25 April, 2024
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Settimana ricca di appuntamenti alla Fabbrica del Cinema della Grande Miniera di Serbariu, promossi dal CSC Carbonia della Società Umanitaria, tutti a ingresso gratuito.

Giovedì 18 novembre, alle ore 21.00, proiezione del film “Cercando Grazia” della regista Maria Grazia Perria che sarà presente in sala e dialogherà con le spettatrici e gli spettatori.

Martedì 23 novembre, sempre alle ore 21.00, nella Sala Fabio Masala della Fabbrica del Cinema, serata dedicata ai cortometraggi con “Corti in Sala”. 

Lunedì 22 novembre, alle ore 17.30, alla Fabbrica del Cinema, infine, il critico Sergio Naitza incontrerà Luca Martera, documentarista, specialista di archivi, esperto in ricerche storico-investigative, giornalistiche e audiovisive tra Italia e Stati Uniti e autore del libro “Harlem, il film più censurato di sempre” che verrà presentato al pubblico. A seguire proiezione del film del 1943 “Harlem” di Carmine Gallone con attori protagonisti Massimo Girotti ed Amedeo Nazzari.

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Per la ventiduesima volta consecutiva l’Associazione di Promozione Sociale, Culturale e Ricreativa “Amedeo Nazzari” e Amici della Sardegna di Bareggio e Cornaredo, precisamente nei giorni 15 e 16 dicembre 2018, ha organizzato due giornate all’insegna della cultura e della solidarietà nell’ambito di una manifestazione che, per il valore morale che la caratterizza, è conosciuta come “Festa delle donazioni”.

In pratica, ogni anno, prima di arrivare al momento finale  della donazione a famiglie e persone disagiate del ricavato della annuale kermesse estiva tenuta nella struttura attrezzata di Cornaredo (undici giorni di lavoro volontario durante i quali un centinaio di socie/soci promuovono  la gastronomia, la musica e la cultura della  Sardegna), il Circolo sardo propone un tema culturale sviluppandolo secondo due assi: quello della spettacolarizzazione il sabato sera, e quello dell’approfondimento conoscitivo la domenica pomeriggio. Così è avvenuto anche quest’anno: il tema “La Grande Guerra 1915-1918” è stato sviluppato nella serata di sabato 15 dicembre, presso l’auditorium comunale “Madre Teresa di Calcutta”, in una narrazione (dal titolo “4 Novembre. ‘La Guerra è vinta’”) svolta, alla maniera di Marco Paolini, dal poliedrico uomo di teatro che risponde al nome di Gianluca Medas, della famosa più antica famiglia sarda di artisti, mentre il convegno sulla Grande Guerra è stato tenuto nel pomeriggio di domenica 16 dicembre presso la sala consiliare “Primo Levi” del comune di Bareggio.

Dopo i saluti del presidente del Circolo sardo Franco Saddi, Gianluca Medas, regista, scrittore e attore, accompagnato musicalmente da Francesco Medas, ha raccontato con maestria affabulatoria come il 4 novembre 2018, data che connota vittoria per l’Italia, parte da lontano, ben prima del 1914, e ha dato una spiegazione dei veri motivi che spinsero le nazioni a dare inizio in quell’anno a un conflitto “assurdo e doloroso”. Naturalmente ha esposto anche le motivazioni per le quali anche il Regno d’Italia, nell’anno successivo, dopo l’iniziale neutralità, pensò bene di entrare in guerra contro l’impero austro-ungarico, pagando però anch’esso un numero impressionante di vite umane. Il narratore di questa storia patria, che vide prima la disfatta di Caporetto e poi la vittoria di Vittorio Veneto, si è concentrato sulle fasi finali della guerra che portarono all’armistizio di Villa Giusti (3 novembre 1918, vicino a Padova). È giusto non far estinguere  la memoria di quella data fatidica (nel Bollettino della Vittoria, scritto dopo l’armistizio di Villa Giusti, il generale Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito, annunciò, il 4 novembre 1918: “La guerra contro l’Austria-Ungheria è vinta”) ma non ci può essere celebrazione delle ragioni della guerra, che è di per sé un “assurdo insensato”.

