, «perché tratta la crisi di un settore che può rappresentare, invece, il motore della nostra economia». Il consigliere Fasolino ha ricordato la strategicità del settore e la grande valenza economica della filiera nell’ambito dei piani di sviluppo dell’Isola e per la qualità della vita in Sardegna. «Dal sughero – ha affermato Giuseppe Fasolino – nasce buona impresa e buon lavoro, senza inquinamento, senza pericoli per l’ambiente e senza precarietà».

L’esponente della minoranza ha riassunto i numeri della crisi nel calo degli addetti che in pochi sono passati da 5.000 a 500 e ha sottolineato la necessità di interventi per così dire “ordinari” ad incominciare da una efficace lotta agli incendi che rappresentano ancora oggi un percolo concreto per la coltivazione, ma soprattutto ha invocato “strumenti nuovi” ad incominciare dalle politiche di marketing, da una politica del credito che allenti la morsa sulle aziende e garantire la continuità di quelle politiche intraprese nella scorsa legislatura per attrarre importanti capitali dall’estero.

Difendere le nostre produzioni dal mercato del falso è un’altra delle priorità indicate dal consigliere Fasolino, insieme con l’impegno per rianimare il distretto del sughero la cui filiera si sviluppa interamente nel territorio gallurese.

Il consigliere di Fi ha chiesto alla giunta di procedere in un “nuovo patto per il sughero” che coinvolga operatori, Regione e ministero.

Per il Pd Luigi Lotto si è detto convinto che il sughero sia uno dei prodotti principali della Sardegna che da sempre alimenta, fra l’altro, un interessante indotto artigiano. «Ora anche questo settore è entrato in crisi, ha affermato Lotto, soprattutto perché la riforestazione non ha avuto il successo sperato». Detto questo, ha proseguito il presidente della commissione Attività produttive, «a che serve parlarne oggi, si pensa che ci siano le condizioni per intervenire producendo una norma di forte significato? Se non ci sono queste condizioni, la cosa si esaurisce in un dibattito interno all’Aula che non ha immediate prospettive». Nei precedenti cinque anni non se ne è parlato, ha ricordato Lotto, ma il tema va affrontato: «La commissione farà la sua parte, anche perché la mozione ha contenuti condivisibili; ben venga, inoltre, un documento unitario del Consiglio».

Gianluigi Rubiu, dell’Udc, ha replicato in qualche modo al collega Luigi Lotto, precisando che per parlare del sughero «questa è una occasione propizia, dato che il Consiglio regionale sarà chiamato a scrivere fra breve il piano di sviluppo rurale, principale strumento di pianificazione per tutto il comparto». Rubiu ha poi suggerito che il Consiglio si occupi al più presto del centro sperimentale per il sughero di Tempio.

Il presidente del Consiglio ha concesso la parola per le dichiarazione di replica riservate alla giunta, all’assessore dell’Ambiente,  Donatella Spano. L’assessore ha dichiarato in apertura del suo intervento di condividere l’analisi sulla centralità del comparto per l’economia della Sardegna. Un comparto, ha spiegato, «che si trova da tempo al centro di processi di trasformazione e ammodernamento ai quali deve cercare di rispondere in modo dinamico ed efficace, introducendo maggiori quote di innovazione». La Regione, dal canto suo, opererà, secondo l’assessore, lungo tre direttrici: «Il piano forestale, il programma di sviluppo rurale e l’applicazione di un protocollo d’intesa fra ministero dell’Ambiente, delle Politiche agricole e Regione Toscana approvato nel 2008 e realizzato solo in minima parte; il protocollo prevedeva attività specializzate di grande importanza, processi di filiera, certificazioni, innovazione e ricerca, professionalizzazione delle maestranze, divulgazione delle buone pratiche per gli operatori del settore, coinvolgimento di associazioni di categoria». Lo riattiveremo, ha assicurato l’assessore, «di concerto con gli assessorati dell’Agricoltura e dell’Industria e in quella sede daremo vita ad azioni specifiche con le risorse dei fondi strutturali 2014- 2020, con il forte contributo alla definizione delle strategie che arriverà dall’Ente, foreste, da  Agris, dalle Università e da altri enti di ricerca, con l’obiettivo di rilanciare su scala regionale la multifunzionalità delle sugherete e della quercia da sughero, nel cui ambito la funzione produttiva resta primaria ma le altre contribuiscono al reddito complessivo prodotto».

