15 December, 2025
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«Come promesso ai tifosi e alla cittadinanza la scorsa estate, i lavori di manutenzione allo stadio comunale Zoboli si sono conclusi tempestivamente!Giuseppe Casti, assessore dell’Urbanistica, Manutenzioni, Politiche per la casa, Rapporti con il Consiglio, Protezione Civile del comune di Carbonia, annuncia il ritorno a casa della squadra di calcio cittadina che milita nel campionato di Eccellenza regionale -. Grazie a un importante finanziamento regionale e ai fondi del Bilancio Comunale, messi a disposizione dall’amministrazione, l’impianto è stato completamente rinnovato: nuovi spogliatoi e tribune, manto erboso di qualità, campetto di allenamento riqualificato, nuova irrigazione, concimazione, diserbo, sabbiatura e nuove piantumazioni. Un intervento atteso, che restituisce alla città uno spazio sportivo moderno e accogliente, pronto per ospitare di nuovo atleti e tifosi.»
«Domenica 9 novembre, alle ore 15.00, tutti allo stadio per sostenere i nostri ragazzi nel match Carbonia-Villasimius!conclude Giuseppe Casti, in gioventù calciatore della squadra juniores del Carbonia Calcio -. Un’occasione speciale per tornare a vivere le emozioni e i ricordi dei tanti successi passati del Carbonia Calcio allo Zoboli, un luogo simbolo della nostra storia sportiva e del legame con la città.»

La Direzione della ASL Sulcis Iglesiente interviene sul decesso della signora E.I., avvenuto in data 2 novembre 2025. In una nota difusa alcuni minuti fa, la Direzione precisa che «la paziente è stata regolarmente presa in carico dal Pronto Soccorso il 22 ottobre, dopo essere giunta accompagnata dal 118 a seguito di una caduta accidentale al proprio domicilio. All’ingresso in Pronto Soccorso la paziente è stata sottoposta immediatamente a tutti gli esami strumentali (radiografia TC) e alle consulenze specialistiche necessarie (ortopedica, neurologica, neurochirurgica), che hanno evidenziato un frattura di femore e un complesso quadro clinico generale preesistente».

«La Signora è stata, pertanto, ricoverata in Osservazione Breve Intensiva (OBI), che rappresenta a tutti gli effetti un reparto di degenza, dove ha proseguito gli accertamenti clinici ed è stata sottoposta alle terapie mediche del casoaggiunge la nota -. È stata inoltre attivata ogni procedura per il trasferimento presso altra struttura idonea all’esecuzione dell’intervento, ma la ricerca è risultata particolarmente complessa per indisponibilità in altri presidi, ed era pertanto ancora in corso.»

«Durante tutto il periodo di ricovero, la paziente ha ricevuto assistenza continuativaconclude la nota della Direzione della ASL del Sulcis Iglesiente -. Le sue condizioni sono rimaste stabili fino al 2 novembre, quando ha manifestato un improvviso peggioramento per complicanze cardiache, che purtroppo non hanno risposto alle cure intensive somministrate. La Direzione esprime vicinanza e cordoglio ai familiari della Signora.»

«Nonostante i numerosi solleciti scritti (richiesta di assegnazione di un nuovo medico di base o attivazione immediata ASCOT nei Comuni di Giba e Piscinas fatta dai sindaci Andrea Pisanu e Mariano Cogotti il 3 novembre scorso, n.d.r.), la ASL del Sulcis Iglesiente non ha ancora fornito alcuna risposta in merito alla soluzione da adottare per l’assenza del medico di base che, tra Giba e Piscinas, assisteva circa 1.500 cittadini. Una situazione ormai insostenibile, che priva centinaia di persone – tra cui molti anziani e pazienti fragili – del diritto fondamentale all’assistenza sanitaria di base.»
Lo scrive, in una nota, Andrea Pisanu, sindaco di Giba.
«Invitiamo tutti i cittadini interessati – aggiunge Andrea Pisanu – a contattare direttamente la direzione della ASL del Sulcis Iglesiente, per chiedere chiarimenti su come comportarsi per:
– ottenere le prescrizioni dei farmaci (in alcuni casi veri e propri salvavita)
ricevere le impegnative per le visite specialistiche
– trasmettere i certificati di malattia per assenza dal lavoro.
Contatti utili:
Punto URP Carbonia
Dott.ssa Patrizia Meloni
Via Dalmazia n. 83 – Carbonia
0781 6683282
Direzione ASL Sulcis Iglesiente
Via Dalmazia n. 83 – 09013 Carbonia
0781 6681 – 0781 3921
Chiedete di parlare con:
dott. Andrea Marras, Commissario Straordinario
dott. Antonio Pisano, Direttore Sanitario.
La Sanità è un diritto di ogni individuo e un interesse fondamentale della collettivitàconclude Andrea Pisanu -. Non possiamo accettare che venga negato!» 

