8 May, 2024
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Ai nastri di partenza la ventesima edizione del festival Dromos, in programma da lunedì 30 luglio fino al 15 agosto tra Oristano ed altri undici centri della sua provincia: Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Fordongianus, Mogoro, Morgongiori, Neoneli, Nureci, San Vero Milis, Ula Tirso e Villa Verde. Un’edizione che, sotto il titolo “DromosRevolution”, da un lato celebra appunto le prime venti candeline del festival, e, dall’altro, il cinquantenario del 1968, anno cruciale e che tanti e profondi cambiamenti ha innescato nella società, nel costume, nella cultura.

Due anniversari, dunque, da salutare con gli strumenti propri di Dromos: tanta musica ma anche mostre, incontri, film e altri eventi collaterali caratterizzano il ricco programma di iniziative dedicate a un anno, una stagione che ha segnato uno spartiacque nella storia del secondo Novecento; e che, come scrive il critico d’arte Ivo Serafino Fenu, curatore della sezione del festival dedicata alle arti visive, fu soprattutto “l’aspirazione di una generazione nel portare l’immaginazione al potere, secondo le teorie di Herbert Marcuse, uno dei padri nobili di quell’immaginifico e per certi versi irripetibile momento politico, sociale e culturale”. Ed è, soprattutto questo, l’aspetto che Dromos intende approfondire, in linea con le tematiche che da sempre caratterizzano il festival: “la forza utopica e vivificante dell’immaginazione, la possibilità di liberare il pensiero creativo, di divulgarlo e di condividerlo con un pubblico sempre più vasto ed esigente, festeggiando il potere dell’immaginazione e nella consapevolezza che la ‘rivoluzione umana’ è più importante di tutte le rivoluzioni e, allo stesso tempo, la più necessaria per l’umanità”.

In piena sintonia con il tema del festival è la mostra “68/Revolution – Memorie, nostalgie, oblii” al taglio del nastro sabato 28 alle 19.30 alla Pinacoteca comunale “Carlo Contini” di Oristano. Curata da Chiara Schirru e Ivo Serafino Fenu, coprodotta dal Comune di Oristano – Assessorato alla Cultura, e da Dromos in collaborazione con AskosArte, con il contributo della Fondazione di Sardegna, la mostra si interroga sul retaggio attuale e nella coscienza delle nuove generazioni, di quel periodo che voleva rivoluzionare il mondo portando al potere l’immaginazione. In esposizione le opere di artisti del panorama internazionale, nazionale e sardo, tutti piuttosto giovani, che, per ragioni anagrafiche, non hanno vissuto direttamente il ’68 e i suoi dintorni: Alessio Barchitta (Barcellona Pozzo Di Gotto, ME, Alessandra Baldoni (Perugia), Emanuela Cau (Cagliari), Pierluigi Colombini (Oristano), Melania De Leyva (Venezia), Roberta Filippelli (Alghero, SS), Roberto Follesa (Donori, CA), Federica Gonnelli (Firenze), Rebecca Goyette (New York), Gut Reaction (Giulia Mandelli e Marco Rivagli, Berlino), Michele Marroccu (Oristano), Tonino Mattu e Simone Cireddu (Oristano), Narcisa Monni (Sassari), Federica Poletti (Modena), Carlo Alberto Rastelli (Parma), Valeria Secchi (Sassari), Nicko Straniero (Oristano), Terrapintada (Bitti, NU).

Attraverso le più spericolate ricerche estetiche contemporanee, che si nutrono di ibridazioni crossmediali col fine di liberare i diversi ambiti artistici dai loro consueti recinti e dalle loro funzioni canoniche, la mostra – aperta fino al prossimo 7 ottobre – propone dunque un approccio originale rispetto alle tante iniziative dedicate al ’68: un confronto non lineare e per nulla univoco su un controverso momento storico, culturale e sociale, tra memorie, nostalgie e oblii.

