16 May, 2024
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«Che la gara per il collegamento marittimo per le tratte Palau-La Maddalena, Carloforte-Portovesme e Carloforte-Calasetta sia andata deserta anche questa volta non ci sorprende.»

Lo scrive in una nota il segretario regionale della Fit-Cisl, Ignazio Lai, secondo il quale «si conferma quanto diciamo da tempo: occorre una gara unica ed appetibile per le compagnie. Queste sono piccole tratte, che funzionano molto bene in estate, ma che negli altri mesi sono utilizzate quasi esclusivamente dai residenti. Per questoconclude Ignazio Laiè necessario che la Regione cambi strategia, predisponga al più presto un nuovo bando che consenta di coprire un servizio di mobilità interna ed esterna indispensabile».

«Da questa mattina l’UO di Rianimazione ha ripreso la sua regolare attività presso il PO Sirai. Nei giorni scorsi, a causa dell’improvvisa e inaspettata malattia di tre medici si era reso necessario il trasferimento dei pazienti ricoverati verso altre strutture di Rianimazione dell’isola mentre il reparto era comunque rimasto aperto per garantire eventuali urgenze. La Direzione Asl ha attivato tutte le procedure per garantire la totale ripresa delle attività del reparto questa mattina (6 febbraio).»
Lo ha comunicato con una nota alcuni minuti fa la direzione aziendale della Asl Sulcis.
«Riguardo la situazione della Rianimazione del Cto si precisa che la stessa resta aperta per garantire la gestione di tutte le urgenze ostetriche e chirurgiche aggiunge la nota aziendale -. Stante il numero attuale di medici è impossibile garantire turni di guardia attiva su due presidi per cui è stata proposta dal direttore del reparto una temporanea riorganizzazione interna, e una (sempre temporanea) rimodulazione dei posti letto tra i due presidi di Carbonia e Iglesias.»

Sono 83 i nuovi positivi al Covid-19 in Sardegna su 2.019 tamponi eseguiti, 6 diagnosticati da molecolare, 77 da antigenico, nessun decesso.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 3 (1 in meno di ieri).

I pazienti ricoverati in area medica sono 159 (+1).

Sono 3.422 le persone in isolamento domiciliare (+128).

Egas ha dato il via libera al progetto da 700.000 euro redatto da Abbanoa per la riqualificazione idrica delle condotte nel comune di Carbonia, con la determinazione dirigenziale n. 12 del 16 gennaio scorso.

Secondo lo schema licenziato dall’Ente, saranno risanati il serbatoio sito in località “Beghe Forru” che alimenta il lato oerientale della città, il serbatoio “Lurdagu” in località Monte Leone che interessa invece la parte nord del centro abitato, mentre si provvederà al completamento delle condotte in via Ostro per permettere l’alimentazione idrica nella lottizzazione “Le Serre”. Infine, sono previste nuove tubazioni e relativi allacci nella S.S. 126 davanti alla Grande Miniera e in via Maria Pia Giua Sulas, entrambi nella parte occidentale della città.

I lavori sono resi possibili grazie ad un finanziamento dell’Egas a valere sul “Fondo per lo Sviluppo e la Coesione” FSC 2014-2020, che rientra in un più ampio intervento da 68 milioni di euro destinato a ridurre il fenomeno dispersivo nei centri maggiormente colpiti dal fenomeno nell’isola.

L’intervento si aggiunge ai lavori del Lotto B, approvati dall’Ente lo scorso novembre, che prevedevano il rifacimento degli allacci dalle condotte principali alle varie utenze, ed in dettaglio nelle vie Gallura, Romagna, Lucania, Domenico Millelire, Risorgimento, Cannas, Marche e Veneto per un costo complessivo pari a 630mila euro.

La rete idrica urbana comunale di Carbonia serve circa 30.000 abitanti e ha uno sviluppo complessivo di oltre 100 km. Gli interventi di efficientamento, negli anni, sono stati eseguiti con tubazioni in ghisa sferoidale, ma resta ancora una percentuale, seppur minima, da sostituire in quanto realizzata con materiale ormai obsoleto.