Da troppo tempo il comune di Sant’Antioco attende il risanamento ambientale, definitivo, delle aree ex Sardamag, su cui un tempo sorgeva la fabbrica di ossido di magnesio, attiva fino a cavallo degli anni Ottanta e Novanta. Da allora generazioni di antiochensi hanno imparato a convivere con l’attesa, dopo la demolizione dei manufatti della fabbrica che ha lasciato una landa desolata all’ingresso del centro abitato. Un biglietto da visita oltremodo ingeneroso per la destinazione turistica di Sant’Antioco, che merita ben altre attenzioni.

La vicenda di bonifica di quelle aree è nota a tutti: annosa e simbolo dell’incancrenirsi della burocrazia, ha ora davanti a sé un’occasione irripetibile. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, infatti, ha destinato 280 milioni di euro del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2021-2027 alla bonifica dei siti contaminati, a cui si aggiungono 168 milioni di cofinanziamenti pubblici e privati. L’investimento complessivo, pari a quasi 450 milioni di euro, punta alla rigenerazione ambientale e alla valorizzazione dei territori più colpiti dall’inquinamento. Di questi fondi ben 74 milioni sono destinati al SIN del Sulcis-Iglesiente-Guspinese, all’interno del quale ricadono anche le aree ex Sardamag.

Crediamo che, dopo oltre trent’anni di attese, tra progetti, ricerche, affidamenti, consulenze, sia arrivato il momento di finanziare le opere di bonifica, la cui progettazione è completa da anni. Operazioni per le quali occorrono 25 milioni di euro, così come quantificato dagli esperti. Ci auguriamo che la Regione Sardegna conceda le risorse richieste a Igea spa, soggetto proprietario delle zone ex Sardamag, dando così corso a un risanamento atteso da troppo tempo. Ci consentirebbe di dare gambe ai progetti realizzabili in quegli ettari di terreno, così come previsti dalla pianificazione urbanistica già ampiamente delineata. Confidiamo nelle parole del viceministro Vannia Gava, per il quale “Bonificare significa restituire valore ai territori, migliorare la qualità della vita e trasformare le criticità ambientali in opportunità di sviluppo e rigenerazione”.

Ignazio Locci

Sindaco Comune di Sant’Antioco

Nella foto di copertina il vecchio stabilimento Sardamag

L’assessorato regionale della Sanità interviene oggi in merito al caso della paziente deceduta presso l’Ospedale Sirai di Carbonia dopo un periodo di degenza in Pronto Soccorso.

«Lz ASL Sulcis-Iglesientesi legge in una nota -, su impulso urgente dell’assessore della Sanità, Armando Bartolazzi, ha trasmesso una prima relazione sui fatti.

In particolare, la richiesta concerneva:

  • le circostanze che hanno portato al mancato ricovero della paziente in un reparto specialistico;
  • i provvedimenti eventualmente adottati dall’Azienda sanitaria per prevenire e scongiurare gravi danni alla paziente;
  • le motivazioni per cui non sia stata individuata per tempo una soluzione alternativa di ricovero presso altre strutture del territorio o extraregione, tramite il coinvolgimento del bed manager regionale e dello stesso assessorato regionale della Sanità;
  • e, infine, le circostanze specifiche attraverso cui si sia giunti al tragico epilogo del decesso.