Da lunedì 30, il festival entra nel vivo della sua ventesima edizione, con la musica a fare la parte del leone, come di consueto. Il cartellone prevede anche stavolta una fitta serie di concerti, spaziando su più latitudini e generi, a partire dal jazz e i suoi immediati dintorni, con un variegato e qualificato cast di artisti, in larga prevalenza internazionali. Particolarmente presente l’Africa, con la cantante maliana Fatoumata Diawara (il 6 agosto all’Anfiteatro di Tharros), con Bombino, il chitarrista tuareg originario del Niger (il 3 a Mogoro), e con il ghanese Guy One, cantante e virtuoso del kologo, una sorta di banjo a due corde (il 5 a Morgongiori); e poi Cuba, con il cantante e percussionista Pedrito Martinez (il 4 agosto a Baratili San Pietro), il batterista Horacio “El Negro” Hernandez (il 9 a Ula Tirso) e i pianisti Gonzalo Rubalcaba (il 10 a Neoneli) e Marialy Pacheco (il primo agosto all’Anfiteatro di Tharros). Da un’isola all’altra: la Sardegna schiera il Mal Bigatto Trio (il 7 a Oristano) e il sassofonista nuorese Gavino Murgia in trio con il chitarrista franco-vietnamita Nguyên Lê e il percussionista/polistrumentista francese Mino Cinelu nel progetto Dream Weavers (l’11 a Villa Verde), ma ha un legame con l’isola anche il concerto di Vinicio Capossela (il 2 a Bauladu). Affonda invece le radici tra il Delta del Mississippi e il deserto africano il gruppo Bokanté creato dal fondatore e leader degli Snarky Puppy, Michael League (martedì 31 luglio a Fordongianus), a completare un cartellone in cui brilla una stella di prima grandezza del jazz come Dee Dee Bridgewater (l’8 agosto a Oristano).

L’Africa è presente anche nel palinsesto di Mamma Blues, il “festival nel festival” che, tradizionalmente, suggella Dromos in tre serate a cavallo di ferragosto a Nureci: il cantante e chitarrista Roland Tchakounté, camerunense ma da tempo di casa in Francia (di scena il 13 agosto), e il nigeriano Seun Kuti (sul palco a ferragosto), il figlio minore del leggendario Fela Kuti, sono infatti i nomi di spicco, insieme a quello della cantante e chitarrista norvegese Kristin Asbjørnsen (attesa a Nureci il 14), dell’appuntamento nel piccolo centro della Marmilla, dove il blues targato Sardegna trova invece rappresentanza nel duo Don Leone, nel Bob Forte Trio e nel quartetto South Sardinian Scum.

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L’ex deputato Emanuele Cani, 49 anni, è il nuovo segretario regionale del Partito democratico. È stato eletto nella tarda mattinata dall’assemblea regionale, riunita ad Abbasanta. Emanuele Cani ha ottenuto 90 voti (la soglia della maggioranza era fissata a 81), in un clima decisamente più disteso rispetto alla precedente riunione che la scorsa settimana venne sciolta dopo uno scontro durissimo tra le componenti che sostenevano la candidatura di Emanuele Cani e la componente che si riconosce sulle posizioni dell’europarlamentare Renato Soru.

Emanuele Cani è nato a Carbonia, dove è cresciuto e si è formato politicamente nel Partito socialista, poi in Federazione Democratica, nei Democratici di Sinistra e, infine, nel Partito democratico. È stato per alcune consiliature consigliere comunale a Carbonia, consigliere ed assessore della provincia di Carbonia Iglesias e, nella scorsa legislatura, deputato. È stato anche segretario del Partito democratico della federazione del Sulcis Iglesiente.

Subito dopo l’elezione, Emanuele Cani ha auspicato l’unità del partito, per raggiungere la quale lavorerà fin da domani, e la ricomposizione di una coalizione di centrosinistra che sia in grado di affrontare le prossime sfide, ad iniziare dalle ormai imminenti elezioni regionali, con concrete possibilità di successo.