“Carbonia è un comune simbolo dove programmazione, progettazione e investimenti hanno, passo dopo passo, portato al risanamento  quasi completo delle reti idriche del centro abitato, oggi in piccola parte ancora in materiali in precario stato di conservazione, con una sensibile riduzione dei livelli di dispersione idrica ed un miglioramento sostanziale del servizio verso l’utenza“, ha detto il presidente dell’Egas, Fabio Albieri.

Il Carbonia rimonta un goal subito a freddo a Calangianus e coglie il quarto pareggio consecutivo. La squadra di Diego Mingioni continua a giocare bene ma non vince dalla prima giornata del girone di ritorno, 1 a 0 al Lanusei. Da allora cinque pareggi e due sconfitte (3 a 1 a Cagliari con la Ferrini, 2 a 1 a Ghilarza. Col il punto ottenuto oggi la squadra biancoblù resta ottava, con 38 punti.
Il Calangianus ha sbloccato il risultato dopo soli 2′ con l’attaccante sammarinese Matias Barbuio. Il Carbonia ha reagito subito, ha costruito diverse situazioni interessanti ma non ha trovato la via del goal per tutto il primo tempo.
La fisionomia della partita non è cambiata in avvio di ripresa, con il Carbonia più propositivo.
Al 65′ Diego Mingioni ha effettuato quattro cambi, inserendo Rafael Monteiro x Nicolo Agostinelli, Mattia Pitzalis per Fabio Porru, Nicola Serra per Jesus Prieto e Gabriele Dore per Andrea Porcheddu. Alla mezz’ora il Carbonia ha riportato il risultato in parità: calcio d’angolo di Fabio Mastino, colpo di testa di Ayrton Hundt, il pallone ha terminato la sua traiettoria su un palo e sulla ribattuta Gabriele Dore ha ribadito con successo alle spalle del portiere gallurese.
A quel pun to il Carbonia ha provato a vincere la partita. Al 37′ sugli sviluppi di un’azione avviata da Nicola Serra, è arrivato alla conclusione Rafael Monteiro che ha trovato puntuale a negargli la gioia del goal il difensore connazionale Vinicius Ciganha Marques. Rafael Monteiro è stato vivace fino alle battute finali, quando ha reclamato invano il calcio di rigore su un assist di Gabriele Dore e l’intervento alla disperata del portiere.
Dopo il fischio finale, la squadra biancoblù ha salutato e ringraziato il gruppo degli ultras, arrivato anche oggi a Calangianus a sostenere i propri beniamini.
La formazione del Carbonia: Idrissi, Mastino Fabio, Orrù, Mastino Andrea, Hundt, Prieto (65′ Serra), Agostinelli (65′ Monteiro), Porcheddu (65′ Dore), Isaia, Porru ()65′ Pitzalis), Muscas. A disposizione: Kirby, Sartini, Fidanza, Cocco. All. Diego Mingioni.

L’Iglesias è tornata. La squadra di Andrea Marongiu ha confermato di essere in crescita, vincendo sul campo dell’Ossese, 3 a 2, ed è salita a quota 28 punti, oggi quota salvezza. Quella ottenuta contro una delle grandi del campionato, è stata una vittoria meritata, ancorché maturata con il goal di Gianluigi Illario, a 3′ dal 90′. L’Iglesias ha disputato un primo tempo quasi perfetto, portandosi in vantaggio con un grande goal di Nicolas Capellino al 18′ (è il suo secondo centro da quando è arrivato a Iglesias al mercato di riparazione, dopo il goal partita realizzato al 93′ nell’incontro casalingo con la Tharros, alla prima giornata del girone di ritorno) e raddoppiando con Suku Kassama Sariang al 33′. L’Ossese ha reagito nel finale del tempo, dimezzando lo svantaggio al 44′ su calcio di rigore, concesso per un fallo ai danni di Alessio Virdis (un ex per alcune settimane, avendo iniziato la preparazione con l’Iglesias, per passare poi all’Ossese) e trasformato da Mattia Gueli. Prima del riposo l’Iglesias ha sfiorato il terzo goal con un tiro di Suku Kassama Sariang.

In avvio di ripresa l’Ossese, stordita nel primo tempo, è cresciuta, andando vicina al pareggio al 51′ con Andrea Zinellu, fermato in due tempi da Valerio Bigotti, ma 3′ dopo è stato lo stesso Andrea Zinellu a battere il portiere iglesiente e a riportare il risultato in parità: 2 a 2.