L’Assessorato, preso atto delle informazioni sinora acquisite, proseguirà le proprie verifiche attraverso l’attivazione di tutte le procedure previste, al fine di accertare in modo completo la dinamica dell’accaduto e individuare eventuali responsabilità, onde garantire il pieno rispetto del diritto alla salute dei cittadini», conclude la nota.

In data 6 novembre 2025 si è svolto presso la sede aziendale di Eurallumina un incontro tra i rappresentanti della Società, Confindustria Sardegna Meridionale, le segreterie territoriali di categoria Filctem-CGIL, Femca-CISL, Uiltec-UIL e le rispettive R.S.A. di fabbrica.L’Azienda ha confermato che la disponibilità finanziaria residua consente la gestione ordinaria dello stabilimento solo fino al 31 dicembre 2025, includendo le attività operative e le bonifiche ambientali in corso. Già dalla seconda metà di settembre la forza lavoro è stata ridotta da 100 a 38 lavoratori, con 160 maestranze in cassa integrazione a zero ore. Il Management aziendale ha sottolineato che, sebbene la recente pubblicazione del DPCM Energia Sardegna costituisca un passo avanti, essa non risulta di per sé idonea a risolvere in modo strutturale le criticità evidenziate nei precedenti confronti presso le sedi ministeriali competenti. Persiste infatti il congelamento degli asset aziendali che aveva determinato lo scorso settembre la decisione della società controllante RUSAL di non anticipare ulteriori risorse per la gestione ordinaria della raffineria di Portovesme. Nonostante l’auspicio espresso dal Ministro Adolfo Urso (MIMIT) a valle della riunione svoltasi presso il Ministero il 16 settembre scorso, ovvero che sulla specifica situazione dell’azienda e sulla sua possibilità di operare nel nostro Paese fosse in corso un ulteriore esame da parte del Comitato di Sicurezza Finanziaria (CSF), “auspicando che tale situazione potesse essere superata nel più breve tempo possibile”, allo stato attuale la vicenda non è stata ancora risolta né pare possa delinearsi positivamente nel breve termine. È, dunque, indispensabile garantire la continuità finanziaria all’Eurallumina per scongiurare l’eventuale scenario della liquidazione societaria, con tutte le implicazioni a cascata che ciò comporterebbe dopo tanti anni di attività produttiva sul territorio. Nel frattempo l’Agenzia del Demanio ha adempiuto ai propri obblighi: ha comunicato prontamente e formalmente la situazione critica al Comitato di Sicurezza Finanziaria (CSF) e ha richiesto allo stesso CSF di autorizzare la messa a disposizione dei fondi necessari tramite il MEF, come già previsto dalla normativa vigente sugli asset soggetti a congelamento. Ad oggi, invece, il CSF non ha ancora trasmesso l’esito della richiesta di attivazione fondi e il MEF, ministero titolare delle risorse, non ha ancora autorizzato lo stanziamento indispensabile per garantire la continuità della gestione aziendale. Il MIMIT è pienamente e costantemente informato dell’evoluzione della vertenza, ma non è ancora intervenuto politicamente in maniera adeguata per sbloccare l’impasse del MEF.

La responsabilità è oggi nelle mani del CSF e del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Eurallumina ha definito da tempo il proprio piano industriale di rilancio, possiede le relative autorizzazioni, la soluzione energetica è stata individuata attraverso il recente DPCM. Non mancano né la volontà industriale né quella territoriale per dare seguito al rilancio produttivo: manca solo un atto amministrativo di sblocco dei fondi già previsti per legge per gestire asset congelati. Su tale presupposto, la Società ha informato le organizzazioni sindacali di aver formalmente rappresentato al Demanio le attuali prospettive di cassa, evidenziando la situazione di progressiva riduzione delle risorse e richiedendo una risposta formale entro il 12 novembre prossimo in merito all’intervento finanziario da parte dello stesso Demanio, come previsto dalla normativa vigente.