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Le patologie metaboliche del fegato mostrano una prevalenza del 20 per cento, con un aumento negli uomini più che nelle donne, nella fascia di età compresa tra i 40 e i 50 anni. Sono alcuni dati che emergono dall’attività dell’Uniep, l’unità integrata di epatologia che l’Aou di Sassari ha attivato a novembre scorso. In otto mesi di attività il centro ambulatoriale aziendale per la diagnosi e le terapie delle malattie del fegato ha realizzato un totale di 5.480 visite delle quali 800 prime visite con accesso tramite Cup.

E quella che viene scattata è una fotografia che mostra come la steatosi non alcolica, costituita da un eccessivo accumulo di grasso nelle cellule epatiche, sia la principale patologia metabolica del fegato e abbia ormai superato le patologie virali. «In Italia – spiegano i medici dell’Uniep – a esserne colpita è il 20-22 per cento della popolazione generale e la si osserva soprattutto nel paziente diabetico e obeso. Nel fegato avviene un eccessivo accumulo di grasso che può portare all’infiammazione dell’organo con sviluppo di fibrosi e nel tempo alla cirrosi. A causare il cosiddetto “fegato grasso” è un convergere di più fattori, componenti genetiche, alimentazione troppo ricca di calorie e vita sedentaria».

Per i medici del centro che si trova al primo sottopiano della palazzina di Malattie infettive questa patologia ha superato le forme virali delle malattie del fegato, «che non sono scomparse – precisano – e trovano ancora il principale serbatoio di diffusione nei pazienti con problematiche di tossicodipendenza. Per questo con i colleghi del Serd abbiamo in programma di sviluppare a breve un percorso facilitato che consenta il trattamento dei pazienti con epatite C».

L’attività realizzata dall’Uniep ha consentito di organizzare ambulatori dedicati all’epatite da virus, all’epatopatia metabolica, all’epatite autoimmune, alla cirrosi avanzata e ai tumori epatici. Ha facilitato inoltre la canalizzare dei ricoveri per epatopatie scompensate e la successiva presa in carico ambulatoriale nel post-ricovero. L’integrazione con i medici radiologi ed endoscopisti è stata uno degli elementi più importanti perché ha consentito di organizzare direttamente dall’unità integrata alcuni esami fondamentali per la diagnosi e il follow-up. In precedenza il paziente dopo la prima visita era affidato nuovamente al Cup per le seconde visite, adesso queste ultime vengono organizzate direttamente dall’unità integrata. «Siamo nella condizione di programmare le visite e di avere gli esiti degli esami in tempi stretti – spiegano ancora gli specialisti – e questo ci permette di realizzare, soprattutto, una puntuale attività di sorveglianza per il tumore del fegato nel paziente cirrotico, a rischio per questa severa patologia».

È stato creato quindi il Sassari Liver Oncology Group (SLOG), un gruppo multidisciplinare composto da chirurghi, radiologi, anatomopatologi, infettivologi ed epatologi con l’obiettivo di esaminare i casi di tumore al fegato e di assumere, per singolo caso, la decisione collegiale sulle terapia da adottare. Un’attività che ha portato anche a ridurre la lista d’attesa per gli interventi curativi (chirurgici e ablativi) per il tumore epatico.

Da segnalare, infine, la collaborazione con il servizio di Cardiologia per un progetto di ricerca sul rischio vascolare in pazienti con infezione da virus dell’epatite C, malattia sistemica che provoca patologie a carico di vari organi, oltre al fegato.

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Si è svolto ieri, sulla Spiaggia del Giglio, il secondo appuntamento di pulizia delle spiagge YCCS Clean Beach Day, organizzato dallo Yacht Club Costa Smeralda in sinergia con la Fondazione One Ocean. Smeralda Holding, IGY Marinas e il Consorzio Costa Smeralda, e Nikki Beach presenti all’evento con il rispettivo staff hanno anche supportato la manifestazione dal punto di vista logistico e comunicativo.   