Superato il momento di sbandamento per aver subito la rimonta dell’Ossese, l’Iglesias ha ripreso a costruire azioni offensive ed al 74′ Nicolas Capellino è andato vicino alla doppietta, negatagli da un grande intervento del portiere Davide Cherchi.

La partita sembrava destinata a terminare in parità ma all’87’ l’Iglesias ha trovato il terzo goal con capitan Gianluigi Illario, bravo a risolvere con un gran destro dal limite dell’area una pressante azione nell’area di rigore avversaria.

L’Iglesias centra la seconda vittoria consecutiva e sale a 28 punti. Negli sviluppi del punteggio, il risultato è maturato come una fotocopia di quanto è accaduto la scorsa settimana al Monteponi con il Li Punti: doppio vantaggio, 2 a 0 iniziale, rimonta della squadra avversaria e goal partita allora di Michele Suella, oggi di Gianluigi Illario. L’Ossese, dopo il pareggio di Carbonia, si blocca in casa con l’altra squadra del Sulcis Iglesiente e resta ferma a quota 42 punti, ora al sesto posto.

Ossese: Cherchi, Bilea (30’ Ubertazzi), Sechi, Patacchiola, Rodriguez (52’ Mari), Demurtas, Foddai, Gueli (67’ Canu), Delizos, Virdis, Zinellu. All.: Marco Sanna.
Iglesias: Bigotti, Atzeni, Bratzu (65’ Luca), Bringas, Cassini, Raponi, Capellino (83’ Suella), Piras (80’ Filippi), Espada (88’ Todde), Illario, Sariang (60’ Zedda). All.: Andrea Marongiu.
Arbitro: Vincenzo Melis di Ozieri.
Assistenti di linea: Alessandro Cola di Ozieri ed Andrea Cubeddu di Sassari.
Marcatori: 18’ Capellino (I), 33’ S. Kassama (I), 44’ Gueli su rigore (O), 54’ Zinellu (O), 87’ Illario (I).
Note: Ammoniti Sariang, Raponi e Capellino (I); Patacchiola, Sechi e Canu (O). Espulso al 93’ Foddai per doppia ammonizione.

Il consigliere regionale Fabio Usai ha presentato un’interrogazione all’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria, sulla chiusura di Rianimazione e la carenza di personale negli ospedali del Sulcis Iglesiente.

«Da molti anni oramaiha evidenziato Fabio Usaila funzionalità delle strutture ospedaliere del Sulcis Iglesiente risente costantemente della carenza negli organici del personale medico-infermieristico, e ciò influisce negativamente nell’espletamento dei servizi sanitari e nel normale funzionamento dei reparti e degli ambulatori, sia per quanto riguarda l’assistenza ospedaliera d’emergenza-urgenza che per quella ordinaria e programmata e/o l’attività ambulatoriale. Nondimeno, nelle scorse ore, ancora una volta, come nelle settimane e nei mesi precedenti per ciò che ha riguardato l’attività di chirurgia, è stata sospesa l’attività ordinaria del servizio di rianimazione, garantendo solo le urgenze e provvedendo a trasferire i pazienti nelle strutture ospedaliere del capoluogo regionale.»

«Questo accadeha aggiunto Fabio Usai in conseguenza della mancata programmazione nel passato, e in virtù di normative, regolamenti, prassi, penalizzanti nel reclutamento del personale, soprattutto per le realtà territoriali periferiche-decentrate. Nonché per la decrescente appetibilità delle sedi territoriali, a causa (come in un circolo vizioso) del progressivo depauperamento dei servizi e delle risorse destinate alle stesse, per ogni potenziale professionista sanitario da reclutare o già reclutato per il territorio. A tal proposito, appare sempre più ingiustificata qualsiasi autorizzazione alla mobilità orizzontale, ovvero al trasferimento, di personale dalle strutture ospedaliere del Sulcis Iglesiente ad altre sedi dell’isola.»