Come si è detto, nel pomeriggio di domenica 16 dicembre, si è tenuto il convegno su “La Grande Guerra 1915-1918”, aperto dai saluti istituzionali del presidente Franco Saddi, dell’Amministrazione comunale di Bareggio (sindaco Linda Colombo e assessore della cultura Anna Lisa De Salvo), del sindaco di Cornaredo Yuri Santagostino, della consigliera regionale Silvia Scurati (per la F.A.S.I. era presente Antonello Argiolas, componente del Comitato Esecutivo). Tutti gli amministratori intervenuti hanno avuto parole di elogio per le azioni di solidarietà sociale ma anche per l’offerta di occasioni di divertimento e di degustazione della enogastronomia tipica della Sardegna che il Circolo sardo, grazie ai suoi volontari (uniti sicuramente dall’orgoglio di mantenere le proprie radici isolane), pone in essere permanentemente a favore delle persone e delle comunità residenti nella zona lombarda di adozione.

La relazione per il convegno è stata svolta dal generale di Corpo d’Armata (aus) Enrico Pino, che è stato il 34° Comandante della “Sassari”, dal 5 agosto 2002 al 3 agosto 2003. (Una sua dichiarazione reperibile in Internet: «Quando sono arrivato a Sassari i due Reggimenti della Brigata, 151º e 152°, erano impegnati all’estero. Decisi così di impostare il periodo di comando sulla valorizzazione dell’immagine della Brigata. Nel 2 giugno del 2003 abbiamo riportato alla luce il cimitero di guerra storico dello Zebio, sull’Altipiano dei Sette Comuni»).

Il generale Pino, esperto di storia militare, ha illustrato, con l’ ausilio di numerose diapositive, le varie fasi della Prima Guerra Mondiale e il suo racconto è stato seguito con vivo interesse dal numeroso pubblico, che ha dimostrato ancora più attenzione quando il generale, con le parole e con le immagini, ha ricostruito, scandendole anno per anno, le azioni militari della “Sassari” nella Grande Guerra.

I presenti sono stati manifestamente soddisfatti di aver potuto prendere conoscenza visiva delle caratteristiche orografiche dei luoghi in cui si sono svolte le battaglie in cui i fanti “sassarini” hanno sacrificato “sa vida pro sa Patria”.

Dopo l’applaudita relazione del generale Pino, è seguita la commovente cerimonia delle donazione a persone e famiglie bisognose di sostegno economico e a Enti e associazioni di volontariato che operano per alleviare queste situazioni di fragilità personale o di disagio familiare.

Annunciate dal presidente Franco Saddi e motivate approfonditamente, una per una, dalla segretaria/tesoriera del Circolo Gisa Casu (che conclude così pubblicamente ogni anno un impegnativo lavoro precedente relativo alla  celta dei destinatari degli aiuti da devolvere e alla organizzazione del momento della consegna), le donazioni 2018 sono state destinate ai seguenti soggetti collettivi e individuali:

– all’Ospedale pediatrico microcitemico di Cagliari, che assiste in maniera globale i pazienti talassemici e i loro familiari;

– all’Associazione “Le Rondini” nata nel marzo 2014 ad opera di alcune famiglie del Sulcis spinte dall’esigenza di colmare il vuoto sociale causato da malattie neurodegenerative come la SLA, la distrofia muscolare, la sclerosi multipla e altre.

Da queste famiglie  è nato il progetto “Isola del Cuore” che offre a Maladroxia (nell’Isola di Sant’Antioco) dal giugno 2018 una spiaggia attrezzata per le persone affette da queste malattie;

– alla Protezione Civile di Bareggio-Cornaredo;

– a una ragazza e a un ragazzo assistiti con amorevoli cure dalle famiglie;

– a una famiglia disagiata residente in Sardegna,

– al comune di Cornaredo per l’assegnazione di borse di studio a studenti meritevoli, privilegiando quelli che sono in condizioni economiche meno favorevoli.

Alla scuola dell’infanzia di Bareggio di via Gallina, per una manifestazione annuale rivolta ai piccoli, il contributo era già stato assegnato.