Una iniziativa per coinvolgere attivamente e sensibilizzare i velisti di domani sull’importanza di proteggere le acque, i fondali e le coste dalle gravissime conseguenze che causa l’inquinamento marino, come ha avuto modo di raccontare ai numerosi  giovani partecipanti Daniele Nanni, istruttore della Scuola Vela e testimonial One Ocean, che ha presentato la Charta Smeralda, con il suo codice etico e comportamentale che definisce e fissa i paradigmi per la tutela dell’ambiente marino.

All’evento erano presenti Simon Bryan, general manager di YGI Marinas, con il suo staff della Marina di Porto Cervo e una delegazione di Nikki Beach.

«Per il nostro ruolo e il nostro impegno nella protezione del territorio e del mare che esercitiamo da sempre in Costa Smeralda – dichiara Mario Ferraro, amministratore delegato di Smeralda Holding e vicepresidente del Consorzio – siamo i partner naturali di questo tipo di iniziative, a maggior ragione se l’input nasce dallo Yacht Club Costa Smeralda con il quale condividiamo molto spesso collaborazioni professionali. Ed è altrettanto  naturale per noi coinvolgere a nostra volta i nostri partner, come IGY Marinas – leader mondiale nella gestione dei porti turistici, che è recentemente entrato ad affiancarci nelle attività della nostra Marina e del Cantiere Navale, e Nikki Beach, che ha inaugurato nelle scorse settimane il beach club a Cala Petra Ruja; entrambi condividono il nostro senso di responsabilità verso l’ambiente che ci ospita e hanno aderito al nostro invito a partecipare all’iniziativa dello YCCS con entusiasmo.»

 

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Dopo il nuovo tragico incidente verificatosi due giorni fa sulla strada provinciale n° 2 sul tratto Carbonia-Villamassargia, il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, ha presentato una mozione al presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru e all’assessore dei Lavori pubblici, Edoardo Balzarini, per sollecitare un intervento urgente per la messa in sicurezza del tracciato.
«La strada è ormai costellata da troppe croci – spiega Gianluigi Rubiu -. Il percorso è tappezzato di insidie, rettilinei e curve ad alto rischio, avvallamenti e spaccature dell’asfalto. Un dato certificato dal fatto che il 90 per cento degli incidenti è causato da salti di corsia, alta velocità o malori. Senza poi dimenticare la pendenza anomala del tappeto d’asfalto che, in caso di pioggia, produce enormi pozzanghere creando l’effetto scivolamento con conseguente uscita di strada o invasione di carreggiata.»
Trappole che diventano croci e croci che diventano tragedie per le famiglie e per le comunità. Una quattro corsie senza nessuna barriera centrale: «Da qui l’esigenza di installare – aggiunge Gianluigi Rubiu – un guardrail per evitare salti di corsia e scongiurare scontri frontali.»
Nella mozione si propone un tavolo tecnico per disegnare gli interventi più urgenti: «Le opere per la messa in sicurezza richiedono anche l’eliminazione degli incroci a raso e la realizzazione dell’illuminazione pubblica in prossimità di sottopassi ed incroci. E’ necessario trovare immediatamente i fondi per la provinciale, una delle arterie più trafficate del Sulcis Iglesiente, seguendo le direttive del piano per la sicurezza stradale. La Provincia, che gestisce la strada – conclude Gianluigi Rubiu -, si attivi poi per rendere più percorribile il tracciato con manutenzioni della lingua d’asfalto e sfalcio delle erbacce».

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E’ stata inaugurata sabato 21 luglio, a Sant’Antioco, la collettiva di pittura “Libera (la) mente” promossa dall’associazione culturale “Il Calderone”, in collaborazione con il gruppo dei “Liberi pensatori”.

La splendida location della sala Mostre Palazzo del Capitolo in piazza De Gasperi a Sant’Antioco, ha così accolto le opere di Antonello Calabrò, Salvatore Filia, Daniela Matta, Paola Matta e De Musset.