È stato altresì precisato che, in assenza di un riscontro positivo da parte del Demanio sull’intervento di finanziamento, la Società riporterà la situazione al Consiglio di Amministrazione, il quale sarà chiamato a valutare il 14 novembre le conseguenti determinazioni in merito alla sostenibilità della prosecuzione della gestione aziendale. È stata inoltre rimarcata la forte preoccupazione per i possibili risvolti e le conseguenze che la limitata disponibilità di cassa aziendale potrebbe ingenerare nei confronti dei lavoratori, qualora non dovessero intervenire tempestivi elementi di soluzione. A tal proposito, è stata sottolineata la scadenza della CIGS al 31 dicembre 2025 e la conseguente necessità di garantirne quanto prima la proroga, quale misura indispensabile per assicurare continuità di sostegno ai lavoratori nelle more della definizione degli altri aspetti ancora aperti della vertenza.

Come organizzazioni sindacali esprimiamo forte preoccupazione e richiamiamo alle proprie responsabilità specifiche il CSF e il MEF nell’autorizzare immediatamente i fondi necessari, in coerenza con la normativa e con gli obblighi dello Stato verso asset congelati. Chiediamo al MIMIT di esercitare la necessaria responsabilità politica e di coordinamento interministeriale per portare a soluzione la problematica e alla Regione Sardegna, ed alla politica tutta ai diversi livelli, di sostenere questa azione con la massima determinazione in tutte le sedi, a fianco delle organizzazioni sindacali, delle lavoratrici e dei lavoratori Eurallumina e dell’indotto coinvolto, direttamente e indirettamente. In assenza di risposte chiare e immediate, le organizzazioni sindacali proclameranno la mobilitazione generale e si sta già predisponendo l’organizzazione di una trasferta a Roma presso le sedi governative competenti.

Iglesias, 07/11/2025

Segreterie Territoriali

Filctem CGIL – Femca CISL – Uiltec UIL

Emanuele Madeddu – Nino D’Orso – Pierluigi Loi

R.S.A. EURALLUMINA

Filctem CGIL – Femca CISL – Uiltec UIL

Enrico Pulisci – Simone Zucca – Davide Boi

La Giunta comunale di San Giovanni Suergiu ha approvato il progetto per il nuovo appalto del servizio di igiene urbana, avviando così l’iter per la pubblicazione della gara, che sarà gestita da una centrale di committenza qualificata.

Il nuovo appalto, della durata di sette anni, è stato progettato per garantire un servizio più efficiente, sostenibile e tecnologicamente avanzato ma soprattutto costruito a partire dalle esigenze espresse dai cittadini. Prima della redazione del progetto, l’Amministrazione, infatti, ha promosso un processo partecipativo basato su un questionario di gradimento rivolto alla popolazione. Questo strumento ha consentito di raccogliere indicazioni puntuali sugli aspetti positivi e sulle criticità del precedente appalto, fornendo una base solida per la progettazione del nuovo servizio, più aderente alle necessità del territorio e della comunità.

Tra le principali novità figurano la nuova frequenza per la raccolta della plastica, ritenuta insufficiente rispetto alle necessità: si passerà da quindicinale a settimanale così da evitare accumuli e migliorare la qualità del materiale raccolto. Al contrario, per il secco indifferenziato la frequenza sarà ridotta a quindicinale, in linea con le abitudini virtuose della popolazione, che ha indicato di non ritenere necessaria una raccolta settimanale.

«Questo progetto è il risultato di un processo partecipativo – spiega Camilla Melis, assessore all’Ambiente -. “Attraverso il questionario rivolto ai cittadini abbiamo raccolto informazioni utili per capire cosa funzionava e cosa andava migliorato. Il nuovo appalto nasce da quell’ascolto: introduce tecnologie più moderne, semplifica la gestione e punta a un servizio più efficiente, pulito e trasparente per tutta la comunità

Altre novità riguardano la digitalizzazione e la tracciabilità del servizio: i contenitori saranno dotati di tag RFID, i mezzi di sistemi GPS, e l’intero servizio sarà gestito attraverso una piattaforma informatizzata che permetterà il monitoraggio e la rendicontazione in tempo reale. È inoltre prevista un’applicazione mobile per i cittadini, con notifiche automatiche e promemoria per l’esposizione dei rifiuti, un canale diretto per segnalazioni e prenotazioni dei ritiri e un calendario digitale sempre aggiornato.

