30 April, 2024
HomeIndustriaFabio Usai (consigliere regionale): «No al ricatto occupazionale alla Portovesme srl, la tutela dell’ambiente non può essere oggetto di contrattazione»

Fabio Usai (consigliere regionale): «No al ricatto occupazionale alla Portovesme srl, la tutela dell’ambiente non può essere oggetto di contrattazione»

«Per l’ennesima volta nel territorio si vorrebbe barattare il sacrosanto diritto all’occupazione con quello generale alla tutela dell’ambiente e quindi alla salute dei cittadini. La recente presa di posizione della Portovesme SRL, in merito all’assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale da parte della Regione del suo progetto pilota di conversione dello stabilimento per la produzione di carbonato di litio e ossidi di metalli misti dal trattamento della Black Mass, è non solo ingiustificata, ma pretestuosa e lesiva dei diritti delle comunità del Sulcis Iglesiente.»

Il consigliere regionale Fabio Usai interviene così sugli sviluppi della vertenza della Portovesme srl, con specifico riferimento al progetto di riconversione produttiva.

«Premettendo che ognuna delle grandi aziende operanti nel territorio ha sottostato nel tempo a ognuna delle procedure di valutazione ambientale previste dalla legge (non si capisce, dunque, perché la Portovesme dovrebbe essere esentata)aggiunge Fabio Usai -, è necessario anche ricordare che in questo caso specifico il nuovo processo di lavorazione proposto, sebbene già esistente in altre parti del pianeta come la Cina, non è stato ancora adeguatamente studiato e normato a livello Europeo e perciò presenta ancora potenziali elementi di criticità.»

«Ovviamente la volontà dell’azienda di convertire e preservare la forza lavoro, in un’ottica di sviluppo di un’economia circolare basata sul recupero e la valorizzazione dei prodotti, non può che essere accolta con favoreconclude il consigliere regionale Fabio Usai -. Ma questo non può avvenire a tutti i costi e senza considerare le prerogative della collettività. Il Sulcis Iglesiente ha già concesso troppo in termini di compromessi e scambio tra occupazione e ambiente, è ora di finirla.»

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