In chiusura della manifestazione, buffet con prodotti tipici sardi (pane carasau e formaggio pecorino) ma anche con dolci sardi preparati dalle donne del Circolo e scambio degli auguri per le feste natalizie.

Paolo Pulina

Foto di Francesco Sanna.

Foto di Francesco Sanna.

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Si è conclusa a tarda notte, domenica 8 luglio 2018, la ventiduesima edizione della “Festa dei Sardi e Amici della Sardegna” organizzata a Cornaredo (MI), presso il centro sportivo “Sandro Pertini”, dall’Associazione di promozione sociale, culturale e ricreativa “Amedeo Nazzari” di Bareggio e Cornaredo, uno dei Circoli sardi più attivi nell’insieme dei settanta che sono affiliati alla F.A.S.I. – Federazione delle Associazioni Sarde nell’Italia continentale.

La serata inaugurale è stata giovedì 28 giugno e questo vuol dire che, anche quest’anno, decine di volontari, sardi e non sardi, per undici giorni consecutivi, hanno lavorato da mattina presto a notte tarda, sotto la direzione dell’onnipresente presidente Franco Saddi, per fare in modo che ogni sera, a partire dalle ore 19,30, fosse tutto pronto per servire a tavola una media di mille e più frequentatori (lo standard anche quest’anno è stato questo) attirati dalla gastronomia sarda.

Richiestissimi quindi il porcetto arrosto, i malloreddus, il formaggio pecorino, le seadas e gli altri dolci tipici, la birra  Ichnusa (oggi conosciuta e bevuta in grande quantità in tutto il territorio nazionale), il mirto, la grappa “filu ‘e ferru”. Chi ha preferito i vini dell’isola, ha trovato anche quest’anno una produzione di qualità.

I frequentatori anche quest’anno provenivano da Cornaredo e Bareggio e paesi limitrofi ma anche da altre province, anche piuttosto lontane (come era facile appurare davanti al banchetto allestito per raccogliere le firme per il progetto di legge di iniziativa popolare per l’inserimento del principio di Insularità nella Costituzione italiana, campagna di sensibilizzazione che vede impegnata anche la F.A.S.I. con i suoi Circoli).

In molti, dopo la cena, si sono fermati a seguire il consueto concerto gratuito: come ogni anno, ogni sera è stato possibile fare la conoscenza di talentuosi artisti e gruppi sia del luogo sia provenienti dalla Sardegna; come ogni anno, direttore artistico della rassegna degli eventi musicali è stato Giorgio Saddi. 

Non è mancata neanche quest’anno un’importante iniziativa culturale: un gruppo di donne, in un laboratorio di scrittura progettato dall’associazione “Chi dice donna dice donna”, ha creato e pubblicato, grazie al contributo del Circolo, il libro “Raccontiamoci – dove si annida la violenza”, presentato nel pomeriggio di venerdì 6 luglio. Nella serata dello stesso giorno la cantante sardo-argentina Eliana Sanna e I Taifa hanno dato vita al  concerto “Todo cambia” nato come progetto della F.A.S.I., finanziato dalla Regione Sardegna-Assessorato del Lavoro ed intitolato  “Canto sociale di donne fra due mondi (omaggio a Maria Carta, Mercedes Sosa, Violeta Parra)”

Il CD “Todo cambia” (che viene distribuito in edicola in allegato al quotidiano “L’Unione Sarda”) contiene dodici brani scelti e interpretati da Eliana Sanna e dai Taifa per mettere a confronto le sonorità e i testi di tre cantanti donne, accomunate da un’attenzione particolare per la musica popolare e da un deciso impegno sul fronte sociale e politico. Lo spettacolo e il CD “Todo cambia” saranno prossimamente proposti anche a Buenos Aires e a Tucumán: come ha detto Tonino Mulas, presidente onorario della F.A.S.I., responsabile del progetto, «è questo un modo per rafforzare e valorizzare il legame fra due federazioni degli emigrati: quella dei Circoli italiani e quella delle associazioni sarde in Argentina».