Sarà possibile visitare la mostra fino al 5 agosto, dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 18.00 alle 21.00, tutti i giorni, dal lunedì alla domenica.

Gli appassionati di arte potranno deliziare i loro occhi con le tele del pittore Antonello Calabrò, dipinte con colori caldi squisitamente ornati da fili dorati, opere che lasciano intravedere soggetti del regno animale come la dolce cicogna o lo spavaldo galletto.

Si incanteranno oltremodo  assaporando il gioco di linee e colori con arte combinati dalla creatività dell’artista Salvatore Filia che, accostando colori freddi a colori caldi propone continui labirinti che calamitano gli sguardi.

Soffermandosi invece sulle opere della pittrice Daniela Matta, sarà facile perdersi tra l’elegante morbidezza delle tinte da lei proposte, risultato di numerosi passaggi dettati dalla ricerca e dalla continua sperimentazione di segni e sfumature sempre nuove.

Intriganti tele quelle invece proposte dalla pittrice Paola Matta, dove, segni decisi e incisivi, vengono accarezzati da colori magistralmente combinati, consistenti e pastosi sempre pronti a catturare l’attenzione.

Ma l’omaggio alla nostra isola lo regala con le sue tele l’artista Alfredo Mussetti in arte De Musset, che con colori sospesi tra terra e mare racconta il suo profondo legame con una terra che lo accoglie ormai da più di quarant’anni.

Una collettiva che, per la varietà di opere che offre al pubblico, non potrà non “acchiappare” sguardi e attenzioni, non solo degli isolani, ma come già stava accadendo in questi giorni, da occhi lontani fin oltre l’oceano.

Nadia Pische

 

 

 

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«La raccolta delle firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per l’inserimento del  principio di insularità nella Costituzione, ha clamorosamente sfondato in tutta la Sardegna e le firme cominciano a confluire da ogni capo dell’Isola.»

Lo comunica il presidente del Comitato Insularità, Roberto Frongia che traccia un primo bilancio della raccolta.
«Non c’è dubbio – aggiunge Roberto Frongia – che i sardi abbiano capito che questa è la madre di tutte le battaglie! L’assistenzialismo è finito e soltanto dalla consapevolezza della nostra identità può arrivare la soluzione dei problemi della continuità territoriale, del costo dell’energia, delle infrastrutture, della sanità e dell’istruzione che non possono più essere trattati come se fossero una maledizione atavica contro i sardi.»

«L’aiuto delle istituzioni, dei media, del mondo dell’impresa, del commercio, della associazioni, della cultura sarda è stato fondamentale per dare il senso di unità, oltre gli schieramenti politici, che è stato una grande benzina per il nostro lavoro! In 308 su 377 comuni dell’Isola – sottolinea Roberto Frongia – si è costituito il “presidio insularità”: abbiamo almeno una “sentinella dell’identità della Sardegna”. Abbiamo cioè  un’associazione locale, un consigliere comunale, un sindaco, un assessore che ha attivamente partecipato al progetto. Vorremmo ora coprire anche i comuni mancanti perché sia chiaro che tutta la Sardegna crede sino in fondo in questa sfida!»

«Stiamo aspettando che tornino indietro le firme certificate dai Comuni, ma la sensazione è che i risultati siano veramente straordinari e che siamo ormai vicinissimi al traguardo delle 50.000 firme raccolte soltanto in SardegnaAttendiamo con ansia le firme che provengono dalle altre isole e dalla Federazione degli Emigrati sardi per avere la certezza che il tema è diventato un problema dell’intera comunità italiana!
Per quanto ci riguarda – conclude Roberto Frongia –, finalmente abbiamo la prova provata che, quando i sardi dimenticano invidie e inimicizie e si uniscono nella battaglia che può cambiare il futuro, sono davvero capaci di fare cose incredibili!»