Al termine dell’intervento dell’assessore, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione dei lavori, per verificare la possibilità di predisporre un ordine del giorno unitario. La richiesta è stata accolta.

Dopo la sospensione, il presidente Ganau ha comunicato la presentazione di un ordine del giorno unitario che è stato approvato dall’Assemblea con 52 voti favorevoli ed una sola astensione.

A conclusione della lettura dei risultati della votazione, il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto al presidente del Consiglio la parola per domandare, ai sensi dell’articolo 114 del regolamento interno, l’inserimento all’ordine del giorno di una mozione urgente in materia di trasporti e in particolare sul capitale di controllo della Tirrenia navigazione.

Il presidente del Consiglio ha chiesto alla giunta di esprimere il parere che è risultato favorevole, così come a favore si sono espressi i quattro capigruppo chiamati ad esprimersi due a favore e due contro sulla proposta avanzata dal capogruppo del Pd. A questo punto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis,  ha chiesto al presidente del Consiglio una breve sospensione dei lavori che il presidente Ganau ha immediatamente accordato. Alla ripresa dei lavori dell’Aula, il presidente ha concesso la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, per illustrare il documento sottoscritto da tutti i capigruppo dei gruppi presenti in Consiglio.

Il consigliere Pietro Cocco ha sottolineato come la mozione esprime la preoccupazione del Consiglio, per le notizie apprese dalla stampa, sull’acquisizione del pacchetto di maggioranza della Cin da parte del gruppo Moby-Onorato. «Pur senza entrare nel merito delle dinamiche societarie – ha argomentato il capogruppo della maggioranza – il Consiglio guarda con preoccupazione alla circostanza che oltre il 90% del traffico passeggeri e merci, da e per l’Isola, passi in mano ad un unico gruppo imprenditoriale». Da qui l’impegno per la giunta «perché informi il ministro delle Infrastrutture affinché intervenga con urgenza per scongiurare tale eventualità». Il presidente del Consiglio ha concesso dunque la parola al capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ma il capogruppo di Forza Italia Pittalis,  intervenendo sull’ordine dei lavori ha precisato che l’accordo tra i capigruppo prevedeva che la mozione doveva  essere votata senza correzioni rispetto al testo sottoscritto e illustrato dal capogruppo del Pd, Pietro Cocco. Il capogruppo di Sel ha quindi rinunciato all’intervento e il presidente del Consiglio ha posto in votazione la mozione Cocco Pietro e più sulla paventata acquisizione del pacchetto di maggioranza della Cin da parte del gruppo Cin-Tirrenia. La mozione è stata approvata all’unanimità.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi invitato il primo firmatario della mozione n. 16 ad illustrare il documento sulla fusione della Abf leasing nella società Sardaleasing e sull’operato del gruppo Bper. Il consigliere Antonello Peru ha illustrato in premessa i valori delle due società e le rispettive partecipazioni nel capitale sociale. La Abf leasing (100% delle quote alla Bper) e capitale sociale di sette milioni e ottocentomila euro; e la Sardaleasing (oltre 91% al Banco di Sardegna, 5% Bper e il resto con piccole partecipazioni delle camere di commercio di Nuoro e Cagliari) con capitale sociale pari a cinquantuno milioni e seicentocinquanta mila euro. Il consigliere di Fi ha sottolineato come, «nonostante la differenza nel capitale sociale, la fusione ha previsto un concambio di azioni tra le due società di 546 azioni Sardaleasing ogni 100 azioni Abf leasing. Quest’ultima – ha rimarcato Antonello Peru – ha così raggiunto un valore di 42 milioni di euro, cioè sei volte superiore al valore di Abf, prima della fusione con Sardaleasing».