Nella serata di sabato 7 luglio, le sonorità sarde sono  state al centro del concerto  del Gruppo ittirese dei Niera con la straordinaria partecipazione dei Bertas: insieme hanno eseguito alcuni dei migliori brani dei loro repertori.

Numerose le autorità intervenute: i sindaci dei comuni di Cornaredo, Juri Santagostino, e il nuovo sindaco di Bareggio,  Linda Colombo; per la F.A.S.I.: la presidente Serafina Mascia; il presidente onorario Tonino Mulas; il vicepresidente vicario Maurizio Sechi; Antonello Argiolas, membro del Comitato Esecutivo.

Il parroco don Luigi Verga ha celebrato, presso la chiesa  dei santi Nazaro e Celso di Bareggio, l’affollatissima messa di domenica 8 luglio, alla quale hanno presenziato in costume i componenti del Gruppo Folk del Circolo, protagonisti di un sempre suggestivo offertorio; durante la Messa, esibizione delle launeddas dei Bagamundus (Tore Agus, Matteo Muscas, Nicola Diana) e canti liturgici in limba proposti dai Niera e dai Bertas, disposti in alto davanti all’organo. 

Naturalmente, anche quest’anno i proventi della Festa saranno destinati a dicembre a scopi di beneficenza per soggetti singoli e associazioni di volontariato solidale che necessitano di  sussidi  materiali. 

Nota conclusiva

Durante gli undici giorni della Festa è difficile  che Franco Saddi trovi qualche minuto libero dai compiti organizzativi e possa fare qualche chiacchiera in libertà. Quest’anno in due tornate di una decina di minuti ho potuto apprendere due storie del passato della sua numerosa famiglia di origine, residente a Pirri prima di trasferirsi in Lombardia (questo spiega perché il Circolo è intestato alla memoria di Amedeo Nazzari, nato a Pirri nel dicembre 1907: vero cognome paterno  Buffa). La prima storia: seduto accanto a lui e al giornalista di Videolina Giacomo Serreli (che ha presentato lo spettacolo “Todo cambia”), sono stato testimone del fatto che hanno scoperto che le loro famiglie erano state vicine di casa proprio  a Pirri e di qui è partita la stura di tanti – comuni – ricordi. La seconda storia: davanti alla struttura che ospita la Festa, durante la giornata, c’è un continuo via vai di grandi e piccoli che raggiungono l’attrezzato Centro Sportivo “Sandro Pertini”. Ebbene la piscina l’hanno costruita un bel po’ di tempo fa proprio i fratelli Saddi, i quali sono immortalati in una immagine di un prestigioso volume fotografico “DDS -Dimensione dello Sport – 40 anni di successi, 1977-2017”, che racconta quattro decenni di storia del nuoto milanese, lombardo, italiano, internazionale. Fondatore dell’impianto natatorio Remo Sacchi, padre del campione Luca Sacchi (bronzo olimpico nei 400 misti a Barcellona 1992), oggi apprezzato commentatore televisivo delle gare di nuoto.

Franco, sorridendo, legge quel DDS come Dimensione della Sardegna: gli anni di successo del Circolo “Amedeo Nazzari” non sono ancora 40 – sembra dire – ma si è sulla buona strada…

Parte dei collaboratori della Festa. Foto di Massimo Colombo

In maglione rosso e marrone i fratelli Saddi, che con i loro figli hanno costruito la DDS a Cornaredo.

Paolo Pulina

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Intervista di Sébastien Madau a Jean-Yves Frétigné, autore della prima biografia di Antonio Gramsci scritta in francese: “Gramsci è un pensatore allo stesso tempo classico e attuale.

Traduzione e cura  di Paolo Pulina

1) Al prof. Jean Yves Frétigné (Università di Rouen), specialista francese della storia italiana dell’Otto-Novecento, autore di una biografia di Gramsci di recentissima pubblicazione (la prima in francese o almeno la prima scritta da un Francese), si devono due importanti saggi sulla diffusione delle opere e del pensiero di Gramsci in Francia: “La réception et l’influence de Gramsci chez les intellectuels français de 1945 à nos jours” in “La Rassegna storica del Risorgimento”, aprile-giugno 2003, pp. 293-324; “L’âge d’or de l’influence de Gramsci en France (1968-1977)”, in “Maria-Antonietta Macciocchi, figure intellectuelle et penseur politique des années Vincennes”, 2010.