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Al via il progetto “Ichnusa incontra Mare Nostrum” sviluppato da OMeGA, Osservatorio Mediterraneo di Geopolitica ed Antropologia, associazione colturale no-profit impegnata in attività di informazione, diffusione, formazione ed incontri, che intende estendere ai Paesi delle sponde del Mediterraneo, per diffondere conoscenza ed instaurare dialogo e cooperazione tra realtà diverse, attraverso progetti innovativi e durevoli, in un periodo caratterizzato da forti criticità.

Nell’ambito delle iniziative promosse, il progetto “Ichnusa incontra Mare Nostrum” coinvolge la Sardegna con l’organizzazione di una speciale veleggiata ed eventi congressuali in porti rinomati, in cui si terranno incontri tematici, con la partecipazione di esperti che interverranno su talune criticità mediterranee, che trovano particolare riscontro in sede locale, enfatizzando peculiarità del luogo della sosta.

Il programma prevede il raduno degli equipaggi e la partenza da Cagliari sabato 4 agosto, per far rotta verso Carloforte, dove si terrà il primo incontro. Domenica 5, alle 19.00, nella sede della Lega Navale Italiana, si parlerà della straordinaria storia del popolo tabarchino e dell’attività ittica in sede regionale e mediterranea, con particolare riferimento alla pesca del tonno rosso in tonnara e al prelievo del riccio di mare, oltre a cenni sulle normative e controlli sull’attività ittica.

In seguito, la prua degli scafi di OMeGA punterà verso nord, per raggiungere Alghero, dove mercoledì 7 agosto, alle 19.00, presso la “biblioteca catalana” dell’Associazione di cultura catalana “Obra Cultural de l’Alguer”, si svolgerà il secondo incontro tematico, in cui verrà esaminato il singolare fenomeno dell’accentuazione delle spinte localistiche nel mondo globale, tra cui le mire indipendentistiche dei catalani, in un luogo dove quella cultura ha radici storiche.

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Il Tavolo Pianificazione del Territorio e Urbanistica del Movimento Cinquestelle, coordinato dal deputato Pino Cabras, avanza una serie di proposte per il governo del territorio.

«Il nostro territorio è non solo luogo ma anche anima dei sardi – si legge in un comunicato stampa -. Per questo motivo il Movimento Cinquestelle è a favore della promozione di un modello di sviluppo equo e sostenibile – di breve, medio e lungo periodo – basato su una visione strategica della Sardegna nel contesto mediterraneo e globale che sia il più possibile partecipata e condivisa. Con questi presupposti, il Tavolo Urbanistica del Movimento Cinquestelle, coordinato dal deputato Pino Cabras, avanza le sue proposte per il governo del territorio e contestualmente conferma il no al Ddl Erriu già espresso dai suoi parlamentari. Il Tavolo fa proprie, infatti, le osservazioni politiche, di merito e di metodo contenute nel documento dello scorso 29 giugno.

Dal punto di vista del merito non sono accettabili il tentativo di riprendere a costruire nella fascia dei 300 metri e la tendenza generalizzata a favorire il consumo di suolo, mentre sul piano metodologico il disegno di legge non è stato realmente partecipato né sottoposto al confronto con i cittadini. Dal punto di vista politico, seppur formalmente e legittimamente nel pieno delle sue prerogative, il Consiglio regionale non è inoltre più sostanzialmente rappresentativo della volontà dei sardi, come emerso inequivocabilmente dalle ultime elezioni politiche.»

«La nostra idea di governo del territorio, a differenza del Ddl Erriu, è invece quella di trovare il giusto equilibrio tra il mantenere la testimonianza della memoria della Sardegna e il progettare un futuro sostenibile e compatibile con la massima salvaguardia del bene comune, armonizzando tra loro l’ambiente, la bellezza del nostro paesaggio, gli aspetti sociali ed economici, consapevoli delle sfide ambientali che saremo chiamati ad affrontare e basando il tutto su valori e beni non negoziabili orientati al progetto e alla gestione del paesaggio, dell’ambiente, del territorio, dell’energia, dei trasporti, della cultura e dell’innovazione, secondo un approccio trasversale e sistemico – prosegue la nota -.