«San Giovanni Suergiu si conferma un Comune virtuoso sottolinea la sindaca Elvira Usai grazie al senso civico e alla partecipazione dei nostri cittadini che negli anni hanno dimostrato di saper gestire con responsabilità la raccolta differenziata. La produzione di secco residuo è minima e la percentuale di raccolta differenziata si mantiene stabilmente oltre l’80%. È un risultato che conferma la bontà delle scelte fatte e l’impegno collettivo della nostra comunità, riconosciuto anche da Legambiente, che continua a inserirci tra le realtà più virtuose della Sardegna per qualità e quantità della differenziata

Il distacco comunicativo, sui temi sanitari, tra Regione, Province e Comuni, è una delle cause del fallimento del sistema sanitario regionale. L’incomunicabilità iniziò nel dicembre del 1992 quando il ministro Francesco Di Lorenzo escluse i politici provinciali dalle amministrazioni delle USL, e inventò i “manager”. Tale incomunicabilità peggiorò per una malintesa interpretazione della riforma del titolo quinto della Costituzione, avvenuta il 18 ottobre 2001 quando, di fatto si passò dal SSN unico ai 21 SSR (Sistemi Sanitari Regionali). La Costituzione, riformata agli articoli 114 e 117, da allora conferisce alla Regione una “potestà legislativa” che prima non aveva; al tempo del Sistema Sanitario Nazionale unico, infatti, tale potere era riservato solo allo Stato. Esattamente la Costituzione afferma, all’articolo 117, che la Regione ha la potestà di produrre leggi regionali “concorrenti” per gestire il proprio Sistema Sanitario Regionale. La potestà legislativa concorrente delle Regioni prevede che sia lo Stato che le Regioni possano legiferare nelle stesse materie. Lo Stato stabilisce i principi fondamentali (in questo caso i LEA) mentre alle Regioni spetta il compito di emanare leggi attuative e di dettaglio per il resto. La Regione Sardegna, pertanto, ha la potestà legislativa per poter delegare la competenza di gestire la Sanità alle Province e ai Comuni. Con una legge ad hoc la Sardegna potrebbe disporre che vengano delegate le funzioni di Presidente della ASL ad un rappresentante politico del luogo. Nominato il Presidente, la Regione può affiancargli un Consiglio di amministrazione, che sarà formato da una rappresentanza di sindaci della stessa Provincia. Con queste figure politiche, poste al vertice della ASL, le amministrazioni locali possono riottenere il titolo per controllare la ASL. 

Nota bene: esiste già un embrione di questa idea nell’attuale Piano sanitario regionale in cui si riconosce alla Commissione Sanitaria Provinciale la funzione di controllo (esterno e puramente teorico) sul Direttore Generale della ASL; tuttavia tale Commissione è del tutto ininfluente ed è senza reali poteri. Ciò che si ipotizza in questa proposta è la costituzione di una struttura, di natura politica locale, posta all’interno dell’organismo dirigenziale della ASL, che affianchi e sovrasti politicamente il Direttore generale. 

Il Sistema Sanitario Nazionale varato nel 1978 funzionava molto bene. Ebbe il difetto di non rispettare la regola del pareggio di bilancio e di indebitare lo Stato. Nella storia fu la sanità più stimata dagli italiani. 