«Si vive una situazione di costante incertezza e continua inaffidabilità della sanità territoriale che getta nello sconforto i cittadini del Sulcis Iglesiente e, nel contempo, genera evidenti criticità nei livelli essenziali di assistenza e, di conseguenza, nella qualità di vita generale delle persone ha concluso Fabio Usai -. Si intervenga subito, considerata la situazione d’emergenza insita nelle strutture ospedaliere del Sulcis Iglesiente, per ciò che riguarda la carenza di personale medico-infermieristico e le relative conseguenze nei livelli essenziali d’assistenza, nello specifico in Rianimazione ma recentemente anche in chirurgia e altri reparti, per promuovere ogni possibile azione propedeutica all’implementazione del personale mancante e dunque alla preservazione dei servizi sanitari.»

Sarà che ho appena sentito di un paziente, operato al cervello, che ha perso la PEG (il tubino per nutrirsi) e gli è stato negata l’assistenza immediata in una struttura ospedaliera. Sarà che tutti abbiamo appena sentito che sono stata chiuse le Rianimazioni del Sirai e del CTO. Sarà che con questa storia del disegno di legge sull’“autonomia differenziata” si ha la sensazione che alcune ricche regioni vogliano rompere i ponti di condivisione della Sanità pubblica e dell’Istruzione con le altre regioni meno forti. Saranno solo suggestioni ma la sensazione che intorno ai nostri Ospedali sia stia facendo terra bruciata è forte.
Tutto iniziò nel 1992 quando il ministro Francesco De Lorenzo fece approvare una legge che avrebbe trasformato gli Ospedali da Aziende sanitarie pubbliche in Aziende sanitarie di Diritto privato. Quella legge allontanò i Sindaci dalla gestione diretta della Sanità dei loro territori per darla in gestione ad apparati di tipo privatistico, con tanto di Manager, finalizzati al freddo controllo del bilancio. Non si tenne conto che la sola cura del Bilancio, confliggeva con il fatto che l’oggetto amministrato non era fatto di soli numeri ma, sopratutto, di “valori umani” contenuti dentro esseri umani.
Questa trasformazione in pura macchina burocratica dello stabilimento ospedale si aggravò ulteriormente rispetto al peggioramento che aveva sofferto tra il 1992 ed il 2020, con l’avvento del Covid, e fece definitivamente terra bruciata tra l’utenza umana bisognosa di cure ed il Sistema sanitario.
Abbiamo visto la disumanizzazione rappresentata dalle file di persone respinte fuori dagli ospedali durante la pandemia. Certamente era necessario frapporre distanziamenti tra utenti ed apparato sanitario per motivi di igiene, ma non abbiamo visto l’umanizzazione del rigore, anzi abbiamo visto l’assenza di un reale isolamento dal contagio, di sbarramenti al virus, e la messa in pericolo degli altri malati inermi e del personale d’assistenza. Secondo certi calcoli pare che il numero di morti/anno in più per malattie non-Covid, come tumori ed infarti, sia stato pari alle morti da Covid. Eppure la valutazione contabile del Sistema sanitario, basato su una complessa macchina fatta di leggi, regolamenti, norme, piani nazionali e regionali ed un’immensa, complessa burocrazia amministrativa, ha dimostrato con formule matematiche che i risultati sono stati soddisfacenti. E’ necessario precisare che la soddisfazione si divide in due varianti; esiste la soddisfazione dell’apparato contabile e quella ben diversa dei cittadini. Mentre la prima è basata su “numeri”, la seconda è basata sulla percezione del rispetto di “valori”.
Questa differenza, insistentemente ignorata, è all’origine dei fallimenti delle numerose riforme nazionali e regionali della Sanità. Oggi sta per giungere una nuova riforma: quella della digitalizzazione della Sanità. Va molto bene ma ha un difetto: non è stato previsto, nel PNRR missione 6, un capitolo per l’assunzione di personale Medico, Infermieristico e Tecnico degli ospedali. Cioè sono state previste macchine e strutture ma non è stata prevista la ricostituzione della componente umana della Sanità che deve utilizzare quelle macchine e quelle strutture.