2) Sébastien Madau, nato a La Ciotat (comune a poco più di 30 chilometri da Marsiglia) da padre sardo originario di Ozieri, oggi caporedattore del quotidiano regionale “La Marsellaise”, ha dedicato la sua tesi di laurea a Gramsci (la ha presentata nel dicembre 2002 a Cinisello Balsamo per iniziativa del locale circolo “A.M.I.S. – Emilio Lussu”) e ha continuato l’approfondimento con successivi saggi: “Vita e ricezione di Antonio Gramsci” (redatta in italiano nel 2002 con la collaborazione del prof. José Guidi, Università di Provenza); “Antonio Gramsci. De la Question méridionale à la Voie italienne au Socialisme (1926-1964)” (redatta in francese nel 2003 con la collaborazione della prof.ssa Théa Picquet, Università di Provenza).

Sia Frétigné che Madau sono stati coinvolti dalla F.A.S.I. (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia), insieme a relatori indicati dalla Fondazione Istituto Gramsci, per due convegni sul tema “A ottanta anni dalla morte di  Antonio Gramsci (1891-1937). La diffusione in Francia delle sue opere e del suo pensiero”, che avranno luogo, rispettivamente,  a Roma, nella mattinata di martedì 5 dicembre 2017, presso l’auditorium (155 posti) gentilmente concesso dall’Istituto Francese di Cultura (Institut Français – Centre Saint-Louis, Largo Toniolo, 20/22, 00186 Roma, www.ifcsl.com) e a Cornaredo (vicino a Milano), nel pomeriggio di giovedì 7 dicembre 2017, presso il Teatro comunale “La Filanda”, gentilmente concesso al Circolo culturale sardo “Amedeo Nazzari” di Bareggio-Cornaredo.

Sul suo giornale “La Marseillaise” Madau ha appena pubblicato un colloquio  su Gramsci con Jean Yves Frétigné, in occasione della citata recentissima uscita del volume di Frétigné “Antonio Gramsci: vivre c’est résister”, edizioni Armand Colin, 317 pagine, euro 24,90. Qui di seguito la traduzione in italiano.

L’INTERVISTA
Lo storico  Jean-Yves Frétigné ha pubblicato una biografia di Antonio Gramsci (1891-1937) nella quale traccia il percorso fuori del comune del filosofo marxista italiano.

Quali approcci nei confronti di Antonio Gramsci?

In tre maniere possibili: la sua vita, l’eredità presso i posteri e l’analisi filosofica. Io ho scelto la sua vita. Studio da lungo tempo la storia dell’Italia e desideravo restituirlo alla sua epoca. Non c’era nessuna sua biografia in francese. Come se non si volesse ripercorrere la sua esistenza.

Antonio Gramsci è stato incarcerato per 11 anni dal fascismo. Alcuni hanno parlato di una doppia prigione attorno a lui. Quella reale del regime fascista e quella presunta eretta dall’Unione Sovietica…

Il rapporto di Gramsci con l’URSS era complicato perché affettivo, dato che sua moglie era sovietica. In breve, egli constata che lei non gli scrive più. Vede in questo fatto una metafora dell’evoluzione del comunismo reale. Dopo gli anni Venti, ha la consapevolezza di una rigidità crescente del sistema sovietico. Gramsci è d’accordo con Stalin sul “socialismo in un Paese solo”, non teorizza la rivoluzione mondiale. Ma critica la burocrazia e la sorte riservata agli oppositori. Quando scrive a Palmiro Togliatti, che rappresenta il Partito Comunista a Mosca, questo gli risponde che si sbaglia e che in questo modo  fa il gioco dell’opposizione.

Queste riserve fanno di lui un comunista dissidente?