Aveva due caratteristiche: una buona e una cattiva. La buona consisteva nell’impegno, posto dai politici locali, nel garantire una sanità apprezzata dalla popolazione. La caratteristica deleteria consisteva nell’abuso, delle “spese a piè di lista” delle USL, per ottenere i rimborsi di spese eccessive su quelle programmate, giustificandole come necessarie. Spese che avvennero senza freni. I debiti registrati nella Sanità pubblica furono tali da indurre i governi successivi che amministrarono l’Italia dal 1992 in poi, a eliminare le figure dei politici locali dalle USL. Al loro posto, alla direzione delle ASL, vennero incaricati i “manager”. Questi erano figure monocratiche che riassumevano, in una unica persona, tutti i poteri e tutte le funzioni che prima appartenevano ad una macchina amministrativa più complessa, e rappresentativa del territorio, fatta di amministratori locali. La riforma dei “manager” ebbe il pregio di mettere sotto stretto controllo la contabilità e rispettare il pareggio di bilancio; ebbe, tuttavia, il difetto di attribuire a quella figura amministrativa anche una funzione a cui non poteva essere adeguata: la funzione di interprete della volontà popolare. Compito che è sempre stato delegato, e sarà, ai politici locali e provinciali. Il manager, a causa della sua natura prettamente tecnica, aveva come primo obiettivo la contabilità, anche a costo di andare contro le aspettative di assistenza. Attraverso questa via, in circa tre decenni, la Sanità pubblica si è sgretolata. 

Una volta riconosciuta l’inadeguatezza della Sanità dei “manager”, oggi si potrebbero riprendere in considerazione gli strumenti politici del passato che resero efficiente la Sanità pubblica. Ciò è possibile restituendo incarichi di gestione ai politici locali imponendo, tuttavia, la loro esclusione dal controllo della contabilità; questa dovrebbe restare un dominio esclusivo e indipendente del Direttore generale della ASL. Una figura “estranea” nata a quello scopo. 

L’articolo 117 della Costituzione, così come modificato nel 2001, ci offre lo strumento legittimo per procedere; esso conferisce la “potestà legislativa” alle Regioni in tema di sanità. In sostanza, attraverso la “legiferazione concorrente”, le Regioni possono produrre norme proprie adatte a cambiare la propria sanità futura. 

La Regione Sardegna può legiferare sulla struttura organizzativa delle sue ASL restituendo ai nostri Comuni e alle Province la funzione di controllo al loro interno. Una volta stabilito il vincolo del pareggio di bilancio, riservato in esclusiva al manager, si potrebbe mettere l’intera amministrazione sotto il controllo politico dei sindaci e del presidente della Provincia. Sarebbe sufficiente un’integrazione all’articolo che indica gli organi direttivi delle ASL introducendo le figure del: 

– Presidente della ASL (eletto dai sindaci e incaricato dalla Giunta regionale), e del 

– Consiglio di amministrazione (eletto con regole simili a quelle per la Provincia). 

La loro azione verrebbe supportata dal Consiglio dei sanitari, formato da tutti i primari, da un rappresentante dei medici, da uno degli infermieri e da uno dei tecnici. Il Consiglio dei sanitari avrebbe le funzioni di organo propositivo e consultivo per il Presidente, per il Consiglio di amministrazione, e per il Direttore generale. 

Una volta restituita la rappresentanza politica territoriale alle ASL, sarebbe da considerare come ricostituita la “cinghia di trasmissione” tra cittadini e direzione tecnica della ASL. 

Proposta 

Si disegna una proposta che modifica un articolo della legge di istituzione del Servizio Sanitario Regionale. Si tratta dell’articolo che istituisce gli organi dirigenti della ASL. 

Gli organi della ASL sono: 

il Presidente: viene eletto dal Consiglio dei sindaci di tutto il territorio con le regole utilizzate per la Provincia; è incaricato dalla Giunta regionale. Ha funzioni politiche di proposta, programmazione e controllo. Rappresenta il Consiglio di amministrazione raccogliendo le istanze popolari. 

Il Consiglio di amministrazione; ha funzioni politiche di proposta, programmazione e controllo. 

Viene eletto, contestualmente al Presidente, dalle amministrazioni locali territoriali secondo lo stesso metodo dettato dalla legge regionale per i consigli provinciali. Si limiterebbe a 6 rappresentanti, più il Presidente. Ha la funzione di rappresentare le istanze popolari nel bisogno di salute. 