La Sanità è un grande contenitore formato dalla tecnostruttura degli ospedali e dall’apparato burocratico che, sebbene fatto di persone, risponde a rigide esigenze di leggi e strumenti digitali. Tale contenitore, tuttavia, dovrà contenere persone con il loro carico di valori. I valori non sono misurabili né monetizzabili. Sono un’entità prodotta dal cervello umano: si tratta di ragionamenti, sentimenti, istinti, che vengono integrati insieme per produrre “giudizi” e i giudizi regolano la vita dell’Uomo, il quale agisce di conseguenza, allo scopo di raggiungere la “felicità”. Il sistema digitale tecnocratico non può capire il sistema delle astrazioni valoriali umane come: la paura, la fiducia, l’ansia, la solidarietà, la compassione, il desiderio, la giustizia, l’equità, il rispetto, l’uguaglianza e la democrazia; quest’ultima è la somma dei valori e rappresenta il riconoscimento condiviso dei valori che una comunità deve rispettare. In questo momento, non ci sono intermediari fra il “sistema dei valori” e l’apparato tecnoburocratico che governa la Sanità. Ecco perché i sindaci, che sono l’entità da tutti riconosciuta come intermediaria fra noi e la macchina amministrativa dello Stato, sono oggi gli unici referenti delle comunità destinati a mantenere i valori umani indenni da ogni forma di offesa. L’offesa nel nostro caso consiste nel non rispondere con empatia al sofferente che si rivolge con animo empatico alla struttura sanitaria chiedendo d’essere preso in cura. Se ai valori non si risponde con altri valori nascono la frustrazione ed il conflitto.
Dagli anni ‘90, con la fine della legge 833/78, esiste l’errore di considerare l’ospedale come un’officina che ripara malati. Ma c’è differenza. Le macchine guaste possono essere sistemate in attesa nel parcheggio al di fuori dell’officina, in una lista d’attesa senz’anima, ma ciò non vale per l’uomo. Il malato non ha bisogno solo d’essere curato; ha bisogno che altri esseri umani se ne “prendano cura”. La materia di cui è costituito il “prendersi cura dell’altro” è formata dal “tempo di dedizione”, dall’“empatia” e dalla “comunicazione”. Proprio questo è il punto: la macchina amministrativa di diritto privato e la macchina tecnologica supportata dall’intelligenza artificiale, ma con deficit di umanità, obbedisce ad algoritmi regolati dalla matematica e non entra in “comunicazione” con il sistema dei valori umani. Stiamo vedendo come siano ignorati.
L’incontro tra chi “si prende cura” e colui che viene “preso in cura” è un fenomeno estremamente complesso ed ha lo scopo di generare “soddisfazione”. La soddisfazione verrà a sua volta elaborata dai centri cerebrali della “ricompensa”, attraverso molecole chimiche dedicate. Questo sistema complesso della “ricompensa” è stato elaborato in milioni di anni, attraverso mutazioni genetiche molecolari, tutt’oggi in corso, che sono capaci di cambiarci ad ogni secondo che passa.
E’ un argomento estremamente difficile che riguarda il quesito del perché esistiamo e come comunichiamo, e che oggi è oggetto di studio delle Neuroscienze. Un quesito che 2.500 anni fa indusse i primi filosofi ad identificare l’esistenza di tre fattori della natura umana che non possono esistere in nessuna macchina, cioè: il Pathos, il Logos, l’Ethos (il sentimento, la conoscenza, e l’etica). Su questi elementi il primo medico, Ippocrate, formulò il suo giuramento.
Dopo filosofi e medici dei primi secoli intervenne il Cristianesimo, che assimilò i corpi dei malati al corpo martoriato di Cristo e sul concetto di “compassione” dette inizio alla fondazione degli ospedali in tutto il mondo occidentale. Millecinquecento anni dopo, gli scienziati Galileo, Cartesio e Leibniz posero le basi del calcolo matematico infinitesimale e furono i progenitori dell’odierna tecnologia digitale.
Uno di questi, Cartesio, oltre al calcolo matematico condusse studi sul significato ontologico del “prendersi cura di se stessi e dell’altro” sviluppando concetti messi a punto da Sant’Agostino. Nei secoli successivi, fino ad oggi, i filosofi-antropologi hanno elaborato il concetto che l’“essere” ed il “prendersi cura” sono fra loro indissolubili, e l’esistenza dell’“essere” è sintetizzato nella formula: «Io esisto perché mi prendo cura». Questo è l’essenza del significato dell’esistere degli ospedali pubblici e della stessa comunità umana.