L’esponente della minoranza ha poi definito “discutibile” la modifica dell’articolo 1 della nuova Sardaleasing (capitale sociale di circa 93 milioni di euro, 50.12% al Banco di Sardegna e 48.86% alla Bper) che consente alla banca emiliana di assumere ogni decisione pur avendo – al momento – la quota minoritaria del capitale sociale. Il consigliere Peru ha dunque dichiarato la propria ferma contrarietà per il trasferimento della direzione generale della nuova Sardaleasing da Sassari a Milano,  perché ha spiegato, «significa l’abbandono del territorio sardo, la mortificazione delle professionalità presenti in Sardaleasing e un concreto rischio per i livelli occupazionali, senza intravedere vantaggi per il sistema economico sardo».

Il consigliere dell’opposizione ha citato i sindacati per definire l’operazione di fusione come una vera e propria operazione di “colonialismo finanziario” e ha denunciato come la nuova Sardaleasing rappresenta il primo passo del progetto della Bper per realizzare la cosiddetta “banca unica”. Antonello Peru ha rimarcato il rischio che dopo l’asset del leasing siano a rischio la Numera e la “divisione consumer” insieme con l’autonomia della Banca di Sassari e del Banco di Sardegna. Da qui l’invito perché la Regione e la Fondazione banco di Sardegna «mostrino una ferma opposizione ad un progetto che impoverisce i sardi e lascia agli emiliani la gestione e il controllo delle politiche del credito in Sardegna». Peru ha quindi invitato la giunta e il Consiglio a rifiutare le logiche che sottostanno alla fusione della Sardaleasing («significa avvallare il modello di banca unica che piace agli attuali manager Bper») e ha auspicato un pronunciamento contro il trasferimento della direzione generale della nuova Sardaleasing a Milano e una presa di posizione forte a favore dell’autonomia di Banca Sassari e Banco di Sardegna. La richiesta conseguente è stata quella di procedere con l’audizione dei vertici Bper nella preposta commissione consiliare, insieme con un intervento della Regione sulla questione del credito («per riaffermare il ruolo della Regione e della Sardegna nelle scelte che toccano le tasche dei sardi e i bilanci delle nostre società»). Il consigliere Peru ha ricordato inoltre la commissione speciale istituita nella scorsa legislatura («per fare luce sulla cessione del Banco alla Bper e sul ruolo della Fondazione») per volontà unanime del Consiglio ma mai insediata, insieme con un rilievo critico per «i diffusi e trasversali interessi del settore». Nell’auspicare collaborazione il consigliere Peru ha concluso auspicando un intervento efficace da parte della giunta per «evitare di proseguire in un generale e diffuso atteggiamento di complicità con chi conduce piani incentrati sui profitti fatti lontano dalla Sardegna e in danno dell’economia sarda».

Il primo a intervenire nella discussione è stato Piero Comandini (Pd). L’esponente della maggioranza ha evidenziato come ci sia una linea di tendenza nazionale ed europea di razionalizzazione del sistema bancario che vedrà, nel prossimo anno, la chiusura di 852 sportelli e 1800 circa nei prossimi tre anni. Comandini ha evidenziato che la sede della banca resterà a Sassari, come previsto dallo Statuto, e che sia le aziende sia la Camera di Commercio hanno espresso parere favorevole a  questa fusione. Il problema, secondo il consigliere del Pd, non è la sede dell’Istituto, ma le politiche attive messe in campo in materia di credito.