Il Consiglio dei sanitari; formato da tutti i medici di II livello, da un rappresentante dei medici di I livello, da un rappresentante degli infermieri, da un rappresentante dei tecnici, e da un rappresentante dei medici di base eletti dai rispettivi gruppi. È presieduto dal Direttore sanitario della ASL. 

Ha funzioni di rappresentanza delle istanze provenienti da tutto il personale sanitario ospedaliero e territoriale presso il Consiglio di amministrazione, il Presidente, il Direttore generale, il Direttore amministrativo. È inoltre di supporto tecnico, di proposta e di verifica al fine di migliorare l’efficacia dell’azione dell’apparato sanitario. 

Il Direttore sanitario della ASL viene eletto dal Consiglio dei sanitari. Viene indicato dal Presidente della ASL al Direttore generale che gli conferisce l’incarico. Assieme al Direttore amministrativo egli ha funzioni di supporto tecnico del Direttore generale, e di consulente del Presidente. Rappresenta il Consiglio dei sanitari. 

Il Direttore generale, incaricato dalla Giunta regionale. È il capo della gerarchia amministrativa. Pianifica la programmazione amministrativa informando il Presidente, il Consiglio di amministrazione e il Consiglio dei sanitari, il Direttore amministrativo. Ne recepisce i pareri e suggerimenti; decide di acquisirli o meno in autonomia, dandone il motivo. È il responsabile del pareggio di bilancio. Ha il potere esecutivo. 

Il Direttore amministrativo; è la seconda figura nella gerarchia amministrativa, ha funzioni esecutive in subordine al Direttore generale. 

Questa proposta deriva dall’assunto che le figure tecniche qualificate per cogliere i bisogni sanitari specialistici necessari alla popolazione sono i medici, gli infermieri e, soprattutto, lo è il massimo referente dell’apparato sanitario che è il primario ospedaliero (dirigente di II livello). I primari delle Unità operative hanno il polso dei bisogni sanitari della popolazione e dei provvedimenti tecnici per soddisfarli. Da essi dovrebbero nascere le indicazioni alle amministrazioni delle ASL; indicazioni che, raccolte dal Consiglio dei sanitari, vengono comunicate al Presidente e al Direttore generale. Si tratta di un campo dei bisogni ben preciso: il bisogno in medici specialisti, in personale infermieristico e tecnico, in nuove tecnologie diagnostiche e terapeutiche, e in nuove strutture (Unità operative). In questa visione la parte amministrativa avrebbe competenza sulle manovre contabili per realizzare i progetti programmati, e avrebbe la fondamentale funzione di dare assistenza ai medici nel compimento della loro missione curativa secondo le necessità registrate. 

Su tutti, a capo del Sistema formato da medici e amministrativi deve esistere una figura che funga da interfaccia tra: popolazione (utenti), personale sanitario, e personale amministrativo. L’interfaccia deve necessariamente riassumere in sé la complessa funzione di rappresentante della politica territoriale all’interno di una struttura contemporaneamente tecnica e amministrativa: tale figura è il Presidente. 

Il Presidente ha la funzione di intermediatore tra politici locali e amministrazione della Sanità pubblica. Si tratta di quella interfaccia che venne negata dalle leggi di riforma varate con i vari DPR dal 1992 al 1999. 

Secondo la logica di questa ipotesi di proposta il capo della ASL deve essere un rappresentante politico del territorio (un sindaco o il presidente della provincia). La programmazione del servizio reso dai medici deve essere competenza del rappresentante del Consiglio dei sanitari; la funzione amministrativa-contabile, e del controllo di legittimità degli atti, deve essere competenza del Direttore generale (“o manager”), in qualità di responsabile unico della programmazione finanziaria e garante del pareggio di bilancio. Il Presidente della ASL deve avere le attribuzioni della “figura politica” di controllo e proposta, e occupa il vertice della piramide gerarchica della ASL. La base della piramide è formata dai cittadini elettori del territorio. 

Nella logica di questa esposizione, che è conforme agli articoli 114 e 117 della Costituzione, la catena di legittimità inizia con il consenso degli elettori; all’altro estremo si conclude con il Presidente della ASL. 