E’ stato recentemente pubblicato un libro su questo tema straordinario scritto dalla scienziata antropologa Paola Atzeni. Il problema è talmente complesso che si comprende come non possa essere risolto da banali tecnici dell’ingegneria sociale. Platone, che fu il primo a scriverlo su “La Repubblica”, concluse che il governo delle cose umane dovesse essere affidato ai filosofi (escludendo i burocrati).
Questa digressione serve a dimostrare ciò che stiamo vedendo, e cioè che l’uomo malato non è amministrabile con la sola contabilità burocratica potenziata dall’apporto della migliore tecnologia dell’intelligenza artificiale, necessita dell’intervento della parte umana del sistema politico sanitario, con tutti i suoi valori.
E’ necessario prenderne coscienza e tornare allo spirito della legge di riforma sanitaria 833/78 che conteneva tre principi ampiamente inapplicati: Universalità, Uguaglianza, Equità. Tutti valori umani non trasferibili alla tecnocrazia.
Bisogna farlo prima che si faccia terra bruciata intorno agli ospedali di Carbonia e di Iglesias. Soprattutto, bisogna farlo prima che un’inopportuna legge in gestazione sull’“autonomia differenziata” tagli i ponti fra noi e la Nazione.
Bisogna che la Politica, stimolata dall’opinione pubblica, e tramite i sindaci capaci, riprenda in mano la gestione della Sanità ed impedisca che il mercato della salute senza Stato prenda il sopravvento.

Mario Marroccu

Sabato 4 febbraio 2023, presso il Lu Hotel di Carbonia, si è svolta la cerimonia di consegna della borsa di studio messa in palio dai Lions Club di Carbonia ed assegnata al giovane nostro concittadino Mattia Pia, diplomatosi con il massimo dei voti, 100 e lode, presso il Liceo delle Scienze Applicate.
La borsa di studio consentirà a Mattia di potersi formare e perfezionare i suoi studi presso la Facoltà di Economia dell’Università Luigi Bocconi di Milano.
Alla cerimonia di premiazione erano presenti il presidente del Lions Club di Carbonia, Attilio Burdi, la dirigente scolastica dell’Istituto Angioy Teresa Florio, don Giampaolo Rosso e, per l’Amministrazione comunale, il sindaco Pietro Morittu e l’assessora della Pubblica istruzione Antonietta Melas.
Il sindaco Pietro Morittu si è congratulato con Mattia Pia per gli eccellenti risultati scolastici conseguiti, augurandogli i migliori successi anche nella formazione universitaria in una prestigiosa università come la Bocconi di Milano. Il primo cittadino ha ringraziato il Lions Club Carbonia per il costante impegno e l’attenzione da sempre rivolta alla valorizzazione della cultura e dei giovani nella nostra città.
A complimentarsi con il giovane studente è stata anche l’assessora della Pubblica istruzione, Antonietta Melas: «Il riconoscimento e l’encomio per l’impegno profuso e per gli ottimi risultati conseguiti da Mattia sono un esempio positivo che speriamo sia “imitato” da tanti giovani che frequentano la scuola. Mattia, come altri studenti che si sono impegnati nello studio, rappresenta un incoraggiamento anche nella direzione della prosecuzione degli studi. La comunità carboniense ha bisogno del contributo di giovani  capaci, competenti e con una buona formazione».

 

Renato Scanu, il giornalista sportivo inviato speciale contro la SLA, non si arrende alla gravissima malattia che lo ha colpito improvvisamente tre anni fa.

Trent’anni in giro per l’Italia e l’Europa, inviato speciale per emittenti radio, cronista sportivo di calcio, basket e volley, ha saputo costruire una carriera professionale folgorante per passione e determinazione, per il raggiungimento dei suoi obiettivi ed il coronamento dei suoi sogni. Fin da bambino Renato Scanu sognava un giorno di diventare un nuovo Enrico Ameri o Sandro Ciotti, i grandi pionieri, della mitica trasmissione radiofonica tutto il calcio minuto per minuto.

Nel settembre 1991 il suo sogno s’è avverato, con l’esordio, in qualità d’inviato di Radio Sulcis Centro Carbonia, nel derby di Coppa Italia regionale, nello storico stadio Monteponi di Iglesias, Iglesias-Carbonia, partita di cartello.

Da quel momento Renato Scanu ha iniziato a girare per tutti gli stadi della Sardegna, al seguito dei minerari bianco blu.