Per la consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, non è un argomento da sottovalutare perché le banche e il sistema del credito hanno avuto un ruolo importante nelle politiche attive regionali a sostegno del tessuto produttivo isolano. E’ vero, ha confermato Zedda, che la sede resterà a Sassari, ma «la paura è che le decisioni saranno invece prese altrove». L’esponente di Forza Italia ha sottolineato le difficoltà logistiche che dovranno sopportare la Sardegna e le aziende isolane nel rapportarsi con funzionari che si trovano fuori dalla Sardegna. «Poco importa – ha detto – se camera di commercio e banche sono favorevoli alla fusione, le nostre azioni devono avvicinare sempre di più il credito alle famiglie e alle aziende dell’Isola».

Sorpreso della mozione, si è detto il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha evidenziato come la commissione speciale citata dal consigliere Peru non si sia insediata a causa di problemi legati all’allora maggioranza, oggi diventata opposizione in Consiglio. Pietro Cocco ha evidenziato che il compito del Consiglio è di valutare se la fusione crei danno alla Sardegna o crei invece nuove opportunità, senza mischiare politica e finanza.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ricordato che, per quanto riguarda la vicenda della precedente legislatura, «fu il Pd a lasciar trascorrere il tempo senza nominare il presidente, che doveva esprimere». E’bene invece, ad avviso di Dedoni, «che le questioni della finanza si discutano in modo aperto senza segreti per nessuno; magari chi conosce meglio il problema è qualche assessore della giunta regionale, per quale motivo la nostra Assemblea non dovrebbe poter discutere di questi problemi?» Del resto, ha osservato il capogruppo dei Riformatori Dedoni, «la Regione esprime propri rappresentanti all’interno della Fondazione, ma poi guardiamoci intorno: la finanza si è mangiata l’economia reale e ci sono buoni motivi per essere molto preoccupati».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque concesso la parola all’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, per lo spazio di replica riservato alla giunta regionale. L’assessore ha affermato che per l’esecutivo «è essenziale un credito che funzioni bene e stia vicino alle imprese, perché senza queste condizioni non potrà ripartire una politica di sviluppo per la Sardegna». Lo scenario, ha ricordato Paci, «è profondamente cambiato: la leva non potrà essere quella delle risorse pubbliche che anzi saranno sempre meno». Piuttosto, ha rilevato l’assessore della Programmazione, «emerge uno scollamento fra quello che c’è scritto nella mozione con alcuni passaggi forti e scorretti, ed una discussione seria sul credito nel cui ambito la Giunta è pronta a fare la sua parte, avendo grande rispetto per il mercato, gli operatori privati, la banca centrale e la Bce». Nel merito, ha sintetizzato Paci, «siamo di fronte ad una legittima scelta di azionisti privati, è la Sardaleasing che incorpora Abf e diventa più grande  arrivando fino ai primi 10 posti a livello nazionale fra le società di settore, mantiene la sede legale a Sassari (cosa che conviene alla Sardegna anche per concrete ragioni di entrate)». E’vero che la direzione generale viene trasferita a Milano, ha ammesso l’Assessore, «ma le strutture operative e di staff  restano equamente ripartite fra Sassari e Milano; non va dimenticato che a favore della fusione hanno votato tutti gli azionisti ed anche la Sfirs che per la prima volta sarà nel cda di Sardaleasing». Nel ribadire il suo no alla mozione, Paci ha comunque ribadito la sua disponibilità ad un dibattito sul credito.

In sede di replica Antonello Peru, di Forza Italia, ha preso atto polemicamente che «la maggioranza è soddisfatta perché la Sardaleasing è diventata più grande e più importante mentre, in realtà, questa maggioranza non difende la Sardegna». «Non c’entra – ha detto ancora Peru – la commissione speciale dell’altra legislatura e la fusione fra Sardaleasing e Abf: la preoccupazione nasce perché la testa della società finisce a Milano e le nostre pratiche finiscono a Milano, resto convinto che questo è l’inizio dello spostamento di un organismo che produceva e che sarà sradicato dal suo territorio di riferimento». Se qualcuno non se ne è accorto, ha affermato l’esponente di Forza Italia, «questo è il problema più grave, come ben sanno le imprese sarde, gli operatori economici e i dipendenti dell’azienda e non basta dire che la Regione non ha competenze, se seguiamo questa linea lo dobbiamo dire anche per Alcoa e tutto il resto».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd), annunciando  il suo voto contrario ha parlato di «disorientamento prodotto dalla mozione; dal punto di vista ideologico come ha detto Cocco, noi siamo a disagio nel dover difendere la legittimità di determinate decisione aziendali, ora provo anche uno sgomento politologico perché Forza Italia si preoccupa di alcune decisioni si prendono a Milano».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha parlato invece di «un po’ di confusione nella mozione, mentre l’assessore Paci e ha espresso in modo limpido e lineare la posizione della Giunta e della maggioranza del Consiglio regionale». Quanto alla commissione speciale della precedente legislatura, a parere di Cocco «il presidente doveva essere Giacomo Sanna, che peraltro era stato il promotore dell’iniziativa».

