26 April, 2024
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Si è rinnovato oggi, a Santadi, l’antico rito del Matrimonio Mauritano, giunto alla 47ª edizione.

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Si è rinnovato oggi, a Santadi, l’antico rito del Matrimonio Mauritano, giunto alla 47ª edizione. Don Sandro Zucca, parroco di Capoterra, e don Giampiero Marongiu, parroco di Santadi, hanno unito in matrimonio due giovani di Santadi, Nicoletta Mele e Matteo Porcu.

La cerimonia ha registrato la partecipazione di 12 gruppi folk, 4 gruppi di cavalieri, uno di suonatori di launeddas e del coro “Su Veranu” di Fonni. Gli sposi sono arrivati sul sagrato della chiesa di San Nicolò, in Piazza Marconi, accompagnati da 5 traccas allestite con cura, addobbate con tappeti lavorati a mano, preziosi tessuti ricamati, intrecci di fiori, spighe di grano e rami di mirto, trainate da buoi abbelliti da nastri e coccarde colorate. Numerose le autorità civili e religiose, con in testa il sindaco Elio Sundas.

La cerimonia de “Sa Coia Maurreddina”, rito cristiano che vede i due giovani scambiarsi le promesse nuziali, tra la gioia e l’emozione dei presenti che si rendono testimoni dell’evento, coinvolge l’intera collettività; il paese partecipa alla festa in modo molto sentito. Il rito rinnova lo spirito d’appartenenza alle tradizioni antiche delle genti sulcitane, rafforza l’identità culturale del popolo sardo.

Gli abiti degli sposi sono confezionati con dedizione e minuzia, con le stoffe più pregiate, dagli anziani del paese. Il vestito della sposa è realizzato con una preziosa seta o broccato di seta “sera a matas”, di diverse tonalità di colore e con disegni floreali. L’abito maschile da cerimonia (sa roba po si coiai) è realizzato con il lino o l’orbace

Al termine della cerimonia è stato riproposto il “Rito dell’acqua”: gli sposi si sono inginocchiati su un cuscino bianco e le madri a turno, quasi con dignità sacerdotale, hanno fatto il segno della croce con un bicchiere colmo d’acqua, simbolo degli arcani elementi della vita stessa. Poi le madri hanno cosparso il capo dei figli con “Sa Gratzia”: chicchi di grano, petali di rose, granellini di sale e alcune monetine; simbolo rispettivamente di abbondanza, felicità, saggezza, ricchezza. Dopodiché le madri hanno rotto il piatto che conteneva “Sa Gratzia”, in segno scaramantico.

Al termine, la tradizionale consegna dei doni e la distribuzione del pane sardo benedetto ai parenti e ai presenti.

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A Expo Milano 2015 l
Antonio Massenti ha

giampaolo.cirronis@gmail.com

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