Per perseguire questi principi e obiettivi è necessario:

– non indebolire il Piano Paesaggistico Regionale, ma anzi rafforzarlo revisionandolo, aggiornandolo, approfondendolo maggiormente in dettaglio ed estendendolo alle aree interne, per superare gli squilibri fra esse e la costa. Il piano è, infatti, un elemento di conoscenza, tutela e valorizzazione del territorio, ma è, soprattutto, uno strumento di sviluppo della Sardegna che attende ancora di essere compiutamente adottato.

– Semplificare la normativa, al fine di renderla facilmente comprensibile e fruibile da parte di addetti ai lavori e cittadini, redigendo una Legge Quadro per il governo del territorio e un Testo Unico sull’Urbanistica che comprenda tutta la materia, basato su poche regole chiare e certe e su un processo partecipativo e massimamente inclusivo e condiviso. 

– Affiancare i comuni negli ormai ineludibili processi di pianificazione territoriale, ambientale, urbanistica ed edilizia, rilanciando l’attività dell’Ufficio Regionale del Piano, rendendolo multidisciplinare, aperto e permanente. L’Ufficio, coadiuvato da un comitato scientifico, potrà favorire l’attivazione di tavoli specifici tra la Regione e le amministrazioni locali, con l’obiettivo di attivare percorsi maggiormente dedicati e contestualizzati.

– Contrastare con fermezza l’abusivismo edilizio, anche attraverso la creazione di una struttura permanente di monitoraggio, potenziando la vigilanza con un controllo puntuale e costante del territorio, rimuovendo o limitando le possibilità di deroghe che facciano da apripista per aggirare le normative.

– Perseguire l’ottimizzazione nell’uso del suolo e contestualmente la massima riduzione del suo consumo, puntando su riqualificazione e recupero dell’esistente, inclusa la riconversione delle strutture militari e industriali dismesse nonché delle aree compromesse, prevedendo cambi di destinazione e riqualificazione ambientale, urbanistica ed edilizia, e strutture a basso impatto ambientale e paesaggistico. 

– Rafforzare le norme per la tutela delterritorio agricolo contro qualsiasi speculazione che possa snaturare la vocazione specifica dei suoli.

– Incentivare il recupero e la valorizzazione del patrimonio paesaggistico, urbanistico ed edilizio in fascia costiera attraverso specifici piani attuativi di riqualificazione.

– Integrare la pianificazione territoriale con i sistemi di mobilità sostenibile, l’implementazione e l’ottimizzazione di nuove e innovative infrastrutture di trasporto.»

«Fondere insieme questi aspetti è non solo possibile ma anche il metodo di governo più razionale e virtuoso. Nel nostro modello di sviluppo – conclude il Tavolo Pianificazione del Territorio e Urbanistica del Movimento Cinquestelle, coordinato dal deputato Pino Cabras – la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio non solo non è un ostacolo, ma rappresenta uno dei principali elementi trainanti; significa portare solidi e duraturi benefici per i sardi anziché un effimero consumo del nostro bene comune troppo spesso a vantaggio di speculatori che lasciano ai nostri cittadini solo briciole.»

 

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Il presidente Daniela Marras ha convocato il Consiglio comunale di Carbonia per lunedì 30 luglio, alle 16.00, per l’esame e l’approvazione di una variazione di assestamento generale al Bilancio di previsione 2018/2019/2020, l’esame della salvaguardia degli equilibri di bilancio dell’esercizio finanziario 2018, art. 193 d.lgs 18.08.2000 n. 267 e, infine, l’approvazione del DUP (Documento Unico di Programmazione) 2019/2020/2021.

Tutti gli atti relativi agli argomenti all’ordine del giorno sono depositati presso la segreteria comunale secondo le modalità previste nell’art. 33 del regolamento consiliare, nel giorno dell’adunanza e nei due giorni precedenti, a disposizione dei consiglieri che ne volessero prendere visione.