No. Gramsci è e resta comunista. Non diviene liberal-democratico come alcuni hanno potuto dire. L’Internazionale comunista gli aveva chiesto di prendere la direzione del PCI. E questo egli fa nel difendere la linea della grande unione antifascista. Dopo il suo arresto, egli sarà quasi eliminato politicamente. Egli non ha alcuno scambio con Togliatti al quale era comunque molto vicino.

Giustamente non si può evocare Gramsci senza evocare Palmiro Togliatti, che, dopo la sua morte, ha fatto vivere la sua eredità politica. Come definire la loro relazione?

Molto è stato detto a questo proposito. Una cosa è sicura: Togliatti ha salvato i “Quaderni del carcere” di Gramsci dopo la sua morte facendoli arrivare in URSS per evitare che cadessero in mano ai fascisti. È Togliatti che si occuperà della pubblicazione dei suoi Quaderni. Gli si farà un cattivo processo a questo proposito. Certo, delle parti sono state tagliate. Ma era il modo per pubblicarli in maniera tematica e non cronologica. Per farli conoscere meglio. Togliatti ha tradito Gramsci per salvarlo meglio e  lo ha salvato per tradirlo meglio.

Lo tradisce per quali motivi?

Quando legge i “Quaderni” Togliatti non li fa tradurre nelle lingue dell’Internazionale Comunista. Egli scrive soltanto delle note in modo che gli scritti non siano troppo divulgati, in rapporto a certi contenuti. Li protegge così.

Dalla Sardegna all’URSS passando per l’ Italia, quale avvenimento decisivo ha segnato la sua vita?

La Rivoluzione d’Ottobre del 1917. Diventa allora comunista. La sua grande idea sarà quella di tradurre in Italia ciò che si era verificato in Russia, partendo però dalle specificità  italiane e non riproducendo un modello.

Perché ha insistito sul contesto italiano?

Perché la situazione del Paese era differente rispetto a quella della Russia. In Italia il fascismo aveva messo salde radici. Non era soltanto una spinta della borghesia. Gramsci considerava che il  fascismo  era una risposta alla crisi del capitalismo e che bisognava dunque, per batterlo, radunare tutti i movimenti dell’antifascismo. Un orientamento differente, questo, rispetto a quello dell’Internazionale Comunista che non voleva sentire parlare di alleanza con coloro che essa considerava dei social-traditori.

Gramsci muore nel 1937. Nel 1944 il PCI esce ingrandito dalla guerra. Cosa divengono allora i suoi scritti e la sua immagine?

Togliatti fa di Gramsci il martire  del fascismo. Il simbolo della classe operaia,  a scapito del suo pensiero. Le sue “Lettere dal carcere”, più personali, saranno pubblicate d’altronde prima dei suoi Quaderni.

Il filosofo non sarà stato dunque che un’immagine?

No. In effetti, se gli si è data all’inizio l’immagine del martire, il PCI ha tirato fuori i suoi scritti nel momento della destalinizzazione, negli anni Cinquanta, spiegando che proponeva una via diversa dallo stalinismo, che da esso  prendeva le distanze.

Dove Gramsci ha attinto i fondamenti del suo pensiero?

Nella sua vita! Gramsci è un intellettuale in un corpo sofferente, una forza dello spirito. Evidentemente  la sua infanzia in Sardegna lo ha segnato per sempre. È lì che emerge la sua teoria sulla Questione meridionale. Egli propone l’alleanza dei contadini  del Sud  dell’Italia con gli operai del Nord.  Quando andò a studiare a Torino, egli fece la conoscenza della classe operaia. Fu uno degli artefici dei Consigli di Fabbrica, una sorta di Soviet all’italiana. È un’esperienza più avanzata. E la partenza per l’URSS gli permetterà di continuare questa formazione intellettuale.

Oggi la sua opera gode di un ritorno di interesse. Per quali ragioni?

Gramsci è molto meno strumentalizzato che in passato. È un pensatore utile a comprendere la nostra epoca su concetti come la guerra di posizione, l’ egemonia, la capacità di rinascita del capitalismo, ecc. Egli è un pensatore allo stesso tempo classico e attuale.    

Sébastien Madau (“La Marseillaise”, 28/29 ottobre 2017)