L’inviato speciale contro la SLA, toccò il cielo con un dito, nella stagione successiva, con l’esordio nella tribuna stampa dello stadio Adriatico di Pescara, per la radiocronaca integrale della partita di serie A, con la vittoria del Cagliari, con la rete decisiva, a 15’ dalla fine, del laterale destro Checco Moriero, che in contropiede, batté l’estremo difensore abruzzese, lanciando i rossoblu di Carletto Mazzone, verso la clamorosa qualificazione in coppa Uefa. Ebbe inizio così una lunga carriera professionale trentennale.

Renato Scanu, non pago del campionato italiano, inventò 9 anni fa, un format radiotelevisivo, “Il calcio on the road”, commentando in diretta su Radio Star prima, e successivamente su Radio Luna, le partite internazionali, principalmente dei campionati inglese, tedesco, spagnolo e francese. Un’esperienza esaltante. Soprattutto in Inghilterra, ha maturato una cultura calcistica completamente differente, al seguito di Chelsea, Tottenham, West Ham, Liverpool, Everton, Manchester; in Scozia gli scontri fantastici tra Celtic e Rangers Glasgow, derby infuocati; del Real Madrid di Cristiano Ronaldo, nello stadio che gli ha regalato le più grandi emozioni: il Santiago Bernabeu di Madrid.

Renato Scanu, sempre in aereo per raggiungere i principali stadi d’Europa, per cinque anni ha soddisfatto la sua meravigliosa professione: la sorte ed un destino crudele, gli hanno voltato le spalle, nel momento più folgorante della sua vita, dedicata, con amore sfrenato, quasi maniacale allo sport ed al calcio in particolare.

Un giorno di tre anni fa, il giornalista sulcitano, dopo una visita specialistica chiamata elettromiografia, ha ricevuto una diagnosi terribile e drammatica: SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica, praticamente una sentenza di condanna a morte. Renato è rimasto impietrito, davanti ad un verdetto così spietato, non ha detto una parola davanti allo specialista, tenendo fortemente la mano della moglie Lilli.

Da quel momento è iniziato il calvario del giornalista di Carbonia, che ha visto in faccia la morte a fine dicembre 2021, incapace ormai di respirare autonomamente, e non in grado di mangiare e bere. Immediato il ricovero al reparto di rianimazione dell’Ospedale Sirai di Carbonia, dove un angelo salvatore, il dottor Leonardo Tola, in collaborazione con la sua straordinaria equipe, lo ha salvato, con l’intervento di tracheotomia che consiste nel collegare il paziente ad una macchina che, attraverso un tubo diretto in trachea, permette di tornare a respirare e quindi ad una nuova vita.

Renato Scanu, ormai a casa da un anno, paralizzato totalmente, continua imperterrito nel suo lavoro quotidiano nella produzione di “eroici” servizi sportivi speciali per Radio Luna Carbonia.

Nel frattempo, Renato Scanu ha pensato bene di ideare un’azione benefica, in favore della ricerca scientifica italiana, ritenendo che il mondo sportivo e, soprattutto, il calcio, che ha frequentato per oltre trent’anni, potessero rispondere positivamente al suo appello.

Trascorsi tre mesi dalla richiesta di aiuto, le società sportive, sempre attente alle problematiche sociali, hanno aperto un filo diretto, attraverso un sintetizzatore vocale, che permette a Renato di poter comunicare col mondo intero.

Le società non hanno perso tempo ed hanno iniziato, sempre più numerose, a spedirgli le maglie personalizzate, aderendo così con grandissima solidarietà cristiana, all’iniziativa di Renato, denominata “UNA MAGLIA PER LA SLA”.

Una volta raggiunto il massimo di maglie personalizzate, tramite la comunicazione con le stesse società sportive, si terrà un’asta benefica, il cui ricavato sarà devoluto da Renato Scanu completamente ai più importanti centri di ricerca scientifica italiana, di Roma, Milano e Torino.

Al momento Renato Scanu ha totalizzato 130 maglie personalizzate, raccolte da società sportive regionali, nazionali ed internazionali. L’obiettivo è raggiungere quota 200 maglie, anche di campioni del passato!

Renato Scanu, l’inviato speciale contro la SLA, non molla mai, continua la sua battaglia contro il mostro maledetto che lo ha colpito, e chiede di partecipare al suo progetto “UNA MAGLIA PER LA SLA”!