I cittadini elettori eleggono i sindaci; i sindaci designano fra di loro il Presidente della ASL; il Presidente della ASL ottiene l’incarico dall’assessore regionale; il Presidente della ASL sarà il Presidente del Consiglio di amministrazione; il Presidente riceve gli input sulla programmazione tecnico-sanitaria dal Consiglio dei sanitari; il Consiglio dei sanitari elegge il Direttore sanitario al proprio interno. Il Presidente dà gli input programmatici al Direttore generale. Il Direttore generale domina la macchina amministrativa ed ha la responsabilità dell’equilibrio di bilancio. 

Questa proposta è un disegno che indica concretamente la composizione della gerarchia politico-amministrativa destinata al riavvio della Sanità pubblica territoriale e regionale. 

Poste queste basi, si possono individuare i principi guida per la struttura da dare al personale di: organici dei medici, infermieri e tecnici, delle Case della salute, di comunità, territorio, ospedali. 

Mario Marroccu

L’evento più partecipato tra gli incontri territoriali, dal quale è scaturita una considerazione importante: il Turismo delle Radici è già presente nel Sulcis, ma ha bisogno che venga fatta rete, affinché funzioni davvero e diventi un valore aggiunto per il territorio.
Il progetto Sardinian Roots – Turismo delle Radici ha fatto tappa a Sant’Anna Arresi e ha raccolto molti consensi da parte di operatori, cittadini, politici e associazioni di categoria. Dopo le tappe di Mandas, Gavoi e Alghero, il quarto e ultimo incontro territoriale è diventato un momento chiave per la regione storica del Sulcis, che si è confrontata attorno a temi come la destagionalizzazione, il recupero della propria identità, la necessità di far diventare esperienza la permanenza in Sardegna. La zona è una delle quattro aree pilota del progetto, chiamata,
insieme a Trexenta, Sassarese – Algherese e Barbagia di Ollolai, a raccogliere l’invito alla creazione di una rete tra gli operatori e le istituzioni e all’utilizzo di piattaforma DMS dedicata ai viaggiatori delle Radici.

Un progetto per connettere le radici al futuro della Sardegna Sardinian Roots – Turismo delle Radici è un progetto promosso nell’ambito dello Spoke 2 di e.INS – Ecosystem of Innovation for Next Generation Sardinia, finanziato dal PNRR e coordinato dall’Università degli Studi di Cagliari, in collaborazione con Rete Gaia Srl, Consorzio UNO, Imago Mundi OdV e Sintur.
L’obiettivo è ambizioso: creare una rete stabile di operatori, imprese e istituzioni capace di valorizzare le identità culturali delle regioni storiche sarde e rafforzare i legami con le comunità sarde nel mondo, attraverso la leva del Turismo delle Radici, ovvero un turismo esperienziale,
destagionalizzato e basato sul ritorno alle origini familiari e culturali.
L’iniziativa dialoga anche con il programma nazionale ITALEA, promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Italiana, volto alla promozione del turismo delle radici, rafforzando la possibilità di inserire il territorio e le sue imprese in importanti circuiti internazionali.

«L’annuncio del viceministro all’Ambiente Vannia Gava sull’investimento di quasi mezzo miliardo di euro per la bonifica dei siti contaminati rappresenta una notizia di grande rilievo per tutto il Paese, ma in particolare per la Sardegna, che riceverà ben 74 milioni di euro destinati al SIN del Sulcis-Iglesiente-Guspinese. Si tratta di una misura attesa da anni, che darà finalmente nuovo impulso al recupero ambientale dei nostri territori. Le bonifiche non sono solo un dovere ambientale, ma anche una straordinaria occasione di sviluppo sostenibile, capace di creare occupazione, migliorare la qualità della vita e restituire valore alle comunità locali. Un ringraziamento al viceministro Vannia Gava e al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica: la Lega continuerà a lavorare per garantire che ogni euro venga speso in modo efficace, trasformando le criticità in nuove opportunità per l’isola.»

Lo ha scritto in una nota Michele Ennas, segretario regionale della Lega Sardegna per Salvini Premier.