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, il quale ha ribadito come quello in discussione sia un argomento importante. L’esponente della minoranza ha affermato che il problema del credito va affrontato in un confronto aperto e sereno per valutare l’incidenza delle politiche delle banche sulle aziende e sulle famiglie sarde. Pittalis ha esortato l’Aula a non banalizzare questa mozione e a guardare con attenzione a quanto sta accadendo nell’Isola.

Voto contrario è stato annunciato dal capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco: «Il problema del credito in Sardegna non si risolve con questa mozione». Dello stesso parere anche il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau: «Dobbiamo portare gli Istituti di credito a non dimenticare le proprie responsabilità». Arbau ha esortato la Giunta a intervenire a favore delle aziende e delle famiglie che, in questo periodo, non riescono a sostenere gli impegni presi con le banche.

Per Angelo Carta (Psd’Az) ogni evento che accade in Sardegna si può vedere sotto l’aspetto notarile, ossia della correttezza formale, oppure vedere quali effetti porti all’Isola. Secondo l’esponente dell’opposizione «la lettura notarile dell’assessore Paci è insufficiente».

Il presidente Ganau ha dato la parola a Luigi Lotto, consigliere del Pd e presidente della Commissione Attività produttive, il quale ha sollecitato l’Aula a rinviare nelle giuste sedi l’esame del problema del credito in Sardegna, convocando anche i soggetti interessati.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato il voto a favore per la mozione Peru (Fi) perché «ha riproposto all’attenzione del Consiglio il delicato tema del credito».

Il consigliere di Fratelli d’Italia (gruppo “Sardegna”) ha dichiarato il voto a favore della mozione n. 16 «per coerenza», perché pur ammettendo in ipotesi la validità delle dichiarazioni dell’assessore Paci il Consiglio si era espresso in precedenza sulle dinamiche societarie in atto all’interno del gruppo privato Tirrenia. «Non capisco dunque – ha concluso il consigliere Truzzu – come si possa affermare che la giunta e il Consiglio devono stare fuori dalle dinamiche che riguardano i gruppi bancari operanti in Sardegna».

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha dichiarato il voto favorevole alla mozione e auspicato un ripensamento della maggioranza. «Sono soddisfatto – ha dichiarato l’esponente della minoranza – perché dal dibattito è scaturito un punto di chiarezza e cioè la giunta e la maggioranza non hanno critiche da fare all’operato della Bper in danno dell’autonomia degli istituti di credito sardo e del sistema economico della Sardegna».

Il presidente del Consiglio non avendo altri iscritti a parlare ha posto in votazione la mozione n. 16 che è stata respinta dall’Aula.

Si è poi passati alla discussione della mozione n. 19 (Truzzu e più) sulla metanizzazione dell’Isola ma il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori ha evidenziato come la complessità del tema in oggetto avrebbe comportato tempi lunghi per la discussione.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, si è invece dichiarato disposto a procedere secondo l’ordine dei lavori stabilito. Il presidente del Consiglio ha dunque convocato una breve conferenza dei capigruppo e al termine ha annunciato la sospensione dei lavori e la convocazione del Consiglio al domicilio.

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